Dopo 4 anni e tre mesi di combattimenti, la prima guerra mondiale termina lasciando sul campo 37 milioni di morti, i morti civili furono 10 milioni. Le nazioni vincitrici, in base agli accordi presi tra il 1915-17, data che segna l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti, ridisegnano la geografia dell’Europa. La conclusione della prima guerra mondiale segna la fine degli Imperi che avevano caratterizzato secoli di storia del vecchio continente
5 gennaio: il primo ministro inglese David Lloyd George in un discorso tenuto a Londra durante una riunione delle Trade Unions propone per il dopoguerra la “soddisfazione delle legittime rivendicazioni degli italiani che vogliono essere uniti ai loro fratelli di lingua e di stirpe”.
8 gennaio: Washington, il presidente Thomas Woodrow Wilson enuncia al Congresso degli Stati Uniti i quattordici punti per la pace. Per quanto riguarda l’Italia, il nono punto prevede di fissare le frontiere italiane “secondo linee di nazionalità chiaramente riconoscibili”. Anche in questo discorso, come in quello di Lloyd Gorge, manca qualsiasi riconoscimento delle condizioni stabilite per l’Italia dal patto di Londra del 26 aprile 1915.
10 gennaio: Roma, Sonnino reagisce ai discorsi di Lloyd George e di Wilson, in una lettera all’ambasciatore a Washington Vincenzo Macchi di Cellere, richiamandosi al patto di Londra e difendendo le rivendicazioni adriatiche italiane da esso previste. Il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, invece, in alcuni colloqui che si terranno a fine gennaio a Londra con Lloyd George e il ministro degli esteri inglese Arthur James Balfour, si dimostrerà disposto a una pace di compromesso con la rinuncia ad alcune delle rivendicazioni italiane.
12 gennaio: Roma, istituita una commissione parlamentare d’inchiesta per indagare sulle cause della disfatta di Caporetto.
24 gennaio: arrestati Costantino Lazzari e Nicola Bombacci, segretario e vicesegretario del Psi, con l’accusa di incitamento al “disfattismo”, in base al decreto Sacchi del 4 ottobre 1917. Processati, saranno condannati rispettivamente a due anni e undici mesi e a quattro mesi di reclusione
11 febbraio: Mosca, Trockij interrompe le trattative di pace mentre il governo russo ordina la smobilitazione dell’esercito. Segue una nuova, quasi incruenta avanzata austro-tedesca
Nella notte tra il 10 e l’11 febbraio trenta marinai italiani, a bordo di tre motoscafi comandati da Costanzo Ciano riuscirono a penetrare nel porto di Buccari, situato in una profonda insenatura del golfo del Quarnaro, a 10 km ad est di Fiume, dove era ormeggiato il naviglio mercantile austriaco. L’audace azione non ebbe risultati materiali, mentre fu molto forte l’effetto morale, anche perché essa venne resa famosa da Gabriele D’Annunzio, che vi prese parte. Nel libretto La beffa di Buccari – nome con cui l’impresa passò alla storia – il poeta pubblicò subito non soltanto il diario di quella notte, ma anche la Canzone del Quarnaro, il cui ritmo incalzante avrebbe accompagnato l’impresa di Fiume e la nascita del fascismo il quale, come è noto, si appropriò del celebre grido contenuto nel ritornello: (…) Siamo trenta su tre gusci, su tre tavole di ponte: secco fegato, cuor duro, cuoia dure, dura fronte, mani macchine armi pronte, e la morte a paro a paro. Eia, carne del Carnaro! Alalà!
24 febbraio: Reggio Emilia, congresso nazionale delle cooperative agricole. Aderiscono 114 cooperative e le federazioni provinciali di Milano, Parma, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Ravenna e Pavia. Deliberata la costituzione della Federazione nazionale delle cooperative agricole
27 febbraio: arriva a Roma una missione finlandese, con la richiesta del riconoscimento della Finlandia da parte delle potenze dell’Intesa
Marzo: Novara, convegno provinciale dei lavoratori della terra in cui si ribadisce la richiesta delle otto ore
3 marzo: Russia e Germania firmano il trattato di pace di Brest-Litovsk
7 marzo: siglato un accordo tra Italia e Jugoslavia (Accordo Torre – Trumbic) che proclama il diritto di ciascun popolo all’indipendenza politica ed economica: dichiara che l’esistenza dell’impero austroungarico rappresenta un ostacolo alla piena realizzazione di questo diritto; impegna i rappresentanti italiani e iugoslavi a lottare uniti al fine di raggiungere l’indipendenza e l’unità iugoslava e di completare quella italiana; li invita a risolvere amichevolmente le controversie territoriali nell’Adriatico.
21 marzo: offensiva della Germania sulla Somme, tra Arras e la Fère, che penetra per 60 km nello schieramento franco-inglese ma non raggiunge l’obiettivo della Manica né quello di Parigi
26 marzo: il generale francese Ferdinand Foch è nominato a comandante supremo delle forze alleate
Aprile: Roma, il deputato socialista Giuseppe Emanuele Modiglioni presenta alla Camera un disegno di legge per avviare un’inchiesta sulle fonti di finanziamento della stampa. La proposta che cadrà nel vuoto, intende colpire l’eccessiva influenza dei gruppi industriali sulla stampa e propone che tutti gli atti costitutivi delle testate siano registrati per iscritto e resi consultabili
9 – 29 aprile: seconda offensiva tedesca nelle Fiandre
8 – 10 aprile: Roma, si svolge il congresso dei popoli già sudditi dell’impero austroungarico. Sono presenti delegati cecoslovacchi, iugoslavi, romeni, polacchi e italiani. La delegazione italiana (composta tra gli altri, da Luigi Alberini, Giuseppe Antonio Borghese, Luigi Federzoni. Gaetano Salvemini e Benito Mussolini) non condivide l’orientamento liberale e filoslavo del congresso, che con il cosiddetto patto di Roma conferma l’accordo Torre-Trumbic del 7 marzo. In una riunione privata Salvemini cerca invano di ottenere da Trumbic una garanzia sulla rinuncia all’Istria da parte iugoslava. Sebbene il patto di Roma non abbia valore ufficiale, Orlando, ricevendo una delegazione del congresso, si mostra favorevole alla politica delle nazionalità, cui sono propensi anche i governi francese, inglese e americano, e prospetta così la rinuncia italiana ad alcune delle terre previste dal patto di Londra (Dalmazia e alcune zone della Venezia Giulia).
19 aprile: costituita a Torino la Società idroelettrica Piemonte (Sip), con il sostegno finanziario della Banca commerciale italiana
Maggio: Milano, arrestato il direttore dell’Avanti, Giacinto Menotti Serrati. E’ accusato di “disfattismo indiretto” per aver preso parte – cosa comunque inesatta – ai moti torinesi dell’agosto 1917. Sarà condannato dal tribunale militare a tre anni e mezzo di reclusione.
8 maggio: la Triplice Intesa firma un trattato di pace con la Romania
15 maggio: Napoli, per iniziativa della Banca italiana di sconto e dell’industriale tessile Bruno Canto, e grazie all’estromissione del capitale svizzero, si costituisce la società Manifatture cotoniere meridionali (Mcm) con stabilimenti a Napoli, Angri, Fratte di Salerno, Nocera, Pellezzano, Piedimonte d’Alife
27 maggio – 13 giugno: il generale tedesco Ludendorff riprende l’attacco in direzione di Parigi. I Tedeschi passano l’Aisne dilagando verso la Marna
8 giugno: Novara, i lavoratori del riso stipulano un contratto per le 8 ore lavorative
9 giugno: Milano, presso il salone dell’associazione industriale in piazza San Sepolcro, si svolge congresso dei sindacati aderenti al Comitato sindacale italiano: nasce l’Unione italiana del lavoro. Qualche giorno nella testata del Popolo d’Italia, Mussolini inserisce la dicitura, “giornale dei combattenti e dei produttori”.
10 giugno: il comandante Luigi Rizzo affonda, a largo di Premuda, la corazzata austriaca Santo Stefano
16 giugno: Bologna, un folto gruppo di mutilati e di reduci impedisce alle organizzazioni sindacali di commemorare i caduti in guerra. In precedenza – 19 maggio – lo stesso Mussolini aveva guidato un tentativo d’assalto a Palazzo d’Accursio, sede del comune.
21 giugno: gli austriaci sono respinti al termine della battaglia del Piave che si chiude con il successo italiano. La battaglia è costata agli italiani circa 8.000 morti, 29.000 feriti e 45.000 prigionieri; agli austriaci 11.600 morti, 81.000 feriti e 25.000 prigionieri. Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, l’esercito italiano riconquisterà alcune posizioni sugli Altipiani e sul Grappa e una fascia sul lato destro del Piave, presso la foce, che era stata occupata dagli austriaci nel novembre 1917
16 luglio: lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia vengono giustiziati ad Ekaterinburg
13 – 15 luglio: Milano, Congresso nazionale della cooperazione (XVIII congresso della Lega). Per la prima volta è presente una folta rappresentanza di cooperative meridionali.
15 – 26 luglio: Francia, quarta battaglia della Marna. I tedeschi sono respinti
8 agosto: ha inizio la battaglia di Amiens, il fronte tedesco viene sfondato.
9 agosto: volo di Gabriele D’Annunzio su Vienna. Lanciati manifestini tricolori di propaganda.
1 – 5 settembre: al XV congresso del Psi che si tiene a Roma, prevale la corrente intransigente. Una mozione impegna il partito a operare per la pace a livello internazionale e ad orientare le manifestazioni contro la guerra verso un programma massimo di annientamento del capitalismo
Primi di settembre: ritirata tedesca sulla Linea Siegfried, fronte abbreviato fra Arras e Soissons
11 settembre: alla guida della CgdL (Confederazione generale del lavoro) è eletto il riformista Ludovico D’Aragona, in seguito alle dimissioni di Rinaldo Rigola in segno di protesta a causa della campagna di stampa condotta contro di lui dall’Avanti!, che lo aveva criticato per aver accettato la nomina nella commissione istituita dal governo il 10 luglio con il compito di affrontare i problemi del dopoguerra e osteggiata sia dal PSI sia dalla CGdL.Nasce la Confederazione italiana dei lavoratori (CIL), che raggruppa tutti i sindacati di orientamento cattolico.
12 settembre: vittoria dell’Alleanza a St. Mihiel
15 settembre: offensiva alleata in Macedonia
26 settembre: in Palestina il generale britannico Allenby continua la marcia verso nord. Il 1° ottobre entra a Damasco e il 27 ad Aleppo, occupando completamente la Siria
28 settembre: Novara, impugnato il lodo Saldini. Intanto la commissione arbitrale presieduta dall’on. Falcioni redige il primo contratto annuo scritto per i salariati agricoli dei circondari di Novara, Vercelli, Pavia, Mortara e Casale Monferrato
29 settembre: il gruppo dirigente del Psi e il consiglio direttivo della CGdL confermano l’accordo stipulato a Firenze nel 1907, secondo cui al partito spetta la direzione del movimento politico, mentre alla confederazione quella del movimento economico. L’accordo prevede anche la partecipazione di un dirigente della CGdL alle riunioni della direzione del Psi e viceversa, qualora si tratti di discutere un problema comune.
La Bulgaria si arrende
Ottobre: si diffonde l’epidemia di influenza “spagnola”. Durerà fino al gennaio 1919 provocando 600.000 morti in tutt’Italia
3 ottobre: Germania, il principe Max di Baden forma un governo di coalizione
20 ottobre: gli alleati controllano tutta la costa fiamminga. Fine della guerra sottomarina
24 ottobre: inizia l’ultima battaglia contro l’Austria: l’attacco viene sferrato sul Grappa e alla sera le truppe iniziano a passare il Piave, ma per le difficoltà del terreno soltanto una parte della VIII armata riuscirà a raggiungere la sponda sinistra del fiume e solo il 29 sarà consolidata una testa di ponte.
29 ottobre: gli austriaci chiedono l’armistizio all’Italia
La flotta tedesca subisce una serie di ammutinamenti
30 – 31 ottobre: la Turchia firma la resa incondizionata
30 ottobre: il Consiglio nazionale italiano della città di Fiume, che si è costituito il giorno prima, proclama l’unione di Fiume all’Italia . La decisione viene posta “sotto la protezione dell’America, madre di libertà e della democrazia universale”. Si profila così il problema di Fiume, la cui popolazione è in maggioranza italiana, ma che fin dal Settecento aveva fatto parte del Regno di Ungheria pur mantenendo una certa autonomia. La città non era stata rivendicata da Sonnino nel patto di Londra, in base al quale essa avrebbe dovuto restare all’Ungheria oppure venire assegnata alla Croazia, qualora questa fosse stata separata dall’Ungheria.
1 – 4 novembre: Roma, VII congresso della Fiom. La notizia della firma dell’armistizio, della vittoria italiana e degli alleati sulla Germania e l’Austria, arriva al Congresso nel pomeriggio del 4 novembre. L’entusiasmo fu grande e Buozzi concluse col grido: “Viva il socialismo, viva l’Internazionale”. Il Congresso, per la verità, era stato convocato per la fine del 1917 a Reggio Emilia, ma il corso della guerra – soprattutto la sconfitta di Caporetto – e gli improvvisi mutamenti della politica interna ne consigliarono il rinvio. Molto lunga fu la relazione di Buozzi, nella quale egli disegna un sindacato «democratico, autonomo, unitario, che intende esprimere i valori più profondi e duraturi del riformismo, con un’azione (…) [che] deve consentire il progresso sociale dei lavoratori e un più equilibrato sviluppo di tutto il paese. Un sindacato, in sintesi, sempre più a sinistra sul terreno della lotta di classe e dotato di “forza e coscienza” per fare dei suoi organizzati non dei ribelli di un’ora, ma dei costruttori tenaci, pazienti, di un effettivo progresso sociale e consapevoli che, nella pratica della democrazia, uno degli strumenti più validi è costituito proprio dall’organizzazione sindacale» (Boni, 1993). Dopo la relazione di Buozzi, Gino Baldesi tenne il suo intervento sulla conquista delle 8 ore – dalla quale iniziò un grande movimento nazionale fra tutti i metallurgici – Gino Castagno quello sui minimi di salario e Mario Guarnieri sulla mobilitazione industriale.
2 novembre: Pola, l’ammiraglia della flotta austro-ungarica, la corazzata Viribus Unitis, viene affondata da un commando italiano
3 novembre: le truppe italiane entrano a Trento, mentre un reparto di bersaglieri sbarca a Trieste.
Firmato l’armistizio con l’Austria a Villa Giusti, presso Padova. La delegazione italiana è guidata dal generale Pietro Badoglio, mentre quella austriaca è condotta dal generale Victor Weber von Webenau. La cessazione degli scontri è fissata per le ore 15 del 4 novembre. Le condizioni generali dell’armistizio, decise dal consiglio interalleato di Parigi al quale partecipano Orlando e Sonnino, prevedono che l’Italia occupi tutti i territori austriaci assegnati dal patto di Londra. L’occupazione sarà completata dopo l’armistizio.
Bologna, al diffondersi della notizia della fine della guerra, numerosi reduci e mutilati invadono il municipio contestando vivacemente il sindaco socialista Zanardi.
4 novembre: termina la I guerra mondiale sul fronte italiano. Contemporaneamente in Germania si susseguono numerosi moti popolari. Ritirata tedesca sul la linea Anversa-Mosa
Un manifesto al paese è diffuso dall’ANMIG (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra), sorta a Milano nel 1917 con scopi assistenziali. Il Manifesto, scritto da Giovanni Mira e Priamo Brunazzi, invita i combattenti ad agire in vista di un rinnovamento morale, economico, politico e sociale dell’Italia e richiama l’attenzione sui gravi danni causati dalla guerra, che ha accresciuto il disagio economico nel Meridione.
5 novembre: Bologna, scontri tra nazionalisti e lavoratori che festeggiano la fine della guerra. Un gruppo di nazionalisti, guidati da Dino Zanetti, tenta l’assalto alla Camera del Lavoro. Gli incidenti proseguono poi in Piazza Maggiore dove è picchiato anche il sindaco Zanardi.
8 novembre: un Manifesto ai lavoratori italiani è steso durante una riunione comune del gruppo parlamentare socialista, dei dirigenti del Psi e della CgdL. Il manifesto, che chiama gli operai a lottare contro la borghesia e contro il regime eccezionale instaurato con la guerra, sarà reso pubblico solo il 7 dicembre, per motivi di censura.
9 novembre: abdica il Kaiser Guglielmo II.
11 novembre: l’armistizio con la Germania mette fine alla prima guerra mondiale. All’Italia è costata, secondo le cifre ufficiali, circa 680.000 vittime, tra caduti in battaglia, deceduti in prigionia e dispersi, senza contare i morti di febbre spagnola, la terribile epidemia di influenza che agendo su una popolazione indebolita causerà oltre 500.000 vittime. In termini finanziari il costo della guerra si aggira sui 157 miliardi di lire.
17 novembre: Roma, costituzione del Comitato interministeriale per la sistemazione delle industrie di guerra (presieduto da Ettore Conti, riunisce imprenditori e tecnici dell’industria privata come Alberto Pirelli, Oscar Sinigaglia e Arturo Bocciardo)
Durante il conflitto militare hanno luogo le “guerre parallele” negli ambienti finanziari e industriali, con i tentativi di scalata alle banche da parte dei maggiori gruppi dell’industria siderurgica e meccanica: il colosso siderurgico-meccanico dell’Ansaldo dei Perrone, che domina la Banca italiana di sconto, tenta la scalata alla Banca commerciale per il controllo dell’Ilva e della Terni, mentre Agnelli e Gualino si muovono analogamente verso il Credito italiano e Max Bondi, a capo dell’Ilva, punta alla finanziaria Bastogi; il Ministro del Tesoro Nitti impone un accordo fra i maggiori istituti di credito (Banca commerciale, Credito italiano, Banca italiana di sconto e Banco di Roma): il “cartello bancario” è costituito per regolare la concorrenza fra gli istituti, ma la tregua durerà solo un paio di anni
20 novembre: l’articolo di Sturzo, Riforme o revisione costituzionale?, pubblicato sul Corriere d’Italia il 12 novembre, e il suo discorso tenuto a Milano il 17 novembre aprono la polemica sulla formazione del partito. Due giorni dopo, nella sede dell’Unione romana, Sturzo getta le basi del nuovo partito insieme a Mangano, Grandi, De Rossi, Mattei Gentili, Merlin, Tupini, Cavazzoni, Borromeo, Longinotti, Valente, Campilli, Cingolani, Genuardi, Martire, Seganti, Preda e Boggiano. Si decide di convocare una Piccola Costituente.
25 novembre: il Direttivo nazionale della Confederazione Generale del Lavoro approva un documento con il quale si chiede la Costituente, il suffragio universale, la socializzazione del suolo, il controllo operaio in fabbrica, le otto ore, l’assicurazione obbligatoria contro infortuni, malattie, disoccupazione e vecchiaia.
Novembre: Sassari, Camillo Bellieni fonda l’Associazione dei Mutilati e dei reduci della Trincea, primo nucleo del futuro Partito Sardo d’Azione
Dicembre: Amadeo Bordiga fonda a Napoli il settimanale Il Soviet, dalle cui pagine condurrà la sua battaglia per la trasformazione del Psi in un’organizzazione rivoluzionaria e per l’astensione dalle lotte elettorali
Bologna, pochi giorni dopo la fine del conflitto, il Comune presenta al governo un imponente piano di lavori pubblici per un importo di 100 milioni. Un secondo piano, 12 milioni, è preparato dalla Provincia. Entrambi sono concordati con la Camera del Lavoro e accettati dal governo. Contemporaneamente però, il governo annuncia la riduzione del personale dell’Arsenale da 10.000 a 1.000 dipendenti. Dopo l’Arsenale cominciano i licenziamenti anche nelle imprese private che producevano per la guerra. A Natale i licenziati sono già 20.000. intanto nelle banche i depositi ammontano ad oltre 300 milioni: sono i profitti di guerra che nessuna politica fiscale toccherà e che non saranno mai usati per nessuna riconversione produttiva.
Belgrado, si costituisce il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che nel 1929 diventerà Regnodi Jugoslavia.
7 dicembre: Milano, il senatore Borletti inaugura i Magazzini Bocconi, trasformati e rimodernati, con il nuovo nome La Rinascente, nome ideato e voluto da D’Annunzio. I magazzini saranno quasi immediatamente distrutti da un incendio e saranno riaperti solo il 21 aprile 1921
Fiume, in ottobre erano state costituite parallelamente due organizzazioni governative, destinate a dirigere la città: il Consiglio Nazionale Italiano di Fiume, che dichiarò l’adesione all’Italia e la rappresentanza croata di Susak che si appoggiava, da una partesulle unità croate della precedente Monarchia austroungarica, dall’altra su unconsiglio croato-serbo-sloveno, costituito a Zagabria. Nel novembre la città fu occupata da truppe italiane, americane e francesi. Le forze alleate prima sciolsero il Consiglio Nazionale Italiano di Fiume in modo da insediare un’amministrazione di deputati eletti liberamente, ma successivamente riconobbero la legittimità del Consiglio: Fiume fu così dichiarata città libera.
9 – 11 dicembre: il gruppo dirigente del Psi respinge la proposta di dar vita a una Costituente per avviare una trasformazione democratica dello Stato, avanzata alla fine di novembre dal consiglio dirigente della CGdL. La direzione dichiara che scopi del partito sono: l’instaurazione della dittatura del proletariato e di una repubblica socialista (in cui siano realizzate la socializzazione dei mezzi di produzione e l’abolizione della coscrizione obbligatoria), e la creazione di un’unione di tutte le repubbliche socialiste.
16 – 17 dicembre: si svolgono in varie regioni d’Italia riunioni di dirigenti cattolici per preparare la fondazione del nuovo partito cattolico, secondo il progetto di don Sturzo. Al termine di queste riunioni, presiedute dal conte Carlo Cantucci, è nominata una commissione provvisoria con il compito di stendere il programma del Partito popolare italiano e un Appello al paese. Della commissione fanno parte Stefano Cavazzoni, Achille Grandi, Giovanni Grosoli e don Sturzo.
18 dicembre: Bologna, sollecitando il ministro del Tesoro ad approvare il piano di lavori pubblici presentato dal Comune, scrive il Prefetto: “Sono migliaia gli operai che vengono a trovarsi senza lavoro mentre i soldati congedati che giungevano in numero sempre maggiore si vedono alle prese con le prime necessità (…) la contentezza del congelamento è sostituita da uno stato d’animo cupo che può dar luogo a tristi sorprese”. E prosegue: “Essi non solo non vedono alcun beneficio per sacrifici sofferti, ma ogni via d’occupazione è sbarrata”. Qualche giorno dopo ammoniva che “se si dovesse più lungamente attendere provvedimenti concreti, con la metà del prossimo anno potrebbe verificarsi l’inizio di serie manifestazioni che degenerebbero facilmente in senso sovversivo”.
20 – 23 dicembre: Bologna, il gruppo parlamentare socialista e il gruppo dirigente della CGdL, durante un convegno a cui partecipano anche alcuni rappresentanti del Sindacato ferrovieri, prendono le distanze dal programma intransigente delineato dalla direzione del Partito. Turati espone un progetto riformistico, che esclude l’idea di una Costituente.
22 dicembre: Novara, mutilati, invalidi e feriti di guerra danno vita a una sezione della Lega nazionale proletaria aderente alla Camera del lavoro
24 dicembre: Milano, palazzo Bocconi, sede dei magazzini La Rinascente, è distrutto da un incendio le cui cause non saranno mai accertate. «Post fata resurgo», fa scrivere sul Corriere della Sera il 26 Dicembre Senatore Borletti, convinto di riaprire una Rinascente ancora più grande; e per la realizzazione incarica lo stesso architetto che ha costruito il palazzo Bocconi: Giovanni Giachi
DURANTE L’ANNO
Francia, nasce la CFTC (Confederation Francaise des Travailleurs Chrétiens. In Italia si forma la CIL (Confederazione Italiana dei Lavoratori)
Genova, gli operai organizzati aderivano in parte alla Camera del Lavoro riformista di Genova, in parte a quella sindacalista di Sestri Ponente; un’altra parte non aderiva né all’una né all’altra e faceva capo alle organizzazioni di categoria di diversa ispirazione. La categoria di lavoratori più numerosa era quella dei metallurgici, che assommavano a 70 mila, in grandissima parte occupati negli stabilimenti della Società Ansaldo. Secondo un rapporto del prefetto di Genova al ministero dell’Interno, alla data del 1° novembre 1918, gli operai metallurgici organizzati erano oltre 24mila, così ripartiti: 9.650 (9.050 di Genova e 600 di Sampierdarena) erano iscritti alla Camera del Lavoro confederale del capoluogo, ma non alla FIOM, 250 a Cornigliano aderivano alla CdL di Genova e anche alla FIOM; 3.850 (2.650 di Voltri, 100 di Rivarolo, 300 di Bolzaneto e 800 di Pontedecimo) erano iscritti soltanto alla FIOM; 6.365 (5.965 di Sestri Ponente, 250 di Sampierdarena, 150 di Cornigliano) appartenevano al Sindacato metallurgico e alla CdL sindacalista di Sestri, 4000 di Sampierdarena e Cornigliano erano organizzati dall’Unione metallurgica aderente all’Unione italiana del Lavoro; 150 appartenevano ad un sindacato cattolico. Quanto ai 4.000 aderenti all’Unione metallurgica, nel giro di due mesi, essi passarono, salvo pochissimi, alla FIOM, in seguito a un intenso lavoro svolto da quest’ultima
Genova, nasce l’Ilva – Altiforni e acciaierie d’Italia
Napoli, con l’estromissione del capitale svizzero e l’apporto finanziario della Banca italiana di sconto, nascono ufficialmente le Manifatture Cotoniere Meridionali, il più grande complesso di settore. Le MCM sono un sistema di imprese che tende a controllare l’intero flusso del prodotto tessile e riunisce in sé le attività impiantate sul territorio regionale in un arco secolare, dai primi insediamenti svizzeri alle nuove fabbriche sorte a Napoli dopo la legge del 1904