2015.10 Ottobre

Il lavoro, le lotte, la politica giorno per giorno.

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Queste pagine non sono una rassegna stampa, ma la mia personale scelta di notizie, fatti, idee e persone per quanti, determinati ma con il sorriso sulle labbra, ancora resistono e lottano per il pane e le rose


1 ottobre. Lavoro, l’Italia riparte a termine
Raffaele Liguori – radiopopolare.it

Una ripresa fragile dell’occupazione. Gli ultimi dati dell’Istat, riferiti al mese di agosto, descrivono un aumento dell’occupazione in Italia. Crescono gli occupati tra luglio e agosto di quest’anno (+69 mila), crescono anche tra il secondo e il terzo trimestre sempre di quest’anno (+91 mila), aumentano anche nell’anno tra agosto 2014 e agosto 2015 (+325 mila). Ma in due casi su tre (i dati riferiti al solo 2015) sono soprattutto i lavori a termine a crescere.
«Si tratta di dati che ci dicono che la ripresa del mercato del lavoro è labile», racconta Marta Fanaeconomista dottoranda a SciencesPo a Parigi ospite oggi a Memos.«E’ una fragilità – sostiene Fana – che si vede soprattutto dal tasso di occupazione che in Italia resta al 56%: su 100 persone in età lavorativa ci sono solo 56 occupati».
Che cosa ha determinato questo aumento, fragile, degli occupati? Il Jobs Act, la decontribuzione per i nuovi assunti, la timida ripresa di questi mesi? Marta Fana ricorda che – da un punto di vista dell’analisi economica – non è ancora possibile fare uno studio empirico rigoroso. «Occorrerà aspettare la fine degli sgravi sui neoassunti», sostiene Fana che però fa notare come l’aumento maggiore dei contratti a tempo indeterminato nel 2015 si sia avuto nei primi mesi dell’anno, dove la decontribuzione ha pesato più del Jobs Act, entrato in vigore a fine marzo. Ospite oggi a Memos anche l’avvocato, giuslavoristaDomenico Tambasco con il quale abbiamo rifatto il punto sulle novità introdotte dal Jobs Act: «I pilastri della nuova legge sono la flessibilità in uscita (con la liberalizzazione dei licenziamenti) e la flessibilità nella gestione del personale (con il demansionamento)».
https://www.radiopopolare.it/lavoro-litalia-riparte-a-termine/



5 ottobre. Torino 1980, sciopero Fiat e marcia “40 mila”
Raffaele Liguori – radiopopolare.it

“Quel maledetto 1980”. Diego Novelli ha definito così quell’«anno che cambiò l’Italia» (dal sottotitolo del suo “1980”, pubblicato nel 2014 da Editori Riuniti). Novelli, sindaco di Torino dal 1975 al 1985, una vita dentro il Pci, giornalista all’Unità e ad Avvenimenti, è stato ospite oggi a Memos.

Diego Novelli
Diego Novelli

Di quel “maledetto 1980” Novelli ci racconta una pagina importante, di cui è stato testimone diretto: i 35 giorni di sciopero alla Fiat, la storica protesta dei lavoratori contro i licenziamenti decisi dal Lingotto e poi l’epilogo di quella lotta con la marcia “antioperaia” per le strade di Torino di quadri, capiufficio, capireparto. «Quella precedente al 1980 è una fase di grandi speranze e di aperture – ricorda Novelli – che viene poi stroncata con tutti i mezzi nel 1980: con la mafia, la criminalità comune (la banda della Magliana), con i servizi segreti deviati, la P2, e poi il terrorismo nero e quello rosso». E’ in questo quadro che Diego Novelli legge la storia di quella protesta operaia alla Fiat e le ragioni del suo fallimento.
https://www.radiopopolare.it/torino-1980-sciopero-fiat-e-marcia-40-mila/



6 ottobre. Questione di gender, questione di diritti
Raffaele Liguori – radiopopolare.it

Attenzione, la teoria del gender esiste! E’ uno strumento di conoscenza che serve “ad evidenziare la differenza tra appartenenza biologica (femmine e maschi) e ruoli socio-culturali (donne e uomini)”. In quanto strumento di conoscenza delle differenze la teoria del gender può contribuire a superare pregiudizistereotipi, quasi sempre alle base di discriminazioni e negazione dei diritti.

Nicla Vassallo
Nicla Vassallo

La destra cattolica, invece, vuole mettere al bando la teoria del gender: “proteggete e preparate i vostri figli a fronteggiarla”, ha scritto in un vademecum per i genitori il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria, uno dei molti soggetti attivi in Italia che vedono negli insegnamenti al rispetto delle differenze un virus da combattere.« I nostri figli dovremmo educarli alla teoria del gender», racconta Nicla Vassallofilosofa dell’Università di Genova, ospite oggi a Memos. “Più conosciamo e più siamo liberi di scegliere”, sostiene Vassallo autrice di un saggio “Il matrimonio omosessuale è contro natura. Falso!” (Laterza, 2015) che punta a smontare pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni sulla cultura delle differenze.
https://www.radiopopolare.it/questione-di-gender-questione-di-diritti/



7 ottobre. Renzi, più potere a nominati e meno a stampa e cittadini
Raffaele Liguori – radiopoplare.it

Proviamo a mettere in fila alcuni provvedimenti votati in parlamento negli ultimi mesi o ancora in discussione: dalla legge elettorale alla delega sulle intercettazioni alle modifiche alla Costituzione. Fatto? Ecco, se li si considera in maniera combinata allora si può arrivare ad una constatazione, preoccupante: e cioè che tutti contengono una tendenza a restringere il campo di espressione – in senso lato – dell’opinione pubblica, dei cittadini.

Nadia Urbinati
Nadia Urbinati

Una serie di “bavagli” (chiamiamoli così) alle nostre possibilità di farci sentire, contare, essere nelle condizioni migliori per scegliere. E’ questo il tema della puntata di oggi di Memos con Nadia Urbinati, politologa alla Columbia University di New York. «Non so – racconta Urbinati a Memos – se sia un progetto malevolo o con una regia centrale, tenderei ad escluderlo. Però, lo spirito del nostro governo, e di questa fase della politica italiana, è un po’ quello di consolidare il potere di coloro che sono stati nominati, eletti; moderare il “ficcanasismo” della stampa affinchè non metta troppi paletti alla politica; e infine, limitare la voce dei cittadini attraverso il suffragio».
https://www.radiopopolare.it/renzi-piu-potere-ai-nominati-e-meno-alla-stampa-e-ai-cittadini/



8 ottobre. Contratti di lavoro ad personam?
Raffaele Liguori – radiopopolare.it

Che fine farà il contratto nazionale di lavoro? Sembra proprio che gli industriali non ne vogliano più sapere e per questa ragione hanno fatto saltare le trattative con i sindacati sul nuovo modello contrattuale. «Eppure, negli anni ’60 – quando il contratto nazionale fu introdotto – gli industriali lo richiedevano come forma di garanzia contro la concorrenza sleale», racconta oggi a Memos Luigi Mariuccigiurista del lavoro all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Luigi Mariucci
Luigi Mariucci

Erano gli anni della crescita e del boom economico. Oggi non è più così e di fronte alla crisi gli industriali vogliono recuperare competitività riducendo i salari. E’ la ricetta di sempre, ripetuta come un mantra negli ultimi 30 anni. E allora ridimensionare il contratto nazionale – garanzia di una retribuzione minima per i lavoratori – diventa uno strumento per arrivare a quella riduzione dei salari. Ma in gioco – insieme ai salari – c’è un intero sistema di diritti e di garanzie custoditi nel contratto nazionale di lavoro. «Sono i diritti sociali del lavoro – sostiene il professor Mariucci – fondamento dello stato sociale di diritto su cui è basato il nostro patto costituzionale».



21 ottobre. Ritorno al futuro. Il futuro non è più quello di una volta
Elisa Cuter – doppiozero.com

Che un soggetto rifiutato da più di quaranta Studios sarebbe potuto diventare uno straordinario successo commerciale e (rarissima combinazione) uno dei cult più famosi della storia del cinema, dovette sembrare abbastanza improbabile nel 1985. Zemeckis e il suo co-sceneggiatore Bob Gale, ad esempio, temevano che la trama del film fosse troppo infantile per gli adolescenti di allora (famelici della combo sesso e violenza sdoganata ormai da un po’) e al tempo stesso la consideravano troppo rischiosa per una destinazione disneyana, vista la sotto-trama del possibile incesto madre-figlio. Senza la tenacia del regista e l’aiuto provvidenziale di Spielberg nelle vesti di produttore, oggi non avremmo Ritorno al futuro, uno dei film più citati, parodiati e amati della storia recente.

Difficile stimare se anche in Italia come negli Stati Uniti la saga vanti la stessa quantità di fanatici ammiratori, o di nerd e geek che ne fruttano ogni elemento (arrivando a darsi pena di costruire una DeLorean con le lattine di Pepsi). Quel che è certo è che anche da noi il film conta infiniti passaggi televisivi ed è considerato più o meno da tutti un classico dell’infanzia. Scriverne ancora, considerati i fiumi d’inchiostro già versati, sembra quasi sacrilego: ma oggi, mentre ovunque si vedono e leggono omaggi, tributi e celebrazioni – perché oggi è il 21 ottobre 2015, data in cui Doc e Marty nel secondo film della trilogia vanno nel futuro dal 1985 per cambiare il corso degli eventi –, ci sembra il momento adatto per gettare uno sguardo indietro e chiedersi cosa è successo nei trent’anni esatti dall’uscita del primo film della trilogia.

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