In ricordo di Claudio Sassi

di Otello Ciavatti

Bologna, 1 aprile 2021. Oggi è un giorno che ricorderemo per la sua inconsapevole ferocia. E’ morto anche Claudio Sassi amico e compagno di una vita. Dalle lotte operaie del ’68 non c’è stata stagione politica senza la partepazione di Claudio la cui voglia di imparare non si è mai arresa. Assieme abbiamo letto Gramsci e Marx, scritto sul Manifesto dialogato con Magri Rossanda Pintor e Castellina. Gli anni del suo assessorato al traffico, le esperienze del Caab, il lavoro in Sicilia, l’esperienza come sindaco di Grizzana Morandi. Ecco alcune delle tappe di un uomo che ha lasciato tracce della sua intelligenza in ciascuno di noi e nei luoghi dove ha operato, dalla Sasib al comune di Bologna. Ciao Claudio, un abbraccio a Sandra e Veronica da parte di tutti i suoi amici e compagni

Sàss

Fausto Anderlini – Non so perchè ma non mi viene di tracciare un profilo epico curricolare di Claudio. L’operaio che diventa quadro politico e poi membro della classe amministrante locale, il Manifesto, la Rossanda, Imbeni, il Pci, Guazzaloca e cose di questo genere. Evoluzioni (e involuzioni, come è normale che accada) delle quali non mi sento in grado di trarre alcuna sintesi o alcun significato. Di Claudio ricorderò questo: che a vent’anni era già calvo da un po’, che aveva il corpo di pezzatura tarchiata e ricoperto da un pelo rigoglioso quanto lanuginoso che interessava anche le spalle e la schiena, che per un certo periodo viaggiava su una Skoda, aveva gli occhi azzurro chiaro e praticava il ballo alla Filuzzi sapendo far volteggiare le femmine come trottole. Inoltre che mi è tanto dispiaciuto non poterlo vedere prima che la malattia lo spingesse nella foresta del nulla togliendolo alla vita civile della famiglia e degli amici. Però mi piace ricordare quell’ultimo capodanno a casa di Ciavatti in Belle Arti quando ritornando da un certo tempo nel quale si era perso in altre compagnie in quel di Campolo si presentò con un panettone gigante e noi tutti lo accogliemmo in un abbraccio corale. Talchè cantammo a squarciagola tutti assieme fino all’alba. Malgrado tutto ci volevamo ancora bene. Claudio era animato da una volitiva e travolgente energia che spaziava dall’impegno sociale a quello sessuale. Era incline a molti sport: dal calcio al baseball, dal tennis allo sci. Capace di attingere a una inesauribile aneddotica popolare, come tipico degli operai socializzati alla fabbrica e alla vita da bar sin dall’età più tenera, era naturalmente simpatico. Grande filologo autodidatta possedeva tutte le nuances della grande parlata locale. Che sapeva tradurre nella lingua franca italica con grande virtuosismo. Con lui sempre ci si divertiva. Per quanto non si limitasse nei giudizi non era capace di rancore. Soprattutto era generoso e nel suo cuore, malgrado il giusto attaccamento alla posizione di ceto acquisita, in un percorso che lo aveva portato dalla fabbrica e dalla casa dietro ai binari a Palazzo d’Accursio, al Caab e alla bella villetta di Grizzana con lo staccio dei cavalli (fu forse il primo e l’ultimo sindaco a cavallo, cioè da western) non albergava alcuna tirchieria, morale e materiale. Con lui ho vissuto momenti ameni di ogni tipo ed è stato veramente bello averlo come amico in un androceo circoscritto da legami forti e controversi. Faccio le mie condoglianze alla Sandra, la donna che infine gli ha voluto davvero bene, alla figlia generata in quel matrimonio, e ai suoi amici più cari, come Paolo, il suo vero levatore in quel dell’Amf Sasib, ed Otello. Spero che troveremo il modo di parlare di lui e ricordarci di noi tutti. In una tenera assoluzione generale senza la fatica di alcuna riabilitazione. Il tempo stringe e la tela della nostra vita comune è sempre più lasca, corta e piena di buchi. Addio Claudio.
*La foto. Dovrebbe essere del principio degli ’80 del secolo scorso e la location quella della sala rossa di Via Barberie. Sulla sinistra, in piedi, il vecchio Masina e seduto Federico Castellucci. Nel mezzo Sassi e al suo fianco Otello Ciavatti. Sulla destra ci sono io, tagliato a metà. e sul fondo si intravede un giovane Carlo Monaco. Di questi sei almeno tre ebbero un intimo rapporto con Guazzaloca, ma non gliene voglio. In altre epoche sarebbero stati passati per le armi….in altre epoche, appunto….e poi la Guazza aveva tratto da un certo milieu del comunismo bolognese quasi tutto il meglio della sua arte umana e politica. Non è mai stato chiaro chi fosse il prigioniero dell’altro. Inoltre Claudio era già stato radiato e poi riabilitato in tenera età…..Ripensandoci adesso vien quasi da pensare che, in fondo, quello del ’99 fu uno scontro fra reduci e parvenu della ztl. Quella ztl alla quale Sassi, assieme a Winkler, l’urbanista svizzero che voleva metterci tutti sul tram, lavorò negli ’80, nella giunta Imbeni e pur avendo sempre abitato fuori le mura, fra le Lame e Santa Viola, con spirito pionieristico.
Nella seconda foto Sassi sindaco di Grizzana con De Maria (omologo di Marzabotto) e Raffaele Finelli (Malalbergo). Finelli che mi ha fatto pervenire la foto è stato anche un grande arbitro di Baseball e tuttora copre incarichi di rilievo nella federazione, mi ha anche ricordato la passione praticante di Claudio per questo sport. E’ una delle tanti singolari eccezioni dell’Emilia-Romagna. Lo sport più americano di tutti praticato e riprodotto dalla sinistra marxista e filo-russa. L’Emilia come la Cuba di Fidel Castro.

IN MORTE DI CLAUDIO SASSI, OPERAIO COMUNISTA
di Antonio Napoletano

In quel periodo -durante il suo tribolato assessorato al Traffico – aveva preso ad aspettarmi sotto casa o, al più, arrivava scampanellando subito dopo il mio rientro dal lavoro.Ho portato due uova, diceva. Oppure, ho la mia mortadella: non ti preoccupare. Non mi preoccupavo, integravo le sue ‘provviste’ e pranzavamo. Ma Claudio non veniva per mangiare e, forse, neppure per me. Aveva bisogno di raccontarsi raccontandomi la sua ennesima giornata impossibile alle prese col ‘Piano Winkler’, gli assalti di Guazzaloca e di tanti altri, compresi parte dei nostri. Quelli che l’accusavano, prima sottovoce poi non più, di essere, insieme, poco disposto a ‘mediare’ e troppo poco di ‘sinistra’!Gli fecero una guerra senza esclusione di colpi. Tutti i giorni in cronaca. Era intollerabile per una parte della città quella sua decisione nel voler portare fino il fondo il suo Piano, che gli rinfacciavano come insostenibile ‘tracotanza’, inguaribile estremismo di un operaio che si vestiva da De Paz. Era intollerabile quel suo modo di conoscere la città e i percorsi possibili passando le notti col professore tedesco strada per strada. Ma Bologna non era Monaco e l’Italia d’allora, come per tante altre questioni, preferì, come aveva già fatto anni prima, darla vinta ancora al ‘modello Fiat’. La libertà era andare in centro in macchina. Neppure i sabati e le domeniche senza traffico in centro con migliaia di bolognesi per le strade servì a dargli ragione. Le ‘fiorere di Sassi’, estremo e frettoloso rimedio per ‘arredare’ in qualche modo quello struscio affollato lo perseguitarono fino a qualche anno fa.Finché dovette arrendersi. Imbeni pencolava e in giunta era sempre più isolato. Pagò per tutti. E Bologna è ancora lì dove lui l’aveva lasciata.Oggi piango l’amico e il compagno. L’uomo cordiale, intelligente e sagace, la prova vivente di quella fortuna politica che ogni operaio formato ed educato dalla lotta per emanciparsi trae dall’inferno della sua condizione sociale. Ciao Claudio, amico mio

Per tutti quelli della mia generazione che sono andati e che se ne vanno.

di Sergio Sabattini

Come tutto s’attenua
col passare degli anni
il dubbio sul futuro
e sul passato.
Del fuoco
appassionato
e irragionevole
della giovinezza
nulla rimane.
Un lento addio
alla saga delle
speranze
e delle idee
ciò che i passi
accompagna.
Eppure
erano belli i giorni
e le stagioni
e le fughe d’amore
e i pianti
e le rivolte
contro il passato.
Erano belli
i nostri amori
sul mondo
affacciati.
Indenni
passavano
attraverso
tempeste di sabbia
e di fulmini
con le storie
del mondo
sono cresciuti
e finiti
e rinati
e finiti ancora.
Inesauribili
come la vita
sembravano.
Noi siamo
e siamo stati e saremo
e avremmo potuto essere
ed eravamo
il dubbio e la forza
l’ignoranza
e la certezza
l’attesa
e l’assenza.
Lieve
è il ricordo
dei giorni
conosciuti
non greve
o doloroso.
E se dolore
c’è stato
tutto
ci appartiene
e dentro di noi
permane
come segreto
inconfessato.
Salvezza
è il ricordo
arma legittima
contro la morte
per esorcizzarne
i devastanti
effetti.
Erano belli davvero
i nostri amori
erano belle
le nostre passioni
e le guerre
per le nostre
illusioni.
Il dubbio
tutto attenua
futuro e passato
anche l’angoscia
presente
l’assurda ansia
di non perdere
il filo
che ci ha portati
qui dove siamo
al punto irripetibile
della coscienza
con fatica raggiunta:
cavalieri
disarcionati
sapienti
senza accademia
generali
senza esercito
facitori
di rivoluzioni
irrealizzabili
amanti traditori
e traditi
adolescenti
ancora infatuati
di speranze.
Sì erano belli
gli amori
erano belle
le passioni
e le rivolte
contro il passato
erano belli
i pianti
e le illusioni
e i giorni
e le stagioni…

RICORDI

di Cesare Masetti

Ho un piacevole ricordo di Claudio Sassi, lui Assessore al Traffico che si batteva per la riduzione dell’inquinamento e noi figiciotti scalcagnati che provavamo ad affrontare il tema dell’ambiente in città uscendo dai limiti della ZTL.
Per farlo provammo a proporre un progetto di riduzione del traffico privato e di parziale pedonalizzazione di una delle strade semiperiferiche più trafficate di Bologna: via Andrea Costa.
Coinvolgemmo tanti cittadini, che firmarono anche una petizione, ed un gruppo di giovani architetti che elaborarono un progetto dettagliato sia sulle modifiche alla mobilità sia sull’arredo e la riqualificazione della strada.
Facemmo anche una delle prime manifestazioni di strada, nel vero senso della parola, su questi temi fuori dal centro storico.
Alcuni si incazzarono, ovviamente i commercianti (guidati da Guazzaloca) e anche il PCI cittadino non fu particolarmente contento.
Claudio Sassi invece si dimostrò da subito entusiasta e ci aiutò, facendo suo il nostro progetto.
Insieme affrontammo diversi incontri e discussioni con i cittadini, non sempre facili.
Poi non se ne fece nulla, ma credo che qualcosa di buono si sia seminato, almeno in termini di sensibilità.
Mi rimane il ricordo piacevole della sua schiettezza e della sua “irruenza” a volte ai limiti di una positiva “follia”.
Comunque sempre all’interno di un rapporto di grande attenzione per i cittadini, di partecipazione democratica e di senso alto del bene pubblico.
Insomma qualcosa di introvabile oggi