Il Partito comunista: storie di uomini e di idee

Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno

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Queste pagine non sono una rassegna stampa, ma la mia personale scelta di fatti, idee e persone protagoniste della storia del Partito Comunista Italiano

“…volge al declino l’era, che fu nobile nella sua durezza e serietà, della democrazia politica”.
(Luciano Canfora).


Primi anni ’50: il comune di Sasso Marconi ospita per le vacanze estive un gruppo di bambini calabresi


22 novembre 2023. Bologna piange Otello Ciavatti, il compagno che fece dialogare i giovani e il palazzo

È morto Otello Ciavatti. Aveva compiuto da poco 80 anni. Il cordoglio è vastissimo, a Bologna e nella città delle sue origini, Rimini. È stato un compagno della generazione del ’68, professore e conferenziere. Ha avuto anche un cursus politico in ambiti consolidati ed “istituzionali”, negli anni ‘80 e ‘90, nella segreteria dei chimici, alla Camera del lavoro, nella collaborazione con i parlamentari e in particolare Renato Zangheri per le vertenze delle fabbriche in crisi, fu poi assessore in Provincia e segretario per qualche tempo della Confesercenti.
Ma Otello è stato ben di più. La sua anima razionale e inquieta lo portava dentro a tutti i movimenti capaci di muoverci e commuoverci, in tutti questi anni, senza mai mancare, dando tutta la sua inventiva a ognuna delle cause che gli si presentavano e dei luoghi che frequentava.

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Fitzcarraldo. Un ultimo omaggio per Otello

FAUSTO ANDERLINI – FACEBOOK Come l’amico di quel romanzo nautico di Conrad che sale lungo la gomena e ci rivela segretamente qualcosa di noi che non sapevamo abbastanza.

Otello era come noi. La nostra generazione. Meglio ancora un precursore, visto che aveva qualche anno in più. Nato durante la guerra anzichè dopo. Un baby boomer in anticipo. Più precisamente, di quelli come noi che venivano da famiglie popolari della provincia e che avevano potuto studiare. E dunque erano più ingordi di cultura, di espressività, di uno stile di vita autocostruito (sebbene eterocentrato, cioè condiviso con altri). Perciò visse (cercò di vivere) nel segno dell’onnilateralità preconizzata da Marx nei Manoscritti e nell’Ideologia tedesca. Cimentandosi con tante cose e godendone quanto più poteva. Specie dello spirito, con esclusione della ricchezza (e la conseguenza di tenere con affanno la posizione della comune classe media). La politica militante, l’appartenenza, la professione politica, la musica, la letteratura, l’attività sportiva, l’insegnamento, la seduzione e l’amore, l’amicizia, la procreazione…. Consumo impegnato e ri-produzione in proprio della cultura. L’ingegnoso dilettantismo di talento che si riversa su troppo cose per concedersi alla specializzazione in via definitiva. Una kunderiana leggerezza dell’essere, ma su solide, mai abbandonate, fondamenta di valore. Ed è per questi caratteri, seguendo questo beruf, personale e sociale, che alla fine Otello è approdato alla riva dello specialismo, divenendo per svariati generi, anche in linea con la formazione di pedagogista, un divulgatore di grande rispetto, tal quale Riccomini è stato (e ancora è) per le arti figurative. Toccando vette che solo gli esperti culturali del partito e dell’Arci dei sessanta hanno raggiunto.

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In morte di Otello Ciavatti

ANTONIO NAPOLETANO – FACEBOOK Apprendo la notizia da Fabio Bruschi. Gli passo il numero di telefono di casa Ciavatti, ma sono incredulo. Non mi sembra vero. Otello, Otulo, era, è stato l’immagine stessa della voglia di vivere che d’improvviso, in un letto d’ospedale, si è spenta. Dissolta.


Muore solo, come, immagino, non avrebbe mai voluto e come saremo tutti costretti a subire. Ultimo, inevitabile insulto alle nostre vite, alle nostre storie, ai nostri affetti. Lui che ha saputo entrare in vita nei cuori di un’enormità di persone, di cui ha cercato amicizia, affetto, considerazione. Una vita la sua senza risparmio, perfino frenetica nei suoi anni migliori, quando la sua tempra era forte e trasmetteva un vigore temperato da curiosità e interesse per gli altri, ma sempre all’insegna di una generosità disponibile, soccorrevole, perfino accudente.

Otello, ultimo figlio di una famiglia numerosa, era il primo lauereato. La povertà durante il periodo fascista, che si era portato via uno dei fratelli, era ormai superata e, come a volte raccontava, venne pagata da uno di loro che fece per tutti qualche anno di carcere per contrabbando di sigarette. Quello che aveva dato da vivere nel dopoguerra e che permise agli altri di mettere a frutto la propria industriosità e a lui di studiare a Bologna. Era orgoglioso delle sue origini e forte era il legame con i suoi.
Da ultimo era diventato, direi per acclamazione, il ‘sindaco del rione Università’. In quella veste aveva distillato tutto il sapere e il saper fare di una vita intensa nella scuola, in politica, nelle istituzioni, nel sindacato, nella cultura. Ci sono poche altre figure a Bologna che come lui hanno tenuto fede ai nostri ideali giovanili. Di più: direi gramscianamente pochi come lui hanno saputo ogni volta, ricominciare, nonostante i rovesci, le delusioni, le contraddizioni, le piccole e grandi miserie cui ci hanno assuefatto questi nostri tempi. Per questo, per questa sua resistenza al male, alla cattiveria, alla ferocia delle disuguaglianze, allo scempio della bellezza e del degrado ambientale e sociale, Otello ha saputo sempre ricominciare, tessere reti, relazioni, dando ascolto, intervenendo, organizzando, promuovendo conoscenza e umanità. Grave e frutto di rara imbecillità è l’indifferenza, perfino a volte infastidita, che i politicanti hanno spesso, troppo spesso, mostrato nei confronti suoi, delle sue iniziative, del suo lavoro di strada. A differenza di molti di noi, ristretti nel silenzio, lui aveva scelto di essere quel ‘rifomista’ che fa, che non demorde, che sa radicarsi in un territorio ne vive le ansie, le paure, le necessità senza altro fine che il ‘noi’.
Per questo e molto altro che non mi si scioglie in questo momento, col cuore gonfio anche per le mie irragionevoli durezze a volte nei suoi confronti, egli sarà ricordato a lungo. La sua vita esemplare lascia una traccia che non si rimuove.

Ora il silenzio lo accompagna e a noi che gli fummo amici e che lo amammo non rimane che sondare il vuoto che si è aperto con la sua morte. Addio, Otello, riposa in pace, la pace dei giusti.
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Addio a Otello Ciavatti

SINISTRA. Ci ha lasciati Otello Ciavatti uno dei protagonisti del “collettivo operai studenti”di Bologna che poi confluì, fin dall’autunno del ’69, nel manifesto. Portò a quella adesione non solo la sua […]

MASSIMO SERAFINI – ILMANIFESTO.IT Ci ha lasciati Otello Ciavatti uno dei protagonisti del “collettivo operai studenti”di Bologna che poi confluì, fin dall’autunno del ’69, nel manifesto.
Portò a quella adesione non solo la sua passione, ma anche i suoi dissensi, per la scarsa attenzione che il collettivo dava a quello che allora si chiamava “l’operaio massa” protagonista di tante lotte spontanee, soprattutto fuori dal controllo sindacale. Il nostro comune approdo al manifesto non fu quindi l’adesione di singole persone persuase dalla lettura della Rivista, ma la confluenza di un’esperienza collettiva di lavoro, maturata nell’autunno del ’68 quando gli studenti cominciarono ad uscire dalle facoltà occupate per collegarsi con le forme nuove di lotta e di organizzazione operaia: non solo più salario, ma una rimessa in discussione del cottimo, delle qualifiche, dei ritmi di lavoro, delle rigide gerarchie su cui si basava la fabbrica fordista.
Otello Ciavatti diede un contributo originale alla discussione sulle nuove forme organizzative che i lavoratori e le lavoratrici si davano. Erano i mesi che precedettero quello che fu chiamato “l’autunno caldo” che fu alla base della nascita della Rivista il manifesto nel ’69 in cui confluì il collettivo. Ciao Otello.
https://ilmanifesto.it/addio-a-otello-ciavatti

Otello Ciavatti in piazza Verdi a Bologna con Nadia Urbinati e Luciana Castellina

2 novembre 2023

Il compagno Canova
Fausto Anderlini – Facebook

Apprendo con commozione la dipartita del compagno Canova, che mi auguro (ne sono certo) sia stata serena oltre che in età avanzata e alleviata dalle cure dell’amata compagna di una vita. La vita di un uomo probo, sincero, coerente, semplice quanto rigoroso e appassionato. Un uomo altruista e generoso, a servizio di una missione quotidiana, anima e corpo. Un uomo buono.

Posso dirlo con cognizione di causa perchè l’ho conosciuto sin dalla più tenera giovinezza, in zona Stadio [a Bologna ndr]. Nei sessanta, e da allora, sia pure con grandi lacune, ne ho conservato la contezza. Come un segnale radar. Se capitavi da quelle parti, cioè della Sezione Magnani, sapevi che l’avresti incontrato. Lui e la moglie Paola. Che a quanto mi risulta – potrei sbagliarmi, ma non cambia il senso del discorso – non avevano figli. Una coppia legata da una indissolubile intimità, la cui famiglia e la cui dimora erano il partito. In un senso molto concreto: la sezione, la casa del popolo nei pressi dell’abitazione, e le anime ivi albergate. Gli iscritti. L’immensa famiglia allargata di decine e decine di famiglie. Con la loro prole.

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6 febbraio: 100 anni Pci. Alexander Hobel. La guerra di posizione dei comunisti italiani e la democrazia. Prefazione al volume Sergio Gentili
Alexander Hobel
 – jobsnews.it

In occasione del centenario della nascita del Partito comunista d’Italia, si va riaccendendo il dibattito attorno alle vicende e alla esperienza di quello che fu il maggiore partito comunista dell’Occidente, e tra i principali nel mondo. Non mancano letture discutibili, come quella che attribuisce al “peccato originale” della scissione comunista del ’21 tutti i mali della sinistra italiana, individuando nel Congresso di Livorno l’inizio di una vera e propria “dannazione”, quella appunto delle scissioni e delle divisioni
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https://www.jobsnews.it/2021/02/100-anni-pci-alexander-hobel-la-guerra-di-posizione-dei-comunisti-italiani-e-la-democrazia-prefazione-al-volume-sergio-gentili/

100 anni Pci. Miguel Gotor. Il Pci di Enrico Berlinguer e i suoi avversari

Le speciali circostanze della morte di Enrico Berlinguer nel 1984 hanno contribuito alla mitizzazione della sua figura, ma non bisogna pensare che egli in vita non abbia combattuto duramente dentro e fuori il suo partito per portare avanti il proprio disegno politico
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https://www.jobsnews.it/2021/02/100-anni-pci-miguel-gotor-il-pci-di-enrico-berlinguer-e-i-suoi-avversari/

100 anni Pci. Paolo Liguori, la prefazione al volume “La morte del Pci”, Bordeaux edizioni

La sinistra, quella ex-comunista in particolare, appare per molti versi irriconoscibile: sembra andato perso quasi del tutto il legame con le classi lavoratrici, l’attenzione per la difesa dei loro interessi, la stessa capacità di farsi comprendere da larghe masse di popolo, di parlarne il linguaggio, in particolare per quanto riguarda gli strati di popolazione meno privilegiata, più colpita dalla terribile crisi economica degli ultimi due lustri.
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100 anni Pci. Enzo Proietti. Da “Il Pci a Roma”, edizioni Bordeaux

Dalla lettura di quegli anni emergono poi con forza alcuni degli elementi fondanti del Pci romano: la sua funzione nazionale di partito della capitale democratica e antifascista, la sua sensibilità internazionale, il suo rapporto forte con il mondo della cultura, la sua capacità di unificare le diverse componenti sociali, culturali e regionali del popolo romano costruendo nel tempo una vera cultura della solidarietà, il valore democratico della partecipazione nell’elaborazione della politica e della sua organizzazione, la sua democrazia interna e l’impatto con l’irrompere del movimento delle donne
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