Sport e dintorni

Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno

“…volge al declino l’era, che fu nobile nella sua durezza e serietà, della democrazia politica”.
(Luciano Canfora).

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Non è una rassegna stampa, ma la mia personale scelta di storie, idee e persone per quanti, ancora amano lo sport

17 marzo. Joaquim Santana, dal campo alla prigione per la causa dell’indipendenza

Valerio Moggia – pallonateinfaccia.com

Quando il Benfica sollevò la sua prima Coppa dei Campioni, il 31 maggio 1961, gran parte del merito era anche suo: le Águias avevano concluso una stagione eccezionale vincendo anche il campionato, e Joaquim Santana si era imposto come il terzo miglior realizzatore stagionale della squadra con 20 gol all’attivo, secondo solo al centravanti e capitano José Águas e all’ala destra José Augusto. Quella squadra eccezionale, allenata dall’ungherese Béla Guttmann, poteva fare affidamento su uno schieramento offensivo eccezionale, con Águas e Augusto a finalizzare, il genio di Mário Coluna a impostare il gioco, e in mezzo, come mezzala destra, proprio Santana, brillante dribblomane capace di accendere le partite e unire la tecnica individuale del trequartista alla capacità realizzativa dell’attaccante puro.

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https://pallonateinfaccia.com/2024/03/17/joaquim-santana-dal-campo-alla-prigione-per-la-causa-dellindipendenza/?fbclid=IwAR3uc4uIAHnoYJyzSOaC4-R0igv21xczydDqgCi4UydAJRNxfDC4QflfPXI

11 febbraio 2023. Franco Causio: “vecchio per la Juve, buono per la Nazionale”

“Un giorno Boniperti mi vide piangere sotto la doccia . Cercavo di non farmi notare, ma mi vide. Piangevo per quello che ritenevo un tradimento, perchè ero sicuro di valere ancora la Juve. Continuavo a lavorare come sempre, a comportarmi secondo lo stile innato del club. Nel 1981 la Juve doveva decidere tra me, Fanna e Marocchino . Ma niente. Via. Alla fine dovette fare le valigie il più vecchio. Mi davano per un calciatore finito. Si diceva che avessi accettato l’Udinese per prendere gli ultimi soldi.
Si sono ricreduti in fretta.
Sono diventato campione del Mondo .
Quando mi chiamò Bearzot , fu una delle più grandi soddisfazioni della mia carriera. Vecchio per la Juve, buono per l’Azzurro. Mica male”.

Juventus-Udinese sarà sempre la partita di Franco Causio
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(testo: Franco Causio “Vincere è l’unica cosa che conta” – foto: il Ponte)

8 febbraio 2024. Il record del mondo di Marcello Fiasconaro

Roberto Vallalta – paginedisport.net

Una storia che nasce da lontano, una storia entrata nella leggenda dello sport italiano. E’ la storia di Marcello Fiasconaro e del suo record del mondo negli 800 metri.
E’ il Sudafrica del dopoguerra quello in cui si trova Gregorio Fiasconaro, un musicista siciliano deportato in Sudafrica. Ed è in quella terra così lontana che Gregorio si innamora di Mabel Marie e da quell’amore nasce Marcello. E come per tutti i ragazzi in Sudafrica, Marcello inizia a giocar a rugby con il sogno di raggiungere la mitica nazionale degli Springbooks. La sua falcata potente e lunga viene notata dal lanciatore Carmelo Rado e Marcello viene indirizzato all’atletica.
Viene invitato ad alcune gare di atletica in Italia e qui, ottiene il passaporto italiano e può iniziare il suo viaggio verso la magica notte milanese.

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https://paginedisport.net/2023/10/20/il-record-del-mondo-di-marcello-fiasconaro/

8 febbraio 2024. L’incredibile Febbraio 1995 di Hakeem Olajuwon

Leonardo Ciccarelli – giocopulito.it

“Ci sono tantissimi, grandissimi atleti nel mondo di fede islamica. E come ben sapete c’è un mese all’anno in cui sono tenuti al digiuno completo però. Durante le ore del giorno non si mangia e non si beve. Essendo legato ad un calendario lunare, non esiste un mese fisso: dipende dai movimenti della luna.Tra i più grandi atleti della storia dell’Islam c’è Hakeem Olajuwon“.
§Comincia così uno splendido “Characters” di Federico Buffa, su uno dei più grandi giocatori della storia NBA e sul suo pazzesco, altro modo non c’è per descriverlo, Febbraio ’95.

https://giocopulito.it/lincredibile-febbraio-95-di-hakeem-olajuwon-30-punti-di-media-durante-il-ramadan-2/


4 febbraio 2024. Kurt Hamrin

Stoccolma, 19 novembre 1934 – Firenze, 4 febbraio 2024
https://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_Hamrin

” Mio padre mi portava alle sue partite caricandomi in bici, pedalava 20 km e anche più e una volta al campo mi metteva dietro una porta. E avevo tre anni. Penso di avere imparato molto. Avevo il mito di Stanley Matthews perché era ala destra. Cercavo il tunnel, se mi riusciva bene, altrimenti mi liberavo con la carambola se il difensore teneva le gambe chiuse.
Un giorno, Nereo Rocco mi voleva al Torino, la Fiorentina chiese 30 milioni e lui pensò troppo poco, ci dev’essere la fregatura: non se ne fece nulla. Mi rivolle al Milan, ma ormai ero anzianotto : quell’anno i rinforzi erano tre vecchietti io, Cudicini e Malatrasi. Invece vinsi il primo scudetto della carriera, e anche la Coppa dei Campioni, battendo l’Ajax di Cruijff. Andavamo a 50 all’ora, adesso vanno a 100. Ma il nostro calcio era più bello e tecnico, questo è più veloce. Noi eravamo più leali, oggi vedo falli terrificanti.
Quando ho smesso di giocare, insegnavo calcio ai bambini della Settignanese. Mi piaceva, ho smesso. Pallone fa rima con educazione era il mio motto. E i bambini sono bravi. Ma i genitori insopportabili. Non ho rimpianti “.

Se n’è andato Kurt Hamrin
(da un’intervista di Gianni Mura)

Giacomo Losi

Soncino (Cremona), 10 settembre 1935 – Roma, 4 febbraio 2024
https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Losi

E’ l’8 gennaio 1961, è infortunato . Che fa? Si mette all’ala destra perchè non esistono le sostituzioni. Minuto 80, corner di Lojacono e lui stacca d testa nitido (è alto 1.69) : la Roma batte la Sampdoria 3-2. Lui esulta, salta su una gamba sola. “Tre mesi dopo, è il 25 aprile del 61 a Bologna, Italia-Irlanda del Nord, 3-2 per noi, marco bene Mc Parland. Il giorno dopo a Roma c’è il ritorno della semifinale di Coppa delle Fiere con l’Hibernian, 2-2 all’andata. Prendo il treno e vado all’albergo dov’è in ritiro la squadra, per far sentire il tifo del capitano. Piove molto, avvantaggiati loro, Foni, l’allenatore, mi fa: cosa diresti se ti chiedessi di giocare stasera? Non me l’aspettavo. Se i compagni sono d’accordo, gioco, ho detto. Evviva, pacche sulle spalle: gioco. E sono utile, perché sul 3-3 a pochissimo dalla fine tolgo dalla linea di porta un loro tiro che avrebbe significato l’eliminazione. Così si va alla bella, 6-0 per noi e poi, col Birmingham, grazie a un immenso Cudicini 0-0 là e 2-0 qua: prima coppa europea nella storia della Roma”.

E’ morto Giacomo Losi
(da un’intervista di Gianni Mura)


28 novembre 2023

Quella parata all’ultimo istante e il sogno spezzato della Chapecoense
Luca Parena – radiopopolare.it

Chapecoense (ANSA)

È il 23 novembre 2016 quando all’Arena Condà di Chapecò, città di 200 mila abitanti nel Brasile meridionale, la squadra di casa, la Chapecoense, affronta nella semifinale di ritorno della Copa Sudamericana gli argentini del San Lorenzo di Almagro. Il San Lorenzo è una delle cinque grandi squadre di Argentina, solo due anni prima ha vinto la Coppa Libertadores, l’equivalente della Champions League in Sud America. La Chapecoense invece è alla sua prima esperienza in un torneo internazionale. Arrivare fin lì è già stata un’impresa, nella partita d’andata ha strappato un pareggio per 1-1. Quel gol in trasferta dà ai brasiliani il piccolo vantaggio di avere come risultato buono, al ritorno, anche uno 0-0. Al minuto 94 il punteggio non si è ancora sbloccato, il San Lorenzo ha un calcio di punizione dalla fascia destra del campo, un’ultima opportunità per segnare il gol della qualificazione.

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25 ottobre 2023

Rugby, All Blacks vs Springboks: la finale infinita della Coppa del mondo
Luca Parena – radiopopolare.it

In rimonta negli ultimi dieci minuti di partita, nella semifinale contro l’Inghilterra. Così la Nazionale sudafricana di rugby, gli Spingboks, hanno conquistato la finale della Coppa del mondo.
Sabato prossimo, allo Stade de France di Saint-Denis, incontreranno la Nuova Zelanda, quelli che tutti chiamano gli All Blacks, celebri per la loro “haka”, la danza tradizionale del popolo maori con cui iniziano ogni partita.
È la finale tra le due formazioni più titolate della storia. Non si affrontano nella partita più importante dal 1995, dalla Coppa del mondo disputata nel Sudafrica di Nelson Mandela.
Della finale che ci aspetta abbiamo parlato con il giornalista Marco Pastonesi, scrittore e autore, grande appassionato di rugby.

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2 agosto 2023

Lo chiamavano Rukeli, il pugile sinti che sfidò il nazismo
Marco Burchi – avantionline.it

Johann “Rukeli” Trollmann

“Porrajmos” in romani significa grande divoramento, grande devastazione.
Ricorre il 2 agosto di ogni anno ma pochi lo sanno.
E’ la Shoah dei Rom, dei Sinti, dei Kalé, dei Manush in memoria degli oltre cinquecentomila “zingari” trucidati dalla Germania Nazista.
Tra questi c’è un uomo di nome Johann chiamato più semplicemente Rukeli, che in lingua Sinti vuol dire “albero”, per via del ciuffo di capelli scuri che lo rendeva subito riconoscibile.
Il suo cognome era Trollman ed era nato in Bassa Sassonia due giorni dopo il Natale del 1907.
Johann “Rukeli” Trollmann crebbe ad Hannover e già ad otto anni iniziò a praticare la boxe.
Il ragazzo aveva talento, era forte ed agile e presto si fece notare sul ring anche se la sua condizione di zingaro nella Germania di cento anni fa non gli rendeva certo la vita facile.
Lui all’inizio orgogliosamente se ne curava poco, tanto che sui pantaloncini da combattimento si era fatto cucire la scritta “Gipsy”, zingaro.

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https://www.avantionline.it/lo-chiamavano-rukeli-il-pugile-sinti-che-sfido-il-nazismo/

Koppenberg, spettacolo e tormento
Il sogno e l’incubo del peloton
Melania Sebastiani – storiedisport.it

Merckx “appiedato” sul Koppenberg

“Koppen” in slang olandese è abbreviazione di “ciottoli”. La parola per intero è “kinderkoppen”, che significa “teste dei bambini”. La Koppenberg è la “montagna dei ciottoli”, letteralmente la “montagna delle teste (dei bambini)”. Si trova in Belgio nel cuore petroso delle Ardenne Fiamminghe, a Melden, un paese vicino a Oudenaarde. Qui il pedalare riempie le esistenze e non è un caso che nella cittadina di Oudenaarde vi sia un museo dedicato totalmente a una corsa ciclistica: è il Centrum Ronde van Vlaanderen, il Museo del Giro di Fiandre. Nemmeno il Tour de France, che si arrota nella sua aurea di celebrità mondiale, può vantare l’intitolazione di un museo. Il Giro delle Fiandre esiste da più di un secolo. Come il Tour de France o il nostro Giro d’Italia, nacque da un giornale sportivo, lo Sportwereld. Il suo ideatore, il giornalista, indipendentista fiammingo ed ex ciclista Karel van Wijnendaele, pseudonimo di Carolus Ludovicius Steyaert, voleva fare pubblicità al giornale. Entrò subito nel cuore, negli istinti, nel folklore, nell’intimità, nel patrimonio culturale del popolo fiammingo. Così come la birra o le visionarie invenzioni di un altro celebre e misterioso fiammingo, il pittore olandese Hieronymus Bosch, il quale non avrebbe avuto difficoltà a trasfigurare letteralmente la “montagna delle teste dei bambini” in una tela piena di bizzarrie e potenza visionaria. 

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http://www.storiedisport.it/?p=14614

Marcel Cerdan
Il re dei tre continenti
Melania Sebastiani – storiedisport.it

Era un pied-noir, letteralmente un “piede nero”, un francese nato in Algeria, dominio della Francia. Marcellin “Marcel” Cerdan nacque a Sidi Bel Abbes, sede della Legione Straniera, nel deserto, tra fortini militari e tramonti mozzafiato, il 22 luglio 1916, ultimo di cinque figli. Ultimo e pied-noir: non sapeva ancora quanto avrebbe dovuto combattere per farsi valere nella vita. Il pied-noir Albert Camus, quasi suo coetaneo, avrebbe scritto. Lui avrebbe fatto a pugni.
Il padre Antonio, macellaio, si crogiolava nel sogno dorato del colonialismo francese organizzando incontri di boxe. Nel 1922 accettò la proposta di gestire un locale in Marocco e trasferì la famiglia a Casablanca. Fu lì, dietro il balcone del bistrot del quartiere di Cuba, in quell’atmosfera di gran bazar, medine e Rick’s cafés che il film con Bogart renderà celebre, che Marcel cominciò gli allenamenti. All’epoca aveva sei anni, a otto concluse il suo primo combattimento. Proprio nella sala del bistrot del padre. In palio avrà un paio di espadrillas, ma avrebbe preferito il premio di consolazione, una tavoletta di cioccolato.

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http://www.storiedisport.it/?p=13954

(…) Il passerotto di Parigi cantava al Versailles, celebre locale di New York, una nuova canzone non ancora incisa: «Avremo per noi l’eternità, nel blu di tutta l’immensità. Nel cielo, non ci sono più problemi» (…)