1869

1° gennaio: entra in vigore la nuova tassa sulla macinazione dei cereali. Moti e rivolte si diffondono in tutta Italia.
L’Emilia Romagna è l’epicentro di queste proteste. Manifestazioni per la sospensione della tassa si svolgono a Sant’Agata, Pian del Voglio, Castelmaggiore, Bentivoglio, San Giovanni in Persiceto e Medicina. Il 3 e 4 gennaio ci sono agitazioni a Camugnano, Serravalle, Praduro e Sasso (oggi Sasso Marconi ndr), Castel d’Aiano, Tavernola, Castiglione, Lizzano, Pianoro, Budrio e Minerbio. A Castenaso 3.000 contadini impongono la riapertura dei mulini. Tumulti si verificano a Santa Maria in Duno, Castelmaggiore, Molinella, Ozzano e San Lazzaro. Il 5 è in subbuglio tutta la pianura bolognese: a Castel San Pietro sono uccisi 4 contadini. A Bentivoglio confluiscono contadini da San Giorgio di Piano, Minerbio, Baricella, Altedo, Malalbergo. In molti centri le manifestazioni continuano anche nei giorni successivi.
Le truppe occupano i vari comuni: a San Pietro in Casale sono accolte a fucilate. Il 6 i contadini ottengono la riapertura forzata dei mulini di Caprara sopra Panico, Bagni della Porretta, Casio e Casola, Savigno e Camugnano. Il giorno dopo di quello di Pian del Voglio.
Il giorno 7 ci sono manifestazioni a Sala, Bagno, Padulle, Bazzano, Sant’Agata, Anzola, Bazzano, Castel d’Argile, Crespellano, Calcara. Al Trebbo, i contadini impongono al mugnaio di macinare. Manifestanti del Poggetto entrano in Pieve di Cento, invadono il municipio e bruciano i registri dell’anagrafe. A San Giovanni in Persiceto, chiamati dal suono delle campane, si radunano alcune migliaia di manifestanti, armati di fucili e attrezzi agricoli, invadono il municipio, devastandolo. Per le strade si urla: “abbasso il macinato, abbasso il re”, “viva Pio IX”. Altre manifestazioni si svolgono l’8 a Sant’Agata e l’11 a Casalecchio. A Imola i mulini restano chiusi. Per tutto il mese scoppiano moti in vari paesi della provincia. L’11 febbraio a Pianoro manifestano le donne. Dovunque interviene duramente la truppa. A Pian del Voglio sono uccisi 5 dimostranti. Gli arrestati nelle varie fasi della lotta sono centinaia.

Manifestazioni e tumulti nel parmense, nel reggiano, in provincia di Torino e di Firenze. Tra il 2 e il 5 gennaio si manifesta anche in provincia di Cremona, Pavia, Piacenza, Modena, Venezia, Vicenza, Cuneo, Verona, Arezzo, Lucca, Rovigo e in Carnia. A Portogruaro (Venezia) folti gruppi di contadini manifestano al grido di “a morte i signori”“via Pio IX”“viva la religione”.
I moti hanno carattere spontaneo. Un po’ ovunque è il clero a soffiare sul fuoco: i contadini dal nuovo Stato non hanno ricevuto l’affrancamento dai servaggi feudali, ma l’imposizione, invece, di nuove tasse.

Parma esplodono disordini. La repressione porta alla chiusura de Il Presente e all’arresto dei suoi tre direttori Arisi, Caprara e Ostacchini per il loro presunto sostegno alla causa dei rivoltosi.