8 aprile 2024. L’ultima tragica cascina, dove la Resistenza ha il volto di contadini e donne
Andrea Guermandi – strisciarossa.it
Così introduce il volume di Claudio Visani l’ex direttore dell’Istituto Parri di Bologna, Luca Alessandrini, attuale presidente dell’associazione Salviamo la Costituzione di Bologna:
“Una delle qualità del libro è la piena esplicitazione della ricerca condotta, perché la storia è ricerca e costruzione di fondate ipotesi interpretative. Ed anche questa natura del lavoro è restituita al lettore quasi nel suo farsi, rendendo una viva testimonianza di come e quali conoscenze si vanno via via acquisendo, di come si compongono fino a definire un quadro di un passaggio cruciale della Resistenza non solo della pianura tra Castenaso e Budrio, ma del bolognese e dell’Italia. Infatti, benché la scelta del campo di ricerca sia circoscritta alle tragiche vicende della fine dell’ottobre 1944 a Fiesso e Vigorso, essa è assai eloquente in materia tanto di una stagione della guerra civile e della guerra di liberazione quanto del movimento partigiano, della sua composizione, delle sue capacità e dei suoi limiti. Dunque, attraverso un episodio definito, minutamente e scrupolosamente ricostruito, l’Autore getta luce e riflette se non sulla Resistenza intera, su gran parte dei tratti che l’hanno caratterizzata”.
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2 marzo 2024. La nascita della classe operaia in Italia
Dopo aver partecipato ai Quaderni Rossi, Franco Ramella ricostruì la genesi del capitalismo italiano e della resistenza della classe operaia. Il suo lavoro ricorda quello di E. P. Thompson.
Paolo Tedesco – jacobinitalia.it
L’avvento del capitalismo è indissolubilmente legato all’inizio del colonialismo, dell’espropriazione e della schiavitù. I popoli dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe hanno pagato il prezzo più alto per la crescita economica del mondo occidentale. Ma lo sfruttamento delle classi lavoratrici europee è stato comunque una parte cruciale del processo di industrializzazione.
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19 aprile 2022. Da oggi siamo un po’ più soli, Valerio ci ha lasciati
Dobbiamo annunciare che il nostro direttore, Valerio Evangelisti, ci ha lasciato. Già da tempo aveva problemi di salute, ma ha sempre continuato la sua attività di redazione e di scrittura con la sua lucidità di visione delle cose che lo ha sempre contraddistinto.
D’ora in poi Carmilla non sarà più quella che è stata sino ad oggi e che ha potuto essere nel panorama della letteratura di genere e di critica sociale proprio grazie a Valerio. Tutti noi gli dobbiamo molto e proprio per questo proseguiremo quello che è un grande impegno redazionale con la sua presenza nel nostro cuore.
Ciao Magister!
La redazione di Carmillaonline
Di seguito alcune parole di chi lo ha conosciuto, apprezzato e amato
La morte di Valerio Evangelisti mi lascia attonito, ci lascia attonite e attoniti. Se ne va uno dei pesi massimi della letteratura italiana del mio tempo. Senza la sua inesausta opera di radicalità narrativa e poetica, di incisività intellettuale e di presenza storica, la mia generazione letteraria non sarebbe quella che è. Ha spalancato il fantastico, sottraendolo alle fumisterie fasciste e ricollocandolo nel cuore del farsi narrazione, aprendo l’idea di ciclo alla possibilità di percorrere nuovamente una scrittura epica e mitopoietica inesausta, infinita. Perdo, perdiamo un amico e un maestro. Il metallo era urlante tanto quanto la carne, la bandiera nera schiantava lo spettro cromatico, l’inquisitore era colpevole e il colpevole inquisitore, la parola si spalancava a tutte le diversità, la più intollerabile delle quali era il silenzio per impotenza, senza rischio: la morte in vita. Valerio Evangelisti è stato vivo in vita e ora è morto in morte. I suoi cieli plotiniani, ben ancorati nella storia, sono patrimonio del piacere di chi ha letto, legge e leggerà. Vorrei qui, per l’enormità della notizia e della perdita, ricomporre il rito laico con cui fu celebrato al suo exitus Primo Moroni, che Evangelisti amava: la celeberrima poesia di Franco Fortini, a Primo dedicata, è evidentemente dedicata a Valerio.
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Aprile 2022. La fraternità di Valerio Evangelisti
La lunga e vorticosa militanza politica. La straordinaria e prolifica esperienza di scrittore e studioso dei movimenti sociali. La sua gentilezza, la sua incredibile generosità. Difficile raccontare tutto ciò che è stato ‘So Long’, ma ci proviamo. I funerali si terrano domani alle 11 al cimitero di Casigno, frazione di Castel D’Aiano.
Non sappiamo se Bologna gli dedicherà mai una strada, una piazza, un giardino o una sala pubblica, ma Valerio Evangelisti, al di là di ogni retorica, è stato sicuramente uno dei suoi figli migliori.
Haidi Giuliani ha scritto: “Penso che Bologna, particolarmente, debba essere in lutto”.
E’ vero, è proprio così, la grande perdita di Valerio potrà essere alleviata solo se quelli e quelle della “sua parte”, tutte le realtà e tutte le persone per cui lui si è speso, faranno insieme qualcosa per ricordarlo degnamente.
La “città ufficiale” lo commemori (se lo farà) come meglio crede, ma gli spazi autogestiti, i collettivi, le organizzazioni politiche, gli archivi di movimento, i gruppi di base che Evangelisti ha frequentato e sostenuto debbono tenere vivi i suoi scritti e le sue idee, debbono continuare a far circolare i suoi libri, per il valore “universale” che rappresentano nella storia delle “classi oppresse”. E al di fuori di ogni logica da “memoria condivisa”, che Valerio ha sempre contrastato.
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https://zic.it/la-fraternita-di-valerio-evangelisti/
Dicembre 2005 – gennaio 2006
A Rivista anarchica – arivista.org
Franco Fortini. I funerali di Pinelli
Un freddo pomeriggio milanese di 36 anni fa. La testimonianza di uno scrittore
L’altra mattina ho attraversato il centro mentre da uffici e fabbriche la gente convergeva in piazza del Duomo per i funerali degli assassinati. Mi è parso di non aver mai veduto una scena simile. Tra via Manzoni e Santa Margherita i portoni versavano gruppi fitti di impiegati che uscivano e si dirigevano verso la Galleria e il Duomo. Pareva si stesse muovendo tutta la città. I negozi chiudevano, le banche abbassavano le saracinesche. Arrivavano a migliaia gli operai della zona Nord, infagottati nelle tute che celavano panni di casa; aggrondati in viso. Il freddo era molto duro, umido. Non ho voluto restare sulla piazza. Quando ho raggiunto Largo Cairoli fra la folla che si accalcava sui marciapiedi, ho visto passare tre o quattro furgoni funebri, diretti al nodo delle autostrade.
Oggi a scuola ho tenuto la mia terza lezione sul testo di Marcuse a una quindicina di allievi. Ho cominciato alle due e venti. Avevamo finito l’orario scolastico all’una. La presidenza ci ha concesso l’aula. Sono stati gli studenti a chiedermi di parlare dell’Uomo a una dimensione. Quella loro quasi incredibile volontà di impadronirsi del linguaggio di un filosofo della scuola di Francoforte, con Hegel alle spalle. Non hanno mai ascoltata una lezione di filosofia e vengono, quasi tutti, da famiglie operaie della più tetra periferia e dell’hinterland.
Stamani avevo scritto sulla lavagna un appello: si farà un’ora sola su Marcuse – delle due previste perché c’è il funerale di Pinelli. Chi vuole ci venga. Poi ho detto – ma non so se ho fatto bene – che era meglio limitare la partecipazione. Quando alle tre e quaranta sono uscito ho capito che nessuno dei ragazzi avrebbe potuto venire. A quell’ora dovevano avviarsi al pullman e ai treni della Nord per tornarsene alle loro case. Ci sono quelli che abitano a un’ora e mezza di viaggio.
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https://www.arivista.org/riviste/Arivista/313/55.htm