Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno
SITO IN CONTINUO AGGIORNAMENTO
Gennaio: le forze armate britanniche, dopo aver conquistato il controllo del Golfo Persico e della Mesopotamia, occupano Kornah, alla confluenza del Tigri e dell’Eufrate e marciano su Bagdad. Nel Caucaso i Turchi sono sconfitti dai Russi, ma per tutto il resto del’anno le due armate si fronteggeranno davanti a Erzerum
Taranto, sul tratto di costa a Nord del mar Piccolo si insediano i Cantieri Navali della Franco Tosi di Legnano. Possono contare sulle facilitazioni previste dalla legge del 1906 per le Province meridionali e sulle commesse militari del Governo
3 gennaio: Francia, nel corso dei combattimenti nelle Argonne muore Costante Garibaldi, fratello di Bruno, caduto qualche settimana prima sempre nelle Argonne
7 gennaio: Torino, il partito socialista organizza comizi e manifestazioni contro la guerra
10 gennaio: Torino, si svolge presso la Camera del Lavoro una grande manifestazione contro l’intervento in guerra
11 gennaio: chiusura della sottoscrizione al primo prestito nazionale, raccolti 1380 milioni
13 gennaio: un terremoto distrugge Avezzano (AQ). I disservizi e i ritardi delle operazioni di soccorso provocheranno dure critiche al governo e forniranno nuovi argomenti all’opposizione contro il governo Salandra da parte dei neutralisti di varia tendenza e dei seguaci di Giolitti, che indicheranno nella condotta governativa una prova dell’impreparazione dell’Italia a entrare in guerra.
17 gennaio: duemila persone si radunano a Massa Marittima (Gr) per seguire un comizio indetto dal locale “Fascio d’azione rivoluzionaria contro la guerra”
18 gennaio: la direzione del Psi e il comitato direttivo del gruppo parlamentare socialista, riuniti a Firenze, votano una mozione a favore della neutralità italiana nel conflitto europeo. I lavoratori sono invitati a partecipare ad una manifestazione nazionale a sostegno della neutralità fissata per il 21 febbraio
Roma, dimostrazioni interventiste davanti a Montecitorio in occasione della ripresa dei lavori della Camera
20 gennaio: il comitato direttivo della CGdL, che ha declinato l’invito del PSI a partecipare alla riunione di Firenze, approva autonomamente una mozione che ribadisce “il suo punto di vista contrario all’intervento dell’Italia nel conflitto Europeo”.
21 gennaio: Milano, i socialisti organizzano una grande manifestazione contro la guerra
22 gennaio: Roma, la Lega delle cooperative presenta un progetto per la ricostruzione dei paesi della Marsica distrutti dal terremoto e mette a disposizione la propria organizzazione
23 gennaio – 22 marzo: fronte orientale, offensiva invernale austriaca nei Carpazi
24 gennaio: scontro navale presso Doggerbank, nel Mare del Nord.
Il Congresso Nazionale dei Fasci d’Azione interventista approva un ordine del giorno in si auspica la guerra all’Austria
Pisa, si svolge un convegno nazionale degli anarchici. Fedeli alle loro convinzioni, gli anarchici italiani si dichiarano contro la guerra
31 gennaio: i dazi sui cereali e sulle farine sono aboliti fino al 3 giugno. Il provvedimento è emanato per fronteggiare i tumulti e le dimostrazioni popolari contro il carovita e la scarsità di pane, che si sono verificati nel corso del mese in varie città. Sarà prorogato di sei mesi durante la guerra.
Febbraio: dimostrazioni di piazza a favore dell’intervento nella guerra in molte città italiane. Obiettivo degli interventisti, anche di quelli democratici, fra i quali ha un ruolo di primo piano Leonida Bissolati, è fare pressioni sul Parlamento per imporre l’abbandono della linea neutralista di cui Giolitti è il principale interprete
1 – 21 febbraio: offensiva tedesca ai laghi Masuri. Distruzione della Xa Armata russa ad Augustow
2 febbraio: truppe turche passano il canale di Suez. Respinte, si attestano nella penisola del Sinai
6 febbraio: Roma, il nazionalista Enrico Corradini annota nel suo Diario: «Il governo deve essere avvertito (…): se ogni speranza nell’opera del governo svanisse ci sono quindici-mila giovanotti disposti ad ogni eccesso: e i nazionalisti farebbero domani alleanza coi socialisti di Mussolini e magari con i repubblicani»
12 febbraio: Roma, il governo, visto nullo il risultato delle trattative per i compensi, si dichiara contraria al Trattato della Triplice Alleanza qualunque azione bellica compiuta dall’Austria nei Balcani
Metà febbraio – metà marzo: offensiva francese nella Champagne
18 febbraio: Roma, alla riapertura della Camera, il presidente del consiglio Antonio Salandra annuncia che ordinerà ai prefetti di vietare qualunque riunione e manifestazione che metta in pericolo l’ordine pubblico. Di fronte alle proteste dei socialisti e a una mozione di Filippo Turati per una discussione immediata sulla politica interna del governo, Salandra chiede un voto di fiducia alla Camera e ottiene 314 voti a favore contro 44, lasciando il PSI isolato all’opposizione
19 febbraio – 18 marzo: navi inglesi compiono numerosi bombardamenti nello stretto dei Dardanelli
20 febbraio: esce il primo numero de La Terra, periodico della Federterra nazionale. Nel n° 4 (1° giugno), dopo l’entrata in guerra dell’Italia, si legge: “L’ora che passa mette in seconda linea tutti problemi del lavoro. La vita delle organizzazioni è sospesa. Questo giornaletto che ne è l’eco e la bandiera subisce fatalmente la presente paralisi (…) Non mancano certo gli argomenti poiché non sono soppressi i grandi e complessi problemi che interessano il nostro mondo agricolo. Ma la cosa sembrerebbe una feroce accademia. Tutti i cuori e gli animi sono sospesi. Non c’è tempo né voglia in queste ore di scrivere, né di leggere. E poi noi siamo gente pratica, non filosofi acchiappa nuvole”. Ma, aggiunge, “E’ necessario che l’organizzazione viva non solo perché la ricostruzione costerebbe poi sacrifici e fatiche enormi, ma anche perché i nostri organi possono e devono essere, in questa ora, le sentinelle vigili delle conquiste fatte; funzionare per la disciplina delle emigrazioni, il collocamento, prestarsi insomma a quell’azione utilissima di difesa degli interessi generali nei quali è compreso l’interesse del proletariato (…)”.
21 febbraio: grandi manifestazioni neutraliste si svolgono in molte città italiane e proseguiranno nei giorni successivi. I dimostranti neutralisti si scontrano duramente con gli interventisti appoggiati dalla polizia
Torino, Cesare Battisti è in città per sostenere l’intervento in guerra
24 febbraio: Scandiano (Re), manifestazione davanti al municipio contro la guerra, “per il pane e il lavoro”. Le forze dell’ordine intervengono sparano sulla folla uccidendo un lavoratore. Numerosi arresti.
25 febbraio: la polizia spara contro i socialisti uccidendo un dimostrante e ferendone altri, durante un comizio tenuto a Reggio Emilia dal socialista irredentista di origine trentina, Cesare Battisti.
“La sera del 25 febbraio 1915, la città di Reggio Emilia fu sconvolta dalla prematura morte di due giovani lavoratori, Mario Baricchi e Fermo Angioletti, uccisi dai colpi di arma da fuoco delle forze dell’ordine di fronte al teatro Ariosto durante una manifestazione contro la guerra. Si tratta di un pagina drammatica della nostra storia, mai entrata tuttavia a far parte della memoria collettiva. A differenza di altre vittime reggiane – come ad esempio i morti del 7 luglio 1960 o le vittime del nazifascismo – il ricordo di Mario e Fermo è infatti completamente sprofondato nell’oblio e alla loro tragica scomparsa non sono stati dedicati né monumenti, né targhe commemorative, né i nomi di vie o piazze (…)”
continua in
https://www.inchiestaonline.it/politica/marco-marzi-25-febbraio-1915-a-reggio-emilia-un-eccidio-dimenticato/
4 marzo: Roma, la Camera approva i provvedimenti governativi per la difesa economica e militare dello Stato con 334 voti a favore e solo 33 contrari. Vota a favore anche Giolitti, che già alla riapertura della Camera in febbraio aveva votato la fiducia al governo e il 22 marzo voterà a favore della proroga dei lavori parlamentari fino al 12 maggio
10 – 14 marzo: Francia, offensiva Alleata a Neuve–Chapelle
20 marzo: Torino, un migliaio di studenti, riuniti in via Po, richiedono l’entrata in guerra del paese. La manifestazione viene sciolta dalla polizia. Nei giorni successivi si svolgono altre manifestazioni in favore dell’entrata in guerra. Quasi sempre si arriva allo scontro con i neutralisti
22 – 31 marzo: Roma, la Camera dei Deputati chiude, aggiornando i lavori al 12 maggio. A Milano grande dimostrazione interventista in occasione della commemorazione delle Cinque Giornate. A Roma grandi dimostrazioni interventiste, in occasione del congresso della Trento e Trieste
22 marzo – 24 aprile: i russi prendono la fortezza ungherese di Przemysl, in Galizia, e iniziano la grande offensiva sui Carpazi, arrivando sino alle strette presso la pianura ungherese
29 marzo: il generale Carlo Porro è nominato sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito
31 marzo: Milano, la forza pubblica reprime una dimostrazione contro la guerra guidata da Giacinto Menotti Serrati (che dal 1914 è direttore unico dell’Avanti!) che viene arrestato insieme con altre 235 persone. Parallelamente si svolge indisturbata una dimostrazione a favore dell’intervento sotto la direzione di Benito Mussolini.
Aprile: esce il primo numero del nuovo giornale dell’USI, Guerra di Classe
5 – 8 aprile: Francia, offensiva alleata nella Woevre
7 aprile: Genova, grande dimostrazione interventista all’arrivo in città di Peppino Garibaldi. Nel corso del mese si succedono manifestazioni a favore dell’intervento
12 aprile: Milano, durante gli scontri in piazza del Duomo tra neutralisti e interventisti un agente in borghese uccide l’operaio Innocente Marcora. E’ proclamato per il giorno 14 uno sciopero generale al quale parteciperanno sia gli interventisti che i neutralisti. In seguito saranno rimossi il prefetto e il questore
14 aprile: Milano, sciopero generale cittadino per protestare contro l’uccisione da parte della forza pubblica di un operaio durante una manifestazione socialista di due giorni prima, contro la guerra
21 aprile: Bologna, il Prefetto mette a punto un piano di repressione contro il Partito socialista e la Camera del Lavoro. Chiede l’invio “di forze sufficienti a sopprimere il minimo atto di ribellione, istituendo, se del caso, un regime eccezionale che, di per sé, sarebbe il miglior ammonimento”. Inoltre da disposizione alla censura di cancellare dai giornali tutte le informazioni politiche e sindacali. E’ censurata anche la proposta socialista di un blocco degli affitti fino alla fine della guerra.
22 aprile: i tedeschi utilizzano per la prima volta i gas asfissianti come arma di guerra, sul fronte occidentale, a Ypres
Torino, la direzione locale del Partito socialista approva una mozione favorevole all’opposizione al conflitto, anche tramite lo sciopero generale
23 – 24 aprile: l’esercito turco eseguono i primi arresti di Armeni. In un mese oltre mille intellettuali, politici, artisti armeni erano sono deportati in Anatolia. Inizia il massacro della popolazione cristiana: Armeni, ma anche cattolici e ortodossi Siriani, Assiri, Caldei, Greci. Il governo dei Giovani Turchi, guidato da Ataturk, aveva deciso e pianificato lo sterminio. Secondo Raphael Lemki, lo storico che coniò il termine “genocidio”, si trattò del primo episodio di fredda organizzazione e realizzazione del progetto di annullare un intero popolo.Ragazzi e uomini armeni vennero concentrati in battaglioni speciali dell’esercito turco e poi uccisi. Donne, vecchi e bambini furono obbligati a marciare vero l’interno, e morirono di fame, malattia, stanchezza, oppure furono uccisi dai soldati di sorveglianza lungo la strada. Non meno di 1 milione di Armeni sono uccisi.
Ancora oggi molte nazioni non riconoscono il genocidio armeno per timore di incrinare i rapporti economici con la Turchia
25 aprile: fallisce lo sbarco a Gallipoli (Turchia) delle forze dell’Intesa
26 aprile: l’Italia firma il Patto di Londra con le potenze dell’Intesa. Il trattato, che rimarrà segreto fino al 1917, fissa i compensi territoriali per l’intervento dell’Italia a fianco d’Inghilterra, Francia e Russia, che dovrà avvenire entro un mese dalla firma. I compensi previsti riguardano sia le terre dell’impero austroungarico popolate da italiani e tradizionalmente rivendicate dall’Italia, sia altri territori non abitati da italiani, ma di cui il governo italiano vuole entrare in possesso. L’intesa si impegna a far ottenere all’Italia il Trentino e il Tirolo cisalpino fino al Brennero (abitato da popolazione tedesca) Trieste, Gorizia, l’Istria, gran parte della Dalmazia, il protettorato sull’Albania e il possesso sulla città di Valona, le isole del Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia, in Asia Minore, e alcuni possedimenti coloniali nell’Africa tedesca. L’art. 15 garantisce all’Italia la non ingerenza di altre potenze nei suoi rapporti con il Vaticano. Il 21 maggio una convenzione militare italo-russa completerà il patto.
1° maggio: appello delle organizzazioni operaie: “Salviamo il Paese”. Denunciate le scelte del governo e la sua disastrosa politica e sono chiamate a raccolta le forze operaie, per imporre un’azione in difesa dell’economia.
Un manifesto del Psi invita i lavoratori a partecipare alle manifestazioni per il 1° maggio, dando loro un significato pacifista, nonostante che il governo abbia vietato cortei e comizi in occasione della festa dei lavoratori. Il giorno seguente il consiglio nazionale della CGdL, riunito a Milano, approverà dopo accese discussioni un documento contrario alla guerra, ma ribadirà la propria ostilità all’ipotesi di proclamare uno sciopero generale di protesta. Il 1° maggio trascorrerà senza incidenti.
Maggio: Imola, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, l’amministrazione comunale diffonde un manifesta dal titolo “la guerra invano deprecammo è scoppiata” e annuncia la costituzione di Comitati d’Assistenza. In giugno, di fronte all’impossibilità per i tagli governativi, gli amministratori comunali si dimettono. Il Comune è così retto da un Commissario Regio fino al 1919, quando i socialisti ritornano alla guida del Comune.
2 maggio: Golnice-Tarnow (Polonia), l’esercito degli Imperi Centrali travolge le armate zariste. La controffensiva austro ungarica in Galizia durerà fino alla fine di giugno, obbligando i russi a retrocedere rapidamente dai Carpazi, abbandonando poi anche la Galizia
Roma, il governo denuncia il trattato di commercio con l’impero Austro-Ungarico
3 maggio: Roma,l’Italia denuncia, con una nota di Sonnino al governo di Vienna, il trattato di alleanza
5 maggio: Genova, il discorso di D’Annunzio all’inaugurazione del monumento all’impresa di Garibaldi, diventa l’episodio simbolo della corsa alla guerra e alla produzione bellica
7 maggio: Milano, iniziano una serie di manifestazioni interventiste che raggiungeranno il culmine il 19 maggio, con 50.000 persone in piazza. La risposta dei neutralisti è molto debole e sporadica
Sommergibili tedeschi affondano il transatlantico inglese Lusitania. La Germania sospende l’indiscriminata guerra sottomarina temendo l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, che avevano protestato per la morte dei cittadini americani che si trovavano a bordo
8 maggio: il re si dichiara pronto ad abdicare qualora la Camera bocci l’intervento a fianco dell’Intesa, sul quale Vittorio Emanuele III si è impegnato personalmente con telegrammi al re d’Inghilterra, allo zar di Russia e al presidente della repubblica francese fin dal 29 aprile.
Torino, Giolitti viene contestato da gruppi di interventisti, mentre prende il treno per recarsi a Roma, ove viene contestato nuovamente al suo arrivo
9 maggio – 23 luglio: grande offensiva francese nell’Artois con perdite gravissime e risultati assai modesti. Comunque ben 120 divisioni tedesche restano bloccate sul fronte occidentale
12 maggio: Roma, 320 deputati e un centinaio di senatori lasciano a casa di Giolitti il proprio biglietto da visita per sottolineare pubblicamente la loro adesione alla linea neutralista.
14 maggio: Roma, le “radiose giornate” di maggio toccano il loro culmine con il discorso di Gabriele D’Annunzio al Teatro Costanzi. D’Annunzio accusa Giolitti di essere un traditore della patria e di essere stato a conoscenza della denuncia della Triplice alleanza e degli accordi con l’Intesa. Il discorso è accompagnato da manifestazioni interventiste con una forte partecipazione studentesca. A Roma, e in altre città (a Milano le agitazioni avvengono soprattutto sotto la guida di dirigenti con un passato rivoluzionario come Benito Mussolini e Filippo Corridoni), sono compiute azioni intimidatorie contro esponenti giolittiani e neutralisti. In questi stessi giorni a Torino, dove i socialisti riescono a organizzare una risposta compatta dei lavoratori alla guerra, è proclamato uno sciopero generale, ma il prefetto fa intervenire i militari e sono arrestate molte persone.
16 maggio: la CGdL e il Psi, in un congresso congiunto che si svolge a Bologna con la partecipazione del gruppo parlamentare socialista, approvano un ordine del giorno che ribadisce la fedeltà dei socialisti al principio della neutralità, si dissocia dalle responsabilità della classe dominante e invita le organizzazioni operaie a manifestare contro l’intervento il 19 maggio. Le conclusioni del congresso saranno riassunte da Costantino Lazzari nella formula, rimasta celebre, “né aderire, né sabotare”.
17 maggio: Torino, viene proclamato uno sciopero generale contro l’entrata in guerra, che continua fino al 19. La Camera del Lavoro viene occupata dalle forze dell’ordine, che uccidono un manifestante
20 maggio: la Camera riapre approvando la legge sui pieni poteri (407 favorevoli, 74 contrari, 1 astenuto), unanime, il giorno successivo, l’approvazione al Senato
23 maggio: l’Italia dichiara guerra all’Austria
Il Psi diffonde un manifesto contro la guerra.
Bologna, gli interventisti invadono Palazzo D’Accursio per festeggiare l’entrata in guerra. La cosa si ripeterà il 9 agosto del 1916 in occasione della liberazione di Gorizia. Le invasione sono accompagnate dal grido “abbasso Zanardi, abbasso i socialisti”, e avvengono sotto gli occhi compiaciuti della polizia. Durante la guerra ci saranno moltissime aggressioni da parte degli interventisti e dei reduci contro dirigenti sindacali e politici, e altri tentativi d’invasione della sede comunale.
22 – 23 maggio: Roma, il consiglio dei ministri approva una serie di decreti relativi all’entrata in guerra dell’Italia e affida il comando al generale Luigi Cadorna. E’ indetta la mobilitazione generale, già avviata il 4 maggio tramite la precettazione individuale e che proseguirà fino al 30 giugno. Sono rotte le relazioni diplomatiche con la Germania.
24 maggio: l’Italia entra in guerra contro l’impero Austro-ungarico. Le truppe italiane varcano il confine orientale in direzione del fiume Isonzo. Primo balzo iniziale: l’esercito italiano arriva fino al confine militare austriaco.
Con l’entrata in guerra, lo Stato diventa in centro propulsore e di controllo dell’attività economica del Paese. Viene istituito il Comitato per la mobilitazione industriale; i settori industriali mobilitati (siderurgico, meccanico, chimico, tessile) e le imprese ausiliarie allo sforzo bellico registrano straordinari indici di crescita sotto la spinta della domanda prodotta dalle commesse pubbliche.
Il coinvolgimento nella guerra comporterà il ritiro dei capitali stranieri (tedeschi e svizzeri) dalle imprese italiane, in particolare nel settore bancario e in quello elettrico
24 Maggio 2015. L’Italia entra in guerra
FRANCO ASTENGO – CONTROPIANO.ORG Come ogni anno deve essere ricordata sempre la scelleratezza della monarchia, dei governanti, della borghesia, capaci di gettare milioni di vite umane dentro ad una tragedia di incalcolabile portata per la loro insensata volontà di potenza, dominio, sfruttamento.
Non dimenticare mai e ricordare sempre da che parte si collocano gravissime responsabilità storiche.
Ricordare sempre anche se sono passati più di cent’anni perché l’orrore della guerra, come dimostrano le cronache dell’attualità, è sempre in agguato ad ogni tornante della storia.
24 Maggio 1915: “mormorò il Piave” e gli italiani furono gettati, grazie ad un vero colpo di stato militar-monarchico, nella fornace divoratrice della prima guerra mondiale.
L’Italia non era obbligata a entrare in guerra.
continua in
https://contropiano.org/documenti/2017/05/23/24-maggio-2015-litalia-entra-guerra-092172
25 maggio: Roma, in una lettera al cardinale decano, il Papa deplora i mezzi bellici contrari all’umanità
26 maggio: le truppe italiane occupano monte Baldo e l’abitato di Ala sul confine meridionale del Trentino. Occupate anche Cortina e Grado
29 maggio: Novara, manifestazioni e comizi contro la dichiarazione di guerra ad Austria e Germania. Il lavoratore esce con la prima pagina censurata per gli articoli contro la guerra
30 maggio: Bologna, rinviato – “perché i temi non sono più d’attualità” – il IV congresso provinciale della Camera del Lavoro. E’, invece, organizzato un censimento di tutti i lavoratori richiamati, iscritti e non iscritti al sindacato, per conoscere l’esatta situazione e poter organizzare l’assistenza alle famiglie. Analoga iniziativa è presa dalla Federterra per mezzadri e braccianti. Alcune categorie, come i tranvieri, si autotassano per costituire un fondo per l’assistenza alle famiglie dei richiamati. Tutte le iniziative di solidarietà sono coordinate e concordate, per evitare doppioni e perché siano efficaci, con l’Amministrazione comunale.
31 maggio: Bologna, un Convegno straordinario delle Leghe coloniche sollecita gli agrari a un “concorso delle maggiori spese per i lavori agricoli fatti fatte dalle famiglie coloniche” e un “abbuono sulla quota d’affitto ai coloni piccoli affittuari”.
1° giugno: l’Esecutivo nazionale della Confederazione generale del lavoro impartisce tempestive indicazioni alle organizzazioni locali per “la costituzione di segretariati per l’assistenza civile; lo svolgimento delle pratiche necessarie alla distribuzione di sussidi governativi e all’assistenza delle famiglie dei richiamati; l’attività a favore dei disoccupati; la solidarietà dei lavoratori verso le famiglie dei richiamati; l’azione da svolgere per impegnare gli industriali a riassumere ai propri posti di lavoro tutti i reduci di guerra”.
Milano, prima riunione del Comitato centrale di assistenza, presieduto da Caldara, e del Comitato per la raccolta dei fondi presieduto da Ponti. Questi due organismi, agendo in modo coordinato, provvederanno ad alleviare i disagi dei milanesi durante la guerra
Giugno: Bologna, durante un incontro tra agrari, sindacati e pubblica amministrazione – convocato dal Consorzio agrario per concordare una tregua nelle campagne – gli agrari tentano di strappare alle organizzazioni di classe il collocamento. La ferma opposizione dei sindacati e del sindaco Zanardi, blocca la manovra.
Reggio Emilia, sorge la cooperativa Pro Schola tra genitori e maestri.
Poviglio (Re), nasce il proiettificio Carpi
9 giugno: Bologna, siglato l’accordo, valido fino a fine guerra, tra Agrari e Federterra sulle tariffe e le normative del lavoro bracciantile. Contemporaneamente l’associazione agraria accoglie la richiesta avanzata dalla Federterra, di pagare a metà la manodopera che i mezzadri avessero dovuto impiegare in sostituzione dei richiamati alle armi. In aprile un analogo contratto era stato sottoscritto dalle Associazioni autonome.
23 giugno: inizia la prima offensiva sull’Isonzo. La fanteria italiana attacca frontalmente la linea nemica, disposta in posizione favorevole sulle colline e sulle montagne lungo la riva sinistra del fiume. La battaglia si concluderà il 7 luglio con gravi perdite umane e senza che si raggiungano obiettivi militari significativi.
“Il fronte italiano, durante la Grande Guerra, era come una grande “S” rovesciata su un fianco, là dove l’ansa affonda in territorio italiano (nel Trentino), Cadorna dovette assumere ben presto atteggiamento difensivo; viceversa, dove l’ansa si protende verso nord (Isonzo e Carso) fu concentrato il maggior sforzo bellico.Proprio su quest’ultimo tratto del fronte si concretizzo’ la tattica cadorniana delle “spallate”: una serie di offensive, decisamente slegate tra di loro, intese a mettere gli Asutro-Ungarici con le spalle al muro, in una guerra di materiali e di attrito. Non a caso ho scelto la parola “tattica” per definire gli sforzi di Cadorna: un disegno strategico, di piu’ ampio respiro e concezione, esulava, in generale, dal concetto e dall’impostazione stessa della guerra di trincea, su tutti i fronti della Grande Guerra.Inseguendo chimere di aggiramento, sfondamento del fronte e “corsa” verso Trieste e addirittura Vienna, gli attaccanti si trovarono sempre di fronte a montagne altissime, su cui gli il nemico se ne stava ben trincerato, anche se con forze notevolmente inferiori. Analoga situazione quella del terribile bastione rappresentato dal Carso. Come unico risultato apparente e tangibile di queste inumate carneficine, non vi fu che la conquista di pochissimi chilometri quadrati di territorio desolato ed inospitabile di cui l’Italia poteva fare a meno e che resero sempre piu’ difficile il mantenimento e la difesa delle prima linee, pericolosamente allungate e protese nella “terra di nessuno”.Nel quadro della complessa offensiva su questo fronte, la 3° Armata Italiana, in particolare, assolse un compito particolarmente arduo e sanguinoso. I suoi soldati, guidati fino al termine del conflitto dal Duca d’Aosta, si coprirono ovunque di valore e di gloria, nella lunga e durissima lotta su un terreno molto difficile e contro un nemico particolarmente tenace, agguerrito e molto spesso disperato.Anche nelle tragiche giornate della ritirata al Piave il comportamento della 3° Armata fu tale da meritarle lo storico appellativo di “Invitta”. Alla 2° Armata invece, dopo un lungo periodo di relativa inazione, tocco’ l’onere di ricevere l’urto proveniente da Tolmino, Caporetto e Plezzo e, anche a causa di un comando che pecco’ di omogeneita’ e continuita’, fu travolta e costretta ad arretrare sino al Piave”.
Le 11 Battaglie dell’Isonzo (da http://www.lagrandeguerra.net)
Luglio: il secondo prestito nazionale per l’importo di 1 miliardo, emesso dall’inizio dell’anno (il primo, di gennaio, era stato decretato nel dicembre del 1914) frutta allo Stato 1.071.000 000 netti. Il prestito non risolve i gravi problemi finanziari legati alle forti spese per la guerra, così come risulta immediatamente insufficiente il prestito di 50 milioni di sterline (1.250.000.000 di lire) concesso al governo italiano dall’Inghilterra al momento della stipulazione del patto di Londra
Luglio – settembre: offensiva tedesca e austro – ungarica in Polonia: i russi si ritirano oltre la Vistola, il Bug e il Narew, verso il Niemen, abbandonando l’intera Polonia
18 luglio – 3 agosto: seconda battaglia dell’Isonzo
29 luglio: lettera del Papa invocante la pace
21 agosto: l’Italia dichiara guerra all’impero Ottomano
7 – 21 agosto: battaglia di Sìivla Anàfertos, nello stretto dei Dardanelli, difesi dai turco-tedeschi. Comincia anche qui una durissima guerra di posizione
8 agosto: D’Annunzio sorvola, con un volo propagandistico, Trieste
27 agosto: l’Italia dichiara guerra alla Germania
Settembre – ottobre: Francia, offensiva alleata nell’Artois e nella Champagne
Fronte orientale: Per due volte la tenaglia austro-tedesca entra in azione da sud e da nord. L’esercito russo, pur con perdite fortissime, riesce a ritirarsi e a costituire un nuovo fronte da Riga alla Bucovina
Settembre: viene fondata a Torino la prima Unione nazionale dei Fasci d’azione, un’organizzazione interventista
5 – 8 settembre: Zimmerwald (Svizzera) si svolge la prima conferenza internazionale dei socialisti contrari alla guerra. Per i socialisti italiani partecipano Costantino Lazzari, Giacinto Menotti Serrati, Giuseppe Emanuele Modiglioni, Oddino Morgari e Angelica Balabanoff (questi ultimi due avevano avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione della conferenza). La proposta di trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria, sostenuta da Lenin a nome dei bolscevichi russi, non è accolta dalla maggioranza dei partecipanti. E’ invece approvato un manifesto che condanna la guerra e propone un’azione comune “per una pace senza annessioni e senza indennità di guerra” e per il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Dure critiche sono rivolte ai partiti socialisti che hanno aderito all’impegno bellico nei vari paesi. Pur non arrivando a una frattura formale con la Seconda Internazionale, la conferenza dà vita a un comitato autonomo con sede a Berna, del quale faranno parte Morgari, la Balabadoff e gli svizzeri Robert Grimm e Charles Naine. L’Avanti! riuscirà ad eludere la censura e a pubblicare il manifesto contro la guerra
21 settembre: mobilitazione della Bulgaria
27 settembre: affondata, nel porto di Brindisi, la corazzata Benedetto Brin
28 settembre: Mesopotamia, l’esercito inglese occupa Knt el-Amàra
29 settembre: Napoli, si insedia il Comitato regionale per la mobilitazione industriale, sotto la cui egida, in novembre, è costituita la Società partenopea per le industrie metallurgiche ed elettriche
Ottobre: Imola, la Camera del Lavoro consegna al Commissario Regio un documento con il quale si chiedono consistenti lavori pubblici e provvedimenti annonari per far fronte all’aggravarsi della crisi.
5 ottobre: reparti dell’Intesa sbarcano a Salonicco per aiutare l’esercito Serbo
La Bulgaria si schiera con gli Imperi Centrali e dichiara guerra alla Serbia in concomitanza con la grande offensiva austro – tedesca. Pochi giorni dopo truppe austro-bulgaro-tedesche invadono la Serbia
9 ottobre: i tedeschi conquistano Belgrado
18 ottobre – 4 novembre: terza battaglia dell’Isonzo
19 ottobre: l’Italia dichiara guerra alla Bulgaria
28 ottobre: il Giappone aderisce al Patto di Londra
Novembre: i serbi sono sconfitti nei pressi di Nis da bulgari e dalle armate austro tedesche e definitivamente messi in rotta dopo la battaglia di Pristina (24-25 novembre). I superstiti dell’esercito serbo riparano in Albania, dove si imbarcano su navi dell’Intesa
3 novembre: Corleone (Pa), assassinato il sindaco socialista Bernardino Verro, fondatore del Fascio di Corleone ed eletto sindaco nel 1914
6 novembre: Milano, posa della prima pietra della futura Città degli Studi. I lavori, avviati per alleviare la forte disoccupazione, sono presto sospesi, riprendono nel 1919 e si concludono ufficialmente il 22 dicembre 1927, quando viene inaugurata l’intera struttura.
10 novembre – 2 dicembre: quarta battaglia dell’Isonzo
14 novembre: bombardamento aereo di Verona (35 morti e numerosi feriti) e Brescia (8 morti e 10 feriti) e Udine (12 morti e 27 feriti).
16 novembre: i russi, nel tentativo di congiungersi con le forze britanniche in Mesopotamia, entrano in Persia e occupano Teheran
22 novembre: gli inglesi sono sconfitti dai turchi (maresciallo Von Der Goltz) presso Ctesifonte (Mesopotamia).
Dicembre: Milano, la Banca di Sconto, detentrice della maggioranza del pacchetto azionario dell’Alfa ne passa il controllo a un imprenditore napoletano che svolge già molteplici attività nel settore meccanico: l’ingegner Nicola Romeo. Nel 1918 l’ Alfa confluisce nella società di Nicola Romeo, e a partire dal 1919, conparirà per la prima volta il marchio Alfa Romeo
4 dicembre: Roma, la Camera approva la politica estera del governo con 406 voti a favore e solo 48 contrari, provenienti dal PSI e da alcuni sostenitori di Giolitti.
8 dicembre: Bologna, un decreto luogotenenziale proroga fino alla fine della guerra tutti i contratti di lavoro.
10 dicembre: inizia lo sgombero di Gallipoli. Lo stato maggiore britannico sostituisce French con il generale Haig
12 dicembre: Milano, scoppia l’affare Crosti. L’assessore che curava l’annona viene accusato di irregolarità negli acquisti. Lo scandalo si spegnerà nei primi mesi del 1916 dopo l’accertamento delle scorrettezze dell’assessore che si dimette
16 – 19 dicembre: gli austriaci entrano nel Montenegro
20 dicembre – 8 gennaio: gli alleati sgombrano Gallipoli. Truppe dell’Intesa presidiano Salonicco
Fine anno: Bologna, la Camera del Lavoro, in accordo con l’Amministrazione comunale, costituisce l’Associazione di resistenza degli inquilini, allo scopo di contrastare i tentativi dei proprietari di case di aumentare, dietro il paravento della guerra, in modo incontrollato gli affitti. Il Comune, dal canto suo, predispone – tra le proteste dell’Associazione proprietari di case – il metodo di fissazione ed esenzione dell’affitto.
DURANTE L’ANNO
Bologna, una indagine di polizia scopre che numerose aziende emiliane, tra cui nove bolognesi, producono spolette per bombe da cannone che poi vengono inviate di contrabbando in Germania. La cosa fa scandalo: molte di quelle bombe saranno probabilmente utilizzate contro i soldati italiani, di lì a poco impegnati al fronte contro gli austriaci.
Bologna, con l’entrata in guerra varie aziende meccaniche bolognesi vengono dichiarate “stabilimenti ausiliari”. Alcune, come la Zamboni e Troncon, specializzata in macchine per la pasta, avviano la produzione di macchine per la lavorazione di proiettili e munizioni. Le Officine Maccaferri, attive a Zola Predosa dal 1879, mutano radicalmente la loro produzione: dai gabbioni per il contenimento degli argini e dalle catenarie per la sicurezza degli edifici, ai reticolati di filo spinato e ai cavalli di frisia. Inoltre si conferma e si amplia la produzione bellica di imprese come la Calzoni, la Barbieri e la Parenti, che per la fabbricazione di bombe e proiettili impiegano soprattutto manodopera femminile