Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno
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Queste pagine non sono una rassegna stampa, ma la mia personale scelta di fatti, idee e persone protagoniste delle vicende bolognesi ed emiliano romagnole
“…volge al declino l’era, che fu nobile nella sua durezza e serietà, della democrazia politica”.
(Luciano Canfora).
22 novembre. Bologna piange Otello Ciavatti, il compagno che fece dialogare i giovani e il palazzo

È morto Otello Ciavatti. Aveva compiuto da poco 80 anni. Il cordoglio è vastissimo, a Bologna e nella città delle sue origini, Rimini. È stato un compagno della generazione del ’68, professore e conferenziere. Ha avuto anche un cursus politico in ambiti consolidati ed “istituzionali”, negli anni ‘80 e ‘90, nella segreteria dei chimici, alla Camera del lavoro, nella collaborazione con i parlamentari e in particolare Renato Zangheri per le vertenze delle fabbriche in crisi, fu poi assessore in Provincia e segretario per qualche tempo della Confesercenti.
Ma Otello è stato ben di più. La sua anima razionale e inquieta lo portava dentro a tutti i movimenti capaci di muoverci e commuoverci, in tutti questi anni, senza mai mancare, dando tutta la sua inventiva a ognuna delle cause che gli si presentavano e dei luoghi che frequentava.
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Fitzcarraldo. Un ultimo omaggio per Otello
FAUSTO ANDERLINI – FACEBOOK Come l’amico di quel romanzo nautico di Conrad che sale lungo la gomena e ci rivela segretamente qualcosa di noi che non sapevamo abbastanza.

Otello era come noi. La nostra generazione. Meglio ancora un precursore, visto che aveva qualche anno in più. Nato durante la guerra anzichè dopo. Un baby boomer in anticipo. Più precisamente, di quelli come noi che venivano da famiglie popolari della provincia e che avevano potuto studiare. E dunque erano più ingordi di cultura, di espressività, di uno stile di vita autocostruito (sebbene eterocentrato, cioè condiviso con altri). Perciò visse (cercò di vivere) nel segno dell’onnilateralità preconizzata da Marx nei Manoscritti e nell’Ideologia tedesca. Cimentandosi con tante cose e godendone quanto più poteva. Specie dello spirito, con esclusione della ricchezza (e la conseguenza di tenere con affanno la posizione della comune classe media). La politica militante, l’appartenenza, la professione politica, la musica, la letteratura, l’attività sportiva, l’insegnamento, la seduzione e l’amore, l’amicizia, la procreazione…. Consumo impegnato e ri-produzione in proprio della cultura. L’ingegnoso dilettantismo di talento che si riversa su troppo cose per concedersi alla specializzazione in via definitiva. Una kunderiana leggerezza dell’essere, ma su solide, mai abbandonate, fondamenta di valore. Ed è per questi caratteri, seguendo questo beruf, personale e sociale, che alla fine Otello è approdato alla riva dello specialismo, divenendo per svariati generi, anche in linea con la formazione di pedagogista, un divulgatore di grande rispetto, tal quale Riccomini è stato (e ancora è) per le arti figurative. Toccando vette che solo gli esperti culturali del partito e dell’Arci dei sessanta hanno raggiunto.
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In morte di Otello Ciavatti
ANTONIO NAPOLETANO – FACEBOOK Apprendo la notizia da Fabio Bruschi. Gli passo il numero di telefono di casa Ciavatti, ma sono incredulo. Non mi sembra vero. Otello, Otulo, era, è stato l’immagine stessa della voglia di vivere che d’improvviso, in un letto d’ospedale, si è spenta. Dissolta.

Muore solo, come, immagino, non avrebbe mai voluto e come saremo tutti costretti a subire. Ultimo, inevitabile insulto alle nostre vite, alle nostre storie, ai nostri affetti. Lui che ha saputo entrare in vita nei cuori di un’enormità di persone, di cui ha cercato amicizia, affetto, considerazione. Una vita la sua senza risparmio, perfino frenetica nei suoi anni migliori, quando la sua tempra era forte e trasmetteva un vigore temperato da curiosità e interesse per gli altri, ma sempre all’insegna di una generosità disponibile, soccorrevole, perfino accudente.
Otello, ultimo figlio di una famiglia numerosa, era il primo lauereato. La povertà durante il periodo fascista, che si era portato via uno dei fratelli, era ormai superata e, come a volte raccontava, venne pagata da uno di loro che fece per tutti qualche anno di carcere per contrabbando di sigarette. Quello che aveva dato da vivere nel dopoguerra e che permise agli altri di mettere a frutto la propria industriosità e a lui di studiare a Bologna. Era orgoglioso delle sue origini e forte era il legame con i suoi.
Da ultimo era diventato, direi per acclamazione, il ‘sindaco del rione Università’. In quella veste aveva distillato tutto il sapere e il saper fare di una vita intensa nella scuola, in politica, nelle istituzioni, nel sindacato, nella cultura. Ci sono poche altre figure a Bologna che come lui hanno tenuto fede ai nostri ideali giovanili. Di più: direi gramscianamente pochi come lui hanno saputo ogni volta, ricominciare, nonostante i rovesci, le delusioni, le contraddizioni, le piccole e grandi miserie cui ci hanno assuefatto questi nostri tempi. Per questo, per questa sua resistenza al male, alla cattiveria, alla ferocia delle disuguaglianze, allo scempio della bellezza e del degrado ambientale e sociale, Otello ha saputo sempre ricominciare, tessere reti, relazioni, dando ascolto, intervenendo, organizzando, promuovendo conoscenza e umanità. Grave e frutto di rara imbecillità è l’indifferenza, perfino a volte infastidita, che i politicanti hanno spesso, troppo spesso, mostrato nei confronti suoi, delle sue iniziative, del suo lavoro di strada. A differenza di molti di noi, ristretti nel silenzio, lui aveva scelto di essere quel ‘rifomista’ che fa, che non demorde, che sa radicarsi in un territorio ne vive le ansie, le paure, le necessità senza altro fine che il ‘noi’.
Per questo e molto altro che non mi si scioglie in questo momento, col cuore gonfio anche per le mie irragionevoli durezze a volte nei suoi confronti, egli sarà ricordato a lungo. La sua vita esemplare lascia una traccia che non si rimuove.
Ora il silenzio lo accompagna e a noi che gli fummo amici e che lo amammo non rimane che sondare il vuoto che si è aperto con la sua morte. Addio, Otello, riposa in pace, la pace dei giusti.
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Addio a Otello Ciavatti
SINISTRA. Ci ha lasciati Otello Ciavatti uno dei protagonisti del “collettivo operai studenti”di Bologna che poi confluì, fin dall’autunno del ’69, nel manifesto. Portò a quella adesione non solo la sua […]
MASSIMO SERAFINI – ILMANIFESTO.IT Ci ha lasciati Otello Ciavatti uno dei protagonisti del “collettivo operai studenti”di Bologna che poi confluì, fin dall’autunno del ’69, nel manifesto.
Portò a quella adesione non solo la sua passione, ma anche i suoi dissensi, per la scarsa attenzione che il collettivo dava a quello che allora si chiamava “l’operaio massa” protagonista di tante lotte spontanee, soprattutto fuori dal controllo sindacale. Il nostro comune approdo al manifesto non fu quindi l’adesione di singole persone persuase dalla lettura della Rivista, ma la confluenza di un’esperienza collettiva di lavoro, maturata nell’autunno del ’68 quando gli studenti cominciarono ad uscire dalle facoltà occupate per collegarsi con le forme nuove di lotta e di organizzazione operaia: non solo più salario, ma una rimessa in discussione del cottimo, delle qualifiche, dei ritmi di lavoro, delle rigide gerarchie su cui si basava la fabbrica fordista.
Otello Ciavatti diede un contributo originale alla discussione sulle nuove forme organizzative che i lavoratori e le lavoratrici si davano. Erano i mesi che precedettero quello che fu chiamato “l’autunno caldo” che fu alla base della nascita della Rivista il manifesto nel ’69 in cui confluì il collettivo. Ciao Otello.
https://ilmanifesto.it/addio-a-otello-ciavatti

12 novembre 2023
La Garisenda è un po’ come noi che invecchiamo non tanto bene
Luca Corsolini – cantierebologna.com

Stiamo equivocando sul concetto di longevità. Che non significa stabilire dei record ma vivere meglio, il più a lungo possibile. Pure lei sente il peso degli acciacchi però non può chiedere il braccio a una badante né girare con l’ausilio del deambulatore. È come quel comunicato di qualche anno fa del Comune: la prossima emergenza sociale, e ci stiamo arrivando, è la mancanza di ascensori in centro. La Garisenda ne ha viste di tutti i colori, ma non ha mai incontrato un ascensore
Passi lì con curiosità, con quel sentimento di mancanza che già proviamo tutti: non per un esagerato senso di prospettiva, in fin dei conti i piani di sgombero sono una precauzione – dovuta – non l’annuncio di un collasso immediato, ma perché l’affetto è costruito sulla presenza, non sull’assenza. Passi lì sotto come sempre: a piedi. Nessuna pretesa di insegnare agli altri, semplicemente una scelta, forse persino egoistica: basta auto, si cammina, si sale sull’alta velocità, si chiama un taxi, si prende un autobus.
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https://cantierebologna.com/2023/11/12/la-garisenda-e-un-po-come-noi-che-invecchiamo-non-tanto-bene/
10 novembre 2023
Questi anni a Bologna: le balle «green» della giunta Lepore-Clancy. Prima puntata (di 2)
WuMing – wumingfoundation.com
Facciamo mente locale. Guardandoci intorno, in cosa riconosciamo l’eredità delle due giunte guidate da Virginio Merola? Cosa ha lasciato a Bologna quel decennio, che grossomodo coincide con gli anni Dieci?
Poiché se ne è parlato di recente, qualcuno ricorderà subito la consegna «chiavi in mano» e gratis di una vasta area pubblica a Oscar Natale Farinetti. In quel periodo l’amministrazione fece uno spropositato, scriteriato investimento su FICO, confermatosi poi il progetto demenziale che a noi era sempre sembrato.
FICO è stato la parte più visibile – solo in senso figurato, perché ben poca gente è andata a vederlo – di un processo più ampio. Altre consegne chiavi in mano hanno riguardato l’intera città, proprio in quegli anni offerta in pasto al modello «RyanAirBnB», ovvero: traffico aereo forsennato con relative emissioni climalteranti, inquinamento, rumore infernale tutto il giorno (chiedere a qualunque abitante del Navile); turismo mordi-e-fuggi, con sempre più aree del centro ingurgitate dal «food» (ogni due numeri civici as magna, roba da diventare anoressici per protesta); sregolata crescita di AirBnB, con sottrazione di migliaia di appartamenti al mercato degli affitti e conseguente, devastante crisi abitativa (…).
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https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/11/balle-green-di-lepore-clancy/
29 ottobre 2023
Quanta terra Bologna e regione continuano a mangiarsi
Pier Giorgio Ardeni – cantierebologna.com
Nel rapporto Ispra sul consumo di suolo 2023 il capoluogo e l’Emilia-Romagna primeggiano nelle posizioni alte delle classifiche tra chi cementifica più suolo. Con un trend crescente e preoccupante. Non possiamo che attendere con angoscia, confidando, intanto, il «consumo di suolo zero nel 2030», come prometteva il rapporto della Città Metropolitana due anni fa, e la «neutralità climatica» come annunciato alle ultime elezioni. Come ci arriveremo, di questo passo, non è chiaro, però
Cosa dice l’ultimo rapporto Ispra (qui)? Che nel solo comune di Bologna, il consumo di suolo è aumentato anche nel 2022, aggiungendo altri 14,32 ettari (ha) a quelli consumati fino a oggi che sono 4.771,84; e che dal 2006 quasi 100 ettari, nella sola Bologna, sono stati aggiunti a quelli già resi artificiali, cementificati e impermeabilizzati. Tra i comuni capoluogo di regione, per incremento nel 2022 Bologna viene dopo Roma, Milano e Venezia, confermandosi così in cima a questa triste classifica.
Certo, in regione ci sono città che hanno fatto peggio: Piacenza (54,92 ettari), Reggio Emilia (46,29), Parma (26,04). Ma la cartina del rapporto Ispra è impietosa (guardate nel rapporto la fig. 44), e mostra come dei comuni dell’Emilia-Romagna la maggioranza, per lo più in pianura, sia segnata in rosso, a indicare un consumo di suolo superiore al 9%, contro una media italiana del 7,14%. Bologna, peraltro, nel 2022 ha fatto peggio del 2021, quando si erano aggiungi solo 3,43 ettari, del 2020, quando gli ettari di suolo erano addirittura calati anche se di poco (-1,3) e del 2019, quando ben 13,83 ettari si erano aggiunti al suolo consumato nel comune.
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https://cantierebologna.com/2023/10/29/stop-al-consumo-di-suolo-bologna-procede-a-passo-di-gambero/?fbclid=IwAR2OkfSdFT8Xt4AZ9FJdpy1qPl8a2f7u7684tWbgO3IaDZmDVa8CvCe8z5E
22 settembre 2023
La fine di FICO, ovvero: dieci anni di negazione dell’evidenza
WuMing – wumingfoundation.com
Ormai se lo aspettavano anche i sassi. L’unico dubbio era sui tempi dell’agonia terminale. Eppure, in meno di ventiquattr’ore, l’annuncio si è già trasformato in una notizia bomba: Oscar Natale Farinetti ha deciso di chiudere FICO, l’inquietante Fabbrica Italiana COntadina, figlia della sua Eataly e del «modello Expo 2015», nata sei anni fa nell’area dei mercati generali (CAAB), alla periferia nord-est di Bologna, su un terreno di proprietà del Comune, del valore di 55 milioni di euro, ceduto gratis per quarant’anni e senza bando di gara al presunto “uomo della Provvidenza”, un imprenditore amico di Matteo Renzi (quand’era in auge).
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https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/09/la-fine-di-fico/
17 maggio 2023
Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna
WuMing –

La narrazione che imperversa sulle alluvioni in Emilia-Romagna è tossica e nasconde le responsabilità reali. Responsabilità che non sono del «meteo». E nemmeno, genericamente, del «clima», termine usato da amministratori e giornalisti più o meno come sinonimo di «sfiga».
Le piogge di questi giorni stupiscono, sembrano più eccezionali di quanto non siano, perché arrivano dopo un inverno e un inizio di primavera segnati da una protratta, inquietante siccità. E di per sé non sarebbero affatto «maltempo», concetto fuorviante, deresponsabilizzante e dannoso. Come diceva John Ruskin, «non esiste maltempo, solo diversi tipi di buontempo». A essere mala è la situazione che il tempo trova.
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https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/05/non-maltempo-ma-malterritorio/
8 novembre 2022
Ecomostri alla Bolognese: l’ex città modello è sommersa dal cemento
Paolo Biondani – lespresso.it
Palazzoni enormi e centri commerciali ovunque. Norme di favore per i costruttori. Maxiprogetti e colate di calcestruzzo anche sulle colline tutelate. Asili pubblici a rischio. In Emilia, dove è nata l’urbanistica moderna, oggi domina la speculazione edilizia
Un edificio moderno, essenziale, con un disegno geniale. Non il solito cubo di cemento di quegli anni, il casermone di periferia che offende la vista e ostruisce il paesaggio, ma una struttura geometrica, aperta, circondata dal verde, lontana dal traffico e dallo smog, meno alta degli alberi che le fanno ombra, con le mura portanti a forma di triangoli che affondano nel terreno, un prato fiorito che sembra entrare nelle stanze.
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https://lespresso.it/c/inchieste/2022/11/8/ecomostri-alla-bolognese-lex-citta-modello-e-sommersa-dal-cemento/22565
