1943 Luglio – Dicembre

Lugliofronte russo, riprende la controffensiva sovietica.

Poderoso attacco americano nel Pacifico meridionale. Riconquistate buona parte delle Isole Salomone e delle Gilbert.

Luglio – agostoModena, falliscono alcuni tentativi di riorganizzazione sindacale in città e a Mirandola. Scoppiano diverse agitazioni e scioperi spontanei come all’officina meccanica Giusti. Sono tutti repressi dalle forze dell’ordine.

LuglioSpilamberto (Mo), i lavoratori della SIPE entrano in sciopero e cercano di dare vita ad un corteo. Intervengono duramente le forze dell’ordine che effettuano numerosi arresti.



2 luglioMilano, si costituisce il Comitato clandestino delle opposizioni. Ne fanno parte Giovanni Gronchi (DC), Lelio Basso (Mup), Riccardo Lombardi (Pd’A), Concetto Marchesi (Pci), Roberto Veratti (Psi), Leone Cattani (Pli).



5 luglioAlfonsine (Ra), una squadra addetta alla trebbiatura scende in sciopero per protestare contro le precarie condizioni alimentari. Quattro braccianti sono arrestati e resteranno in carcere fino alla fine del conflitto

10 luglioSicilia, gli alleati sbarcano sull’isola. In meno di un mese occuperanno tutta la Sicilia.      
Tra i soldati americani che sbarcano in Sicilia ci sono anche i boss ma­fiosi Vito Genovese e Lucky Luciano. Un gruppo di agenti dell’Oss, guidato da Max Corvo, Vincent Scamporino e Victor Anfuso, sbarca a Favignana e libera dal carcere un gruppo di mafiosi. Calo­gero Vizzini a capo della mafia. Il governo militare al­leato no­mina i sindaci siciliani: nel 90 per cento dei casi si tratta di boss mafiosi. Max Mu­gnani, noto traffi­cante di stupefacenti, è nominato responsabile dei magaz­zini farma­ceutici americani in Sicilia.

12 luglioMosca, il generale Friedrich von Paulus, già comandante delle truppe tedesche a Leningrado, forma il comitato Germania Libera.

Canicattì (Ag), i tedeschi in ritirata uccidono brutalmente sei cittadini: Giuseppe Iacolini, 18 anni, bracciante; Salvatore Lo Sardo, 19 anni, contadino; Giuseppe Piccolo, 54 anni, bracciante; Calogero Lauricella, 56 anni, bracciante; Carmelo Di Bella, 39 anni, contadino; Pietro Frangiamone, 66 anni, contadino. Presumibilmente responsabili furono soldati appartenenti alla 15° Divisione Panzergrenatier Sizilien al comando del generale Eberhart Rodt. 

14 luglioPiano Stella di Biscari (oggi Acate, Rg), soldati della 7a Armata al comando del generale Patton, uccidono senza motivo 76 prigionieri di guerra italiani e tedeschi

+Canicattì (Ag), un ufficiale americano uccide otto civili dopo che i suoi soldati si erano rifiutati di fucilarli. Conquistata Canicattì, le truppe statunitensi ricevettero un rapporto che diceva che i civili stavano saccheggiando una fabbrica bombardata, riempiendo secchi con i prodotti della fabbrica: cibo e sapone liquido. Verso le 18 il tenente colonnello Herbert McCaffrey, il governatore militare di Palermo e alcuni agenti della polizia militare arrivarono in fabbrica. McCaffrey sparò sulla folla dopo che la stessa era riuscita a disperdersi e che gli stessi soldati americani si erano rifiutati di aprire il fuoco. Almeno otto civili, tra cui una bambina di undici anni, furono uccisi, ma il numero esatto di vittime è incerto. McCaffrey non è mai stato accusato di alcun reato che riguardi la strage. Morì nel 1954. La strage è rimasta praticamente sconosciuta finché fu pubblicata la testimonianza di Joseph S. Salemi, professore della New York University, il cui padre aveva assistito al massacro

15 luglioRoma, il Re incontra Badoglio per sondare la sua eventuale disponibilità ad assumere la guida del governo.

16 luglioRoma, Mussolini riceve De Bono, Farinacci, De Vecchi, Giuriati, Teruzzi, Bottai, Acerbo. I gerarchi criticano il Duce per il modo in cui ha gestito negli ultimi anni il potere e chiedono la convocazione del Gran consiglio del fascismo che non si è più riunito dal 1939.Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 

Bologna subisce il primo bombardamento aereo ad opera degli alleati. Colpita principalmente la periferia nord ovest della città. Le bombe cadono soprattutto in via Agucchi, colpendo case di operai e birocciai che lavorano la ghiaia e la sabbia del fiume Reno. I morti sono nove e una ventina i feriti. Il nuovo federale del fascio, Angelo Lodini, chiede con particolare veemenza al prefetto Guido Letta e al podestà Enzo Farnè l’applicazione delle norme per la difesa e la militarizzazione della città

Lentini (Siracusa), i tedeschi uccidono senza motivo i coniugi Carmelo Lombardo e Carmela Sapuppo, 44 e 46 anni. Feriti i due figli. L’azione intimidatoria è compiuta per mettere paura a tutti i civili della zona

17 luglio: primo bombardamento alleato su Reggio Emilia. Colpita soprattutto la zona periferica fuori porta Santo Stefano: 7 morti e 20 feriti.

Belpasso (Ct), tre soldati tedeschi entrano di prepotenza nell’abitazione di Maria Torcisi per lavarsi. Il figlio della donna, chiede ai soldati di non sporcare in terra, ma è preso di forza, portato fuori dall’abitazione e ucciso con un colpo di pistola alla testa

19 luglio: gli alleati bombardano per la prima volta Roma. Nel quartiere di San Lorenzo, adiacente lo scalo ferroviario, si registrano 3000 morti e alcune migliaia di feriti. Pio XII si reca sul luogo del massacro.
Per saperne di più https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/Umberto_Gentiloni_Silveri.pdf

Feltre, incontro Hitler e Mussolini. Nonostante le sollecitazioni esercitate dai vertici militari, Mussolini non compie nessun tentativo per prospettare l’uscita dell’Italia dal conflitto. Hitler s’impegna ad inviare altre truppe in Italia.

22 luglioRoma, Mussolini riceve Dino Grandi il quale gli prospetta il contenuto dell’ordine del giorno di critica al suo operato. Grandi chiede le dimissioni di Mussolini da ogni incarico, ma questi rifiuta affermando che le sorti della guerra non sono definitivamente compromesse.

23 luglio: gli alleati entrano a Palermo. Contemporaneamente viene diffuso un manifesto che chiede la costituzione di un governo provvisorio siciliano che avrebbe dovuto realizzare un plebiscito per sancire la separazione della Sicilia.

24 luglioRoma, alle ore 17.00, a Palazzo Venezia, inizia la seduta del Gran Consiglio del fascismo che deve decidere sulle proposte contenute nell’ordine del giorno preparato da Dino Grandi. Sono presenti: Benito Mussolini, capo del governo; Cesare Maria De Vecchi, quadrumviro; Emilio De Bono, quadrumviro; Carlo Scorza, segretario del Partito, Giacomo Suardo, presidente del Senato; Dino Grandi, presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni; Giacomo Acerbo, ministro delle Finanze; Carlo Pareschi, ministro dell’Agricoltura; Gaetano Polverelli, ministro della Cultura popolare; Enzo Galbiati, comandante della Milizia; Galeazzo Ciano, ambasciatore in Vaticano; Roberto Farinacci, membro di diritto; Giuseppe Albini, sottosegretario al ministero degli Interni, invitato personalmente da Mussolini; Edmondo Rossoni, ministro di Stato; Ettore Frattari, presidente della Confederazione degli agricoltori; Luciano Gottardi, presidente della Confederazione dei lavoratori dell’industria; Annio Bignardi, presidente della Confederazione degli industriali; Giovanni Balella, Confederazione degli industriali; Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del Pnf; Guido Buffarini Guidi, membro di diritto; Dino Alfieri, ambasciatore a Berlino; Alberto De Stefani, membro di diritto; Giuseppe Bottai, membro di diritto; Antonino Tringali-Casanova, presidente del Tribunale speciale; Giuseppe Bastianini, sottosegretario agli Esteri, invitato personalmente da Mussolini; Tullio Cianetti, ministro delle Corporazioni; Luigi Federzoni, presidente dell’Accademia d’Italia; Carlo Alberto Biggini, ministro dell’Educazione nazionale; Alfredo De Marsico, ministro di Grazia e giustizia. Nel corso della seduta, Dino Grandi presenta il suo ordine del giorno con il quale “invita il Capo del governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la nazione, affinché Egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria assumere, con l’effettivo comando delle Forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’art.5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta la storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra augusta Dinastia di Savoia”. Votano a favore Grandi, Federzoni, De Bono, De Vecchi, Ciano, De Marsico, Acerbo, Pareschi, Cianetti, Balella, Gottardi, Bignardi, De Stefani, Rossoni, Marinelli, Bottai, Alfieri, Albini, Bastianini. Contro: Scorza, Biggini, Buffarini Guidi, Galbiati, Frattari, Polverelli, Tringali Casanuova. Roberto Farinacci vota il proprio ordine del giorno, si astiene Suardo. Dopo la votazione, la riunione termina. Sono le 02.40.Vittorio Emanuele III si consulta con il nuovo capo di Stato maggiore, generale Vittorio Ambrosio e con il ministro della Real Casa Pietro Acquarone. La decisione di sostituire Mussolini è presa.

Roma, il massone Domenico Maiocco si reca da Bonomi per informarlo, su inca­rico del quadrunviro Cesare Maria De Vecchi, sugli scopi della riunione – ancora in corso – del Gran Consiglio. Maiocco è anche incaricato di chiedere a Bonomi se, dopo la caduta di Mussolini, è disposto a collaborare insieme ad alcune persona­lità di una non meglio preci­sata opposizione, con un governo formato dal gruppo Grandi, Bottai, Ciano.

Camaldoli, si conclude un incontro organizzato da esponenti di vari gruppi cattolici, con la pubblicazione del cosiddetto “Codice di Camaldoli”, sotto il titolo “Per la comunità cristiana, principi dell’ordinamento sociale”.

Violento bombardamento alleato su Bologna. Colpito soprattutto il centro cittadino. La notizia della caduta del fascismo arriva mentre i bolognesi stanno ancora rimuovendo le macerie di una città impaurita. Nel 1943 la città sarà bombardata altre quattro volte e sempre in pieno giorno. Nel 1944 i bombardamenti saranno 22 e nel 1945 sei. I bombardamenti alleati provocheranno la distruzione o il grave danneggiamento di 121.000 vani, pari al 43,2 per cento del totale disponibile all’inizio della guerra. Nei quartieri Lame e Bolognina e nelle altre zone adiacenti la stazione si arriverà al 90 per cento di distruzioni. Il numero esatto dei morti non fu mai reso noto in maniera ufficiale. Dalla pubblicazione ufficiale del Comune risultano complessivamente 2.510 “decessi per causa violenta di militari e civili per operazioni di guerra” dal 1° gennaio 1943 al 21 aprile 1945. Sono cifre però da prendere con molta attenzione.

25 luglioRoma, alle 03,30, dopo la conclusione della seduta del Gran Consiglio, Dino Grandi incontra Pietro Acquarone, ministro della Real Casa, per informarlo dell’esito della votazione e “lo pregò di dire al Re (…) che tutto ora dipendeva dalla rapidità e dal coraggio con cui si sarebbe agito”. Grandi consiglia la scelta, come capo del nuovo governo, del maresciallo Enrico Caviglia, “l’unico generale di intatto prestigio che abbiamo; è l’unico che sia sempre stato contro la guerra e contro il fascismo e per di più rispettosissimo degli inglesi (…)”.Alle 10,50, il generale Paolo Puntoni si reca dal Re trovandolo “tranquillo e sereno (…) Parliamo della situazione – ricorderà successivamente – e dalle parole di Sua Maestà mi è facile capire che ormai la situazione di Mussolini è stata decisa. Il sovrano affronterà il Duce domani, lunedì, durante la consueta relazione”.
A mezzogiorno esatto Mussolini riceve l’ambasciatore giapponese Hidaka, che chiede di conoscere, a nome del suo governo, la “situazione politica e militare dell’Europa”. Mussolini gli chiede a sua volta di comunicare al presidente Tojo che è “suo vivo desiderio” che egli appoggi presso Hitler la sua richiesta di giungere ad una pace separata con l’Unione sovietica in modo da concentrare tutto l’apparato bellico tedesco contro gli anglosassoni nel Mediterraneo.
Alle 12,15, il segretario personale di Benito Mussolini, Nicolò De Cesare, telefona al generale Puntoni per chiedere che il Re conceda udienza al Duce alle 17.00, in forma privata, a villa Savoia. Dopo essersi consultato con Vittorio Emanuele III, Puntoni conferma a De Cesare che il Re riceverà Mussolini secondo la sua richiesta. Telefona anche a Pietro Acquarone e gli dice che il Re lo attende a villa Savoia alle ore 16.00.Poco dopo mezzogiorno, il generale Ambrosio convoca nel suo ufficio il generale Angelo Cerica, comandante dell’Arma dei carabinieri (nominato solo tre giorni prima), e lo mette al corrente del piano di defenestrazione di Mussolini e della necessità di procedere al suo arresto. Alla sua domanda “siamo nel campo costituzionale o siamo fuori dalla legge?”, Ambrosio risponde: ”Nel campo costituzionale. L’ordine viene dal Sovrano”.
Pietro Badoglio riceve l’incarico di formare il nuovo governo, in un clima di stato d’assedio.
Ore 17, Mussolini si reca a Villa Savoia dove Vittorio Emanuele III terzo lo informa che è stato rimosso dall’incarico. All’uscita dal colloquio con il re, è arrestato e portato nella caserma dei carabinieri di via Legnano. Successivamente sarà trasferito a Ponza e poi a Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
Alle 22,15 di quel convulso 25 aprile, l’Agenzia Stefani dirama due comunicati: “Sua maestà il Re Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, Primo ministro segretario di Stato, presentate da Sua eccellenza il cavalier Benito Mussolini e ha nominato Capo del governo, Primo ministro segretario di Stato, Sua eccellenza il Cavaliere maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”. Questo, invece, il testo del secondo dispaccio: “Italiani, assumo da oggi il comando di tutte le forze armate. Nell’ora solenne che incombe sui destini della Patria, ognuno riprenda il suo posto di dovere, fede e di combattimento: nessuna deviazione deve essere tollerata, nessuna recriminazione può essere consentita. Ogni italiano si inchini dinanzi alle gravi ferite che hanno lacerato il sacro suolo della patria. L’Italia, per il valore delle sue Forze Armate, per la decisa volontà di tutti i cittadini ritroverà nel rispetto delle istituzioni che ne hanno sempre comportata l’ascesa, la via della riscossa. Italiani, sono oggi più che mai indissolubilmente unito a voi nell’incrollabile fede nell’immortalità della Patria. Firmato Vittorio Emanuele. Controfirmato: Badoglio”.
L’Agenzia Stefani trasmette poi il proclama di Badoglio: “Italiani, per ordine di Sua Maestà il Re Imperatore assumo il governo militare del Paese, con pieni poteri. La guerra continua. L’Italia, duramente colpita nelle sue province invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni. Si serrino le fila attorno a Sua Maestà il Re Imperatore, immagine della Patria, esempio per tutti. La consegna ricevuta è chiara e precisa: sarà scrupolosamente eseguita e chiunque si illuda di poterne intralciare il normale svolgimento, o tenti di turbare l’ordine pubblico, sarà inesorabilmente colpito. Viva l’Italia. Viva il Re. Firmato: Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”.Il governo presieduto dall’ex viceré d’Etiopia e duca di Adis Abeba, senatore dal 1919, è il 71° dalla promulgazione dello Statuto albertino. Inizia così il periodo di ordinamento provvisorio, che durerà fino al 1946 e permetterà allo Stato, nonostante la divisione territoriale imposta dal conflitto, di conservare la sua continuità costituzionale e giuridica. Fanno parte del nuovo governo (dal 25 luglio 1943 al 21 aprile 1944): Raffaele Guariglia (Esteri, poi sostituito da Badoglio), Umberto Ricci (Interno), Melchiade Gabba (Africa Italiana, poi sostituito da Badoglio), Gaetano Azzariti (Giustizia, poi sostituito da Ettore Casati), Domenico Bartolini (Finanze, poi sostituito da Guido Jung), generale Antonio Sorice (Guerra, poi sostituito dal generale Taddeo Orlando), ammiraglio Raffaele De Courten (Marina), generale Renato Sandalli (Aeronautica), Leonardo Severi (Pubblica Istruzione, poi sostituito da Giovanni Cuomo), Antonio Romano (lavori pubblici, poi sostituito da Raffaele De Caro), Alessandro Brizi (Agricoltura, poi sostituito da Falcone Lucifero, generale Federico Amoroso (Comunicazione, poi sostituito da Tommaso Siciliani), Leopoldo Piccardi (Lavoro, poi sostituito da Epicarmo Corbino), Guido Rocco (Cultura popolare, poi sostituito da Carlo Galli e successivamente da Giovanni Cuomo ad interim), Giovanni Acanfora (Scambi e valute, ministero poi soppresso) e Carlo Favagrossa (Produzione bellica)
http://www.senato.it/leg/-03/BGT/Schede/Governi/0027_M.htm
In tutta Italia ci sono manifestazioni spontanee di giubilo per la caduta di Mussolini. Il Partito fascista e la Milizia non organizzano alcuna reazione. Rappresentanti dell’antifascismo si riuniscono un po’ ovunque dando vita alle prime forme organizzate dell’opposizione. A Roma si costituisce il Comitato nazionale delle opposizioni. Rinasce il Pli con l’adesione di Croce, Einaudi, Bonomi e Ruini. Con molta lentezza iniziano le scarcerazioni dei detenuti antifascisti, mentre non viene ripristinata la libertà d’associazione. I partiti si trovano così ad operare, ancora, in un regime di semi clandestinità.

Roma, lo Stato maggiore diffonde le disposizioni per l’applicazione dei piani Op (ordine pubblico) che prevedono “il passaggio dei poteri di polizia e dei poteri civili all’autorità militare, con l’istituzione dei Tribunali militari”.Carmine Senise riprende il posto di capo della polizia, dal quale era stato destituito per ordine di Mussolini il 14 aprile 1943.Il segretario del Pnf, Carlo Scorza, si reca dal comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Angelo Cerica, per avere notizie su Mussolini e viene prima arrestato e poi rilasciato libero sulla parola, perché possa dare “gli ordini necessari perché gli italiani non si scannino fra loro”.

Roma, il comandante della Milizia Enzo Galbiati invia a Badoglio una lettera, nella quale afferma tra l’altro: “Accuso ricevuta del plico consegnatomi dal generale Ferone ed assicuro V.E. che la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (…) rimane fedele al sacro principio di servire la Patria”.

Roma, Ernst von Weizsacker, ambasciatore tedesco presso il Vaticano, scrive in una lettera alla famiglia che nel corso dei suoi incontri con i cardinali romani ha rilevato che “ciò che essi speravano è in prima linea un accordo tra Inghilterra e Germania a spese dei russi. Grande è la loro delusione che da parte inglese non si mostra disponibilità a questo scopo”.

Roma, Enno von Rintelen telegrafa a Berlino: “In tutti gli ambienti autorevoli, militari e politici, dopo le conversazioni del 19 luglio, si è molto scettici quanto alla capacità tedesca di aiutare a sufficienza l’Italia nella sua lotta per difendersi dall’invasore”.

Berlino, il diario di guerra dello Stato maggiore tedesco registra con soddisfazione che il generale Ambrosio, il 22 luglio, dopo l’incontro a Feltre del 19, abbia richiesto formalmente il trasferimento di due Divisioni germaniche nell’Italia settentrionale e quello della 29a Divisione motorizzata dalla Calabria alla Sicilia precisando che “è indispensabile che i rinforzi tedeschi inviati in Italia siano liberamente impiegati dal Comando supremo italiano”.
Nel corso della riunione con Hitler, dopo che si era avuta la conferma della nomina di Pietro Badoglio a capo del governo, il generale Alfred Jodl gli chiede: “Continueranno a combattere gli italiani?” . “Dicono che continueranno – risponde Hitler – dobbiamo tenere presente che questo è un aperto tradimento. Aspetto soltanto di sapere che cosa ne dice il Duce”.

Londra, in risposta ad una interrogazione parlamentare, il ministro degli Esteri Anthony Eden esclude la possibilità di un autogoverno della Sicilia pur riconoscendo la validità dell’azione politica svolta a favore degli alleati dal comitato presieduto da Andrea Finocchiaro Aprile.

Washington, il presidente americano Roosevelt scrive a Churchill: “La popolazione italiana deve essere trattata bene, ma il capo dei diavoli (Mussolini – ndr) deve esserci consegnato insieme con i principali complici dei suoi crimini”. Nella stessa giornata, Churchill invia la sua risposta: “Se i capi fascisti cadessero nelle nostre mani decideremo come trattarli consultandoci con gli Stati uniti e, dopo esserci accordati con loro, con l’Unione sovietica. Qualcuno potrebbe preferire una esecuzione immediata e senza processo, salvo che per scopi di identificazione. Altri preferirebbero che fossero segregati fino alla fine del conflitto in Europa e che la loro sorte fosse decisa insieme con quella degli altri criminali di guerra. Personalmente sono abbastanza indifferente su questo punto, purché nessun solido vantaggio militare sia sacrificato a una vendetta immediata”.

25 – 27 luglio: il Partito d’azione pubblica tre numeri di Italia libera e una edizione straordinaria del quindicinale Giustizia e libertà

26 luglioBerlino, su ordine personale di Hitler, il generale Alfred Jodl dispone la ripresa dell’Operazione Alarico che era stata accantonata dopo il convegno di Feltre del 19 luglio. L’operazione era stata progettata alla fine di maggio dal comando del Gruppo armate ovest e prevedeva l’afflusso in Italia di due divisioni corazzate e sei di fanteria, più due di paracadutisti in caso di colpo di stato, per il controllo dei più importanti passi alpini, oltre al disarmo delle truppe italiane in Francia (quattro divisioni). Il 4 giugno, Hitler aveva approvato “in linea di massima le intenzioni e le proposte del Gruppo di armate ovest per Alarico”.

Roma, emessa la Circolare Roatta che impone ai reparti dell’esercito il massimo rigore nella repressione e sottolinea che “Qualunque pietà e riguardo nella repressione è un delitto, poco sangue versato inizialmente risparmierà fiumi di sangue in seguito. Perciò ogni movimento deve essere inesorabilmente stroncato in origine. Siano abbandonati i sistemi antidiluviani quali i cordoni, gli squilli, le intimazioni, la persuasione (…) I reparti abbiano i fucili a pronti e non a bracciarm. Muovendo contro i gruppi di individui che turbino l’ordine pubblico (…) si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglierie senza preavviso come se si procedesse contro truppe nemiche. Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire come in combattimento”.Consegnata a Mussolini, nella caserma dei carabinieri di via Legnano dov’è agli arresti, una lettera di Badoglio: “Il sottoscritto, capo del governo, tiene a far sapere a Vostra Eccellenza che quanto è stato eseguito nei Vostri riguardi, è unicamente dovuto al Vostro personale interesse, essendo giunte da più parti precise segnalazioni di un serio complotto contro la Vostra persona. Spiacente di questo, tiene a farVi sapere che è pronto a dare ordini per il Vostro sicuro accompagnamento, con i dovuti riguardi, nella località che vorrete indicare”. Mussolini risponde: “1) Desidero ringraziare il Maresciallo d’Italia Badoglio per le attenzioni che ha voluto riserbare alla mia persona. 2) Unica residenza di cui posso disporre è la Rocca delle Caminate, dove sono disposto a trasferirmi in qualsiasi momento. 3) Desidero assicurare il Maresciallo Badoglio, anche in ricordo del lavoro in comune svolto in altri tempi, che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta, ma sarà data ogni possibile collaborazione. 4) Sono contento della decisione presa di continuare la guerra cogli alleati, così come l’onore e gli interessi della Patria in questo momento esigono, e faccio voti che il successo coroni il grave compito al quale il Maresciallo Badoglio si accinge in nome di Sua Maestà il Re, del quale durante ventuno anni sono stato leale servitore e tale rimango. Viva l’Italia!”

Roma, arrestato Guido Buffarini Guidi.

Ventotene, il commissario di Ps Marcello Guida, che dirige il luogo di confino, comunica agli antifascisti che “la situazione è delicata, qui vi sono tre forze contrastanti: i confinati, i soldati tedeschi e la milizia fascista. Io dispongo soltanto di un centinaio di poliziotti, carabinieri compresi, di una dozzina di guardie di Finanza, ma con poche armi mentre i tedeschi sono armatissimi, così pure la Milizia”, proponendo, in sostanza, un patto di collaborazione tra confinati e polizia.

Milano, si riuniscono i rappresentanti dei partiti antifascisti, Stefano Jacini per la Democrazia cristiana, Basso e Luzzato per il Movimento di unità proletaria, Arpesani per il Partito liberale e Grilli per il Partito comunista. La riunione che, in un primo tempo, era iniziata separatamente con alcuni riuniti in casa di Gallarati Scotti, e altri nello studio dell’avvocato Tino, si conclude in modo unitario con la stesura di un documento, nel quale si legge: “Italiani! La volontà del popolo e l’aspirazione del nostro valoroso esercito sono state soddisfatte: Mussolini è stato cacciato dal potere. Spunta sul nostro Paese in rovina l’aurora della libertà e della pace. I partiti antifascisti che da vent’anni hanno condannato e decisamente combattuto la funesta dittatura fascista dando contributo di sangue e di dolore nelle piazze, nelle carceri, nell’esilio, proclamano la loro comune volontà di agire in piena solidarietà per il raggiungimento dei seguenti scopi: liquidazione totale del fascismo e di tutti i suoi strumenti di oppressione; armistizio per la conclusione di una pace onorevole; ripristino di tutte le libertà civili e politiche, prima fra tutte la libertà di stampa; libertà immediata di tutti i detenuti politici; ristabilimento di una giustizia esemplare, senza procedimenti sommari, ma inesorabile nei confronti di tutti i responsabili; abolizione delle leggi razziali; costituzione di un governo formato dai rappresentanti di tutti i partiti che esprimono la volontà nazionale. I partiti antifascisti invitano gli italiani a non limitarsi a manifestazioni di giubilo ma, consci della gravità dell’ora, a organizzarsi per fare valere la irremovibile volontà che la nuova situazione non sia da alcuno sfruttata a fini reazionari e di salvataggio d’interessi che hanno sostenuto il fascismo e sono stati dal fascismo sostenuti (…). E’ firmato da Gruppo di Ricostruzione Liberale, Partito Democratico Cristiano, Partito d’Azione, Partito Socialista, Movimento di unità proletaria per la Repubblica socialista, Partito Comunista.

Genova, Paolo Emilio Taviani, insieme ad altri esponenti del Movimento cristiano sociale promosso da Gerardo Bruni, s’incontra con gli ex-popolari Achille Pellizzari, Pietro Gotelli e Romolo Palenzona: nasce il Partito democratico sociale italiano.

Roma, il governo Badoglio proclama lo stato d’assedio e il coprifuoco. Sono vietate le riunioni in pubblico di più di tre persone. Il Capo di Stato Maggiore Roatta, invia ai comandi militari una circolare interpretativa. Al punto 2 si legge: “poco sangue versato inizialmente risparmia fiumi di sangue in seguito”. Al punto 5: “muovendo contro gruppi di individui che turbino l’ordine pubblico o non si attengono alle prescrizioni dell’autorità militare, si pro­ceda in formazione di combatti­mento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e arti­glierie, senza preavviso di sorta, come se procedesse contro truppe nemiche”.

Bari un ufficiale applica alla lettera la direttiva facendo aprire il fuoco contro un corteo antifascista. 23 manifestanti muoiono e altri 60 sono feriti. L’applicazione della Circolare Roatta negli interventi della forza pubblica costerà 83 morti, 308 feriti e oltre 1500 arresti.

Roma, il Pnf e le altre organizzazioni del regime sono sciolte con un decreto del governo. Le leggi istitutive del Gran consiglio del fascismo e del Tribunale speciale sono abrogate. Il Re e Badoglio avanzano una richiesta d’incontro con Hitler, che la respinge.

Roma, la milizia fascista apre il fuoco sui cittadini che manifestano la loro esultanza per la caduta del regime, uccidendone 2. Altri 7 restano feriti. Davanti a Regina Coeli, nel corso di una manifestazione di avvocati, evadono con la complicità dei secondini 1.380 detenuti comuni.

La Spezia, la polizia spara sui dimostranti uccidendo due operai.

Savona, durante una manifestazione antifascista, la Milizia Portuaria apre il fuoco, uccidendo due donne e ferendo altre sette persone.

Torino, una manifestazione favorisce l’evasione di 300 detenuti dal carcere Le Nuove, senza perdite. Viene però ucciso un fascista ed i giorni successivi, durante scioperi e manifestazioni, i lavoratori torinesi conteranno morti e feriti.

Cuneo, nel corso di una manifestazione antifascista, gli alpini aprono il fuoco sui dimostranti, uccidendone una e ferendone due.

Milano, nel corso di scontri seguiti allo svolgimento di alcuni comizi antifascisti, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo 4 dimostranti e ferendone 31. Rimane ucciso anche un fascista. Pietro Ingrao parla alla folla a Porta Venezia 

Travagliato (Brescia), fascisti aprono il fuoco sui manifestanti, uccidendone uno e ferendone un altro.

Sesto Fiorentino (Firenze), la polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo un ragazzo

Monfalcone (Gorizia), per stroncare le agitazioni operaie la polizia spara uccidendo un lavoratore e ferendone altri tre.

Bologna, manifestazioni spontanee – anche in provincia – salutano la caduta del fascismo. Lo stesso quotidiano locale, il Resto del Carlino, riconosce il carattere festoso espresso dalla gioia popolare per la fine della dittatura e la speranza di una rapida conclusione della guerra. Numerosi furono i comizi improvvisati. In Piazza Umberto I (oggi piazza dei Martiri ndr) fu organizzato un farsesco funerale al Duce.Il Comitato regionale Pace e Libertà, organismo antifascista già attivo clandestinamente dal giugno precedente, fa appello ai cittadini per scendere in piazza nel pomeriggio del 26 per chiedere l’armistizio e la pace immediata, la punizione dei criminali fascisti e la liberazione degli antifascisti in carcere o al confino.

Imola, alla notizia della caduta di Mussolini avvengono fermate spontanee sul lavoro e manifestazioni in città e nei comuni del circondario. Il giorno successivo un corteo di 10.000 persone raggiunge la piazza principale dove si tiene dopo 20 anni di dittatura, il primo libero comizio. Le manifestazioni spontanee continuano un po’ ovunque in tutta l’Emilia Romagna anche nei giorni seguenti. Cortei a Carpi, Modena, Piacenza e Parma. In Romagna viene diffuso un volantino, scritto da militanti comunisti, incitante allo sciopero e alla rivendicazione della pace. A Forlì le operaie di molte fabbriche si astengono da lavoro e partecipano alle manifestazioni nel centro cittadino. A Ravenna allo jutificio Montecatini le operaie sospendono il lavoro chiedendo la riassunzione di una lavoratrice licenziata poche settimane prima perché si era lamentata dell’organizzazione dei turni di riposo. Sospendono il lavoro le braccianti della Giovecca di Lugo. Sessanta persone saranno arrestate nei giorni successivi. A Reggio Emilia 2000 operai escono dalle Reggiane e si uniscono ai manifestanti che chiedono l’immediato rilascio dei prigionieri politici.

Faenza, la polizia apre il fuoco su dimostranti antifascisti uccidendone 1 e ferendone altri 5.

Alessandria, l’azionista Livio Pivano è arrestato mentre guida una manifestazione antifascista.

27 luglioRoma, prima riunione del governo Badoglio: è proclama lo stato d’assedio e il coprifuoco. Sono vietate le riunioni in pubblico di più di tre persone.

Il boss mafioso Calogero Vizzini è nominato sindaco di Villalba (Pa)

Roma, il generale Cesare Amè, capo del Sim, invia all’ammiraglio Canaris un telegramma: “Gli sviluppi verificatisi sono l’inevitabile risultato della convinzione diffusa non soltanto nella popolazione ma anche tra i più autorevoli ambienti del partito, e cioè che, conservando al potere il regime fascista, presto l’Italia sarebbe precipitata ineluttabilmente in una catastrofe. Ha avuto luogo un cambiamento di regime che si è guadagnato la piena approvazione di tutti i settori del paese: e ciò tanto più in quanto sia il maresciallo Badoglio sia i ministri di recente nomina, in contrasto con i loro predecessori al governo, sono senz’altro personalità che alla competenza uniscono l’onestà personale. L’atmosfera calma e disciplinata in cui si è instaurato il nuovo regime costituisce la migliore prova del malgoverno dell’antico”.

Roma, il cardinale Luigi Maglione illustra a Ernst von Weizsacker l’impotenza che il Vaticano intervenga come mediatore nel conflitto: “La Santa Sede desidera, e non da ieri o da oggi, vuole sinceramente e fermamente una pace giusta, equa e duratura ma non può offrirsi come mediatrice se non è pregata da una almeno delle due parti in conflitto. Ora da nessuna di esse la Santa Sede è stata invitata a interporsi: né l’Italia, né la Germania, né gli anglosassoni hanno manifestato simile desiderio. Se la Santa Sede, di sua iniziativa, domandasse a quali condizioni vogliono trattare gli anglosassoni, questi risponderebbero ripetendo le condizioni già proclamate parecchie volte (…) e l’Italia e la Germania potrebbero dire alla Santa Sede: Chi vi ha pregato di provocare tali dichiarazioni?”Roma, il segretario del Pnf Carlo Scorza scrive a Badoglio: (…) dopo due giorni di silenzioso lavoro ritengo di poter considerare esaurito il compito di persuasione e disciplina tra i fascisti impostomi dalla mia coscienza, come sacro dovere di soldato, in seguito al cambiamento del governo”.

Palermo, redatto il documento che sarà alla base della costituzione dell’Upis (Unione per l’indipendenza siciliana), che si propone “la creazione, a prescindere da qualsiasi partito dello Stato indipendente, sovrano, repubblicano di Sicilia (…).

Ventotene, il commissario di Ps Marcello Guida rifiuta di accogliere Benito Mussolini perché, afferma, non potrebbe proteggerlo dalle ire dei confinati. Mussolini è portato a Ponza.

Mentre in tutta l’Emilia Romagna continuano le manifestazioni per la caduta del fascismo e le rivendicazioni di pace immediata, di rilascio dei prigionieri e dei confinati politici e di migliori condizioni di vita, a Bologna – a seguito di una precisa indicazione del Partito Comunista – gli operai di numerose fabbriche manifestano in piazza Malpighi davanti alla sede dei sindacati fascisti. Chiedono migliori condizioni di vita, aumenti salariali, maggiori razioni di pane e di grassi. La manifestazione è caricata duramente da carabinieri e bersaglieri. Vengono arrestate più di 300 persone, un operaio della Sabiem – Parenti è ferito gravemente. In serata il comitato sindacale del fronte Pace e Libertà diffonde un Appello agli Operai in cui si chiede la costituzione di un sindacato libero, l’elezione da parte degli operai dei dirigenti sindacali. Gli operai sono invitati a formare nelle fabbriche delle Commissioni di fabbrica che sostituiscano i fiduciari fascisti.

Massalombarda (Ravenna), nel corso di scontri tra fascisti e militari perdono la vita 4 persone e 11 sono ferite.

Milano, l’esercito spara sui manifestanti, in via Carlo Alberto, provocando 2 morti e 20 feriti. Sempre a Milano, il carcere di San Vittore entra in rivolta a seguito dell’ammutinamento dei detenuti politici, provocando l’intervento della 7° Fanteria che fa uso delle armi, uccidendo un detenuto e ferendone 14. La polizia arresta presso il suo studio l’avvocato Mario Paggi, insieme ad altre 20 persone.Torino, l’esercito apre il fuoco sui dimostranti che protestano contro la guerra, provocando un numero imprecisato di feriti.Il Partito d’azione diffonde un manifesto che incita a “marciare a fianco dei lavoratori delle fabbriche, marciare per la pace, per la libertà, per il nostro avvenire di popolo libero”, affermando che “nessuna crosta deve formarsi su questa lacerazione del popolo italiano”.

Lallio (Bergamo), scontri tra dimostranti antifascisti e forze di polizia si concludono con un manifestante ucciso.

Genova, le truppe aprono il fuoco sui cittadini che manifestano per la caduta del regime uccidendone tre.

Busalla (Genova), la polizia interviene contro gli operai in sciopero, uccidendone uno.

Sestri Ponente (Genova), nel corso di uno sciopero la polizia spara ferendo gravemente un dimostrante, che morirà il 2 agosto successivo.

Monfalcone, la polizia apre il fuoco sugli operai in agitazione, ferendone 13.

Firenze, l’esercito spara sui dimostranti: 30 feriti.

27 – 28 luglioRoma, sotto la presidenza di Ivanoe Bonomi si svolgono riunioni del Comitato nazionale delle correnti antifasciste. E’ deciso di chiedere al governo di provvedere alla soluzione urgente di tre problemi: 1) scioglimento del partito fascista e delle sue istituzioni; 2) liberazione dei detenuti politici e dei confinati; 3) libertà di stampa. Viene quindi dato a Bonomi “incarico di fiducia per rappresentare al governo i desideri delle congiunte correnti antifasciste”.

27 luglio – 8 settembreRoma, i Tribunali militari (che hanno sostituito il Tribunale speciale) giudicano 3.500 lavoratori, infliggendo condanne che vanno da 6 mesi a 18 anni di reclusione. 35.000 sono le persone complessivamente arrestate e poi prosciolte in istruttoria; 93 sono i manifestanti uccisi e altri 536 i feriti le vittime della violenza militare e poliziesca nelle strade, di cui 83 morti e 308 feriti concentrati nel periodo 26-30 luglio, quattro giorni. Nel totale sono compresi anche i pochissimi casi di resistenza fascista al “colpo di stato monarchico”.

28 luglioReggio Emilia, ancora manifestazioni popolari che chiedono la pace e la cacciata dei tedeschi. Per impedire che gli operai delle Reggiane abbandonino la fabbrica, un reparto militare è dislocato dentro lo stabilimento. Quando gli operai si riversano verso l’uscita, un ufficiale ordina il fuoco, ma i soldati sparano in aria. Lo stesso ufficiale, allora, imbraccia una mitragliatrice e spara sui lavoratori uccidendone nove e ferendone una trentina. Sono assassinati Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. La protesta si estende immediatamente alla Lombardini, alla Cremeria Emiliana, al calzificio Riva e al tessificio Emiliano – Govi di Cavriago.L’eccidio delle Reggiane
A Reggio Emilia gli operai delle Reggiane accolgono la notizia della caduta del fascismo con una manifestazione che rivendica la fine della guerra. Il 28 mattina aprono i cancelli della fabbrica per marciare verso il centro della città, ma un reparto di militari appostato lì davanti li fronteggia e spara, uccidendo nove persone
continua in
https://www.collettiva.it/copertine/italia/2021/07/28/news/eccidio_delle_reggiane-1338466/

Modena, scioperi alle Acciaierie Fonderie Ferriere, alla Maserati, alle Fonderie riunite, alla Fiat grandi motori.
Spilamberto il corteo delle maestranze della SIPE è fermato da un reparto dell’esercito. All’ordine di sparare, i soldati scaricano le armi in aria evitando così un nuovo massacro. Sette operai sono arrestati, uno si da latitante. Sono tutti deferiti al tribunale militare di Bologna.

Bologna, manifestazione in Piazza Maggiore per chiedere la fine della guerra. Davanti alla Minganti un reparto militare apre il fuoco sui lavoratori che stanno uscendo dallo stabilimento per raggiungere la piazza: un operaio è ferito gravemente.

Ravenna, scioperano i lavoratori dello iutificio Montecatini, chiedendo la liberazione degli arrestati il giorno prima.
Forlì scioperi e manifestazioni si susseguono anche il giorno successivo. In piazza Cavour un gruppo di donne protesta energicamente ed ottiene la macinazione di una piccola quantità di grano.

Bari, in piazza Roma un reparto dell’esercito apre il fuoco su un corteo guidato dall’esponente liberale Luigi De Secly e dall’azionista Fabrizio Canfora. Il bilancio è di 19 morti e 36 feriti. Scontri tra dimostranti, polizia ed esercito avvengono un po’ ovunque. Numerosi i morti e feriti. Centinaia le persone fermate e arrestate.

Roma, il generale Puntoni, aiutante di campo del Re, annota nel suo diario: “La situazione si aggrava. Comunisti e socialisti si avviano a dominare la piazza. Dopo il fuoco di paglia dei primi entusiasmi, la borghesia si è messa in disparte e segue gli avvenimenti da lontano (…). Nel pomeriggio (…) si accentua il timore di una reazione tedesca. Sua Maestà mi da ordine di predisporre tutto per un’eventuale partenza da Roma. ‘Non voglio correre il rischio di fare la fine del Re del Belgio (…).

Roma, un distaccamento militare occupa villa Torlonia, residenza di Benito Mussolini. Il questore Saverio Polito preleva Rachele Mussolini, sola in casa, e la accompagna in auto alla Rocca delle Caminate, ma durante il tragitto la molesta sessualmente in modo pesantissimo. La vicenda avrà un seguito giudiziario.

Roma, nel carcere di Regina Coeli, esplode una rivolta capeggiata da detenuti politici. L’intervento di esercito e polizia provoca 5 morti e decine di feriti.

Milano, nel corso di scontri tra dimostranti antifascisti e polizia muoiono 3 manifestanti e altri 28 sono feriti. Una rivolta di detenuti politici a San Vittore, appoggiata dall’esterno, è stroncata dall’esercito con l’impiego di mezzi corazzati e di un battaglione di fanteria. Imprecisato il numero dei morti e dei feriti, mentre 4 detenuti sono fucilati dopo un processo sommario. Sempre a Milano, ancora nello studio dell’avvocato Mario Paggi, la polizia arresta altri 45 simpatizzanti del Partito d’azione che, però, sono rilasciati in giornata dopo il forte l’intervento presso le autorità di Poldo Gasparotto.

Canegrate (Milano) nel corso di una manifestazione si arriva allo scontro e la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante.

Desio (Milano), la polizia uccide un manifestante durante una dimostrazione contro la guerra.

Urgnano (Begamo), una manifestazione è repressa dalla polizia che uccide un dimostrante e ne ferisce un altro.

Torino, l’esercito apre il fuoco come il giorno precedente sui dimostranti contro la guerra, provocando altri morti e feriti.

Sestri Ponente (Genova), proseguono manifestazioni operaie e scontri: la polizia spara uccidendo un lavoratore e ferendone altri.

Genova, durante uno sciopero si arriva a scontri, le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo tre dimostranti e ferendone molti altri.

Pozzuoli (Napoli), scontri tra cittadini e polizia: un morto

29 luglio: il colonnello Otto Skorzeny è ricevuto da Adolf Hitler che gli affida il compito di rintracciare il luogo dove è tenuto prigioniero Benito Mussolini, facendo capo al generale Student.

Venezia, si incontrano il generale Cesare Amè e l’ammiraglio Canaris, capi dei servizi segreti militari italiano e tedesco, per un esame della situazione.

Roma, il governo presieduto dal maresciallo Pietro Badoglio sopprime il Tribunale speciale per la difesa dello Stato.

Roma, il generale Enrico Adami Rossi, in applicazione della circolare Roatta, ordina che, in caso di sospensione degli operai dal lavoro, si diano “cinque minuti di tempo avvertendo che se il lavoro non sarà ripreso, sarà imposto con la forza. Se allo scoccare del quinto minuto continuerà l’astensione, si faccia fuoco con qualche breve raffica, e non sparando in aria o in terra ma addosso ai riottosi”.

Palermo, Andrea Finocchiaro Aprile e Fausto Montesanti inviano una lettera al generale Alexander, governatore militare alleato in Sicilia per il tramite di Charles Poletti, capo dell’Ufficio affari civili, con la quale accompagnano la trasmissione di un memorandum redatto il 23 luglio precedente, per i governi alleati. Nella lettera, i due esponenti separatisti ribadiscono “il diritto storico della Sicilia all’indipendenza”, sottolineano “la necessità del plebiscito” popolare che dovrà sancire la nascita di una repubblica siciliana e, infine, chiedono la “liberazione dei prigionieri siciliani” detenuti nei campi di prigionia alleati.

Milano, durante lo sciopero generale, militari e polizia aprono il fuoco, uccidendo tre dimostranti e ferendone altri quattro.

Torino, l’esercito apre il fuoco alla Fiat Lingotto, ferendo due apprendisti. Alle Officine Westinghouse un operaio è ferito da una bomba a mano lanciata dalla truppa

La Spezia, durante una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo due dimostranti e ferendone altri undici.

Sesto Fiorentino, proseguono gli scontri tra dimostranti e polizia che, ancora una volta, apre il fuoco uccidendone uno.

Colle Val d’Elsa (Siena), una manifestazione popolare è repressa con le armi: un dimostrante è ucciso.

Rieti, nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo due dimostranti.

30 luglioLondra, il generale Charles De Gaulle forma il nuovo governo francese in esilio.

Milano, prosegue lo sciopero generale. Nuovi scontri con militari e polizia che uccidono cinque dimostranti e ne feriscono tre.

Bologna, il Comitato per la Pace e la Libertà invita i lavoratori a continuare le agitazioni “interrompendo ogni giorno per mezz’ora il lavoro alle ore 10”.

Roma, la Dc inizia a rafforzare la propria struttura organizzativa: De Gasperi istituisce la Commissione Direttiva Centrale provvisoria, il primo organo direttivo centrale, di cui e presidente. Successivamente, nella seduta della Commissione che si svolgerà il 21 giugno 1944, sarà fondata la Giunta Esecutiva Centrale. Nella circolare del 29 giugno 1944 sarà prevista la costituzione di Sezioni comunali e le strutture organizzative di base.

26 – 30 luglio: manifestazioni popolari, composte soprattutto da donne, braccianti e contadini, per la pace, la libertà e migliori condizioni di vita a San Secondo Parmense (Pr), Faenza (Ra), Sant’Ilario d’Enza (Pr), Alberone di Ro Ferrarese (Fe), Argenta (Fe), Consandolo di Argenta (Fe), Longastrino (Fe), Massalombarda (Ra), Cesena, Spilamberto (Mo), Portorotto di Portomaggiore (Fe), Campogalliano (Mo), Alfonsine (Ra), Spilamberto (Mo), Finale Emilia (Mo).

Molinella (Bologna) è arrestato, insieme ad altre 11 persone, Giuseppe Bentivogli. Si manifesta in tutta la regione: a Puianello (Re), la popolazione assalta l’ammasso granario. A Calderara di Reno (Bo) arrestate due persone. Manifestazioni anche a Santa Maria Codifiume (Bo), Argelato (Bo), Baricella (Bo), Bibbiano (Re), Cadelbosco (Re), Carpi e Fossoli di Carpi (Mo), Castelmaggiore (Bo), Castel San Pietro (Bo), Castelfranco Emilia (Mo), Cavriago (Re), Cento (Fe), Codigoro (Fe), Concordia (Mo), Conselice (Ra), Lavezzola (Ra), Copparo (Mo). A Galliera (Bo) sono fermate otto manifestanti, così come a Monticelli (Pr). Si scende in piazza ad Altedo (Bo), Lugo (Ra), Voltana (Ra), Medicina (Bo), Meldola (Fc), Novi di Modena, Piangipane (Fe), Quattro Castella (Re), Giovecca (Ra), Madonna del Bosco (Ra), San Giovanni in Persiceto (Bo), Riolo Terme (Ra), Russi (Ra), Sala Bolognese (Bo), San Giorgio di Piano (Bo), Sorbolo (Pr), Traversetolo (Pr), Lavino di Zola Predosa (Bo). Nella frazione Portile di Modena è incendiata la casa del fascio.

Castello di Serravalle (Bologna), all’indomani della caduta del fascismo – e poi anche dell’annuncio dell’armistizio – ci sono manifestazioni spontanee di giubilo. Numerosi cittadini partecipano all’assalto all’ammasso del grano situato in località Bersagliera di Monteveglio dove veniva ammassato anche il prodotto dei conferenti di Castello di Serravalle e Monte San Pietro

Reggio Emilia, un reparto militare apre il fuoco sugli operai delle Officine Reggiane che intendono sfilare in corteo per le vie della città, chiedendo la pace. Muoiono Antonio Artioli, Vincenzo Belocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisenti, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Altre 42 persone sono ferite.

Cesena, i fascisti uccidono, in due distinte azioni, due persone

31 luglioRoma, il ministro degli Esteri Guariglia tenta un collegamento con gli alleati attraverso i canali diplomatici della Santa Sede.

AgostoMilano, il cardinale di Milano Ildefonso Schuster pubblica Il Catechismo sul co­munismo, nel quale si indicano gli atteggiamenti e i comportamenti che i cattolici debbono te­nere nei confronti del marxismo.

1° agosto: Nonostante il rientro nelle fabbriche, i lavoratori danno vita ad agitazioni e scendono in sciopero per rivendicazioni economiche e per modificare il regime interno di lavoro reclamando il riconoscimento delle Commissioni di fabbrica

Vigo di Fassa (Trento), nel corso di una manifestazione la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone un secondo.

Randazzo (Catania), soldati tedeschi in ritirata uccidono tre uomini che avevano reagito ai saccheggi e a tentativi di stupro

Roccella Valdemone (Messina), in Contrada S. Giovanni i tedeschi uccidono un civile che tentava di impedire un furto

2 agostoMilano, il Comitato delle opposizioni approva e diffonde un documento di sfiducia nei confronti del governo Badoglio.

In un documento segreto alleato, si rileva che in Sicilia vi è stato un incremento di “incontri politici nel corso dei quali si discutevano teorie politiche (non fasciste). Le due tendenze principali erano orientate verso un partito o movimento separatista che, in alcune località, veniva denominato Movimento per la Sicilia libera. Si stavano sviluppando due correnti ideologiche: l’una era favorevole alla separazione della Sicilia dall’Italia (…) l’altra era caratterizzata dall’idea di un sistema di governo unico per l’Italia nel quale la Sicilia si sarebbe inserita come uno Stato (federato)”.Imola, sciopero per la pace alle Officine Orsa. Effettuati numerosi fermi ed arresti, due lavoratori sono condannati a 11 anni di carcere.

Bologna, liberati alcuni detenuti politici tra cui Cesare Gnudi, Massenzio Masia, Paolo Fabbri, Edoardo Volterra, Carlo Ludovico Raggianti, Mario Finzi, Giulio Vespignani.

3 agosto: inizialmente l’atteggiamento degli americani nei confronti della polizia ita­liana è di estrema diffidenza. In un rapporto del Cic sulle operazioni in Sicilia del 3 agosto (National Archives Washington RG 226, E174, box 14, folder 113) viene definita come un’organizzazione fascista che rappresentava un grave rischio per la sicu­rezza. Badoglio si prodigò per fornire il massimo di rassicurazioni e nelle sue pero­razioni incluse anche la Pai e l’Ovra. Quest’ultima, secondo il governo italiano, anche se costituita in funzione antifascista, con­centrava la propria opera contro e per la repressione del comunismo e per la difesa delle istituzioni statali e della mo­narchia (nota italiana del 16 agosto 1943, NAW RG331, 1000/143/1470). La nota del go­verno italiano avrà un’importanza determinante per il riordino della polizia nel dopo ­guerra, stabilendo che esistevano solo responsabilità individuali e singole devia­zioni all’interno di una struttura rimasta estranea al fascismo, negando al contempo ogni re­sponsabilità organizzativa, anche parziale, per i misfatti avvenuti durante il ventennio.

Washington, un documento del Foreign Nationalities Branch dell’Oss ricostruisce le colloca­zioni politiche all’interno della comunità italiana negli Stati Uniti. Vengono considerati di destra l’American for italian democracy, presieduto dal giudice Fer­dinando Pecora e al quale aderiscono i Sons of Italy, la potente organizzazione conservatrice, fondata nel 1904, forte di 500.000 iscritti e presieduta dal giudice Felix Forte di Boston. Tra gli iscritti troviamo alcuni nomi che poi diventeranno noti per il loro lavoro in Italia: il reverendo Frank B. Gigliotti; Generoso Pope (proprieta­rio del quotidiano Progresso Italoamericano ndr), fascista, ma in­toccabile per i voti che porta al partito di Roosevelt nel distretto di New York; John C. Mon­tana di Buffalo; il giudice Felix Benvenga della Corte suprema di New York; Anthony Sava­rese; Charles Fama, massone e presidente del Consiglio medico della città di New York; Ame­deo P. Giannini e il colonnello Charles Poletti.
Per quanto riguarda le sinistre, si legge nel documento: “i comunisti stanno isti­tuendo un blocco chiamato United Americans of Italian Origin for Uni­ted Nations Victory, per il quale cercarono l’appoggio di elementi di centro e persino di destra”. Il blocco è presieduto dal deputato Marcantonio, ma ha scarso seguito nella comu­nità. Al centro dello schieramento è collocata la Società Mazzini. La maggior parte degli iscritti aderiscono a Giustizia e Li­bertà e al PSI. Il Dipartimento di Stato vi re­cluta numerosi collaboratori. La Società Mazzini si presenta come “organizzazione di italiani contro il fascismo”, è presieduta dal liberale Max Ascoli (poi collaboratore di Rockfeller e del Dipartimento di Stato ndr), ma ispirata dall’ex ministro Carlo Sforza. Vice presidente è Alberto Cianca e segretario risulta il futuro amba­sciatore negli Usa, Alberto Tarchiani. La Società non accetta l’iscrizione di comunisti. Ne fa parte anche Giuseppe Lupis, cognato di Serafino Romualdi. Quest’ultimo è un altro per­sonaggio che avrà un peso notevole nelle future questioni italiane. Socialista peru­gino, Romualdi emigra a New York all’indomani della Marcia su Roma. Diventa atti­vista dell’ILGWU, il sindacato dell’abbigliamento femminile. Lo troviamo poi tra gli organizzatori dell’Oss in Italia, poi rappresentante speciale in America latina dell’AFL (American federa­tion of labour), poi presidente dello IALC (Italian ameri­can labour council) e infine stretto collaboratore di Rockfeller e della CIA.

Roma, una delegazione del Comitato nazionale delle opposizioni, formata da Amendola, Bonomi, De Gasperi, Salvatorelli e Ruini, presenta a Badoglio un documento in cui si chiede l’immediata cessazione della guerra. Il giorno 13 presenterà una nuova dichiarazione in cui si esprime preoccupazione per l’ingresso in Italia di truppe tedesche, e per il mancato ripristino di condizioni di libertà.

Roma, l’ambasciatore tedesco in Vaticano invia al ministero degli Esteri a Berlino il resoconto dei due discorsi tenuti, rispettivamente, da Pio XII e dal cardinale di Milano Idelfonso Schuster, il 13 giugno e nel marzo precedenti, ai fedeli. Il Papa aveva invitato i lavoratori a non prestare fede ai “falsi profeti [della] rivoluzione sociale”, condannando implicitamente gli scioperi del marzo 1943 quando gli operai avevano presentato “clamorosamente e con moti inconsulti le loro rivendicazioni”. Più esplicito, il cardinale di Milano aveva affermato: “Diciamo ai nostri diletti figli di stare bene in guardia e di non lasciarsi ingannare dagli emissari dell’ateismo, ricordando ancor troppo bene ciò che il bolscevismo ha fatto in Russia, in Ungheria, in Ispagna e dovunque è riuscito, anche per breve tempo, ad impadronirsi del potere. Questo dal punto di vista religioso. Ma anche politicamente l’Italia non ha bisogno di togliere a prestito da altri popoli e da altre civiltà la sua fede ed il suo assetto sociale”.

Mascalucia (Catania), la popolazione si ribella al tentativo delle truppe tedesche in ritirata di razziare bestiame. I violenti scontri provocano morti e feriti da entrambe le parti. “I soldati della Wehrmacht in ritirata si resero responsabili di saccheggi, furti e tentativi di stupro. In particolare, gli episodi noti, che suscitarono la collera della cittadinanza e la successiva reazione armata furono tre: il tentativo di furto di una motocicletta militare che provocò la reazione del soldato italiano che l’aveva in consegna, Francesco Wagner che minacciò con le armi i tedeschi; l’uccisione da parte di tedeschi ubriachi di un altro soldato, Giuseppe La Marra, nel tentativo di scongiurare il furto di una bicicletta e di evitare che fosse violentata una donna; l’uccisione di un armaiolo, Giovanni Amato Aloisio che tentava di difendere la propria casa dall’aggressione di soldati attirati dai cavalli custoditi nelle stalle, ma ben presto furono attratti dalla presenza di giovani donne e dalla prospettiva di un ricco bottino. Il proprietario venne ucciso con una scarica di mitraglia. Nel frattempo la cittadina divenne oggetto di saccheggio da parte di altri soldati tedeschi in ritirata, tutti in cerca di mezzi di trasporto e di ogni altra mercanzia. Questi episodi fecero esplodere la reazione armata di civili e militari italiani durata quattro ore. Francesco Wagner fu ucciso e i suoi funerali furono occasione di protesta. La mediazione di ufficiali italiani consentì il ritorno alla calma poco prima che arrivassero le truppe britanniche  
(da http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2566)

Napoli, durante una manifestazione, la polizia spara uccidendo un dimostrante e ferendone altri due

4 agosto: si intensificano i bombardamenti alleati sulle città italiane.

4 – 5 agosto: Adrano (Catania), i tedeschi in ritirata uccidono per futili motivi 11 persone: Alfio Caruso, anni 30; Antonio Agliozzo, anni 55; Antonio Spalletta, anni 38; Antonino Giadamidaro, anni 65; Carmelo Grasso, anni 51; Salvatore Cacciala, anni 42 7. Salvatore Ingrassia, anni 42; Pietro La Rosa, anni 41; Pietro Monteleone, anni 33; Salvatore Liotta, anni 19 e Salvatore Di Primo, anni 29

5 agosto: gli alleati liberano 

Catania.Churchill scrive al presidente degli Stati Uniti Roosevelt: “Il fascismo in Italia è morto, ogni traccia ne è stata spazzata via. L’Italia è diventata rossa da un giorno all’altro. A Torino e a Milano dimostrazioni comuniste hanno dovuto essere soffocate dalle forze di polizia. Vent’anni di fascismo hanno cancellato la classe media. Non è rimasto nulla tra il Re e i patrioti che si sono schierati intorno a lui e che hanno il completo controllo della situazione, e il bolscevismo rampante”.

Palermo, il colonnello Charles Poletti invia una lettera ad Andrea Finocchiaro Aprile nella quale scrive: “Le vostre vedute sull’indipendenza della Sicilia sono state sottoposte al generale Alexander per come avete suggerito. Comunque vi faccio ricordare ciò che dissi a voi ed ai membri del vostro Comitato il primo giorno dell’occupazione di Palermo delle Forze alleate, cioè il Governo alleato militare non appoggia alcuna attività politica”.

Roma, il rabbino Isaak Herzog chiede che il Vaticano si interessi a favorire l’emigrazione di “numerose famiglie israelite” rimaste in Polonia “mentre il loro capo è riuscito a trasferirsi in Palestina”.

Bologna, alla Ducati i lavoratori eleggono la Commissione Interna. Per ottenerne il riconoscimento e per avere alcuni miglioramenti salariali sono proclamati due brevi scioperi per i giorni 7 e 8 agosto, ottenendo quanto richiesto.

6 agostoRoma, L’Osservatore romano scrive che la tragedia che sta vivendo l’umanità è la conseguenza di “ciò che si è pensato, voluto e perpetrato contro Cristo e nonostante la Chiesa” da quando la borghesia, nella seconda metà del 18° secolo, ha scelto il razionalismo.

Valverde (Catania), assalto tedesco all’Eremo di Valverde, episodio di gratuita violenza, conclusosi con l’uccisione del frate guardiano che aveva aperto la dispensa ad alcuni soldati tedeschi

7 agostoRoma, la nomina da parte del governo Badoglio di Bruno Buozzi, Giovanni Roveda, Gioacchino Quarello, Oreste Lizzadri, Guido De Ruggero e Achille Grandi a Commissari della confederazione dei lavoratori, suscita polemiche e discussioni. Il 13 agosto i neo commissari sottoscrivono una dichiarazione di accettazione dove esplicitamente affermano che la loro nomina “non implica nessuna corresponsabilità politica”.

Milano, Pci, Psi e Pd’A si pronunciano contro il governo, sostenendo la necessità di giungere al più presto ad una pace separata e ad organizzare una resistenza armata contro le forze nazifasciste.

Trecastagni (Catania), i tedeschi fucilano Alfio Faro, 19 anni, ritenendolo una spia

8 agostoMilano, primo dei tre grandi bombardamenti dell’agosto 1943: 101 morti e 267 feriti. Vengono colpiti: il Teatro Filodrammatici, il corso Garibaldi, l’ospedale Fatebenefratelli, le chiese di S. Marco e S. Francesco di Paola, Brera, il Circolo Filologico, il Castello, la Villa Reale, il Museo di Storia NaturaleMussolini è trasferito da Ponza alla più sicura base navale della Maddalena. Badoglio e il suo governo, che hanno intenzione di consegnare Mussolini agli angloamericani, sono infatti consapevoli del fatto che i tedeschi tenteranno di prelevare con un colpo di mano “il prezioso prigioniero” dal suo confino.

9 agosto: ancora scioperi in Piemonte e Lombardia. I lavoratori chiedono la fine della guerra e la costituzione delle Commissioni interne.

11 agostoRoma, il presidente della Gioventù di Azione Cattolica Luigi Gedda, propone a Badoglio che quadri della stessa Azione Cattolica sostituiscano i fascisti alla guida delle organizzazioni gio­va­nili, educative, culturali, assistenziali, radiofoniche.

Berlino, Hitler informa i suoi generali che “gli italiani continuano i loro negoziati a tutta velocità (…) sono negoziati proditori, essi rimangono con noi solo per guadagnare tempo”.

Roma, il ministro della Guerra Sorice ripristina il divieto per gli appartenenti alle Forze Armate di iscriversi ai partiti politici e di partecipare a qualsiasi manifestazione o attività di carattere politico

San Fratello (Messina), in Contrada Selleria i tedeschi uccidono una persona accusata di cospirazione anti tedesca

Maletto (Catania), i tedeschi uccidono senza apparente motivo Antonino Giangreco, 49 anni

11 – 13 agostoCastiglione di Sicilia (Messina), soldati tedeschi della Divisione Herman Goering mettono a ferro e fuoco il paese per tre giorni e, dopo averlo saccheggiato, uccidono 16 civili. E’ la prima strage nazista in Italia.”La mattina del 12 agosto 1943 un gruppo di militari tedeschi preceduti da una autoblina entrano nel paese di Castiglione di Sicilia e uccidono tutti gli uomini che incontrano per strada: le donne vengono risparmiate. I morti sono 16, un numero che avrebbe potuto essere maggiore se in quel momento la maggior parte della popolazione non si fosse rifugiata in una vicina galleria feroviaria per sfuggire ai bombardamenti e ai pericoli della battaglia in corso nella zona.
Su cosa abbia provocato la rappresaglia tedesca ci sono diverse versioni. La più verosimile è quella riportata nella memoria di suor Amelia Casini, e attribuita a una dichiarazione dello stesso comandante tedesco secondo cui nella zona di castiglione sarebbero stati uccisi cinque soldati tedeschi. Alcuni parlano di un autocarro depredato dai paesani affamati per il lungo assedio. Altro parlano di un furto di una scatola scarpe. L’ipotesi di coinvolgimento dei paesani in questi furti e nella uccisione viene respinta dalla maggior parte dei castiglionesi. La versione raccolta da Sciascia parla invece di uccisioni commesse nella zona da contadini provenienti dalla vicina Cesarò. Un chiaro tentativo di allontanare le responsabilità dalla comunità paesana” (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2564).

12 agosto: il generale Castellano e Franco Montanari, funzionario del ministero degli Esteri, partono per Lisbona per avviare trattative con gli alleati in vista di un possibile armistizio.

Roma, arrestato e tradotto a Forte Boccea, il maresciallo Ugo Cavallero.Togliatti, parlando ai microfoni di Radio Milano libertà, afferma che ”Solo quando avremo cacciato Badoglio e fatta la pace potremo dire che incomincia veramente per l’Italia l’era della libertà”.

Calatabiano (Catania), il paese è sulla strada costiera che porta da Catania a Messina. I tedeschi vi si riversarono durante la ritirata compiendo furti e saccheggi. La casa del capo stazione Angelo Quagliata è più volte saccheggiata. La famiglia si rifugiò nelle vicine campagne. Mentre i Quagliata tentavano di recuperare degli oggetti in casa, è ucciso il figlio Carmelo Quagliata.Il 14 agosto sarà incendiato il municipio

Delianuova (Reggio Calabria), militari tedeschi senza motivo apparente uccidono una donna

13 agosto: secondo bombardamento alleato di Roma. Tutte le principali città sono bombardate causando migliaia di vittime civile. Non vengono invece effettuate operazioni militari contro i convogli di truppe naziste che affluiscono in Italia.

Roma, i partiti antifascisti approvano un ordine del giorno che segna una presa di distanza dal governo.

Roma, si riuniscono, convocati da Bruno Buozzi, i sindacalisti antifascisti per valutare, alla luce della posizione espressa dai partiti antifascisti, la proposta del ministro del Lavoro Piccardi.Palmiro Togliatti, durante una trasmissione di Radio Milano libertà, afferma: ”Nessuna collaborazione con Badoglio e col suo governo. Chi si mette su un’altra strada, chi accetta di collaborare con Badoglio e quindi accetta la sua politica di guerra mussoliniana fascista, rompe con il movimento popolare, si stacca dal popolo, si mette contro la volontà della nazione”.

Milano, la polizia spara su una manifestazione popolare, uccidendo due dimostranti e ferendone sette.

14 agostoRoma è dichiarata città aperta. Ciò significa che non potrà essere sede di comandi operativi, di reparti militari e di altri obiettivi di carattere strategico. Ciò al fine di preservare la capitale dai bombardamenti.

Roma, dopo un incontro con il ministro Leopoldo Piccardi, i sindacalisti antifascisti s’incontrano con il maresciallo Pietro Badoglio e gli consegnano un documento “Considerando che la funzione a cui siamo chiamati ha uno stretto carattere sindacale che non implica nessuna corresponsabilità politica, dichiariamo di accettare le nomine nell’interesse del Paese e dei nostri organizzati, per procedere alla liquidazione del passato e alla sollecita ricostruzione dei sindacati italiani, che tenga conto delle tradizioni del vecchio movimento sindacale e ad avviare al più presto gli organizzati a nominare direttamente i propri dirigenti”. Badoglio assume il solo impegno di far liberare i detenuti politici e accetta la dichiarazione di “non corresponsabilità politica” dei sindacalisti

Contrada Chiusa Gesso (Messina), un appuntato e 5 carabinieri del distaccamento di Tarantonio della stazione dell’Arma di Castanea delle Furie (Messina) sono uccisi dai tedeschi mentre si dirigevano in abito civile verso il ponte Gallo. 

Forza d’Agrò (Messina), i tedeschi fucilano 3 uomini e una donna perché sospettati dell’uccisione di un sottufficiale tedesco

Villafranca Tirrena (Messina), un uomo è fucilato perché non aveva adempiuto alla richiesta di acqua da parte di due soldati tedeschi. Per lo stesso motivo il giorno successivo è fucilata una persona a  Orto Liuzzo (Messina)

15 agostoBologna, si incontrano i vertici militari italiani e tedeschi. Roatta rassicura i tedeschi sulla fedeltà dell’Italia.

Roma, costituito il Comitato interconfederale dei sindacati con presidente Bruno Buozzi e segretario Oreste Lizzadri.Sul giornale del Partito d’azione si legge che (…) I compagni del Partito d’azione sono invitati a non accettare nessuna carica di carattere pubblico, sindacale o altro, che possa importare una qualsiasi collaborazione sia diretta che indiretta con l’attuale governo”.

Imola, in molte fabbriche si eleggono le Commissioni interne.

Ravenna, eletta la Commissione Interna allo iutificio Montecatini. Sostenuta dalla pressione delle maestranze ottiene immediatamente alcuni miglioramenti nelle condizioni di lavoro e l’allontanamento del direttore fascista.In alcune città circola un volantino firmato Cola di Rienzo che invita a uno scio­pero generale di un quarto d’ora, per la pace. Si tratta di una iniziativa del Gran Maestro della massoneria romana, Felice Anzalone, il quale fa parte della rete di agenti al servizio di Francesco Maria Barracu e Cola e il suo nome di copertura. Il capo della polizia Carmine Se­nise sospetta che l’iniziativa sia stata concordata con i tedeschi per creare un pre­testo per un intervento mi­litare.

16 agostoWashington, il segretario di Stato Cordell Hull riceve Carlo Sforza e gli dice esplicitamente che presto sarebbe giunto il suo momento di rientrare in Italia, per occuparvi un posto di prestigio.

Roma, Vittorio Emanuele III scrive a Badoglio per indurlo a bloccare il processo di epurazione: “L’eliminazione, presa come massima, di tutti gli ex appartenenti al Partito fascista da ogni attività pubblica deve recisamente cessare (…) Ove il sistema perdurasse, si arriverebbe all’assurdo di implicitamente giudicare e condannare l’opera stessa del Re”.

Torino, in un rapporto sul Partito d’azione diretto alla Direzione del Partito, il comunista Remo Scappini scrive che i suoi dirigenti “si rendono conto che l’inquadramento sindacale degli operai e l’attività che il sindacato può svolgere in ultima istanza non può non indebolire la posizione di un partito come il loro”.

Spilamberto (Modena), scioperano i lavoratori della SIPE.

17 agosto: gli alleati entrano in Messina. Tutta la Sicilia è occupata dagli anglo americani, mentre i nazifascisti riescono a trasferire il grosso delle forze in Calabria.

Torino, l’esercito spara sugli operai che tentano di uscire dalla fabbrica della Fiat – Grandi motori, provocando 2 morti e 7 feriti. La città risponde con lo sciopero generale. All’ordine di sparare sui lavoratori, impartito dal generale Adami Rossi, gli alpini rifiutano. Entrano in agitazione, ovunque repressi, i lavoratori di diverse fabbriche a Milano Bologna e in altre città del nord per chiedere la fine della guerra, la liberazione dei detenuti politici e il riconoscimento delle commissioni interne.

18 agostoRoma, Badoglio esonera dall’incarico il direttore del Sim, generale Cesare Amè. In sua sostituzione è nominato, con funzioni di commissario, il generale Giacomo Carboni.

Palermo, il generale Lord Francis Rennell of Rodd, governatore alleato in Sicilia, in un suo rapporto scrive: “Come ho già riferito, una delle mie massime preoccupazioni è la recrudescenza della mafia. Notizie di varie fonti e del mio Scao (Senior Civil Affair Officer – ndr) mi inducono a pensare che essa sia stata provocata dal disarmo e dalla conseguente perdita di prestigio dei carabinieri. E’ stato uno sbaglio, vi stiamo rimediando. Ma la popolazione rurale ne ha tratto la conclusione che i carabinieri e il fascismo, i due grandi nemici della mafia, sarebbero scomparsi in fretta e insieme (…) Nell’ansia di destituire i podestà e i funzionari comunali fascisti, i miei ufficiali talvolta nominano al loro posto boss mafiosi o persone manovrate dalla mafia (…) I parroci non ci avvertono quando scegliamo dei mafiosi, non ci segnalano i loro soprusi, né testimoniano a loro carico (…).

Roma, esce clandestinamente il primo numero di Rinascita, organo dell’Unione nazionale pace e libertà.

Reggio Emilia, scioperano 4.000 operai delle Reggiane chiedendo aumenti salariali, l’istituzione delle Commissioni interne e l’allontanamento degli squadristi dalla fabbrica. Il giorno successivo l’agitazione si estende alla Landini di Fabbrico. A Rio Saliceto i braccianti scioperano per la pace. Molti sono arrestati.

19 agosto: in varie città del nord viene proclamato uno sciopero generale. A Torino, l’adesione degli operai è totale.

20 agostoReggio Emilia, l’avvocato Giannino Degani è nominato commissario provinciale dei lavoratori dell’industria. Al suo fianco chiama a collaborare Sante Vincenzi, appena rientrato dal confino.

Ravenna, Nullo Baldini – vecchio dirigente socialista e della cooperazione, già perseguitato dal fascismo – è nominato Commissario governativo della Federazione provinciale delle cooperative.

Cattolica, un’ottantina di operaie dello stabilimento Adriatica – che confeziona pesce in scatola – comunicano al direttore l’intenzione di scioperare se non è concesso un aumento di salario. Due lavoratrici sono arrestate.

21 agostoBerlino, il generale Jodl invia un telegramma ai comandanti di gruppo d’Armata interessati alla situazione italiana: “Per ragioni politiche non si deve mettere per iscritto nessun riferimento alle prossime misure che si intendono prendere in Italia e nei Balcani relativamente all’azione nei confronti dell’atteggiamento italiano”.

Nel rapporto dell’Oss siglato B-87 e dedicato a “I comunisti e la crisi italiana”, si legge: “La nuova linea seguita dai leader comunisti italiani negli Stati uniti mostra l’opportunismo che ha caratterizzato sin dal 1935 le direttive di Mosca ai suoi seguaci negli altri paesi, in contrasto alla qualità categorica del programma rivoluzionario di 25 anni fa, quando una situazione come quella italiana avrebbe indotto all’installazione dei soviet e alla ricostruzione della società su basi marxiste. Adesso, nella nuova visione comunista, la struttura esistente della società deve essere mantenuta e la parola ‘democrazia ‘ viene usata di continuo (…) I comunisti italiani negli Stati Uniti hanno dimostrato ormai da tempo la propria prontezza a collaborare quasi ad ogni angolo ove possano trovare un minimo di disposizione a cooperare con loro. Una volta sono stati in contatto attivo con personaggi orientati in senso fascista come Generoso Pope (foto), l’editore de Il Progresso italo-americano. Lo scorso anno hanno abbracciato il leader del Partito repubblicano Randolfo Pacciardi; e la società Mazzini si è divisa proprio nel votare sull’accettazione da parte di Pacciardi della collaborazione con i comunisti. Un’altra volta uno dei leader comunisti si è addirittura dichiarato pronto ad accettare il conte Sforza come capo di un Comitato italiano nazionale”.Il giornale del Partito d’azione riporta le rivendicazioni degli operai in sciopero: “1) immediata ed effettiva liberazione di tutti i detenuti politici; 2) scarcerazione di tutti gli operai arrestati in seguito ai recenti avvenimenti e abrogazione di ogni sanzione di qualsiasi tipo già adottata o in corso di adozione da parte dell’autorità militare o delle direzioni degli stabilimenti; 3) allontanamento delle truppe dalle fabbriche; 4) allontanamento dalle fabbriche degli squadristi e degli esponenti fascisti che ancora vi rimangono; 5) adozione immediata di misure per la costituzione delle commissioni interne di fabbrica”. Il giornale afferma, inoltre: “Poiché sinora nessun provvedimento pare dimostrare una seria e precisa volontà di attuare queste speranze (della pace e della libertà), gli operai hanno posto il governo dinanzi alle sue responsabilità”.

Firenze, l’azionista Ugo Mattei accetta la carica di commissario dell’Unione provinciale dei lavoratori dell’industria.

22 agostoRoma, iniziano a circolare strane voci su una possibile cospirazione fascista. Viene
arrestato il generale Ugo Cavallero che poi morirà, in un misterioso suicidio dopo l’occupazione tedesca di Roma. Si parla anche di un coinvolgimento dell’ex segretario fascista Ettore Muti, il quale – comunque – resta ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri che lo stavano arrestando nel suo villino di Ostia. La morte di Muti ha tutte le caratteristiche di una vera e propria esecuzione. 

Roma, il generale Puntoni annota nel suo diario: “Questa notte, in seguito a segnalazioni di contatti che avrebbero avuto con militari tedeschi, sono stati arrestati molti alti esponenti del fascismo”.

23 agosto: nasce il Psiup. Vi confluiscono Mup, Psi e Upi. Quest’ultima forma­zione era nata a Roma dall’incontro di un gruppo di socialisti che comprendeva, tra gli altri, Mario Zagari, Achille Corona, Giuliano Vassalli, Tullio Vecchietti e Vezio Crisafulli. Nella dire­zione del Psiup entrano Nenni, Pertini, Carlo Andreoni, Rodolfo Morandi, Oreste Lizzadri, Bruno Buozzi, Paolo Fabbri, Lelio Basso, Domenico Viotto, Lucio Luzzato, Giuseppe Ro­mita, Giuliano Vassalli, Mario Zagari, Achille Corona, Vezio Crisafulli e Tullio Vecchietti.

Milano, il Comitato di liberazione rivolge a quello romano un pressante invito per un appello al Paese nel quale si chieda l’immediata fine della guerra e la cacciata del governo Badoglio.

Girolamo Li Causi è l’ultimo confinato a lasciare l’isola di Ventotene. Il Pci lo incarica di trasferire tutto il materiale raccolto sull’isola.

24 agostoRoma, il Comitato nazionale delle opposizioni chiede, con un ordine del giorno a Badoglio, una “politica di riscossa nazionale” e che si rompano i rapporti con la Germania.

Togliatti, durante una trasmissione di Radio Milano libertà, afferma che ”Badoglio e il Re lavorano per la morte dell’Italia”.

Roma, il Comitato nazionale delle opposizioni, dopo aver esaminato il documento milanese, firma un ordine del giorno con cui si afferma la necessità di una mobilitazione propagandistica per indurre il popolo a lottare contro i tedeschi, e la formazione di un governo democratico.

Roma, Mario Vinciguerra, esponente del Partito d’azione, è nominato commissario nazionale del Sindacato dei giornalisti.

25 agostoMicigallo Taurianova (Rc), i nazisti fucilano Cipriano Scarfò. Animatore dell’antifascismo locale, è accusato di sabotaggio

27 agosto: Mussolini è trasferito dalla Maddalena a Campo Imperatore sul Gran Sasso e affidato alla sorveglianza dell’ispettore generale di Ps Giuseppe Gueli.

Palermo, si costituisce l’Unione per l’indipendenza siciliana (Upis) che riunisce elementi fedeli ad Andrea Finocchiaro Aprile e militanti di Sicilia e libertà di Vincenzo Purpura.

Roma, il cardinale Luigi Maglione nel corso di una conversazione confida all’ambasciatore tedesco Weizsacker: “Per quanto riguarda (…) il pericolo del comunismo osservo che la Santa Sede se ne è preoccupata sempre ed ora se ne preoccupa anche di più, perché lo vede più imminente, giacché in tutti i paesi le sofferenze inenarrabili causate dalla guerra preparano un terreno di cultura per le teorie comuniste: gli animi esasperati sono disposti a correre sempre più verso l’estremismo. Non nascondo all’ambasciatore che spesso parlo di questo pericolo anche con i diplomatici anglosassoni”.

28 agostoRoma, il governo scioglie il Gran Consiglio del fascismo, la Camera delle Cor­porazioni, il Partito Nazionale Fascista e vieta la riorganizzazione dei partiti fino alla fine della guerra.

29 agostoRoma, si costituisce la Direzione del partito comunista. Ne fanno parte Giorgio Amendola, Girolamo Li Causi, Luigi Longo, Umberto Massola, Celeste Negarville, Agostino Novella, Antonio Roasio, Giovanni Roveda, Mauro Scoccimarro e Pietro Secchia.

Firenze, riunione della direzione del Partito d’azione, alla quale partecipano rappresentanti di Toscana, Emilia, Veneto e Umbria per decidere la formazione della struttura del partito. I convenuti stabiliscono che vi sarà un comitato esecutivo centrale, comitati provinciali e regionali composti da cinque membri, e “centri sindacali” per consentire “l’affiatamento tra gli aderenti delle varie categorie sociali”. La direzione del partito emette la circolare n.1 indirizzata ai comitati regionali nella quale fra l’altro afferma, riferendosi ai comportamenti da assumere nei confronti del governo Badoglio: “Le cariche, se necessario, devono essere assunte solo a scopo di penetrazione e di lotta, in special modo presso quegli organismi in cui ci sia consentito di prendere immediato contato con masse da controllare, inquadrare – associazioni sindacali d’ogni natura – in particolare cercando di avere nostri rappresentanti in tutte le commissioni di fabbrica, associazioni sportive, culturali, dei combattenti e mutilati (…).

30 agostoBerlino, il generale Wilhelm von Keitel dispone che, immediatamente dopo la firma dell’armistizio da parte dell’Italia, le truppe germaniche procedano “al disarmo il più possibile rapido dell’esercito italiano” mentre “la pacificazione dell’Italia del nord sarà attuata utilizzando le organizzazioni fasciste”.

Roma, arriva in città in sostituzione di Mackensen, l’incaricato d’affari germanico Rudolf Rahn, che s’incontra subito con il ministro degli Esteri, Raffaele Guariglia.

Roma, l’ambasciatore tedesco presso il Vaticano Ernst von Weizsacker sottolinea in un suo rapporto i timori della Curia romana per il pericolo rappresentato dalla “bolscevizzazione dell’Europa”.

Varsavia, il cardinale Adolf Bertram riceve una lettera estremente dettagliata da un ebreo di Cracovia. Contiene una denuncia dello sterminio in corso dei suoi correligionari e pesantissime accuse contro la Chiesa tedesca.

Giustizia e libertà, scrive: “Bisogna creare ai tedeschi una vita insopportabile (…) Bisogna impedire in tutti i modi la loro attività, facendo tutto il danno possibile ai loro treni, alle loro macchine. Se scoppiano degli incidenti, bisogna non lasciarli chiudere, ma proseguirli e allargarli con tutti i mezzi”.

31 agostoRoma, l’appello allo sciopero lanciato dal massone Felice Anzalone è definito “irresponsabile e provocatorio” dai partiti antifa­scisti che poi daranno vita al Cln. Le organizzazioni sindacali, in via di rior­ganizzazione, invitano i lavoratori a “non lasciarsi trascinare da mestatori criminali”.

Mussolini, in una lettera alla moglie Rachele, scrive tra l’altro: (…) In una delle cartelle che tenevo vicino al lume sul mio tavolo a Palazzo Venezia, c’è di mio pugno un testamento – maggio 1943 – che dice: Nato cattolico, apostolico romano, tale intendo morire. Non voglio funerali e onori funebri di nessuna specie”.

Roma, al termine di in una riunione tra i comunisti Scoccimarro, Longo e Amendola; i socialisti Nenni e Saragat e gli azionisti Lussu e La Malfa, viene siglato un accordo che prevede, tra altro, la sostituzione del governo Badoglio con uno composto dai partiti. Viene decisa anche la composizione della giunta militare. E ne fanno parte Longo, Pertini e Bauer. I partiti antifascisti si schierano inoltre contro l’iniziativa assunta da Felice Anzalone (v.15 agosto) definendo la proclamazione di uno sciopero generale un atto “irresponsabile e provocatorio”, mentre le organizzazioni sindacali antifasciste invitano i lavoratori a non lasciarsi trascinare da “mestatori criminali”.

Roma, la Direzione provvisoria del Pci presenta al governo e al Comitato nazionale delle opposizioni un promemoria, redatto direttamente da Luigi Longo. Si chiede di organizzare la collaborazione armata dell’esercito e della popolazione procedendo “alla formazione e all’armamento di unità popolari che, ripetendo le gloriose tradizioni garibaldine del Risorgimento [diano] alla guerra un chiaro e preciso carattere di liberazione nazionale (…).

Roma, il Il Giornale d’Italia pubblica un articolo allarmato sulle attività sindacali.

Bologna
, rientra in città – dal confino di Volta Mantovano – Francesco Zanardi, già sindaco dal 1914 al 1919 (il Sindaco del pane).
Pescara, primo dei quattro pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione americana, che distruggono la città e causano migliaia di vittime

1° settembre: truppe britanniche sbarcano a Reggio Calabria.

Milano, si riuniscono rappresentanti sindacali piemontesi, liguri e lombardi che concordano, in polemica con il governo Badoglio, sulla necessità di “una rapida ed effettiva democratizzazione dei sindacati a vantaggio di tutti i lavoratori”.

2 settembreRoma, lo Stato maggiore dell’Esercito invia a tutti i reparti la Memoria 44/OP contenente indicazioni, peraltro lacunose e frammentarie, sul comportamento da tenere in caso di attacco tedesco.

Roma, il Comitato nazionale delle opposizioni chiede al comando militare la distribuzione di armi alla popolazione

Trento: gli alleati bombardano per la prima volta la città. Decine i morti

Palermo, in un rapporto confidenziale trasmesso al Foreign Office, lord Rennell of Rodd rileva l’imponenza del fenomeno separatista derivata dal fatto che i siciliani hanno visto nell’invasione alleata un gesto liberatorio che avrebbe comportato la “separazione della Sicilia dall’Italia”.

San Giuseppe Jato (Palermo), comincia la carriera criminale di Salvatore Giuliano, un contadino dedito alla borsa nera che, in località Quarto Mulino, uccide il carabiniere Antonio Mancino, il quale aveva scoperto i suoi traffici.

Roma, firmato l’accordo che permette la ricostituzione delle Commissioni interne, abolite dal regime il 2 ottobre 1925. L’accordo è firmato da Giuseppe Mazzini per l’organizzazione degli industriali e da Bruno Buozzi per il Comitato interconfederale sindacale

Washington, il sottosegretario di Stato Adolph Berle convoca Carlo Sforza e gli comunica che verrà trasferito nell’Africa del nord. Nel resoconto scritto dell’incontro, Berle, annota: “Vogliamo aiutare un italiano eminente a recarsi in un luogo da cui, nel momento appropriato, possa tornare in Italia ed esporre le proprie opinioni al suo popolo. Il conte Sforza è quasi esploso dalla gratitudine e con le lacrime agli occhi ha fatto un lungo discorso sull’utilità che egli potrebbe avere per noi in Italia, specialmente se il regime di Badoglio dovesse disintegrarsi e così via”.

3 settembreCassibile, alla periferia di Siracusa: il generale Giuseppe Castellano firma l’armistizio con le forze alleate. L’Italia si impegna a cessare le ostilità con gli alleati e a porre fine all’alleanza con i tedeschi. L’Italia dovrà inoltre consentire agli alleati il libero uso del proprio territorio per le esigenze belliche. Saranno restituiti i prigionieri di guerra. La flotta italiana dovrà raggiungere Malta, mentre i velivoli dell’aeronautica dovranno essere consegnati agli alleati. Il governo italiano accetta inoltre di sottoscrivere le clausole di natura politica, economica e finanziaria che gli saranno sottoposte in seguito.
Il 29 settembre, a Malta, sarà firmato il cosiddetto Armistizio lungo, che era stato messo a punto durante la conferenza di Quebec. Si tratta di 44 articoli nei quali è, di fatto, sintetizzato il completo controllo politico e militare alleato sull’Italia e sul suo governo.

Forlì, in una relazione del Prefetto al ministro dell’Interno, si legge: “Negli stabilimenti della provincia si continua a lavorare con ritmo normale, ne si sono verificati incidenti, ad eccezione del licenziamento di alcuni operai squadristi, imposto dalle commissioni di fabbrica sorte tra gli operai degli stabilimenti stessi”. E ancora: “Alcuni elementi in vista del partito repubblicano e socialista si sono fatti contagiatori delle masse, specie agrarie, cercando di orientarle verso le nuove tendenze antifasciste, tendenze che si dimostrano finora favorevoli all’ordine pubblico e aliene dalla violenza. Pur tuttavia si ha la sensazione che da parte degli elementi estremisti, specie comunisti, si faccia propaganda fra gli operai al fine di costituire un fronte unico a carattere nettamente sovversivo”.

4 settembreRoma, telegramma del ministro dell’Interno ai prefetti sulla nascita di commissioni operaie nelle fabbriche: “Avvertesi che costituzione e funzionamento tali organi est legittimo e disciplinato da organismi superiori sindacali accordi ministro industria. Qualora non siano già stati denunciati pregasi pertanto liberare arrestati. Est necessario seguire riservatamente attività tali elementi”.

5 settembreFirenze, primo convegno nazionale del Partito d’azione. Al termine viene approvato un Ordine del giorno nel quale si afferma che “L’organizzazione centrale del partito deve rispondere all’esigenza del momento attuale, che è un momento di crisi rivoluzionaria, non un momento pre elettorale (…) Gli individui che faranno parte del comitato esecutivo dovranno avere qualità fisiche e spirituali rispondenti alle gravissime difficoltà dell’ora: essere in grado di sopportare ogni disagio ed avere mentalità rivoluzionaria, non mentalità elettoralistica. Dovranno essere messi in condizione di potersi dedicare completamente all’attività politica senza essere distratti da preoccupazioni economiche, familiari, professionali”. Dell’esecutivo fanno parte: La Malfa, Bauer, Fancello, Rossi Doria, Oronzo Reale; alla direzione di Italia libera, Fancello, Ginzburg, Muscetta; Parri e Bauer vengono nominati responsabili militari, rispettivamente, per il nord Italia ed il centro sud.

6 settembreLugano, Filippo Caracciolo, esponente del Partito d’azione, incontra i rappresentanti dei servizi segreti americani e britannici, Dulles e McCaffery.

Rizziconi (Reggio Calabria), i tedeschi cannoneggiano per quasi 24 ore il centro abitato di Rizziconi. Il paese è distrutto, 17 i civili morti

7 settembreBerlino, l’Alto comando tedesco invia le direttive per il disarmo delle forze armate italiane

Frascati, l’ammiraglio Raffaele De Courten incontra il feldmaresciallo Albert Kesselring e riafferma la lealtà italiana. Nel pomeriggio, De Courten dispone il trasferimento della flotta italiana da La Spezia e La Maddalena, senza però spiegarne le ragioni.

Roma, il capo della polizia Carmine Senise allerta i comandi subalterni contro i “tentativi comunisti” di distribuire armi alla popolazione in funzione anti-germanica.

L’Unità, in un articolo rivolto a soldati ed ufficiali, scrive: “Bisogna che sin da oggi gli elementi più coscienti tra voi preparino moralmente e materialmente l’esercito al compito che forse ben presto dovrà assolvere. In che cosa consiste questa preparazione? Consiste nell’individuare in ogni reparto, in ogni organismo dell’esercito quegli elementi fascisti che potrebbero domani sabotare la lotta di liberazione (…) Consiste nella continua opera di propaganda che ciascuno di voi deve fare presso tutti i compagni affinché nessuno possa più dubitare sulla via da tenere (…)”

7 – 8 settembreReggio Emilia, dopo vent’anni si torna a votare alle Reggiane per le nomina della Commissione interna. Le schede saranno poi nascoste per impedire che i tedeschi conoscano i nomi degli eletti.

8 settembreRoma ore 12, il Re riceve l’ambasciatore tedesco Rudolf Rahn al quale riafferma la lealtà italiano sostenendo che il maresciallo Pietro Badoglio è “un vecchio onorato soldato alle cui assicurazioni bisogna prestare fede”. Poi, conclude: “Dica al Fuhrer che l’Italia non capitolerà mai. E’ legata alla Germania per la vita e per la morte”.

ore 16,30 il generale Eisenhower annuncia che l’Italia ha firmato l’armistizio.

19,42 Badoglio legge alla radio questo proclama: “Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in campo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. La notizia della firma dell’armistizio provoca il caos in tutto il paese. I tedeschi si impadroniscono delle zone chiave della penisola e si assicurano il controllo delle industrie e delle vie di comunicazione

8 settembre: Il Regno d’Italia firma l’armistizio con gli alleati. I nazisti invadono il paese e si annettono il Nord Est e il Trentino. Gli operai dei cantieri di Monfalcone non ci stanno. Si ritrovano a Selz e formano la prima brigata partigiana in Italia, la Brigata Proletaria. Andranno verso Gorizia, a combattere i tedeschi. Le forze erano impari e la Brigata Proletaria è battuta. I superstiti si ritirarono verso Trieste dove costituirono la Brigata Triestina e combatterono assieme ai partigiani sloveni

Trieste, nascono le formazioni partigiane (Dalla pagina Facebook di Alessandra Kersevan)

Roma, il capo della polizia Carmine Senise invia una circolare ai prefetti ed ai questori invitandoli a prendere contatto con le autorità tedesche per proteggere le installazioni militari germaniche e di evitare disordini.

Milano, il generale Ruggiero accetta la proposta dei partiti antifascisti di armare una Guardia nazionale in funzione anti tedesca.

Torino, il generale Adami Rossi rifiuta la proposta dei partiti antifascisti e dei sindacati di distribuire armi alla popolazione per resistere ai tedeschi.

Roma, durante la notte il generale Giacomo Carboni consegna a Longo e Trombadori tre autocarri carichi di armi.

Eboli (Sa), “Al generale Ferrante Vincenzo Gonzaga, comandante della 222a divisione costiera, fu chiesta la resa da parte di un contingente tedesco guidato dal Major Udo von Alvensleben della 16a Panzerdivision. Il generale rifiutò. Durante un colloquio con lo stato maggiore tedesco, probabilmente perché aveva messo mano alla fondina o estratto la pistola d’ordinanza, fu ucciso da una raffica di mitragliatrice sparata dall’ufficiale di scorta. Il suo corpo fu abbandonato in un edificio di Eboli e sarebbe stato ritrovato il mese successivo. I suoi uomini, dopo brevi scontri (nei quali perse la vita il sergente Giuseppe Maenza) furono deportati dopo essere stati concentrati in alcune grotte” www.straginazifasciste.it

Anguillara Sabazia (Roma), tre civili sono uccisi dai tedeschi 

Reggio Emilia, nella notte reparti tedeschi occupano, approfittando della incertezza che regna negli ambienti militari e politici, le caserme, gli edifici pubblici e governativi. Dalla mezzanotte alle 2 del giorno 9 le truppe corazzate tedesche circondano le caserme e la Prefettura. Fra i soldati italiani tre morti e nove feriti, di cui uno gravissimo

Zagabria, Ante Pavelic dichiara guerra all’Italia ed annuncia che Hitler ha riconosciuto “allo Stato indipendente della Croazia non solo la Dalmazia ma anche le città di Fiume e Zara”.

9 settembre: gli alleati sbarcano a Salerno incontrando una violenta resistenza da parte dei tedeschi.Roma, un dispaccio radio, trasmesso alle ore 1,35 dallo Stato maggiore, ordina di “reagire immediatamente ed energicamente et senza speciali ordini at violenza armata germanica”, ma sottolinea anche che non deve “essere presa iniziativa atti ostili contro germanici”. Alle 0,20 un altro dispaccio ordina ai comandi subalterni di “dare preavviso dei movimenti ai Comandanti tedeschi” e di non compiere atti ostili contro le truppe

Roma, il capo di Stato maggiore Roatta ordina al generale Carboni di ripiegare con tutte le sue truppe su Tivoli, abbandonando Roma. Alle ore 18, Carboni comunica ai tedeschi che può esaminare la loro richiesta di cessare i combattimenti. Gli alti ufficiali rimasti in città creano il Comando militare della città aperta di Roma, che continuerà a collaborerà con le forze armate tedesche, operando sulla base di vecchie direttive.

Le Divisioni Granatieri Piave e Ariete contrastano l’avanzata dei reparti tedeschi verso Roma.

Alle 5,10 il re e Badoglio, accompagnati dalle più alte cariche militari e civili, abbandonano Roma diretti a Pescara, dove un’unità della Marina li porterà a Brindisi sotto la protezione degli alleati. Nasce il governo del Sud.

Roma, si combatte a porta San Paolo e in altri quartieri della capitale. L’esercito con il sostegno della popolazione si oppone all’avanzata tedesca guidata dal Maresciallo Kesserling.

ll Comitato nazionale delle opposizioni comunica la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln). In ottobre cominceranno a nascere i Cln regionali e locali. Il primo Cln è composto da Giorgio Amendola (Pci), Mauro Scoccimarro (Pci), Meuccio Ruini (Democrazia del lavoro), Alcide De Gasperi (Dc), Pietro Nenni (Psiup), Giuseppe Romita (Psiup), Ugo La Malfa (Pd’a), Sergio Fenoaltea (Pd’a) e Alessandro Casati (Pli).

Il generale Gastone Gambara arriva a Fiume ma, invece di organizzare la resistenza contro i tedeschi, si schiera al loro fianco. Aderirà, successivamente, alla Rsi.

Roma, il generale Ruggiero rifiuta di consegnare le armi necessarie per armare la popolazione, come proposto dai partiti antifascisti, venendo meno agli impegni assunti il giorno precedente.

L’Amg richiede per la Sicilia 30.600 tonnellate di generi alimentari da consegnarsi, al massimo, entro il 15 ottobre.

Londra, Churchill scrive a Roosevelt: “La gente deve essere gradualmente portata a rendersi conto di ciò che noi e il nostro Stato maggiore abbiamo così chiaramente in testa, e cioè la conversione dell’Italia in un partner attivo nei confronti della Germania. Benché non possiamo riconoscere l’Italia come alleato nel pieno senso della parola, ci siamo trovati d’accordo nel fatto che le si debba permettere di guadagnarsi il passaggio e che un appoggio utile contro il nemico non solo sarà aiutato, ma anche ricompensato”.

Le truppe tedesche occupano la Venezia Giulia: Hitler dà il via all’Adriatisches Kunstenland,  Zona di Operazione Litorale Adriatico, una fascia di territorio comprendente le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana. A guidare il nuovo territorio è chiamato il Gauleiter della Carinzia Friedrich Reiner, massima carica vigente, che si avvale della collaborazione di elementi italiani e slavi collocati, con  incarichi amministrativi, alla guida dei capoluoghi del territorio

Bolzano, il piano Alarich [Alarico], preparato dallo Stato Maggiore tedesco in vista dell’uscita dell’Italia dal conflitto, scatta quasi contestualmente alla firma italiana dell’Armistizio. la Heeresgruppe B (Gruppo armate B), al comando del feldmaresciallo Rommel, entra in Alto Adige disarmando e catturando le truppe di presidio. Le unità italiane di stanza nelle province di Trento e Bolzano sono protagoniste di alcuni sporadici episodi di resistenza: a Bolzano, a Bressanone e in val Venosta, le forze italiane, tra cui si distinsero alcuni reparti delle Divisioni alpine Tridentina e Cuneense, tentano di opporsi ma sono sopraffatte e travolte dopo aver lasciato sul terreno otto morti e 18 feriti.L’efficace resistenza organizzata nel sud della penisola italiana dal feldmaresciallo Albert Kesselring e le crescenti preoccupazioni tedesche per un possibile  sbarco alleato in Francia porteranno, il 21 novembre successivo, l’OKW a riconsiderare la dislocazione del Gruppo d’armate B. La difesa del suolo italiano sarà affidata esclusivamente al nuovo Gruppo d’armate C, agli ordini di Albert Kesselring, mentre lo stato maggiore del Gruppo d’armate B sarà trasferito nel nord della Francia per far fronte alle nuove minacce.

Trento, nella notte tra l’8 e il 9 settembre, i panzer tedeschi circondarono e attaccarono le principali caserme cittadine. I caduti furono complessivamente una cinquantina e quasi 200 feriti. Tra Salorno e Rovereto, la Wehrmacht catturò quasi 11 mila soldati, che furono poi trasferiti nei campi d’internamento in Germania. Nelle convulse ore seguenti l’armistizio, sono assassinati due carabinieri e di un soldato: i militari stavano prestando servizio di presidio presso il Comando di Trento quando furono colpiti, senza alcun preavviso, dal fuoco dei soldati tedeschi

Passo Resia (Bolzano), ucciso il maresciallo dei carabinieri Ottavio Monaco e il corpo gettato nel lago di Resia. Una volta terminato il disarmo dei militari italiani presenti nell’area, il tenente delle SS Alois Engelbert Schintlholzer – esecutore materiale dell’omicidio – organizzò la deportazione della comunità ebraica di Merano, trasferita nel campo di Reichenau (Innsbruck) con destinazione Auschwitz.

Verona, le truppe tedesche – all’indomani dell’armistizio – occupano la città, in particolare i suoi centri nevralgici, tra cui le caserme e il palazzo delle poste. Si registrano alcune opposizioni da parte di soldati e cittadini, con qualche scontro armato

Jugoslavia, in seguito all’armistizio, numerosi soldati italiani si uniscono ai nuclei partigiani.All’interno del movimento resistenziale emergono però forti contrasti tra comunisti italiani ecomunisti sloveni, che cercano di convincere i primi ad accettare la futura annessione allanuova Jugoslavia di Trieste, Gorizia, Monfalcone e del Friuli orientale

Cividale del Friuli (Udine), dopo l’8 settembre la caserma “Principe di Piemonte” è requisita dai tedeschi che vi insediano il loro Comando. La caserma diventa un centro di repressione del movimento resistenziale, particolarmente attivo nella zona. Dentro la caserma sono torturate, massacrate e fucilate decine di persone. I corpi delle persone uccise sono gettati nel fiume Natisone, che scorre lungo uno dei muri perimetrali della caserma. A liberazione avvenuta sono esumate 113 salme di partigiani, soldati e civili fucilati dai tedeschi della 
Pz. Kp. della 24. Waffen-Gebirgs “Karstjager” delle SS, di cui pochissime identificate. Non si conosce, neppure in modo approssimativo, il numero complessivo delle vittime. Delle 113 salme recuperate solo 21 sono identificate. Non è da escludere che fra le salme rinvenute alle Fosse del Natisone vi siano le vittime di alcune delle stragi compiute dai nazifasciti nel cividalese.

Reggio Emilia, i tedeschi occupano le caserme e gli uffici pubblici deportando molti soldati. La sera si costituisce il Comitato Militare del PCI. Ugo Guerriero, che aveva assunto la reggenza della Prefettura, si mette agli ordini del Comando delle SS e fa affiggere un manifesto nel quale si ammoniscono i cittadini a turbare l’ordine pubblico fino a punire i sabotatori con la morte. Il coprifuoco è fissato alle ore 20

Un gruppo di 40 operai del cantiere San Rocco di Muggia (Ts), equipaggiato con viveri e munizioni, al comando del comunista Luigi Frausin, si attesta sulle colline sopra Dolina e da vita al Battaglione Trieste.

Spinazzola (Barletta-Andria-Trani), dopo l’armistizio soldati tedeschi uccidono 27 uomini. Secondo il Comando militare di Bari i morti sarebbero 22 e si tratterebbe di militari sbandati non identificati perché sepolti dai tedeschi e rinvenuti solo nel 1945, ormai in stato di avanzata decomposizione. In seguito al ritrovamento i corpi vennero traslati nel locale cimitero con funerali solenni.

Anghiari (Arezzo), riescono a fuggire dal campo di internamento gran parte dei confinati anarchici.

All’indomani dell’armistizio si svolgono numerose manifestazioni. A Bologna, dove già la sera dell’8 si è svolta un’imponente manifestazione, in Piazza Maggiore parla Amerigo Clocchiatti che pronuncia forti parole di incitamento alla lotta unitaria per la pace e la libertà, per la cacciata dei tedeschi. La federazione bolognese del Partito comunista proclama lo sciopero generale.

Grosseto, primo pesante bombardamento alleato. “Dopo l’armistizio lo sbandamento delle forze del Regio Esercito fu rapido e completo anche nel capoluogo maremmano. Il 9 settembre gli Alleati bombardarono pesantemente Grosseto, tre giorni dopo le Forze Armate germaniche assunsero i pieni poteri nella provincia, sottoposta al Deutscher Wehrmacht Standorffizien di Livorno fino al dicembre 1943. Il 18 settembre aprì la Federazione del nuovo Partito fascista repubblicano, mentre nei giorni successivi furono diffuse le prime minacciose ordinanze emanate da Kesselring, volte a reprimere con la pena di morte qualsiasi atto contro le Forze Armate tedesche o a favore dei loro nemici. A metà settembre a Campo Spillo (Magliano in Toscana) si formò anche il primo Comitato provinciale di liberazione nazionale (CPLN), che per ragioni di sicurezza spostò poi la sede nella zona amiatina, a Castel del Piano. Un mese dopo fu la volta del Comitato militare provinciale, che iniziò a creare e organizzare i primi gruppi armati, attivi soprattutto nel massetano e nel mancianese. (…)(http://www.straginazifasciste.it)

Tolve (Potenza), i tedeschi, dopo aver messo a ferro e fuoco il paese, uccidono il carabiniere Donato Sabatella

Montalto Uffugo (Cosenza), un ufficiale tedesco uccide un ragazzo del luogo perché si aggirava attorno all’accampamento

Arienzo (Caserta), “Ubicati a ridosso della linea difensiva provvisoria tedesca Anni, i territori contigui di Arienzo e di San Felice a Cancello, tra la fine della prima decade di settembre e la prima di ottobre 1943, furono teatro di alcuni episodi di violenza perpetrati dalle truppe tedesche nelle primissime fasi di occupazione e durante il ripiegamento verso il Volturno.
Lo scalo ferroviario di Cancello aveva già subìto, a partire dal 21 giugno 1943, una serie di incursioni aeree alleate, in quanto ritenuto obiettivo strategicamente rilevante. Le bombe avevano colpito pure le aree limitrofe provocando numerose vittime.
Ad Arienzo, la sera del 9 settembre, verso le 21.00, mentre un gruppo di sfollati provenienti dai dintorni di Napoli sostava in piazza Lettieri, da una motocarrozzetta tedesca in perlustrazione partì una scarica di mitragliatrice che uccise una bimba di 5 anni, proveniente da Grumo Nevano (NA), prima vittima civile nel casertano dopo l’8 settembre”
(Cfr. www.straginazifasciste.it)

Bitetto (Bari), in località Tre Ponti militari italiani al comando del capitano Riccardo D’Ettole ingaggiano un conflitto a fuoco con paracadutisti tedeschi incaricati di proteggere la ritirata delle forze germaniche. Nel combattimento muoiono una ventina di militi italiani, tra cui il capitano D’Ettole. Il S.Ten. Pietrangelo Sivilia viene invece interrato semivivo, mentre altri due soldati disarmati sono falciati con raffiche di mitra nella villa De Filippis (un terzo, ferito, riesce a salvarsi fingendosi morto)A Putignano (Bari) muoiono negli scontri i civili Angela Guarnieri casalinga di 44 anni e il calzolaio 41enne Michele Donghia 

Carpi (
Modena), manifestazione popolare sotto la casa di Arrigo Tirelli, un noto squadrista che nel 1922 si è reso responsabile dell’uccisione di due giovani cattolici a Quartirolo: sentendosi minacciato, il fascista richiede l’intervento dei carabinieri, che sparano sulla folla e uccidono Venerio Guerzoni, Umberto Malatesta e Ivo Prandi.

Itri (Latina), i tedeschi uccidono un civile sulla via Appia mentre passa vicino ai magazzini militari del Regio esercito, che erano stati già occupati dai tedeschi. Non si conosce il motivo dell’uccisione.

Ceprano (Frosinone), all’alba i tedeschi uccidono il sergente maggiore Armando Celletti, mentre si sta recando ignaro probabilmente dell’armistizio alla stazione ferroviaria per cercare di tornare a Livorno, dove era di stanza la sua Divisione.

Cremona, reparti tedeschi attaccano ed occupano la città, soldati delle caserme cittadine si oppongono combattendo. I tedeschi sparano anche su civili e i morti accertati sono almeno sei: Luigi Aldovini, Carlo Compiani, Giovanni Gastaldi, Rina Lunghignani, Palmiro Malanca colpito mentre era nella sua officina di fabbro e Severino Mora. 

Felonica 
(Mantova), il bersagliere Gennaro Pozza è ammazzato dai tedeschi mentre, sull’argine del Po, tenta di sottrarsi alla cattura

Voghera (Pavia), nei pressi della caserma di cavalleria, alcuni soldati italiani tentano di sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi, che però sparano sui fuggiaschi ferendo Gino Tarabella, 21 anni. Morirà due giorni dopo all’ospedale.

Casalmaggiore (Cremona), i tedeschi uccidono, in circostanze diverse, i militari Ernesto Morenghi, 34 anni; Carlo Arturo Passerini 34 anni e Modesto Vezzosi 54 anni

Acerno (Salerno), i tedeschi uccidono Raffaele Cerrone, 50 anni, perché trovato in giro per il paese nelle ore di coprifuoco

Vietri sul Mare (Salerno), nella frazione di Molina è ucciso uomo di 56 anni perché sospettato di spionaggio. Altre quattro persone, tra le quali l’avvocato Francesco Gianni, moriranno l’11 settembre nella loro abitazione colpita dai tiri di un carro armato tedesco. 

Mondragone (Caserta), un’unità tedesca circonda il comando del 16° Reggimento Costiero perchè si pensa che in zona possa esserci uno sbarco alleato. L’energico intervento del comandante, il col. Michele Ferraiolo, impedisce un primo tentativo di disarmo, ma al suo nuovo rifiuto è falciato da una raffica di mitra

Altamura (Bari), Antonio Cannito (un ragazzo di 16 anni) è fucilato dai tedeschi perché si rifiuta di collaborare con gli ex alleati nei lavori di fortificazione

Gravina (Bari), i tedeschi uccidono due soldati sbandati, Nicola Di Benedetto e Antonia Cappetta, mentre tentano di entrare in paese.
Un’anziana contadina che stava andando a lavorare in campagna, è presa a fucilate e ferita gravemente

Manfredonia (Foggia), i tedeschi sparano all’impazzata da una corriera, uccidendo un bambino di 4 anni. In Piazza Marconi, il marinaio Nicola Latorre spara contro il mezzo uccidendo un soldato tedesco. Venti cittadini sono catturati per essere uccisi per rappresaglia, ma sono salvati dall’intervento dell’Arcivescovo

10 – 15 settembreBologna, gli ammassi granari di numerosi centri della provincia sono presi d’assalto dalla popolazione che impone la distribuzione delle eccedenze.

10 – 11 settembreScandiano (Re), numerosi cittadini assaltano l’ammasso del grano che è poi distribuito alla popolazione. Qualche giorno dopo è assaltato l’ammasso di Viano.

10 – 11 settembreNapoli, i tedeschi compiono diversi rastrellamenti e in diversi episodi sono uccise per rappresaglia alcune persone. Si conosce solo il nome di una vittima:Concetta Sarnataro di 49 anni

10 settembreTorino“gli uomini della SS Leibstandarte Adolf Hitler entrano a Torino nel tardo pomeriggio del 10 settembre del 1943. L’esercito ha abbandonato la città poche ore prima, senza opporre resistenza. In breve tempo i tedeschi con un numero ridotto di uomini a disposizione si appropriano di una delle maggiori città industriali italiane e della valle di Susa, strategica per i collegamenti transfrontalieri. La sera i tedeschi giungono a Porta Nuova, la stazione ferroviaria di Torino: una denuncia alla questura recita che «vistisi dileggiati da gruppi di cittadini» rispondono con le armi e feriscono alcuni civili tra i quali una donna e un anziano, che muore prima di raggiungere l’ospedale. Complessivamente i morti per ferite d’arma da fuoco ad opera di soldati germanici sono quattro e undici i feriti” (Cfr. www.straginazifasciste.it) Sono uccisi: Amadio Levi 85 anni; Vittorio Comba 18 anni operaio e partigiano; Ivo Maccapani apprendista macchinista 19 anni e Giovanni Carenzi 34 anni milite della Milizia

Forlì, il General Kommando del II SS Panzer Korps comunica al prefetto che “tutti gli stabilimenti di produzione di generi alimentari (incluse fabbriche tabacchi e distillerie) situati nella Vostra provincia sono da considerarsi sequestrati dalle Forze Armate Germaniche”.

Reggio Emilia, la popolazione vuota alcuni magazzini di materiali e depositi di grano.

Roma, le truppe che difendono la città sono si arrendono. L’ambasciatore tedesco Rudolph Rahn è nominato – insieme al comandante delle SS, generale Karl Wolff – plenipotenziario del Reich in Italia.

Roma, il giornale sindacale Il lavoro italiano, stampato mentre sono ancora in corso i combattimenti a Porta San Paolo e diretto dal comunista Mario Alicata, dal democristiano Alberto Canaletti Gaudenti e dal socialista Olindo Vernocchi, esce con il titolo a tutta pagina: “Tutta la nazione combatte per la sua pace”.

Milano, il generale Vittorio Ruggero stipula un accordo con i comandi tedeschi in base al quale i militari italiani rimangono provvisoriamente in armi. E lancia un “proclama ai milanesi” nel quale afferma: “Chiunque userà le armi contro chiunque sia, sarà senz’altro passato per le armi sul posto. Da questo momento sono proibite nel modo più assoluto le riunioni anche in locali chiusi, salvo quelle del culto nelle chiese. All’aperto non potranno aver luogo riunioni di più di 3 persone. Contro gruppi di numero superiore sarà senza intimazione aperto il fuoco dalla forza pubblica”.

Milano, i tedeschi nominano Carlo Riva prefetto.

Torino, dopo tre giorni di agitazioni e comizi, la folla comincia a defluire. Nel pomeriggio, il generale Adami Rossi fa entrare i tedeschi in città.

Fiume, il generale Gastone Gambara, rientrato da Roma, emette un’ordinanza che vieta la ricostituzione dei partiti politici perché “nel grave momento che l’Italia attraversa, c’è un solo partito per tutti, nessuno escluso: quello della concordia, dell’onore, dell’ordine. Nessuna iniziativa da qualunque parte venga sarà da me tollerata”. La sera, la polizia apre il fuoco sulla folla che chiede la liberazione dei detenuti politici. 

Ameglia (La Spezia), subito dopo l’armistizio, il vent’enne Giannino Pelosini recupera in località Montemurlo insieme ad alcuni amici armi abbandonate dai reparti alpini della divisione Alpi Graie sbandatasi nella zona. Sorpreso dai tedeschi, tenta la fuga ma è gravemente ferito e morirà all’ospedale di Sarzana

Parma, a Villa Braga (si riunisce il gruppo dirigente comunista clandestino per organizzare la resistenza armata

Anzola Emilia (Bo), militari tedeschi sparano sulla folla uccidendo due donne, Emilia Bosi e Amelia Merighi, durante una manifestazione per impedire la requisizione del grano. Nei giorni successivi podestà e capo della provincia emanano disposizioni e minacciano pene per detenzione abusiva di grano e altri viveri sottratti agli ammassi (http://www.comune.anzoladellemilia.bo.it/La-Citta/Storia-locale/ANZOLA-UN-POPOLO-NELLA-RESISTENZA)

Bologna, un ragazzo di circa 20 anni resta a terra esanime, mentre altre persone sono ferite dai colpi d’arma da fuoco sparati da alcuni tedeschi di guardia allo smistamento ferroviario di San Donato, durante un assalto della folla affamata e inferocita, ad un treno carico di derrate alimentari diretto in Germania

Roma, due carabinieri in servizio di ordine pubblico sulla via Ostiense sono uccisi da soldati tedeschi

Zagarolo (Roma), un reparto tedesco, transitando per corso Garibaldi, ferisce Odoardo Favale, che muore il 25 successivo all’ospedale Littorio di Roma

Tromello (Pavia), una pattuglia tedesca ferisce, in circostanze non chiarite, l’anziana Maria Giuseppa Lombardi che muore alcune ore dopo.

Schio (Vicenza), militari tedeschi in assetto di guerra appartenenti al 1° Reparto semoventi della 1° Divisione corazzata delle SS “Leibstandarte Adolf Hitler” proveniente da Vicenza, assaltano la caserma Cella, svuotata di ogni possibile resistenza dopo l’ordine di disarmo emanato il giorno precedente dal comandante. L’aviere Giuseppe Moretto è ucciso all’interno della garrita di guardia. I militari tedeschi sparano su chi tentava di opporsi alla cattura. I soldati Masiero Marchi, Vincenzo Bernardi e Bruno Zavarise moriranno lo stesso giorno in ospedale. Il giorno seguente i soldati italiani sono tradotti, con 54 autocorriere, in un campo di smistamento nei pressi di Mantova, per essere poi deportati in Germania

Vicenza, i tedeschi uccidono l’operaia tessile Novella Turato perchè stava aiutando soldati italiani sbandati dopo l’armistizio

Nusco (Avellino), due contadini sono uccisi da soldati di un reparto tedesco che sta attraversando il paese

Torre del Greco (Napoli), un uomo è ucciso mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento tedesco

Fisciano (Salerno), una trentina di tedeschi fanno irruzione, in frazione Lancusi, nell’abitazione dei fratelli Alessandro e Giovanni Napoli, poi uccisi a colpi di pistola. All’assassinio segue la razzia di generi alimentari e oggetti preziosi

Montecorvino Pugliano (Salerno), il paese è occupata per diversi giorni dai reparti tedeschi, che vi compirono violenze, distruzioni, furti e saccheggi: Carmine Salerno è ucciso sulla porta della propria masseria

10 – 11 settembreTerni, si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale. E’ composto da Alfredo Filipponi, Vincenzo Inches, Alfredo Urbinati, Arnaldo Lippi, Arduino Pellegrini, e coordinato da Gino Scaramucci. Il Comitato incontra subito il generale comandante del presidio militare cittadino, per chiedere di armare i lavoratori e organizzare la resistenza contro l’occupazione militare di Terni da parte delle truppe naziste. A seguito del fallimento dell’incontro, si decide di procedere senza indugio all’avvio della lotta partigiana e all’invio dei primi uomini sui monti tra Arrone, Polino e Piediluco.
Nola (Napoli), soldati tedeschi della divisione corazzata Herman Goering fucilano 14 persone (10 ufficiali, un soldato e 3 civili). “Il 10 settembre 1943 avvennero scontri tra i reparti italiani del col. Michele De Pasqua e i tedeschi che si dirigevano verso Nola e che volevano occupare la locale caserma. I tedeschi spararono contro un gruppo di soldati italiani inviati a parlamentare e fecero alcuni feriti, uno dei quali, il tenente Carelli, morì poche ore dopo (nella stessa circostanza morì anche un soldato, secondo alcune fonti). Nello scontro successivo restarono uccisi due italiani e un ufficiale tedesco. L’11 settembre i nazisti penetrarono nella caserma – all’interno della quale vennero lasciati entrare senza opposizione perché si era convinti che volessero effettuare delle requisizioni di carburante – e prelevarono, attraverso la prassi della decimazione, 10 ufficiali (sui 70 circa presenti), che vennero fucilati. Alcune fonti sostengono che il tenente Enrico Forzati si sia offerto al posto di un commilitone. La caserma, risalente al XVIII secolo e di scuola vanvitelliana, fu minata. Oggi ne resta solo lo scheletro, abbandonato. Gli altri militari furono deportati”
(Cfr. scheda http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Caserma%20Principe%20Amedeo,%20Nola,%2011-9-1943.pdf).

11 settembreRoma,  i romani leggono sui muri la prima ordinanza di Kesserling che dichiara territorio di guerra il territorio italiano a lui sottoposto, istituendo la legge marziale per ogni minimo atto contro le forze armate tedesche. (…) Così, settantatré anni dopo l’entrata dell’esercito italiano nella capitale dello Stato pontificio, Roma cessava di essere la capitale d’Italia. Il pontefice tornò a essere l’unico sovrano residente nella Città Eterna, mentre nel sud e nel nord dell’Italia si costituivano due Stati italiani senza capitali. Dall’11 settembre 1943 al 5 giugno 1944, la sorte di Roma “città aperta”, occupata dai tedeschi e bombardata dagli Alleati, fu legata all’esito di una guerra combattuta sul suolo della penisola da eserciti stranieri provenienti da tutte le parti del mondo. Divenuta una sorta di città di confine, «posta entro le linee affrontate di due armate nemiche e di due mondi in lotta», scrisse un giornalista, Roma si trasformò «in una giungla di pietra, in una intricata foresta di marmo e di cemento, insidiata da fiere e arcane presenze di minacce ostili. E la vita vi fu come in una foresta e in una giungla. Il sospetto, la frode, il terrore, l’agguato, l’intimidazione e la blandizie, la fuga e l’occultamento, furono le caratteristiche della vita di questi nove mesi»(…)Per nove mesi, la “città aperta” fu in balia dei nazisti e dei fascisti che dominarono con metodi spietati. Il 16 ottobre, le SS rastrellarono 1022 ebrei romani e li spedirono ai campi di sterminio (…)” (Emilio Gentile – Roma preda degli stranieri – Il sole 24ore domenica 5 maggio 2013)
Roma
, tre carabinieri di guardia al posto fisso di via del Gazometro si rifiutano di cedere le armi ad un reparto tedesco e vengono uccisi

Torino, le SS si presentano alla caserma di Corso Stupinigi e la circondano. Ai militari viene intimato di arrendersi e di uscire per essere deportati in Germania. La gente del quartiere invita i soldati italiani a nascondersi, aprendo le loro case o indicando vie di fuga. I tedeschi sparano sulla folla e uccidono due militari e una donna. Altre 22 persone sono ferite. Davanti all’ex caserma Lamarmora in via principe Amedeo sono quattro le vittime accertate tra i cittadini. Un uomo muore sul posto, altri tre gravemente feriti moriranno in ospedale: Loredana Giannessi, 14 anni studentessa; Elena Godano, 58 anni casalinga; Angelo Platti, 40 anni operaio e Angelo Cassiani, 40 anni inserviente.
All’opificio militare di corso Regina Margherita i tedeschi sparano e lanciano granate all’interno della struttura. I caduti sono numerosi, altri vengono trasportati feriti negli ospedali cittadini e muoiono lo stesso giorno o nei giorni seguenti. Il bilancio documentabile è di diciassette morti. Numerosi anche i feriti, alcuni dei quali riporteranno danni permanenti
Tićan 
(Bivio di Tissano) – Višnjan (Visignano)-Pola, parte da Trieste un Kampfgruppe con l’incarico di raggiungere Pola per dare sostegno alle poche unità della marina militare tedesca di presidio nella città. Il gruppo tedesco era costituito dal Gren.Rgt.194, l’Aufkl.Abt. 171, una Pz.Jg.Kp. (forse il 14 Kp./Gren.Rgt. 194), la 1. Kp./Pz.Jg.Abt. 171, parti di una Flak-Kp. (forse la 3.Kp./Pz.Jg.Abt. 171) . La colonna motorizzata tedesca al comando del cap. Weygand, parte da Trieste e scende lungo la costa dell’Istria, attraverso Buie d’Istria, S. Lorenzo, Valle d’Istria in direzione Pola. Presso il bivio di Tizzano, a sud del Fiume Quieto, un gruppo di partigiani di Parenzo cerca di bloccare l’avanzata dell’unità tedesca. Durante lo scontro e nelle successive rappresaglie sono uccise 84 persone (Cfr. www.straginazifasciste.it)

Altamura (Bari), durante la prima fase dell’occupazione nazista in Italia, dieci cittadini altamurani sono uccisi dai tedeschi. Tra i deceduti ci sono i militari Giovanni Busalin, Mario Danna, Giovanni Raggiopane, Dino Salari e Tullio Vulcani

Castellammare di Stabia
 (Napoli), cinque ufficiali che avevano, insieme ai propri uomini, cercato di difendere i cantieri navali dalla distruzione voluta dai tedeschi, sono fucilati dopo essersi arresi e consegnati prigionieri. Sono: Domenico Baffigo, Francesco Bottino, Ugo Molino, Giuseppe Olivieri e Mario Ripamonti. Nei pressi di Villa Comunale è ucciso Santolo Contaldo di 40 anni mentre in località Reggia Quisisana  muore in combattimento Luigi Di Somma

Marano (Napoli), otto militari addetti a una postazione fotoelettrica (229a compagnia) rifiutano di arrendersi. Nei pressi della postazione c’è la masseria del contadino Vincenzo Di Marino, saccheggiata dai tedeschi e i proprietari uccisi insieme ai militari. Tutti sono costretti a scavare le proprie fosse e la sepoltura fu impedita per alcuni giorni

Aversa (Caserta), l’agro aversano, nelle ore successive all’armistizio, fu teatro di un’azione contro le truppe tedesche da parte dei militari del 151° Reggimento Costiero. Gli scontri causarono perdite tra i militari italiani e molti feriti moriranno all’Ospedale di Caserta. Questo atto di disubbidienza inasprì i rapporti degli occupanti anche nei confronti della popolazione civile: uno sfollato napoletano è ucciso per rappresaglia

Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il paese vanta una lunga tradizione socialista e già da tempo sono attivi piccoli nuclei antifascisti clandestini, con la presenza pure di numerosi comunisti, i quali, dopo l’8 settembre, prendono contatti con i militari di stanza in paese. In questo clima è ucciso dai tedeschi un impiegato 28enne.

Maddaloni (Caserta), durante un rastrellamento è ucciso un ragazzo di 19 anni. Tra l’inizio della seconda decade di settembre e la prima di ottobre 1943 le truppe tedesche in ritirata verso il Volturno compiono nella zona numerosi atti di violenza. Tra l’altro dal 15 al 28 settembre a Maddaloni è organizzato un campo di concentramento per i civili rastrellati tra Napoli e Caserta. Negli scontri che avvengono tra il 23 ed il 28 settembre perdono la vita alcuni militari tedeschi, come a Tredici, Falciano e Garzano, tutte frazioni di Caserta limitrofe a Maddaloni. Immediate le rappresaglie tedesche.

Varazze (Savona), all’indomani dell’armistizio, Antonio Baglietto è fucilato per rappresaglia da militari tedeschi 

Mantova, durante il passaggio di una colonna di militari italiani prigionieri, Giuseppina Rippa, 30 anni, si avvicina ai prigionieri per dare loro del pane. Un soldato tedesco, per scoraggiare altri gesti di solidarietà, spara e la uccide. Lo stesso giorno, in località 

Spalto Lago Superiore, i tedeschi arrestano il sacerdote don Eugenio Leoni di 63 anni e, dopo averlo torturato per ottenere informazioni su alcuni partigiani, lo uccidono

Groppello Cairoli (Pavia), in una cascina alcune persone rimaste sconosciute uccidono Amato Merciai, noto nel paese per le sue idee antifasciste

Corato (Bari), militari tedeschi tentano di impossessarsi di una corriera, ma carabinieri e civili insorgono per impedire il fatto. Nello scontro a fuoco muore un bracciante, mentre il bracciante Domenico Leo sarà ucciso successivamente per rappresaglia

Bra (Cuneo), durante l’occupazione militare della città, i tedeschi uccidono due persone

12 settembre: un gruppo di SS, guidate dal capitano Otto Skorzeny libera Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso. E’ il primo atto che permetterà di arrivare alla nascita della Rsi. Mentre al Sud si forma il Regno di Brindisi, al nord (il parallelo di divisione è dato da quello mobile stabilito dal fronte), dopo la liberazione, il Duce stesso nomina i ministri del nuovo governo fascista repubblicano (23 settembre). L’Italia si trova così nelle mani di un Re aspramente criticato da tutti i Partiti e che finirà i suoi giorni in esilio e di un capo dello Stato, riconosciuto solo da pochi fedelissimi, che finirà ucciso per volontà dei partiti stessi. L’Italia diventa così un grande campo di battaglia dove si fronteggiano i tedeschi contro gli alleati e italiani contro italiani. Il sud diventa terra di conquista degli alleati, il nord dei tedeschi. Si trattò di un’autentica occupazione: “Non si saprebbe come altro chiamare un regime armistiziale – scrive Silvio Bertoldi – in cui la controparte è privata di ogni diritto giuridico, di ogni funzione amministrativa, in cui ogni atto governativo avviene su licenza e sotto controllo, in cui esiste la censura e circola d’imperio la moneta d’occupazione, in cui si pagano le spese di guerra all’occupante, dove nessuna sovranità è riconosciuta, dove viene fatta passare per armistizio una resa incondizionata e dove questo stesso armistizio è imposto con clausole nascoste al vinto al momento della firma”(Cfr. Silvio Bertoldi, Salò, Rizzoli).

Il giorno 14 Mussolini, dopo una breve sosta alla Rocca delle Caminate, raggiunge in volo Monaco di Baviera dove lo attendono alcuni fedelissimi (Pavolini, Ricci, Preziosi, ecc.), poi si incontra con Hitler nel quartier generale del Fuhrer. Lancia un messaggio radiofonico agli italiani: nasce la Rsi sotto la direzione del Partito Fascista Repubblicano (Pfr).

Roma, il Cln approva un ordine del giorno: “Il Comitato di liberazione nazionale constata dolorosamente che l’abbandono del loro posto da parte del sovrano e del capo del governo ha intaccato e distrutto la possibilità di resistenza e di lotta da parte dell’esercito e del popolo, e decide per la riscossa e per l’onore italiano”.

Cuneo, un gruppo di giovani guidato dagli azionisti Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco, si rifugia, armato, sulle montagne circostanti la città. Inizia la guerra partigiana. Sempre in Piemonte, a Cavour, si costituisce una banda partigiana, forte di circa 80 uomini, al comando del tenente Pompeo Colajanni, che si attesta sul monte Bracco.

Trinità (Cuneo), i tedeschi uccidono Vicenzo Ferrua, 49 anni, operaio

Casalgrasso (Cuneo), all’indomani dell’armistizio i tedeschi uccidono tre persone

Mondovì (Cuneo), Luigi Mondino, operaio 22 anni, è ucciso dalle SS presso il magazzino militare

Roma, il responsabile della polizia tedesca telegrafa a Berlino per comunicare che sono stati liberati tutti gli esponenti fascisti e per sapere se “è desiderabile che si costituisca un comitato fascista d’azione”.

Milano, dopo l’abbandono di caserme e depositi da parte dei militari del regio esercito, la popolazione dei sobborghi di Taliedo e Ponte Lambro asporta dai magazzini militari dell’Aeronautica in via Zama e via Bonfadini materiale rimasto incostudito. Le SS della I PzDivision Leibstandarte Adolf Hitler intervengono e rastrellano il quartiere. Carlo Daghini prova a fuggire ma è falciato da una raffica nei pressi dello stabilimento della Montecatini. Ucciso anche l’operaio della Pirelli Bonifacio Gambaro, poi rastrellarono il quartiere delle case minime di via Zama arrestando 86 persone poi deportate e fucilarono le quattro vittime prelevate dalle loro abitazioni in via dei Cinquecento n. 9: Mario Casiroli 19 anni; Romeo Grisetti 44 anni; Ambrogio Salvaneschi 40 anni ed Enrico Sangalli 38 anni

Barletta (Ba), per rappresaglia per l’armistizio, soldati della Divisione corazzata Herman Goering e di un reparto di SS fucilano 13 persone (11 vigili urbani e due netturbini). Dodici morirono sotto il fuoco tedesco, il tredicesimo riuscì miracolosamente a salvarsi. Dopo un bombardamento aereo, le truppe tedesche occupavano la città cannoneggiando e mitragliando edifici pubblici e privati e provocando morti e feriti. Dopo aver interrotte le comunicazioni telefoniche e telegrafiche, bruciavano e devastavano la sede delle Poste, la stazione ferroviaria e altri edifici, inoltre saccheggiarono negozi privati e magazzini militari. Lo stesso giorno è uccisa anche nella sua abitazione Rosaria Cannito, 21 anni e ferito gravemente il padre

Pistoia: nelle vicinanze della caserma Ferrucci i tedeschi rastrellarono quattro uomini e una donna incinta mettendoli al muro della Chiesa di piazza San Lorenzo per fucilarli. La madre della donna catturata si offrì di sostituire la figlia, cosa che i tedeschi accordarono a differenza di Gino Puglia intervenuto per sostituirsi al figlio Alfio. Sono uccisi: Maria Tasselli, Ivo Bovani, Dino Chiti, Lino Lotti, Alfio e Gino Puglia. I corpi vennero lasciati per ore sul luogo della fucilazione

Melzo (Milano), Luigi Cremonesi è ucciso da una raffica partita dalla scorta tedesca al treno che portava deportati in Germania

Succivo (Caserta), “Succivo è ubicata al confine tra la provincia di Napoli e quella di Caserta: dal punto di vista amministrativo rientra nel territorio di quest’ultima. Nel 1943 non costituiva ente autonomo, ma con Orta di Atella e Sant’Arpino formava il Comune di Atella di Napoli. Nei giorni successivi all’8 settembre iniziò il saccheggio sistematico di derrate alimentari e di bestiame attuato dai tedeschi nei riguardi non solo delle caserme e dei depositi militari, ma anche di botteghe ed abitazioni private. Sta di fatto che alle razzie, in molti casi, parteciparono anche numerosi civili italiani che, dopo essere stati aizzati a compiere tali atti da parte delle truppe germaniche, furono oggetto di rappresaglia. Un caso, molto noto, avvenne a Gricignano d’Aversa: il 12 settembre, i soldati tedeschi prima filmarono l’assalto della folla ai depositi militari, ubicati in località S. Vincenzo, e poi la dispersero a colpi di armi da fuoco. In seguito a quest’azione si contarono numerosi feriti e anche morti. Tra questi ultimi anche una contadina 30enne di Succivo”  (Cfr. www.straginazifasciste.it)

Fratte (Salerno), Maria Rinaldi, 74 anni, insieme ad un altra persone sono passati per le armi mentre tentano di evitare il saccheggio dell’abitazione

Gragnano (Napoli), una donna, mentre passava vicino ad una postazione tedesca, è colpita a morte da una raffica di mitragliatrice. Il corpo è trovato due settimane dopo dagli Alleati, nel greto di un ruscello

Napoli, un gruppo di militari tenta di difendere Castel dell’Ovo. Costretti ad arrendersi, sono condotti, insieme ad alcuni civili rastrellati, davanti al palazzo dell’allora Ammiragliato (oggi Circolo Ufficiali Marina Militare), e immediatamente fucilati. Qualcuno (il sergente maggiore Cappuccio o, più probabilmente la camicia nera Micheletti) provò a mostrare la tessera del fascio, ma tale tentativo fu inutile. Le salme furono portate via dai tedeschi. Gli alberghi dell’area (Vittoria, Reale, Continentale, Santa Lucia, Excelsior) e altri edifici vennero minati e danneggiati dall’esplosione degli ordigni.
“I reparti tedeschi presenti in città provvidero all’occupazione dei centri vitali del territorio fin dalle prime ore del 9 settembre. Talvolta gli italiani preposti al controllo di tali strutture reagirono per tentare di evitare l’occupazione, che però fu agevolata dai vertici militari e politici della città. I tentativi di resistenza da parte degli italiani, civili e militari, furono spesso puniti con atti di rappresaglia. Contemporaneamente all’incendio dell’università e poco prima dell’assassinio del marinaio sulla scalinata della stessa, altri quattro militari – due finanzieri e due marinai – furono fucilati in piazza della Borsa perché trovati in possesso di alcune armi. Molti degli edifici pubblici della piazza furono cannoneggiati e incendiati. Alcuni locali commerciali e abitazioni private furono saccheggiati. Alcune fonti sostengono che il 12 settembre 18 persone, catturate nella zona di piazza della Borsa, vengano uccise dopo essere state “legate ad una mina situata in un fabbricato” della stessa piazza e fatta esplodere. I cittadini furono rastrellati, trattenuti come ostaggi e costretti ad assistere all’esecuzione. Furono poi spinti su corso Umberto, per assistere alla fucilazione del marinaio sullo scalone dell’università” 
(Cfr. www.straginazifasciste.it)  Nel primo pomeriggio numerosi reparti tedeschi incendiano l’università, dopo averla evacuata, saccheggiata e devastata. Furti, saccheggi, incendi e devastazioni sono compiuti pure negli edifici e nelle attività commerciali circostanti. Ai vigili del fuoco, giunti immediatamente, fu impedito di spegnare gli incendi. Anche gli edifici circostanti vennero dati alle fiamme. Mentre l’università brucia, un marinaio, catturato nei pressi e accusato di aver fatto fuoco contro i tedeschi, fu condotto sulla sommità della scalinata d’accesso e fucilato. La popolazione, rastrellata nei dintorni e già sottoposta allo stesso tipo di spettacolo nell’adiacente piazza della Borsa, è costretta ad assistere all’esecuzione, e forse costretta a inginocchiarsi e ad applaudire. Trattenuti sul posto per ore, i civili furono poi selezionati e una parte – circa 3-4.000 persone – venne condotta, a piedi, fuori città, in direzione nord. La destinazione finale era Fertilia (attuale Teverola), dove sarebbero stati fucilati, il 13 settembre, insieme a due civili, i 14 carabinieri che il 12 avevano tentato di difendere il palazzo dei telefoni di via Depretis a Napoli. Anche in quest’occasione i civili – probabilmente solo una parte dei 3.000 portati a Fertilia – sono costretti ad assistere all’esecuzione.Gennaro Di Lieto, pescatore, è ucciso mentre sta lavorando nel tratto di mare tra Coroglio e Nisida. I colpi di mitragliatrice che lo uccidono sono sparati da un reparto tedesco appostato sull’isolotto

Castel Viscardo (Terni), un giovane è ucciso senza motivo, mentre sta lavorando nel proprio campo, da un militare tedesco di guardia al vicino aeroporto

12 – 19 settembreCaserta, nove persone sono passate per le armi durante tentativi di opposizione alle truppe tedesche o nella fuga dai rastrellamenti. Per mano tedesca furono uccisi: Benito Messere 9 anni studente; Maria Messere 18 anni casalinga; Vincenzo Marotta 38 anni vetturino; Ignazio Izzo 34 anni artigiano; Luigi Plomitello 16 anni operaio; Giuseppe Mormile 17 anni operaio; Nicola Ferraiuolo 31 anni artigiano; Primo Olmetti 22 anni militare e Primo Calippo di soli 6 anni. A Gricignano di Aversa sono uccisi Elpidio Fallace, Nicola Lettieri 50 anni; Carlo Marino 65 anni bracciante e Maddalena Lampitelli 30 bracciante

13 settembreCina, Chan Kai-shek è nominato presidente della repubblica cinese, con capitale a Nanchino.

Berlino, Hitler firma le direttive che affidano al controllo di Albert Speer le industrie italiane.

Milano, si insedia il colonnello Walter Rauff che diventerà l’agente di collegamento fra il generale Wolff e la Curia milanese. Scriverà poi, Rauff: “Al 13 settembre quando sono giunto a Milano la Questura era del tutto paralizzata, l’ufficio politico non esisteva più e quello criminale dava ben pochi segni di vita. Mi sono subito fatta la convinzione che era necessario cambiare tutto il personale (….). Rauff passerà alla storia come l’inventore delle camere a gas mobili.

Roma, Vittorio Emanuele III invia un messaggio alla nazione per affermare che la sua fuga è derivata dall’intento di evitare “più gravi offese a Roma capitale intangibile della Patria (…) e per annunciare che “tornerà a splendere la luce eterna di Roma e d’Italia (…) essendo il vostro Re ieri come oggi sempre con voi indissolubilmente legato al destino della nostra Patria immortale”.

Il generale Angelo Cerica, comandante dell’Arma dei carabinieri, abbandona il suo posto e fugge dalla capitale nascondendosi in Abruzzo con l’aiuto del maresciallo Rodolfo Graziani. 

Bologna, sui muri della città compare il primo bando tedesco (Bekanntmachung) che ammonisce perentoriamente i negozianti a far funzionare regolarmente i loro esercizi, obbliga tutti a recarsi al lavoro e annuncia che ogni tentativo sovversivo era passibile di pena di morte.

Ala (Trento), un prigioniero si sporge dal finestrino di un treno fermo in stazione e diretto in Germania con il suo carico di prigionieri alleati. Una sentinella tedesca spara un colpo di fucile uccidendolo sul colpo

Vicenza, in località Stanga i tedeschi uccidono Nerina Sasso, sarta, 21 anni, mentre aiuta soldati italiani sbandati

Cerea (Verona), soldati tedeschi uccidono Ottenio Ongaro, 17 anni, mentre guardava passare una lunga tradotta che trasportava verso la Germania i soldati italiani fatti prigionieri dopo l’8 settembre

Villafranca (Verona), i tedeschi uccidono due soldati italiani, Gildo Pianeta di Imperia e Alberto Pomponi di Bracciano, mentre tentano di fuggire dalla tradotta diretta verso la deportazione in Germania

Aversa (Caserta), in via Campo, il trentanovenne Beniamino De Santo ed il cinquantunenne Paolo Matacena sono passati per le armi perché sospettati di atti di sabotaggio alle linee telefoniche.

Pesaro, i tedeschi occupano la città facendola diventare il baluardo orientale della futura Linea Gotica.

Linate (Milano), Antonio Gariboldi, 18 anni, preso dal panico alla vista di una pattuglia di SS che aveva appena superato il ponte sul Lambro in direzione di Linate, si dà alla fuga ed è mortalmente ferito da una raffica di mitra

Corvino San Quirico (Pavia), il soldato inglese Peter Bateman è colpito a morte dai soldati tedeschi a guardia del convoglio che lo sta deportando in Germania

Santa Maria Capua Vetere, un militare italiano sbandato, Loli Albertini 21 anni, è ucciso dai tedeschi

Teverola (Caserta), 14 carabinieri che avevano difeso il palazzo dei telefoni di Napoli, dopo essersi arresi sono condotti a piedi, insieme a molti altri prigionieri napoletani, a Fertilia (odierna Teverola) e lì fucilati in località Madama Vincenza, insieme a due civili

Giuliano (Napoli), il soldato italiano Antonio Palumbo, 20 anni, è ucciso dai tedeschi mentre sta tentando di ritornare a casa

Napoli, Vitale Mattera si sta recando allo scalo ferroviario della Cumana quando è mitragliato da un reparto tedesco. Ferito gravemente, muore all’Ospedale Incurabili di Napoli.Lo stesso giorno è ucciso per rappresaglia Vincenzo Lellis, 25 anni 

Baschi (Terni), Augusto Tomba è ucciso da soldati tedeschi mentre, insieme a decine di altri cittadini, tenta di sottrarre derrate alimentari da un treno in sosta nella stazione di Baschi

Caraglio (Cuneo), i tedeschi fucilano un civile

Magliano Alpi (Cuneo), i tedeschi fucilano il commerciante Stefano Blengino, 48 anni

14 settembreCefalonia, la Divisione Acqui, forte di 10.000 uomini, rifiuta di arrendersi ai tedeschi. La battaglia terminerà con la fucilazione dei soldati italiani sopravvissuti. I pochi superstiti si affiancheranno ai partigiani greci e continueranno a combattere contro i nazisti.

Milano, si riunisce la direzione del Pci rimasta al nord (Novella, Roasio, Negarville, Massola) con Pietro Secchia, appositamente giunto da Roma.

Quartiere generale tedesco di Rastenburg, incontro Mussolini – Hitler. Secondo il resoconto che farà Mussolini a Carlo Silvestri il 9 dicembre 1943, Hitler, dopo aver descritto in quali condizioni avrebbe dovuto ridurre l’Italia dopo il tradimento, gli dice esplicitamente: (…) se voi mi deludete, io devo dare l’ordine che il piano punitivo venga eseguito…L’Italia settentrionale dovrà invidiare la sorte della Polonia se voi non accettate di ridare valore all’alleanza fra la Germania e l’Italia mettendovi a capo dello Stato e del nuovo governo. In tal caso, il conte Ciano non vi sarà naturalmente consegnato: egli sarà impiccato qui, in Germania”.

Milano, in via della Moscova è ucciso il partigiano Italo Dal Pozzo, 42 anni

Vigevano (Pavia), davanti all’ingresso del presidio militare, si raduna un gruppo di cittadini per chiedere la liberazione di due ufficiali, Giovanni Rota e Antonio Varagnolo, accusati di incitamento alla diserzione. Un milite di servizio alla porta spara ad altezza d’uomo e uccide Laura Allocchio e ferisce il tenente Amedeo Rossi. Morirà il 14 settembre.

Potenza, in un clima di grande tensione e caos in seguito all’armistizio, con le truppe della Wehrmacht che si stanno ritirando lungo le strade e le rotabili del capoluogo, e con l’aviazione alleata che colpisce dall’alto, i tedeschi uccidono tre contadini forse scambiati per soldati italiani

Ortona (Chieti), nel tardo pomeriggio, mentre è in corso lo svuotamento dei treni merci militari abbandonati e carichi di derrate alimentari, una pattuglia tedesca, dalla balconata del giardino comunale che si affaccia sulla stazione ferroviaria, spara alcune raffiche di mitragliatrice uccidendo una donna

Acerra (Napoli), Gilda Ambrosino, 17 anni, è uccisa dai tedeschi che sparano sulla folla che sta saccheggiando un treno carico di legname
Napoli, Michelangelo Iorio, 61 anni, è ucciso per rappresaglia dai tedeschi

15 settembre: Mussolini fonda il Partito fascista repubblicano. Detta anche le prime disposizioni: “n.1) Ai fedeli camerati di tutta Italia. Da oggi 15 settembre 1943, assumo nuovamente la suprema direzione del fascismo in Italia. n.2) Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Pnf che da oggi si chiamerà Partito repubblicano fascista. n.3) Ordino che tutte le autorità militari, politiche, amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici. n.4) Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del partito con i seguenti compiti: a) di appoggiate efficacemente e cameratescamente l’esercito germanico che si batte sul territorio italiano contro il comune nemico; b) di dare al popolo immediata, effettiva assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili e i traditori; n.5) Ordino la ricostituzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia volontaria per la sicurezza dello Stato”.

Ischia, i tedeschi uccidono Gino Lucetti, l’anarchico autore dell’attentato a Benito Mussolini l’11 ottobre 1926. Era stato appena scarcerato dal penitenziario di Santo Stefano.
Maschito (Potenza),  il paese si solleva contro il regime fascista e contro la monarchia sabauda. Scintilla della rivolta è la presenza di alcuni ufficiali tedeschi nella casa del direttore del Consorzio agrario, il che fa temere l’arrivo dell’esercito tedesco in ritirata, con il suo seguito di stragi e assassini. Animatore del movimento è un contadino analfabeta, Domenico Bochicchio, il quale guida la popolazione all’assalto del Consorzio agrario: centro delle ruberie e dei soprusi dei gerarchi fascisti, che al momento del conferimento all’ammasso del grano e delle uve usavano truffare i contadini sottraendo qualche chilo di prodotto per ogni pesata. Inoltre nel Consorzio sono conservati beni indispensabili, quali scarpe e tessuti, concimi, oli minerali, macchine e attrezzi. Si tratta praticamente del fulcro economico del potere della cricca fascista che da vent’anni taglieggia i contadini poveri. L’arrivo degli Alleati il 23 settembre, mette fine alla repubblica contadina. (Per saperne di più: http://www.1944-repubblichepartigiane.info/basilicata-maschito) (https://lottecontadinebasilicata.wordpress.com/i-luoghi/potenza-2/)
Napoli, i tedeschi uccidono Andrea D’Andrea, 28 anni

Pistoia, al seguito delle truppe tedesche rientra in città Licio Gelli.

Reggio Emilia, a Villa Gavassa la popolazione asporta da un deposito 3000 fusti di benzina.
Ronchi dei Legionari (Go), “cinque militari italiani cercarono rifugio presso la villa Hinke ignari che fosse di proprietà di una famiglia tedesca/austriaca – la villa fu acquistata nel 1901 dall’Ammiraglio della Marina Militare Austriaca Johann Evangelist von Hinke – abitata dalla nuora dell’Ammiraglio, signora Bertha Hofhansel vedova Hinke, la quale dopo averli cacciati chiamò il comando tedesco di Monfalcone chiedendo un intervento per rastrellare la zona. I soldati italiani tentarono la fuga attraverso i campi di granoturco, fino al canale d’irrigazione De Dottori ma furono intercettati da una pattuglia tedesca. Quattro di loro rimasero uccisi, si salvò solamente uno, certo Achille Bernardi di Montone (Perugia). Il soldato Vittorio Scaravello (marito di Ines Trevisan, cittadina di Ronchi) scattò le fotografie dei cadaveri: il corpo di Soave giaceva nel campo dei Brotto, il primo venendo da Vermegliano, colpito al “tronco”; il corpo di Floreani fu trovato nel campo esistente dal canale verso est, il primo venendo da Selz (nel registro dei defunti risulta “fucilato alla schiena”); Pio Cirielli fu trovato fuori dall’acqua del canale mentre il quarto fu estratta dal canale.
Le salme vennero portate all’obitorio del cimitero: venerdì 17 settembre il parroco di Ronchi Don Falzari tenne le esequie dei tre caduti identificati, sabato 18 si svolsero invece i funerali degli ignoti (a quello della mattina si aggiunsero altri quattro cadaveri di soldati italiani uccisi la sera dello stesso giorno sempre a Ronchi, tutti rimasti ignoti)”
(Cfr. www.straginazifasciste.it)
Crema (Cremona), lo studente Domenico Pizzocchero, 19 anni, è ucciso dai tedeschi perché – come si legge nel rapporto dei Carabinieri – “si trovavano a curiosare nelle adiacenze” di un carro blindato

Maddaloni (Caserta), durante una razzia di bestiame i nazisti uccidono un ragazzo di 16 anni
Catellamare di Stabia (Napoli), i tedeschi uccidono Oscar De Maria e Alberto Di Maio. I due operai stavano difendendo i cantieri dalla distruzione voluta dai tedeschi

Metà settembreArona (Novara), i tedeschi lasciano un’orrenda scia di sangue attorno al Lago Maggiore. Il massacro di civili inermi si compie a Baveno, Meina, Stresa, Pian di Nava, Mergozzo, Orta, Intra, Novara Gli ebrei rastrellati e uccisi sul Lago provenivano in prevalenza dalla Grecia, da altri luoghi occupati dai nazisti o da città come Milano e Torino: quasi tutti speravano di poter passare il confine con la Svizzera  Vedi http://www.straginazifasciste.it

Solofra (Av), i tedeschi uccidono Onofrio Manno, un ex militare italiano che sta tentando di raggiungere la propria abitazione in Sicilia

16 settembre: Benito Mussolini dispone: “Completando gli ordini dei giorni precedenti ho incaricato il Luogotenente generale Renato Ricci del comando in capo della Mvsn”Buccino (Salerno), da pochi giorni è stato annunciato l’armistizio fra Regno d’Italia e gli Alleati e il 9 settembre gli anglo-americani erano sbarcati a Salerno. Siamo a Buccino un piccolo paese proprio nella provincia di Salerno, fuori d’ogni rotta strategica. Quello stesso giorno, pressi di Vallo della Lucania avvenne l’unione tra l’armata americana sbarcata a Salerno e quella inglese in risalita dalla Calabria, e i tedeschi, essendosi resi conto della preponderanza delle forze alleate, decisero di ritirarsi verso Roma.
Il giorno precedente un ricognitore inglese aveva avvistato una colonna di soldati tedeschi, assiepati sotto i platani della strada statale, sotto la piazza. I tedeschi avevano requisito gran parte del cibo agli abitanti e, notato l’aereo nemico, si rimisero subito in marcia. Quel giorno il caccia inglese P 40 Kittihawk rispose al saluto dei bambini che stavano giocando con una palla di pezza nella piazza del paese aprendo il fuoco. Due sventagliate di mitra su piazza San Vito e i 14 piccoli calciatori restarono immobili sul selciato. Le raffiche precedettero di pochi minuti il bombardamento alleato sul centro storico di Buccino, operato da un gruppo di 12 bombardieri “Martin Baltimore” della RAF. Il Bilancio fu pesante: 53 morti e 150 feriti.

Bologna, nasce, sulla base di un accordo tra comunisti, socialisti e azionisti, il Cln regionale (Clner). La riunione costitutiva si tiene in un appartamento al n. 2 di via Oberdan. Sono presenti: Armando Quadri per il Partito d’Azione, Francesco Colombo per i repubblicani, il comunista Paolo Betti e Verenin Grazia per il Psiup.
Lo stesso giorno, per esigenze di prudenza cospirativa, Arturo Colombi lascia Bologna. La direzione della federazione comunista bolognese sarà così assunta da Giuseppe Alberganti (Cristallo).

Canfanaro (Istria), i nazisti assassinano 26 civili.

Reggio Emilia, compare per la prima volta I Fogli Tricolore, giornaletto clandestino ciclostilato di orientamento cattolico
Rionero in Vulture (Potenza), “Rionero in Vulture si trovava lungo la direttrice della ritirata tedesca e dall’11 settembre venne scelto da un reparto di ufficiali della Wehrmacht come luogo temporaneo di sosta e rifornimento. Insieme a loro c’era un gruppo di paracadutisti italiani rimasti fedeli ai vecchi alleati. Fino al 16 settembre l’occupazione tedesca del paese non destò tumulti, ma quel giorno avvenne un primo incidente: i nazisti spararono sulla folla che cercava di assalire un deposito di viveri in località Sant’Antonio, ferendo a morte un ragazzo di 16 anni, mentre una donna di 68 anni rimase intrappolata all’interno del deposito, morendo nell’incendio successivamente appiccato.
Il 24 settembre i rapporti già tesi tra gli occupanti e i civili sfociarono in strage: in seguito al presunto furto di una gallina da parte di un paracadutista italiano in località Calvario, alla periferia del paese, un contadino del luogo, Pasquale Sibilia, sparò all’ufficiale, provocando la dura reazione tedesca.
Furono rastrellati 17 uomini, trucidati a colpi di mitragliatrice insieme allo stesso Sibilia; soltanto uno si salvò, Stefano De Mattia, che rimase ferito”
. Il 15 Novembre la vicenda di Rionero finisce sulla copertina della rivista americana Newsweek: sotto la foto che mostra le donne del paese piangere le vittime è scritto: “Sorrowing women mourn sixteen Italian men of Rionero who were killed by the Nazis in retaliation for the shooting of one German chicken thief”“Donne afflitte piangono sedici uomini italiani di Rionero che sono stati uccisi dai nazisti per rappresaglia al ferimento con arma da fuoco di un ladro di galline tedesco”(Cfr. www.straginazifasciste.it)
Maddaloni (Caserta), durante una razzia di prodotti alimentari e bestiame, i tedeschi uccidono un contadino
Ariano Arpino (Avellino), tre persone sono uccise da raffiche di mitragliatrice sparate da un reparto tedesco che sta cercando, tra le macerie del paese semi distrutto dai bombardamenti alleati, una ricetrasmittente. Le vittime sono: Teresa Caggianella, Enrico D’Agostino e Antonio Santoro
Serino (Avellino), durante un combattimento con reparti inglesi, i tedeschi uccidono Domenico Potenza. Lo avevano scambiato per un soldato inglese
Castellammare di Stabia (Napoli), i tedeschi ammazzano il marinaio Vincenzo De Simone 25 anni.Otto persone sono fucilate tra il 16 e il 22 settembre, sulla spiaggia di Pozzano, alla periferia della cittadina. I corpi saranno rinvenuti in diversi momenti“Questa e molte altre vittime persero la vita, presumibilmente quasi sempre per rappresaglia, in giorni diversi e in località non individuabili del comune di Castellammare di Stabia. Anche la distruzione del centro abitato e di tutto l’apparato industriale, in ottemperanza alla nota ordinanza di Kesserling del 18 settembre, provocò numerose vittime tra la popolazione. A questi caduti vanno aggiunte le persone – delle quali identità e numero sono sconosciuti – che morirono l’11 settembre 1943 perché la motobarca sulla quale viaggiavano, in direzione di Sorrento, fu centrata da alcuni colpi sparati dai tedeschi da Castellammare. Secondo Benedetto Croce le vittime furono “una decina”, ma le fonti arrivano a parlare di una trentina (Cfr. www.straginazifasciste.it)  
Cava dei Tirreni (Salerno), i tedeschi uccidono il maggiore Pasquale Capone e il suo anziano padre. Nella motivazione della medaglia d’oro concessa alla memoria dell’ufficiale, si legge che il maggiore avrebbe evitato, sparando dalla propria abitazione, che i tedeschi fucilassero i civili che avevano rastrellato
Barletta, militari tedeschi aprono il fuoco sulla popolazione che sta prendendo cibo da un treno in sosta, uccidendo Nicola Cammarotta, Ruggiero Di Pace, Ruggiero D’Amato, Antonio Lorusso e Camillo Negrogno

16 – 18 settembreCrotone, i contadini occupano i fondi di Spartizzi e Acquadolce di proprietà del barone Berlingeri.

17 settembreLugano, s’incontrano per la prima volta i rappresentanti dei servizi segreti alleati, John Mc Caffery e Allen Dulles con i rappresentanti del CLN, Alberto Damiani, Adolfo Tino, Ernesto Rossi e Rodolfo Morandi. Non è mai stato reso noto il contenuto dei colloqui.

Udine, il colonnello Ermacora Zuliani costituisce, radunando militari appartenenti ai vari corpi delle forze armate, il gruppo CC.nn. Tagliamento.

Modena, le operaie della Manifattura tabacchi scioperano chiedendo – e ottenendo – l’allontanamento di un ex fiduciario e di una capo officina fascisti.
Solofra (Avellino), il maggiore Umberto Lombardi comandava un reparto di bersaglieri di stanza a Solofra. Prelevato dai tedeschi insieme al suo attendente, il soldato Rovelleschi, si ritiene che siano stati uccisi dai tedeschi nella frazione di San Biagio
Pozzuoli (Napoli), i nazisti fermano 5 persone accusandole di sabotaggio alle linee telefoniche. Alla cattura collabora attivamente il podestà conte Falvella. Un ufficiale tedesco uccide Antonio Guardascione con un colpo alla nuca. A quel punto gli altri quattro cercarono di fuggire: mentre Mario Guardascione e Filiberto Emanato ci riescono, Michele Costagliola e Salvatore Guardascione sono fermati e uccisi. I loro corpi sono seviziati a colpi di baionetta.
Salerno, nel sanatorio “Giovanni da Procida” occupato dalle truppe tedesche, uno dei pazienti, di nome Matteo e affetto da nanismo, viene preso per le gambe, lanciato in aria e usato come bersaglio: colpito, muore immediatamente
Santeramo Colle (Bari), il paese fu scelto, per la sua posizione collinare, come base per il passaggio delle truppe tedesche in ritirata. Durante l’occupazione di Santeramo i tedeschi razziarono bestiame e costrinsero gli uomini a lavorare nella costruzione di fortificazioni. L’episodio più grave fu l’uccisione di due giovani contadini, Umberto Perniola di 13 anni e Michele Tangorra di 18.
Portoferraio (Livorno), fucilato dai tedeschi Paolino Motta

18 settembreMonaco di Baviera, con un radiomessaggio, Mussolini informa i “camerati fedeli di tutta Italia” che ha ripreso la direzione del fascismo, ripetendo gli ordini dettati il 15 settembre. Mussolini dispone inoltre: “Il Pfr libera gli ufficiali delle forze armate dal giuramento prestato al re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria”.

Reggio Emilia, oltre 4.000 lavoratori delle Reggiane scioperano dalle 10 alle 10,30. La manifestazione ha anche chiari significati pacifisti così come quella del giorno successivo che coinvolgerà 2.500 operai. La stessa richiesta di pace arriva dai lavoratori della Landini di Fabbrico che nel pomeriggio effettuano uno sciopero bianco.
Aversa (Caserta), Nicola Tessitore un operaio cementista quarantunenne, è scambiato per un sabotatore di linee telefoniche e colpito più volte da un soldato tedesco in perlustrazione. Morirà dopo sei giorni di agonia all’ospedale di Aversa. 
Montella (Avellino), i nazisti uccidono i fratelli Ciro ed Ernesto Pascale, rispettivamente di 28 e 23 anni
Castelvetere sul Calore (Avellino), i tedeschi ammazzano nella sua abitazione, Sabato Matteis

19 settembreBoves (CN), i tedeschi fucilano 23 persone, tra cui il parroco e il commissario prefettizio che vengono bruciati vivi, per rappresaglia dopo l’uccisione di un soldato tedesco Cfr  http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2424.
Modena, gli operai dello stabilimento Giusti incrociano le braccia per mezz’ora chiedendo la fine della guerra. Quattro componenti della Commissione Interna sono arrestati e condannati dal tribunale militare di Bologna a un anno e sei mesi di carcere.

Sono ufficiosamente riconosciute come indipendenti dall’Allied Military Governement (Amg) le province di BrindisiBariLecce Taranto.

Curtatone (Mn), i tedeschi fucilano dieci soldati italiani prelevati dal campo di concentramento del Gradaro: Giuseppe Arisi 31 anni, Giuseppe Bianchi 27 anni, Luigi Binda 20 anni, Mario Colombi 27 anni, Bruno 27 anni, Mario Corradini 19 anni, Angelo Corti 35 anni, Attilio Passoni 19 anni, Luigi Pecchenini 19 anni e Francesco Rimoldi 19 anni. Nei giorni precedenti erano stati fucilati il capitano Renato Marabini con altri soldati catturati.
Castellammare di Stabia, ucciso dai nazisti Agostino Circiello 25 anni

20 settembreRoma, le SS si impadroniscono delle 118 tonnellate di oro che costitui­scono il tesoro della Banca d’Italia.
Pozzuoli (Napoli), catturato in località Lucrino, è fucilato Aniello Calabrese di 43 anni. Era stato scambiato per una spia degli alleati
San Cipriano d’Aversa, uccise per rappresaglia 5 persone: Salvatore Baldascino contadino 42 anni; Giuseppe Cavaliere contadino 33 anni; Domenico Cirillo contadino, anni 48; Maria Giuseppa Salzillo casalinga 37 anni deceduta qualche giorno dopo all’ospedale di Aversa. Nella zona ci sono numerosi scontri tra soldati tedeschi e popolazione, soprattutto in seguito alle ordinanze sulle razzie dei beni alimentari e sul lavoro coatto. Il giorno stesso i tedeschi catturano dieci persone da avviare al lavoro coatto, poi rilasciate grazie all’intercessione di alcuni notabili del luogo che riuscirono a trattare la loro liberazione. A Casapesenna sono catturati numerosi civili, poi trasportati a Casal di Principe. Si salvano, in maniera fortuita, grazie ad un bombardamento alleato durante il quale riescono a scappare e a far perdere le loro tracce


21 settembreMatera, la popolazione insorta obbliga i tedeschi a ritirarsi, dopo che sono stati uccisi per rappresaglia 16 civili e sei militari (Cfr. https://storiedimenticate.wordpress.com/2012/09/21/21-settembre-1943-matera/(http://www.1944-repubblichepartigiane.info/matera)

L’immagine di copertina di “Voglia di riscatto” di Vito Sebastiani



Atella (Potenza) i tedeschi fucilano due persone e un soldato tedesco che si era rifiutato di far parte del plotone d’esecuzione
Sarno (Salerno), due tedeschi uccidono un ragazzo rimasto sconosciuto

21 settembre – 1 ottobreCastel Campagnano (Caserta), il paese è teatro di episodi di violenza sui civili. Scontri cruenti avvengono lungo le sponde del Volturno, il cui corso s’incunea nel territorio comunale. I reparti tedeschi dislocati nel territorio provocarono la morte di 7 persone
Benevento“La presenza dei tedeschi in città e nelle sue immediate vicinanze, fin dal luglio 1943, attirò su Benevento i bombardamenti alleati, che dopo l’armistizio contribuirono notevolmente ad aggravare il quadro delle distruzioni di strutture civili e militari attuate dai reparti germanici. La città fu occupata il 9 settembre da reparti tedeschi della divisione Goering o della 26. Panzer Division, nonostante il tentativo di alcuni militari italiani, talvolta coadiuvati dai civili, di resistere all’occupazione e al disarmo. Durante alcuni brevi scontri vi furono caduti da entrambe le parti. Saccheggi e demolizioni non si contarono, e alla violenza dell’occupante non scamparono neanche gli edifici religiosi, come il duomo, che venne distrutto. La città di Benevento era in realtà zona di transito dei reparti tedeschi diretti verso nord, e anche per questo motivo diventò obiettivo primario dell’aviazione alleata. Per i tedeschi era, anche, territorio sul quale attuare una radicale e sistematica rapina delle risorse, e la distruzione e l’incendio del resto. Ponti, edifici pubblici, la centrale elettrica e l’officina del gas vennero minati e fatti esplodere. Vi è un’unica vittima di strage accertata, ma non si esclude che ve ne possano essere state delle altre. I bombardamenti alleati causarono circa 2.000 vittime. Vi furono distruzioni, incendi, danneggiamenti, saccheggi e requisizioni di minore entità anche in altre località della provincia. Altrove, come a Montefalcone Valfortore, le distruzioni vennero evitate grazie all’intervento di sminamento da parte della popolazione.
In alcuni casi i tedeschi effettuarono rastrellamenti sistematici. Avvenne ad Airola, Amorosi, Arpaia, Forchia, Frasso Telesino, Limatola, Melizzano, Paolisi, S. Salvatore Telesino, Telese. Le deportazioni furono spesso la causa della reazione armata da parte della popolazione” 
(Cfr. www.straginazifasciste.it).In questo quadro è ucciso, durante un rastrellamento, Francesco Motola, 42 anni

22 settembreForlì“La sera del 22 settembre 1943 a Tredozio, due carabinieri arrestarono Antonio Fabbri dopo una discussione. Fabbri, accusato di ribellione, detenzione di armi (sembra che durante la discussione con i carabinieri gli cadessero dalle tasche delle bombe a mano) e tentato omicidio per aver lanciato bombe a mano contro i carabinieri, fu incarcerato a Forlì e sottoposto a giudizio del tribunale di guerra tedesco il 24 settembre 1943. Fu fucilato da un plotone di carabinieri alle Casermette di Forlì la mattina del 25 settembre 1943 alla presenza del comandante tedesco della piazza, maggiore von Herder, del prefetto, del federale Guarini, del questore, del comandante della milizia, del colonnello dei carabinieri, del procuratore e del cappellano dell’ospedale civile incaricato dell’assistenza spirituale.Il suo corpo fu inumato immediatamente al cimitero di Forlì e la tomba venne piantonata per evitare atti di cordoglio da parte della popolazione. Nel novembre 1945, su richiesta del Comitato di liberazione nazionale di Tredozio, la salma di Fabbri fu traslata nel cimitero di Tredozio, dove furono celebrate le esequie. Fabbri è considerato il primo caduto della Resistenza in provincia di Forlì-Cesena”(Cfr. www.straginazifasciste.it)
Aversa (Caserta), durante le azioni di rastrellamento della manodopera coatta, Aniello Stabile, un calzolaio 32enne, è ucciso mentre tenta di sfuggire alla cattura.
San Mango sul Calore (Avellino), uccisi dai tedeschi, il 22 e il 28 settembre, per motivi ignoti, Sabato Coppola di 69 anni e Carmine Di Nardo di 17
San Martino Valle Caudina (Avellino), dopo numerosi saccheggi e furti compiuti negli esercizi commerciali e nelle abitazioni private, i tedeschi depredarono i magazzini della ditta di tessuti Ascarelli.
In questo clima sono uccidono Enrico Cardone di 15 anni e Annunziata De Fabrizio di 61. Giuseppe Morcone, di 16 è ferito e resterà invalido
Summonte (Avellino), in località Starze è collocato un accampamento tedesco, dove viene portato e poi ucciso Carmine Capolupo. Il cadavere sarà ritrovato circa un mese dopo, malamente sepolto in un fossato, con i piedi legati, in avanzato stato di decomposizione. Non si conoscono le ragioni dell’uccisione
Contursi Terme (Salerno), Alfredo e Italo De Ruggiero, padre e figlio, stavano osservando, con un binocolo, da una finestra dell’albergo Rosapepe, le operazioni di minamento che i tedeschi stavano effettuando sul ponte Oliveto. Visti dai tedeschi, sono arrestati insieme al guardiano Angelo Forlenza e immediatamente fucilati con l’accusa di spionaggio
Pozzuoli, Gennaro Solimeo, 48 anni, è ucciso sulla spiaggia di Licola mentre tenta di fuggire dal lavoro coatto

22 – 25 settembreCefalonia, il comandante delle truppe tedesche generale Lienz, in violazione dei patti di resa, esegue l’ordine di massacrare i circa 450 ufficiali e 5000 sottufficiali e soldati superstiti della Divisione Acqui, arresisi dopo la proclamazione dell’armistizio  Cfr. http://anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/25-27_Relazione_Cefalonia.pdf

Autunno: prima fase di infoibamenti che coinvolge soprattutto le regioni dell’Istria e che
provoca tra le 500 e le 700 vittime tra la popolazione italiana

23 settembre: Mussolini rientra in Italia: nasce la Repubblica Sociale Italiana. L’ambasciatore tedesco Rudolf Rahn telegrafa al ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop: “L’operazione è avvenuta secondo i piani. La costituzione del governo è terminata a mezzogiorno (…) Solo io sono stato capace di persuadere Graziani ad entrare nel governo un minuto prima della pubblicazione del comunicato”. Rahn informa il ministro che per la sua residenza “il Duce preferirebbe come nuova sede del governo Merano o Bolzano”.

Meina (Novara), 16 cittadini di religione israelita sono uccisi da un gruppo di SS agli ordini di Hans Krüger (SS – Obersturmfüher). E’ la prima strage di ebrei in Italia. Le vittime sono ebrei in prevalenza provenienti da Salonicco, ma di cittadinanza italiana o sfollati da Milano. Gran parte di loro aveva trovato rifugio presso Meina, un paesino sul lago Maggiore e in altri paesi nelle vicinanze. Il 22 settembre, dopo essere stati concentrati presso l’Hotel Meina, dove alcuni di loro già abitavano, sono uccisi con un colpo alla nuca. I cadaveri sono gettati nel lago. Dopo l’assassinio del primo gruppo, le SS appesantiscono i corpi con pietre e catene per non far riaffiorare i cadaveri.
Il processo per gli eccidi sarà celebrato a Osnabrück (8 gennaio – 5 luglio 1968) e si chiuderà con due condanne all’ergastolo, ma il 17 aprile 1970 la Corte suprema di Berlino – su ricorso dei condannati – annulla la sentenza per prescrizione dei reati. Su Meina si veda la voce omonima nel Dizionario dell’Olocausto (Einaudi) e il libro di Marco Mozza Hotel Meina, la prima strage di ebrei in Italia.Elenco delle vittime e altre informazioni in: http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MEINA,%2022-23.09.1943
L’Aquila, nove giovani tutti non ancora ventenni fuggono per sottrarsi al lavoro obbligatorio. Catturati dai nazisti, sono fucilati.

Torre di Palidoro (Roma), i tedeschi fucilano il vice brigadiere dei carabinieri Salvo D’Aquisto. Si era autoaccusato di un attentato per salvare dalla rappresaglia dei tedeschi 22 civili.“Il 22 settembre 1943 dei soldati tedeschi, mentre saccheggiavano una caserma della Guardia di Finanza abbandonata sita nella “Torre di Palidoro”, furono coinvolti nell’esplosione di una cassa di bombe a mano nella quale stavano rovistando. Due militari rimasero feriti e uno ucciso. L’ufficiale al comando del reparto tedesco si recò quindi alla caserma dei Carabinieri intimando all’unico graduato presente, il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, di individuare i responsabili di quello che considerava un attentato provocato da partigiani. Nel frattempo, i tedeschi avevano circondato la località Torrimpietra prelevando 22 ostaggi. Nonostante le proteste di Salvo D’Acquisto, che tentò inutilmente di far ragionare il comandante tedesco, i 22 ostaggi e lo stesso D’Acquisto furono portati in località Torre di Palidoro e obbligati a scavarsi la fossa. A questo punto il Carabiniere, per salvare le vite degli altri 22 ostaggi, decise di autoaccusarsi dell’inesistente attentato e fu immediatamente fucilato.
Benché non vi sia identificazione certa, è probabile che i colpevoli dell’uccisione siano stati elementi del battaglione paracadutisti del capitano Gerhart Schirmer, allora di presidio in quella zona. L’unità di Schirmer era inquadrata nel Fallschirmjäger-Regiment 5 della 2. Fallschirmjäger Division (prima che a gennaio del 1944 venisse affidata allo stesso Schirmer la creazione di un nuovo reggimento, il Fallschirmjäger-Regiment 16). Secondo alcune carte, il 23 settembre 1943 tale reparto era di stanza proprio a Torre di Palidoro” 
(Cfr. www.straginazifasciste.it)

Fano (Pesaro), un soldato tedesco di guardia alla caserma Sant’Agostino (ex caserma Montevecchio) spara per allontanare un gruppo di ragazzini in cerca di cibo e vestiti. Muoiono Renata Marconi di 14 anni e Temistocle Paolini di 8. Un terzo è ferito gravemente. 
Sessa Auronca (Caserta), rastrellati numerosi uomini, catturati sia nel capoluogo, sia nelle frazioni, in applicazione dell’ordinanza sul lavoro coatto: molti di essi sono rinchiusi in un “campo di raccolta” provvisorio, ubicato nei pressi della frazione Cascano, altri in quello attiguo alla stazione ferroviaria di Sparanise. Pochi giorni dopo, sono inviati in Germania per lavorare nelle fabbriche di materiale bellico.
Ucciso un contadino quarantaseienne mentre tentava di evitare la deportazione e la razzia del suo bestiame e dell’abitazione
Mignano Monte Lungo (Caserta), il contadino ventunenne Antonio Zenga, impiegato come sorvegliante dei fili, è freddato da una raffica di mitra mentre tenta di nascondersi per evitare la deportazione
Capua (Caserta), per evitare la cattura e il trasferimento al lavoro coatto, un venticinquenne ed un ventiseienne cercano di sfuggire ad un rastrellamento tedesco, ma sono intercettati e uccisi fuori Porta RomaCava de’ Tirreni (Salerno), un gruppo di persone, tra le quali le vittime, stava osservando un carro armato tedesco che aveva difficoltà nel transitare nelle strette strade del centro abitato. Il mitragliere, forse innervosito, spara una raffica, uccidendo Maria Focarelli 13 anni e Domenico Russo di 40. Quello stesso giorno il corpo del militare tedesco è trovato con un foro di proiettile sulla fronte
Siano (Salerno), Alfredo Di Pietro è ucciso per non essersi fermato all’intimazione dell’alt. Per alcune ore i tedeschi impedirono alla famiglia di portare via il corpo
Poggiomarino (Napoli), ucciso nella sua abitazione Francesco Iervolino, 40 anni. Razziati generi alimentari. La razzia si ripeterà anche nei giorni successivi
Torre Annunziata (Napoli), una donna è uccisa dai tedeschi mentre tenta di sottrarsi ad un rastrellamento. Un barbiere è ucciso sulla porta della propria bottega in Via Pietro Toselli
Santa Maria la Carità (Napoli), un uomo è ucciso dai tedeschi mentre tenta di sottrarsi ad un rastrellamento

San Giuseppe Vesuviano (Napoli), un infermo di mente è catturato e ucciso a colpi di pistola. Probabilmente non aveva capito un ordine dei tedeschi. Una settimana dopo anche il padre della vittima, Giuseppe Annunziata, sarà ucciso dai tedeschi, Lo stesso giorno è ucciso anche don Gino Ceschelli, parroco del santuario di San Giuseppe Vesuviano. Un uomo è ucciso in Via Santa Maria La Scala. L’uomo, sordo dalla nascita, probabilmente non udì l’ordine che gli ingiungeva di fermarsi, mentre camminava per strada.

23 – 26 settembreMondragone (Caserta), in seguito all’ordine emanato da Hitler il 20 settembre sulla cattura e la deportazione degli uomini italiani abili al lavoro, tre giorni dopo, il 23, iniziano i rastrellamenti nel casertano. Per evitare di essere catturati, gran parte dei civili si rifugiò a Falciano, Casanova e Carinola. Nonostante ciò, i deportati sono circa 400. Chi tenta di sottrarsi è immediatamente passato per le armi, come nel caso di tre civili falciati da raffiche di mitra mentre tentano la fuga 

23 settembre – 13 ottobreMarciana (Livorno), “Al termine della “battaglia di Piombino”, l’episodio più importante di resistenza all’arrivo dei tedeschi, le truppe del Reich prendono il controllo prima dell’Isola d’Elba (il 16 settembre) e quindi anche della vicina Isola di Pianosa, dove è presente un centro di detenzione. Qui la notizia dell’armistizio è arrivata l’11 settembre, innescando una rivolta che il direttore Mazzei reprime nel sangue: 5 detenuti sono uccisi dalle guardie carcerarie e altri 14 rivoltosi consegnati alle truppe tedesche, che sbarcano sull’isola il 19, provenienti probabilmente dall’Elba, dove ritornano in compagnia dei prigionieri, scortati verso il carcere mandamentale di Portolongone (l’odierno Porto Azzurro). Il direttore però, in crisi per il sovraffollamento dei locali e soprattutto per la cronica carenza di cibo, si rifiuta di accoglierli. In un momento in cui probabilmente la struttura militare tedesca fatica a controllare il territorio e mettere in piedi rapporti stabili con le varie istituzioni italiane, i soldati ancora disorientati riprendono il mare. Fallita per analoghi motivi anche la destinazione del carcere di Portoferraio, e impedito da un guasto al motore della barca il progettato rientro a Pianosa, il 12 ottobre il comandante tedesco fa sbarcare di nuovo i prigionieri a Marina di Campo. Sono trascorsi ormai 20 giorni dalla partenza da Pianosa e il problema della sistemazione dei prigionieri si fa improrogabile: la sera tutto il gruppo – gli ex detenuti e la compagnia di militari che li scorta – si mette in marcia verso nord e, dopo una sosta per dormire presso una capanna requisita dai tedeschi, giunge a Procchio alle prime luci del mattino successivo. Dopo alcune ore, attorno alle 15, i quattordici sono fucilati e sommariamente seppelliti nei pressi della spiaggia” (Cfr. www.straginazifasciste.it)

24 settembre: annunciata la formazione del governo della Repubblica sociale italiana: Benito Mussolini, presidente del Consiglio e ad interim ministro degli Esteri; Guido Buffarini Guidi, agli Interni; Antonino Tringali Casanova, alla Giustizia; Domenico Giampietro Pellegrini, alle Finanze; Rodolfo Graziani, alla Difesa; Silvio Gaj, all’Economia corporativa; Edoardo Moroni, all’Agricoltura; Carlo Alberto Biggini, all’Educazione nazionale; Gaetano Polverelli, alle Comunicazioni; Fernando Mezzasoma, alla Cultura.

Berlino, il barone von Steengrachtn segretario di stato al ministero degli Esteri, dopo un incontro con il cardinale Cesare Orsenigo, appunta in una nota: “Il nunzio mi ha detto spontaneamente che secondo la sua opinione solo la Germania e il Vaticano, la prima in ambito materiale, la seconda in quello spirituale, sono nella condizione di contrapporsi al pericolo comunista”.
Baragiano Scalo (Pz), i nazisti fucilano Donato Sabia, perchè scambiato per una spia degli americani
Vieste (Foggia), aerei tedeschi, scendono in picchiata sul porto di Vieste e a bassa quota colpiscono a morte con una raffica di mitraglia un carabiniere che si trovava a bordo di un’imbarcazione e un numero imprecisato di profughi iugoslavi che si trovavano a bordo del natante. Nell’incursione sono uccisi anche Michele Lobascio, Padre Giulio (Felice Gadaleta) dei Cappuccini di Molfetta, Pasquale Olivieri, Michele Todarello, Vincenzo Oliviero e Michele Millan
Villa Literno (Caserta), nelle ore successive all’armistizio i militari del 151° Reggimento Costiero, per evitare di essere disarmati, aprirono il fuoco contro i tedeschi. Gli scontri furono piuttosto cruenti e causarono numerose perdite tra i militari italiani; molti feriti moriranno all’Ospedale di Caserta. Questo atto di disubbidienza inasprì i rapporti dei nazisti anche nei confronti della popolazione civile.Il 20 settembre un contadino 39enne, intervenendo per sventare un tentativo di violenza su una ragazza di 15 anni, era stato freddato da tre colpi di pistola sparati da un maresciallo tedesco
Roccapiemonte (Salerno), due giovani, Armando Latta e Raffaele Izzo, tentano di di sfuggire ad un rastrellamento. Izzo è ferito da una scarica di mitragliatrice e morirà il 12 novembre successivo 
Quarto (Napoli), francesco De Vivo. contadino di 53 anni, è ucciso dai nazisti mentre tentadi sottrarsi ad un rastrellamento

Pozzuoli (Napoli), un soldato tedesco si introduce nel fondo agricolo della famiglia Masson e uccide a colpi di moschetto Antonio Masson, figlio del proprietario, 28 anni
Poggiomarino (Napoli), in Contrada Tortorelle, i tedeschi uccidono Filomena Ascolese di 36 anni, durante il saccheggio dell’abitazione della donna. Qualche giorno dopo il marito, Angelo Rinaldi di 40 anni, muore per lo spavento subito, probabilmente d’infarto
Terzigno (Napoli), due donne sono uccise dai tedeschi durante il saccheggio delle abitazioni
Napoli, in piazza del Mercato i nazisti uccidono un commerciante
Sparanise (Caserta), nel pressi della Stazione ferroviaria, in seguito all’ordinanza sul lavoro coatto entrata in vigore due giorni prima, i tedeschi allestiscono un “campo di concentramento” (Armee Gefangenensammelstelle), nel quale sono ammassati centinaia di civili rastrellati nella provincia napoletana e destinati ad essere inviati nelle fabbriche tedesche. Molte donne cercano di soccorrere i malcapitati portando loro cibo ed altri generi di prima necessità, rischiando di essere scoperte dai tedeschi. In numerosi casi, i prigionieri sono aiutati ad evadere dal campo. Durante uno di questi tentativi di fuga, un civile napoletano è fucilato ed il suo cadavere nascosto in una buca

25 settembreBologna, tra le 11 e mezzogiorno la città subisce l’incursione aerea più disastrosa di tutta la guerra, soprattutto dal punto di vista delle vittime civili. 120 aerei del 97. e 99. Gruppo bombardieri del V Stormo USAF sganciano in centro e in periferia un enorme carico di bombe: 840 ordigni da 500 libbre, per un totale di 210 tonnellate di esplosivo. Il sistema di allarme antiaereo si dimostra inefficiente: le sirene suonano quando gli aerei incursori sono già sulla città. E’ sabato e molta gente affolla il tradizionale mercato della Piazzola, anch’esso colpito. Si accertano 936 morti tra i civili e più di mille feriti, ma molte altre persone, letteralmente polverizzate dalle esplosioni, risultano disperse. Un calcolo esatto dei morti di questo bombardamento non sarà mai fatto. Alcuni parleranno di oltre 2.000 vittime reali. Oltre 500 edifici sono distrutti, tra cui il teatro Verdi, l’Arena del Sole, il teatro Apollo, il cinema Italia, lo Sferisterio, il Seminario regionale, la nuova sede del “Resto del Carlino” in via Dogali, dove muoiono sette operai. Tra i monumenti colpiti le chiese del Sacro Cuore, San Martino, Santa Maria Maggiore e nuovamente San Francesco. Un ordigno distrugge l’antica farmacia delle Lame, seppellendo il dott. Gattamorta e sua figlia. Nel locale colpito del Monte dei Pegni rimangono sepolti nove dipendenti. Centinaia di persone trovano la morte in un rifugio di fortuna ricavato nel tunnel del canale Cavaticcio, tra le odierne vie Marconi e Leopardi, centrato in pieno da alcuni ordigni. Il bombardamento del 25 settembre provoca un grande esodo di popolazione civile da Bologna: la città appare infatti indifesa e vulnerabile. Migliaia di profughi transitano in file interminabili: a piedi, in bicicletta, i più fortunati su carri e carretti. Scappano sulle colline o in campagna, trovando provvisori rifugi presso parenti e amici. I giornali annunciano che alcune decine di sinistrati bolognesi sono ospitati nella casa del Duce a Riccione (Cfrhttps://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1943/un_bombardamento_devastante).
Cerignola (Foggia), un gruppo di 30 militari tedeschi si era acquartierato nella località di S. Maria Valle Cannella di Cerignola. Il 25 settembre, allontanandosi da quella zona sotto la pressione dell’esercito angloamericano, fucilano 11 militari italiani sbandati, fermati nei giorni precedenti, e buttano i cadaveri in una fossa usata da deposito del grano. Il giorno successivo la zona è occupata dagli alleati
Maddaloni (Caserta), durante un rastrellamento in località Montedecora, è ucciso un 37enne
San Tammaro (Caserta), mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento, un quindicenne è colpito da colpi d’arma da fuoco. Morirà all’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere, due giorni dopoRoccapiemonte (Salerno), uccisa la studentessa Filomena Galdieri, infermiera volontaria presso l’ospedale “Villa Silvia”. Secondo alcune fonti, la Galdieri fu uccisa perché sospettata di aver curato militari alleati.
Pozzuoli (Napoli), il 9 settembre, Giacomo Lettieri, manovale 15 anni, vede alcuni militi tedeschi sparare a un soldato italiano (che probabilmente è ucciso). Tolto il fucile a un carabiniere che aveva assistito alla scena senza intervenire, spara e uccide due tedeschi. Poi scappa e si nascondersi. Il 25 settembre, un suo compagno di scuola lo tradisce, facendolo catturare. I tedeschi lo conducono in località Arco Felice lo fucilarono

26 settembreRoma, il colonnello delle Ss Herbert Kappler, ordina ai dirigenti della comunità ebraica di consegnare 200 ostaggi o 50 chilogrammi di oro.

L’ammiraglio Emilio Ferreri, che in un primo tempo aveva aderito alla Rsi, fugge e si rifugia al Sud. Nel dopoguerra diverrà poi capo di Stato maggiore della marina militare dal 1948 al 1955.
Verona, Ottavio Carcereri, 49 anni ferroviere disoccupato perché antifascista, è fermato dai militi dell’Ufficio politico investigativo della Gnr provinciale. Brutalmente torturato e ridotto in fine di vita, ormai agonizzante, è trasportato in una solitaria strada della periferia cittadina e finito a colpi di arma da fuoco.
Ascoli Satriano (Foggia), “i tedeschi si danno a devastare il paese di Ascoli e a effettuare saccheggi e requisizioni arbitrarie presso magazzini e abitazioni private. Ciò provoca un moto insurrezionale dei cittadini che costringe i tedeschi a ripiegare e provocando morti e feriti. Per ritorsione il paese viene cannoneggiato da monti posti su un’altura di fronte, provocando 11 morti.
A questo punto il vescovo, Mons. Vittorio Consiglieri tenta una difficile mediazione con i tedeschi, ma la trattativa è interrotta dall’arrivo degli alleati che liberano il paese e fanno prigionieri i militari tedeschi”
(Cfr. www.straginazifasciste.it)
Doberdò del Lago (Go), durante un rastrellamento compiuto dalle forze di occupazione tedesche, sono uccisi (molto probabilmente fucilati sul posto) tre soldati italiani presso Jamiano, vicino al lago di Doberdò
Candela (Foggia) i tedeschi uccidono Sabino Miccoli di 16 anni. In località Fontana Vecchia è ucciso Secondo Pedretti mentre sta rientrando dalla propria masseria
Villa di Briano (Caserta), tre uomini, originari della limitrofa Frignano, sono fucilati con l’accusa di aver sottratto materiale bellico. Tra loro un ragazzo di 15 anni, probabilmente vittima di una delazione
San Prisco (Caserta), “Ubicato a ridosso linea difensiva tedesca Viktor, il territorio di San Prisco – oggi Comune autonomo ma, al tempo dei fatti, compreso in quello di Santa Maria Capua Vetere – alla fine di settembre 1943 divenne teatro di numerose azioni “difensive” da parte di gruppi di “patrioti” (civili e militari) che si opposero ai soprusi delle truppe tedesche. In relazione a ciò, si verificarono alcuni episodi di violenza su civili e militari sbandati, soprattutto durante le azioni di controllo del territorio. La città di Santa Maria Capua Vetere vantava una lunga tradizione socialista e già da tempo erano presenti piccoli nuclei antifascisti clandestini, con la presenza pure di numerosi comunisti, i quali, dopo l’8 settembre, avevano preso contatti con i militari di stanza nelle locali caserme. L’acuirsi della situazione condusse alla costituzione di una formazione clandestina, nota come “Gruppo Patrioti di S. Prisco”. I membri effettuarono una serie di azioni di pattugliamento e di sabotaggio contro le truppe tedesche. La situazione peggiorò in seguito alle ordinanze sul lavoro coatto, con i rastrellamenti degli uomini dopo il 23 settembre. Iniziarono, così, i primi scontri con l’uccisione di alcuni soldati tedeschi. Gran parte degli uomini si rifugiò sulle alture del Monte Tifata, dopo aver effettuato due tentativi (il 23 ed il 26 settembre) di saccheggio delle armi custodite nella caserma dei Carabinieri di S. Prisco. Il secondo tentativo riuscì, nonostante l’opposizione dei militari. Mentre i patrioti si stavano allontanando con il bottino incrociarono un automezzo tedesco con una trentina di fucilieri a bordo: venne ingaggiato un conflitto a fuoco e questi ultimi furono costretti a ritirarsi. Il mattino successivo scattò la rappresaglia. Il paese fu accerchiato da reparti della 16. Panzer-Division con l’impiego di carri armati. Infatti, dalla documentazione tedesca emerge che al Pz.Rgt. 2 della 16. Pz.-Div. venne assegnato il compito di “ripulire l’area di San Prisco”. La battaglia durò per tutta la giornata e si contarono numerose perdite da ambo le parti. Furono passati per le armi pure alcuni civili (tre, Ndr) che non avevano preso parte agli scontri ma si erano rifugiati sulle alture per evitare i rastrellamenti”(Cfr. www.straginazifasciste.itCasagiove (Caserta), i tedeschi uccidono Francesco Gentile di 61 anni e Alessandro Salemme, contadino di 73 anni, I due uomini di erano opposti alla razzia di generi alimentari e altri beni
Castel Morrone (Caserta), durante un rastrellamento, è ucciso Pietro Parise, contadino 60enne, altri tre uomini sono feriti. Durante una razzia è colpita a morte la contadina Raffaella Brignola, 20 anni
Durazzano (Benevento), durante un rastrellamento, un 33enne, per sottrarsi alla cattura è colpito mortalmente da una raffica di mitra. Altri tre uomini, invece, moriranno durante gli spostamenti tra i vari campi d’internamento.
Scafati (Salerno), in Contrada Ungari, dopo aver razziato l’abitazione, i tedeschi uccidono il 71enne Francesco Sicignano
Striano (Napoli), i tedeschi uccidono tre persone, tra cui una donna. “Le vittime furono uccise in momenti diversi della stessa giornata. Improta morì verso le ore 14, nei pressi di via Roma, mentre tentava di salvare alcuni oggetti dalla sua casa minata e incendiata dai tedeschi, che gli spararono; Fiore venne ucciso un’ora dopo nello stesso modo, in via Roberto Serafino, mentre osservava la sua casa in fiamme. In via Serafino fu colpita anche Maria Franza, che morì successivamente a causa delle ferite riportate”  (Cfr. www.straginazifasciste.it)

27 settembre: iniziano le Quattro giornate di Napoli. L’insurrezione popolare libererà la città prima dell’arrivo delle forze alleate, il 1° ottobre. Il 29 a Ponticelli 40 abitanti sono uccisi durante un rastrellamento contro i renitenti al bando di lavoro coatto imposto dai tedeschi.Ucciso per rappresaglia Nicola Izzo 18 anni(Cfr. http://napoli.anpi.it/le-quattro-giornate/)
Nespolo (Rieti), due tedeschi sono uccisi da due partigiani, combattenti di una delle prime bande organizzatesi in quest’area montana di confine fra Lazio e Abruzzo. Per rappresaglia sono catturati diversi ostaggi, sei dei quali trasferiti in Germania, e ucciso a bruciapelo il sordomuto Antonio Giorgi
San Tammaro (Caserta), i nazisti compiono una rappresaglia in località Carditello, dopo l’uccisione di due soldati tedeschi Cadono sotto i colpi delle mitragliatrici due uomini, uno di 39 anni ed uno di 40, mentre un sessantaduenne è ritrovato nei pressi dei Regi Lagni.
Carinola (Caserta), le mine dei guastatori tedeschi in ritirata fanno saltare in aria gli impianti della cabina elettrica SEDAC e lo stabilimento-canapificio STICA. Non sono note le cause che causano il ferimento e alla successiva morte di Angelo Paolella, piccolo contadino di soli nove anni
Sarno (Salerno), durante un rastrellamento in località Altopiano di Prata i tedeschi uccidono Vincenzo Soviero di 39 anni, mentre il fratello Antonio riesce a fuggire

Caserta, dopo gli scontri tra reparti tedeschi e partigiani avvenuti a Tredici il giorno precedente, è catturato e fucilato il partigiano Antonio Martucci, 43 anni
Castellammare di Stabia (Napoli), Anna Foresta, 22 anni, è uccisa davanti allo stabilimento Cirio
Pozzuoli (Napoli), Francesco Di Matteo, 23 anni, è ucciso mentre tenta di fuggire dal campo di concentramento provvisorio di Lucrino

27 settembre – 3 ottobreGiugliano (Napoli), durante diversi episodi di razzie e saccheggi i tedeschi in ritirata uccidono: Rosalia Barbato 44 anni; Giuseppe Cavaliere 3 anni; Vincenzo Della Rotonda 63 anni; Luigi Miraglia 47 anni; Giuseppe Morlando 4 anni; Vincenzo Quaranta 9 anni; Gaetano Sarracino 11 anni e Mario Schiattarella 33 anni

28 settembreRoma, patto d’azione tra PCI e PSIUP. Obiettivo dell’accordo è la realizzazione dell’unità politica della classe operaia.

Roma, i dirigenti della comunità ebraica consegnano a Kappler i 50 chili d’oro, pretesi in cambio della liberazione di 200 ostaggi.
Garzano (Caserta), uccise per rappresaglia sette persone. secondo la testimonianza del sacerdote don Nicola Nannola, all’epoca direttore dell’Istituto Scolastico Salesiano presso il quale prestavano la loro opera alcune delle vittime e di Paolo Bernardi. Secondo le testimonianza la mattina del 28 settembre un gruppo di civili armati compì un’azione di contrasto alle truppe corazzate tedesche nell’area di Garzano, uccidendo un soldato. Immediata scattò la rappresaglia: in un casolare isolato, di proprietà del sindaco di Caserta, nel quale si erano rifugiati i sacerdoti del Istituto salesiano con alcuni coadiutori e inservienti, i soldati germanici mitragliarono ed uccisero sette persone, tra cui tre anziani sacerdoti, un coadiutore (salesiano laico), altri due anziani ed un soldato sbandato. L’unica a salvarsi fu una donna di servizio dell’Istituto che aveva seguito i religiosi in quel casolare

Reggio Emilia: nella canonica di San Francesco si costituisce il Cln provinciale. Ne fanno parte Psi, Pci, Dc e Pd’A. Viene formato anche il Comitato sindacale clandestino.
Pietramontecorvino (Foggia), in contrada Valle Perazzo è ucciso da un militare tedesco con un colpo di pistola alla testa nel corso di rastrellamento nelle cascine del paese, il contadino Secondo Matrella. L’uomo tentava di opporsi al tentativo di stupro della figlia da parte del soldato tedesco
Orta di Atella (Caserta), due uomini sono uccisi per rappresaglia dai tedeschi. 
Maddaloni (Caserta), in località Ponti della Valle sono uccisi dai tedeschi Domenico Gavelli 26 anni e Amabile Simongelli di 22. I due uomini sono intercettati in aree interdette ai civili
Scafati (Salerno) la popolazione insorge e libera, con l’aiuto alle avanguardie alleate, la città. Nel tentativo di evitare la requisizione dei suoi due cavalli da parte dei tedeschi in ritirata, è ucciso Filippo Serrapiga, 39 anni.In località Tre Ponti sono uccisi per rappresaglia Bernardo Casciello 49 anni; Gioacchino Casciello 21 anni; Antonio Falanga 23 anni; Vincenzo Sorrentino di 49 anni. Riesce a salvarsi Giovanni Cirillo di 16 anni. Durante i combattimenti muoiono Domenico Cavallaro 20 anni; Raffaele Catalano 34 anni e Domenico Velleca; Antonio Vittorino di 35 anni 
Marano (Napoli), fucilati perché trovati in possesso di un moschetto Gennaro Paragliola di 18 anni e Francesco Sardo di 14
Poggiomarino (Napoli), ucciso il colono Angelo Vorraro, 40 anni. La vittima è uccisa dopo essere stata costretta a consegnare il proprio bestiame. Secondo il rapporto dei carabinieri non si era opposto alla razzia

29 settembreMilano, Luigi Longo scrive: “Una posizione che respingesse ogni possibilità di collaborazione con le forze badogliane (…) ci precluderebbe ogni possibilità di lavoro su molte formazioni militari, che starebbero lontane da noi e cadrebbero sotto l’esclusiva influenza degli industriali che ne farebbero la propria guardia del corpo (…).
Calitri (Avellino), la popolazione insorge: nasce la Repubblica contadina di Calitri [La popolazione, venuta a conoscenza della strage di Rionero in Vulture, insorge. La scintilla scocca quando il podestà Salvatore Zampaglione, brandendo le insegne comunali, si mette in prima fila ad accogliere un battaglione americano di passaggio (…)(continua in http://www.1944-repubblichepartigiane.info/calitri)]
Scafati (Salerno), i tedeschi in fuga fanno saltare la casa della famiglia Scelza. Si salvano solo la madre Anna Raiola e i due figli Sandro e Cesarino. Muoiono nell’esplosione: Ermenegildo Scelza 69 anni e i figli Antonietta Scelza 3 anni; Franco Scelza 8 anni; Gilda Scelza di 5 anni e Vittorio Scelza di 7 anni
Roma, si svolge un riunione di esponenti socialisti e comunisti che concordano sulla necessità di creare un sindacato unitario e di parlarne ufficialmente con i rappresentanti della Democrazia cristiana.
Arcore (Milano), Amedeo Butti è ucciso dai tedeschi perché privo di documenti
Nola (Napoli), nei giorni successivi alla strage degli ufficiali (Castellammare di Stabia, 11 settembre), avvennero alcune uccisioni di civili, scoperti mentre tentavano atti di sabotaggio. Alle rappresaglie seguirono scontri tra la popolazione, armata dai carabinieri (su decisione del comandante, il sottotenente Giuseppe Pecorari) e coordinata dal sacerdote Angelo D’Alessio e le truppe occupanti. Due giorni dopo i tedeschi abbandoneranno il paese
Ruviano (Caserta), uccise per rappresaglia dopo, un rastrellamento, 6 persone. Gli altri fermati, scampati alla fucilazione, sono deportati in campi di internamento nell’Italia centrale
Marano (Napoli), razziata e incendiata dai tedeschi la masseria di Giovanni Spinosa, 59 anni. Ammazzato il proprietario 

29 settembre – 1° ottobreCercola (Napoli), durante la ritirata da Ponticelli, i tedeschi uccidono 30 persone
30 settembre: il capo di Stato maggiore Mario Roatta, nel tracciare le disposizioni per la costituzione di grandi unità da impiegare al fianco degli alleati, riferendosi alle caratteristiche del personale da utilizzare, scrive: “Meglio che non gli sbandati di Puglia o di Balcania, meglio che non gli sbandati siciliani, sarebbe conveniente costituirle con prigionieri dell’Africa settentrionale (…) Fra essi troveremo ottimi ufficiali in s.p.e. ed anche ottimi soldati che non hanno subito il collasso morale degli ultimi avvenimenti. Se tali grandi unità fossero costituite sul posto – in Africa settentrionale – lontano dall’influsso deleterio della politica (…) potremmo sicuramente creare grandi unità salde”.
Guglionesi (Campobasso), occupato dai tedeschi immediatamente dopo l’8 settembre, fu teatro di alcuni episodi di violenza sui civili.
Domenico Amicone, un contadino trentaseienne ex soldato da pochi giorni rientrato nel suo paese d’origine, è ferito mortalmente da militari tedeschi. Muore alcune ore dopo a causa di una profonda ferita all’addome.
Orta di Atella (Caserta), “(…) un gruppo formato da un numero imprecisato di civili e militari sbandati (…) male armato e male organizzato, si appostò dietro un muro sulla Via Nuova (Caivano – Aversa) su cui stavano transitando numerosi automezzi tedeschi. Fu ingaggiato un conflitto a fuoco contro i soldati che risposero all’attacco uccidendo uno degli insorti. Tuttavia, un paio di camion isolati dall’autocolonna vennero bloccati. Uno di essi, pieno di refurtiva di lusso – nelle testimonianze si parla, tra l’altro, di un carico d’oro, pellicce ecc. – fu portato all’interno di Orta e depredato dalla popolazione. Inoltre, vennero catturati due soldati: uno fu condotto all’interno della cittadina ed esposto al pubblico ludibrio. Secondo i testimoni, alcune donne gli evitarono il linciaggio. Il soldato, probabilmente afferente ad un reparto corazzato, dapprima rinchiuso in un antico palazzo nobiliare, fu liberato poco dopo; tuttavia, nelle ore successive ritornò nell’abitato con un gruppo di commilitoni, con due autoblindo ed un carro armato per vendicarsi dell’oltraggio subito e, soprattutto, per ottenere la restituzione dei beni saccheggiati dal camion. I tedeschi mitragliarono e cannoneggiarono all’impazzata, incendiando pure il palazzo dove era stato recluso il loro commilitone. Durante la retata, vennero catturate una trentina di persone, tra cui anche alcune donne. Tre persone, tra cui un frate francescano, furono mitragliate ed uccise nel corso del rastrellamento. Le donne furono fatte rilasciare da un soldato – forse proprio quello che era stato preso prigioniero – memore del fatto che alcune loro concittadine gli avevano evitato il linciaggio, mentre gli uomini, 21 in tutto, furono condotti in un luogo dove vennero disposti contro un muraglione lungo la Via Nuova e fucilati. Uno di essi riuscì miracolosamente a rimanere in vita. In totale, il 30 settembre vennero uccise 23 persone, nessuna delle quali aveva preso parte direttamente alle azioni “offensive” verificatesi nella mattinata.
Nei tre giorni successivi, i tedeschi tornarono più volte nell’abitato alla ricerca dei beni sottratti, minacciando la popolazione di ulteriori ritorsioni. Secondo i testimoni, grazie all’intercessione del parroco don Salvatore Mozzillo una buona parte della refurtiva fu restituita, salvando così la vita di molte altre persone” (Cfr. www.straginazifasciste.it)Giugliano (Napoli), un soldato tedesco, forse fidanzato con una ragazza di un paese vicino, è ucciso. per ritorsione, sono fucilati 13 cittadini in piazza Annunziata. Il parroco della chiesa dell’Annunziata riuscì a dare l’estrema unzione alle vittime prima dell’esecuzione. I cadaveri furono lasciati insepolti per otto giorni. Le vittime abitavano quasi tutte nel caseggiato dal quale sarebbe partito il colpo che uccise il militare tedesco. La popolazione fu invitata ad assistere alla strage. Un interprete tradusse in italiano la motivazione della rappresaglia (V. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Piazza%20Annunziata,%20Giugliano,%2013-9-1943.pdf)
Il giorno successivo è fucilato per motivi sconosciuti in via Limitone, Vicenzo Sansone di 39 anniCasagiove (Caserta), Francesco Gentile, un contadino di 73 anni, è ucciso mentre tenta di impedire la razzia del suo bestiame
Capriglia Irpina (Avellino), i nazisti uccidono per rappresaglia il falegname Michele Magliacane.
Pozzuoli (Napoli), Giulia Fasano, 16 anni, è uccisa mentre si sta recando con la sorella Emilia alla fontana pubblica, per attingere acqua. La sorella, illesa, recupera il corpo di Giulia, schernita dai soldati tedeschi

Settembre: Junio Valerio Borghese incontra il capitano di vascello Berlin­ghaus, co­mandante della marina tedesca in Italia. Scrive Borghese: “la Decima non poteva accettare la capitolazione e il cambiamento di fronte, ma nemmeno cedere armi e impianti ai tedeschi. L’unica soluzione poteva essere (…) un trattato di alleanza che (…) offrisse alla flottiglia la possibilità di continuare a combattere, man­tenendo la bandiera e la divisa, contro il comune nemico angloamericano (…). Berlinghaus (che era giunto a La Spezia il 12 settembre, per cui l’incontro è collocabile qualche giorno dopo ndr) si consulta con i suoi supe­riori e in particolare con l’Ammiraglio Donitz. Viene accolta la proposta di Borghese e sti­pulato un regolare trattato che prevede cinque punti:
1. La Decima appartiene alla Marina italiana, dipende dalla Marina italiana, veste uniforme italiana. I suoi uomini, se dovessero presentarsene le circostanze, saranno giudicati da tribunali militari italiani.2. La Decima batte bandiera italiana.
3. Tutte le unità navali già in possesso della Decima all’8 settembre 1943 tornano in possesso dell’unità
4. La Decima è alleata del Reich germanico e dipende operativamente dal comando germa­nico.
5. Junio Valerio Borghese è riconosciuto comandante della Decima.
Scrive Borghese: “La nostra posizione di alleati del Grande Reich modificò subitola nostra situazione, per cui non fummo più una testuggine rinserrata e pronta a sparare contro tutti, ma un organismo militare i cui componenti potevano presentarsi ovunque, prendere iniziative, agire, insomma, con grande libertà di movimento”.

Piemonte, nasce l’organizzazione monarchica Unione Camillo Ca­vour. E’ fondata dal giornalista Gianni Puppo. Vi aderiranno anche il marchese Maurizio Fracassi (poi partigiano della Martini-Mauri e uffi­ciale di collegamento con gli alleati ndr), il conte Vittorio Prunas Tola (cugino del segretario generale del ministero degli Esteri, Renato Prunas), Gian Luigi Colli, capo di gabinetto della Corte d’Appello.

Washington, il cardinale di New York Francis Spellman incontra privatamente il presidente Roosevelt, stilando poi un resoconto della conversazione: “La Cina avrà l’Estremo Oriente – dice il presidente americano – gli Stati uniti il Pacifico, l’Inghilterra e la Russia l’Europa e l’Africa. Gli Stati uniti avranno poca influenza sul continente [europeo] (…) La Russia predominerà in Europa trasformando l’Austria, l’Ungheria e la Croazia in protettorati. Gli Stati europei dovranno sottomettersi a grandi cambiamenti per adattarsi alla Russia, ma in dieci o vent’anni spera che l’influenza europea renderà i russi meno barbari”.

Montenegro, contingenti di 5 divisioni italiane, guidati da ufficiali inferiori e da qualche ufficiale superiore, resistono ai tedeschi e poi si affiancano alle milizie di Tito dando vita alla Divisione partigiana Garibaldi.

Bari, soldati, carabinieri e portuali ingaggiano coi tedeschi una battaglia per la riconquista del porto; a Bitetto si è verificata un’altra sollevazione spontanea contro i paracadutisti germanici. Come in Abruzzo, anche in questi casi si tratta di ribellioni spontanee, non organizzate dai partiti.

Dopo l’armistizio e l’occupazione nazista, il rinato Partito fascista tenta di recuperare spazio tra i lavoratori lanciando il programma della socializzazione. A Modena si lasciano coinvolgere alcuni ex socialisti e sindacalisti raccolti attorno al giornale Giustizia Sociale, poi chiuso d’autorità dagli stessi fascisti. Arresti avvengono a Carpi e a Reggio Emilia.

Cesena, eletta la Commissione Interna alla Arrigoni. La stessa cosa avviene in alcuni stabilimenti del ferrarese nonostante il tentativo d’opposizione delle autorità militari. Alla Magneti Marelli di Carpi la Commissione è eletta per acclamazione. A Modena si insediano le Commissioni nelle principali aziende cittadine.

Fine settembreCastelfranco in Miscano (Bn), durante una razzia i nazisti uccidono un civile e ne feriscono altri due

Ottobre: si organizza, nelle regioni meridionali, una rete di informatori della RSI co­or­di­nata dal principe Valerio Pignatelli con sedi accertate a Napoli, Bari, Taranto, Ca­tania, Cosenza. La rete sarà scoperta nell’aprile successivo. Il principe Pignatelli e sua moglie Maria erano contemporaneamente agenti della RSI e in contatto con l’X-2 (branca che si occu­pava delle operazioni speciali) dell’OSS. Questo partico­lare ufficio era diretto da James Angleton e utilizzava elementi di destra, di solito doppiogiochisti, realizzando una struttura molto simile a quella progettata da Bar­racu: “Un esercito segreto anticomunista, reclutato tra fascisti e neofascisti, una forza che doveva poi prosperare e durare per oltre 40 anni sotto il sinistro nome di Gladio, la corta spada dei gladiatori, simbolo distintivo delle Brigate Nere di Salò” (Peter Tompkin, L’altra Resistenza, Milano 1995).
Trieste, nella Risiera di San Sabba, i tedeschi istituiscono l’unico lager nazista dotato di forno crematorio attivo in Italia e nell’Europa occidentale occupata.
Trapani, sono arrestate 15 persone accusate di ricostituzione del Pnf e di complotto. Il loro capo, lo studente Salvatore Bramonte, verrà condannato a morte. La pena non sarà eseguita e sarà scarcerato il 26 luglio 1946.

In collaborazione con la n.1 Special Force, è costituito all’interno dell’Ufficio informazioni dello Stato maggiore il gruppo bande e sabotaggio, assegnato alla sezione offensiva, con il compito di (…) raggiungere le bande di patrioti costituitesi ed assicurarne il collegamento con l’Italia liberata; ricercare nella zona assegnata a ciascuna missione i nuclei non ancora noti; fornire notizie sul loro conto e collegarle”.

Milano, affiancano Eugenio Curiel nell’opera di organizzazione del Fronte della gioventù i promotori del Fronte cittadino Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Aldo Tortorella, il liberale Semenza, i pittori Treccani e Morlotti, Gillo Pontecorvo, Quinto Bonazzola, i docenti universitari Antonio Banfi e Federico Chabod.

Bologna, esce il giornale clandestino La voce dell’operaio.

Dure accuse ai tedeschi per il “saccheggio dei generi alimentari effettuato negli ammassi e magazzini”. Il Cln da l’indicazione politica di “difendere il pane con l’unione e la solidarietà di tutti nella lotta senza quartiere contro i tedeschi e i traditori al loro servizio”. E ancora: “Trasformare le code che si verificano dal dettagliante, al mercato, negli uffici annonari in dimostrazioni di massa per protestare contro i tedeschi affamatori”.

Rimini, sciolto il Cln dopo la sottoscrizione di un patto di pacificazione con i fascisti.

Modena, a cura dei giovani comunisti e socialisti, è costituito il primo nucleo del Fronte della gioventù.

1° ottobre: costituita l’Alpenvorland e l’Adriatsches Kusterland. Questi territori, che com­prendono il primo le province di Trento, Bolzano e Belluno e il secondo Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, sono sottratti alla giurisdizione dell’Italia e annessi al Reich tedesco.

Riprende la sua attività il Sim, sotto la denominazione di Ufficio informazioni e collegamenti del reparto operazioni del Comando supremo. Il servizio torna ad articolarsi nelle sezioni tradizionali: situazione, offensiva (spionaggio) e controspionaggio. A parte, vengono riorganizzati i Sios delle tre armi: esercito, marina ed aviazione. A capo dell’Ufficio viene posto il colonnello Pompeo Agrifoglio.

Roma, Umberto Salvarezza, già squadrista e faccendiere al servizio del ge­rarca Ezio Maria Gray, spacciandosi per militante comunista, riesce a infiltrarsi nell’organizzazione Bandiera rossa. Per rafforzare al meglio la propria immagine di antifascista, ospita a lungo nella sua abitazione Carlo e Matteo Matteotti, figli di Giacomo.

Da Pompei, gli americani entrano a Napoli, occupando a loro volta una città oramai libera.
Cacciati dalla rivolta popolare, mentre si ritirano i reparti tedeschi cannoneggiarono la città per rappresaglia. Il XIV Corpo d’Armata aveva in realtà pensato a un bombardamento a tappeto, che tuttavia Kesselring non volle attuare (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Napoli%201-10-1943.pdf)
Palidoro (Roma), un reparto di paracadutisti agli ordini del tenente Hansel Feiten rastrella a Ladispoli un gruppo di civili per impegnarli nei lavori di fortificazione della costa. Nella notte tra il 30 settembre ed il primo ottobre tre prigionieri fuggono. La mattina dopo un maresciallo dei paracadutisti estrae a sorte tre dei prigionieri e li fa fucilare
San Severino Marche (Macerata), assassinato il ventenne Umberto Gazzarotti. Andato a far legna insieme al padre e altri compaesani, stava tornando verso casa, nella frazione di Serripola, quando alla vista dei tedeschi e di un fascista locale che stavano rastrellando la zona, tenta la fuga perché renitente alla leva. Raggiunto da una raffica di mitra, morirà poco dopo
Serracapriola (Foggia), soldati tedeschi in ritirata minano il magazzino del Consorzio agrario e le strade di accesso all’abitato. Si verificano anche scontri a fuoco con la popolazione. Uccisi 11 civili tra cui il Commissario prefettizio
Alberona (Foggia), ucciso dai tedeschi il tenente Nicola Mazzaro e ferito Raffaele Caraffa. Lo sdegno per l’uccisione del tenente provoca una sollevazione popolare che costringe i tedeschi ad abbandonare la città la sciando un morto sul campo
Cecina (Livorno), a Marina di Cecina un ufficiale tedesco uccide Pierina Ferretti
Trentola Ducenta (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono un anziano ortolano, Carlo Grassia di 76 anni
Maddaloni (Caserta), in località Proprietà Cortese i tedeschi in ritirata uccidono l’operaio Luigi Esposito, 17 anni
Bellona (Caserta), in contrada Colla sono passati per le armi quattro militari sbandati che tentavano di sottrarsi alla deportazione. I cadaveri vennero occultati e ritrovati nelle settimane successive
Camigliano (Caserta), in località Montagnella cinque militari (tra cui due carabinieri, due avieri e un soldato sbandato) e un civile sono uccisi per essersi rifiutati di collaborare con i soldati tedeschi. Sono: Francesco Angiola, carabiniere anni 34; Pompeo Fatone, aviere, 23 anni; Nicola Fracchiolla, aviere 26 anni; Giuseppe Francioso, carabiniere 23 anni; Domenico Giammauristo, soldato sbandato 28 anni e Luigi Rocco, contadino, 14 anni
Dugenta (Benevento), i tedeschi occuparono il suo territorio già alla fine della prima decade di settembre. Ben presto iniziarono le requisizioni di automezzi, di derrate alimentari, di bestiame e di altri beni. Saccheggiate numerose abitazioni e il Municipio, dove furono asportati apparecchi radio e macchine da scrivere. Il 22 settembre, l’assembramento di truppe tedesche in contrada Torello non passò inosservato ai ricognitori americani e nella stessa giornata fu effettuato un pesante bombardamento che distrusse gran parte del centro abitato di Melizzano e di Dugenta, provocando numerose vittime civili. Dal giorno 23, i tedeschi attuarono le ordinanze sulla manodopera coatta rastrellando alcune decine di uomini abili al lavoro.
Il primo ottobre, una donna è fucilata nei pressi della stazione ferroviaria, durante un tentativo di saccheggio di alcuni vagoni carichi di viveri
Mugnano (Napoli), avviata l’opera di sgombero coatto del paese, i tedeschi impongono alle autorità, tra cui alcuni religiosi, di restare a Giugliano. I cinque religiosi presenti (Rossetti, Mauriello, Capasso, Vallefuoco e Imperatore) scelsero però di ritornare verso Mugnano attraverso una strada secondaria. In contrada Bosco, una pattuglia tedesca li intercetta e decide di fucilarli come spie: don Antonio Mauriello riuscì a fuggire, mentre gli altri furono colpiti a morte. Lo stesso giorno è uccisa anche Maria Schiattarella
Alcune masserie ed esercizi commerciali di Mugnano sono saccheggiati.
Marano (Napoli), Natale Carandente Tartaglia, bracciante di 46 anni, è fucilato dai tedeschi mentre con il figlio stava cercando erbe alimentari. Il figlio è lasciato andare. In via Merolli sono uccisi: Gennaro Giordano di 15 anni; Giulia Maruccelli di 46 anni e Giuseppe Maruccelli di 56
Sant’Anastasia (Napoli), durante la ritirata i tedeschi uccidono Maria Sebeto, 10 anni 
Somma Vesuviana (Napoli), durante la ritirata soldati tedeschi, in Contrada Casamale, sparano raffiche di mitra sulle case. Muoiono: Ciro Giannoli 30 anni e Luisa Granata, 27 anni. In via Roma è ucciso, dopo essere stato costretto ad uscire dalla propria casa, l’88enne Michele Muoio

1 – 18 ottobrePignataro Maggiore (Caserta), alcuni reparti tedeschi compiono una serie di uccisioni, che provocano la morte di non meno di ventuno civili ed un numero imprecisato di militari italiani “sbandati”. Queste ritorsioni verso la popolazione, secondo le testimonianze, potrebbero essere state conseguenze alla resistenza da parte degli abitanti ad azioni di rastrellamento, ordini di evacuazione, distruzioni e, soprattutto, in seguito a sabotaggi delle linee telefoniche ed all’uccisione di due soldati tedeschi: un portaordini lungo la Strada Statale 6 Casilina ed un soldato sulla strada provinciale “Conte”. Le uccisioni per rappresaglia avvennero, cronologicamente, in località Taverna e Cimitero, il 12 ottobre e Arianova, il 14. I cadaveri vennero quasi tutti occultati.
Nelle ore precedenti l’inizio delle azioni repressive, tra il 10 e l’11 ottobre gran parte dell’abitato venne minato e demolito dai guastatori tedeschi (V. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/PIGNATARO%20MAGGIORE%2001-18.10.1943.pdf)

2 ottobreAcerra (Na), i contadini cercano di sbarrare la strada ai mezzi corazzati tedeschi con rudimentali barricate, ma la cittadina viene data alle fiamme e 88 persone uccise per rappresaglia. Altri 40 civili sono uccisi a Conca della Campania e 54 a Bellona (V. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Acerra,%201-10-1943.pdf)
La Valle del Trigno (Chieti) è teatro di scontri cruenti, che si concentrano lungo la cosiddetta Barbara-Stellung, una linea ritardatrice approntata dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre. In particolare nel tratto tra San Salvo e Civitanova si schierarono la 16° Divisione Panzer (tra l’Adriatico e l’area di Lentella), il 3° Reggimento Paracadutisti (tra Fresagrandinaria e Tufillo), il 4° Reggimento Paracadutisti (tra Celenza e Castelguidone) e la 29ª Divisione Panzergrenadier (tra Schiavi e Civitanova). Tufillo è occupato dai tedeschi ai primi di ottobre ed è lo scenario dei combattimenti tra l’8° Armata britannica, coadiuvata dalla 19° Brigata di fanteria indiana, e i paracadutisti tedeschi che riuscirono a contrattaccare e a respingere i nemici. Anche a Tufillo si registrano episodi di violenza delle truppe tedesche. Tra l’altro sono fucilati di quattro civili, Serafino D’Alfonso, Francesco Di Penta, Giustino La Rocca e Lucia Tezzi, uccisi perché sospettati di attività anti nazista. Lo stesso giorno nel piccolo centro montano di Schiavi d’Abruzzo Donato Lamano è ferito in una sparatoria con militari tedeschi, Sono uccisi invece Pietro Minni e Raffaele Sforza, al quale distruggono anche la masseria.
Distrutte anche la masseria di Emilio Di Carlo; la casa colonica di Adelino Di Carlo e due masserie di Livio Sforza che, tra l’altro, è anche ferito in volto.
Caiazzo (Caserta), tra il 2 ed il 13 ottobre, reparti tedeschi in ritirata uccidono 33 persone.La prima vittima, in ordine cronologico, è Angelo De Masi, un artigiano 45enne che fu mitragliato mentre tentava di sfuggire alla deportazione. I tedeschi non permettono di rimuovere il corpo per molte ore come monito alla popolazione
Fermo (Ascoli Piceno), nei pressi del campo di prigionia di Servigliano, i tedeschi uccidono i coniugi Viozzi
Amandola (Ascoli Piceno), un reparto di SS circonda e perquisisce il paese in cerca di renitenti alla leva e di soldati sbandati. I tre partigiani Angelo Biondi, Francesco Scrofani e il sergente brindisino Luigi Argentieri tentano di scappare verso la campagna ma sono individuati e fermati. Argentieri riusce a fuggire, mentre gli altri due sono torturati nell’acqua di un abbeveratoio. Angelo Biondi è fucilato nei pressi di casa Fanini. L’uccisione del Biondi comportò un periodo di sbandamento del gruppo partigiano, cui seguì la costituzione del battaglione Batà, in ricordo del tenente Mario Batà, fucilato dai tedeschi
Capua (Caserta), durante un rastrellamento alla ricerca di manodopera coatta, i nazisti uccidono Vincenzo Bellone, 23 anni

Maddaloni (Caserta), nazisti in ritirata uccidono tre  persone, tra cui una donna
Bellona (Caserta), in località Ferranzano, durante un sequestro di generi alimentari e bestiame, i nazisti uccidono tre contadini, i fratelli Antimo Cafaro, 34 anni; Gennaro Cafaro, 27 anni e Giuseppe Cafaro, 30 anni.Nella masseria Lepore sono fucilati cinque civili. Stessa sorte toccherà due giorni dopo ad un operaio 26enne. Secondo una relazione dei Carabinieri della Compagnia di S. Maria Capua Vetere, del 12 giugno 1944, questo atto di barbarie scosse così tanto la popolazione – sottoposta già da qualche settimana a continui soprusi – da innescare la reazione che provocherà l’eccidio del 7 ottobre
Vitulazio (Caserta), durante un’operazione di rastrellamento, è passato per le armi, in Contrada Catone, il contadino Francesco Addelio di 44 anni, mentre tentava di salvarsi dalla sicura deportazione
Baselice (Benevento), un contadino di 34 anni è ucciso mentre si oppone alla razzia della sua proprietà. Nella stessa giornata, fallisce l’impiccagione di un 21enne che si salva per la rottura della corda.
Il territorio di Baselice fu devastato da alcune incursioni aeree alleate e dalle distruzioni praticate dai tedeschi nell’applicazione delle ordinanze sulla “terra bruciata”
Nocera Inferiore (Salerno), i tedeschi uccidono Giovanni Calzolaio, 39 anni
Pozzuoli (Napoli), nelle paludi di Licola i tedeschi uccidono Dino Galassi, 28 anni, perché trovato in possesso di un fucile da caccia
Bacoli, in Contrada Monte di Cuma sono uccise tre persone: Michele Carannante, 16 anni; Biagio Scamardella, 34 anni e Giovanni Smardella di 17. Seppur ferito riesce a salvarsi Scotto di Luzio di 34 anni. I quattro sono sorpresi dai tedeschi all’interno di una sorta di fortificazione. Colpiti dall’esplosione di alcune bombe a mano e da raffiche di mitragliatrice, sui corpi si infierisce poi con le baionette
Afragola (Napoli), in località Masseria d’Ambra i nazisti in ritirata fucilano otto persone (Cfr.http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/masseria%20D_Ambra%20Afragola%202-10-1943.pdf)
In via Circonvallazione è fucilato l’agricoltore Michele Sepe di 58 anni
Cardito (Caserta), i tedeschi in ritirata fucilano, in Contrada Murillo, Ferdinando Castaldo, appaltatore edile di 62 anni e l’agricoltore Carlo Loretto Montefusco di 55 anni. In Contrada Ponte Casolla è fucilato in contadino Simone Giustino 44 anni. In contrada Macello i nazisti fucilano il contadino Salvatore Coppetto 53 anni. Infine, in Contrada Lautrach è fucilato il contadino Francesco Mosca di 30 anni
Casalnuovo (Napoli), muore sotto un cannoneggiamento tedesco Salvatore D’Alise di 44
Napoli, i tedeschi in ritirata uccidono Luigi Caputo, 48 anni. Numerosi altri civili sono uccisi rappresaglia tra Sant’Antimo, Villaricca e altre zone di Napoli nei giorni seguenti
Itri (Latina), Antonio Pelliccia, 27 anni, è ucciso dai tedeschi mentre tenta di sottrarsi alla cattura

3 ottobre: le truppe tedesche completano il ritiro da Sardegna e Corsica.
Truppe inglesi sbarcano a Termoli
Guglionesi (Campobasso), (…) Occupato dalle truppe tedesche immediatamente dopo l’8 settembre, fu teatro di alcuni episodi di violenza sui civili, tra la fine del mese ed i primi di ottobre, quando i tedeschi si erano asserragliati lungo la zona costiera nel tentativo di ostacolare lo sbarco delle forze britanniche a Termoli. Il 3 ottobre, il giorno in cui veniva effettuato il suddetto sbarco, in un’abitazione rurale fu commesso un duplice delitto. Infatti, un soldato tedesco, armato di tutto punto, entrò nell’abitazione per verificare la consistenza delle scorte alimentari in possesso degli occupanti. All’interno, trovò un uomo con le due figlie. Davanti alla reazione istintiva da parte del padre e della figlia maggiore, il soldato, senza alcuna esitazione, estrasse la pistola e colpì la prima alla fronte, il secondo allo zigomo, lasciandoli a terra agonizzanti.
Il 6 ottobre, l’abitato fu oggetto di un bombardamento alleato per ridurre la pressione delle truppe tedesche sulla testa di sbarco: l’incursione provocò numerose vittime tra gli abitanti e i soldati tedeschi” 
(Cfr. http://www.straginazifasciste.it
Roma, si svolge una riunione clandestina fra esponenti politici e sindacali di tutti i partiti, fra i quali Pietro Nenni, Giovanni Gronchi e Giorgio Amendola. Gronchi si dichiara favorevole alla creazione di un unico organismo sindacale, ma ricorda che da parte di altri esponenti democristiani esistono in merito riserve e perplessità.
Teano (Caserta), dopo il ferimento di un soldato tedesco, i nazisti catturano quindici persone in contrada S. Massimo: tre di esse sono legate ad un pagliaio e bruciate vive
Sesto Campano (Isernia), soldati tedeschi intercettano in località Castagna un militare sbandato, il sottotenente Vincenzo Ientile 25 anni, e lo uccidono con numerosi colpi di arma da fuoco. Successivamente, il corpo fu raccolto da persone del luogo e sepolto nella chiesa parrocchiale di Roccapipirozzi
Celenza Valfortore (Foggia), i tedeschi si preparano alla ritirata effettuando rastrellamenti e minando le strade del paese. Catturato e fucilato il contadino Vincenzo Codianni. Due giorni dopo il paese insorge. I tedeschi in ritirata uccidono Corrado Esposito 2 anni, Michele Esposito 9 anni e Giovanni Vaira di 17 anni

Parete (Caserta), durante la ritirata, i nazisti fucilano un bracciante 53enne perché trovato in possesso di due fucili recuperati nei pressi della masseria Picone. La masseria è poi assaltata da un centinaio di persone che volevano impossessarsi delle restanti armi. Durante l’azione trovano la morte, in circostanze poco chiare, due ragazzi: un 14enne, originario di Arzano (Napoli) ma adottato da una famiglia di Parete, ed uno scolaro di 8 anni del luogo
Marcianise (Caserta), in via Grillo è realizzato un campo di raccolta provvisorio per concentrare gli uomini rastrellati e destinati al lavoro coatto.
Durante uno di questi rastrellamenti sono passati per le armi due contadini, uno di 43 anni e l’altro di 20 anni
Giugliano (Napoli), prelevati nella loro abitazione e fucilati Nicola Cimmino di 47 anni e il figlio Tommaso di 21
Paolisi (Benevento), fucilato per rappresaglia Eugenio Bove, 27 anni
Arienzo (Caserta), durante il ripiegamento verso la linea Viktor, i tedeschi fucilano Antonio Maione, contadino trentenne ed il bracciante ventiseienne Antonio Montano. Probabilmente, i due tentavano di sfuggire ad un rastrellamento per la cattura di uomini abili al lavoro da impiegare nei lavori di fortificazione delle linee difensive tedesche

4 ottobre: dichiarazione delle quattro superpotenze relativa alla sicurezza generale, emessa al termine della conferenza di Mosca. La procedura di consultazione in essa prevista fra i membri delle nazioni unite per il mantenimento della pace, verrà riprodotta nello statuto delle Nazioni Unite. Viene inoltre decisa l’istituzione di una Commissione per la punizione dei crimini di guerra.
Isola di Coo (Grecia), 103 ufficiali del 10° Reggimento Fanteria, prigionieri di guerra, sono uccisi dai nazisti al comando del generale Friedrich-Wilhelm Müller. Gli ufficiali italiani sono fucilati per rappresaglia per la resistenza opposta all’invasione tedesca dell’isola (la cosiddetta battaglia di Coo, parte della campagna del Dodecaneso). Due soli ufficiali passarono dalla parte dei tedeschi, il capitano Camillo Nasca e un suo sottoposto. I due tentarono di impiegare i cannoni contro le posizioni italo-britanniche, malgrado il rifiuto dei soldati di sparare contro i propri commilitoni.
Una documentazione sull’eccidio è stata ritrovata nel 1994 all’interno del cosiddetto armadio della vergogna (Cfr. http://www.schiavidihitler.it/Pagine_documenti/archivio/eccidio_coo.htm).
Palermo, il barone Lucio Tasca, latifondista ed esponente di vertice del movimento separatista, diventa sindaco della città. Anni dopo il pentito Tommaso Buscetta affermerà che Tasca era affiliato alla famiglia di Porta Nuova.
La giunta comunale è composta da Guido Napoli, Filippo Sanfilippo, Roberto Indovina, Luigi Buffa, Bernardo Mattarella, Rocco Gullo, Antonino Varvaro, Antonio Ramirez, Nicolò Maggio, Antonio Calderone, Giuseppe Paladino, Francesco Paolo Tumminello, Fabrizio Alliata di Pietratagliata, Alberto Samonà con la supervisione di Charles Poletti e del prefetto Francesco Musotto.

Roma, esce clandestinamente il primo numero de La voce operaia, stampato a cura dei cattolici comunisti. Cesserà le pubblicazioni con il n. 12 del 23 maggio 1944. «Sul finire degli anni Trenta un gruppo di giovani attivi nell’Azione cattolica romana aveva dato vita a un movimento che, rifiutando le premesse ideologiche del marxismo, ne accettava le implicazioni politiche, auspicando che sulla base di una solida alleanza con i comunisti si costituisse l’asse portante della lotta al fascismo. Vi facevano parte per lo più iscritti alla congregazione mariana «La Scaletta» ed ex allievi dell’Istituto S. Apollinare, il Liceo Visconti e l’Istituto Massimo. Tra questi: Franco Rodano e Adriano Ossicini a cui si unì, tra gli altri, un vivace sacerdote, don Paolo Pecoraro.
Dopo l’8 settembre 1943 era emersa nel gruppo l’esigenza di un impegno pieno, sul piano politico e militare, nella Resistenza e nella lotta di liberazione. Aveva così preso avvio il Movimento dei cattolici comunisti, di cui Voce Operaia era appunto l’organo a stampa.
Il foglio, il cui primo numero fu pubblicato il 4 ottobre 1943, nacque su iniziativa di Franco Rodano e Amedeo Coccia, che decisero di dar vita al giornale durante un incontro in Santa Maria in Cappella, dove si svolgevano spesso le riunioni del gruppo. Lo diresse, per l’intero periodo clandestino, Fedele D’Amico (http://www.stampaclandestina.it/?page_id=116&ricerca=300
San Clemente (Caserta), i nazisti in ritirata uccidono 25 cittadini inermi.«La strage di S. Clemente avvenne nel contesto di una serie di rastrellamenti e di conseguenti azioni armate. La sera del 4 ottobre 1943 una violenta esplosione provocò il crollo di alcune case della via Galatina, la strada principale che attraversa S. Clemente. Morirono così 25 persone. Fonti orali riferiscono che a provocare la strage fu lo scoppio delle mine posizionate alla base della costruzione precedentemente utilizzata come alloggio per un reparto tedesco. L’operazione sarebbe stata effettuata come un’ordinaria operazione militare senza avvertire ed evacuare gli abitanti dei caseggiati vicini. Secondo un altro testimone, invece, alcune abitazioni erano state evacuate in mattinata, mentre altre erano state fatte esplodere “senza alcun preavviso.
Dalla documentazione risulta che, dalla serata del 4 ottobre, i reparti tedeschi presenti nell’area arretravano in una zona a sud del Volturno, attuando numerose distruzioni per rendere impraticabili le strade per l’avanzata del nemico. Le distruzioni praticate a San Clemente nella tarda serata del 4 ottobre vanno quindi messe in relazione proprio alle operazioni di ripiegamento dei reparti» (Cfr. http://www.straginazifasciste.it)

Lanciano, la popolazione insorge contro le truppe tedesche impegnandole in tre giorni di durissimi scontri: nella battaglia muoiono 47 persone tra militari tedeschi e 23 civili italiani. Dopo la liberazione, avvenuta il 2 dicembre 1943, Lanciano rimane per altri sei mesi sulla linea del fronte (Cfr. http://www.1944-repubblichepartigiane.info/lanciano)Marcianise (Caserta), tra Ramarra e Ponterotto i tedeschi in ritirata fucilano 6 persone, tra cui una donna

Capua, i tedeschi impiccano per rappresaglia Carlo Santagata, di 15 anni.
Alvignano (Caserta), in località San Ferdinando, i tedeschi un uccidono un civile che tentava di sottrarsi alla cattura
Aversa (Napoli), Concetta Scaforo, 37 anni, è uccisa dalle retroguardie tedesche mentre dal balcone applaude l’arrivo delle truppe alleate
Trentola Ducenta (Caserta), durante il ripiegamento verso le linee Anni e Viktor, lungo la strada provinciale Giugliano – Parete i tedeschi uccidono un militare italiano di 31 anni, Andrea Arbitrio, e un giovane seminarista rimasto ignoto. Nel corso della ritirata i guastatori tedeschi minarono alcuni ponti ferroviari della linea ferroviaria Napoli – Roma, e lo storico e monumentale Ponte a Selice sui Regi Lagni
Sant’Angelo d’Alife (Caserta), in Contrada Petraro i tedeschi uccidono il contadino Arcangelo Giardullo, 34 anni, per essersi rifiutato di condurre la sua mandria nel luogo di raccolta di Venafro (Isernia)
Santa Maria la Fossa (Caserta), il comando del XIV. Panzerkorps emana l’ordine di evacuazione di tutta la popolazione in una fascia profonda 5 chilometri dalla linea Viktor, prevedendo la fucilazione per tutti coloro che si fossero trovati in quell’area dopo il termine stabilito. Il paese fu minato e molte case furono incendiate per rallentare l’avanzata alleata.  Abbattuto anche il ponte della S.S. 264 che unisce il paese a Grazzanise, attraversando il canale artificiale Fiumarella.
Durante la ritirata verso l’area di Brezza alcuni uomini che tentavano di sottrarsi ai nuovi rastrellamenti sono intercettati dai soldati tedeschi: due sono uccisi ed un altro è ferito
Rocca D’Evandro (Caserta), in località Selvotta nel tentativo di impedire la razzia dei suoi bovini, un contadino uccide un soldato tedesco. Poco dopo, alcuni commilitoni bruciano l’abitazione del responsabile ed altre case limitrofe, intercettano il contadino Salvatore Valente di 48 anni e lo uccidendolo con una raffica di mitra
Cancello ed Arnone (Caserta), durante il ripiegamento verso la linea Viktor i tedeschi fucilano il contadino Giovanni Bovenzi di 42 anni
Frignano (Caserta), intorno alle 15.00, i tedeschi, per coprire il ripiegamento verso la linea Viktor, nell’intento di proteggere uomini e mezzi spararono all’impazzata dal ponte ferroviario della direttissima Roma – Napoli. Un proiettile colpisce alla testa un bambino di 9 anni, Antonio Comella, uccidendolo all’istante. Pochi minuti dopo, il ponte ferroviario è minato e distrutto
Giuliano (Napoli), i tedeschi catturano sulla porta i casa il seminarista  Felice Pirozzi di 19 anni e in strada Raffaele Pirozzi di 45 anni. I due sono fucilati contro il muro del cimitero di Giuliano.In località Ponte Varcaturo un soldato tedesco uccide a colpi di pistola Giovanni Bovenzi, 42 anni

3 – 4 ottobreFornelli (Isernia), i tedeschi impiccano per rappresaglia 6 civili, tra cui il podestà del Paese

5 ottobreRoma, esce il primo numero di Bandiera Rossa, organo del Movimento comunista d’Italia, che critica pesantemente il Pci per la sua linea politica. Nell’editoriale, intitolato “In linea”, scrive: “Il movimento comunista: 1) svolge attività propagandistica ed organizzativa sulle seguenti basi programmatiche: socialismo marxista, tattica intransigente e conquista rivoluzionaria del potere; costituzione sovietica dei lavoratori del braccio e della mente, di tutte le categorie. 2) cura attivamente il collegamento tra i comunisti di tutte le regioni per raggiungere su basi marxiste la unificazione delle forze del proletariato e la costituzione di un grande partito di democrazia operaia”.
Treia (Macerata) nella frazione San Lorenzo Giovanni Cantarini è ucciso da tedeschi accompagnati da un ufficiale della milizia, perché scambiato per un paracadutista inglese. E’ ritrovato a terra con ancora la pipa in bocca
Capua (Caserta), durante il ripiegamento vero le linee difensive sul Volturno e in esecuzione dell’ordinanza che stabiliva l’evacuazione di tutta la popolazione dell’area attorno alla linea Viktor (Volturno), prevedendo la fucilazione per quanti si fossero trovati in quell’area dopo il termine stabilito, numerose pattuglie tedesche iniziarono a perlustrare il territorio, intimando ai pochi civili ancora rimasti, per lo più anziani ed invalidi, di abbandonare le abitazioni o i ricoveri. Alcuni inabili con difficoltà di deambulazione furono uccisi a sangue freddo per non aver rispettato l’ordine intimato dai soldati. Mariano Lombardi venne ucciso con colpi di pistola alla tempia e derubato di un orologio d’oro e di 10.000 lire che aveva nascosto nei calzini; anche Luigi Polito subì la medesima sorte, compreso il furto di beni e denaro; Anna Zuppa, settantasettenne paralitica, venne uccisa nel letto a colpi di pistola perché i soldati si erano infastiditi per il mancato rispetto dell’ordine di evacuazione. Il 5 ottobre sono catturate 12 persone, tra cui 8 civili e 4 militari rimasti ignoti. Trasferiti alla masseria De Rienzo, undici sono uccisi con un colpo di pistola alla nuca. L’ultimo, costretto a scavare due fosse, fu colpito al petto. Sono uccisi: Salvatore Buonaugurio, operaio, 40 anni; Carmine De Majo, contadino, 74 anni; Nicola Di Benedetto, contadino, 46 anni; Michele Di Palma, bracciante, 44 anni; Biagio Di Rienzo, contadino, 56 anni; Leonardo Zaccariello, contadino, 58 anni; Francesco Zarillo, contadino, 52 anni e Pasquale Palazzo. Assassinati anche 4 militari italiano rimasti sconosciutiTutti i cadaveri sono occultati, 6 per ogni fossa, e saranno trovati solo il 22 ottobre. Dopo la rappresaglia un sedicenne, Carlo Santagata, ingaggia un conflitto a fuoco con una pattuglia tedesca. Sopraffatto dalla potenza di fuoco tedesca, è catturato, seviziato ed impiccato. I tedeschi infierirono sul corpo appeso al patibolo, sparando numerosi colpi di mitra.Lo stesso giorno sono passati per le armi via Tifatina Alberto Catone, contadino di 35 anni e in località Galatina Antimo Iovanelli, contadino, 70 anni.Ucciso, in circostanze mai chiarite, il vice brigadiere dei carabinieri Wolden Manchestù, di origini libiche
San Cipriano d’Avers(Caserta), durante il ventennio fascista, il Comune di Albanova aggregava gli attuali territori di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna. Il 5 ottobre, durante il ripiegamento, un trentaquattrenne di S. Cipriano, Francesco Cantiello, è ucciso perché si rifiuta di consegnare la sua mula, puntando un’arma contro i soldati tedeschi

Aversa (Caserta), durante un’azione di ripiegamento i tedeschi trovano, in Contrada Purgatorio, il 21enne Augusto Della Monica in possesso di una pistola. Il giovane è immediatamente passato per le armi. Lo stesso giorno è ucciso anche lo scolaro Giovanni D’Auria, 8 anni
Ruviano (Caserta), i tedeschi uccidono il contadino Silvio Vallati, 38 anni, mentre cerca di sfuggire ad un rastrellamento
San Tammaro (Caserta), un giovane è ucciso dai tedeschi in Vico Rosario mentre cerca di sfuggire ad un rastrellamento
San Leucio (Caserta), il vice brigadiere di pubblica sicurezza, Francesco Petriccione, 53 anni, in servizio presso la Regia Scuola di Polizia di Caserta, è prelevato da una pattuglia di militari tedeschi. L’abitazione è depredata di ogni bene e Petriccione è ucciso poco dopo con un colpo sparatogli in bocca.

Castelvenere (Benevento), tre contadini del luogo sono uccisi mentre tentano di sfuggire ad un rastrellamento

5 – 7 ottobreSan Prisco (Caserta), durante un rastrellamento in località Monte Tifata e Bersaglio, i tedeschi fucilano due civili (San Prisco, nel 1928, era stato inglobato nel comune di Santa Maria Capua Vetere. Solo nel dopoguerra ritornerà ad essere comune autonomo Ndr).“La città di Santa Maria Capua Vetere vantava una lunga tradizione socialista e già da tempo erano presenti piccoli nuclei antifascisti clandestini, con la presenza pure di numerosi comunisti, i quali, dopo l’8 settembre, avevano preso contatti con i militari di stanza nelle locali caserme. L’acuirsi della situazione condusse alla costituzione di una formazione clandestina, nota come “Gruppo Patrioti di S. Prisco”. I membri effettuarono una serie di azioni di pattugliamento e di sabotaggio contro le truppe tedesche. La situazione peggiorò in seguito alle ordinanze sul lavoro coatto, con i rastrellamenti degli uomini dopo il 23 settembre. Iniziarono, così, i primi scontri con l’uccisione di alcuni soldati tedeschi. Gran parte degli uomini si rifugiò sulle alture del Monte Tifata, dopo aver effettuato due tentativi (il 23 ed il 26 settembre) di saccheggio delle armi custodite nella caserma dei Carabinieri di S. Prisco. Il secondo tentativo riuscì, nonostante l’opposizione dei militari. Mentre i patrioti si stavano allontanando con il bottino incrociarono un automezzo tedesco con una trentina di fucilieri a bordo: venne ingaggiato un conflitto a fuoco e questi ultimi furono costretti a ritirarsi. Il mattino successivo scattò la rappresaglia. Il paese fu accerchiato da reparti della 16. Panzer-Division con l’impiego di carri armati. Infatti, dalla documentazione tedesca emerge che al Pz.Rgt. 2 della 16. Pz. Div. venne assegnato il compito di “ripulire l’area di San Prisco”. La battaglia durò per tutta la giornata e si contarono numerose perdite da ambo le parti. Furono passati per le armi pure alcuni civili che non avevano preso parte agli scontri ma si erano rifugiati sulle alture per evitare i rastrellamenti. 
Ulteriori scontri si ebbero tra il 4 ed il 5 ottobre, a cui si collegarono numerose azioni di rastrellamento da parte delle truppe tedesche”  
(Cfr. http://www.straginazifasciste.it)A seguito di questi combattimenti, molti “patrioti” abbandonarono le alture e cercarono rifugio nell’abitato di S. Maria. Il 5 ottobre, quando le truppe alleate erano in prossimità del territorio sammaritano, scoppiò una vera e propria “insurrezione” causata dalla presenza, nel Circolo Littorio di piazza Mazzocchi, di un gruppo di soldati tedeschi, capeggiati da un sergente della polizia militare, che si era macchiato di ruberie, saccheggi, incendi e crimini di ogni genere nelle tre settimane precedenti. Civili e militari, saccheggiate le armi della caserma dei Carabinieri, si diressero verso piazza Mazzocchi dove iniziarono gli scontri a fuoco. Altre schermaglie si verificarono pure nella frazione S. Erasmo. Dodici i civili morti (8 uomini e 4 donne). Probabilmente, alcuni di loro furono passati per le armi per non aver rispettato l’ordinanza emanata dal comando del XIV. Panzerkorps, che stabiliva l’evacuazione di tutta la popolazione in una fascia profonda 5 km dalla linea del Volturno, prevedendo la fucilazione per tutti coloro che si fossero trovati in quell’area dopo il termine stabilito. Altri, probabilmente, mentre cercavano di sottrarsi ad un nuovo rastrellamento di uomini da impiegare per l’allestimento delle linee difensive tedesche

5 – 19 ottobre: Baia e Latina (Caserta), situato tra le linee difensive Viktor Barbara, tra la seconda e la terza decade di ottobre, fu teatro di numerosi episodi di violenza sui civili. Nell’area a nord del fiume Volturno erano in corso violenti combattimenti tra tedeschi e truppe alleate. Baia e Latina era stata occupata dai tedeschi a metà settembre, i quali iniziarono le requisizioni di prodotti alimentari e bestiame, alle quali seguì il rastrellamento degli uomini da inviare ai lavori di rafforzamento delle linee tedesche. In cerca di salvezza, la popolazione si rifugiò sulle montagne limitrofe di Valle Lunga, Pisanella e Valle. 
Le violenze usate dai soldati tedeschi sui civili inermi, provocarono la morte di nove persone. La prima vittima fu un 39enne, sfollato da S. Maria Capua Vetere, probabilmente mitragliato durante il tentativo di sottrarsi ad un rastrellamento

6 ottobreMadrid, l’ambasciatore tedesco Hans Heinrich Dieckhoff, informa il ministero degli Esteri che Francisco Franco ha rifiutato l’invito rivoltogli di riconoscere il governo della Rsi. Altrettanto faranno Portogallo, Svezia, Svizzera, Turchia, Argentina e Vaticano. Solo Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Giappone riconosceranno il nuovo governo repubblicano.

La direzione del Pci indirizza una lettera a quella del Partito comunista sloveno: “Noi dobbiamo manifestare il nostro completo disaccordo con voi. Noi siamo dell’opinione che, per il momento almeno, la nostra posizione di principio, dell’autodeterminazione dei popoli, dell’autodecisione sino alla separazione, sia assolutamente sufficiente alle necessità della lotta. Noi possiamo sostenere senza difficoltà, e sosteniamo, la parola d’ordine di una Slovenia libera e unita, e quindi il diritto al distacco delle regioni slovene. Ma, beninteso, questo principio deve valere anche per quei gruppi etnici italiani che potessero venire a trovarsi in una situazione particolare come, per effetto della guerra, quelli della Venezia Giulia”.
Bellona (Caserta), i tedeschi per ostacolare l’avanzata degli alleati, fanno saltare diverse case. Un giovane bellonese, accorso alla difesa della sorella, uccide un soldato tedesco e ne ferisce un altro. Per rappresaglia i tedeschi fucilano 54 abitanti del paese nei pressi di una cava di tufo
“Ubicato tra le linee difensive tedesche Viktor e Barbara, il Comune di Villa Volturno (che, durante il regime fascista, aggregava le due cittadine di Bellona e di Vitulazio), tra la prima e la seconda decade di ottobre 1943 fu teatro di numerosi episodi di violenza sui civili. In quei giorni, scontri cruenti avvenivano lungo le sponde del fiume Volturno, che scorreva pochi chilometri a sud, lambendo una parte del suo territorio.Tra il 2 ed il 17 ottobre 1943, alcuni reparti tedeschi dislocati nell’area perpetrarono una serie di uccisioni, provocando la morte di 83 persone, tra cui 66 civili, 6 religiosi, 10 militari sbandati ed 1 carabiniere. Tali ritorsioni verso la popolazione, secondo le testimonianze, potrebbero essere state consequenziali alla resistenza da parte degli abitanti ad azioni di rastrellamento, ordini di evacuazione, distruzioni, sabotaggi e, relativamente all’episodio avvenuto a Bellona il 6 ottobre: nel centro abitato, in uno scontro fu ucciso un soldato tedesco ed un altro fu ferito con una bomba a mano lanciata da un civile del luogo per evitare che le sorelle fossero oggetto di violenza da parte dei suddetti militari. La mattina del 7, circa 100 uomini furono rastrellati e condotti dapprima nella piazza del paese e, successivamente, nella cappella di S. Michele Arcangelo dove, scelti da un ufficiale a gruppi di dieci, furono inviati presso una cava di tufo, ubicata al confine con il limitrofo territorio di Vitulazio, ed ivi mitragliati. Dalla cappella furono fatti incamminare sette gruppi, ma gli ultimi due vennero riportati indietro.
Sul ciglio della cava furono mitragliate ben 54 persone, tra cui 5 rimaste ignote, per vendicare le modeste perdite subite dai tedeschi (un morto ed un ferito, entrambi graduati di truppa).
Al termine delle esecuzioni furono fatte brillare alcune mine che, precedentemente, erano state collocate nella cava e il terriccio provocato dall’esplosione occultò i cadaveri, ritrovati solo qualche settimana dopo”  (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=356  e  http://www.1944-repubblichepartigiane.info/bellona)
Pietracatella (Campobasso), durante le operazioni di controllo del territorio e di progressivo ripiegamento verso l’area litoranea dove, il 3 ottobre, si era verificato lo sbarco delle truppe britanniche, una pattuglia tedesca irrompe in una casa colonica in contrada Casali per saccheggiare e appropriarsi delle derrate alimentari. Probabilmente il colono Giovanni Morinelli non si oppone alle requisizioni, ma è colpito perché ritenuto una spia nemica perché indossava un maglione americano ed era in possesso di una cuffia per telefono
Capua (Caserta), durante il ripiegamento verso la linea Viktor, i tedeschi uccidono Gaetano Mariano, 46 anni, operaio; Giovanni Ragozzino, 25 anni e Anna Maria Monaco, casalinga, 25 anni
Qualiano (Napoli), i tedeschi in ritirata uccidono i fratelli Domenico e Francesco Grasso, rispettivamente di 45 e 39 anni
Limatola (Benevento), i tedeschi iniziano il ripiegamento verso il Volturno e, applicando gli ordini sulla “terra bruciata”, minano e fanno saltare in aria numerosi edifici, ponti e cavalcavia per ritardare l’avanzata alleata. In questa circostanza sono uccisi tre civili

7 ottobre: il Comando militare tedesco emana l’ordine di arresto e deportazione in Germania di 1.500 carabinieri in servizio a Roma.
Napoli, pochi giorni dopo la liberazione e l’arrivo in città delle truppe alleate, una serie di bombe a orologeria, collocate dai tedeschi prima della loro partenza nei sotterranei dell’edificio, esplose alla Posta Centrale. Il numero delle vittime, tra le quali probabilmente molti soldati americani, non è mai stato calcolato con certezza, ma si aggira sulla trentina e i feriti 80. Nei giorni successivi vi furono altre esplosioni e altre vittime, in luoghi diversi e non precisati (per l’elenco delle vittime riconosciute e altre informazioni Cfr. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Poste%20Centrali%20di%20Napoli%20%20%207-10-1943.pdf)
Colli a Volturno (Isernia), i tedeschi catturarono 13 civili nell’abitato, conducendoli in un casolare ubicato in località Ponte Rotto, nei pressi della centralina dell’Ente Autonomo Volturno, dove già sono rinchiusi altri 40 uomini prelevati da paesi vicini. Un diciassettenne, Edoardo Rasile originario di Maddaloni (Ce), è riconosciuto per essere fuggito, qualche giorno prima, da un luogo provvisorio d’internamento. Percosso pesantemente con una spranga di ferro e costretto ai lavori forzati e poi ucciso con un colpo di pistola. Tutti gli altri prigionieri, fatti passare tra due file di soldati, sono bastonati e frustati e, successivamente, impiegati per lavori forzati
Pietramelara (Caserta), in seguito all’uccisione di un soldato tedesco, sono catturati in località Gurgo una ventina di uomini: grazie all’intercessione dell’arciprete solo uno di essi fu passato per le armi: Marcantonio Peluso, contadino, 44 anni. Gli altri sono liberati
Marzano Appio (Caserta), nei pressi della chiesa dell’Annunziata fu allestito un piccolo campo d’internamento provvisorio, in cui furono concentrati gli uomini catturati in zona. Successivamente, saranno tradotti a Formia e molti finiranno nei campi di lavoro in Germania.
Nelle ore precedenti al ripiegamento, i soldati tedeschi uccidono un contadino 40enne. Non sono note le cause e le modalità dell’uccisione: con molta probabilità, l’uomo è colpito mentre tenta di sottrarsi ad un rastrellamento
Capua (Caserta), nella notte tra il 7 e l’8 i tedeschi uccidono quattro appartenenti alla famiglia contadina dei Paternuosto: Giuseppe, 59 anni; Antimo di 30; Emilio di 21 e Mario di 13.
Sul sagrato della basilica benedettina di S. Angelo in Formis i tedeschi passano per le armi un sodato italiano sbandato, rimasto sconosciuto

Castel di Sasso (Caserta), durante i quotidiani rastrellamenti i tedeschi uccidono in Contrada Campestre Domenico Apisa, contadino, 66 anni. Il giorno 9 in frazione Strangolagalli è fucilato Antonio Tagliaozzi, bracciante di 30 anni e infine il giorno 13 la stessa sorte tocca a Francesco Luongo, contadino di 70 anni
Solopaca (Benevento), la presenza delle truppe tedesche il territorio comunale causò numerosi bombardamenti. Durante il bombardamento del ponte pensile Regina Maria Cristina, morirono 8 persone: sette civili ed un soldato tedesco. Nei giorni successivi, i guastatori tedeschi, per rallentare i movimenti delle truppe americane, minarono numerose infrastrutture, ed edifici prospicienti alle strade principali, tra cui la caserma dei Carabinieri ed il campanile della chiesa del Corpo di Cristo. Questi ultimi non furono abbattuti grazie all’intervento della governante tedesca della contessa Fasanelli che riuscì a convincere i militari a non far brillare le mine.
Il 7 ottobre, con molta probabilità durante un rastrellamento, furono mitragliati a morte due civili: Giovanni e Michele Pirolo. Gli alleati libereranno il paese l’11 ottobre.

7 – 18 ottobrePignataro Maggiore (Caserta), alcuni reparti tedeschi dislocati nel territorio di comunale compiono una serie di violenze che portano alla morte di non meno di ventuno civili ed un numero imprecisato di militari italiani sbandati. La prima vittima, il 7 ottobre, fu un’anziana colpita da una raffica di mitragliatrice durante il saccheggio dell’abitazioni.
A causa dei bombardamenti alleati, il corpo rimase insepolto per alcuni giorni

8 ottobreRoma, la Segreteria di stato vaticana registra la risposta della Legazione britannica circa un possibile intervento a favore degli ebrei polacchi, come richiesto dal rabbino Herzog, che suggerisce di interessare direttamente il governo inglese. Un funzionario della Segreteria di stato propone di non dare corso al suggerimento: “Non so se convenga interessare monsignor Delegato apostolico. Allo stato attuale delle cose non mi sembrerebbe opportuno (…). Conviene forse attendere”. Il cardinale Maglione accetta il suggerimento e postilla di suo pugno: “Attendere”. Mons. Luigi Maglione 
Riardo (Caserta), in località Castello, un quattordicenne, mentre indica ai suoi concittadini alcuni sentieri da usare per evitare di incappare nel rastrellamento, è scoperto dai tedeschi e ucciso
Caiazzo (Caserta), uccisa l’insegnante Elvira Giorno, di 46 anni, durante un’azione di reclutamento di manodopera femminile da impiegare nel comando tedesco di Montegarofano. Altre due donne fermate, sono rilasciate un paio di giorni dopo.Nella Masseria Don Titta è ucciso il contadino Antonio Buonomo di 70 anni
Castel Volturno (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono, in località Prisconte, l’artigiano Mario Giovanni Corrente, di 26 anni. Il corpo fu occultato e sarà ritrovato solo nel febbraio 1944, in località Vesche di Mondragone.Tre contadini sono uccisi presso il Parco Cangiano: Vincenzo Montesano, 39 anni; Arturo Villano di 26 e Francesco Orciuolo, 50 anni.

9 ottobreMilano, Il Corriere della Sera pubblica un articolo a favore del mantenimento in vita delle commissioni di fabbrica su basi elettive, perché esse sono “una necessità della vita organizzativa, nonché una garanzia, e forse la maggiore, che i diritti riconosciuti ai lavoratori, riconosciuti nei patti liberamente stabiliti, non vengano manomessi nell’applicazione che se ne fa nelle aziende”.Castel di Sasso (Caserta), in locailtà Strangolasassi i tedeschi uccidono un civile che cercava di sottrarsi al rastrellamento
Castelvenere (Benevento), durante la ritirata, nei pressi della chiesa di S. Maria della Foresta, sono passati per le armi: Giovanni Parente, 36 anni; Giovanni e Giuseppe Sagnella, rispettivamente di 31 e 26 anni. Secondo alcune testimonianze, i tedeschi reagirono al ritrovamento di armi 
Alvignano (Caserta), i tedeschi uccidono l’artigiano Nicola Cipriano, 34 anni

9 – 19 ottobreMondragone (Caserta), alcuni uomini sono assassinati dai tedeschi mentre cercano di sottrarsi alla cattura o perché non avevano voluto abbandonare le proprie abitazioni o le masserie, contravvenendo agli ordini degli occupanti

10 ottobre: alcuni giornali clandestini, fra i quali L’Avanti!, pubblicano il comunicato dei sindacalisti antifascisti del 23 settembre che reca le firme di Buozzi, Grandi, Di Vittorio, Casali, De Ruggiero, Roveda, Vanoni, Ferruzzi, Quarello, Lizzadri.
Roma, alla Tolfa il 2° battaglione del Fallschirm-Jäger-Regiment 2 (inquadrato nella 2. Fallschirmjäger Division) cattura e fucila 12 persone, tra cui un ufficiale. Altre 14 sono catturate e internate
Premariacco (Ud), soldati tedeschi fucilano nella piazza di Orsaria di Premariacco due persone che avevano fermato poco prima: Alcide Deslizzi e un altro giovane del paese, Antenore Paoluzzi
Nettuno (Roma), militari tedeschi uccidono in piazza Umberto I Giovanni Usicco, perché era in possesso di un fucile. Mezz’ora dopo uccidono Antonio Picchioni, che era stato fermato dagli stessi tedeschi poco prima
Riccione, Ferruccio Contini, 48 anni, sfollato in Romagna con la famiglia, mentre transitava sulla via Adriatica è assassinato da una raffica di mitra partita da un camion tedesco

Sanza (Salerno), una folla di circa 300 contadini, dopo aver costretto alle dimissioni il podestà fascista, acclama “commissario del popolo” il vecchio antifascista Tommaso Ciorciari. (Per saperne di più http://www.1944-repubblichepartigiane.info/sanza
Sparanise (Caserta), “Ubicata tra le linee difensive tedesche Viktor e Barbara, la cittadina di Sparanise, tra la seconda e la terza decade di ottobre 1943, fu teatro di numerosi episodi di violenza sui civili. Essa rappresentava uno snodo di importanza strategica, sia dal punto di vista ferroviario (linea Roma-Napoli, via Cassino e via Formia), sia stradale (statali Appia e Casilina). A ridosso dello scalo ferroviario, i tedeschi organizzarono un “campo di concentramento” (Armee-Gefangenensammelstelle), nel quale vennero ammassati centinaia di civili rastrellati nella provincia napoletana – in seguito all’ordinanza sul lavoro coatto entrata in vigore il 23 settembre – e destinati ad essere inviati nelle fabbriche tedesche. Molte donne del luogo cercarono di soccorrere i malcapitati portando loro cibo ed altri generi di prima necessità rischiando di essere scoperte dai tedeschi. In numerosi casi, i prigionieri furono aiutati ad evadere dal campo. Il 10 ed il 15 ottobre, nell’applicazione delle ordinanze sulla “terra bruciata”, vennero minate ed incendiate numerose abitazioni che provocarono le prime vittime civili”  (Cfr. http://www.straginazifasciste.it)Marzano Appio (Caserta), durante un rastrellamento, i soldati fanno uscire con violenza dalle abitazioni, oltre agli uomini, anche donne, anziani e bambini. Sono prelevati sei uomini che non erano riusciti a fuggire perché anziani o invalidi. Uno di essi, vedovo, si salva perché i suoi nove figli gli fanno scudo e implorarono i soldati di risparmiarlo. Mentre un gruppo di soldati saccheggia ed incendia alcune abitazioni, viene formato un plotone di esecuzione. Prima della fucilazione, un tedesco scarica una raffica di mitra su un rastrellato. Un altro uomo è risparmiato e costretto a seppellire i cadaveri. Nelle stesse ore in località Tuoro Funaro è freddato un altro civile. In totale, le vittime della rappresaglia tedesca sono sette.
Mondragone (Caserta), ucciso il contadino Epifanio Pietro Macera, 28 anni
Pietravairano (Caserta), la 21enne Rachele Conte muore mentre tenta di sfuggire ad un tentativo di stupro da parte della soldataglia tedesca
Vitulazio (Caserta), un ragazzo di 1 anni è freddato mentre tenta di difendere la madre da un tentativo di violenza.Lo stesso giorno è ucciso anche un anziano contadino che si opponeva alla razzia di viveri e bestiame.
Castel Volturno (Caserta), dopo l’uccisione di un soldato tedesco sono fucilati per rappresaglia Vincenzo Lisi, finanziere 37 anni; Aurelio Traettino, contadino 16 anni; Emilio Traettino, contadino 42 anni e Nicola Zippo, contadino 74 anni.In località Focella è ucciso il contadino Pasquale Simeone, 31 anni, il quale cercava di impedire la razzia di viveri e bestiame.
Caiazzo (Caserta), durante un rastrellamento in contrada Cameralunga è ucciso il contadino Giovanni Altieri, 41 anni
Cerreto Sannita (Benevento), ucciso il contadino Michele Giordano, 64 anni. Si era rifiutato di consegnare ai tedeschi un paniere di uova
San Bartolomeo in Galdo (Benevento), durante la fase finale della ritirata, i tedeschi incendiano una casa colonica in contrada Marano, causando la morte della piccola Maria Colatruglio

11 ottobreBerlino, Ernst Kaltenbrunner invia un telegramma alle autorità tedesche in Italia sulla questione ebraica: “L’immediata e completa eliminazione degli ebrei in Italia è di particolare importanza per la situazione interna e la politica italiane. Il suo rinvio non può essere preso in considerazione come non può esserlo l’idea di usare gli ebrei per i lavori forzati sotto il controllo delle autorità italiane che sarebbero molto probabilmente improduttivi. Se la deportazione venisse ritardata altri ebrei avrebbero l’opportunità di rifugiarsi presso famiglie italiane amiche e scomparire”.
Dopo la firma dell’armistizio, i Comuni dell’alto vastese (Chieti) sono coinvolti nel conflitto dal rapido arrivo delle Divisioni tedesche. I soldati germanici predispongono le linee di difesa per contenere l’avanzata alleata, dopo lo sbarco di Termoli del 2 – 3 ottobre, verso il fiume Trigno, in direzione del Sangro. Per realizzare la cosiddetta linea Barbara, che si estendeva dalla Marina di Vasto al Tirreno, passando per Cupello, Furci, San Buono e Castiglione, i tedeschi sfruttano abilmente le caratteristiche morfologiche del terreno ricorrendo alla posa in opera di estesi sbarramenti minati, all’appostamento sulle alture per l’osservazione ed il tiro, nonché all’evacuazione e la distruzione degli abitati, di ponti e di strade, a scopi bellici. Le popolazioni subirono dunque sgomberi, requisizioni e violenze legate allo stanziamento del fronte e dell’esercito occupante. In questo contesto, a Roccaspinalveti, l’11 ottobre, si presentano nell’abitazione di Bruno Domenico due soldati tedeschi in cerca di viveri. L’anziano ottantaduenne si oppone al loro ingresso in casa. E’ freddato con tre colpi di pistola.
Roma, dopo il saccheggio di alcuni negozi nel centro di Roma, il Comando della Città Aperta di Roma costituisce un Tribunale Straordinario che condanna a morte sei delle persone accusate di aver preso parte ai saccheggi e di aver resistito alla forza pubblica
Cervara (Roma), un reparto tedesco alla ricerca di prigionieri inglesi fuggiti dal campo di concentramento di Fara Sabina rastrella il territorio del comune di Agosta. Sulla via del ritorno, passa per Cervara. Nel circondare il paese i tedeschi cominciano a sparare senza motivo uccidendo Giovanni della Prugna e ferendo Mario Rossi
Casacalenda (Campobasso), una pattuglia di soldati tedeschi uccide il pastore Francesco Tozzi di 28 anni, ritenendolo una spia degli alleati
Formicola (Caserta) in località Lautoni, durante le quotidiane azioni di controllo del territorio e di rastrellamento, una contadina cinquattraquattrenne, Rosa Parillo, è picchiata, spogliata e derubata, poi uccisa a colpi di pistola mentre tenta di difendersi dalla deportazione

12 ottobreAlvignano (Caserta), uccisa Rosa Caracciolo, casalinga 32enne, mentre cerca di sottrarsi ad un tentativo di violenza e alla requisizione dei beni
Teano (Caserta), un ferroviere quarantasettenne è ucciso con una raffica di mitra mentre tenta di salvare una ragazza da una violenza

Pignataro Maggiore (Caserta), uccise dai tedeschi 5 persone (tra cui una donna e un bambino di circa un anno) rimaste sconosciute. Stavano cercando riparo nel cimitero da un bombardamento alleato.Nei pressi della Masseria Carcerari è ucciso il contadino Pasquale De Riso, 43 anniIn piazza Umberto I, un anziano 81enne, Pietro Achille Bovenzi, è ucciso a sangue freddo con un colpo alla fronte, infertogli col calcio del fucile, per aver pronunciato invettive in lingua inglese verso i soldati tedeschi.In Contrada Taverna uccisi i contadini Francesco Rotoli, 43 anni; Vincenzo Rinaldi, 33 anni e Domenico Stellato di 75 anni. 
Pietravairano (Caserta), i tedeschi uccidono alcuni civili, tra cui una donna e il notaio, per non aver ubbidito all’ordine di sgombero del  paese
Cervara (Roma), durante un rastrellamento alla ricerca di prigionieri inglesi fuggiti dal campo di concentramento di Fara Sabina, i tedeschi uccidono Giovanni della Prugna e feriscono Mario Rossi

13 ottobre: l’Italia dichiara guerra alla Germania. All’Italia, però, non è riconosciuta la condizione di nazione alleata degli anglo americani, ma quella di nazione cobelligerante intendendo con ciò lo stato di nemico vinto che combatte contro gli ex alleati.

Roma, le SS arrestano Umberto Salvarezza perché trovato in possesso di numerose divise della PAI (Polizia Africa italiana).

Spoleto, i partigiani al comando del capitano Ernesto Melis fanno evadere dal locale carcere i detenuti politici.

Caiazzo (Caserta), tra il 2 ed il 13 ottobre, reparti tedeschi compirono una serie di uccisioni, provocando la morte di 33 persone. Gli episodi più efferati avvennero la sera del 13 ottobre, mentre infuriava la battaglia lungo il fiume Volturno. In due masserie, situate su un’altura che domina la valle del Volturno, un gruppo di soldati tedeschi, al comando del giovane sottotenente Wolfgang Lehhigk-Emdem, stermina due nuclei familiari, in tutto 22 persone inermi – dieci bambini fra i 3 e i 14 anni, un ragazzo di 16, sette donne fra i 18 e i 63 anni, di cui una incinta al sesto mese e quattro uomini – senza alcuna motivazione apparente. I malcapitati vennero mitragliati e molti corpi furono straziati e mutilati. I responsabili, che verranno catturati poche settimane dopo, si difesero sostenendo che si era trattato di un’azione contro fiancheggiatori degli Alleati, ai quali avrebbero lanciato segnali luminosi. Poche ore dopo, la cittadina venne liberata dai soldati americani della 34ª Divisione di fanteria. Al seguito delle truppe si trovavano alcuni corrispondenti di guerra, tra cui il giornalista William H. Stoneman del Chicago Daily News. Egli scrisse un commovente articolo, pubblicato già il 18 ottobre, e si occupò pure del recupero delle salme e della ricerca di testimonianze sull’accaduto (Per saperne di più Crf. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Caiazzo6_CE.pdf)Nella stessa giornata sono trucidati: nella Masseria Milano Francesco Alesi, un militare italiano sbandato di 25 anni. In località Scafa Patierno è ucciso Francesco Grillo, un contadino di 82 anni e a Monte Carmignano il contadino Antonio Caporale di 69 anniIn Contrada Fruscio, nelle ore successive all’attraversamento del Volturno da parte degli americani, due fratelli – un contadino 19enne ed un seminarista 16enne – sono mitragliati ed i corpi gettati in un vallone nel tentativo di occultarli: saranno ritrovati una settimana dopo
Castel Campagnano (Caserta), tedeschi compiono un grosso rastrellamento per catturare tutti gli uomini abili al lavoro da impiegare per il potenziamento della linea difensiva Bernhardt. Sono catturati 220 uomini, tra cui il podestà, il parroco, il farmacista, il segretario comunale, l’ufficiale postale e l’esattore comunale. In località Marruchella, cinque contadini che tentavano di sottrarsi al rastrellamento, reagendo pure alle razzie di viveri e bestiame, sono fucilati: Pellegrino De Lucia, 46 anni; Antonino Marotta, 58 anni; Antonio Marotta, 50 anni; Giuseppe Marotta, 76 anni e Michele Marotta, 61 anni.
Nella stessa giornata inizia l’offensiva delle truppe americane lungo il Volturno, i guastatori tedeschi incendiano e distruggono altre 15 abitazioni e in località Bosco uccidono il contadino Giuseppe Torone di 52 anni
Bellona (Caserta), i tedeschi uccidono l’invalido Michele De Crescenzo, 28 anni
Castel di Sasso (Caserta), passati per le armi Domenico Apisa, contadino 66 anni; Antonio Taglicozzi, bracciante 30 anni e Francesco Luongo, contadino 70 anni
Alvignano (Caserta) fino al 19 ottobre, quando tutto il territorio comunale fu occupato dalle truppe americane, sono uccisi 19 civili in esecuzioni isolate, tra cui quattro donne. Quasi tutti avevano reagito ai rastrellamenti e alle requisizioni dei beni da parte dei soldati tedeschi. Il maggior numero di vittime si registrò a partire dal 13, giorno in cui era iniziata l’offensiva delle truppe americane lungo il Volturno.
Tra le vittime un militare diciannovenne, rientrato in paese da poche ore. Intercettato da una pattuglia tedesca mentre ancora indossava l’uniforme, è fucilato e sul suo petto è collocato un cartello con la scritta Verräter («traditore»).Sono passati per le armi: “(località Mazzamauro o Sasso di Marciano Freddo, 13 ottobre) 1. De Marco Filomena, casalinga, anni 23 2. Morelli Carolina, casalinga, anni 19 (Villa Ortensia, 13 ottobre) 3. Della Rocca Francesco, contadino, anni 64 4. Ignoto (contrada Morrione di Montaniccio, 13 ottobre) 5. Valentino Giuseppe, contadino, anni 71 (via Pietralata, 13 ottobre) 6. Zullo Nicolino, contadino, anni 75 (località Caselle di Compuosto, 14 ottobre) 7. Florio Cipriano, bracciante, anni 57 (località Cese di Montaniccio o Moleta, 14 (15 o 18) ottobre) 8. Maiorano Biagio, militare, anni 19 (località imprecisata, 15 ottobre) 9. Cefariello Carmine, da Castel Campagnano (CE), anni 35 (corso Umberto I, 16 ottobre) 10. Romano Vincenzo, contadino, anni 37 (località Miglioventicinque, 17 ottobre) 11. Ciaramella Antonio, contadino, anni 40 (località Valle Satrullo, 17 ottobre) 12. Fazzone Teodora, anni 46 (località Traiano, 17 ottobre) 13. Saggese Maria, bracciante, anni 33” (tratto da   http://www.straginazifasciste.it)
Faicchio (Benevento), fucilati per rappresaglia: Benedetto Bove, 20 anni studente di medicina; Rosario De Leva, 16 anni, studente; Franco Dusmet De Smours, 18 anni e Aldo Pezzato, 18 anni, militante dell’Azione Cattolica

Tavenna (Campobasso), una pattuglia tedesca cattura tre uomini, tra cui due carabinieri in abiti civili, giunti poche ore prima da Lanciano ed il padre di uno dei due. Condotti in una casa rurale poco distante sono rinchiusi in una stalla insieme ad un’altra trentina di civili. I tre sono immediatamente fucilati. Sono: Giuseppe di Lena, 50 anni; Vincenzo Simone, 27 anni e Giovanni Iuliano di 19 anni. Quest’ultimo, nonostante una profonda ferita all’inguine, riesce a fuggire e a salvarsi
Fornelli (Isernia), in località Vallegorda i tedeschi uccidono Achille Angiolilli per non aver ubbidito ad un ordine
Portoferraio (Livorno), in località Buraccio i nazisti uccidono Gino Bisso, 20 anni. Lo avevano scambiato per un partigiano

14 – 21 ottobreSessa Auronca (Caserta), in diverse località, quattro uomini sono mitragliati e uccisi mentre tentano di sottrarsi a cattura e deportazione.

14 ottobreRoma, il cardinale Maglione richiama l’attenzione dell’ambasciatore tedesco sulla gravità della situazione che si verrebbe a determinare a Roma, nel caso che le truppe tedesche abbandonassero la città alcuni giorni prima dell’arrivo di quelle alleate, dato che “le forze di polizia qui rimaste si troverebbero nell’impossibilità di prevenire o reprimere un moto insurrezionale comunista”.

Bologna, ordinanza tedesca con la quale si obbliga a denunciare entro il mese tutte le automobili private, gli autocarri, gli autobus, i motocicli, i rimorchi e i trattori. Dal 15 novembre per usare un automezzo occorrerà uno speciale permesse rilasciato dalla Prefettura e controfirmato dai tedeschi. Inoltre nessun automezzo può essere modificato, comprato o venduto senza autorizzazione.

15 ottobre: nel documento Political dilemma in Italy, l’Oss osserva: “L’impiego di un movimento clandestino è del tutto incompatibile con il persistere nel mantenimento dello status quo politico e sociale. Una lotta partigiana in uno Stato fascista è sostanzialmente una lotta rivoluzionaria. Il suo obiettivo è il sovvertimento della struttura esistente (…). I movimenti partigiani, se persuasi che gli eserciti anglo americani intendono unicamente restaurare una versione più o meno riveduta e corretta del vecchio regime, si rivolgeranno inevitabilmente agli unici disposti ad aiutarli nella loro missione di ricostruzione sociale: vale a dire, all’Unione Sovietica. E la posta in gioco non è solamente l’Italia bensì l’intero sistema di alleanze politiche tra i movimenti clandestini dell’intera Europa”.

Il ministro della Cultura popolare della RSI, Fernando Mezzasoma, emana una direttiva per la stampa: “I giornali non devono pubblicare appelli per la pacificazione delle menti e la concordia degli spiriti, per la fraternizzazione degli italiani. Dopo 45 giorni di avvelenamento della pubblica opinione, di scandali, di predicazioni d’odio e di caccia all’uomo, certe manifestazioni pietistiche rivelano solo viltà e tiepidezza”.

Parma, riunione clandestina dei partiti antifascisti parmensi nello studio del notaio Giuseppe Micheli, nasce il Comitato di liberazione nazionale di Parma    http://www.anpiparma.it/it/la-nascita-del-cln-parma
Formia (Latina), in località Trivio i tedeschi uccidono due ufficiali italiani, i tenenti Mario Corvino e Giovanni Spadoni, probabilmente per rappresaglia per un attacco avvenuto la sera precedente ad un reparto tedesco.
Camigliano (Caserta), ucciso il soldato italiano Marco Michele Argezio di 24 anni, mentre tenta di raggiungere la propria abitazione in provincia di Potenza. Tra il 1° ed il 17 ottobre, alcuni reparti tedeschi (XIV PANZER-KORPS PANZER-DIVISION HERMANN GÖRING Ndr) dislocati nel comune di Camigliano uccisero dieci persone, gran parte delle quali militari italiani “sbandati”. Queste uccisioni potrebbero essere connesse ad azioni di rastrellamento ed ordini di evacuazione dell’area del fronte, distruzioni e sabotaggi, ma anche perché i soldati erano stati ritenuti renitenti alla leva della Rsi.
Castel di Sasso (Caserta), mentre le truppe americane gettano le prime teste di ponte lungo il Volturno, le retroguardie tedesche uccidono Girolamo Correa, bracciante 19 anni; Pasquale Puglielli, studente 19 anni e Vito Romano ufficiale italiano di 37 anni. I tre tentavano di opporsi alle ultime razzie tedesche
Formicola (Caserta), durante la ritirata i tedeschi uccidono Raffaele Federico, militare, 25 anni; Nicola Fiorillo, contadino, 27 anni e Pasqualina Sparano, contadina, 26 anni

Francolise (Caserta), in una masseria situata nella frazione Montanaro, dove si era acquartierata un’unità tedesca, tra il 15 ed il 20 ottobre sono passati per le armi tre uomini, tra cui un sottufficiale dell’aviazione: Pietro Antonio Musto, contadino, 58 anni; Gabriele Boccia, militare, 44 anni e Giuseppe De Gennaro, operaio, 33 anni. I loro corpi occultati in buche e saranno ritrovati casualmente alcuni mesi dopo
Amorsi (Benevento), tutte le infrastrutture a ridosso dei fiumi Volturno e Calore e gli edifici affacciati alle strade principali sono minati per rallentare l’avanzata della 45ª divisione americana. Le strutture abbattute sono 57, tra le quali il Municipio, la caserma dei Carabinieri ed alcuni palazzi nobiliari.
In contrada Acquara, i tedeschi intercettano alcuni uomini rifugiatisi nelle campagne per evitare la deportazione. Quattro sono uccisi: Angelo Iasevoli, Pasquale Cacchillo, Giovanni Tommaso e Simone Maturo
Bellona e Vitulazio (Caserta), in varie località dei comuni di Bellona e Vitulazio, numerosi uomini sono uccisi durante il tentativo di sottrarsi alla deportazione.Tra le vittime anche un capitano della Guardia di Finanza che stava tentando di rientrare nella sua abitazione di Caserta dalla Croazia. Intercettato in piazza Umberto I, a Bellona, è ucciso ed il suo corpo occultato nella cisterna di palazzo Liguori, dove sarà recuperato nei giorni successivi all’arrivo degli alleati.

Alife (Caserta), i tedeschi mitragliano Domenico Maciariello, bracciante 39 anni, seminfermo di mente, reo di aver “sguainato” e fatto roteare una spada di legno davanti ad alcuni soldati

16 ottobre: le SS rastrellano il ghetto di Roma: oltre mille ebrei (1023), tra cui donne e bambini, sono deportati nei campi di sterminio tedeschi dove, la maggior parte di essi morirà. Gli ebrei romani pensavano di essere al sicuro: qualche giorno prima, infatti, il maggiore delle SS Kappler li aveva costretti a versare, per impedire – a suo dire – la deportazione, una taglia di 50 kg d’oro. Da www.patriaindipendente.it/ quindicinale dell’ANPI:(…) Nell’80° delle leggi razziali e 75° della razzia del Ghetto di Roma con la deportazione e l’annientamento di 1023 persone ad Auschwitz-Birkenau, vi proponiamo la lettura di un documento eccezionale perché scritto proprio in quei giorni del ’43 per consegnarlo agli Alleati. Patria Indipendente ne venne in possesso e lo pubblicò nel 2010. Nella relazione segreta, il presidente della Comunità ebraica romana punta il dito anche sulle autorità fasciste e scrive… (…) www.patriaindipendente.it/wp-content/uploads/2018/10/La-persecuzione-degli-Ebrei-a-Roma.pdf              https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/antifascismo-e-lotta-di-liberazione/celeste-di-porto
Roma, il Comitato centrale di liberazione nazionale approva un documento nel quale si afferma che compito e necessità suprema della riscossa nazionale è la guerra di liberazione la cui conduzione non può riconoscersi nel Re e in Badoglio. Si chiede la costituzione di un governo espressione delle forze che hanno sempre lottato contro il fascismo.

Roma, il nipote di Pio XII, Carlo Pacelli, incontra monsignor Alois Hudal al quale sollecita un intervento presso le autorità germaniche per porre termine agli arresti in corso nella capitale. Hudal scrive una lettera al generale Stahel, governatore militare della capitale, nella quale chiede che cessino gli arresti ventilando “il pericolo che il Papa possa prendere pubblicamente posizione in contrario”.Valle del Trigno (Chieti), in quest’area, i combattimenti e i bombardamenti si intensificano causando morte e distruzione. In particolare, a Celenza sul Trigno, situata in posizione strategica per il controllo della valle, tra il 15 e il 20 ottobre si schiera il 4° Reggimento Paracadutisti, raggruppato come Kampfgruppe Grassmel, installandovi la propria linea difensiva; mentre gli inglesi (o per meglio dire gli indiani) cercano di risalire il fronte e spingere a nord le truppe naziste.
Il 1° novembre il paese subisce un bombardamento che causa quattro vittime tra i civili, cui si aggiungono danni all’abitato stesso e alla campagna circostante. È in questo contesto che è assassinato dai nazisti Cosmo Palermo, agricoltore ucciso perché sospettato di aver dato asilo ad alcuni militari alleati. A Dogliola durante l’occupazione del paese, alcuni soldati tedeschi saccheggiano l’abitazione di Angelo Bolognese, un contadino del posto, portando via bestiame, cereali e biancheria per un valore totale di 100.000 lireA Lentella, invece, è saccheggiata l’abitazione di Camillo Zaccardi e Teresa Giovannelli, quest’ultima uccisa nel tentativo di impedire ai soldati di svuotare la casa. Nonostante le resistenze della vittima, i tedeschi riuscono comunque a portare via bottiglie di liquore, biancheria, radio ed altri oggetti casalinghi.
Cesena, Renato Montalti, dopo aver raccolto legna, insieme alla madre e ad altre persone, in una caserma abbandonata dopo l’armistizio, è ucciso da un giovane fascista che conosceva
Calvi Risorta (Caserta), nella Grotta dei Palombari i tedeschi in ritirata fucilano i fratelli Papa, perché si erano sottratti al rastrellamento e alla requisizione di due bovini
Liberi (Caserta), due bambini sfollati da Napoli, muoiono sotto le macerie dell’abitazione distrutta dalle mine tedesche. Nella stessa giornata, mentre sono in corso violenti combattimenti con le truppe americane, i tedeschi uccidono una donna e un’anziano invalido

16 – 20 ottobreLecco(…) i tedeschi danno il via a un massiccio rastrellamento che coinvolge le zone della Valle Imagna, della Val Taleggio, Di Erna e del Resegone e della Valsassina fino all’Alto Lago. La durata del rastrellamento è di quasi sette giorni. Enorme il dispiegamento di forze: un’intera divisione di Cacciatori di Montagna bavaresi, appoggiata dall’artiglieria, per un complesso di 4.500 uomini circa. L’obiettivo è chiaro: accerchiare e annientare i nuclei partigiani. Interrotte le linee telefoniche, le truppe tedesche si portano nei centri abitati di Ballabio, Introbio, Barzio e Pasturo, fanno irruzione nelle case segnalate dalle spie fasciste, come probabili rifugi partigiani. A Pasturo, la popolazione viene trascinata in piazza semi vestita. A Ballabio, la messa viene interrotta e i due preti arrestati. Nel corso del rastrellamento, un giovane di Primaluna, Donati Vittorio, viene gravemente ferito in seguito a un’incursione delle truppe tedesche che stanno convergendo su Introbio. Morirà il giorno successivo all’ospedale di Lecco, mentre il diciottenne Denti Giuseppe viene ucciso lo stesso giorno a Bellano; due soldati italiani, Emilio Puppato e Aristide Valsecchi vengono catturati e fucilati a Lecco. Durante la ritirata, vengono, inoltre, incendiati rifugi e baite e prelevati nei paesi uomini di giovane età, che saranno poi deportati in Germania. Questo il bilancio dell’operazione: 15 morti (tra cui 11 tedeschi e 4 partigiani); 37 feriti (32 tedeschi e 5 partigiani); 20 catturati (in gran parte ex prigionieri di guerra alleati)” (Cfr. www.straginazifasciste.it).

17 ottobreRoma, il cardinale Luigi Maglione convoca l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Ernst von Weizsacker, al quale chiede un intervento a favore degli ebrei romani “in nome dell’umanità, della carità cristiana”. Il diplomatico invia un dispaccio, in giornata, al ministero degli Esteri a Berlino affermando che “la Curia è particolarmente colpita dal fatto che l’azione si è svolta per così dire, sotto le finestre del Papa” e ipotizza il pericolo che “gli ambienti di Roma che ci sono ostili sfruttino questa azione per obbligare il Vaticano a scostarsi dal suo riserbo” e a dissentire pubblicamente dagli arresti compiuti nella capitale.

Mosca, si apre la conferenza fra i ministri degli Esteri sovietico, americano e britannico – Molotov, Hull e Eden – che stabiliscono di creare un’organizzazione di pace internazionale ed una commissione per la punizione dei crimini di guerra. Creano inoltre un organismo consultivo, l’Advisory Council of Italy, esteso anche ai rappresentanti di Grecia, Francia e Jugoslavia per l’elaborazione di direttive da imporre al governo italiano. In relazione a questo punto viene stilata una dichiarazione: “I ministri degli Affari esteri degli Stati uniti, del Regno unito e dell’Urss hanno constatato che i loro tre governi sono in completo accordo sul fatto che la politica estera alleata nei riguardi dell’Italia debba essere basata sul fondamentale principio che il fascismo, tutta la sua perniciosa influenza e tutto ciò che da esso deriva, deve essere totalmente distrutto e che al popolo italiano deve essere data ogni possibilità di stabilire le sue istituzioni di governo e le altre sulla base dei principi democratici. I ministri degli Affari esteri degli Stati uniti e del Regno unito dichiarano che l’azione dei loro governi all’inizio dell’invasione del territorio, nei limiti consentiti dalle supreme esigenze militari, è stata basata su questa politica. Nella continuazione di tale politica per il futuro, i ministri degli Esteri dei tre governi hanno concordato che le seguenti misure rivestono particolare importanza e debbono essere attuate: 1) E’ essenziale che il Governo italiano venga reso più democratico con la inclusione di rappresentanti di quei settori del popolo italiano che si sono sempre opposti al fascismo. 2) La libertà di parola, di culto, di opinione politica, di stampa e di pubblica riunione debbono essere restituite in misura totale al popolo italiano, il quale deve avere anche il diritto di formare gruppi politici antifascisti. 3) Tutte le istituzioni e le organizzazioni create dal regime fascista debbono essere soppresse. 4) Tutti gli elementi fascisti o filofascisti debbono essere rimossi dall’Amministrazione e dalle istituzioni e organizzazioni di carattere pubblico. 5) Tutti i prigionieri politici del regime fascista debbono essere rilasciati e deve essere loro accordata completa amnistia. 6) Debbono essere creati organi democratici per l’amministrazione locale. 7) I capi fascisti e i generali dell’esercito conosciuti o sospetti per essere criminali di guerra debbono essere arrestati e consegnati alla giustizia”.
Carmigliano (Ce), soldati tedeschi in ritirata incrociano una trentaduenne che aveva tra le braccia il figlio di pochi mesi. E’ uccisa con un colpo di fucile. Il suo bambino morì qualche mesei dopo per la mancanza delle cure materne. Nella stessa giornata, altri civili sono uccisi nei pressi della chiesa del Monticello e nella località Montagnella, durante probabili tentativi di fuga dai rastrellamenti.
Atessa (Chieti), alcuni militari tedeschi in evidente stato di ubriachezza tentano di di violentare la moglie di Giacinto Pellicciotti. Il marito la difende ma è freddato da una scarica di mitra
Formia (Latina), il vice podestà Antonio Ricca, 49 anni, si reca spesso al comando tedesco per protestare contro le violenze delle truppe di occupazione. Viene considerato connivente con gli anglo-americani ed ucciso in località Maranola
Frosolone (Isernia), una pattuglia soldati tedeschi ferisce gravemente all’addome Vincenzo Francescone un quarantanovenne, che morirà due giorni dopo. Ferito anche Alfonso Colaneri di 70 anni, morirà poche ore dopo
Tora e Piccilli (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono un soldato italiano sbandato, Donato Bevilacqua, 23 anni, mentre tenta di raggiungere la propria abitazione a San Vittore del Lazio (Frosinone)
Ruviano (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono due civili
Pietramelara (Caserta), durante le azioni di copertura della ritirata, sono passati per le armi alcuni civili, mentre tentavano di sottrarsi ai rastrellamenti, impedire le razzie o solo perché trovati in aree interdette ai civili, mentre tentavano di raggiungere le proprie abitazioni alla ricerca di viveri
Pignataro Maggiore (Caserta), un ortolano di 68 anni, mentre usciva da un ricovero di fortuna, è intercettato da un soldato tedesco che gli lancia contro una bomba a mano: l’esplosione uccide l’uomo sul colpo
Bellona (Caserta), durante la prima fase del ripiegamento sulla linea difensiva Barbara, che sarà completa tra il 16 ed il 17 ottobre, i tedeschi tentarono di catturare quanta più manodopera possibile da impiegare per l’allestimento delle successive linee di sbarramento.
In contrada Tutuni tre giovani contadini furono uccisi mentre tentavano di sottrarsi al lavoro coatto e alla successiva deportazione: Giuseppe Martone, 14 anni: Giuseppe Palmieri, 15 anni e Guelfo Scialdone, 19 anni
Calvi Risorta (Caserta), ucciso in contrada Mirabella Pasquale Accardo, 41 anni 
Liberi (Caserta),  in località Spatolare i tedeschi uccidono il contadino Giovanni Scirocco, 57 anni, per aver soccorso un soldato americano ferito nei combattimenti
Dragoni (Caserta), durante il ripiegamento i tedeschi intercettano e uccidono, in località Maorano di Monte, tre uomini mentre tentavano di dileguarsi, furono uccisi con raffiche di fucile-mitragliatore: Giuseppe Bencivenga, bracciante, 50 anni; Diamante Morelli, 5 anni e Domenico Di Tommaso, bracciante 64 anni
Camigliano (Caserta), alcuni soldati tedeschi in ritirata, mentre attraversano l’abitato, incrociano una trentaduenne che aveva tra le braccia il figlio di tre mesi. Raggiunta da un colpo di fucile che la uccide sul colpo. Il bambino morirà poco più di tre mesi dopo per la mancanza delle cure materne. Nella stessa giornata, altri civili sono uccisi nei pressi della chiesa del Monticello e in località Montagnella, mentre cercano di sottrarsi ai rastrellamenti

18 ottobreMontazzoli (Chieti), Giuseppe Palferro è fucilato da uomini del II Battaglione della Fallschirm-Jäger-Regiment 3 per aver aiutato prigionieri alleati a a fuggire. L’esecuzione avviene alla presenza del podestà e del maresciallo dei carabinieri.

Dogliola (Chieti), durante l’occupazione del paese, alcuni soldati tedeschi saccheggiano bestiame, orologi e attrezzi agricoli a danno del contadino Gabriele Giovanni
Cassino (Fr), due contadini, Giuseppe Nardoni e Domenico Mariani di 70 anni, sono uccisi in località Caira, dopo che i tedeschi aveano tentato di rubare una mucca
Alvignano (Caserta), fino al 19 ottobre, quando tutto il territorio comunale sarà occupato dalle truppe americane, sono uccisi 19 civili in esecuzioni isolate, tra cui quattro donne. Quasi tutti avevano reagito ai rastrellamenti e alle requisizioni dei beni da parte dei soldati tedeschi.L’omicidio che provocò maggiore stupore ed indignazione avvenne il 18 ottobre, nelle ore di poco precedenti al ripiegamento: la vittima fu l’arciprete ventinovenne don Biagio Mugione. Nella stessa giornata venivano passati per le armi anche due civili. Il giorno successivo invece morirà un uomo, che era stato ferito precedentemente

Baia e Latina (Caserta), tra il 5 ed il 19 ottobre, i soldati tedeschi dei reparti dislocati nel territorio perpetrarono numerose violenze, che provocarono la morte di 9 persone. Il maggior numero di vittime si registrerà a partire dal 18, giorno in cui la pressione delle truppe americane si fa più incalzante. Sono passati per le armi: in contrada Campetelle Francesco Paolo Amendolaggine, contadino, 17 anni; in località Cantaferro, Nicola Balzi, contadino, 75 ann; in contrada Valle, Eugildo Offi, contadino, 38 anni;
Il giorno successivo sono uccisi in via Crocetta Vincenzo Greco, contadino, 59 anni; in località Pagliarone, il 20 ottobre tocca a Vittorio Polce, studente 14 anni e il 21 ottobre Saverio Esposito, contadino, 65 anni; in località Costa Fievo, il 22 ottobre sono assassinati i contadini Salvatore De Pasquale 32 anni 32 e Giuseppe Di Cerbo 28 anni
Rocchetta e Croce (Caserta), in un bosco sul Monte Maggiore i tedeschi uccidono un contadino 43enne perché cercava di sottrarsi ad un rastrellamento

19 ottobre: il generale Emilio Canevari concorda con ufficiali delle SS la creazione di una divisione italiana SS forte di 13 mila uomini più altri 3 mila da addestrare a compiti di polizia, sotto la esclusiva responsabilità delle SS.
Torricella Peligna (Chieti), verso le 11 le SS uccidono il commerciante Donato Porreca, mentre tenta di sfuggire alla cattura. I nazisti gli rubano anche il portafoglio
Durante un rastrellamento nelle campagne del comune di Ausonia (Fr), i tedeschi uccidono Giovanni Zegarelli, 38 anni
Pesaro, una pattuglia tedesca uccide Franco Severini, sette anni
Lupara (Campobasso), in contrada Valduno, l’ottantatrenne Pasquale Marzucco è ucciso con una raffica di mitragliatrice mentre lavora nei campi
Valle Agricola (Caserta), ucciso il bracciante Biagio Torti, 34 anni, mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento
Rocchetta e Croce (Caserta), in località Stertella un contadino 40enne è mitragliato mentre cerca di sfuggire ad un rastrellamento

20 ottobreRoma, a Forte Bravetta è fucilato Giacomo Proietti, un contadino di Tivoli, condannato dal Tribunale militare tedesco di Roma per aver sparato contro militari tedeschi
Candela (Foggia), il contadino Giacomo Garofalo, mentre sta rientrando in paese dalla campagna, è fermato da sentinelle tedesche e fucilato contro un muro
Lucito (Campobasso), due soldati tedeschi, durante una ruberia di viveri ed animali, uccidono in contrada Sant’Onofrio il quarantaquattrenne Alessandro Baccaro per essersi opposto al furto del suo mulo
Calvi Risorta (Caserta), in località Cortemanna, tre soldati italiani, rimasti ignoti, sono costretti a scavarsi le fosse prima di essere fucilati. Altri tre soldati italiani sono fucilati in contrada Petrulo
Carinola (Caserta), durante la seconda metà di ottobre sonoo minate ed incendiate numerose abitazioni e compiute razzie di viveri, bestiame e oggetti di valore. Distrutti o seriamente danneggiati i ponti sul fiume Savone, quelli sulle strade statali, quelli ferroviari e i cavalcavia sulla direttissima Napoli-Formia-Roma. I guastatori tedeschi fanno saltare in aria anche gli impianti della cabina elettrica SEDAC e lo stabilimento-canapificio STICA.
In località Nocelleto è ucciso un 30enne mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento
Francolise (Caserta), in località Scarasciano, un contadino sedicenne è ucciso con una raffica di mitra mentre tenta di nascondersi alla vista dei tedeschi.

21 ottobreBelmonte Castello (Fr), i tedeschi impiccano un’uomo, Nicola Semele 63 anni, accusato di aver tagliato i fili del telefono di una postazione dell’esercito tedesco
Vigevano (Pavia), fucilato l’antifascista Giovanni Leoni
Lupara (Campobasso), uccisi per rappresaglia in contrada Valle dei Russi, il sessantottenne Angelo Commatteo, preso come ostaggio alcuni giorni prima e in contrada Macchia Cordella il settantasettenne Giovanni Di Lombardo

Sessa Auronca (Caserta), un contadino 49enne è ucciso in località Chiaia mentre tenta di sottrarsi alla deportazione

Mondragone (Caserta), in località Corsole sono passati per le armi sei civili ed un militare sbandato. I corpi saranno trovati solo qualche giorno dopo: con l’aiuto di alcuni soldati inglesi di stanza a Mondragone, i parenti costruirono delle bare di fortuna e a diedero loro degna sepoltura

Pietramelara (Caserta), i tedeschi uccidono due civili (zio e nipote) mentre tentano di raggiungere la propria abitazione alla ricerca di viveri
Santa’Angelo d’Alife (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono Antonio Lombardi, contadino di 49 anni e Rosa Robbio di 55

22 ottobreRoma, nella borgata di Pietralata la popolazione affamata saccheggia i magazzini viveri dell’8° reggimento del Genio, nonostante l’intervento delle truppe tedesche che aprono il fuoco, catturando numerosi prigionieri: 10 civili, molti dei quali militanti di Bandiera Rossa, sono fucilati.

Roma, Bandiera Rossa scrive che dal proletariato si leva “un grido di dolore (…) sulle beghe politiche che non fanno che rafforzare la borghesia. Questo grido chiede non più comitati o partiti di questa o quella sfumatura (…) esso chiede una rappresentanza unitaria di tutto il proletariato”.
Sparanise (Caserta), per rappresaglia, forse causata da un’azione di sabotaggio, i tedeschi compiono un autentico massacro. In totale, sono uccise 34 persone, tra cui donne e bambini. La strage avviene poche ore prima della liberazione della cittadina ad opera dei soldati britannici
Paglieta (Chieti), le SS uccidono a freddo un contadino che tentava di sfuggire alla cattura
Teano (Caserta), fucilati per rappresaglia in località Fontanelle, tre membri della famiglia De Blasio (due fratelli ed una sorella) ed i loro corpi occultati. Fucilato anche un contadino trentaquattrenne, colpito mentre tentava di salvare l’anziano padre dalla fucilazione
Raviscanina (Caserta), mentre sono in corso violenti combattimenti tra tedeschi e alleati, un 49enne è ucciso dai soldati tedeschi. Il giorno successivo, per coprire la ritirata sono minati i ponti, le strade e le abitazioni prospicienti l’asse viario principale

23 ottobreRoma, fallisce l’assalto tentato da un gruppo di partigiani appartenente alle formazioni del Movimento Comunista d’Italia (conosciuto come “Bandiera Rossa”) al Forte Tiburtino, per impadronirsi dell’equipaggiamento abbandonato dal Regio Esercito. Gli arrestati sono portati in un valloncello presso Ponte Mammolo e uccisi con un colpo di pistola alla nuca.Lo stesso giorno è fucilato a Forte Bravetta, Etargenio Angelini, arrestato nelle campagne di Artena con un fucile dopo che ignoti hanno sparato contro dei soldati tedeschi. La sentenza di morte è decisa dal Tribunale militare tedesco
Cupello (Chieti), quattro soldati tedeschi armati di mitragliatrici sparano su gruppo di uomini, in procinto di iniziare il lavoro nei campi. Colpito a morte Angelo Antenucci. Suo nipote, Antenucci Roberto, fu invece fermato e condotto a scavare trincee al fronte. Lo stesso giorno a Lama dei Peligni durante un rastrellamento i tedeschi uccidono Antonio Salvi
Vairano Patenora (Caserta), a partire dalla metà di ottobre, alcuni giovani del luogo effettuano azioni di disturbo sabotando i fili delle comunicazioni. Durante una di queste sono scoperti ed inseguiti: un diciannovenne è mitragliato e finito con un colpo di pistola all’orecchio.
Durante l’azione di ripiegamento, i genieri tedeschi fanno saltare in aria numerose abitazioni, i binari della vicina ferrovia della frazione Vairano Scalo e tutti i ponti e i cavalcavia sulle strade statali Casilina e Venafrana. La stessa frazione è quasi completamente distrutta da una decina di incursioni aeree alleate

24 ottobrePalermo, si costituisce il Fronte unico siciliano unitario con un manifesto firmato da Giuseppe La Loggia; Giovanni Baviera, rettore dell’Università di Palermo; Salvatore Aldisio; Antonio Ramirez; Bernardo Mattarella; Franco Restivo; Giuseppe Alessi; Antonio Lo Presti; Giuseppe Montalbano; Mario Mineo e Gastone Canziani. Il Fronte si propone di ottenere l’autonomia amministrativa della Sicilia da parte dello Stato.
Massa Lombarda (Ravenna), militi della MVSN di Faenza, inviati nella cittadina per cercare renitenti alla leva e soldati sbandati, uccidono Filippo Persina
Alife (Caserta), un contadino cinquantenne, Giovanni Sansone, in cerca del bestiame razziatogli, è fermato da soldati tedeschi e fucilato sul posto
Valle Agricola (Caserta), un civile è ucciso dai tedeschi mentre tenta di sottrarsi ad un rastrellamento
Francolise (Caserta), in località Madonna dei Pasteni, il sottotenente Romolo Russo, 23 anni, è assassinato dai tedeschi mentre tenta di raggiungere la propria famiglia a Cosenza

25 ottobreMilano, i componenti del Cln suggeriscono a quello romano una precisazione che avrebbe dovuto impegnare i partiti sui seguenti punti: “1) Ministri nominati dal re sino alla convocazione della Costituente e dal re non revocabili per nessun motivo; 2) nessun giuramento nelle mani del re, ma solenne promessa di fronte al popolo italiano di condurre la guerra e di convocare subito dopo la Costituente; 3) nel caso di rimpasti ministeriali o altri provvedimenti che comportassero l’esercizio della funzione di Capo dello stato (funzioni per il re) queste avrebbero dovuto essere esercitate dal Capo del governo antifascista”.

Catania, Concetto Battiato invia una lettera al prefetto Antonio Fazio per informarlo che, dopo l’occupazione della città da parte delle truppe alleate, intende “offrire spontaneamente la sua volenterosa collaborazione” allo scopo di “contribuire fattivamente alla rinascita” della città. Il 6 febbraio 1943, aveva indirizzato un’altra lettera all’allora prefetto fascista Zanelli, nella quale si proclamava “fascista con i fatti più che con le parole attaccato al regime”, e chiedeva di essere impiegato in “uno qualsiasi dei servizi di concetto ove potessero esplicarsi le sue personali capacità”.

Toano (Reggio Emilia), partigiani del gruppo dei Cervi disarmano il piccolo presidio di Toano.
Capranica Prenestina (Roma),i tedeschi uccidono il sacerdote don Pasquale Buttarazzi. A Montelanico è ucciso un’uomo e a San Polo dei Cavalieri i tedeschi uccidono il maestro elementare Vincenzo Perlamagna, il quale per sfuggire alla leva, si era rifugiato in montagna
Teano (Caserta), sedici persone sono uccise dai tedeschi nell’ultima settimana di ottobre, durante il ripiegamento verso la linea Bernhardt, sotto la fortissima pressione delle truppe britanniche. Il 1° novembre gli inglesi liberano la cittadina.
Mondragone (Caserta), passati per le armi un civile e quattro militari ignoti; nella stessa giornata, in località Pineta Vecchia, altri due militari ignoti; tra i giorni 25 e 26 a masseria Taglialatela altri sette militari rimasti ignoti.

Calvi Risorta (Caserta), in località Visciano i tedeschi uccidono il contadino Cesare Giuseppe Caparco, 68 anni
Francolise (Caserta), in contrada Fontana Calena i tedeschi uccidono un artigiano 50enne
Santa Fiora (Grosseto), militi della 98a Legione della MVSN compiono un rastrellamento nella zona del Monte Amiata per catturare prigionieri di guerra alleati evasi. Nel corso dell’operazione i fascisti irrompono nell’abitazione del colono Pietro Nuti. Dopo averlo seviziato con un coltello, lo uccidono, per aver aiutato alcuni soldati inglesi evasi da campi di prigionia. Eseguiti anche cinque arresti. Lo stesso giorno, nella poco distante Arcidosso nasce il Fronte nazionale interno di Resistenza.

26 ottobreDogliola (Chieti), i contadini Pietro Pietrosi e Quintino Di Deo sono ammazzati dai tedeschi mentre attraversano il fiume, nel tentativo di condurre il bestiame al di là del Trigno. I cadaveri sono rinvenuti una decina di giorni dopo, a poca distanza l’uno dall’altro, sotterrati superficialmente. A Francavilla a Mare è ucciso Vincenzo Matricardi mentre, rifugiato in sacrestia, tenta di sfuggire ad un rastrellamento. Francavilla è stata una delle città più colpite nei lunghi mesi dell’occupazione tedesca: la vicinanza al fronte e la presenza sul territorio della Banda di Francavilla, una formazione partigiana guidata da Rocco Angelucci che tra settembre e ottobre era giunta a contare circa 250 uomini (soldati e marinai sbandati, ex prigionieri inglesi, iugoslavi e americani fuggiti dai campi di prigionia della zona), la rendeva una zona altamente minacciata da rappresaglie e violenze tedesche.
Fontegreca (Caserta), durante una perlustrazione i tedeschi fucilano in località San Domenico, Nicola D’Orsi, artigiano 24enne

Letino (Caserta), in località Pontecastello sono fucilati cinque contadini: due perché scambiati per spie; gli altri tre, invece, perché tentano di impedire la requisizione dei maiali di loro proprietà. Nella frazione di Campo Secine è ucciso il contadino Giuseppe Fortini, 55 anni.Il giorno dopo è ucciso in Contrada Licia, Angelo Troiano, contadino, 69 anni
Riardo (Caserta), mentre le truppe a cavallo della IIIª Divisione americana avevano già fatto ingresso nell’abitato, alcune retroguardie tedesche compiono nuove razzie di uomini e cavalli. Ne nasce uno scontro a fuoco in cui sono feriti due soldati tedeschi. Il giorno dopo, due contadini di 36 e 38 anni, sono intercettati e uccisi a sangue freddo nei pressi della Masseria Cerasella

27 ottobreMentana (Roma), durante il rastrellamento effettuato dal Bataillon Schirmer (2. Fallschirmjäger-Division) per catturare quattro militari inglesi in fuga, rastrella anche 25 italiani. Tutti e 29 sono fucilati. Si conosce solo l’identità di sei vittime: Cesare Di Vincenzo, Aurelio Guidarelli, Aurelio Moretti, Agostino Piergotti, Massimo Piergotti, Antonio Volpe. Lo stesso giorno a Zagarolo un reparto tedesco apre il fuoco e ferisce Virginia Iacovacci, che morirà in seguito alle ferite riportate.Chieti, assassinato Ubaldo Nicolucci: Tenente del 43° Reggimento Divisione Sirte in Africa Settentrionale, arrestato su ordine del Comando tedesco con l’accusa di essere un partigiano
Ailano (Caserta). i tedeschi in ritirata uccidono, in località Casa Murata, il contadino Antonio Carlone, 53 anni
Tora e Piccilli (Caserta), in località Bosco degli Zingari i tedeschi uccidono Vincenzo Mancuso, 27 anni, un soldato italiano sbandato che tentava di raggiungere la propria abitazione a Nicastro (Catanzaro)
Montelungo (Caserta) ucciso un giovane 13enne mentre tenta di evitare il rastrellamento di manodopera per l’allestimento delle postazioni difensive tedesche.
Sessa Auronca (Caserta), in località San Lorenzo i tedeschi uccidono un artigiano 51enne, mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento
Carinola (Caserta), la sera del 27 ottobre, il locale comando tedesco ordina l’evacuazione dell’abitato. Durante lo sfollamento, una venticinquenne è uccisa a sangue freddo perché trovata in un’area inibita ai civili, mentre era intenta a raccogliere alcuni frutti dagli alberi del suo orto
Telese Terme (Benevento), la sera del 27 ottobre, quando il paese è già liberato, due soldati tedeschi (forse in divisa alleata) chiedono ospitalità al contadino Antonio Fusco. Riconosciuti, uccidono con un colpo d’arma da fuoco la figlia di Fusco, Antonina

28 ottobreRoma, giunge in città dopo aver attraversato il fronte Maurizio Giglio, figlio di un questore dell’Ovra, per arruolarsi nella polizia ausiliaria per meglio reperire informazioni per conto dell’Oss.

Roma, l’ambasciatore tedesco in Vaticano, Ernst von Weizsacker, invia una lettera al ministero degli Esteri a Berlino nella quale pone in rilievo il comportamento del Papa dopo la retata degli ebrei romani: “Benché premuto da più parti, il Papa non si è ancora lasciato trascinare ad alcuna riprovazione dimostrativa a proposito della deportazione degli ebrei di Roma. Sebbene egli debba aspettarsi che un tale atteggiamento gli sia rinfacciato dai nostri nemici e che venga sfruttato dagli ambienti anglosassoni nella loro propaganda contro il cattolicesimo, egli ha nondimeno fatto il possibile in questo delicato problema per non mettere alla prova le relazioni con il governo tedesco e le rappresentanze tedesche di Roma. Siccome, senza dubbio, non vi sarà più motivo di aspettarsi ulteriori azioni tedesche a Roma contro gli ebrei si può ritenere che tale questione, spiacevole per le relazioni tra la Germania e il Vaticano, sia liquidata. In ogni modo, un sintomo di questo stato di cose traspare nell’atteggiamento del Vaticano. L‘Osservatore romano ha infatti messo in rilievo, nel numero del 25-26 ottobre, un comunicato ufficioso sull’attività caritatevole del Papa. Questo comunicato che fa uso dello stile tipico del Vaticano, ossia uno stile assai contorto e nebuloso, dichiara che il Papa fa beneficiare tutti, senza distinzione di nazionalità, di razza o di religione, della sua paterna sollecitudine. La molteplice e continua attività di Pio XII sarebbe ancora aumentata in questi ultimi tempi, perché maggiori sono le sofferenze di tanti infelici. Tanto meno si possono sollevare obiezioni contro i termini di questo messaggio, in quanto solo un numero ristretto di persone vi riconosce un’allusione speciale al problema ebraico”.

Bologna, prima assemblea del fascio bolognese. Approvato un ordine del giorno, presentato dal professor Goffredo Coppola, in cui si chiede la condanna a morte del re e di molti capi politici badogliani, l’attuazione dei nuovi principi economici e sociali e il sequestro dei beni di Dino Grandi e confisca delle sue proprietà.

Bologna, un gruppo di antifascisti, guidati da Libero Lossanti (Lorenzini), tenta di dar vita ad un nucleo partigiano nella zona di Vidiciatico. Un secondo tentativo è effettuato da Rino Gruppioni (Spartaco). Entrambi i tentativi falliscono.

Reggio Emilia, inizia le pubblicazioni “Diana Repubblicana”, periodico della Federazione del partito fascista repubblicano. 
Fresagrandinaria (Chieti), i nazisti uccidono, senza apparente motivo Valentino Racano, mentre si sta recano alla sua masseria
Bettola (Piacenza), Giancarlo Finetti, 26 anni, ricercato perché considerato un pericoloso anti tedesco: è ucciso a colpi di arma da fuoco mentre fugge cercando di attraversare il torrente Nure
Teano (Caserta), tra il 28 ed il 30 ottobre in varie località del territorio comunale i tedeschi passano per le armi: località Maiorisi, 28 ottobre: Ferdinando Mancini, contadino, anni 72; Orazio Napoletano, contadino, anni 86: località Casale, 28 ottobre: Vincenzo Rapa, commerciante, anni 27; località Fontanone, 29 ottobre: Luigi Quaglieri, bracciante, anni 44; località B. S. Antonio, 30 ottobre: Antonio Ciambella, ferroviere, anni 48; località Gloriani, 30 ottobre: Salvatore Fantuzzo, militare, anni 22; località Ponticelli, data imprecisata: Angelo Mastrostefano, bracciante, anni 48
Mondragone (Caserta), la sera del 28 ottobre, soldati tedeschi catturano diciassette persone, tra cui due militari sbandati, trovate in aree interdette al transito mentre tentavano di recuperare cibo tra campagne e masserie. Condotte presso la cava della Cementara fu intimato loro di scavare un’enorme fossa e, subito dopo, vennero fucilate. Successivamente, i soldati minarono la cava di tufo e la fecero crollare sui corpi delle vittime, seppellendole. Dopo qualche giorno, i cadaveri furono rinvenuti, tutti allineati, in avanzato stato di decomposizione (Cfrhttp://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=246)

Prata Sannita (Caserta), un contadino 57enne ed un militare romano sbandato 37enne, sono mitragliati da soldati tedeschi. Non si conoscono le cause delle uccisioni, forse collegabili alla presenza degli uomini in un’area interdetta ai civili o al tentativo di sottrarsi ad un rastrellamento
Caianello (Caserta), ucciso, in località Aorivola, il contadino Nicola Izzo, 2 anni. Insieme alla moglie cercava di impedire la razzia del proprio bestiame

29 ottobreBlera (Viterbo), durante un rastrellamento militari tedeschi uccidono, secondo il rapporto della polizia fascista, alcuni civili che avevano reagito. I morti complessivi sono 14: Domenico Angeli, Angelo Manfredi, Antonio Gnocchi, Vincenzo Iannicoli, Angelo Poidori, GiuseppeTruglia, Giovan Battista Milli, Giovan Battista Galli, Riccardo Piccini, Francesco Mantovani, Pietro Della Malva, Giovanni Vanni, Gabriele Sandoletti. 
Campoli Appennino (Frosinone) i tedeschi uccidono, in località Acquevive, Francesco Del Vicario, altre due persone sono ferite

Ravenna, una pattuglia di carabinieri uccide Giuseppe Ferranti, un impiegato di 21 anni. Il giovane, in bicicletta, non si era fermato immediatamente all’alt intimato dai carabinieri. Ai funerali partecipano alcune centinaia di persone

Castel San Vincenzo (Isernia), soldati tedeschi, durante un’azione di razzia di bestiame in contrada Acquara, mitragliano un pastore di 41 anni, Fiore Iallonardi. Avrebbe reagito per evitare la requisizione delle sue 150 pecore e due mucche. L’uomo morirà il 31 ottobre per le ferite riportate

San Pietro Avellana (Isernia), fucilati dai nazisti Giangiulio Berardino, 33 anni e Filippo Natale di 55
Tora e Piccilli (Caserta), due civili sono fucilati nei pressi della masseria Pesche, in cui abitavano, per essersi opposti alle requisizioni di viveri e animali.

Mondragone (Caserta), durante il ripiegamento tedesco, altri quattro civili – tra cui una donna – sono passati per le armi, in località Fosso Riccio
Presenzano (Caserta), dopo l’uccisione di due soldati tedeschi, una pattuglia cattura nei dintorni del paese quattro ostaggi, tra cui un vice-brigadiere dei Carabinieri, rifugiatosi nel paesino e non in servizio presso la locale caserma, ma in quella di Capua. Uno dei civili riuscì a salvarsi gettandosi in un dirupo. Dopo l’esecuzione, i tedeschi infierirono sulla salma del carabiniere. I corpi delle vittime furono occultati in tre fosse che i soldati avevano fatto loro scavare poco prima di essere passati per le armi.
Mignano  Montelungo (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono – dopo aver compiuto atti di violenza su alcune donne – alcuni civili, tra cui un bambino
Gallo Matese (Caserta), durante un pattugliamento, i soldati uccidono, con un colpo alla tempia, un artigiano 38enne scambiato per una spia americana.

30 ottobreCelenza sul Trigno (Chieti), i tedeschi uccidono Antonio Di Chiello, un contadino del posto, trovato in possesso di un paio di scarpe militari tedesche. Il giorno 5 novembre saranno assassinati il giovane Donato Di Zillo e Stefano Di Nocco, un contadino intento a raccogliere delle ghiande, colpevole di aggirarsi nei pressi del fiume Trigno in atteggiamento giudicato sospetto
Montaquila (Isernia), uccisi dai tedeschi, mentre tentano di sottrarsi alla cattura, Giovanni Gastaldi di 65 anni e Pasquale Marinelli di 69
Prata Sannita (Caserta), un vetturino 33enne è mitragliato e ucciso da soldati tedeschi
Tora e Piccilli (Caserta), mentre continuarono razzie e saccheggi, durante le operazioni di ripiegamento, un civile muore per l’abbattimento della propria abitazione. A causa della sua sordità non aveva udito gli annunci dei bandi di sgombero
Vairano Patenora (Caserta), poche ore prima del ripiegamento, i soldati tedeschi uccidono in Contrada Marcone un contadino 43enne, perché trovato in possesso di un fucile da caccia.

31 ottobreSpoleto, durante un rastrellamento nella zona di Monteleone i tedeschi uccidono Nicola Risoldi, 14 anni. Nella stessa operazione, ma nel comune di Cascia, è ucciso Quarto Di Curzio
Leonessa (Rieti), durante un rastrellamento i tedeschi uccidono Francesco Gizzi, il nipote Giulio e altre due persone. L’uccisione è compiuta da uomini della Platzkommandantur di Rieti

Prata Sannita (Caserta), i tedeschi, per proteggere la loro ritirata, incalzati dalle truppe americane della 34ª Divisione di fanteria, minarono numerosi palazzi per rendere difficoltoso l’attraversamento delle strade principali, incuranti della presenza di civili al loro interno. Nel palazzo del barone Cameretti si erano rifugiati alcuni sfollati provenienti da Aversa (famiglia Nappa) e da Teverola (famiglia Abate). Le vittime del crollo furono 8, i feriti 5
Roccamonfina (Caserta), “durante il mese di ottobre, i soldati tedeschi ordinarono ad alcuni uomini di trasferire greggi di ovini e caprini a Ceprano, dove furono costretti a foraggiare gli stessi animali e ad accompagnare i militari durante la cattura di altro bestiame in quella zona. Alcuni di questi uomini, nel corso di lavori nella località di Isoletta, riuscirono a dileguarsi e far perdere le loro tracce. Tuttavia, durante il loro ritorno verso Roccamonfina, mentre erano quasi giunti a destinazione, uno di essi, un contadino 51enne, si imbatté in una pattuglia tedesca e fu falciato da una raffica di fucile mitragliatore. Il suo corpo fu rinvenuto qualche giorno dopo”  (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=320)
San Bonifacio (Verona) fucilati in piazza Vittorio (ora Piazza della Costituzione), davanti alla sede del comando tedesco: Silvio Gnesato, Nereo Brazzalora e Lino Franchetto. Erano stati trovati in possesso di copertoni da bicicletta sottratti da un deposito tedesco. I cadaveri sono lasciati sulla piazza, come monito per la gente che si reca alla Messa domenicale. Franchetto, colpito alla spalla, riusce a salvarsi
Vallada (Belluno), un milite della GNR, Filippo Taffarelli, uccide per motivi politici Ernesto Xaiz

Fine ottobre: Letino (Ce), il territorio montano di Letino, ubicato tra le linee difensive tedesche Barbara Bernhardt, è stato teatro di alcuni episodi di violenza sui civili. Il fronte, dopo una fase di stallo lungo il corso del fiume Volturno, si stava muovendo in direzione di Cassino e della linea Gustav. Dai primi di ottobre i tedeschi iniziano la requisizione di bestiame e di derrate alimentari. Gli abitanti sono costretti a rifugiarsi nei boschi e nelle grotte circostanti. Durante razzie e cattura di uomini da avviare ai lavori di fortificazione sono uccisi civili a Dragoni (Ce); dieci a Calvi Risorta (Ce), un contadino a Caserta mentre prova a difendere il proprio bestiame dalla razzia; un’altro contadino a Morcone (Bn); nove persone (di cui tre donne) muoiono durante la distruzione del paese di Gioia Sannitica (Ce).
Sarno sono uccisi due ex soldati italiani che stanno tentando di tornare a casa. I due militari, rimasti ignoti, sono catturati e impiccati a un albero con la scritta “Essi hanno fatto spionaggio contro la Germania”. I corpi resteranno esposti per diversi giorni.
Un altro ex soldato è ucciso mentre tenta di raggiungere la propria abitazione a Marano (Na).

Novembre: le truppe americane conquistano le Isole Gilbert.

Parma, in diversi comuni della bassa parmense si costituiscono i Cln locali
San Polo dei Cavalieri (Roma), Mariano Mozzetta è ucciso in località Peschioli perché trovato in possesso di un’arma americana

1° novembre: Roma, sui giornali clandestini di Bandiera Rossa e del Movimento (poi Par­tito) Cri­stiano – sociale e del Partito del Lavoro di Felice Anzalone, è pubblicato un Ordine del giorno allo scopo di dar vita a una Federazione repubblicana so­ciale che dovrebbe riunire tutte le forze politiche che pongono la pregiudiziale anti monarchica. Anzalone, all’insaputa di Bandiera Rossa e dei Cristiano sociali, è in contatto e opera per conto del ministro degli Interni della RSI, Buffarini Guidi.

Roma, monsignor Montini annota un’informazione ricevuta da un funzionario della polizia tedesca, riferita agli ebrei rastrellati, secondo la quale è praticamente certo che “questi ebrei non torneranno mai più alle loro case”.

Napoli, arrestati per “profitti di regime” l’armatore Achille Lauro, il presidente del Banco di Napoli Giuseppe Frignani, gli industriali Reato e Carlo Bugenein.

Washington, Serafino Romualdi, prossimo a rientrare in Italia, scrive ad Adolph Berle: “Ogni tentativo di ricostruire la società italiana su basi democratiche necessita fin dall’niizio dell’appoggio e della cooperazione locale dei sindacati. Tuttavia venti anni di completa dominazione fascista su ogni attività sindacale hanno lasciato il terreno sguarnito di dirigenti qualificati. Perciò la ricostruzione del movimento sindacale dovrà passare necessariamente attraverso una ricostruzione dei quadri: di quale tipo e tendenza resta attualmente da definirsi. Senza dubbio i comunisti cercheranno di trarre vantaggio dalla libertà di organizzazione, che il Comando militare ha già concesso nell’Italia liberata, per acquisire il controllo del movimento sindacale in vista del proprio tornaconto politico. Per questo gli elementi democratici della classe operaia italiana hanno bisogno di essere organizzati, addestrati e se necessario spinti ad un livello di maggior militanza in ogni campo che riguardi il sindacato e il suo futuro”.
Villa Santa Lucia (Frosinone), i tedeschi impiccano Biagio Pelagalli, un militare italiano sbandato che cercava di tornare a casa, a Piedimonte San Germano. L’esecuzione avviene davanti agli abitanti del paese e altri del comune di Piedimonte e il cadavere è lasciato esposto per due giorni
Urbino, i nazisti – guidati da fascisti locali – rastrellano la frazione di Cà Mezzasette alla ricerca del dirigente comunista Erivo Ferri. Durante l’operazione sono uccise due donne che si erano affacciate alla porta della loro casa: Adele Cecchini di 61 anni e Assunta Guarandelli di 29. Ucciso sempre con scariche di mitraglia in località Casacce, nei pressi di Cà Mazzasette, un giovane contadino di 19 anni, Pierino Bernardi, che cercava di sottrarsi alla cattura. Il suo corpo è rinvenuto sei giorni dopo (Cfr. http://www.storiamarche900.it/main?p=storia_territorio_camazzasette)Tora e Piccilli (Caserta), i tedeschi continuano le razzie ed i saccheggi e, soprattutto, le uccisioni di civili. L’ultima è del 1° novembre: un cinquantottenne, mentre faceva da guida alle avanguardie americane, è catturato e fucilato sul posto
Conca della Campania (Caserta), “Il Comune di Conca della Campania, nei primi giorni di novembre del 1943, fu teatro di numerosi episodi di violenza sui civili a causa della sua ubicazione tra le posizioni difensive tedesche Barbara e Bernhardt. Il fronte, dopo una fase di stallo lungo il corso del fiume Volturno, si stava muovendo in direzione di Cassino e della linea Gustav.
Il villaggio di Cave si trovò sul cammino delle truppe tedesche in ritirata. Un piccolo promontorio, appena ad ovest, è conosciuto col toponimo “Faeta”: in questa località, nella mattinata del 1° novembre, avvenne l’esecuzione di 15 civili, di età compresa tra i 16 e gli 82 anni, rastrellati per le strade del piccolo borgo. La causa potrebbe relazionarsi all’uccisione, il giorno precedente, di uno o, forse, due soldati tedeschi.
L’azione contro i civili fu programmata nel dettaglio e le modalità praticate possono essere classificate come vere e proprie forme di repressione “antipartigiana”.
In base alle dichiarazioni rilasciate da alcuni testimoni oculari ed allegate ad un’inchiesta anglo-americana, a dirigere l’esecuzione fu un militare tedesco “con una placca in petto” (quasi certamente afferente alla Feldgendarmerie, polizia militare) che lesse una “carta” prima di procedere direttamente egli stesso all’uccisione degli ostaggi, a gruppi di tre, con un colpo di pistola al quale seguì una raffica di mitra da parte dei componenti del plotone d’esecuzione (soldati della Divisione Hermann Göring). (…) 
Al medesimo disegno criminoso possono essere connesse altre tre uccisioni: due avvenute durante il trasferimento degli ostaggi dal centro abitato verso la località dell’esecuzione; una nella fase di rastrellamento degli uomini”. (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1141)Nella frazione di Orchi a seguito dell’uccisione di un militare tedesco, scattò una feroce rappresaglia: saccheggi ed incendi che culminarono con l’uccisione di 9 civili (otto uomini e una donna) di età compresa tra i 15 ed i 73 anniIn località Panterotto è ucciso, davanti alla madre – che cercò di opporsi in tutti i modi alla violenza – Vincenzo Cinquegrana, 38 anni, contadinoIn una grotta, ubicata in località Pitiano, una 21enne, Paolina Ricciardi, impiegata, è gravemente ferita alla testa con un colpo di mitra. Morirà qualche giorno dopo all’ospedale da campo di Pietramelara
Cavaglià (Biella), i tedeschi uccidono Calogero Cunia perché sospettato di simpatie per i partigiani (alcune fonti datano l’uccisione al 12 dicembre Ndr)

2 novembre 1943 – 31 ottobre 1944Zara subisce pesanti incursioni da parte dell’aviazione alleata. Sulla città dalmata si abbattono cinquantaquattro bombardamenti che provocano la distruzione di gran parte delle abitazioni e la morte di circa 2.000 abitanti

2 novembreMilano, alla Breda gli operai scioperano per ottenere il pagamento del salario anche nei periodi in cui il lavoro resta sospeso. La direzione accoglie la richiesta.
Macchiagodena (Isernia), fucilato dai tedeschi Giuseppe Notte, un militare sbandato di anni 31
Conca della Campania (Caserta), nella frazione Piantoli, due anziane sorelle (Antonia Ciotti 78 anni e Maria Ciotti di 74), entrambe vedove e senza figli, sono arse vive nella loro abitazione, bruciata dai tedeschi dopo averla razziata Un giovane di 21 anni, Luca Amato, è rastrellato in località Vallecardi ed ucciso. Il fratello Carmine, contadino 19 anni, lo cercò nelle campagne: imbattutosi in una pattuglia tedesca fu anch’egli abbattuto a colpi d’arma da fuoco

3 novembreLugano, Ferruccio Parri e Leo Valiani incontrano Allen Dulles e John McCaffery in rappresentanza dei servizi segreti americani e inglesi ai quali tracciano un quadro politico e militare della situazione interna italiana. Chiedono aiuti in armi e materiale bellico, da far pervenire attraverso aviolanci, per le formazioni partigiane. Gli alleati preferiscono invece le azioni di piccoli gruppi di sabotatori. In questa fase gli aiuti ai reparti partigiani organizzati saranno molto scarsi.
Valle Agricola (Caserta), in località Frascari, nei pressi del cimitero, tre soldati tedeschi fucilano due soldati italiani sbandati, rimasti ignoti
Presenzano (Caserta), in località Grotta Montebello, è sterminata l’intera famiglia D’Angelo, originaria di Teano: quattro adulti (due donne e due uomini), un ragazzo quattordicenne ed un neonato di soli dieci mesi. Si erano rifugiati in una grotta per sfuggire alle violenze tedesche ed ai bombardamenti alleati
Conca della Campania (Caserta), in località Vezzara un quindicenne è colpito da soldati tedeschi. Morirà il giorno successivo

4 novembreRoma, con gli auspici del cardinale Maglione, si svolge il primo incontro tra Eugenio Boggiano Pico,consulente politico-giuridico del Comando di Roma città aperta e l’ambasciatore inglese in Vaticano Francis d’Arcy Godolphin Osborne.

Bologna, in pieno centro, i gappisti Vittorio Gombi, Libero Romagnoli e Libero Baldi compiono un primo attentato contro le truppe tedesche, ferendo 3 militari con il lancio di una bomba a mano. 
Faenza, i fascisti, grazie alla delazione di una spia al loro servizio, uccidono Ermenegildo Fagnocchi, organizzatore della resistenza comunista nel faentino
Capracotta (Isernia), in località Sotto il Monte una pattuglia tedesca, forse guidata da un delatore, cattura alcuni soldati alleati nella masseria dei fratelli Alberto, Gasperino e Rodolfo Fiadino, anch’essi catturati. Immediatamente processati da un tribunale militare istituito presso il comando tedesco di Villa Canale e condannati a morte. Durante il trasferimento, uno di essi, Alberto, riusce a fuggire. Gasperino e Rodolfo sono invece fucilati in località Sotto al Monte
Mignano Monte Lungo (Caserta), durante la ritirata, le truppe tedesche uccidono cinque civili nella frazione Campozillone. Il giorno successivo gli americani liberano Mignano
Conca della Campania (Caserta), cinque civili muoiono sotto il crollo dell’abitazione minata dai tedeschi. I corpi delle vittime saranno estratti solo il 29 giugno 1944

3 – 4 novembreTodì (Perugia), fucilato il partigiani Carlo Barbieri di 35 anni

4 – 5 novembreModena“Dopo l’8 settembre 1943 diversi soldati italiani e prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi modenesi cercano rifugio e protezione presso le famiglie rurali della provincia. Il 12 settembre Walter Vandelli vede due aviatori della Royal Air Force e decide di aiutarli: uno è ospitato nella sua casa, l’altro presso la famiglia di Giuseppe Corghi, attivo nei primi nuclei organizzativi della Resistenza. Ermelinda Bortolamasi, l’anziana madre di quest’ultimo, viene tenuta all’oscuro di tutto poiché nessuno vuole farla preoccupare per la situazione. All’inizio di novembre un’imprudenza di Giuseppe Corghi e alcune segnalazioni dei fascisti inducono la GNR a effettuare un blitz nel borgo di Paganine: dal momento che né lui né Walter Vandelli sono in casa, i repubblicani prelevano la moglie di quest’ultimo ed Ermelinda Bortolamasi per portarle in carcere. Alle minacce di torture e ritorsioni seguono parole false e terribili: quando le donne ricevono l’erronea notizia della morte dei loro cari, l’anziana Ermelinda piomba nello sconforto. Nella prima notte di detenzione all’Accademia Militare di Modena, il 5 novembre 1943, muore di crepacuore”  (Cfr. www.straginazifasciste.it).

5 novembreAttigliano (Terni), i tedeschi uccidono Benvenuto Antimi di 45 anni, sorpreso a rubare cibo da un treno in sosta

6 novembre: fronte russo, le truppe sovietiche riconquistano Kiev.
Dopo la conquista di Charkov e di Taganrog, le truppe sovietiche conducevano, tra la fine di settembre 1943 e gli ultimi di dicembre, una nuova offensiva su tutto il fronte, appoggiandola con maggiore intensità sul fronte meridionale. In questi mesi di pressione continua i russi riuscivano a scardinare la linea di difesa organizzata dai tedeschi sulla linea del Donetz, dopo la ritirata da Stalingrado. Durante questo periodo, l’unica azione di una certa entità di parte tedesca era la controffensiva personalmente diretta da von Manstein nel settore di Kiev. 

Salò, Piero Pisenti assume l’incarico di ministro di Grazia e giustizia nel governo della Rsi.

Bologna, rinviata l’apertura delle scuole in città e provincia.

San Martino in Rio (Reggio Emilia), alcuni partigiani, tra cui i fratelli Cervi, disarmano il presidio
Budrio (Bologna), grazie a una delazione fascisti e tedeschi irrompono nell’abitazione di Armando Sartoni a Mezzolara di Budrio (BO). Sartoni cerca di fuggire sui tetti, insieme ad Alberto Trebbi, membro del Cln provinciale che si trovava a casa Sartoni. I tedeschi li individuarono e aprono il fuoco uccidendo Sartoni
Montorio (Verona), nella caserma del 40° battaglione mobile Camicie Nere sono fucilati i fratelli Attilio e Leonildo Bettilli e Luigi Ferrari, colpevoli di aver aiutato prigionieri fuggiti da un campo di prigionia. Insieme a loro sono uccisi anche due prigionieri che erano fuggiti

7 novembreBerlino, il generale Gustav Jodl elenca in un rapporto al Comando supremo tedesco le cifre del disarmo dell’esercito italiano: 51 divisioni “sicuramente” disarmate, altre 29 “probabilmente”; 547 mila prigionieri di cui 34.744 ufficiali; catturati 1 milione e 255 mila fucili; 38 mila mitragliatrici; 10 mila cannoni; 15.500 automezzi; 970 mezzi corazzati; 67 mila cavalli e muli; 2.867 aerei di prima linea e 1.686 di altro tipo (ma il dato appare sproporzionato ndr); 10 torpediniere e 51 unità minori.

Il Pci ribadisce, con un articolo sull’Unità, la necessità di una mobilitazione generale contro i tedeschi, ed afferma: “Ogni comunista deve sentirsi oggi un soldato, il più ardito, il più cosciente, il più disciplinato dei soldati”.

Il rettore dell’Università di Padova, Concetto Marchesi, nel discorso inaugurale dell’anno accademico, afferma che (…) oggi il lavoro ha sollevato la schiena, ha liberato i suoi polsi, ha potuto alzare la testa e guardare attorno e guardare in su; e lo schiavo di una volta ha potuto anche gettar via le catene che avvincevano per secoli l’anima e l’intelligenza sua (…).
Pesaro, i tedeschi torturano a morte Anteo Ruggeri, militante del Partito d’Azione

San Giorgio a Liri (Frosinone), accusati di aver rubato una pistola ai soldati tedeschi che stavano effettuando un rastrellamento, Luigi Lutrario 37 anni, Antonio Petronio 36 anni e Antonio Calisto 33 anni sono uccisi in località Cerquelle
Rionero Sannitico (Isernia), due donne, Pasqua Feritto 78 anni e Maria Di Benedetto di 56, sono uccise da militari tedeschi mentre attraversavano una mulattiera per recarsi in un fondo a lavorare, a circa un chilometro dal paese. Nella stessa giornata, in contrada La Contia, il trentenne Vincenzo Andreano è ucciso mentre sta raggiungendo il suo campo. Il giorno successivo il trentaseienne Sabatino Di Geronimo è ucciso nei pressi della frazione di Castiglione
Rocca d’Evandro (Caserta), tre civili sorpresi dai tedeschi a macellare un maiale per sottrarlo alla requisizione, sono immediatamente passati per le armi

7 – 9 novembreBologna, le SS compiono la prima retata di ebrei in città. Sono fermate una ventina di persone: il 9 novembre sono caricati, insieme ad altri ebrei arrestati a Firenze e Siena, su un convoglio destinazione Auschwitz

8 novembreRoma, Giorgio Amendola informa il centro interno del Pci a Milano, che Carlo Andreoni sta conducendo un’iniziativa “per imporre una linea politica tendente alla rottura del Comitato di liberazione e alla formazione di un blocco di estrema sinistra nel quale dovrebbero starci il Psi, i gruppi comunisti dissidenti che pubblicano Bandiera rossa, altri gruppi di dissidenti cattolici e repubblicani e, bontà loro, anche il Pci, contro il quale viene intanto sferrata una campagna di calunnie per dipingerlo collaborazionista (…).
Chieti, i tedeschi arrivano in città, trovando la piena collaborazione da parte delle autorità cittadine. Coadiuvati da spie locali prendono il controllo del territorio nonostante la presenza di gruppi di partigiani, impegnati in continue azioni di sabotaggio. In questo clima di terrore s’inserisce la vicenda dei partigiani trucidati in Contrada Santa Barbara, Antonio Aceto, Francesco Sciucchi, Roberto Agostini e Ruggero Carlone. 
Montenerodomo (Chieti), nell’autunno del 1943, la guerra arriva direttamente nella valle del Sangro e nel Medio Sangro. Ai primi di ottobre sui monti appena fuori dal nucleo urbano s’installa un presidio tedesco. Sono requisite alcune case per l’installazione del comando della guarnigione e dei servizi logistici la popolazione deve consegnare beni ed è obbligata a lavorare per i tedeschi. Nel giro di pochi giorni gli uomini validi fuggono dal paese mentre il bestiame è nascosto per impedirne la razzia nei boschi di Paganello – dove si sono rifugiati anche molti profughi provenienti da Sulmona e da altre città, colpite da bombardamenti o già occupate dai tedeschi – e a Monte Maio. A novembre si intensificarono gli ordini di sgombero mentre le razzie e le sopraffazioni si fanno sempre più violente fino alla tattica della vera e propria “terra bruciata” che insanguinerà questi territori nei mesi invernali tra il 1943 e il 1944. L’uccisione di una donna l’8 novembre è uno dei primi episodi di violenza senza apparente motivo culminato con la fucilazione sul posto della stessa poco lontano dalla sua abitazione.
Paglieta (Chieti), i tedeschi fucilano Donato Di Matteo, mentre il fratello Giustino, seppur ferito riesce a fuggire ed è salvato dagli alleati che stanno sopraggiungendo verso il paese. I due erano stati ritenuti colpevoli del furto di una divisa tedesca

9 novembrePadova, il rettore Concetto Marchesi inaugura l’anno accademico, alla presenza del ministro della Rsi Biggini a cui fece preventivamente leggere il discorso, nell’aula magna dell’Università, nella quale fece consentire unicamente l’ingresso degli studenti e dei professori. Un manipolo di appartenenti alla Milizia universitaria fascista, prima dell’arrivo di Marchesi, si era impadronito della tribuna arringando gli studenti perché si arruolassero e insultando con l’epiteto di «imboscati» gli studenti che reagivano a quell’intrusione. Il tumulto si estese finché, sopraggiunti Marchesi e il pro-rettore Meneghetti, essi allontanarono personalmente e a forza i militi fascisti dal podio  file:///C:/Users/carlo/Desktop/Il%20comunista%20Marchesi%20e%20il%20cattolico%20Franceschini%20-%20una%20rete%20nella%20Resistenza.pdf
Un bando della RSI chiama alle armi i giovani delle classi 1924 e 25. solo il 40% si presenterà, ma molti diserteranno dopo pochi giorni di ferma.
San Pietro al Natisone (Ud), durante un rastrellamento i tedeschi incendiano il borgo della frazione Costa: distrutte ventinove abitazioni sulle trenta complessive oltre notevoli danni al patrimonio zootecnico e alimentari. Sono uccise inoltre tre persone: Mario e Giuseppe Cernoia e l’anziano Giuseppe Turco

Massalombarda (Ra), una trentina di militari tedeschi è inviata a Massalombarda per perquisire alcune abitazioni e vedono per strada l’operaio Antonio Poletti e Francesco Pirazzini. Dal rapporto sull’accaduto sembra che i due uomini non si siano fermati all’intimazione dell’alt e per questa ragione i soldati tedeschi li abbiano colpiti uccidendo Antonio e ferendo gravemente Francesco
San Pietro Infine (Caserta), mentre sulla linea del fronte continuano i combattimenti, i tedeschi uccidono per rappresaglia, in località Cerreto, otto civili, tra cui due donne

10 novembreColledimacine (Chieti), i tedeschi uccidono Francesco Salvati, mentre stava accudendo alcuni animali. Il 23 novembre il paese sarà letteralmente raso al suolo. Gli abitanti, sfollati, proseguirono nel triste esodo verso le campagne e i comuni liberati di Casoli e Altino. A Torricella Peligna è assassinato dai tedeschi, davanti alla moglie e ai tre figli piccoli, il contadino Casimiro Di Pomponio. Devastata l’abitazione.Palena (Chieti), All’estremità meridionale del gruppo della Majella, la lunga cresta del Porrara segna il confine tra le province di Chieti e L’Aquila e stacca il piano Cerreto e il Quarto Santa Chiara dall’alta valle del fiume Aventino, abbassandosi nel valico della Forchetta, a Palena, fino a 1260 m. Tra le comunità aventinesi poste a ridosso della linea Gustav, Palena, per via della sua posizione strategica dovuta anche all’importanza dello snodo ferroviario omonimo, si trovò in una delle situazioni più drammatiche durante il conflitto, rimanendo un baluardo in mano tedesca per tutto il corso dell’autunno ’43 e dell’inverno 1944, insieme a Roccaraso, Campo di Giove ed altri paesi dell’altopiano. Sin dall’inizio dell’occupazione dei primi nuclei di SS, avvenuta dalla metà di ottobre 1943, i presidi armati della Wehrmacht che si susseguirono compirono continue azioni di rastrellamento di civili con l’obiettivo di fornire manodopera ai lavori militari di fortificazione della Gustav e procedettero a perquisizioni e razzie delle abitazioni per il vettovagliamento dell’esercito in campo; il 2 novembre 1943, infine, gli occupanti imposero l’evacuazione totale del Paese e i genieri procedettero alla sistematica distruzione degli edifici, demolendo il 70% del patrimonio edilizio di Palena. Quanto scampato da tale devastazione fu colpito, il 13 gennaio 1944, da un bombardamento aereo alleato che colpì, in particolare, il quartiere della Valle e la chiesa di San Falco. Molti sfollati palenesi, contravvenendo all’ordine tedesco di sfollamento verso Nord, tentarono di attraversare la linea del fronte per raggiungere le zone liberate, altri trovarono rifugio nelle vicine località di Schito, Defense, Cerreto, Pietra Fragile, Casina di D’Onofrio, Casone della Castelletta e nel Convento di Sant’Antonio. È in questo contesto che matura la morte di Pietro Liberatore, ucciso da militari tedeschi non identificati mentre tentava di sfuggire alla cattura”(Cfr. www.straginazifasciste.it).
Spoleto, i tedeschi uccidono il contadino Davide Anderlini, 21 anni.La zona dove è stato ucciso Anderlini è molto vicina alla frazione di Morgnano, dove presso le miniere di lignite (di proprietà della Società Terni) è installato un campo per prigionieri di guerra angloamericani. Spoleto, sin da metà settembre, è fortemente presidiata da reparti tedeschi, per la posizione strategica in cui si trova, per le numerose caserme (è sede, insieme a Perugia e Foligno, della divisione “Cacciatori delle Alpi”) e stabilimenti militari che vi hanno sede, per la presenza di un carcere di massima sicurezza (Rocca di Spoleto), utilizzato non solo come tale ma anche per la detenzione di oltre duecento internati civili dai territori occupati dal Regio esercito tra il 1940 e il 1943.
San Pietro Infine (Caserta), i tedeschi in ritirata uccidono i fratelli Fiorentino e Giuseppe Gatti

11 novembre e 8 dicembreMontazzoli (Chieti), muoiono il barone Luigi Mele e la baronessa Caterina Franceschelli, a distanza di poco meno di un mese l’una dall’altra in seguito alle angherie dei soldati tedeschi, che, armi in pugno e muniti della piantina dell’abitazione degli anziani nobili, asportarono gli oggetti d’oro e d’argento, la biancheria e tutto ciò che poteva avere valore. Le continue minacce furono seguite da altri atti di violenza che, di fatto, ne causarono la morte: la baronessa Franceschelli l’11 novembre, mentre il barone Mele, ultraottantenne da tempo malato e privato delle medicine necessarie alla sua sopravvivenza – volontariamente distrutte dai militari tedeschi – morirà l’8 dicembre.
Pallanzeno (Novara), i tedeschi uccidono per rappresaglia Andrea Comina (51 anni); Redimisto Fabbri, (42 anni), partigiano della 2a Divisione Redi 83a Brg. L. Comoli; Italo Finotto (20 anni); Giuseppe Preioni (42 anni), artigiano; Luigi Rossi, (23 anni), partigiano della 2a Divisione Redi 83a Brg. L. Comoli; Albino Valdrè, (29 anni), partigiano.
Cividale del Friuli (Ud), i tedeschi fucilano Italico Tempo
Sant’Ambrogio sul Garigliano (Frosinone), i tedeschi uccidono nella sua abitazione Rocco Messore

11 novembreSan Pietro Infine (Caserta), in località La Forcella è sterminata la famiglia Nardelli (Giuseppe Nardelli 70 anni, Giusta Mignanelli 65 anni, Vittore Nardelli 42 anni, Angela Colella 41 anni, Vincenzo Nardelli 17 anni, Domenica Nardelli 13 anni), che forse non aveva compreso un ordine tedesco. Oltre alla famiglia Nardelli è ucciso un’altro civile rimasto sconosciuto

12 novembreTornareccio (Chieti), “Le avanguardie Alleate giunsero in vista del fiume Sangro l’8 novembre del 1943. Qui i soldati germanici avevano predisposto le linee di difesa per contenere l’avanzata nemica. Alcune azioni inziali in direzione del fiume portarono all’occupazione dei comuni di Casalanguida il 10 novembre e, a sinistra dello schieramento, di Castiglione Messer Marino. I tedeschi furono respinti verso Archi e Tornareccio. Proprio a Tornareccio era stato condotto Palena Nicola, accusato dai tedeschi di aver asportato la spoletta della dinamite posta nella casa della sorella. Palena fu ucciso e il suo cadavere, posto dai tedeschi stessi sopra il monte “Costa”, fu fatto saltare in aria in seguito allo scoppio di numerose mine. I resti umani furono rinvenuti dagli Alleati all’entrata in Comune” (Cfr. www.straginazifasciste.it)
Ravenna, i fascisti sparano ad Aldo Sintoni (detto Dino). L’uomo morirà il successivo  5 gennaio per le conseguenze dal ferimento. 
Sintoni diventerà un martire della resistenza ravennate. Militante comunista, ha passato anni nelle prigioni fasciste, commissario politico nella guerra di Spagna, internato in campo di concentramento francese, confinato a Ventotene fino alla sua partecipazione, tra i primi, all’organizzazione della resistenza nel ravennate.
Filignano (Isernia), in località Franchitti, i tedeschi uccidono Fioralba Vecchietti di 80 anni mentre sta attraversando una zona interdetta ai civili

13 novembreTaranto, gli operai dei Cantieri Navali scioperano per chiedere un aumento salariale.
Monteferrante (Chieti), disastrosi sono gli effetti della guerra a Monteferrante, sia per i bombardamenti sia per la crudeltà della repressione nazista. Un primo gruppo di soldati tedeschi era arrivato in paese tra la notte e le prime ore del mattino del 13 novembre 1943, ordinando immediatamente al Segretario Comunale, Vincenzo Di Fabio, di far sgombrare l’abitato entro le 10.30, non prima di aver raccolto vettovaglie e coperte. Nell’operazione di razzia è assassinato Pasquale Di Fabio, figlio del segretario comunale. E’ bruciato vivo nell’abitazione incendiata dai tedeschi
Brescia, primo eccidio fascista in città: in piazza Rovetta, a pochi passi da Piazza della Loggia, sono assassinati Arnaldo Dall’Angelo, Guglielmo Perinelli e Rolando Pezzagno. Sono vittime della rappresaglia dopo che i partigiani avevano ucciso il fascista Luigi Bertazzoli e ferito Paolo Tosoni.
Dall’Angelo è il primo a cadere sotto le raffiche dei mitra. E’ tirato fuori di casa e trascinato verso la piazza. Aveva 38 anni, lavorava alla Radiatori e diffondeva la stampa clandestina. I fascisti vanno quindi a cercare Giuseppe Andrini, ma sbagliano casa. È così che muore Guglielmo Perinelli, 61 anni, di professione fresatore. La terza vittima è Rolando Pezzagno, merciaio ambulante, 57 anni, pure trascinato fuori casa e massacrato in mezzo alla strada. I fascisti vanno poi a snidare Mario Donegani, operaio alla Togni, quarantenne, noto antifascista. Colpito da una raffica, cade e sviene. Lo ritengono morto e, dopo averlo colpito con dei calci, se ne vanno. Si sveglierà un’ora dopo. Ripresosi, finirà tra i partigiani in Valle Sabbia, ma non riuscirà a vedere la Liberazione: i fascisti lo seppelliranno in una tomba di fuoco

14 novembreVerona, congresso del Partito fascista repubblicano. Approva, senza discuterlo, un manifesto articolato in 18 punti in cui si dichiara decaduta la monarchia e si pone l’accento sul programma sociale del nuovo Stato. L’assemblea decide la messa sotto processo dei gerarchi che nella seduta del Gran consiglio hanno votato contro Mussolini.

Il Partito fascista repubblicano stabilisce che gli ebrei sono stranieri e quindi appartengono a nazionalità nemica.
Rocca San Giovanni (Chieti), 6 soldati germanici condotti da un graduato arrivano nella casa colonica di Rocco Iezzi , 64 anni, imponendogli di lasciare l’edificio. Alle obiezioni del contadino, i tedeschi lo passano per le armi.
Scampoli (Isernia), tre rastrellati il 31 ottobre e riusciti poi a fuggire, si rifugiano in una capanna utilizzata come stalla da quattro pastori che, a loro volta, si erano lì nascosti per evitare la deportazione e la razzia del bestiame. Scoperti da una pattuglia tedesca e sospettati di essere delle spie, sono fucilati sul posto, in località Campate
Rocchetta a Volturno (Isernia), uccisi Domenico Martino 77 anni e la moglie Assunta Di Silvestro di 76. I coniugi non volevano lasciare l’abitazione interna al perimetro interdetto ai civili
Rocca D’Evandro (Caserta), in località Colli sono fucilati Domenico Cioffi 38 anni carbonaio; Ercole Fionda, contadino 41 anni e Tommaso Pesce, contadino 45 anni. I tre erano stati sorpresi in un’area interdetta ai civili

15 novembreFerrara, ucciso il federale Igino Ghisellini. Da Verona piombano nella città emiliana squadristi guidati da Franz Pagliani che nella notte compiono una serie di violenze contro ebrei, antifascisti e cittadini. Sono uccise 11 persone. Quasi certamente Ghisellini è stato ucciso per una vendetta interna allo stesso partito fascista. Claudio Pavone nel suo volume “Una guerra civile…” fa risalire all’eccidio ferrarese del 15 novembre 1943 l’inizio della guerra civile in Italia. I fascisti, che compirono la strage in totale autonomia, tenendo all’oscuro i tedeschi, presenti in città sin dal 9 settembre 1943, che all’indomani produssero un documento ufficiale nel quale condannavano ciò che era avvenuto, rammentando che altri episodi del genere non sarebbero stati tollerati. A decidere la strage fu il segretario del PFR Alessandro Pavolini, indipendentemente dall’aver appurato la matrice dell’assassinio del federale Ghisellini che, una volta avuta notizia del ritrovamento del cadavere, di fronte ad un pubblico che chiedeva vendetta, decise l’invio a Ferrara di squadre di brigatisti di Padova e di Verona per attuare la rappresaglia. In realtà, sulle rive del lago di Garda, già da alcune settimane, Pavolini e Mussolini si fronteggiavano duramente, in relazione alla necessità di una svolta violenta del fascismo repubblicano nei confronti di quegli italiani che combattevano la restaurazione fascista. Questo della città estense ne fu l’esordio: “Ferrarizzare l’Italia”, si scrisse! Gli uomini vennero rastrellati dai fascisti ferraresi e la rappresaglia venne compiuta solo ed esclusivamente dai repubblichini. In quel frangente la lotta partigiana non aveva ancora preso piede e da sempre è risultato difficile comprendere come Ghisellini avesse potuto essere ucciso dai partigiani antifascisti senza il coinvolgimento di qualche elemento interno al PFR.
Resta assodato che il PFR, senza certezza alcuna circa la matrice della strage, anzi con pesanti dubbi relativi ad una faida interna, decise per una strage di cittadini, civili, ebrei, antifascisti, che nulla avevano a che fare con l’accaduto.
La notte dell’eccidio, i fascisti sostennero si fosse riunito un mai accertato “tribunale straordinario” organizzato su due piedi, in realtà le decisioni vennero prese dal capo della provincia Enrico Vezzalini, inviato a Ferrara da Pavolini, per sovraintendere all’esecuzione e da un altro importante gerarca fascista bolognese, Franz Pagliani, oltre che dal console generale della milizia Giovanni Battista Riggio” 
(Cfr. www.straginazifasciste.it).
Milano, il segretario dell’Unione provinciale dei lavoratori dell’industria, Secondo Amadio, afferma: “Occorre una buona volta parlare chiaramente di fallimento del sistema capitalistico e non di generica lotta alla plutocrazia (…) La demagogia ostentata da numerosi industriali italiani conferma che il sistema capitalistico è maturo per essere soppiantato da un sistema più sano (…).

Milano, riaprono le scuole.

Reggio Emilia, il federale fascista Scolari sfugge a un attentato. Il capo della provincia minaccia di fucilare ostaggi per rappresaglia.
Pizzoferrato (Chieti), assassinato dai tedeschi Domenico Di Cesare
Quadri (Chieti), sei uomini sono messi in fila sull’orlo di un precipizio e fucilati. Si salva fortunosamente Orlando Di Pietro, il quale cade su dei rami che ne impediscono lo schianto al suolo. Quando, diversi giorni dopo ai familiari è concesso il recupero i corpi, i tedeschi uccidono anche Francesco D’Amico. A Montelapiano sono fucilati sul greto del torrente Turcano il Sergente Maggiore Ermete Scopino, i soldati Cristoforo Marchetti, Giustino e Pietro Piccoli, nonché Carlo Scopino e Sabatino Fantino, tutti originari di Montelapiano, perché trovati in possesso di una pistola automatica e due bombe a mano.
Casalattico (Frosinone), Paolo Forte, 19 anni, è ucciso mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento 
Pescopennataro (Isernia), quattro uomini sono passati per le armi mentre cercarono di sfuggire alla cattura da parte tedesca: Bruno Giustino di 38 anni; Rosario Marciotta 16 anni; Monaco Cristanziano 50 anni e il quarantottenne Florindo Percario, il quale salta in aria su una mina durante la fuga

16 novembre: Rocca San Giovanni (Chieti), il colono Diodato D’Amato, mentre si trovava nella sua abitazione in località Codacchie, è assassinato senza alcun motivo dai tedeschi. A Villa Santa Maria,  verso le ore 22, uomini dei reparti tedeschi minano e fanno esplodere la casa di Leonardo Di Marchetti: tra le macerie saranno trovati i corpi dilaniati di tre persone. Altre sette sono feriti

17 novembre: il generale Paolo Puntoni annota nel suo diario: “Ho avuto un lungo discorso con Pippo Naldi. Egli insiste sulla necessità di spedire a Londra e a New York persone di fiducia che predano contatto con Churchill e Roosevelt. Si lamenta della passività del governo e dice di essere convinto che gli alleati al momento della presa di Roma non permetteranno al governo italiano di insediarvisi subito. Tutto questo – dice Naldi – tornerà a vantaggio di Sforza, di Piccardi e degli altri fuoriusciti che sono dichiaratamente ostili alla Monarchia. Così corriamo il rischio di avere tre governi in Italia: quello legale di Badoglio, quello fascista di Mussolini e un terzo semi governo formato dagli uomini politici rimasti nella capitale. Bisogna mandare gente anche a Roma che si metta in contatto con gli elementi di destra per parare un simile grave colpo”.
Sutri (Viterbo), un reparto di SS (con interprete italiano) rastrellano 18 giovani sardi, tutti avieri che si erano dati alla macchia. Nei giorni precedenti erano stati fermati altri tre giovani. Caricati su camion e portati verso Roma, al bivio di Bassano di Sutri sono fatti scendere e 18 di loro fucilati. Uno di loro riesce fortunosamente a salvarsi. Il giorno successivo, nel territorio di Bracciano, sono fucilati anche gli altri due ragazzi
Roma, subito dopo l’armistizio un gruppo di militari sbandati si rifugia nella località “Casalone”. I proprietari italiani della tenuta denunciano il gruppo ai tedeschi, i quali, nella notte tra il 16 ed il 17 fucilano quattro pastori che lavorano nella zona e tre militari
Pesaro, durante una semplice esercitazione, i tedeschi lanciano alcuni colpi di mortaio sul centro cittadino. In via Castelfidardo muoiono 14 persone,  tra le quali 12 bambini che stavano giocando. Il piazzale sarà intitolato nel dopoguerra Piazzale Degli Innocenti
Torricella Peligna (Ch), i tedeschi uccidono sulla porta della propria masseria Antonio D’Ulisse, in località Coste Mulino

18 novembreTorino, scioperano gli operai della Fiat Mirafiori. Ben presto l’agitazione si estende alla Liguria e alla Lombardia protraendosi per tutto il mese di dicembre. La controparte è individuata nei tedeschi. Nel corso degli scioperi entreranno più volte in azione i GAP a difesa dei lavoratori.
Pizzoferrato (Ch), i tedeschi assassinano Domenica Di Iorio. Il giorno successivo tocca a Maria Casciato e il giorno 24 a Domenico Pasquarelli

19 novembreSalò, Mussolini ricostituisce la Milizia che diventa un’organizzazione militare autonoma rispetto all’esercito di Salò. Composta da circa 100.000 volontari prende il nome di Guardia nazionale repubblicana (Gnr) sotto il comando di Renato Ricci.

Il generale Giuseppe Piechè assume il comando dell’Arma dei carabinieri del Regno del Sud.

21 novembrePietransieri di Roccaraso (L’Aquila), per aver ritardato l’ordine di evacuazione del paese, i tedeschi massacrano 130 civili, donne e bambini compresihttps://www.goticoabruzzese.it/pietransieri-eccidio-limmari/https://www.pietransieri-racconta.com/la-storia-di-pietransieri/eccidio-di-limmari/Le vittime http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Pietransieri%20%20Roccaraso%2012-11-1943.pdfLa strage dimenticata  https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/pietransieri-massacro-dimenticato/
Massa Marittima (Grosseto), tedeschi e militi della Gnr compiono un rastrellamento contro i partigiani nella zona di Monterotondo Marittimo e Pian dei Mucini. In località Poggio Casoli, al momento di uscir di casa, il contadino Giovanni Fabbri è colpito dai nazifascisti con una fucilata. Difficilmente poteva esser scambiato per un partigiano, data l’età avanzata e l’atteggiamento del tutto innocuo.

22 novembreIl Cairo, conferenza fra Roosevelt, Churchill e Chang Kai-Shek. Viene stabilito che la guerra contro il Giappone continuerà fino alla resa e che il territorio giapponese, nel dopoguerra, sarà quello ante 1895.

Torino, gli operai della Fiat e di altre officine metallurgiche riprendono lo sciopero, scavalcando i sindacalisti fascisti. Nei giorni che seguono, i tedeschi propongono agli scioperanti una trattativa, promettendo l’aumento delle razioni purché siano accettate le sanzioni ai componenti delle commissioni interne, responsabili dell’agitazione.
Ravenna, la spia fascista Silvano Samorè uccide a Marina di Ravenna il ventinovenne Nino Cimatti, colpito da mandato di cattura per reati politici. Di professione lattaio, viveva a Faenza.

23 novembre: si incontrano i comunisti italiani Aldo Lampredi e Mario Lizzero e quelli sloveni. La delegazione del Pci riaffermano l’italianità di Trieste.
Viticuso (Frosinone), Carlo Papa è sorpreso a fare da guida a soldati italiani che tentano di raggiungere il fronte. Papa è fermato insieme ad altre quattro persone che sono fucilate il giorno stesso: Edoardo Papa 37 anni, Emilio D’Agostini 42 anni, Mario Rionetti 18 anni e Nicola Verrecchia 57 anni. Papa, 50 anni, verrà invece fucilato l’8 dicembre in località Cimerone

24 novembreFondi (Latina), i tedeschi fucilano, nei pressi del Casello Ferroviario 112, Tommaso Tanzillo 56 anni, perché trovato in possesso di un fucile da caccia. In località Sant’Andrea è fucilato Alessandro Maggiacomo, 34 anni

25 novembreGattatico (Reggio Emilia), reparti fascisti circondano la casa dei Cervi in località Praticello. Dopo un breve conflitto fuoco catturano i sette fratelli Cervi, il loro padre, due partigiani italiani e alcuni prigionieri di guerra tra cui un russo. I sette fratelli Cervi saranno fucilati, insieme a Quarto Cimurri, il 28 dicembre al Poligono di tiro di Reggio Emilia.
Quadri (Chieti), dopo aver distrutto il paese e costretto gli abitanti a trovare rifugio nei boschi e nelle grotte della vicina montagna, i tedeschi concedono ad una trentina di donne, bambini ed inabili di rifugiarsi nell’abitazione di Carolina D’Amico, nei pressi della stazione ferroviaria. Ma, nella notte tra il 24 ed il 25 novembre, uno scoppio squarcia il tetto e i muri della casa, precedentemente minata dai tedeschi. Nell’esplosione muoiono le piccole Maria e Fulvia Spinelli. Miracolosamente salvi tutti gli altri. Due giorni dopo sono assassinati, i due distinti episodi nei pressi dell stazione, Pasquale Montefalcone, conosciuto in paese come U pussedénde e Vincenzo D’Amico, detto Tècchie de Pacche

26 novembreRoma, su ordine del Feldgericht di Roma (Tribunale militare tedesco), sono fucilati a Forte Bravetta il partigiano Walter Agostino Basili, in carcere a Regina Coeli e il recluso Walter Ludovisi
Pizzoferrato (Chieti), i tedeschi uccidono Giuseppe Casciato, Francesco Casciato, Anastasia Casciato, Domenico Di Matteo, Domenico Di Poccio e Giuseppe Palmieri.Il giorno successivo sono amazzati Berardino Casciato, Maria Casciato, Angelo Di Cesare, Felice Di Cesare, Maria Di Cesare, Pasqua Di Cesare, Sabia Di Cesare, Domenica Di Cesare, Carmine Di Matteo ed Annunziata Pollice. Sempre il giorno 27 in località Castiglione è assassinata anche Nunzia Tarantini. Domenica 28 sono passati per le armi Arcangelo Casciato, Michele Casciato e Caterina Di Matteo. Nelle prime ore del mattino del 28 novembre sono fucilati, in località Turchi, Ondivio Mariani, Giovanni D’Aquilante e Corrado D’Aquilante, questi ultimi padre e figlio

Formia (Latina) durante un rastrellamento è ucciso in località Penitro, il diciassettenne Amedeo Caramanica
Caprie (Torino), “Nell’ottobre del 1943 si formano a Condove due gruppi di partigiani. Uno è comandato da Marcello Albertazzi (“Barba”) operaio di Brescia, quarantenne, militante comunista che arriva a Condove in ottobre dopo aver lasciato le valli del Cuneese (zona Barge-Bagnolo) ai primi cenni di rastrellamento; l’altro è comandato da Felice Cima, studente universitario e sottotenente che si posiziona a Mocchie con una cinquantina di uomini. A partire dal mese di ottobre effettuano le prime azioni di guerriglia, spesso in collaborazione, spingendosi anche nella bassa e nella media Valle di Susa. Sabotano la ferrovia Torino-Modane e il 6 di novembre attaccano le casermette di Borgone. Le loro azioni mettono in allarme il comando tedesco in Valle di Susa. Lo stesso giorno le autorità tedesche vietano la circolazione delle auto in tutta la valle da Rivoli a Cesana e dopo un attacco alle autoblinde tedesche a Condove il 25 novembre viene imposto il coprifuoco a Susa e Avigliana. Due giorni dopo, il 27 novembre Felice Cima, Marcello Albertazzi scendono dalla valle del Gravio, dove sono acquartierati per partecipare a una riunione di comandanti partigiani ma la loro macchina si ferma sulla strada, in panne. Sopraggiungono due vetture tedesche: Cima e Camillo Altieri (autista) vengono crivellati di colpi e Albertazzi trovato in possesso di armi immediatamente fucilato. Garbagnati, il quarto passeggero, riesce a liberarsi della pistola e trovato senza armi viene incarcerato a Torino” (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1021)

28 novembreTeheran, si incontrano Roosevelt, Churchill e Stalin. Decidono che lo sbarco in Europa, e l’apertura di un secondo fronte, avverrà nel maggio del 1944.

Milano, aumentate le razioni di pane per i lavoratori e gli operai.

Milano, Ada Gobetti ( Partito d’Azione) , Giovanna Barcellona, Lina Fibbi ( Partito Comunista), Lina Merlin (Partito Socialista) , Rina Picolato promuovono con un documento programmatico «Gruppi di difesa della donna», aperti alle donne disposte a sostenere e assistere i partigiani, gli antifascisti e rastrellati. Nascono fogli clandestini come «Noi donne» e «La voce delle donne» che incitano alla lotta sociale e politica, avanzano rivendicazioni, quali gli alloggi per i sinistrati, il riscaldamento nelle scuole, migliori razioni alimentari. Nel giugno 1944 il CLNAI riconoscerà i GDD come «organizzazione aderente al Comitato di liberazione nazionale»
Roma, arrestato dai tedeschi Roberto Guzzo, già in forza al Rasim, una branca del Sim, infiltrato in Bandiera Rossa.
Montenerodomo (Chieti), in Contrada Marangola è assassinata una giovane donna mentre sta recuperano effetti personali dalle macerie della propria abitazione
Palena (Chieti), in località Vico Fiaschette i tedeschi uccidono il giovane Raffaele Carozza
San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), uccisi il maresciallo Luciano Nardone e il carabiniere Isaia Ceci, mentre tentano di impedire ad un gruppo di tedeschi di razziare un deposito di viveri destinati alla popolazione

29 novembrePadova, con una toccante lettera indirizzata agli studenti, Concetto Marchesi si dimette da Rettore. Marchesi lancia un appello agli studenti, che verrà poi diffuso clandestinamente in migliaia di copie, nel quale afferma fra l’altro: “Studenti, sono rimasto a capo della vostra università finché speravo di mantenerla immune dall’offesa fascista e dalla minaccia germanica (…) di proteggere con la mia fede pubblicamente professata la vostra fede costretta al silenzio o al segreto (…) Oggi il dovere mi chiama altrove”https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/antifascismo-e-lotta-di-liberazione/c-2 file:///C:/Users/carlo/Desktop/Il%20comunista%20Marchesi%20e%20il%20cattolico%20Franceschini%20-%20una%20rete%20nella%20Resistenza.pdf
Lovere (Bg), un gruppo di patrioti compie un’operazione di autofinanziamento prelevando denaro dagli uffici dell’Ilva di Lovere, contemporaneamente attaccano la sede del Fascio repubblicano e le due centrali telefoniche. Nell’azione muoiono due notabili fascisti di Lovere: il podestà Paolo Rosa e il segretario del fascio Giuseppe Cortesi. Il 7 dicembre, circa 200 uomini (tedeschi e componenti la GNR) risalgono la piccola valle che da Corti porta alle stalle di Ramello, fino ad arrivare ad una cascina appena fuori dalla frazione di Ceratello, che ospita il corpo di guardia del gruppo partigiani di Lovere, mentre il resto del gruppo è alloggiato nelle cascine più in alto.
I rastrellatori circondano la cascina e, senza sparare un colpo, grazie ad una spia, catturano i partigiani che erano nella base. Con le informazioni della stessa spia, nei giorni seguenti vengono arrestati altri sette partigiani.
Il 22 dicembre sono prelevati dal carcere e condotti a Lovere. Arrivati a Poltragno, sette partigiani vengono fatti scendere, condotti sulla strada che conduce a Sellere e fucilati alla presenza dei loro compagni. Gli esecutori, sghignazzando, scrivono sul muro bagnato di sangue “fuorilegge” e ripartono per Lovere per compiere la seconda strage. Gli altri sei, dopo che la direzione dell’Ilva si è opposta al tentativo di procedere alla fucilazione lungo il muro di cinta della fabbrica, vengono condotti nei pressi della pesa pubblica di Lovere (attuale Caserma dei Carabinieri) e lì fucilati di fronte al alcuni cittadini inorriditi
Milano, Tullio Colombo, 30 anni, cittadino di religione ebraica, è prelevato dai nazisti dal carcere di San Vittore e ammazzato

30 novembreSalò, una circolare della Rsi ordina che gli ebrei, “nazione nemica, vengano reclusi in campi di concentramento e i loro beni siano sequestrati”. Le massicce deportazioni nei lager nazisti coinvolgeranno anche prigionieri politici, cittadini slavi e zingari.
Montenerodomo (Chieti), in Contrada Casale i tedeschi uccidono due uomini lungo la strada che conduce a la Porta di Casale
Palena (Chieti), Pietro Pietrorazio, Luigi Como, Teresa Carrozza e Carmine Di Biase, sono sorpresi da militari tedeschi in località Madonna delle Rose, a ridosso della zona del fronte: i primi tre cadono sotto il fuoco incrociato delle loro mitragliatrici, mentre Carmine Di Biase, benché ferito ad un braccio, riesce a fuggire
Spoleto (Perugia), giornata di forti nevicate, all’alba una consistente formazione della Wehrmacht – secondo diverse fonti con il concorso di forze armate della RSI – si avvicina alla sperduta località di Mucciafora, a 1.000 metri di quota. Valutata l’impossibilità di sostenere lo scontro i partigiani decidono di provare a sganciarsi prima che l’accerchiamento sia completo, imboccando un vallone sottostante al paese e coprendo l’operazione con alcune mitragliatrici poste in punti strategici.
Messi in fuga i partigiani, con perdite da ambo le parti, i militari tedeschi si rivolgono con particolare violenza contro i civili, considerati responsabili della presenza dei ribelli e loro stretti collaboratori. Cinque delle sei vittime sono capifamiglia, uccisi (anche in maniera macabra) sull’uscio di casa, prima di distruggere ognuna di queste abitazioni. Sono uccisi: Pietro Benedetti, 47 anni; Sante Benedetti 29 anni, (i due Benedetti non sono fratelli); Luca Bernarducci 28 anni; Ilario Ergasti 48 anni; Bianca Fiorelli 33 anni; Flamini (o Flammini) Giuseppe, di anni 64; Leonardi Alessandro 38 anni. A loro si aggiungono i partigiani morti nello scontro che ha preceduto l’eccidio dei civili. Tutti e tre jugoslavi, è certo il nome solo di uno di loro: Milan Ljubić. Altrettanti sono con certezza quelli catturati. Il giorno successivo, inoltre, sono trovati altri tre partigiani, sempre jugoslavi, morti in territorio di Monteleone di Spoleto. Si tratta con molta probabilità di partecipanti allo scontro di Mucciafora il giorno precedente, catturati, portati via ed infine fucilati (Cfr. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MUCCIAFORA%20POGGIODOMO%2030.11.1943.pdf)

NovembreNord Italia, nascono, per iniziativa del Partito Comunista, i Gap (gruppi d’azione patriottica) che, diversamente dalle brigate partigiane operanti in montagna, hanno il compito di agire nelle città. Ogni Gap è composto da pochi uomini (3-5 in media), il cui responsabile è collegato al comando generale dei Gap di città. Loro compiti sono il sabotaggio di sedi e uffici fascisti, gli attacchi a sorpresa a presidi militari o mezzi di trasporto, le uccisioni di spie.
Pennapiedimonte (Chieti), “è un piccolo paese arroccato ai piedi della Majella, a pochi chilometri dal fronte; la sua particolare posizione lo ha reso inaccessibile agli alleati e, quindi, una importante roccaforte per i tedeschi, in quanto consentiva loro di avere il controllo sulle strade che collegavano Casoli a Palombaro, sulle quali nel mese di settembre si organizzarono i primi nuclei partigiani.
Quando la Banda Palombaro si stanziò nella frazione Capo Le Macchie, altri piccoli gruppi si dislocarono nel territorio circostante: quello capitanato da Di Luzio e Grifone copriva il territorio della statale 81 verso Pennapiedimonte.
Nell’aprile del 1944 Pennapiedimonte fu al centro dell’operazione Klärchen (Claretta): il rastrellamento operato dal Generalkommando LI Gebirgs-Armeekorps, durante il quale furono catturati 11 inglesi, 22 italiani e 82 civili tra cui donne e bambini.
Tuttavia le morti dei civili non sembrano legate alle operazioni partigiane.
Di Battista fu fucilato dai tedeschi, il suo corpo fu ritrovato dalla moglie nel giugno del 1944″
(Cfr. www.straginazifasciste.it).

Dicembre: prime indagini della sezione R&A (Reseurch and Analysis) dei servizi se­greti Usa (OSS) sui comunisti italiani. Fra il dicembre 1943 e l’aprile 1945 sono stilati 30 rap­porti. I comunisti sono schedati provincia per provincia.

Roma, primo incontro fra Umberto Bianchi, leader dell’Unione socialista-comunista romana ed Eugenio Boggiano-Pico, consulente politico e giuridico (sic) del Comando della città aperta di Roma.

Bologna, Giuseppe Alberganti invia un Rapporto alla Direzione clandestina comunista. Viene illustrata la situazione politico-militare del Partito e delle forze concretamente attive sul piano militare. La stima delle forze attive è così riassunta: “Al momento abbiamo già un gruppo di 11 uomini con il comandante e il commissario politico. Nella fine della settimana saranno 31”.

Forlì, creato un nucleo del Fronte della gioventù, che ha un suo organo di stampa, La scintilla.

Nord Italia, si costituiscono le prime Sap (squadre di azione patriottica), formate prevalentemente da lavoratori che, a differenza dei partigiani di montagna e dei gappisti, non abbandonano la vita normale e la propria occupazione, ma si mobilitano di volta in volta per particolari azioni o sabotaggi. La costituzione delle Sap si colloca comunemente nella primavera del 1944, per la attiva presenza di questi organismi negli scioperi del marzo, ma alcune Sap operano a Genova e in Liguria nelle agitazioni del dicembre 1943.
Valdieri (Cuneo), un rastrellamento contro la Banda Prato, scompagina i partigiani abbandonati dai loro comandanti (Roberto Prato si consegnerà ai repubblichini) e colpisce anche civili e il cittadino ebreo Adam Goldemberg, arrivato dalla Francia nei giorni seguenti l’armistizio e rifugiatosi in valle. Oltre a Goldenberg sono fucilati anche i contadini Antonio ed Enrico Rabbia rispettivamente di 38 e 34 anni. Due partigiani, entrambi contadini, muoiono invece in combattimento

1-2 dicembrePiacenza, scioperano gli operai dell’Arsenale (2.500 dipendenti). Chiedono e ottengono – anche perché i tedeschi non vogliono che si interrompa la produzione – aumenti salariali.

Modena, sciopero alla Fiat Grandi Motori per l’ottenimento l’indennità delle 192 ore.

Imola, distribuito un volantino del Comitato Sindacale (clandestino) nel quale si invita a “svuotare le commissioni interne e costituire comitati clandestini di agitazione e difesa”.

1° dicembreMilano, scioperano gli operai delle fabbriche milanesi. L’agitazione è guidata dal Partito comunista e dura tre giorni, nonostante le minacce di deportazioni in Germania fatte dal generale Zimmermann.

Torino, scioperano la Fiat Aeronautica, la Grandi Motori, le Ferriere, le Acciaierie e le Fonderie Ghisa, la Spa e la Fiat Materiale Ferroviario

2 dicembreFirenze, Luigi Pugi, Armando Gualtieri, Orlando Storai, Oreste Ristori e Gino Manetti sono condotti al poligono delle Cascine e fucilati da un plotone di esecuzione composto da militi della Polizia dell’Africa italiana. I cinque, prelevati dal carcere delle Murate dove erano detenuti per i loro antifascismo, sono fucilati per rappresaglia dopo l’uccisione tenente colonnello Gino Gobbi, comandante del distretto militare di Firenze e responsabile di soprusi e rappresaglie contro i disertori e i renitenti alla leva di Salò
Pizzoferrato (Chieti), assassinata Maria Tarantini, uno dei tanti omicidi dei nazisti definito nel Libro dei Morti delle varie parrocchie, “Sparato dai tedeschi”.
Rosasco (Pavia), i tedeschi i tedeschi sparano al mugnaio Angelo Beia di 21 anni. Il giovane morirà all’ospedale di Mortara il 7 dicembre successivo. Beia era stato fermato per aver protetto soldati inglesi. Tre di loro erano state fermati qualche giorno prima dalla Gnr, ma fatti fuggire -prima dell’arrivo dei tedeschi – dalla popolazione 

3 dicembre: l’organo comunista L’Unità attacca Filippo Naldi, responsabile dell’ufficio stampa del governo Badoglio, accusandolo di essere stato amico di Amerigo Dumini e di essere coinvolto nell’omicidio di Giacomo Matteotti.
Casacanditella (Chieti), in località Val di Tara sono assassinati nella loro abitazione due contadini, marito e moglie, colpevoli di non aver più nulla da farsi razziare. Lo stesso giorno a Chieti i tedeschi uccidono il partigiano Trieste Del Grosso; a Vicenne di Rapino la contadina Serafina Salvatore è uccisa durante una razzia e nella campagna attorno a Pizzoferrato sono assassinate Carmela Palmieri e Sabbia Bucci

4 – 5 dicembre: atterra a Valdengo (Biella) una missione alleata Rca Loam, composta dal capitano Federico Sircana, dal radiotelegrafista della Marina Luigi Bovati e dal tenente di cavalleria Edgardo Sogno Rata del Vallino.

4 dicembreMontenerodomo (Chieti), in località Serra un contadino è assassinato per non aver ubbidito all’alt. Lo stesso giorno in Contrada Casale tre soldati tedeschi violentano e uccidono una donna handicappata. La madre, che ha visto la scena, muore d’infarto. A Pizzoferrato è assassinato Felice Di Cesare. In località Aia Verde, invece, è sterminata l’intera famiglia D’Aquilante, conosciuta col nome “di Purt’hall”, mentre tentavano di allontanarsi dalla zona di Pizzoferrato, messa a ferro e fuoco dai tedeschi e nella quale le violenze erano all’ordine del giorno. Sei le vittime di cui un bambino, una bambina e due donne.

5 dicembre: eccidio di Filetto (Chieti): in una grotta nella località di Piano Sale si rifugiano numerosi civili per sfuggire alla linea del fronte. Scoperta da una pattuglia tedesca, la grotta viene minata e fatta saltare in aria. Contrariamente a quanto voluto dai nazisti il rifugio non non crolla completamente e la maggior parte dei rifugiati si salva: otto persone invece muoiono a causa dell’esplosione
Formia: durante un rastrellamento, in località Fossa Rava è ucciso Alberico Caramanica, 42 anni

6 dicembrePalermo, riunione dei capi separatisti a cui partecipa anche Calo­gero Vizzini
Montenerodomo (Chieti), dopo aver cacciato dalle loro abitazioni i pochi vecchi o malati rimasti, iniziò la distruzione, durata più giorni e sistematica casa per casa ad opera dei reparti dei genieri germanici. Lo stallo del fronte inasprì ulteriormente la situazione. Un’uomo, infatti, è sorpreso e fucilato a contrada Colli, nelle vicinanze del Bosco Paganello, l’area dove gli abitanti avevano preso l’abitudine dalla fine dell’ottobre di nascondere il bestiame e se stessi e dove si erano rifugiati anche molti profughi provenienti da Sulmona, da Roma e da altre città, colpite da bombardamenti o già occupate dai tedeschi (Cfr. www.straginazifasciste.it). Pizzoferrato sono assassinati Antonio Di Matteo e Angelo Pasquarelli. A Lama dei Peligni sono assassinati l’insegnate Giovanni Salvi Fata e il farmacista Sabatino Astrologo, uccisi perché, si disse, trovati in possesso di una carta topografica. Saranno ritrovati sotto le macerie di una casa minata ed esplosa, con le mani legate. Palena (Chieti), Francesco Coladonato è ucciso mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento

Città di Castello (Perugia), militi della Milizia uccidono Luigi Cavallucci, 21 anni, mentre cerca di sottrarsi all’arresto

7 dicembreReggio Emilia, eletta la Commissione Interna alla Lombardini.
Pizzoferrato (Chieti), militari tedeschi uccidono annegandola nelle acque del fiume Sangro Maria Casciato

Civitella Messer Raimondo (Chieti), Federico Guido è assassinato dai tedeschi mentre sfollava in compagnia della fidanzata e di altre persone

Tolentino (Macerata), tedeschi e militi della GNR uccidono in Contrada Sant’Andrea, Salvatore Ficili, renitente alla leva

Lucca, fucilato da militi della Gnr Trento Benassi, 30 anni. Era stato arrestato qualche giorno prima a Barga per il furto di una bicicletta

7 – 22 dicembreLovere (Bergamo), dopo l’uccisione del podestà Paolo Rosa e del segretario del fascio di Lovere Giuseppe Cortesi, Gnr e tedeschi organizzano un rastrellamento. Grazie alla delazione di una spia sono individuati e fermati 13 partigiani, poi tradotti nelle carceri di via Pignolo a Bergamo. Dopo essere stati integgogati e torturati, il 22 dicembre sono prelevati dal carcere e condotti a Lovere. Arrivati a Poltragno, sette partigiani sono fucilati davanti ai loro compagni. Gli altri sei, dopo che la direzione dell’Ilva si è opposta alla fucilazione lungo il muro di cinta della fabbrica, sono condotti nei pressi della pesa pubblica di Lovere e lì fucilati di fronte al alcuni cittadini inorriditi
https://www.magazineitalia.net/22-dicembre-1943-strage-fascista-a-lovere-bergamo/https://www.anpilovere.it/tredici-martiri/

8 dicembre: Montenerodomo (Chieti), una donna muore in Contrada Marangola per lo scoppio di una mina, durante la distruzione delle abitazioni effettuata dai tedeschi

9 dicembrePalermo, il Comitato centrale per l’indipendenza siciliana approva una risoluzione, “in plenaria adunata con le rappresentanze di tutte le province dell’isola”, con la quale chiede agli alleati di evitare alla Sicilia “la sciagura di essere consegnata al cosiddetto governo Badoglio”. La risoluzione è firmata da: Andrea Finocchiaro Aprile, Francesco Termini, Sante Rindone, Luigi La Rosa, Giuseppe Faranda, Girolamo Stancanelli, Domenico Cigna, Giovanni Guarino Amella, Antonino Parlapiano Vella, Edoardo Di Giovanni, Mariano Costa.
Forno Canavese (Torino), prima strage nazifascista in provincia di Torino. Sono fucilati diciotto partigiani catturati in un rastrellamento condotta dal comando SSPF Oberitalien-West. Nel primo pomeriggio del 9 dicembre i tedeschi obbligano gli operai a interrompere il lavoro e li radunano tutti nel cortile di quella che allora era la Casa del Fascio. Circa centocinquanta uomini sono costretti ad assistere alla fucilazione dei partigiani, passati per le armi in due gruppi di nove. I presenti sono poi obbligati a seppellire i corpi dei caduti in una fossa comune (per saperne di più   http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Forno%20Canavese,%2009.12.1943.pdf)
Torricella Peligna (Chieti), Carolina Piccone, mentre sta andando a chiedere notizie del fratello, catturato poco prima dai tedeschi, è uccisa dai soldati con un colpo di fucile. Nella frazione di Ischiarozza è uccisa invece Mariannina Ida Piccone mentre cerca di allontanarsi dal paese per trovare rifugio nelle campagne circostanti. A Pizzoferrato sono uccisi Domenico Cimone, Emidio Di Renzo e Carmine Pasquarelli
Aisone (Cuneo), Lorenzo Meiranesio, contadino, 27 anni, è colpito a morte mentre tenta di sfuggire ad un rastrellamento

10 dicembreBiella, sciopero contro i salari da fame, il razionamento alimentare e il carovita. L’astensione del lavoro, cominciata alla Filatura di Tollegno si estende in poche ore a tutte le valli del Biellese, in Valsesia (Varallo, Borgosesia, Crevacuore, Pray, Coggiola, Romagnano Sesia), in alcune località dell’Ossola e della provincia di Novara. Gruppi partigiani scendono dalle montagne a dar man forte ai lavoratori. Lo sciopero si protrae per tre giorni.
Quadri (Chieti), Amerigo D’Amico, noto in paese con il soprannome di Merèchele, è ucciso dai tedeschi mentre tenta di rientrare a Quadri di ritorno dalla vicina Borrello La causa del mitragliamento è da ricercare nell’ossessivo controllo attuato dai tedeschi che intendono evitare a chiunque di entrare o uscire da Quadri, paese che subito la pressoché totale distruzione nella logica della tattica della “terra bruciata”. A Pizzoferrato sono uccisi 6 civili, per i quali, nel Libro dei Morti, è riportata per tutti la dicitura “sparato dai tedeschi”, mentre in contrada Castiglione, dopo aver consumato la cena con la famiglia di Giuseppe Di Paolo, militari tedeschi chiudono in casa i due coniugi e minano l’abitazione e la fanno saltare ed uccidendoli. Sempre nel comune di Pizzoferrato, in località Turchi Michele Casciato, è ucciso da militari tedeschi nella sua abitazione, dove si trovava malato. A Palena i tedeschi uccidono Virginia Piccardi mentre nel paese ormai completamente evacuato sta cercando del cibo 
Brescia, il partigiano Luigi Malzanini, 36 anni operaio della Breda, è ucciso dai tedeschi mentre tenta di sfuggire all’arresto

11 – 17 dicembreTarcento (Udine), operazione anti partigiana a nord di Tarcento.
Nel rapporto redatto dai tedeschi, si legge che nel corso dell’operazione sono stati uccisi 33 partigiani, di cui 3 inglesi. Fonti partigiane attestano invece che nel corso dell’operazione furono uccise 32 persone in luoghi e tempi diversi: il 12 dicembre 13 uomini a Cergneu, il 13 dicembre 6 uomini a Nongruella, 4 nella zona di Taipana, mentre il 15 dicembre sono 2 le persone uccise a Tarcento. La maggior parte delle fonti attestano l’uccisione di 13 uomini a Cergneu e affermano che i nomi delle 19 persone che si ritiene siano state uccise l’11 dicembre nei boschi a nord di Nongruella sono rimasti sconosciutihttp://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=259

11 dicembreBologna, diffuso il decreto del Capo della Provincia sul “sequestro di tutti i beni mobili e immobili, titoli, valori e crediti di pertinenza degli ebrei residenti nella provincia, anche se discriminati”. E continua: “E’ vietato sia ai privati che agli enti che siano debitori, a qualunque titolo, di somme di denaro verso ebrei, o che siano tenuti alla consegna di beni, titoli e valori, l’adempimento dell’obbligazione e la consegna dei beni da essi detenuti”.
San Vito Chietino“Dopo il passaggio anglo-americano del fiume Sangro (su cui insisteva la linea Bernhard), nel settore costiero abruzzese i tedeschi allestirono un ulteriore sbarramento difensivo in postazione intermedia tra la Bernhard e la linea di arresto più a Sud, la Gustav. Questo sbarramento correva tra Sant’Eusanio, Castel frentano e San Vito. La città di San Vito rimase perciò coinvolta nei combattimenti fino all’arrivo della Brigata irlandese che l’occupò il 3 dicembre 1943. Anche allora, per alcune settimane, la linea del fronte rimase piuttosto fluida, con gli scontri che continuarono in direzione di San Leonardo, di Orsogna e di Ortona. In questo contesto, l’11 dicembre 1943, a causa del lancio di una granata, fu ucciso il carabiniere De Santis Michele, colpito a morte mentre era in servizio ad un posto di blocco” http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5554

12 dicembrePalermo, Mariano Costa, Domenico Cigna, Giosuè Fiorentino, Vincenzo La Manna, Giovanni Lupis, Nicolò Vulpitta, Pietro Grammatico e Pietro Passalacqua, indirizzano una lettera al colonnello Charles Poletti nella quale fanno “voti al Governo alleato di evitare il ritorno della monarchia in Sicilia”.

Tollegno (Biella), nella tarda mattinata del terzo giorno di sciopero, giungono 2 autocarri carichi di carabinieri, poliziotti e fascisti che procedono a rastrellare le case e individuare gli scioperanti. Mentre sono intenti a caricare gli operai sui camion, una squadra di partigiani, con un attacco di sorpresa, libera i prigionieri.

In un articolo su Il Popolo, Alcide De Gasperi scrive che “la salvezza della Patria esige che su questa base le due generazioni fondino i loro sforzi ricostruttivi e la loro unione diventi il centro che attragga il massimo numero di energie valide e sane provenienti anche da altre correnti”.
Torricella Peligna (Cheti), l’anziano Ferdinando Antrilli è ucciso da militari tedeschi mentre tenta di recuperare qualcosa tra le macerie della sua abitazione. A Pizzoferrato i tedeschi uccidono Giuseppe Tarantini e a Quadri in località Fonte di Giandarme la piccola Nicoletta D’Arcangelo

13 dicembreRoma, Mauro Scoccimarro interviene, con una lettera al centro del Pci a Milano, sui problemi con gli jugoslavi: “La situazione è grave. I recenti sviluppi della situazione politica in Jugoslavia potrebbero ancora aggravarla. Se Roma fosse presto liberata potremmo tentare di fare qualcosa. La posizione da voi presa è giusta e la condividiamo. Riteniamo però che non avreste dovuto rimettere la questione al giudizio di D. (Dimitrov). Dopo lo scioglimento dell’Internazionale comunista ciò si sarebbe dovuto evitare per molte ragioni. Riteniamo che della situazione dovremmo avvertire Ercoli: avrebbe giudicato lui quello che sarebbe stato possibile fare”.

Milano, inizia un secondo sciopero operaio con l’obiettivo di ottenere un accordo simile a quello siglato a Torino (salario minimo settimanale, aumento dei premi). Si concluderà il giorno 18 con la firma dell’accordo.
Primo Levi viene catturato tra i ribelli della zona di Amay, in Valle d’Aosta. Commenterà in seguito: «Il mio periodo di partigianato in Valle d’Aosta è stato senza dubbio il più opaco della mia carriera, non lo racconterei volentieri; è una storia di giovani ben intenzionati, ma sprovveduti e sciocchi e sta bene tra le cose dimenticate»Quadri (Chieti), in località Martino Luogo i tedeschi uccidono l’ottantenne Antonio Pacella, conosciuto in paese con il soprannome di Ndonie Scavaccie

Rocca D’Evandro (Caserta), in località Casamarino è trovato il cadavere di Biagio Soave, contadino di 68 anni, il quale, sorpreso in un’area interdetta ai civili, è passato per le armi

14 dicembrePoggio Mirteto (Rieti), “un nucleo partigiano stanziato sui monti Sabini compie un attacco ad una pattuglia tedesca nei pressi della Trattoria “Dei Pini”, non lontano dalla frazione San Valentino di Poggio Mirteto. Un militare tedesco viene catturato dai partigiani, mentre un altro, ferito, viene soccorso all’interno della trattoria; altri commilitoni si recano al comando a relazionare sull’accaduto. La rappresaglia scatta immediatamente con un’irruzione all’interno dell’osteria, nel tentativo di arrestare tutti i presenti. Dato che alcuni cercano di fuggire, scoppia una sparatoria nella quale rimane ucciso Barbuti (trovatosi lì occasionalmente – evidentemente in licenza – perché fidanzato della figlia del gestore) e ferito Mandola. Nei giorni successivi il militare catturato riesce a fuggire, relazionando che alla macchia – dove lui era stato condotto – si trovano una trentina circa di “ribelli”. Nei giorni successivi anche il locale presidio della GNR procede ad indagini, compiendo quasi venti arresti ed accusando cinque uomini di favoreggiamento ai partigiani e partecipazione all’aggressione. Uno di questi, lo studente ventunenne Giuseppe Felici, sarebbe stato fucilato a Rieti il 9 aprile successivo. Prende una serie di provvedimenti anche il capo della provincia di Rieti Ermanno Di Marsciano, impartendo ordini vessatori verso la popolazione al podestà di Poggio Mirteto, Giuseppe De Vito, anch’egli fucilato a Rieti insieme a Felici e ad altri tredici detenuti.
Fra gli arrestati condotti a Rieti, dopo qualche giorno le indagini si concentrano sul giovane Ottorino Caproni, contadino figlio di un dipendente comunale, di cui si ritiene inequivocabile il coinvolgimento nella Resistenza. Visti i suoi continui rifiuti di collaborare, il Tribunale militare tedesco di stanza a Rieti ne decreta (in una farsa di processo dove non venne ammessa difesa né appello) la fucilazione, eseguita in data imprecisata al campo di tiro militare del capoluogo” http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1489Cavriago (Reggio Emilia), giustiziato il seniore della Milizia Giovanni Fagiani. Coprifuoco nel paese, sequestrati beni alla popolazione ed effettuati alcuni arresti.
Quadri (Chieti), in località Capolevigne i tedeschi violentano e uccidono Maria Pacella

15 dicembrePistoia, con la collaborazione di Licio Gelli, è compiuta un’operazione di rastrellamento tra gli antifascisti della città.
Presenzano (Ce), nella frazione di Pantano i nazisti uccidono un contadino ventunenne del luogo, forse in un tentativo di fuga durante un rastrellamento. In località Costa Piloni uccidono invece un militare italiano sbandato
Cividale del Friuli (Ud), alle Fosse del Natisone i nazisti fucilano Valetino Menig

16 dicembreCaltanissetta, nell’abitazione di Giuseppe Alessi, si svolge una riunione degli esponenti democristiani della Sicilia che approvano un ordine del giorno presentato da Bernardo Mattarella che ribadisce “la costante e decisa richiesta di un largo decentramento amministrativo e della creazione di un Ente Regione con ampie autonomie nel campo economico ed amministrativo”. Alla riunione prendono parte: Aldisio, Alessi, Tudisco, Amato, Incardona, Benintenti, Melfa, Picardo e Schifano, per Caltanissetta; Mattarella, per Trapani; Correse e Pecoraro, per Palermo; Scifo e Sommartino, per Agrigento; Guerrieri e Floridia, per Ragusa; Tanteri, per Enna; Attilio Salvatore, per Messina; Caristia, Schillirò, La Ferlita, Benedetto Majorana, Milazzo, La Rosa, Mazzullo, Libertini, per Catania. Milazzo e La Rosa, attestati sulla linea cattolico-separatista, abbandonano la riunione in anticipo, per protesta contro la scelta autonomista operata dalla Dc.

Genova, scendono in sciopero gli operai di diverse officine e si portano in massa dal commissario prefettizio al Comune. Le rivendicazioni sono l’aumento dell’indennità di carovita, la gratifica natalizia e la liberazione dei genitori dei giovani che non hanno risposto alla chiamata alle armi. In questi giorni scendono in agitazione anche gli operai di Monfalcone, Porto Marghera, Savona e Firenze.
Palena (Chieti), i tedeschi passano per le armi Nicola ed Antonio Del Bene, catturati nel corso di un rastrellamento. Insieme a loro è ucciso anche il nipote Antonio Del Bene, che per via di un handicap non parlava e camminava a stento. Sulla strada tra Civitella Messer Raimondo e Lama dei Peligni, uccidono invece Domenico Candeloro, mentre sta andando a trovare la famiglia sfollata in località Gallo
Cusano Milanino (Milano), dopo l’uccisione di Piero Angeli, fascista della Breda, eseguita dai Gap, militi della Muti rastrellano il paese. Uccidono l’operaio Abele Merli di 49 anni ed Enrico Pedretti, 40 anni, mentre tenta la fuga

17 dicembreGenova, dopo la fucilazione da parte delle SS di tre operai responsabili di aver aderito allo sciopero, questo si estende ad altre categorie di lavoratori. Lo stato di agitazione si protrae fino al 23 dicembre, estendendosi ad altre località limitrofe.
Casacanditella (Chieti), in Contrada San Marco è uccisa Maria Concetta Carpineta. I compaesani dovono assistere alla scena impotenti, i soldati tedeschi non consentono loro di seppellire la donna. A Pizzoferrato sono uccisi Delia D’Aquilante, Gino Palmieri, Sabbia Maria Fagnilli ed Enrica Palmieri.
Lama dei Peligni (Chieti), “Il 17 dicembre 1943 un gruppo di persone sfollava verso i Comuni della valle opposta il fiume Aventino quando furono sorpresi da militari. Il gruppo era formato da una mamma con i suoi due figlioletti di 4 e 7 anni, il nipote ed altri compaesani. Furono dapprima separati: le donne e i bambini da una parte e gli uomini dall’altra. Il gruppo maschile, adolescenti o poco più, veniva controllato sotto la minaccia delle armi da un militare mentre gli altri a poca distanza, decidevano le sorti della giovane madre e della sua prole e di una ragazza Ficca Rosa, diciottenne. Della ragazza si sentivano le urla mentre invocava l’aiuto del fratello (Ficca Pietro) forse per sottrarsi ad uno stupro. Fu fucilata insieme a Di Iorio Concetta e figli. Unici superstiti di questa famiglia furono il marito di Di Iorio Concetta (Di Masso Giuseppe, ricoverato in quei giorni in ospedale), l’altro figlio (Di Masso Filippo), di 8 anni che per motivi di salute era sfollato già da alcuni giorni con gli zii, nel luogo dove sarebbero stati raggiunti dalla madre e dai fratelli.
I corpi, rinvenuti in una pozza d’acqua e coperti con fogliame, furono sistemati in cassapanche per vestiario, (due per ogni cassa) e seppelliti in un terreno privato, in località Fonterossi poiché non vi erano le condizioni di sicurezza per poter dar loro sepoltura presso il cimitero di Lama Dei Peligni. I ragazzi, Ficca Pietro, Ficca Luigi, Ficca Camillo, Di Masso Filippo (nipote di Di Iorio Concetta) e Salomone Giuseppe invece furono portati con i militari verso Sulmona ma, tra aprile e giugno 1944, attraverso i sentieri del massiccio della Majella, riuscirono a fare ritorno a casa. Questa drammatica esperienza condusse uno di loro, Di Masso Filippo ad arruolarsi nelle fila della Brigata Majella per contribuire alla liberazione dall’occupazione tedesca.
Dai racconti dei testimoni si evidenzia che i militari non fossero tutti tedeschi perché qualcuno si esprimeva in lingua italiana” 
(www.straginazifasciste.it)
Carlino (Ud), durante un rastrellamento nella zona di Marano, condotto da soldati tedeschi e mongoli, sono fucilati a Antonio Corso e Giovanni Zulian

18 dicembreMontesano (Salerno), nel corso di una rivolta durata due giorni, la popolazione occupa gli uffici pubblici distruggendo i documenti riguardanti le tasse e il razionamento, cercando anche di impadronirsi delle armi custodite nella caserma dei carabinieri. La rivolta avvenuta “su probabile istigazione di elementi comunisti”, scrivono i carabinieri nel loro rapporto, si conclude con un bilancio di 8 morti, 10 feriti e 55 arrestati.

Sant’Angelo del Pesco (Isernia), un anziano esattore Aniceto Sciulli di 67 anni, mentre tenta di recarsi verso Gamberale (Chieti), il suo paese d’origine, è intercettato in un’area interdetta al transito dei civili – nei pressi del ponte San Vittorino, sulla strada provinciale Sangrina – e colpito a morte da una pattuglia tedesca

20 dicembreNapoli, gli alleati vietano una manifestazione indetta dai partiti antifascisti. Il divieto verrà revocato il giorno successivo.
Milano, dopo che i gappisti hanno giustiziato il Commissario dei Fasci milanesi Aldo Resega, i fascisti fucilano per rappresaglia all’Arena otto detenuti politici. Gli otto detenuti, completamente estranei all’esecuzione di Resega, sono condannati il 19 dicembre 1943 da Tribunale militare straordinario in quanto “responsabili di omicidi, di rivolta contro i poteri dello Stato, d’incitamento alla strage, detentori di armi e munizioni, di apparecchi radio trasmittenti e di materiale di propaganda comunista”
I fucilati sono: Carmine Capolongo 44 anni, Fedele Cerini manovale 29 anni appartenente alla formazione 5 Giornate operante sul monte San Martino di Varese, Giovanni Cervi 40 anni, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Carlo Mendel partigiano della prima organizzazione gappista di Milano, Giuseppe Ottolenghi 22 anni partigiano della 110° Brigata Beppe, Amedeo Rossin 20 anni partigiano della formazione Gruppo 5 Giornate sul Monte di San Martino di Vallata (Varese).
Giovanni Cervi, laureato nel 1927 in ingegneria industriale al Politecnico di Milano, poi vincitore del concorso di assistente alla cattedra di meccanica dell’Università di Perugia, nel 1935 è costretto a lasciare l’insegnamento per essersi rifiutato di iscriversi al Pnf. Lavora prima all’Ana di Cesano Maderno, poi alle De Kummerlin di Milano ed infine, nel 1940, assunto alla Caproni di Taliedo. Militante di Giustizia e Liberà, organizzatore degli scioperi del marzo 1943, il 25 luglio è eletto capo della Commissione interna. Arrestato dalle SS il 3 novembre
Vercelli, proclamata l’astensione dal lavoro in tutta la Valsesia, appoggiata dai gruppi partigiani che scendono nei paesi per fare comizi volanti ed azioni di attacco a tedeschi e fascisti. Un gruppo del distaccamento Bandiera assalta la caserma dei carabinieri di Andorno Micca, libera gli arrestati, incendia gli incartamenti e si impadronisce delle armi.

Milano, dopo essersi consultato con il senatore Falck, Angelo Tarchi accetta l’incarico di ministro dell’Economia corporativa ed invia a Benito Mussolini un telegramma: “Ho avuto posto di lavoro et combattimento affidatomi dalla vostra fiducia et benevolenza per riorganizzare et nazionalizzare economia corporativa della Repubblica sociale italiana alt. Con gradualità consapevole ma con fermissima decisione mi propongo attuare secondo vostre alte direttive postulati economico – sociali consacrati nella Carta del Lavoro et proclamati prima assemblea partito Verona alt. Perfettamente consapevole responsabilità che mi incombe con assoluta dedizione tengo assicurarvi Duce che ogni mia energia sarà spesa per coadiuvare vostra insonne opera di costruzione che ancora una volta ridonerà all’Italia tradita et martoriata il suo onore, le sue valorose forze armate, il suo disciplinato esercito del lavoro e con la vittoria del Tripartito il suo posto nel mondo alt”.Intanto, con Decreto del Duce n. 853, è costituita la “Confederazione generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti” (C.G.L.T.A.). Tale decreto dispone lo scioglimento e la liquidazione di tutte le Confederazioni esistenti e delle Federazioni di categoria da esse controllate. Saranno sostituite dalla Confederazione generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti che assume la “rappresentanza giuridica” di tutti i lavoratori già rappresentati dalle Confederazioni padronali. “Al capitale, alla proprietà, (…) alle ditte, alle società anonime” non sarà riconosciuta la rappresentanza sindacale. Il dualismo sindacale, cioè i distinti sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro, ha mostrato negli anni, per Mussolini, la sua incapacità a garantire “la collaborazione fra tutti i produttori, fondamento del principio corporativo”. Di ciò, continua la Relazione, si era già da tempo reso conto il duce, deciso ormai a superare ogni compromesso, anche in considerazione della posizione politica assunta dai “maggiori capitalisti”.
Roma, durante un’operazione di polizia le SS, guidate dal collaboratore italiano Federico Scarpato, arrestano Italo Grimaldi, partigiano comunista operante nella zona di Montesacro e Valmelaina. Successivamente sono arrestati altri due partigiani dello stesso gruppo: Riziero Fantini e Antonio Feurra, Tradotti nella prigione di via Tasso, sono torturati e seviziati. Il 30 dicembre, su ordine del Tribunale di guerra tedesco, i tre sono fucilati a Forte Bravetta.Lo stesso giorno i tedeschi, guidati da due italiani, saccheggiano la caserma dei carabinieri della Magliana e arrestano i carabinieri Antonio Pozzi e Raffaele Pinto, unici rimasti in servizio. Tre giorni dopo, sono arrestati da un gruppo di fascisti comandati da Guido Strappafelci. Portati nella sede del Fascio, a palazzo Braschi, sono malmenati e poi consegnati ai tedeschi. Il 31 dicembre, dopo essere stati processati dal Feldgericht, i due carabinieri sono fucilati a Forte Bravetta
Macerata, nel campo di internamento di Sforzacosta, dopo essere stato processato dal Tribunale tedesco di Guerra di Macerata, è fucilato il comandante partigiano Mario Batà. E’ il primo comandante caduto nelle Marche. Prima di morire scrive alla famiglia: “Cari genitori, il vostro Mario, quando riceverete questa lettera, non sarà più nel mondo dei vivi. La così detta giustizia umana ha troncato la sua vita nel mondo dei vivi. Non piangete, non disperatevi, io sarò sempre vicino a voi e vi verrò spesso a trovare. Pensate che non sono morto, ma sono vivo, vivo nel mondo della verità. Mamma, papà, Maria, non addio, arrivederci. La mia anima sta per iniziare una nuova vita nella nuova era. Desidero che la mia stanza rimanga com’è (…) io verrò spesso. Perdonatemi se ho preposto la Patria a voi. Arrivederci Vostro Mario”.
Condove (Torino), durante un rastrellamento i tedeschi uccidono un uomo e feriscono una bambina di 11 anni. Poi fermano venti ostaggi. Quattro civili sono uccisi mentre tentano di fuggire. I partigiani fuggiti in montagna sono raggiunti e catturati in località Frassinere
Barg(Cuneo), partiiani del battaglione garibaldino Pisacane uccidono un ufficiale tedesco (il reggiment Baurat Christopher von Andreae responsabile dell’organizzazione Todt nella zona di Saluzzo) e il suo autista (Pier Paolo Lidonnici, figlio del responsabile del Pfr di Saluzzo) e trova una borsa con due milioni e mezzo di lire. Il mattino successivo scatta la rappresaglia tedesca: i tedeschi uccidono due uomini a Barge che casualmente si trovano sulla strada

20 – 21 dicembreRoma, reparti di polizia italiana, tedeschi al comando del capitano Priebke e uomini del reparto di polizia speciale agli ordini di Pietro Koch irrompono nel complesso che ospita, intorno alla Basilica di Santa Maria Maggiore, il Pontificio Istituto di studi orientali, il Seminario lombardo, l’Istituto Russicum e l’Istituto di archeologia cristiana e arrestano 18 antifascisti fra i quali il dirigente comunista Giovanni Roveda, che lì avevano trovato rifugio e ospitalità. L’intera operazione è coordinata direttamente dal questore Guido Leto. Roveda è condotto prima a Regina Coeli e successivamente a Verona.

21 dicembreCaprarola (Viterbo), due militi della GNR fermano il contadino Nazzareno Cristofori e tentano di sequestrargli del cibo. La sera stessa altri militi della GNR si recano nella casa di Cristofori che si da alla fuga. Scoperto in una stalla vicina, è colpito da una fucilata. Morirà poco dopo nell’ospedale di Caprarola
Borgosesia (Vercelli), “nel dicembre 1943 sono costituiti e già entrati in azione sette distaccamenti partigiani tra Biellese e Valsesia. I partigiani sostengono e in qualche caso promuovono agitazioni operaie nelle fabbriche, soprattutto nel mese di dicembre e in Valle Sessera; a Varallo il 2 dicembre una squadra di 23 partigiani ha attaccato un reparto della MVSN che si era insediata in municipio. Questi fattori provocano, su richiesta del Capo della Provincia Michele Morsero, l’arrivo a Borgosesia del 63° btg M “Tagliamento”, comandato da Merico Zuccari, che inizia una serie di azioni volte a reprimere l’azione partigiana. Il 21 dicembre 1943 avvengono alcuni scontri in seguito ai quali muore il partigiano Angelo Bertone; poche ore dopo viene ucciso perché non ha risposto ad un “altolà!” Renato Guzzon. Muoiono per mano partigiana anche due militi fascisti. In seguito a questi eventi si verificano numerosi arresti, tra cui quello di Virginio Toniol, che, ferito all’addome, viene a lungo trattenuto in municipio, prima di essere trasportato in ospedale, dove spira. Tra il 21 e il 22 dicembre molte persone sospette sono condotte al municipio di Borgosesia, dove si insedia il comando del battaglione fascista; sono interrogati molti dipendenti comunali ed è presente Pietro Ciceri, il locale commissario del partito fascista repubblicano, che risulta decisivo nell’individuazione dei responsabili di attività antifascista. Al mattino del 22 dicembre le dieci vittime sono portate dal municipio all’adiacente piazza Frascotti, contro il muro della chiesa di Sant’Antonio e lì fucilate. La fucilazione avvenne per rappresaglia. I corpi furono lasciati esposti” (Cfr.http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=823).Tra i fucilati, Giuseppe Osella, 38 anni, industriale. Aveva aderito al primo fascismo, tanto che nel 1942 era stato nominato podestà di Varallo Sesia, ma era fondamentalmente di formazione e di tendenze liberali. All’indomani della caduta di Mussolini, Osella collaborò con gli antifascisti e partecipò anche come rappresentante informale del Partito liberale alle prime riunioni clandestine del “Comitato Valsesiano di Resistenza”. Quando Moscatelli, nell’ottobre del ’43, fu arrestato dai carabinieri, riuscì a farlo rilasciare. Fu arrestato nella sua abitazione la sera del 21 dicembre e subì le torture più atroci, essendo considerato il peggior traditore dai fascisti del Btg. Tagliamento. Gli fu intitolata l’82° brigata Garibaldi del Piemonte e gli fu attribuita la Croce di guerra alla memoria
Biella, per rappresaglia sono prelevati alcuni avventori del bar Savona di via Quintino Sella, mentre il gestore, Angelo Cena, è ucciso sul posto. Altri civili sono catturati nei dintorni. Portati all’Hotel Principe, sede del comando tedesco, insieme ai due partigiani catturati nel pomeriggio nei pressi di Pavignano. La mattina successivi sono condotti in piazza San Cassiano e fucilati. Alfredo Baraldo, colpito non mortalmente, sfugge anche al colpo di grazia e riesce a salvarsi. Sono uccisi: Carlo Gardino, di 51 anni, fattorino; Norberto Minarolo, agricoltore; Aurelio Mosca, marinaio in licenza; Pietro Mosca, operaio cardatore; Francesco Sassone, manovale; Basilio Bianco, partigiano ed Ermanno Angiono Pensiero, partigiano

22 dicembreMandela (Roma), durante un rastrellamento sono arrestati alcuni partigiani. Dopo circa un mese sono tutti rilasciati, tranne Riccardo Di Giuseppe che è trasferito nel carcere romano di Regina Coeli, dove viene nuovamente torturato, e poi fucilato a Forte Bravetta. Assieme a lui è fucilato anche Mario Carucci, paracadutista preso prigioniero durante la battaglia di Colle San Marco, nell’ascolano. Il colpo di grazia gli viene sparato da un sottufficiale della PS Vittorio Porcu
Rocca d’Evandro (Ce), in località San Cesario i nazisti passano per le armi due contadini sorpresi, con molta probabilità, in un’area interdetta ai civili
Cossato (Biella), militi del 63° btg M Tagliamento, comandato da Merico Zuccari fucilano per intimidazione Ido Boschetti, 23 anni, operaio e Giovanni Battista Pizzorno, 42 anni, capo filatore
Tollegno (Biella), partigiani del distaccamento Bandiera, in appoggiare e protezione degli operai in sciopero della valle Cervo, ingaggiano un conflitto a fuoco con i tedeschi. Muoiono tre soldati germanici e per rappresaglia i tedeschi fucileranno sette persone a San Cassiano e quattro a Tollegno, oltre ad un altro civile a Campiglia Cervo (Bi). Il giorno dopo a Vallemosso (Bi) sono fucilati altri tre civili. 
Crevacuore (Biella), militi del battaglione Tagliamento, al comando di Merico Zuccari, devastano il magazzino di antiquariato di Romeo Fava Frera e si impossessano di valori e libretti di banca. Dopo averlo trascinato per le vie del paese spinto a scudisciate e calci, lo fucilano sulla soglia del Municipio, accusandolo di essere un ebreo comunista

23 dicembreLiguria, l’agitazione operaia si estende da Genova a Sestri, Vado Ligure, Savona ed alla zona industriale della Val Bormida. Scioperi anche nei cantieri navali di Monfalcone e in Veneto, in diverse officine di Padova e Porto Marghera.
Erba (Como), fucilati per rappresaglia Giancarlo Pucher vicecomandante della Banda autonoma di Ponte Lambro, Giulio Testori e Luigi Giudici. Il Tribunale straordinario di guerra convocato dal questore di Como Pozzoli e presieduto dal tenente colonnello Sallusti li condanna a morte perché ritenuti tra i responsabili dell’uccisione dello squadrista Germano Frigerio
Vallemosso (Vercelli), militi del battaglione Tagliamento, rinforzato da militari tedeschi. I nazifascisti entrano in paese sparando a vista e rastrellando le case: trascinano nella piazza parrocchiale tutti quelli che trovano, tra cui anche alcuni industriali e fucilano tre civili, scelti a caso fra i presenti. Qualche giorno prima in zona si era svolto un imponente sciopero operaio, che aveva coinvolto tutta la valle dello Strona.I nazifascisti mettono devastano e saccheggiano la frazione Crocemosso
Novara, fucilati i civili Gian Franco Balzani, 20 anni; Novello Bianchi, 24 anni e Riccardo Rossi, 24 anni

24 dicembrePalermo, Salvatore Giuliano uccide il tenente dei carabinieri Aristide Gualtiero
Campello sul Clitunno (Perugia), una pattuglia di militi della RSI e soldati della Wehrmacht, accompagnati da tre italiani in borghese, sale ad Agliano a seguito di una delazione, alla ricerca di alcuni ex prigionieri fuggiti dalla Rocca di Spoleto la sera del 13 ottobre (durante un’evasione di massa) e lì riparati. Su indicazione di una donna del posto, non avendo trovato i fuggiaschi, vengono passati per le armi cinque civili indicati come coloro che hanno aiutato gli evasi. Sono fucilati: Campana Girolamo,, 44 anni, possidente; il fiorentino diciottenne sfollato a Campello Francesco Canugi (il ragazzo oltretutto ha gravi problemi di deambulazione); Dominici Olivo, 21 anni, possidente; Bernardino Maltempi, 63 anni, possidente; Petrelli Angelo, 37 anni, barbiere.

25 dicembreCesena, assassinato nella sua abitazione Eugenio Magnani. L’omicidio è compiuto da un milite dell’82a Legione della Milizia di Forlì. Secondo la documentazione fascista l’uccisione è da mettere in relazione con il tentativo di individuare gli autori di alcuni attentati a fascisti avvenuti a Cesena e Forlì nei giorni precedenti il Natale 1943

26 dicembreTorino, il generale Raffaello Operti è destituito dalla carica di comandante del Cln del Piemonte per la sua tattica attendista e gli atteggiamenti anticomuni­sti adottati nella conduzione dei reparti partigiani.

La Lega mussulmana rivendica la costituzione di uno Stato indipendente in India.

27 dicembreSavona, i fascisti fucilano per rappresaglia Cristoforo Astengo, Aurelio Bolognesi, Francesco Calcagno, Arturo Giacosa, Carlo Rebagliati, Aniello Savarese e Renato Vuillermin
“A metà dicembre del ’43 presso alcune fabbriche della provincia di Savona (Ilva, Scarpa-Magnano e Servettaz-Basevi) gli operai sono in stato di agitazione contro il carovita. Le proteste raggiungono massimo rilievo il 21 dicembre. Il lavoro è sospeso anche in Val Bormida (presso le industrie Montecatini e Ferrania e nelle fabbriche di Cengio) e a Vado Ligure. Una commissione di operai dell’Ilva, che intende presentare rivendicazioni economiche al Direttore della fabbrica, il 22 dicembre anziché con il Prefetto Mirabelli deve confrontarsi con Zimmermann. Costui, Comandante delle SS e incaricato speciale del Generale Toussant per le repressioni delle agitazioni operarie, si presenta seguito dalla scorta armata agli operai e intima loro la ripresa del lavoro. Lo sciopero si conclude il 23 dicembre ma la tensione ovunque è altissima. La sera del 23 dicembre, dopo le 21.00, una bomba di grande potenza viene lanciata contro la “Trattoria della Stazione”, in via XX Settembre, luogo abituale di ritrovo di tedeschi e fascisti. L’ordigno provoca 6 morti (di cui un iscritto al PFR) e 13 feriti, fra i quali: 3 iscritti al PFR, un militare tedesco e il famigerato “picchiatore” squadrista Pietro Bonetto, persecutore accanito degli antifascisti savonesi.
Il Capo della Provincia, Prefetto Mirabelli, dispone il coprifuoco dalle ore 19.00 alle 5.30: teatri, cinema e locali pubblici vengono chiusi. Contro il progetto di una “notte di San Bartolomeo”, avanzata dai fascisti, le autorità tedesche scelgono la strada della “punizione esemplare” consistente nell’eliminazione fisica di alcuni fra gli antifascisti più noti e di maggiore autorevolezza.
Nella notte fra il 23 e il 24 dicembre le autorità fasciste di polizia procedono effettuando molti arresti di cittadini sospettati di simpatie antifasciste. Le affianca la Questura di Savona che, in accordo con quella di Genova, fa tradurre dalle carceri genovesi di Marassi a Savona l’avvocato Cristoforo Astengo, esponente del movimento “Giustizia e Libertà”. Intanto, a Finale Ligure, l’avvocato cattolico Renato Vuillermin, mentre sta assistendo alla messa, viene arrestato dagli agenti dell’Ufficio Politico. Nella Federazione del Fascio nel frattempo si tengono concitate riunioni in cui diversi squadristi reclamano anch’essi una punizione esemplare per vendicare la strage del 23. Il mattino del 26 dicembre viene così redatta una lista di 7 antifascisti da deferire al tribunale Militare Straordinario.
Il 27 dicembre, alle ore 4.00, sette prigionieri (Cristoforo Astengo, Aurelio Bolognesi, Francesco Calcagno, Arturo Giacosa, Carlo Rebagliati, Aniello Savarese e Renato Vuillermin) vengono tratti dal carcere di S. Agostino e, in catene, sono trasportati nella caserma della Milizia in Corso Ricci dov’è allestito “in seduta straordinaria” il Tribunale Militare. La sentenza è pronunciata frettolosamente nella Sala del comando della Milizia. I prigionieri non sono né interrogati né imputati di alcun reato. Viene loro comminata la “condanna a morte mediante fucilazione” con “esecuzione immediata”, in quanto “mandanti morali” dell’attentato alla “Trattoria della Stazione”.
Alle ore 6.00 il furgone che ha prelevato i 7 antifascisti dal carcere riparte ora dalla Caserma della Milizia dirigendosi verso la Madonna degli Angeli. Ivi, i condannati sono attesi da un plotone di esecuzione di 40 militi, fra cui figurano 5 allievi ufficiali sotto il comando di Bruno Messa, Capo manipolo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Il Seniore della milizia, Rosario Previdera, ingiuria i condannati e, in segno di disprezzo, li obbliga a voltare la schiena. Ordina quindi il fuoco con la mitragliatrice. Tre militi sparano sui sette condannati. Astengo, Calcagno e Rebagliati sono soltanto feriti. Allora l’ex Brigadiere della P. S. Cardunati, in quei giorni maresciallo della sezione politica, li finisce a revolverate e scarica poi l’arma anche sugli altri quattro, già privi di vita.
L’esecuzione, avendo avuto per obiettivo figure di antifascisti dall’alto profilo civile e politico, produce immediate ripercussioni. Nei giorni immediatamente successivi gli operai di Savona e Vado Ligure proclamano uno sciopero di protesta, accusando apertamente i nazi-fascisti della violenza messa in atto. Alla manifestazione aderiscono anche i primi nuclei organizzativi del “Fronte della Gioventù”, che distribuiscono un comunicato del CLN in cui si dichiara che “il sangue dei Caduti per la Libertà ricadrà sugli assassini”. Nella “Gazzetta di Savona” del 28 dicembre 1943 (n. 25, anno I) si riporta che le vittime sono state 5 e i feriti ammontano a 15. In realtà, pochi giorni dopo l’attentato uno tra i feriti perderà la vita ed uno risulterà invece indenne. Ai funerali Mussolini invia una corona in memoria delle vittime” (Cfr. www.straginazifasciste.it)Bagnolo in Piano (Reggio Emilia), i partigiani giustiziano il segretario comunale Vincenzo Onfiani. Poche ore dopo alcuni gerarchi provinciali (il prefetto Savorgnan, il federale Scolari e l’ufficiale repubblicano Armando Wender) costituitosi in Tribunale Speciale condannano a morte i 7 fratelli Cervi e Quarto Camurri
Ravenna, compaiono dei manifestini che incitano i genitori ad impedire ai figli di aderire ai bandi di reclutamento dell’esercito fascista. Altri manifestini esaltano la figura del comunista Celso Strocchi, trovato cadavere il 12 dicembre in località Strada Canale di Mezzano. La responsabilità dell’assassinio è attribuita agli esponenti della federazione fascista ravennate e ad alcuni uomini della disciolta polizia federale.
Alfonsine (Ravenna), i fascisti ammazzano il mugnaio Antonio Pezzi. (Cfr. http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/esecuzioni%20contro%20fascisti%20o%20spie%20.htm#partigiani%20uccisi)
28 dicembreReggio Emilia, i fascisti fucilano per rappresaglia per l’uccisione del segretario di Bagnolo, i sette fratelli Cervi, organizzatori della resistenza nelle campagne reggiane. Insieme a loro è fucilato anche Quarto Camurri.  La famiglia Cervi rappresenterà nel dopoguerra il simbolo delle sofferenze causate dal conflitto, della lotta contadina, dei valori della società rurale dell’epoca martoriata dalla guerra e del sacrificio dei partigiani (Cfr. http://www.istitutocervi.it/2014/09/16/la-storia-dei-cervi/)

Vallerotonda (Frosinone), in località Collelungo i nazisti massacrano 42 civili. Senza motivo, per puro sadismo, un reparto motorizzato di Alpenjëger tedeschi, incrociando una colonna di profughi, per la maggior parte donne, bambini e vecchi che trascinavano le loro povere masserizie, li mitraglia. Dopo l’esecuzione coprirono i corpi dei morti e dei sopravvissuti sotto la neve e il frascame. Al tramonto gli scampati si districarono dal mucchio delle vittime e raggiunsero la montagna. Del gruppo facevano parte anche alcuni soldati sbandati. Quattro morirono nel massacro, un quinto fu ucciso qualche giorno dopo mentre tentava di raggiungere le linee alleate (Cfr: http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Collelungo%20Vallerotonda%2028-12-1943)
Giovanni Gentile, dalle colonne del Corriere della Sera, invita alla pacificazione nazionale e ad evitare la lotta fratricida.
Pesaro, gli alleati iniziano i bombardamenti sul porto e le principali via di comunicazione
Novara, i nazifascisti fucilano i civili Conti Ernesto, 18 anni; Falcaro Guido, 19 anni; Giovannone Osvaldo, 19 anni; Giudici Giuseppe, 18 anni; Marini Erminio, 19 anni; Matli Bruno, 18 anni; Steffanino Paolo, 20 anni e Vivarelli Guido, 19 anni

29 dicembreRoma, monsignor Angelo Dell’Acqua, addetto alla prima sezione della Segreteria di stato vaticana, rileva in una nota che vi sono “varie persone impiegate in Vaticano o vicine agli ambienti vaticani” che “si interessano fin troppo (in modo oserei dire quasi esagerato) degli ebrei, favorendoli forse con qualche elegante imbroglio”. Il riferimento è alla falsificazione di documenti a favore degli ebrei.
San Michele Salentino (Brindisi), la popolazione insorge al grido di viva il comunismo. L’intervento armato della polizia, che apre il fuoco sui dimostranti, spegne la rivolta. Effettuati 49 arresti.
Frabosa Soprana (Cuneo), in Frazione Balma durante un rastrellamento i nazifascisti fucilano Bernardino Bertolino, 64 anni, calzolaio e Felice Lo Fiego, falegname, 24 anni
Fossano (Cuneo), i nazifascisti fucilano Bertola Carlo Alberto, contadino; Benino Secondo, cantoniere; Griseri Antonio e Somà Pietro Armando. Probabilmente si tratta di una rappresaglia per l’assalto partigiano all’aeroporto di Mondovì

30 dicembreAlgeri, firmato il testo dell’accordo raggiunto da Raimondo Craveri e Vincent Scamporino che stabilisce che l’ORI agisca esclusivamente a favore dell’Oss.
Bologna, i fascisti fucilano al Poligono di tiro i partigiani Amerigo Donatini e Max Emiliani. Originari di Faenza e appartenenti alla banda La Scansi operante nella alte valli del Lamone e del Montone in provincia di Ravenna, ma attiva anche nel bolognese, erano stati catturati dopo uno scontro a fuoco avvenuto nei pressi di Medicina.

Francavilla (Chieti), trucidati per rappresaglia 20 civili e distrutto il paese. In seguito al ritrovamento del cadavere di un soldato tedesco, per rappresaglia vengono trucidati in Contrada S. Cecilia 20 paesani, catturati nelle pochissime case ancora in piedi. I loro cadaveri, per disprezzo, sono gettati in un letamaio
Si insedia il nuovo vertice dell’Eiar. Cesare Rivelli è il nuovo direttore generale, mentre al posto del Presidente è nominato come Commissario straordinario Ezio Maria Gray. Il provvedimento è evidentemente punitivo nei confronti dei due dirigenti dell’Eiar rimasti al loro posto nei 45 giorni del governo Badoglio, e premia invece proprio quel Rivelli che è stato protagonista, attraverso Radio Monaco del risveglio della voce fascista
Bagnolo Piemonte (Cuneo), durante un rastrellamento i nazifascisti passano per le armi 13 civili, tra cui un ragazzo

31 dicembre: seconda terribile rappresaglia a Boves (Cuneo). Boves è il simbolo della prima strage tedesca in Italia dopo l’armistizio: il 19 settembre sono 24 i morti lasciati sul terreno dalla rappresaglia della divisione SS tedesca Leibstandarte Adolf Hitler e 350 le case bruciate. Un secondo eccidio avviene durante il rastrellamento per debellare gli attivissimi gruppi partigiani della zona tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944: un’altra volta il paese bruciato e 59 vittime tra civili e partigiani
Milano, il Tribunale straordinario militare di guerra la condanna a morte Arturo Capettini commerciante 43 anni, dirigente dell’organizzazione clandestina comunista; Gaetano Andreoli artigiano  anni e Cesare Poli rappresentante di commercio 51 anni, entrambi partigiani della 3a GAP. Fucilato anche Sergio Dell’Acqua, criminale comune che nulla aveva a che fare con gli altri. I quattro sono condannati per aver (…) cooperato nella fabbricazione di ordigni esplosivi e nella detenzione degli stessi e di materiale di propaganda comunista, al fine di provocare un movimento insurrezionale armato contro i poteri dello stato”, come si legge nella cronaca del Corriere della Sera nell’edizione pomeridiana del 1-2 gennaio 1944. Il 31 dicembre 1943 sono fucilati nel poligono di tiro della Cagnola. Giacomo Scotti, anch’egli partigiano della a GAP, sarà invece internato in un campo di concentramento dove morirà. Nell’operazione è arrestato anche Cesare Capettini, fratello di Arturo e renintente alla leva, deportato a Mauthusen dove morirà.

Fine dicembreRoma,  Giuseppe Albano, detto il Gobbo del Quarticciolo, insieme a Fe­lice Napoli, organizza un gruppo armato operante nella zona sud est di Roma. Negli stessi giorni si incontrano Umberto Bianchi, leader della cosiddetta Unione socialista-comunista romana e Eugenio Boggiano Pico, consulente politico e giu­ridico del fantomatico Comando della città aperta di Roma.

Data imprecisataStazione di Quadri (Chieti), Francesco D’Amico, detto U renghine, è ucciso dai tedeschi mentre attraversa la ferrovia. E’ lo stesso luogo in cui, il 27 novembre, è assassinato nelle medesime circostanze Vincenzo D’Amico. La causa dell’omicidio è da ricercare nell’ossessivo controllo attuato dai tedeschi perché nessuno entrasse o uscisse da Quadri, paese che subì la pressoché totale distruzione a causa della tattica della terra bruciata
Volturara Appula (Foggia), un civile è ucciso per non essersi prestato a fornire ragazze ai militari tedeschi e un tenente di fanteria subisce la stesa sorte per aver tentato di salvarlo

Nel corso dell’anno
Bologna
“alla fine del 1943 le industrie meccaniche bolognesi hanno convertito la maggior parte della loro produzioni per usi bellici. La Calzoni fa apparecchi idrodinamici per i comandi della marina e dell’aeronautica e carri armati per l’esercito. La Sabiem fa serie complete di parti per obici, la Sasib affusti di cannone e bossoli. Inoltre fa revisione di motori d’aereo nella sezione Avio, distaccata a Meldola (FO).
L’ACMA fa parti di siluri, di motori per aviazione e di armi. La B.B. fabbrica candele, l’ALMA le rigenera. La Weber produrrà al 90% carburatori per l’esercito tedesco. A Casaralta si costruiscono veicoli ferroviari di ogni tipo, alla GD parti della mitragliera Breda, alla Cevolani parti di armi e di motori aerei.
La Ducati, oltre che stazioni e apparecchi radio per l’esercito, produrrà per i tedeschi pompe per motori, condensatori, apparecchi ottici, parti di armi e motori di aerei. Nella sede distaccata di Crespellano saranno costruiti pezzi di ricambio per i micidiali caccia Stukas.
La ditta Baschieri e Pellagri di Marano, nota come la polveriera di Castenaso, è specializzata nel caricamento dei proiettili, attività di riuso dei residuati bellici. Ha circa 600 addetti alla fine del 1943, quando viene sfollata a Farneto.
Altre officine impegnate nella produzione bellica sono la Buini & Grandi, che fa impianti per aeroporti, la Filotecnica (orizzonti artificiali), Babini (cerniere metalliche), Cevolani (ricambi), FIM (radiatori), SIAP (strumenti di assistenza al volo).
La Minganti produce fresatrici per carter motori, mentre Morini fa bilancieri per valvole. Nelle fabbriche impegnate nella produzione militare l’occupazione si espanderà soprattutto durante i primi anni del conflitto: ad esempio la Curtisa raggiungerà i 400 dipendenti, la Minganti da 600 persone nel 1938 passerà a 1.550 nel 1941, la Calzoni impiegherà fino a 1.600 operai in turni continui.
A seguito dei bombardamenti aerei dell’autunno 1943 molti stabilimenti trasferiranno i macchinari in casolari di campagna, ma anche in palazzi storici del centro” 
(da https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1943/industrie_di_guerra).