Palestina

Questa pagina non è una rassegna stampa, ma una mia personale selezione di articoli e notizie per meglio conoscere la Palestina

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La cronologia del conflitto israelo-palestinese

Le tappe principali dello scontro che da oltre un secolo coinvolge Israele, i palestinesi e i paesi arabi
https://www.ilpost.it/2023/10/14/conflitto-israelo-palestinese/


Arriva un momento in cui il funzionamento della macchina diventa così odioso

Intervista condotta il 1 maggio 2024 da Chandler Dandridge, psicoterapeuta, scrittore e professore di psicologia alla Pepperdine University.entrevista realizada el 1 de mayo de 2024 por Chandler Dandridge, psicoterapeuta, escritor y profesor de Psicología de la Universidad Pepperdine.

Ventiquattr’ore prima che la polizia di New York prendesse d’assalto il campus, gli studenti della Columbia University occuparono la Hamilton Hall, collegando ulteriormente la loro protesta alle proteste contro la guerra del 1968. Essendo attivo nelle proteste studentesche del 1968 a Bologna, come vedi le connessioni tra oggi e allora?

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https://francoberardi.substack.com/p/llega-un-momento-en-que-el-funcionamiento?utm_source=post-email-title&publication_id=2391647&post_id=144437366&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=c2va4&triedRedirect=true&utm_medium=email


27 marzo 2024. C’era una volta la Palestina
Francesca Gnetti – Internazionale


Sette donne e un uomo posano in una stanza. Due sono a capo scoperto, indossano abiti moderni, le altre portano copricapi e abiti tradizionali. Hanno in mano pezzi di stoffa o rocchetti, alcune sono impegnate a cucire. Due sono in piedi, lo sguardo fisso in camera. Alle loro spalle è appeso un cartello su cui c’è scritto, in arabo e inglese: “Sindacato delle donne arabe di Ramallah”. La fotografia è datata tra il 1934 e il 1939.
Due beduini posano davanti alla loro tenda, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. Sono coperti da lunghe vesti tradizionali, lei ha i capelli raccolti in grandi trecce nere, lui ha una sciarpa bianca che gli incornicia il viso, tenuta da un solido cordone nero.

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https://www.internazionale.it/foto/2024/03/27/c-era-una-volta-la-palestina


26 marzo 2024. Il silenzio dopo Gaza?

«Nel 1949, fu detto, da Adorno, che dopo Auschwitz anche far poesia sarebbe divenuto atto barbaro[1]. Che si potrà dire dopo Gaza? Il timore è che non se ne dirà nulla: che l’orrore della disumanità sarà diventato normalità».
Inizia così il testo di Valerio Romitelli, una riflessione storico-filosofica sui concetti di umanismo e antiumanismo passando da Aristotele, Rousseau Marx, Heidegger, Althusser e altri fino ad arrivare a quanto sta accadendo a Gaza.
Per approfondire questi concetti lo stesso autore terrà, insieme a Luca Jourdan, una serie di seminari all’Università di Bologna.

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https://www.machina-deriveapprodi.com/post/il-silenzio-dopo-gaza?fbclid=IwAR1eSvpUsH4w1pee9EMs5kIwmb7RuqUwY5v964qUCV4lOp8cOttfKqCnK9A_aem_AR51nr3dG6cwgajI903yIRXYwMRo8Oj95USrkLAagSWKvJiKjtY-cWanQONrfV8lSBwOrJXVoiOwx2Le93d2WJEr

8 dicembre 2023. Razza e lavoro in Palestina
Lucia Amorosi e Nicola Quondamatteo – jacobinitalia.it

Le forme coloniali dello sfruttamento della forza lavoro di Gaza (e non solo) hanno avuto un ruolo rilevante sino alla vigilia del 7 ottobre

«Ad alimentare, da decenni, la violenza è la situazione concreta dei palestinesi, l’estensione della colonizzazione, la repressione di ogni attività politica, l’incarcerazione di massa e la violazione sistematica del diritto internazionale». Così Alain Gresh, in un articolo apparso sull’edizione di settembre di Le Monde Diplomatique, ha ricordato le radici profonde del conflitto in Medio Oriente, ritornato al centro della scena in seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre e della punizione collettiva inflitta da Israele al popolo palestinese, costata la vita a migliaia di civili. In Cisgiordania prosegue intanto la colonizzazione: violenza dei coloni (definita «politica di terrore» persino dalla Francia) e violenza di Stato si intrecciano, minando alla radice ogni possibile risoluzione politica del conflitto in linea con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.

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https://jacobinitalia.it/razza-e-lavoro-in-palestina/


Joseph Halevi: recensione a Ilan Pappé, ISRAELE E I MITI SIONISTI (I e II),

La situazione dei palestinesi si aggrava in una forma così accelerata che si può ormai misurare quotidianamente. Il deterioramento viene regolarmente documentato dalle agenzie specializzate delle Nazioni Unite e tuttavia sul piano politico i principali membri dell’ONU permettono la continuazione della finzione che l’occupazione israeliana sia temporanea e cesserà quando verrà firmato un accordo di pace. Israele non è però un custode temporaneo, ad interim, della Cisgiordania e di Gerusalemme orientale, nonché di Gaza. Come osserva Ilan Pappé nel capitolo su Gaza, il nono, del suo ultimo libro, non bisogna quindi farsi confondere dal ‘ritiro’  voluto nel 2005 da Ariel Sharon deciso piuttosto a metterla sotto assedio. Per l’ONU Israele rimane formalmente il paese occupante della Striscia. Dal 1967 il governo di Tel Aviv tratta i territori  della Cisgiordania e del Golan – quest’ ultimo illegalmente annesso nel 1981 – come zone di popolamento coloniale rimaneggiando ed espellendo gli abitanti dalle aree scelte per gli insediamenti, distruggendone le case e limitandone gli spostamenti, costruendo strade per soli ebrei. Il punto è che l’occupazione in corso dal 1967 non è mai stata considerata come temporanea da parte dei vari governi israeliani.  Essa si presenta come la continuazione della pulizia etnica condotta in maniera massiccia dal dicembre del 1947 fino al 1949 con prolungamenti fino agli inizi degli anni ’50 quando gli abitanti di Majdal, ribattezzata Ashkelon, furono messi su dei camion e scaricati oltre il confine della striscia di Gaza.  La questione in definitiva è assai semplice da capire: Israele è uno Stato ad insediamento coloniale concepito in modo tale da rimpiazzare una popolazione pre-esistente, quella palestinese appunto, con una nuova di provenienza in gran parte europea. E, altrettanto semplicemente, la conseguenza del progetto sionista volto a costruire uno stato istituzionalmente ebraico. Il problema pertanto non è unicamente confinabile ai territori conquistati con la guerra del giugno del 1967: tutto il processo di insediamento coloniale sionista si caratterizza come un’occupazione del suolo su cui si sorgevano i villaggi palestinesi e sulla requisizione con la forza delle loro terre agricole e fonti acquifere e sullo spostamento violento dei loro abitanti.
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https://cambiailmondo.org/2018/01/22/joseph-halevi-recensione-a-israele-e-i-miti-sionisti-ii-ilan-pappe/


Novembre 2023. Cessare il fuoco e immaginare scenari di pace
Ali Rashid* 

Tutte le guerre nel Vicino Oriente sono state precedute da nuovi piani di annessione o spartizione che ne hanno ridisegnato i confini. Questo è avvenuto nel 1948 quando fu cancellata la Palestina dalla carta geografica, avvenne nella guerra del 1967 quando Israele occupò il resto della Palestina (Cisgiordania e Gaza) insieme al Sinai e alle alture del Golan. Avvenne anche nel 1973 quando Israele fu costretta a restituire il Sinai all’Egitto oppure nel 1982 quando occupò una parte significativa del Libano per poi essere costretta a ritirarsi grazie alla resistenza del popolo libanese.

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https://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=5027

*già primo segretario Ambasciata palestinese in Italia

17 novembre. Una guerra senza vie d’uscita
Nicola Lamri – jacobinitalia.it

Per cogliere il senso dell’attacco del 7 ottobre e del conflitto attuale come scontro dentro uno stato segregazionista, bisogna incrociare le mappe con il territorio, considerare i flussi demografici, tenere presente il modello coloniale

«La mappa conta», ricordano Christine Leuenberger e Izakh Schnell in un recente saggio incentrato sulla sfida cartografica posta dal conflitto israelo-palestinese. La mappa conta poiché contribuisce a imporre l’immagine, altrimenti intangibile, della nazione. Essa conta, poiché fonda l’unione della carta e del territorio, del piano della rappresentazione e di quello reale, conditio sine qua non per l’esistenza della comunità immaginata, all’interno della quale il popolo di una nazione moderna diviene pensabile. La mappa conta poiché è uno strumento politico, che tradisce lo sguardo di un’epoca sulla realtà circostante. «L’arte di irrigidire la vita in un sistema di segni», per dirla con Franco Farinelli, è il presupposto per qualsiasi interpretazione esaustiva dei fatti del mondo. 

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https://jacobinitalia.it/una-guerra-senza-vie-duscita/

10 novembre 2023. La censura dei social media contro i contenuti sulla Palestina e su Gaza. Il caso Meta
Anna Maria Selini – altreconomia.it

Profili sospesi, post cancellati o resi invisibili: la voce dei palestinesi e di chi si esprime su Gaza e i Territori è sempre più esposta a tentativi discriminatori di censura. Ma non è una novità, spiega Mona Shtaya, esperta di diritti online. Intanto le stesse piattaforme non fanno nulla per limitare i discorsi d’odio di politici e coloni israeliani

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https://altreconomia.it/la-censura-dei-social-media-contro-i-contenuti-sulla-palestina-e-su-gaza-il-caso-meta/

8 novembre 2023. «La guerra di Gaza offusca  la memoria dell’Olocausto»
Mathieu Dejean, Joseph Confavreux ed Enzo Traverso -Jacobinitalia.it

Per lo storico Enzo Traverso c’è il rischio che il discorso sulla Shoah si indebolisca identificandosi con l’esercito di uno stato che massacra migliaia di civili

Lo storico Enzo Traverso, specialista del totalitarismo e delle politiche della memoria, insegna storia intellettuale all’università di Cornell negli Stati uniti. Di passaggio a Parigi, l’autore de La violenza nazistaLa fine della modernità ebraicaMelanconia di sinistra e ancora Rivoluzione, 1789-1989: un’altra storia, analizza gli effetti potenzialmente devastanti della strumentalizzazione della memoria dell’Olocausto per giustificare la «guerra genocida» condotta dall’esercito israeliano a Gaza.
Denunciando fermamente il terrore del 7 ottobre, invita a non cadere nella trappola tesa da Hamas e dall’estrema destra israeliana che condurrebbe alla distruzione di Gaza e a una nuova Nakba. «Si può manifestare per la Palestina senza sventolare la bandiera di Hamas; si può denunciare il terrore del 7 ottobre senza legittimare una guerra genocida portata avanti sotto il pretesto del ‘diritto legittimo di Israele a difendersi’», insiste.

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https://jacobinitalia.it/la-guerra-di-gaza-offusca-la-memoria-dellolocausto/

7 novembre 2023. “Non esiste una vera soluzione senza una vera pace. Non ci sono scorciatoie” 

L’appello di Samah Salaime, direttrice dell’Ufficio Comunicazione e Sviluppo di Neve Shalom-Wahat al Salam

Riprendiamo di seguito il pensiero di Samah Salaime, direttrice dell’Ufficio Comunicazione e Sviluppo di Neve Shalom-Wahat al Salam, in merito all’attacco perpetrato da Hamas a partire da sabato 7 ottobre 2023. Neve Shalom-Wahat al Salam è un villaggio cooperativo situato a ovest di Gerusalemme, dove arabi palestinesi ed ebrei israeliani convivono pacificamente. Dal 10 marzo 2015 è presente all’interno del villaggio un Giardino dei Giusti, dove vengono onorate figure esemplari appartenenti ad entrambi i gruppi etnico-religiosi. 

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https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/non-esiste-una-vera-soluzione-senza-una-vera-pace-non-ci-sono-scorciatoie-26559.html

4 novembre 2023. La cultura giuridica sull’orlo dell’abisso. Legittimare il diritto alla vendetta
Giovanni Messina – lafionda.org

Seguendo il ragionamento fatto da Domenico Gallo in alcuni recenti interventi[1], ci sembra necessario esortare a riflettere sulle implicazioni giuridiche e morali degli eventi delle ultime settimane. Sui significati politici e filosofici di alcune prese di posizione e di alcune analisi sull’atroce attacco al territorio israeliano del 7 Ottobre e sulla successiva rappresaglia da parte dello Stato d’Israele. Non troppi anni fa, in uno dei suoi testi caparbiamente dedicati a gettare la luce della rigorosa analisi sul terreno complesso e a volte contorto della politica internazionale,  Danilo Zolo rifletteva sull’idea di terrorismo, ricostruendo il dibattito nell’ambito della dottrina gius-internazionalistica e degli organismi internazionali intorno alla definizione del fenomeno, per delineare i contorni di un concetto, divenuto nel corso degli ultimi decenni sempre più presente nell’analisi politologica e sociologica. Zolo evidenziava come anche dal dibattito teorico emergesse quanto fosse sfuggente, a fronte di una pretesa ovvietà, il concetto di terrorismo, poiché la definizione di quando un’azione violenta sia terroristica e quando non lo sia non può prescindere dal punto di vista politico, ideologico, religioso dal quale si analizza un determinato evento[2].  Soprattutto però Zolo richiamava l’attenzione su come oggi sia ormai impossibile distinguere violenza terroristica da violenza militare, perché gli elementi che in qualche modo rendevano la seconda, almeno in certe circostanze, ‘legittima’ sono da tempo venuti meno.

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https://www.lafionda.org/2023/11/03/la-cultura-giuridica-sullorlo-dellabisso-legittimare-il-diritto-alla-vendetta/

3 novembre 2023. Zerocalcare: A proposito di Lucca e di tutto il resto

continuazione e fumetto in
https://www.internazionale.it/reportage/zerocalcare/2023/11/03/zerocalcare-lucca-comics-fumetto

3 novembre 2023. Proteggere i bambini di Gaza

RICHARD HORTON – LANCET e SALUTE INTERNAZIONALE.INFO È stato un errore da parte del rappresentante israeliano all’ONU, Gilad Erdan, affermare, dopo che l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato una risoluzione che chiedeva una “tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata che conduca alla cessazione delle ostilità”, che l’ONU “non detiene più nemmeno un grammo di legittimità o rilevanza”. È stato un errore per Erdan, pochi giorni prima, chiedere le dimissioni di António Guterres, dopo che il segretario generale dell’ONU, pur condannando senza riserve gli attacchi terroristici di Hamas, aveva anche sostenuto che quegli attacchi “non sono avvenuti nel vuoto”. Ed è stato un errore da parte del governo israeliano ritirare i visti di viaggio per i funzionari delle Nazioni Unite, compreso quello del coordinatore umanitario delle Nazioni Unite. Quando la guerra di Israele contro Hamas sarà finita, israeliani e palestinesi dipenderanno dalle Nazioni Unite e dalle sue agenzie specializzate, come l’OMS, per proteggere la vita di coloro che restano, per ripristinare i servizi di base e per ricostruire le infrastrutture che sono state distrutte. Le Nazioni Unite sono solitamente estremamente prudenti quando si tratta di discutere pubblicamente con gli Stati membri. Quando l’ONU si esprime pubblicamente, lo fa per una ragione. La Carta delle Nazioni Unite inizia con le parole “Noi, i popoli”. È stato per conto dei popoli del mondo, non dei suoi presidenti e primi ministri, che è stata creata l’ONU. Sono i cittadini degli stati membri, non i loro leader politici, ai quali l’ONU è in ultima analisi responsabile. Quando il Segretario Generale delle Nazioni Unite parla e quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite vota, una nazione saggia dovrebbe ascoltare attentamente.
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https://www.saluteinternazionale.info/2023/11/proteggere-i-bambini-di-gaza/

1 novembre 2023. “Dietro la guerra c’è sempre il denaro”, parla Emiliano Brancaccio

«Le attuali tensioni belliche sono alimentate dai problemi di competitività e debito estero dell’economia americana che hanno portato alla svolta protezionista degli Usa. La guerra è prosecuzione del capitalismo con altri mezzi»

UMBERTO DE GIOVANNANGELI – UNITA.IT La guerra e il suo costante intreccio con le dinamiche economiche che spesso la determinano. Dall’Ucraina a Gaza. Esistono condizioni economiche per la pace? Un tema di scottante attualità. L’Unità ne discute con Emiliano Brancaccio, docente di politica economica presso l’Università del Sannio, esponente delle cosiddette scuole di pensiero economico critico e protagonista di numerosi dibattiti a due con esponenti di vertice dell’accademia e delle istituzioni internazionali, dal premio Nobel Vernon Smith all’ex capo economista del FMI Olivier Blanchard. Brancaccio è anche autore di un libro recente dal titolo La guerra capitalista, pubblicato da Mimesis…

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https://www.unita.it/2023/11/01/dietro-la-guerra-ce-sempre-il-denaro-parla-emiliano-brancaccio/

29 ottobre 2023. Sterminare tutte le bestie
Chris Hedges – cambiailmondo.org

Tutti i progetti coloniali dei coloni, compreso Israele, raggiungono un punto in cui abbracciano il massacro e il genocidio all’ingrosso per sradicare una popolazione nativa che si rifiuta di capitolare.

Durante l’assedio di Sarajevo, quando lavoravo per il New York Times, non abbiamo mai sopportato il livello di bombardamenti a tappeto e il blocco quasi totale di cibo, acqua, carburante e medicine che Israele ha imposto a Gaza. Non abbiamo mai sopportato centinaia di morti e feriti al giorno. Non abbiamo mai sopportato la complicità della comunità internazionale nella campagna di genocidio serba. Non abbiamo mai sopportato che Washington intervenisse per bloccare le risoluzioni sul cessate il fuoco. Non abbiamo mai sopportato le massicce spedizioni di armi dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali per sostenere l’assedio. Non abbiamo mai sopportato i resoconti della stampa da Sarajevo che venivano regolarmente screditati e respinti dalla comunità internazionale, nonostante 25 giornalisti fossero stati uccisi durante la guerra dalle forze serbe assedianti. Non abbiamo mai sopportato che i governi occidentali giustificassero l’assedio come il diritto dei serbi a difendersi, anche se le forze di pace dell’ONU inviate in Bosnia erano in gran parte un gesto di pubbliche relazioni, inefficace a fermare il massacro fino a quando non sono state costrette a rispondere dopo il massacro di 8.000 uomini e ragazzi bosniaci a Srebrenica.

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https://cambiailmondo.org/2023/10/29/sterminare-tutte-le-bestie/

24 ottobre 2023. Gaza: l’impotenza dell’ONU è una tragedia nella tragedia
Paolo Soldini – strisciarossa.it

Prendiamo due immagini, una molto nota, l’altra molto recente. La prima è la stretta di mano tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat al cospetto di Bill Clinton sul prato della Casa Bianca il 13 settembre del 1993, subito dopo la firma degli accordi di Oslo. La seconda è quella di António Guterres, Segretario generale dell’ONU di pochi giorni fa: da una parte la sbarra abbassata del valico di Rafah tra l’Egitto e la striscia di Gaza, dall’altro la lunghissima colonna dei camion degli aiuti umanitari bloccata e lui in mezzo ad invocare, impotente, un cessate il fuoco in nome di una disperata ragionevolezza.

Potremmo aggiungerne un’altra, di immagine, collocata più o meno nel 2003 o nel 2004, quindi dieci anni dopo quella del giardino della Casa Bianca e venti anni prima dell’inascoltato appello di Guterres. Si tratta di una grande mappa della Cisgiordania che copre un’intera parete del consolato italiano a Gerusalemme ovest. Un diplomatico – forse l’attaché militare – la mostra a una delegazione arrivata per portare aiuti raccolti dal Comune di Roma per l’ospedale di Betlemme spiegando perché gli accordi di Oslo “non potranno funzionare mai”. La mappa è un puzzle di colori: il verde della zona A sotto l’autorità civile e di sicurezza dell’Autorità palestinese, il marrone della zona B dove l’autorità civile palestinese convive con le forze di sicurezza di Israele e il grigio della zona C, completamente sotto il controllo degli occupanti israeliani

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https://www.strisciarossa.it/gaza-limpotenza-dellonu-e-una-tragedia-nella-tragedia/

23 ottobre 2023. Non solo Gaza: piano di attacco in Libano bloccato dagli Usa, svela il NYT
Piero Orteca – remocontro.it

Rivelazioni New York Times. Esisteva un piano di attacco ‘preventivo’ delle forze armate di Gerusalemme nel Libano del sud, per schiacciare una volta per tutte le milizie di Hezbollah. Anche a costo di scatenare una guerra su due fronti, ma soprattutto col risultato (abbastanza certo) di tirare dentro il conflitto l’Iran sciita degli ayatollah e, a cascata, anche gli Stati Uniti. Che poi significa, in qualche modo, coinvolgere il resto dell’Occidente.

Il governo di Netanyahu non è mai stato né un modello di democrazia e manco di ‘unità nazionale’. E, nel variopinto assemblaggio della sua coalizione, qualcuno ha svelato a chi poteva intervenire ad impedirlo, le intenzioni molto aggressive dell’ala militare. Obiettivo, sfruttare l’occasione offerta dagli orrendi massacri di Hamas, per chiudere i conti, sul Golan e nel Libano del sud, anche con la storica spina nel fianco di Hezbollah. Fare quello che non era risuscito nella invasione del 2006. A elaborare la ‘blitzkrieg’, la guerra-lampo israeliana per liquidare le milizie sciite è stato il generale Gallant, attuale Ministro della Difesa, d’intesa, ovviamente col premier Netanyahu.

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https://www.remocontro.it/2023/10/23/non-solo-gaza-piano-di-attacco-in-libano-bloccato-da-biden-svela-il-nyt/

22 ottobre 2023. I bambini degli “altri”
Fausto Anderlini – Facebook

Migliaia di bambini e adolescenti infagottati nei sudari bianchi macchiati di sangue. Altre migliaia che giacciono feriti e amputati con le povere magliette di Messi, Ronaldo e Benzema. Gli stessi sogni, la stessa immaginazione di tutti i bambini. Eppure, presso i ‘nostri’, non destano lo stesso scalpore dei ‘nostri’. Quanto più trasporto per i piccoli profughi ucraini coi loro pelouches ripetutamente proposti dai media con straziante sottofondo musicale ! E quanta insistenza sui bambini ‘decapitati’ dei kibbuz ! Piuttosto, questi, piccoli esseri anonimi spersi nella massa informe, fanatica e brulicante dei barbari che li hanno generati. L’orda, la moltitudine senza volto che preme sull’occidente, l’eccesso demografico, bambini, giovani, adolescenti, frutto di copulazioni senza regola, istinto senza affetto, che lo accerchia, lo attacca. La folla immane, primitiva e meramente primordiale governata da autocrazie feroci che preme sul mondo libero popolato di individui. Disumani versus iperumani.

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https://www.facebook.com/fausto.anderlini/posts/pfbid02Su6dpLiZS6ZgLWT9CTUgj9WPTQzmhs3GpzdurxaWwXe6pHgkKBiH1AHpZ6ygn5ZHl

22 ottobre 2023

Le migliori opere a fumetti che raccontano il conflitto tra Israele e Palestina
Diana Principe – wired.it

Il conflitto tra Israele e Palestina è uno dei nodi più complessi da sciogliere della storia contemporanea, oggi con conseguenze più drammatiche che mai. Se l’arte è spesso al servizio della storia, e la letteratura e il giornalismo sono strumenti fondamentali per comprendere il reale, il fumetto può collocarsi in un’intersezione unica. Così, negli anni, molti autori israeliani, palestinesi e occidentali hanno fornito il loro punto di vista sotto forma di graphic novel o reportage a fumetti. Raccontando e illustrando la storia e le storie di Israele, della striscia di Gaza, di Gerusalemme.

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https://www.wired.it/gallery/israele-palestina-conflitto-origini-racconto-fumetti-graphic-novel-titoli/

21 ottobre 2023. Biden ammette: “Abbiamo sbagliato”. I consigli degli Usa a Israele – L’approfondimento di Caracciolo

Lucio Caracciolo per Limes

21 ottobre 2023. E se Hamas avesse colpito non i giovani nel deserto ma i coloni in Cisgiordania?
Adriano Sofri – Piccola Posta

Bufere che si sentono arrivare e domande che da due settimane ci tormentano: cosa avremmo fatto se l’obiettivo del terrorismo non fossero stati i civili?

Non c’è ricatto più possente della guerra. Le guerre arruolano chi le ha auspicate, chi crede che siano giuste, chi pensa che siano inevitabili. Motivazioni che vanno dalle spregevoli alle ragionevoli, lungo una amplissima gamma. Alle guerre alcuni si rifiutano, e anche loro per le ragioni più diverse.  Poi c’è un modo di aderire alle guerre senza una volontà di aderire, senza una scelta di sabotare, e piuttosto per una rassegnazione a un destino non voluto e tuttavia accettato. La guerra del ’14-’18 fu la più esemplare. Ci furono volontari immuni da ogni fascinazione bellicosa o ideologica, nazionalista, mossi invece dalla ripugnanza a sentirsi imboscati, dal sentimento angosciato di doversi unire al destino della propria generazione, della parte in cui si era stati seminati nella geografia del mondo. Questa solidarietà triste, avversa alle fanfare, con il proprio prossimo – i maschi della propria leva, della propria città, del proprio paese – arrivava a vedere nel nemico in carne e ossa, quello della trincea di fronte, quello del corpo a corpo micidiale, il proprio fratello, e ad annunciare già la lotta comune una volta che la guerra fosse finita, fra i sopravvissuti. Era, è, una versione lontana dalla guerra “lavacro di sangue”, “igiene del mondo”, e d’altra parte dall’ “inutile strage”. Era piuttosto la persuasione di una strage che il futuro forse avrebbe riscattato, al più alto prezzo, e comunque di una bufera tragica che sospendeva inesorabilmente la volontà degli individui. 

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https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2023/10/21/news/e-se-hamas-avesse-colpito-non-i-giovani-nel-deserto-ma-i-coloni-in-cisgiordania–5812229/

21 ottobre 2023. Israele e Palestina: due Stati, uno, o nessuno?
Guido Viale – pressenza.com

Non è vero che Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente. Lo è solo nel suo ordinamento giuridico, che prevede un Parlamento elettivo e un governo eletto dal Parlamento, ma di fatto è una repubblica razzista (“Stato ebraico”, cioè degli ebrei), militarista (armato fino ai denti, compresa l’atomica, anche se protetto dalle eventuali atomiche altrui, che ucciderebbero, insieme ai bersagli ebrei, anche milioni di arabi), che pratica apartheid e stragi (di un’organizzazione non statuale diremmo “terrorista”, come lo erano le organizzazioni armate ebraiche prima di costituirsi in Stato).

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https://www.pressenza.com/it/2023/10/israele-e-palestina-due-stati-uno-o-nessuno/

20 ottobre 2023. A sud di Wadi Gaza
Altea Pericoli – ilcaffegeopolitico.net

(…) “Dovete evacuare immediatamente le vostre case e dirigervi a sud di Wadi Gaza”. Con queste parolevenerdì 13 ottobre le Autorità israeliane hanno ordinato alla popolazione residente a nord della Striscia di Gaza di evacuare il territorio e dirigersi a sud di Wadi Gaza, una riserva naturale che divide la parte nord dalla parte sud della Striscia (figura 1).
Dopo le operazioni di Hamas del 7 ottobre, Israele ha iniziato a bombardare l’area a nord di Gaza e non solo. Israele ha intensificato i bombardamenti sull’area di Gaza City e Gaza Sud che non è rimasta una “safe zone” per i civili come avrebbe dovuto. La mappa prodotta da ACLED (figura 2) mostra la localizzazione degli attacchi di Israele dal 7 al 18 ottobre con un numero di morti stimati pari a 3.785 di cui 1.524 bambini e mille donne (dati del Ministero della Sanità palestinese riportati da Reuters in 19 ottobre).
Il governatorato di Rafah e di Khan Yunis a sud, e quello di Dayr al-Balah nella regione centrale sono stati colpiti tra il 16 e il 17 ottobre, con circa 100 morti a Khan Yunis, tra i quali palestinesi evacuati dal nord della Striscia. I bombardamenti hanno colpito strutture civili e campi profughi, inclusa una scuola costruita dalle Nazioni Unite nel campo profughi di al-Maghazi. Uno dei comandanti militari di Hamas è rimasto ucciso il 16 ottobre nel campo profughi di Bureij (Gaza centrale) (…)

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https://ilcaffegeopolitico.net/978322/a-sud-di-wadi-gaza

17 ottobre 2023. L’abiezione di Hamas non abolisce la proporzionalità
Adriano Sofri – Piccola Posta

Caro Claudio Cerasa. Ci sono frasi piene di senso, che pronunciamo con convinzione, insieme. Poi viene voglia di pensarci su. Hamas, diciamo, abusa anche della gente di Gaza come di scudi umani, oltre che degli ostaggi rapiti. Ci fermiamo qua? Qual è la conseguenza? Tu hai intitolato: “I civili di Gaza sono tutti sulla coscienza di Hamas”. Ma non è così, non solo. Se fosse così, non esisterebbe la questione degli scudi umani. Hamas non ce l’ha la coscienza, e se ce l’ha è diversissima dalla nostra, oltre che dal famoso diritto internazionale. Ho scorso quello che se ne dice: nell’art. 28 della Quarta Convenzione di Ginevra, nell’art. 51 del Primo Protocollo Addizionale, nell’art. 8 dello Statuto della Corte penale internazionale, o in documenti meno universali, come il Manuale sul diritto di guerra del dipartimento di stato americano (2015). Antico come il mondo, cioè come la guerra, l’impiego di scudi umani si è moltiplicato via via che cresceva la capacità di risonanza dei mezzi di informazione.

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https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2023/10/17/news/l-abiezione-di-hamas-non-abolisce-la-proporzionalita–5792917/

18 ottobre 2023. Israele, ovvero il colonialismo del diritto
Chiara Cruciati – jacobinitalia.it

Quella che lo stesso Netanyahu ha definito operazione di «vendetta» contro la gente della Striscia di Gaza è l’ennesima violazione del diritto internazionale. Un tale svilimento delle regole avrà conseguenze difficili da immaginare

È successo pochissime volte nella storia recente che il mondo – opinioni pubbliche, governi, istituzioni internazionali – assistesse in diretta tv e social a una violazione tanto ampia del diritto internazionale nell’arco di un tempo così breve.

È trascorsa poco più di una settimana dal 7 ottobre scorso, dalla brutale e criminale azione di Hamas in territorio israeliano (1.400 uccisi, migliaia di feriti, un numero di ostaggi ancora indefinito, dai 199 dichiarati due giorni fa dal governo di Tel Aviv ai 220 rivendicati dal movimento islamico). Un’azione che, dicono in molti, ha il potenziale di cambiare il volto del Medio Oriente, di certo della questione israelo-palestinese; un atto terroristico nel momento in cui ha preso di mira una popolazione civile e non dei combattenti, secondo quanto dettato dalla legge internazionale di guerra e dalle norme che dettano le forme e le modalità della resistenza a un’occupazione illegittima.

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https://jacobinitalia.it/israele-ovvero-il-colonialismo-del-diritto/

17 ottobre 2023. Disastro Gaza, assaggi di terrorismo sciolto, e anche l’economia trema
Piero Orteca – remocontro.it

Una sorta di ‘globalizzazione della guerra’. Come se non bastasse quella, in Ucraina ora la nuova crisi mediorientale a scuotere equilibri geopolitici ed economici già precari. Rischio di un Occidente minoritario tutto filo Israele, lasciando a Russia e Cina la tutela dei legittimi a disattesi diritti palestinesi. Significativo l’arrivo, poche ore fa, di Putin a Pechino.
A sottolineare come l’Occidente unipolare americano sia incapace di stabilizzare i conflitti che si aprono o si rinnovano, su scala planetaria, a rendere complicati tutte le strategie sul futuro del mondo, sia umano che economico.

Ora anche la potenziale minaccia di terrorismo diffuso. Mentre la tragedia di Hamas in Israele fa crescere a dismisura la vendetta su Gaza. Una sorta di ‘immediata globalizzazione della guerra’. Come se già non bastasse quella, devastante, in Ucraina. E ora la nuova crisi mediorientale, sta già colpendo, pesantemente, anche i mercati internazionali. I numeri, per ora, dicono poco. Ma le ‘aspettative’, che poi sono quelle che indirizzano le scelte future, cominciano a diventare pessimistiche, anzi, cupe.

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16 ottobre. Piangiamo le vittime civili, tutte
Jeremy Corbyn – jacobinitalia.it

«Ancora amarezza. Ancora odio. Altri problemi arriveranno strada facendo». Nel luglio 2023, ho parlato in Parlamento dopo che le forze di difesa israeliane hanno condotto la più grande operazione militare in Cisgiordania dal 2002. Il loro obiettivo era il campo profughi di Jenin, che ospita più di quattordicimila persone, che vivono in meno di mezzo chilometro quadrato. In uno spazio così densamente popolato, non esistono attacchi mirati. Vennero uccisi dodici palestinesi, tra cui cinque bambini, e più di cento rimasero feriti. Ho chiesto ai parlamentari di tutti gli schieramenti della Camera dei Comuni di considerare non solo il costo umano immediato di questo attacco, ma anche la reazione a catena di miseria e terrore che avrebbero scatenato.

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12 ottobre 2023. Cosa c’è nella Striscia di Gaza oltre a Gaza

Diverse altre città e cittadine, tutte piuttosto povere e isolate, verso le quali stanno arrivando i palestinesi in fuga dal nord

La Striscia di Gaza, il territorio palestinese che Israele sta bombardando da giorni per ritorsione contro l’enorme attacco subito sabato dal gruppo radicale Hamas, prende il nome della sua città più grande e popolata, Gaza. Ma all’interno del territorio della Striscia esistono diverse altre città, più piccole e meno urbanizzate, soprattutto nella sua zona centrale e meridionale.
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https://www.ilpost.it/2023/10/14/striscia-di-gaza-altre-citta/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche

12 ottobre 2023. La Palestina tra empietà e disperazione: restare umani
Sergio Labatae – volerelaluna.it

Conviene partire dalle evidenze. Sono anche molto semplici e mi chiedo come sia possibile, di fronte alla tragedia cui stiamo assistendo, non mettersi d’accordo su due evidenze che, in quanto tali, non dovrebbero prestarsi a strumentalizzazioni (per esempio, il loro ordine è semplicemente cronologico, dalla più alla meno recente) e dovrebbero essere riconosciute negli interlocutori, per una sorta di preventiva carità ermeneutica.La prima evidenza è che nessuno, a meno di non aver perduto qualunque senso d’umanità, può giustificare o legittimare l’empietà dell’azione rivendicata da Hamas.

Certo, mi rendo conto che a partire da questa evidenza si aprono tante controversie giuridiche: è un atto di guerra? è un atto di terrorismo (come sostiene, per esempio, Luigi Ferrajoli) Personalmente parlerei di crimine di guerra. Ma l’evidenza non appartiene in questo caso all’ordine giuridico, ma a quello etico. L’evidenza è l’empietà, non trovo altro termine adatto. La seconda evidenza è la disperazione di un popolo oppresso. Siamo dinanzi a una situazione che, con la colpevole complicità dei “potenti del mondo”, ha visto negli anni la volontà di potenza deòòo Stato di Israele costringere un intero popolo a vivere come in una trappola per topi, via via sempre più soffocante e contro ogni diritto non supposto ma riconosciuto. E le scelte dell’ultimo Governo israeliano hanno di fatto tolto qualunque spiraglio di speranza a quelle persone (spiraglio che, per usare un eufemismo, non sarà di certo riaperto dalla sventurata empietà di Hamas).

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10 ottobre 2023. Occhio per occhio e tutto il mondo è cieco
Franco Bifo Berardi – effimera.org

«Atalya lo guardò in tralice, dalla chaise long, e come sputando le parole tra le labbra disse: Volevate uno stato? Volevate l’indipendenza? Bandiere e divise e banconote e tamburi e trombe. Avete sparso fiumi di sangue innocente avete sepolto un’intera generazione. Avete cacciato centinaia di migliaia di arabi dalle loro case, avete spedito navi intere di immigrati sopravvissuti a Hitler dritto dal capannone di accoglienza ai campi di battaglia. Tutto per avere qui uno stato di ebrei. E guardate che cosa avete ottenuto.”»

(Amos Oz: Giuda Feltrinelli, 2014 pagina 200)

Il pogrom organizzato da Hamas (di un pogrom infatti si tratta, non di un’azione di guerra) non si è rivolto contro lo stato di Israele, contro l’esercito di Israele, ma contro i ravers, le donne, le comunità dei villaggi. Si è trattato di un’azione abominevole, ma non la possiamo condannare senza al tempo stesso comprendere il contesto in cui è maturata. Questo contesto è la vendetta di tutti contro tutti. Questo contesto è una guerra frammentaria e globale in cui si scontrano ormai soltanto nazisti contro nazisti.

È il frutto avvelenato della vittoria del nazionalismo contro l’internazionalismo.

Dal 7 agosto del 2023 ho cominciato a tenere il conto delle aggressioni dei coloni israeliani contro i contadini palestinesi e delle violenze dei soldati di Tsahal contro i giovani rinchiusi nei territori occupati o nel campo di concentramento di Gaza, e delle profanazioni degli ultra-ortodossi contro i luoghi sacri agli islamici sulla Spianata delle Moschee.

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https://effimera.org/occhio-per-occhio-e-tutto-il-mondo-e-cieco-di-franco-berardi-bifo/

1 giugno 2022. Fotografie 1962-1967 – MonFest / Lisetta Carmi: viaggio in Israele e Palestina
Carola Allemandi – doppiozero.com

Lisetta Carmi è da sempre presente negli strati più sotterranei delle coscienze che si nutrono di cultura fotografica: la si lega soprattutto al lavoro sui travestiti genovesi, o ai ritratti di Ezra Pound, ma ben poco ci si sofferma sul retroscena di questo personaggio storico. Definire Lisetta Carmi un “personaggio” non è un azzardo eccessivo: oltre che fotografa e prima ancora pianista di fama internazionale, la sua ricerca esistenziale, prima che fotografica, ha sempre trovato radici in una spinta furibonda che l’ha gettata per decenni fra le braccia di uomini e popoli interi per dar loro un volto e una parola, sebbene col muto mezzo fotografico.  

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https://www.doppiozero.com/lisetta-carmi-viaggio-in-israele-e-palestina

4 agosto 2014. Noam Chomsky: L’incubo di Gaza

Lo scopo di tutti gli orrori a cui stiamo assistendo durante l’ultima offensiva israeliana contro Gaza è semplice: tornare alla normalità.

Per la Cisgiordania, la normalità è che Israele continui a costruire insediamenti e infrastrutture illegali per inglobare nel suo territorio tutto quello che ha un minimo di valore, lasciando ai palestinesi i luoghi meno vivibili e sottoponendoli a repressioni e violenze. Per Gaza, la normalità è tornare a una vita insopportabile sotto un assedio crudele e devastante che non consente nulla di più della mera sopravvivenza.

La scintilla che ha provocato l’ultimo attacco israeliano è stato il brutale assassinio di tre ragazzi di un insediamento della Cisgiordania occupata. Un mese prima, a Ramallah erano stati uccisi due ragazzi palestinesi, ma la loro morte aveva fatto poco scalpore. Cosa comprensibile, visto che è la norma. “Il disinteresse istituzionalizzato di tutto l’occidente non solo ci aiuta a capire perché i palestinesi ricorrono alla violenza”, dice l’esperto di questioni mediorientali Mouin Rabbani, “ma spiega anche l’ultimo attacco di Israele contro la Striscia di Gaza”.

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https://www.internazionale.it/opinione/noam-chomsky/2014/08/04/lincubo-di-gaza

14 settembre 2011. Ascoltare la Palestina. Babel: Festival di letteratura e traduzione
Maria Nadotti – doppiozero.com

Giunto senza anchilosarsi alla sua sesta edizione, Babel è un festival di letteratura e traduzione che ha scelto di porsi come sito di ‘lavori in corso’, struttura aperta di incontro e di scambi, luogo dove esercitare l’arte dell’ascolto. Ogni anno un paese, con le sue lingue e le sue culture, la sua stratificata e contraddittoria esperienza storica, la sua inquieta quotidianità, è invitato a raccontarsi attraverso la voce dei suoi narratori e dei suoi artisti: romanzieri, poeti, pittori, disegnatori, fotografi, musicisti, filmmaker, uomini e donne di teatro, saggisti.

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https://www.doppiozero.com/ascoltare-la-palestina-babel-festival-di-letteratura-e-traduzione