Gennaio: costituita la Commissione permanente per la difesa dello Stato.
1 gennaio: Torino, il Grande Oriente Simbolico d’Italia proclama i “Cinque Punti della Fratellanza” Castellammare del Golfo (Trapani), rivolta popolare contro la leva militare.
“Il Giornale Officiale della Sicilia del 5 gennaio del 1862 riporta la notizia dei fatti di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani in modo scarno: “Sei dei colpevoli, presi con le armi alle mani e in atto di far fuoco contro le truppe , furono trucidati: tre di costoro non vollero palesare il loro nome, uno fu un triste prete imbrancatosi fra quella sanguinosa ribaldaglia”. L’organo ufficiale dello Stato aveva, sicuramente, occultato una verità atroce, orrenda. Il primo di gennaio del 1862 era stata organizzata una ribellione contro la Monarchia sabauda. Repubblicani, borbonici, tartassati, anarchici, renitenti alla leva, uniti e armati, con bandiere rosse repubblicane, con simboli borbonici, contro i liberali del luogo. Vi fu mattanza. Morti da una parte e dall’altra, ma quei morti si volatilizzarono, nessuno seppe quanti furono, forse si involarono istantaneamente in paradiso. Una rivolta possente, forse 500-600 giovani armati contro i liberali del luogo, servi del potere centrale torinese. Apprendiamo dal documentatissimo libro di Francesco Bianco” Castellammare del Golfo, 1° gennaio 1862 “che forse l’organizzatore della rivolta fosse Francesco Mistretta Domina, coadiuvato da Andrea De Blasi, entrambi borbonici. A loro si è unito Pasquale Turriciano, renitente alla leva, ritenuto Brigante dai piemontesi. Il primo di gennaio del 1862, 500 uomini entrarono in Castellammare del Golfo, si sparsero per la città a caccia dei “Cutrara” , ossia del Galantuomini liberali che detenevano il potere. I rivoltosi, verso le 15.00 entrarono nella casa di Bartolomeo Asaro. Furono uccisi il proprietario della casa che aveva 49 anni, la di lui moglie Francesca Borruso di anni 26…” Francesco Borruso e il genero Girolamo Asaro- scrive Francesco Bianco- uscirono armati dalla casa ma vedendo che neanche le forze dell’ordine erano in grado di fronteggiare la sommossa, tentarono di rientrare in casa. La cosa riuscì ad Asaro benché ferito ad un braccio, ma non a Borruso, il quale si rifugiò nella casa terranea di Giuseppe Garofalo. Lì viene scovato ed ucciso a pugnalate e a colpi di arma da fuoco (…)” (cfr. http://briganti.info/)
2 gennaio: Bologna, sequestrato il giornale L’Eco per sobillazione dell’ordine pubblico. Arrestato il gerente per la recidività del giornale
Il vicario capitolare di Arezzo, canonico Giuseppe Rosati, sospende a divinis quattordici sacerdoti indicati dal giornale il Contemporaneo come appartenenti al Comitato del clero liberale
Castellamare del Golfo, che non ha comunicazioni interne dirette con Palermo, è in mano ai rivoltosi. Il luogotenente Pettinengo riceve informazioni parziali dal sottoprefetto di Alcamo e fa partire la corvetta Arditacon 300 bersaglieri, ed ordina ad un battaglione di milizia di marciare da Calatafimi su Castellamare
Napoli, il generale La Marmora insedia il Municipio a palazzo San Giacomo
3 gennaio: con una circolare inviata agli ambasciatori italiani, il presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Bettino Ricasoli chiede una politica ferma, ma non provocante, del governo e del Parlamento, rivendicando i diritti dell’Italia su Roma e Venezia
La corvetta Ardita arriva all’alba davanti a Castellamare del Golfo, accolta a cannonate. I bersaglieri attaccano alla baionetta le barricate e disperdono i rivoltosi, dieci dei quali, fra cui un prete, presi con le armi alla mano, sono fucilati sulla piazza, e 27 sono imbarcati e tradotti a Palermo. La rivolta è completamente sedata.
4 gennaio, Torino, esce il primo numero del giornale Il Mediatore. Diretto da padre Passaglia, si pone l’obiettivo di favorire la conciliazione fra l’Italia e il Papato
Auletta (Sa), dopo un lungo combattimento, le truppe regolari distruggono una grossa banda di briganti
5 gennaio: aperta la strada ferrata da Torre Berretti a Pavia
Reggio Calabria, numerosi arresti per sospetto di cospirazione borbonica
7 gennaio: Ansedonia (Gr), il completamento della linea ferroviaria attira un numero elevato di manodopera: circa 500 lavoranti protestano, nel giorno di paga, perché non viene consegnata loro la somma pattuita per il lavoro. Armati di spranghe di ferro e bastoni iniziano ad inveire contro amministratori e sorveglianti, quindi la protesta sfocia in una fitta sassaiola fino a che i carabinieri di Orbetello non riportano l’ordine. Nei giorni seguenti 11 di loro saranno arrestati
10 gennaio: Caprera, Garibaldi scrive al Comitato per Roma e Venezia: «Io non accetto la presidenza del nuovo comitato. Aspetterò l’elezione della nuova assemblea, – e se gl’individui che comporranno il nuovo comitato eletto da essa mi sembreranno i più idonei alla meta che ci prefiggiamo tutti, io ne accetterò la presidenza (se mi verrà offerta) – diversamente no. Desidero però che per ora le cose restino come sono»
11 gennaio: Carlo Pepoli è il nuovo sindaco di Bologna
Napoli, sequestrato il giornale La Democrazia per un articolo di Giuseppe Ferrari in risposta ad una richiesta degli operai napoletani ai deputati della Sinistra
13 gennaio: approvata una legge di riforma delle “case di pena”, per renderle più umane
17 gennaio: corsa di prova sul tronco ferroviario Bologna-Ferrara. La ferrovia entrerà in funzione il 26 gennaio
18 gennaio: Torino, Urbano Rattazzi denuncia in un discorso alla Camera, lo scandalo della politica personale del sovrano
Il ministro per la Marina firma la concessione alla ditta Bolla e C. dei lavori per l’arsenale di La Spezia
L’ex re Francesco II fa arrivare al card. Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, 800 scudi per i poveri di Torre del Greco. Il comune rifiuterà l’obolo.
Roma, i papisti, per la festa della cattedra di San Pietro, fanno una dimostrazione a favorevole del papa, i liberali inondano Roma di bandiere tricolori e scritte anti temporaliste
19 gennaio: Palermo, inizia ad operare la Cassa di Risparmio
20 gennaio: Venezia, l’imperatore Francesco Giuseppe, dopo una lunga visita alle istallazioni militari di Verona e Peschiera e aver assistito a manovre militari, riparte per Vienna. L’imperatore, in Italia ormai da 20 giorni, ha voluto verificare anche la difendibilità di Venezia
21 gennaio: la Camera, dopo due giorni di discussione, con 138 favorevoli e 78 contrari vota l’applicazione di una tassa del 10 per cento sui prezzi di trasporto dei viaggiatori e dei bagagli su tutte le ferrovie del regno
Trieste, perquisizione e sequestro di carteggi nell’ufficio del giornale II Tempo
Il gerente della Voce del Popolo di Ravenna, è condannato a sei mesi di carcere e mille lire di multa per offese al Consiglio di leva
Livorno, arrestato monsignor Carli, vescovo in partibus. Sarà condannato a 50 giorni di carcere dal tribunale di Pistoia per le sue invettive anti italiane
22 gennaio: Torre Annunziata (Na), manifestazione popolare contro la Giunta municipale per protestare contro i dazi
25 gennaio: Torino, rinviato a giudizio per corruzione il comm. Boschi, già segretario generale per i Lavori pubblici. E’ accusato di avere incassato 150 mila lire dall’appaltatore Gianoli, per favorire la concessione dei lavori per la costruzione della ferrovia Mortara – Vercelli
26 gennaio: inaugurata a tratta ferroviaria Bologna-Ferrara. Pontelagoscuro, sulla riva del Po, sarà raggiunta il 15 aprile successivo
29 gennaio: inaugurata la ferrovia da Roma a Ceprano
Palermo, si insedia il nuovo prefetto Torelli, trasferito da Bergamo
4 febbraio: Monza, dimostrazione operaia per la crisi che ha portato alla chiusura di alcuni complessi industriali
6 febbraio: Torino esce il primo numero de La Stampa (da non confondere con quella ancor oggi in edicola ndr) diretta da Ruggero Bonghi
9 febbraio: Malta, per l’anniversario del naufragio di San Paolo sulle coste dell’isola, i cattolici e borbonici fanno una dimostrazione ostile al console italiano, Slyte; invadono la casa del deputato Nicola Fabrizi e insultano il governo italiano
L’avv. Giovanni Antona Traversi manda al sindaco di Torre del Greco, 800 Ducati come compenso di altrettanti mandati da Francesco II e da Torre del Greco rifiutati
Dimostrazioni per Roma capitale a Milano, Genova e Livorno. A Milano in Duomo predica patriottica, di padre Pantaleo, salito con una scala sul pulpito chiuso. Dimostrazioni anche a Modena, Ravenna, Napoli, Salerno, Brescia, Gallarate, a Lodi
10 febbraio: Sondrio, dimostrazione per Roma capitale. Dimostrazioni anche a Palermo, Cremona, Lecco e Pontremoli
Palermo, protesta in Municipio di coristi e orchestrali per la chiusura del teatro
11 febbraio: dimostrazioni per Roma capitale a Pavia e Morbegno
Genova, Garibaldi è eletto presidente della società emancipatrice italiana
Messina, dimostrazione di studenti contro la legge Casati e per l’apertura dei concorsi alle cattedre universitarie vacanti
12 febbraio: Bologna, dimostrazione degli studenti per Roma capitale. Dimostrazione anche all’Aquila
13 febbraio: iniziano i lavori per la costruzione del tronco ferroviario Bergamo-Lecco
16 febbraio: Chiavenna (So), nasce la Società Democratica degli Operai Chiavennesi, da un gruppo di trentasei soci, primo firmatario Carlo Pedretti
Milano, esce L’Alleanza. Il giornale sostiene l’alleanza dei popoli per la loro libertà e la loro indipendenza
Palermo, fondata la Cassa di risparmio per le provincie siciliane
18 febbraio: Trieste, arrestato Antonio Antonaz, direttore del Tempo
19 febbraio: Palermo, serrata dei proprietari di carrozze da nolo e sciopero dei cocchieri, per protesta contro l’aumento della tassa sulle carrozze
20 febbraio: Torino, Costantino Nigra rinuncia al grado di gran Maestro della Massoneria Italiana
Mazzini invia «All’Imperatore dei francesi» un documento in cui si rivendica Roma all’Italia. Contemporaneamente Mazzini fa circolare una petizione di «protesta del popolo italiano contro l’occupazione francese a Roma». Garibaldi è il primo firmatario
25 febbraio: Caprera, Garibaldi, scrive al direttorio del Movimento di fratellanza tedesco: «Fratelli della Germania! Noi accogliamo con l’anima la vostra parola d’amore, e di comunanza di causa. Sì! sono infranti per sempre gli odi secolari che dividevano il vostro nobile paese dall’Italia! Noi marceremo accanto a voi sulla via umanitaria delle Nazioni, e vi daremo l’amplesso fraterno sul campo di battaglia della libertà !..»
28 febbraio: fine del governo guidato da Bettino Ricasoli
Marzo: firmato da un gruppo di 19 deputati, tra cui Cairoli, un memorandum nel quale vengono proposte varie riforme di stampo democratico.
Fondato a Genova, da Fortunata Bottaro, il mensile cattolico La Donna e la Famiglia
3 marzo: Urbano Rattazzi forma il nuovo governo, con l’appoggio della sinistra
Siracusa, scoperto fra soldati napoletani del reggimento di fanteria un complotto a favore dei Borboni. Eseguiti nella caserma perquisizioni ed arresti
4 marzo: nel bosco di Palicaro nella valle del fiume Bradano (tra Puglia e Basilicata) la 17a compagnia del Regio Esercito, affronta e disperde la banda del brigante Carmine Crocco (detto Donatelli)
5 marzo: approvata la legge che regolamenta l’attività delle Poste
6 marzo: in una cascina sulle pendici di Monte Rocara (Ascoli) è catturato il brigante Gioacchino Monti
9 marzo: l’imperatore Francesco Giuseppe arriva a Venezia
Minervino Murge, i briganti guidati da Carmine Crocco (detto Donatelli) uccidono dieci militi della guardia nazionale
10 marzo: Roma, proseguono da alcuni giorni gli arresti di patrioti. Ultimo, in ordine di tempo, è Augusto Gulmanelli, incisore in cammei
14 marzo: Venezia, su un vapore militare, l’imperatore Francesco Giuseppe – da alcuni giorni in città – visita le fortificazioni di Chioggia e di Brondolo
15 marzo: Pesaro, monsignor Fratellini, vescovo di Fossombrone, per le ingiurie espresse nella sua risposta alla circolare del ministro dei Culti, è condannato dalla corte d’Assise di Pesaro a tre mesi di detenzione e 500 lire di multa
16 marzo: assegnate al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio le competenze sulle Casse di risparmio, i Monti frumentari ed i Monti di pietà e le competenze sui demani
Casal Trinità (Fg), la popolazione tenta di opporsi alla fucilazione di due briganti. Il giorno successivo si costituiscono 34 briganti
18 marzo: Torino, la loggia massonica Dante Alighieri delibera il distacco dal Grande Oriente di Torino, a causa dei brogli effettuati per la nomina a Gran Maestro di Filippo Cordova, e aderisce al Grande Oriente d’Italia, di rito scozzese. Gran Maestro è eletto Giuseppe Garibaldi
21 marzo: i deputati Bixio, Miceli e Sineo, delegati di una riunione di 41 colleghi della sinistra, chiedono a Rattazzi che Garibaldi venga mandato a Napoli con pieni poteri
Garibaldi arriva a Milano, accolta da una grande manifestazione popolare
23 marzo: fissato il valore aureo della lira
27 marzo: sciolto il Corpo volontari italiani, ovvero le forze garibaldine. Qualche giorno dopo sarà legittimato l’assorbimento degli ufficiali garibaldini nell’esercito regio
Fucilato a S. Maria in Vico (Ce), il capo brigante Gennaro di Lucia, compagno del capo banda La Gala
31 marzo: Parma, Garibaldi interviene al Teatro San Giovanni, al convegno della Società operaia e pronuncia vibrante discorsoe respinge alcune grida di “viva la repubblica!” dichiarandosi fedele alla monarchia sabauda.
Roma, decreto del ministero pontificio dei Lavori Pubblici che riordina l’azienda della bonifica dei terreni pontini
Scontri a fuoco tra bande di briganti e reparti dell’esercito nei pressi di Ascoli Piceno e a Poggio Orsini (Bari)
Aprile: Casalecchio di Reno (BO), nasce la Società di mutuo soccorso fra i lavoranti della Filatura Canapa dell’opificio della Canonica.
Il municipio istituisce una Commissione per lo studio delle modalità di sviluppo industriale di Torino
1 aprile: le truppe del generale Franzini si scontrano in contrada Montuccio (Av) con una grossa banda di briganti: 11 sono uccisi nello scontro e 3 fucilati successivamente
3 aprile: Livorno, dimostrazione di donne e ragazzi davanti alla prefettura per chiedere l’abbassamento del prezzo del pane. Le proteste continuano anche nei giorni successivi
5 aprile: Cremona, parlando alla folla Garibaldi chiede di aiutare i viennesi colpiti dall’inondazione del Danubio
La banda del brigante Crocco subisce una dura battuta d’arresto, in una serie di scontri fra Lavello e Cerignola, da un reparto di soldati ungheresi arrivati in rinforzo al Regio Esercito
6 aprile: i francesi arrestano nei pressi di Palestrina 35 briganti. Arrestati anche come fiancheggiatori, un prete ed altre due persone arrivate da Roma con armi e danaro per i briganti.Lo stesso giorno ci sono duri scontri tra un reparto dell’esercito italiano e una grossa banda a Luco (L’Aquila)
Marsala, catturati e fucilati tre protagonisti della rivolta di Castellamare. Erano stati condannati a morte in contumacia
8 aprile: Lucera (Fg), scontro a fuoco tra esercito e una grossa banda di briganti
Garibaldi arriva a Pavia, dove è acclamato dalla popolazione
Torre Fiorentini (Puglia), 200 briganti sono prima circondati da un plotone di cavalleggeri Montebello e, successivamente, dispersi
10 aprile: Milano, iniziano i lavori per il il taglio del bastione fra porta Magenta e porta Ticinese per creare l’accesso al Macello
I francesi in sequestrano a Paliano (Frosinone) una notevole quantità di cartucce e tromboni (fucili) nella casa di un certo Camillo Ruega, complice dei briganti.
A Ceprano (Frosinone), in località Muto, sequestrano, nell’abitazione dei fratelli Carbone contadini complici dei briganti, 470 uniformi militari in dotazione all’esercito italiano e francese
Garibaldi, dopo aver visitato i reduci garibaldini, lascia Pavia per Crema
11 aprile: Londra, alla Camera dei Comuni lord Bowyer denuncia le crudeltà usate dalle truppe italiane nelle provincie napoletane per reprimere il brigantaggio
13 aprile: approvato un decreto che ampia i poteri esecutivi del prefetto
Dopo aver visitato diversi centri della provincia, Garibaldi arriva a Brescia e arringa la folla dal balcone dell’Hotel Italia
15 aprile: aperto il tronco ferroviario Ferrara – Pontelagoscuro
La commissione esecutiva dell’Associazione emancipatrice italiana di Genova, invia alle Associazioni Democratiche italiane una circolare (firmata da Alberto Mario, Antonio Mosto e G. B. Cuneo) contro un progetto di legge restrittivo del diritto, che il governo sta elaborando
18 aprile: il ministro guardasigilli Conforti invia ai magistrati una circolare per richiamare l’attenzione sull’attività politica del clero
21 aprile: prima corsa di prova sulla ferrovia fra Milano e Pavia
28 aprile: Milano, perquisiti l’ospedale militare di Sant’Ambrogio e il Monastero Maggiore, Eseguiti anche vari arresti per un presunto complotto per far disertare militari italiani
29 aprile: aperte le strade dei passi del Gottardo e dello Spluga
30 aprile: la corte d’Assise di Macerata condanna il parroco Ferri a 10 anni di lavori forzati per falsificazione di certificati allo scopo di sottrarre cittadini alla coscrizione militare
Garibaldi visita le cittadine sulle rive del lago di Garda
Maggio: fondata l’organizzazione mazziniana Falange Sacra
Napoleone III propone al papa una proposta di accordo con l’Italia
5 maggio: Istituito il servizio postale nazionale: garantire le comunicazioni tra i cittadini, preservandone l’inviolabilità, fu una questione prioritaria tra quelle affrontate all’indomani della nascita dello Stato unitario. L’istituzione del servizio postale introdusse per la prima volta nella vita degli italiani il concetto di “servizio pubblico”.Mentre il primo parlamento dell’Italia unita iniziava a mettere mano all’assetto amministrativo del paese, partendo dalla proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia (atto costitutivo del Regno d’Italia, 17 marzo 1861), Cavour incaricò il direttore delle Poste del Regno sardo, conte Giovanni Battista Barbavara di Gravellona, di riorganizzare la rete nazionale postale.
Il primo passo fu di legare il settore della comunicazione a quello dei mezzi di trasporto, inserendo tra le competenze del Ministero dei Lavori Pubblici la gestione dei servizi delle poste, dei procacci e dei telegrafi, unitamente a quella delle ferrovie, indispensabile mezzo di smistamento della corrispondenza in luogo delle vecchie carrozze a cavalli.
Nella primavera dell’anno successivo giunse a compimento l’iter legislativo: il 5 maggio 1862 il Parlamento approvò la legge n° 604 che istituiva il servizio nazionale delle Regie Poste. Il provvedimento era costituito dai seguenti punti cardine: l’affermazione del concetto di servizio pubblico; la creazione del monopolio statale attraverso l’abolizione di tutte le concessioni private; la tutela della privacy della corrispondenza; l’introduzione di una tariffa unica mediante l’utilizzo del francobollo.
Sul piano amministrativo, la legge istituiva una Direzione generale da cui dipendevano 18 direzioni compartimentali e 2.383 direzioni locali. Lo sviluppo della rete ferroviaria aumentò il traffico della corrispondenza, rendendolo più sicuro e rapido. Ciò favorì anche le transazioni economiche a grandi distanze, che in quel periodo trovarono un efficace strumento nel vaglia postale, utilizzato soprattutto dai numerosi emigranti che così potevano offrire un sostegno economico alle rispettive famiglie rimaste in Italia.
Nel 1874 iniziarono a circolare le cartoline (inventate nel 1869 dall’austriaco Hermann Emmanuel), al costo di dieci centesimi, impresse con l’effigie di Vittorio Emanuele II e che ritraevano monumenti celebri come il Vittoriano e il Colosseo, accanto a scene di vita quotidiana. Due anni dopo le Poste iniziarono a fare concorrenza agli istituti bancari, dando vita alle casse di risparmio ed emettendo i libretti di risparmio, che garantivano un forma di deposito finanziario più sicura.
L’invenzione del telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi, nel 1896, rivoluzionò il modo di comunicare sul territorio nazionale e con l’estero, al punto che tre anni dopo si pensò di istituire un ministero ad hoc: il Ministero delle Poste e Telegrafi. Da qui cominciò una storia diversa che vide le Poste accompagnare gli Italiani nelle trasformazioni tecnologiche e sociali del XX secolo. Ad esempio, per il lancio del segnale televisivo della RAI nel 1954, la cui trasmissione fu possibile grazie ai ponti radio della rete postale.
Gli anni Novanta segnarono la trasformazione in ente pubblico economico con il nome di Poste Italiane, diventando poi una Società per Azioni nel 1998. (http://www.mondi.it/almanacco/voce/732001)
14 – 15 maggio: arrestati a Sarnico, nel bergamasco, molti garibaldini, tra cui Francesco Nullo, intenzionati a provocare insurrezioni nei domini austriaci, e in particolare nel Veneto. Sciolte le forze garibaldine.
19 maggio: Garibaldi invia alle associazioni democratiche un messaggio per invitarle ad accelerare i tempi dell’azione
28 maggio: si organizza una concentrazione delle forze garibaldine a Palermo
15 giugno: Garibaldi lancia, da Belgirate (Novara), un nuovo proclama alle associazioni democratiche. E’ un invito ad accelerare i tempi dell’azione
21 giugno: Garibaldi lascia Genova, in nave, diretto a Palermo, dove sbarca tre giorni dopo e organizza una spedizione per conquistare Roma
Luglio: approvata la legge sull’unificazione monetaria.Sospesa la pubblicazione del giornale Unità Italiana
6 luglio: approvata la legge n.680, che stabilita la formazione di camere di commercio in ogni capoluogo di provincia
7 luglio: Cremona, scioperano muratori, filatrici e altre categorie. In città i disordini si susseguono per vari giorni. Numerosissimi gli arresti.
12 luglio: approvata la legge per l’unificazione del sistema monetario nazionale: la lira italiana è l’unità monetaria di tutto il Regno; si adotta il bimetallismo con rapporto fisso oro/argento secondo il sistema francese
17 luglio: istituite su tutto il territorio nazionale le Direzioni del demanio e delle tasse, strutture periferiche del Ministero delle finanze
19 luglio: introdotto il divieto di cumulo degli stipendi e delle pensioni.
Garibaldi lancia da Marsala (Trapani) il proclama “Roma o morte”
31 luglio: Villalfonsina (Chieti), un gruppo di 200 briganti assale la sede della Guardia nazionale
Luglio – agosto: costituita a Torino la Società per le strade ferrate meridionali, dopo l’approvazione della convenzione fra il Governo e una cordata italiana di banchieri e uomini d’affari guidata dall’ex Ministro delle Finanze Pietro Bastogi (nel gruppo hanno in realtà un peso importante capitali francesi e inglesi); un’inchiesta parlamentare (maggio 1864) porterà in seguito alla luce retroscena collusivi tra politici e banchieri e accuse di affarismo e corruzione per Bastogi
Agosto: affidata la repressione del brigantaggio ai tribunali militari
3 agosto: il re emana un proclama nel quale parla di “colpevoli impazienze” e di “improvvise agitazioni”, sconfessando così l’operato dei garibaldini. Approvata la legge n.753 che regolamenta il settore della beneficenza e delle Opere pie
9 agosto: approvata la legge per l’unificazione del sistema fiscale nazionale; il disavanzo del bilancio prospetta l’introduzione dell’imposta sulla ricchezza mobile (dal 1864) e l’alienazione di parte dei beni demaniali (dal 1864) e di quelli ecclesiastici (dal 1867)
10 agosto: proclamato lo stato d’assedio in tutta la Sicilia e sciolte le varie associazioni democratiche.
Approvata una legge che prevede l’assegnazione in enfiteusi dei beni ecclesiastici in Sicilia
12 agosto: il generale Efisio Cugia assume la guida politica della Sicilia
14 agosto: istituita con la legge n.800 la Corte dei conti del Regno d’Italia, la prima magistratura con giurisdizione sull’intero territorio nazionale
15 agosto: il generale Alfonso La Marmora assume la guida politica del Mezzogiorno
20 agosto: Garibaldi, alla guida dei volontari, occupa Catania.
Nella provincia di Napoli viene proclamato lo stato d’assedio. Arrestati 500 camorristi.
Sciolta dal governo l’Associazione emancipatrice italiana assieme a varie altre associazioni democratiche.
Il Senato approva la legge per l’unificazione monetaria del regno, con 68 voti favorevoli e 2 contrari.
Il generale Efisio Cugia, prefetto di Palermo, proclama lo stato d’assedio
22 agosto: fondato a Napoli il giornale democratico Roma, diretto dal garibaldino Pietro Sterbini.
Approvata una legge che consente la devoluzione al demanio statale dei beni immobili della Cassa ecclesiastica
24 agosto: approvata la legge n.788 per l’unificazione monetaria del regno e creata la lira italiana.
Garibaldi lancia un appello nel quale accusa il ministero di fomentare la guerra civile
25 agosto: Garibaldi con 2.000 volontari sbarca presso Melito (Calabria).
Approvata la legge per la costruzione di un canale di irrigazione di derivazione dal Po, il Canale Cavour
26 agosto: diventa esecutiva la convenzione stipulata dal governo con Bastogi, per la costruzione di alcune linee ferroviarie, in sostituzione di quella conclusa con i francesi in giugno ma respinta dalla commissione, formata dai deputati Ambrogio Trezzi e Guido Susani
29 agosto: scontro sull’Aspromonte tra Garibaldi e l’esercito italiano che vuole impedirgli di arrivare a Roma. Garibaldi ferito viene trasportato a Varignano presso La Spezia, dove è raggiunto da Laura Solera Mantegazza e Adelaide Cairoli, che lo seguiranno anche nel successivo ricovero a Pisa
30 agosto: approvata la legge n.753, che riordina in maniera organica il settore ospedaliero
18 settembre: Torino, nasce la Società italiana per le strade ferrate meridionali
27 settembre: decretata un’amnistia per i garibaldini catturati sull’Aspromonte
1 settembre: Palermo, “congiura dei pugnalatori”, pugnalate da ignoti 13 persone, una di queste poi muore.Si insedia ufficialmente la Corte dei Conti
Ottobre: Parma, moti popolari in località Trecasali. Nei mesi precedenti il prefetto aveva sciolto la società Emancipatrice
5 ottobre: approvata un’amnistia per coloro che erano stati coinvolti nelle sommosse di agosto
Londra, grande manifestazione popolare a sostegno di Garibaldi
Arrestato il duca di Parma
11 ottobre: approvata la legge sulla disponibilità, aspettative e congedi dei dipendenti pubblici
Novembre: Firenze, fondata da Adriano Salani la casa editrice Salani
29 novembre: Roma, fine del governo di Urbano Rattazzi
Dicembre: fondata la Rivista nazionale di diritto amministrativo, economia politica e statistica, diretta da Alessandro Gicca
8 dicembre: mentre il Vesuvio ha un’intensa attività, un maremoto distrugge Torre del Greco.
Roma, Luigi Farini forma il governo
16 dicembre: Roma, la Camera riunita in seduta segreta istituisce una Commissione d’inchiesta sul brigantaggio, voluta dalla sinistra
17 dicembre: Roma, approvata una nuova legge sulla stampa
DURANTE L’ANNO
Secondo il primo censimento voluto dal ministero dell’Agricoltura industria e commercio, le Associazioni di Mutuo Soccorso sono 443 con 111.608 soci. Di esse solo il 15% sono nate prima del 1848; il 38% fra il 1848 e il 1860 (di cui il 70% in Piemonte) e il 47% nei soli due anni fra l’unificazione e la redazione dal censimento. Una conferma della recentissima espansione organizzativa si ha guardando alla data di fondazione delle società esistenti al 1862: solo il 14,9% risultano fondate prima del 1848, il 37,9% fra il ‘48 e il ‘60 (e fra queste, le piemontesi sono il 70% del totale) e il 47,2% dopo il 1860
“(…) Sulla tipologia socio-economica della base sociale non esistono dati statistici complessivi. In questo caso, non si tratta però tanto di una disattenzione dei rilevatori, quanto di una difficoltà effettiva, derivante dal fatto che le società generali-territoriali, che costituivano la grande maggioranza, avevano una base sociale realmente abbastanza differenziata, e soprattutto anche abbastanza variabile nel tempo. L’analisi è naturalmente più facile per le società professionali: dai dati disponibili nei censimenti, si ricava che si trattava di categorie che solo parzialmente e comunque in senso molto lato si potrebbero definire operaie. In realtà, se si eccettuano le SMS di fabbrica (che peraltro probabilmente tendevano a sfuggire alle rilevazioni statistiche, e che comunque per vari requisiti particolari – obbligatorietà d’iscrizione, versamento delle multe, amministrazione e direzione vincolate a forme di controllo dei proprietari – spesso non rientravano appieno nel modello «classico» del mutualismo), il mutualismo era un fenomeno che interessava una base sociale molto più larga di quella propriamente operaia. Dagli studi disponibili, risulta che spesso le società generali e territoriali (che pure spesso portavano nel loro titolo la qualifica di Società operaia) avevano probabilmente una base sociale diversificata, con larga presenza di categorie non operaie. Questo è un dato che non stupisce per l’Italia, paese in cui non solo la nascita di una industria moderna è fenomeno relativamente tardivo; ma in cui soprattutto la peculiare presenza di una rete capillare di insediamenti urbani di antica formazione, con una stratificazione sociale estremamente diversificata e articolata, rendeva comunque disponibile una ampia base popolare, artigiana, comunque di lavoratori non propriamente operai, per questo tipo di associazionismo. Va peraltro subito precisato che, a quanto risulta dagli studi disponibili, i lavoratori poveri del sottoproletariato urbano, presenza assai rilevante nel tessuto urbano delle città italiane, non erano interessati se non marginalmente dall’associazionismo mutualista. In questo caso, probabilmente, il peso delle quote associative, e soprattutto la necessaria continuità e regolarità dei versamenti, costituivano un ostacolo rilevante. Da non sottovalutare probabilmente anche il fatto che nei quartieri più poveri delle città maggiori si creavano reti di relazioni e di solidarietà che pure assolvevano funzioni analoghe a quelle del mutualismo, senza averne le forme e l’apparato organizzativo. In certi casi è testimoniata, anche se è pochissimo studiata, la presenza di associazioni informali, temporanee. In questi casi, i soci si tassavano per quote «da sborsarsi ogni qualvolta si verifica l’infermità di uno degli iscritti». Non è possibile naturalmente dare notizie precise su queste iniziative, a metà strada fra la colletta di solidarietà (fenomeno molto diffuso, anche per fini sindacali o politici, e largamente testimoniato dalla stampa popolare) e il mutualismo vero e proprio: sarebbe interessante verificare se una distinzione fra i «soci» e gli appartenenti alla categoria fosse comunque presente. Per un caso testimoniato, si ha notizia di quote fisse, anche se molto più basse di quelle medie delle società organizzate. Nel complesso comunque nelle SMS stabilmente costituite i contributi medi versati dai soci erano piuttosto bassi, e relativamente stabili lungo tutto l’arco di tempo considerato. Questo conferma ancora una volta la «leggerezza» organizzativa di larga parte del mutualismo italiano; ma per quello che riguarda la base sociale, le medie generali sono poco significative, dato che quello che interessa sono proprio le differenze e la varietà delle situazioni che coesistevano sotto il comune denominatore del mutualismo. Pochissimo diffuso era, infine, il mutualismo presso la popolazione agricola. (…) le società che avevano in qualche modo nel titolo un riferimento al mondo agricolo erano appena il 3%. Le ragioni erano molteplici: dalla estrema povertà delle popolazioni contadine in larghe parti d’Italia, all’esistenza di forme alternative e non strutturate di aiuto reciproco, fino al timore di una morbilità estesa ed epidemica – si pensi a malattie diffuse nelle campagne italiane come la malaria o la pellagra – che avrebbe scardinato le deboli strutture delle SMS. Per quello che riguarda il sesso, la netta prevalenza delle società maschili restò indiscussa lungo l’arco di tempo qui considerato, con un numero assai basso di società femminili e una percentuale di società miste (in cui cioè erano ammesse le donne) che si aggirava attorno ad un quarto del totale. Il numero delle donne sul totale dei soci delle SMS era però notevolmente più basso: rimase sotto il 10% costantemente, diminuendo anzi dal 9,1% del 1862 all’8,3% dal 1904. Riguardo infine all’età, le norme di ammissione delle società erano alquanto diversificate. Soprattutto l’età massima era ovviamente oggetto di grande attenzione. La soglia era posta fra i limiti massimi di 40 e 60 anni, ma con una netta prevalenza fra i 45 e i 50 anni. La gran parte delle società variavano comunque i contributi o soprattutto le tasse di ammissione in relazione all’età dei soci: secondo la statistica del 1873, che dava notizie dettagliate, erano l’80% di quelle che avevano fornito notizie al Ministero. Quelle del resto che non prevedevano queste forme di differenziazione economica, ponevano di regola dei limiti di tempo all’inizio della fruizione dei benefici, che valevano comunque come salvaguardia. Con tutto ciò, il rapido formarsi di un tessuto larghissimo di associazionismo in Italia negli anni successivi all’unità, doveva poi presentare problemi al momento in cui gli iscritti, col passare degli anni, e in assenza di una allargamento consistente della base sociale, finivano per raggiungere età più elevate, e caratterizzate da una maggiore morbilità. Questo è un fenomeno che viene più volte accennato nelle relazioni ministeriali, e che viene registrato in alcuni studi locali. Tuttavia, va detto ancora una volta che, a quanto si può dedurre allo stato attuale degli studi, l’agilità e la snellezza organizzativa del modello mutualista territoriale, unita alla notevole flessibilità nella determinazione della misura dei contributi e dei sussidi, e comunque ad un certo ricambio interno, permise probabilmente una sopravvivenza delle associazioni assai estesa. Altrettanto probabilmente però portò in luce i limiti del mutualismo, e pose con maggior forza il problema delle pensioni e della previdenza operaia, che proprio a partire dalla legge sul riconoscimento giuridico e dagli ultimi anni dell’Ottocento cominciò ad essere visto in una diversa ottica, e a registrare tentativi di provvedervi con un più diretto intervento dello Stato, anche al di fuori della cornice dell’associazionismo mutualistico. (…) Il numero delle società e dei soci crebbe costantemente fino all’inizio del ‘900. (…) il picco maggiore si ebbe, dopo gli anni iniziali, negli anni ‘80 dell’Ottocento: in coincidenza con il dibattito rinnovato sul mutualismo, con l’istituzione del riconoscimento giuridico, e anche con il nascente interesse del movimento operaio e socialista verso queste istituzioni (…)“(Cfr. LUIGI TOMASSINI Il mutualismo nell’Italia liberale (1861-1922) – LE SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO ITALIANE E I LORO ARCHIVI Atti del seminario di studio Spoleto, 8-10 novembre 1995 – PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO SAGGI 49)
Bologna: il censimento ordinato dal ministero dell’Agricoltura e commercio rileva che in città e provincia sono attive 14 Società Operaie di Mutuo Soccorso, con 4.055 soci. Queste società cominciano a formarsi dopo la fine del dominio papale. Sono guidate da uomini spinti da fini filantropici o paternalistici. Ma via via che le Società affrontano la realtà della vita quotidiana della popolazione, molte di esse diventeranno organismi di resistenza o cooperative, le altre cesseranno di esistere.
Spoleto, costituita la Società di mutuo soccorso fra gli operai “Luigi Pianciani”
Fabriano (An), Oreste Marcoaldi fonda la Società Operaia di Mutuo Soccorso
Ravenna, nasce l’Associazione degli Accoltellatori, associazione anarchica sorta a Ravenna intorno al 1862. Attiva in Romagna soprattutto tra il 1867 e il 1871 si estinse dopo le severe condanne subite dai suoi aderenti nel 1874.Pierre-Joseph Proudhon pubblica il libro La federation et l’unite en Italie, presso l’editore parigino E. Dentu
Genova, nasce a Sampierdarena lo stabilimento meccanico degli scozzesi John Wilson e Alexander MclarenFondata a Torino la Compagnia napoletana di illuminazione col gas, con sede legale a Napoli. L’anno dopo è inaugurato l’impianto per la produzione di gas in via S. Anna alle Paludi. La Compagnia ha la concessione per costruire e gestire per 60 anni la rete urbana di distribuzione del gas
Firenze, nasce la casa editrice Adriano Salani Editore. E’ specializzata in testi per ragazzi ed è una delle più antiche ancora in attività Fondata la Cassa di Risparmio della provincia di Chieti (oggi Carichieti S.p.A.)
Taranto, fondata la Società operaia di mutuo soccorso Figli del mare
Il gesuita Carlo Passaglia, teologo e presbitero, con un appello firmato da 9.000 sacerdoti, chiede a Pio IX la conciliazione con lo Stato italiano. Fu uno dei più noti esponenti del clero che si schierò a favore dell’Unità d’Italia