2020.04 Aprile

Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno

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Queste pagine non sono una rassegna stampa, ma la mia personale scelta di notizie, fatti, idee e persone a disposizione di quanti, determinati ma con il sorriso sulle labbra, ancora resistono e lottano per il pane e le rose

La nuova centralità della working class in tempi di coronavirus (e le scritture per raccontarla)

Wu Ming [Deutsche Übersetzung hier]

I dipendenti FCA nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, foto di repertorio. Il 10 marzo 2020 sono scesi in sciopero spontaneo per strappare tutele contro il coronavirus.

Negli ultimi due mesi, la working class sembra avere riconquistato una visibilità sui media e una centralità nei discorsi che non aveva da molti anni. L’emergenza coronavirus ha riportato in auge questioni come le condizioni di lavoro, le nocività in fabbrica, il rapporto tra lavoro e salute, tra diritto del lavoro e medicina… La forma presa dal dibattito è stata quella della querelle su quali produzioni bloccare e quali no, quale voce si dovesse ascoltare di più, quali interessi dovessero prevalere.
Quali abbiano prevalso all’inizio diventa ogni giorno più chiaro: i catastrofici errori fatti nel gestire l’emergenza coronavirus in Lombardia – su tutti, non aver isolato la val Seriana – derivano in gran parte dall’aver anteposto le esigenze del padronato alla salute di lavoratori e cittadini. Tutt’intorno, nel mentre, si ricorreva al lockdown a macchia di leopardo e con continui riaggiustamenti, con piglio cialtrone e brancaleonesco.
E i lavoratori? Non pervenuti.
Non erano ancora entrati nello schermo del radar.
Per entrarci, hanno dovuto fare irruzione

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https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/04/classe-operaia-e-coronavirus/

19 aprile. Il «doppio» perverso del cambiamento

NOVECENTO. «L’Italia di piazza Fontana» di Davide Conti, per Einaudi. La mattina del 12 dicembre 1969 il Senato approva lo Statuto dei lavoratori. Nel pomeriggio esplode la bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura di Milano. La conflittualità sociale caratterizzò all’epoca tutta l’Europa, ma solo nel nostro Paese si cercò di fermarla con lo stragismo: un fenomeno che peserà a lungo sulle vicende della Repubblica

3 luglio 1969, scontri in corso Traiano (Archivio Storico della Città di Torino)

Guido Caldiron – ilmanifesto.it

«La mattina del 12 dicembre 1969 un ramo del Parlamento, il Senato, approvò la legge di “Tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro”, ovvero lo Statuto dei lavoratori, in larga parte ispirato alla forma e al contenuto del contratto dei lavoratori metalmeccanici. Nel pomeriggio dello stesso giorno esplosero le bombe a Roma e Milano provocando feriti nella capitale e la strage di piazza Fontana».
È l’immagine del Giano bifronte che guarda allo stesso tempo verso il futuro e verso il passato quella che evoca Davide Conti per rileggere nel suo L’Italia di piazza Fontana (Einaudi, pp. 368, euro 32) il complesso intreccio di vicende nelle quali prese forma l’attentato alla Banca nazionale dell’agricoltura di Milano e il debutto dell’intera stagione della «strategia della tensione».

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https://ilmanifesto.it/il-doppio-perverso-del-cambiamento