Africa

… QUASI UNA PREMESSA

Dice Eco che mentre tutti andavano in vacanza al mare ai monti ai laghi, lui andava in vacanza in Medio Evo. Io mi accorsi subito che tendevo ad andare in vacanza nelle lotte. Ovunque andavo mi mettevo a studiare la storia del luogo, i conflitti, le forze che si contendevano, le Ragioni dei contendenti e la loro Forza. I vincitori e i vinti. Le ragioni e della Vittoria e della sconfitta. La Dignità e la Bellezza dei rivoltosi. Solo questo mi appassionava e solo questo mi spingeva a viaggiare.

Stefano Mariotti  Storie di lotte e di viaggi
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19 febbraio 2024. Ti ricordi il 19 febbraio?

Oggi nel 1937, Yekatit 12 secondo il calendario etiopico, a seguito di un attentato della resistenza le truppe coloniali italiane massacrarono per rappresaglia migliaia di persone

Neanche un anno dopo la sanguinosa guerra di occupazione dell’Etiopia che Mussolini pomposamente definiva «conquista dell’Impero», gli invasori italiani erano ancora in pochi, e non dormivano bene. Militari e camicie nere, insieme alle «truppe indigene» arruolate in colonia, non avevano mai smesso di combattere e percorrevano in lungo e in largo il vasto entroterra alla caccia delle formazioni resistenti etiopiche ancora in armi. Gli altri, civili o in camicia nera, erano per lo più asserragliati nelle città, e ascoltavano con apprensione le notizie di «bande ribelli» pericolosamente vicine. La repressione della resistenza – eufemisticamente definita «grande polizia coloniale» ma in realtà fatta di uccisioni, villaggi bruciati e raccolti distrutti – dopo molti mesi pareva tuttavia aver dato i suoi frutti: molte formazioni erano state disarmate; i loro capi e componenti eliminati o deportati nel  terribile campo di internamento di Danane, in Somalia. 

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Valentin Mufila Originario del Congo, musicista, cantante e direttore artistico. Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2004 e nel 2015 è uscito il suo primo album,”Telema” (in piedi), dedicato ai bambini sfruttati nelle miniere di coltan e realizzato con la sua band Mapendo Africa Sound. Nel 2014 ha tenuto corsi di balli e fiabe africane nelle scuole italiane. Ha creato insieme a ragazzi rifugiati il musical “Siamo tutti sulla stessa barca”. Nel 2018 è stato tra i finalisti della prima edizione del Festival Doremifasud di Milano e il 2 giugno si è esibito insieme a molti artisti internazionali alla Porta di Brandeburgo a Berlino, durante una marcia per la pace. Appassionato conoscitore della storia africana cancellata dal colonialismo, si dedica a ricostruirla per comprendere meglio il passato e il futuro del suo continente. Facebook: https://www.facebook.com/valentin.mufila 

24 maggio 2018 – Africa, una storia da riscoprire
1 – Le grandi civiltà dell’Africa australe

Valentin Mufila – pressenza.com

Circa 1600 anni fa gli Shona, un popolo guerriero molto ben organizzato, discesero dal Sudan all’Africa australe, portando con sé conoscenze astronomiche e spirituali, oltre alla pratica dell’agricoltura e alla lavorazione dei metalli (oro, ferro e rame). Dalle scarse conoscenze che abbiamo su di loro emerge un fatto indiscutibile: gli Shona erano grandi costruttori.
Come spesso accade nei fenomeni migratori, si divisero in piccoli gruppi, convivendo con altri popoli che vivevano già in quella zona, come ad esempio i Boscimani e iniziarono a costruire i loro regni assieme ad altri clan e tribù.

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12 giugno 2018 – Africa, una storia da riscoprire.
2 – I faraoni neri e le regine di Meroe

Valentin Mufila – pressenza.com

Faraone nubiano – Foto di https://riflessistorici.com

Quando, intorno al 3000 a.C. Narmer, quasi unanimemente identificato con Menes, partì dal sud del Sudan, unificò l’Alto e il Basso Egitto e diventò faraone, legò con questo gesto il destino di due popoli. Circa 10.000 anni fa il Sahara era ricco di animali e vegetazione: una squadra di archeologi ha infatti ritrovato nel deserto sudanese rappresentazioni di mucche e gazzelle. Seguendo il Nilo un popolo di agricoltori vi si stabilì, creando le prime forme di civiltà egizio-nubiana.
Lo storico e antropologo senegalese Cheik Anta Diop affermò negli anni Cinquanta e Sessanta che i primi egizi avevano la pelle scura, ma il pensiero colonialista dell’epoca negava che le popolazioni africane avessero un passato storicamente rilevante.  Veniva studiato solo l’Egitto e il Regno di Kush, chiamato anche Nubia, non interessava nessuno: quando l’archeologo americano George Reisner vide il sito di El-Kuru, con statue imponenti di faraoni neri e i loro tesori, nascose le sue scoperte.

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16 giugno 2018 – Africa, una storia da riscoprire.
3 – I Dogon del Mali, un popolo straordinario

Valentin Mufila – pressenza.com

Chi sono i Dogon? Da dove vengono? Non abbiamo tanti elementi su di loro, ma sicuramente ebbero un legame con i primi popoli che si stabilirono in Egitto. Poi, nel XIII secolo, all’epoca dell’Impero del Mali, scesero verso l’Africa occidentale, dove la famiglia dell’imperatore Sundiata Keita sembrava proteggerli. Dopo la caduta dell’impero, nel XIV secolo, fuggirono nella falesia di Bandiagara, dove viveva un popolo di cacciatori pigmei, i Tellem, con cui in parte si fusero.

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26 giugno 2018 – Africa, una storia da riscoprire.
4 – La Carta di Manden, i diritti umani nel XIII secolo

Valentin Mufila – pressenza.com

La Costituzione più antica del mondo fu redatta in Africa grazie al re Sundiata Keita, vissuto tra il 1190 e il 1255. Suo padre Narhe Magan accettò di sposare una donna gobba di nome Sologon Konde per realizzare una profezia che annunciava la nascita di un grande uomo da quell’unione. Il bambino nacque gobbo einvalido; dopo la morte del padre un fratellastro, Sumaouru Kante, si impadronì del trono e Sundiata e sua madre andarono in esilio nel villaggio di Nema, nel piccolo regno di Manden, costituito da quattro famiglie – i Sarakole, i Soso, i Traore e i Manden.

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8 luglio 2022 – Africa, una storia da riscoprire
5 – L’Impero del Ghana

Valentin Mufila – pressenza.com

L’Impero del Ghana fu dopo il Regno di Kush il piu grande impero dell’Africa subsahariana e uno dei piu vasti che l’Africa abbia mai conosciuto.
Nel momento della sua massima espansione (secoli X-XI) comprendeva gli attuali Sudan, Niger, Senegal, Mali e Mauritania e arrivava fino alle porte del Sahara.
Come tanti altri paesi prima delle carestie era una zona bella, prospera e ricca d’oro e  aveva ereditato le conoscenze dell’antico Egitto e della Nubia. Piccoli clan come i Soninké e i Sarakole conquistarono lentamente altre terre. Secondo la tradizione orale l’impero fu creato nell’VIII secolo da Dinga Cissè, un uomo venuto dall’est, ma tra questi clan c’erano anche i berberi del Nordafrica.
L’impero divenne sempre più potente e influente grazie all’oro e alla sua organizzazione politica, tanto da controllare il commercio transahariano. Il Kaya Magan era l’imperatore, il capo spirituale e la massima autorità giudiziaria e viveva nella capitale Kumbi Saleh. Il Senato  era composto da 12 patriarchi discendenti di Dinga Cisse, scelti per le loro conoscenze astronomiche e politiche e per la loro personalità. Furono seguiti dai Nana, 18 generali che avevano il compito di organizzare e difendere l’impero; nove di loro montavano cavalli rossi e gli altri nove cavalli bianchi, mentre i 12 governatori erano chiamati Fado.
L’abbondanza di oro creò una tale invidia che gli Almoravidi (una popolazione berbera) iniziarono a conquistare territori sempre più vasti. La conversione all’Islam produsse altri conflitti; dopo il declino dell’Impero del Ghana sorsero il grande impero del Mali, quello del Bénin e il regno degli Ashanti, uno dei pochi a opporre una forte resistenza agli invasori europei. Tra il 1826 e il 1896 la Gran Bretagna combatté quattro guerre contro gli Ashanti; una delle figure più note della lotta al colonialismo inglese fu la regina Yaa Asantewaa, divenuta un simbolo della resistenza africana all’oppressione coloniale.
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21 luglio 2022 Africa, una storia da riscoprire. 6 – Il Regno del Congo, la regina Nzingha e la lotta contro il colonialismo e la schiavitù

Valentin Mufila – pressenza.com

La regina Nzingha negozia con il governatore portoghese, illustrazione del 1657

L’Africa è una terra di emigrazioni interne, come è sempre successo in tutti i continenti. La popolazione dei Bakongo arrivò nella regione del fiume Congo come parte della prima migrazione Bantù, portandovi la pratica dell’agricoltura e la lavorazione del ferro.
I Bakongo erano affascinati da una spiritualita fondata sul culto degli antenati e sugli intermediari tra loro e gli uomini. La divinità suprema era rappresentata da Tata Nzambi, creatore dell’umanità, che lasciò poi al suo destino ritirandosi in cielo.

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24 luglio 2022 Africa, una storia da riscoprire. 7 – Kimpa Vita, la Giovanna d’Arco africana

(Foto di Serge Diantanu)

Valentin Mufila – pressenza.com

Nata tra il 1684 e il 1686, Kimpa Vita fu il frutto di un’unione miracolosa. Dopo la lotta della regina Nzingha Mbande contro il colonialismo e la schiavitù, nel 1666 un altro re,  M’vita Kanga, tentò di liberare il suo popolo dai Portoghesi. La ribellione finì però molto male, giacché gli europei possedevano armi migliori e  solo un bambino di nome Kangu a Vimba sopravvisse al massacro.  Diventato uomo sposò una nobile del regno del Congo. Una profetessa di nome Mafuta annunciò che da loro sarebbe nata una grande donna, inviata da Nzambi Pungu o Tata Nzambi (il creatore) per salvare il popolo dalle sue sofferenze. La bambina, Kimpa Vita, venne battezzata con il nome di Beatrice.

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20 agosto 2018 Africa, una storia da riscoprire. 8 – Yaa Asantewa e la “guerra dello Sgabello d’Oro”

Valentin Mufila – pressenza.com

Yaa Asantewa nacque nel 1840 a Besease, una città dell’attuale Ghana. Era la sorella di Yaya Kwasi, che le conferì il rango di regina madre di Ejisuhene, una parte dell’Impero degli Ashanti; dato che vigeva un sistema matriarcale, questo la rendeva il personaggio più potente del regno.
Durante il regno del fratello, Asantewa assistette alla crescita dell’espansionismo inglese; quando questi morì, nel 1894, usò il suo diritto di regina madre per nominare il nipote capo degli Ashanti. Quando, nel 1896, gli Inglesi lo mandarono in esilio alle Seychelles insieme al re Prempeh I e ad altri membri del governo, Yaa Asantewa divenne reggente del distretto di Ejisu–Juaben.
Frederick Hodgson, il generale governatore della Costa d’Oro, come gli Inglesi chiamavano quella zona, aveva sentito parlare dello Sgabello d’Oro, un sacro simbolo dinastico degli Ashanti e chiese che gli venisse consegnato, ma per gli Ashanti la morte era preferibile a una simile concessione.

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11 settembre 2018 Africa, una storia da riscoprire. 9 – Dal Regno di Axum all’Impero d’Etiopia

Chiesa di San Giorgio a Lalibela (Foto di Bernard Gagnon)

Valentin Mufila – pressenza.com

Il Regno di Axum sorse nel I secolo a.C. nella zona settentrionale dell’Etiopia. Le sue origini sono ancora sconosciute, ma sappiamo che fu uno dei regni più potenti e soprattutto il primo regno cristiano d’Africa.
Al culmine della sua espansione, si estendeva attraverso zone dell’odierna Eritrea, dell’Etiopia, dello Yemen, dell’Arabia Saudita meridionale, della Somalia occidentale, di Gibuti e del Sudan settentrionale e aveva rapporti commerciali con Roma, la Cina, l’India e la Persia. Ricco di avorio, incenso e oro, fu il primo regno africano a battere moneta propria e rappresentò un luogo d’incontro per una grande varietà di culture – egiziana, nubiana, araba e indiana. Nelle città axumite vivevano cristiani, ebrei, musulmani e perfino minoranze buddiste. Poiché gli Axumiti diedero asilo e protezione ai primi seguaci di Maometto, i musulmani non tentarono mai di rovesciare il regno, anche quando diffusero la loro religione in tutto il Nordafrica. Il regno entrò poi in un lento ma inesorabile declino, culminato con l’invasione della Regina Gudit, conosciuta anche con il nome di Giuditta.

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12 ottobre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 10 – La filosofia dell’ubuntu

Valentin Mufila – pressenza.com

L’ubuntu è una filosofia e una regola di vita dell’Africa sub-Sahariana, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro e la credenza in un legame di condivisione che unisce tutta l’umanità. Fin da un lontano passato popoli come i Bantù, i Bakongo, gli Zulu e gli Xhosa del Sudafrica, gli Yuruba e gli Ausa della Nigeria erano connessi tra di loro da questi valori, pur in una varietà di lingue e dialetti.
Re, regine e capì tribù come Sundiata Keita in Mali e la Regina Nzinga in Angola si impegnarono a migliorare la società e a combattere la schiavitù basandosi su valori di solidarietà e fratellanza, mostrando come nonostante i conflitti interni ci fosse sempre un’altra via da scegliere.

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15 novembre 2022 Africa, una storia da riscoprire
11- Timbuktù, città dei Saperi

Timbuktu (Mali) – Foto di Francesco Bandarin, Wikimedia Commons

Valentin Mufila – pressenza.com

Per prima cosa vorrei rendere omaggio al mio maestro Nioussire Kalala Omoutunde, morto il 15 novembre 2022: senza di te non avrei riscoperto Kama (l’Africa). Ci lasci una eredita immensa. 

Le origini di Timbuktù ci parlano della leggenda di Ouagadou e di un’unità risalente all’Egitto dei Faraoni. I Soninke, i Songhai e i Malinke si frequentavano come confraternita o come famiglie legate anche grazie al commercio dell’oro, dell’avorio e dei metalli. Il nome Timbuktù ha due definizioni: per i Tuareg significa pozzo e anche donna, ma secondo un’altra fonte fu la città degli iniziati molto prima dell’arrivo di altri popoli.  Secondo l’iniziato maliano Amadou Hambateba l’origine di Timbuktù si trova nell’architettura sudanese.

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

Valentin Mufila – pressenza.com

1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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1 novembre 2023 Africa, una storia da riscoprire. 31- La Zuppa dell’Indipendenza di Haiti

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La zuppa dell’Indipendenza haitiana
(Foto di Lëa-Kim Châteauneuf, Wikimedia Commons)
www.pressenza.com 1 novembre 2023

PRESSENZA.COM Più scopro e riscopro la storia del continente africano (Kama) più mi rendo conto che anche i piatti hanno una storia da raccontarci sul passato, sul presente e sul futuro.
Sempre più mi chiedo se certe abitudini culinarie sono veramente nostre, o derivano dagli scambi tra popoli. Tanti piatti poi sono stati introdotti con la forza, in base a un’idea di dominio politico e sociale. Il tema è molto vasto, dunque mi concentrerò su tre alimenti: il mais, la manioca e l’igname, per arrivare infine alla Zuppa dell’Indipendenza di Haiti.

Storia e cucina

Quando incontro persone di vari paesi del continente cerco di mangiare piatti africani. Per esempio il tchisaniama, carne di bovino alla griglia del Sudafrica, ricetta diffusa prima dell’arrivo degli europei, il fufu ghanese (una sorta di polenta preparata con farina di manioca e di banana e brodo di pollo) e lo zigini tipico dell’Eritrea (uno spezzatino di carne, verdure e legumi, servito su forme di pane injera). I piatti africani sono una vera e propria biblioteca ricca di informazioni.
La manioca e il mais furono introdotti nell’Africa centrale verso il  1482, grazie al contatto con i portoghesi ed erano già coltivati in Sudamerica. I portoghesi bruciarono i campi di igname, sorgo e altri tuberi e cereali per imporre la manioca, che oggi fa parte della cultura culinaria congolese.
Coltivato oggi in Camerun, Nigeria, Congo e Costa d’Avorio, il cacao è in realtà originario del Sudamerica e prima della scoperta del Nuovo Mondo era sconosciuto in Europa e negli altri continenti. Il cioccolato divenne così importante per l’Occidente da scatenare conflitti tra Spagna e Portogallo. Il Ghana e la Costa d’Avorio sono oggi tra i primi produttori del cacao introdotto dai colonialisti inglesi e francesi, che è ormai diventato un prodotto culturale.

E veniamo alla Zuppa dell’Indipendenza, un piatto haitiano che ha attirato particolarmente la mia attenzione. Per sostenere la lotta contro il blocco dei francesi e sfamare l’esercito Marie Glorieuse Félicité, moglie di Jean-Jacques Dessalines, soprannominato il Napoleone nero, che sarebbe poi diventato il primo imperatore di Haiti, creò la cosiddetta Zuppa joumou con una specie di zucca (chiamata jrumum dagli indiani dei Caraibi che la introdussero nell’isola), carne, carote, prezzemolo e patate dolci.
Il piatto è diventato un simbolo di libertà e uguaglianza; a Haiti viene servito ogni anno il 1° gennaio per ricordare l’indipendenza raggiunta nel 1804, che la rese la prima repubblica nera del mondo, nata da una rivolta di schiavi e il secondo Stato indipendente dell’America dopo gli Stati Uniti.

Nel 2021 è stata proclamata Patrimonio immateriale dell’Unesco “per dare un segnale di incoraggiamento e unità” a una popolazione colpita da catastrofi naturali e che vive in uno stato di emergenza umanitaria costante.

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