1978

GennaioWashington, il Dipartimento di Stato afferma che l’atteggiamento americano verso i partiti comunisti occidentali non è mutato. Pci, Psi e Pri decidono di togliere il sostegno al Governo “delle astensioni”

Catania, nell’abitazione di Pippo Calderone, Badalamenti, Santo lnzerillo, Di Cristi­na e lo stesso Calderone incontrano Salvatore Greco cic­chiteddu, venuto appositamen­te dal Venezuela. Chiedono consi­glio e aiuto per fermare l’espansione dei corleonesi

1 gennaioNapoli, Capodanno in fabbrica allo stabilimento della Motta occupato contro lo smantellamento. Alla festa popolare partecipano gli operai di altre fabbriche della zona flegrea e i disoccupati organizzati. Festa in fabbrica anche alla Merrel del Vomero, dove l’attacco all’occupazione riguarda 870 lavoratori

2 gennaioRoma, incontro Craxi – Berlinguer per discutere della situazione politica. Nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine dell’incontro, i due leader parlano di «identità di vedute»
Trento, il giudice istruttore assolve 23 operai della Ignis, accusati e processati per «sequestro» di lavoratori che non avevano aderito allo sciopero in occasione di una vecchia vertenza

Livorno, esce nelle edicole il quotidiano Il Tirreno, di proprietà di Carlo Caracciolo

3 gennaioPadova, dodici attentati, coordinati tra loro ed eseguiti con bottiglie incendiarie e colpi d’armi da fuoco, sono compiuti in città e provincia contro, tra l’altro, sezioni della Dc e stazioni dei carabinieri. Rivendicano le diverse sigle delle organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia. Attentato dinamitardo contro la sede del Msi nel quartiere Arcella
Pisa, le Br rubano polizze, certificati, contrassegni assicurativi della compagnia Assurences Nationales. Saranno usati sulle auto utilizzate per l’agguato e il sequestro di Aldo Moro
Milano, gli operai dell’Unidal manifestano per impedire i preannunciati 5.000 licenziamenti. A Pioltello, con i lavoratori della Sisas occupano il Municipio.
Ottana, assemblea all’Anic contro il preannunciato piano di cassa integrazione

4 gennaioCassino, Carmine De Rosa, capo dei sorveglianti della Fiat di Cassino, viene ucciso a colpi di mitra da un commando dell’organizzazione Operai armati per il comunismo. Nell’agguato rimane ferito l’accompagnatore di De Rosa.

7 gennaioRoma, un commando terroristico tende un agguato ad un gruppo di missini che sta uscendo dalla sezione di via Acca Larenzia. Appena usciti dalla sede, cinque giovani militanti di missini sono investiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco di 5 o 6 persone. Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno di medicina e chirurgia, è ucciso sul colpo. Vincenzo Segneri, ferito ad un braccio, riesce a rientrare nella sede del partito dotata di porta blindata, assieme agli altri due illesi. L’ultimo del gruppo, Francesco Ciavatta, liceale diciottenne, pur essendo ferito tenta di fuggire ma, inseguito dagli aggressori, è colpito nuovamente alla schiena e muore in ambulanza durante il trasporto in ospedale. Col diffondersi della notizia dell’agguato, una folla sgomenta composta soprattutto da attivisti missini romani, si raduna sul luogo. Nascono dei tafferugli che provocano l’intervento delle forze dell’ordine con cariche e lancio di lacrimogeni. Le apparecchiature video di giornalisti Rai sono danneggiate. Il capitano dei Carabinieri Edoardo Sivori spara ad altezza d’uomo, centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio. Una mitraglietta skorpion usata dal commando sarà poi utilizzata dalle Brigate Rosse negli omicidi Tarantelli, Conti e Ruffili

10 gennaioTorino, Gustavo Ghirotto è aggredito da alcuni terroristi che gli sparano ferendolo alle gambe. Ghirotto è un dirigente della Fiat. L’azione è rivendicata dalle Brigate Rosse. 

13 gennaioRoma, agguato nell’androne del palazzo dove abita, contro Raffaele De Rosa, dirigente della Sip. Quando De Rosa esce, gli sparano ferendolo alle gambe. Rivendicano l’attentato le Br

14 gennaioRoma, deponendo al processo per il tentato golpe di Valerio Borghese, l’ex capo della polizia, Vicari, afferma che negli ultimi dieci anni i tentativi di golpe sono stati tanti che non li ricorda nemmeno tutti. “La Questura conduceva indagini sul Fronte nazionale per una serie di tentativi di colpi di stato messi in atto prima e dopo la famosa notte di Tora Tora (nome in codice del fallito golpe Borghese ndr)Di questi episodi, ripeto, se ne sono verificati più d’uno. Il più grave, quello che destò maggiore allarme, avvenne nel luglio del 1969″.

19 gennaio: su ordine dell’autorità giudiziaria di Roma sono arrestate una quindicina di persone con l’accusa di associazione per delinquere, ricettazione aggravata (riciclaggio) e traffico di valuta. Tra gli arrestati figurano l’ex commissario di polizia Walter Beneforti, ora investigatore privato; il prefetto a riposo Antonio Sampaoli Pignocchi, già in servizio al ministero dell’interno; il mafioso Saverio Spanò e don Ferdinando Taddei. Lo scandalo, che si preannuncia clamoroso, verrà messo rapidamente a tacere. Nel giro di una decina di giorni quasi tutti gli arrestati saranno rimessi in libertà. L’ex prefetto Sampaoli, che ha lavorato anche alla Divisione affari riservati del ministero dell’interno, verrà indicato come “contatto” dal terrorista veneto Delfo Zorzi.

18 gennaioGenova, quattro terroristi armati e mascherati aggrediscono, all’interno della scuola in cui insegna, Filippo Peschiera, esponente cittadino della Dc. Lo immobilizzano, gli mettono al collo un cartello con uno slogan delle Br e gli sparano ferendolo alle gambe.

20 gennaioFirenze, Stefano Dionisi, 24 anni, agente di Ps, è ucciso dalle Unità combattenti comuniste. Il commando è scoperto mentre sta preparando dall’esterno un’evasione dal carcere Le Murate. Ferito anche l’agente Dario Azzeri.

26 gennaioMilano, al termine di un processo durato soltanto tre udienze, sono assolti i 14 fascisti imputati di aver organizzato, il 12 aprile 1973, la manifestazione missina nel corso della quale era rimasto ucciso l’agente di Ps Antonio Marino. I deputati del Msi Servello e Petronio sono assolti “per non aver commesso il fatto”. Pietro Mario De Andreis e Nestore Crocesi sono assolti perché colpevoli di reati caduti in prescrizione o perché “incapace di intendere e di volere”. Il Pubblico Ministero Guido Viola aveva chiesto pene varianti dai 22 ai 16 mesi.

Roma, pronunciata la sentenza contro 119 imputati di aver fatto parte del Movimento Politico Ordine Nuovo anche dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo decretato il 23 novembre 1973. Tutti gli imputati vengono assolti, tranne diciannove per i quali il giudizio viene sospeso in attesa della conclusione dei processi che li riguardano in altri Tribunali. Tra i diciannove figurano Pierluigi Concutelli, Clemente Graziani, Elio Massagrande, Salvatore Francia.

Milano, il dirigente della Sit-Siemens Nicola Toma è aggredito da due terroristi che gli sparano ferendolo alle gambe. Rivendicano l’azione le Br

28 gennaio: Roma, terroristi di sinistra uccidono durante un tentativo di rapina il gioielliere Giorgio Corbelli

26 gennaio: Silvio Berlusconi, imprenditore milanese, entra nella P2. Dirà di essere stato presentato a Licio Gelli da Roberto Gervaso. Lo stesso giorno entra nella P2 anche l’ammiraglio Giovanni Torrisi.

30 gennaio: dodici attentati, coordinati tra loro ed eseguiti con bottiglie incendiarie e spari con armi da fuoco, sono compiuti in diverse località del Veneto contro, soprattutto, piccoli imprenditori. Rivendicano le diverse organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia.

1° febbraio: il governo ratifica le nomine dei dirigenti dei servizi segreti riformati con la legge del 24 ottobre 1977. A dirigere il Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) va il generale Giuseppe Santovito, a capo del Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) il generale dei carabinieri Giulio Grassini, segretario del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) viene nominato Gaetano Napoletano, prefetto di Roma. Dopo cento giorni quest’ultimo darà però le dimissioni e sarà sostituito da Walter Pelosi, già prefetto di Venezia. Santovito, Grassini e Pelosi fanno parte della P2. Al Sisde, nella veste di vicedirettore, è destinato Silvano Russomanno.

1 febbraio: il finanziere Flavio Carboni da il via all’“operazione Siracusa”, che consiste nella realizzazione di un porto turistico e in altri interventi nella città siciliana. Ma non possedendo le somme necessarie per l’avvio dell’operazione Carboni si rivolge a Domenico Balducci della banda della Magliana, che tramite Pippo Calò gli procura fondi di Cosa Nostra. Non senza tenere per se una consistente tangente.

5 febbraio: Raffaele Cutolo, capo della Nco (Nuova Camorra Organizzata), evade dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Sarà nuovamente arrestato quindici mesi dopo, il 15 maggio 1979. Nel frattempo avrà saldamente strutturato l’organizzazione ponendosi come capo indiscusso, nominando Pasquale Barra suo vice, rinsaldando l’alleanza con la ‘nrangheta calabrese e stabilendo altre alleanze: a Milano con i banditi Renato Vallanzasca e Francesco (Francis) Turatello.

2 febbraioBrescia, si conclude il processo a 57 appartenenti o complici del Mar (Movimento Azione Rivoluzionaria). La sentenza attribuisce 33 condanne e 24 assoluzioni. Tra le prime quelle di Carlo Fumagalli, Gaetano Orlando, Ezio Tartaglia, Giuseppe Picone Chiodo, Alfonso D’Amato, Adamo Degli Occhi, Kim Borromeo, Giorgio Spedini, Alessandro D’Intino, Alessandro Danieletti, Roberto Agnellini, Walter Moretti; tra gli assolti Luciano Buonocore, Mario D’Ovidio, Giancarlo D’Ovidio, Cesare Ferri, Adelino Ruggeri. L’esito relativamente moderato del processo è stato determinato anche dalla decisione del pubblico ministero Francesco Trovato di ritirare le accuse più gravi di attentato alla Costituzione e guerra civile. In appello (sentenza del 4 dicembre 1979) le pene saranno lievemente ridotte, tranne che nel caso di Gaetano Orlando, latitante, al quale saranno inflitti 15 anni contro i 6 avuti in primo grado.

7 febbraio: lungo la strada provinciale Agrigento-Raffa­dali, Pasquale Fretto, trafficante internazionale legato al giro di Badalamenti e Di Cri­stina, rimane vittima di un agguato. Il mandante è il boss emer­gente della zona Col­letti, alleato con i corleonesi.

13 – 14 febbraio: Roma, la conferenza nazionale di Cgil – Cisl – Uil, tenutasi all’Eur, segna una svolta radicale nella strategia sindacale. Negli anni passati il sindacato aveva cavalcato la tigre delle mobilitazioni operaie, finendo per far proprie alcune proposte come l’egualitarismo e non frenando la conflittualità in fabbrica, che era divenuta ormai eccessivamente scomoda per gli industriali. Con la conferenza dell’Eur il sindacato accetta di frenare la conflittualità in fabbrica e fa propria la politica dei sacrifici, cioè di moderare le richieste di aumenti salariali in cambio della promessa di incrementare l’occupazione. La nuova politica sindacale non sarà accettata dai settori operai più radicali, che in primavera terranno al Teatro Lirico di Milano un’assemblea operaia autoconvocata. Nei mesi successivi ci saranno anche alcune dure lotte, soprattutto quella degli ospedalieri.

14 febbraioRoma, Riccardo Palma, consigliere di Cassazione con incarichi presso la direzione generale degli istituti di pena del ministero di Grazia e Giustizia, è ucciso a colpi di mitra da un commando delle Brigate Rosse.

15 febbraio: Enrico Paghera, affiliato al gruppo terroristico Azione Rivoluzionaria, non rientra nel carcere di Bologna al termine di una licenza concessagli dal magistrato di sorveglianza. Racconterà poi di avere concordato la latitanza con un altro detenuto del carcere di Bologna, il cittadino americano Ronald Stark, in vista della realizzazione di un progetto di questi, finalizzato alla costituzione di un’organizzazione internazionale con con forti appoggi in ambienti libanesi e libici.

16 febbraioMilano, il dirigente dell’Alfa Romeo Domenico Segala è affrontato da alcuni terroristi che gli sparano ferendolo alle gambe. Rivendica l’azione l’ Associazione Combattenti Comunisti.

20 febbraioNapoli, con trentacinque condanne e sette assoluzioni si conclude il processo per le schedature illegali compiute dalla Fiat tra il 1967 e il 1971. Per corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio sono condannati i dirigenti dell’azienda Niccolò Gioia, Umberto Cuttica, Giorgio Garino, Aldo Ferrero e Mario Cellerino. Condannati inoltre, tra gli altri, il tenente colonnello Enrico Stettermajer, già dirigente del Sid in Piemonte, Ermanno Bessone, capo dell’Ufficio politico della Questura di Torino. Trascorso circa un anno e mezzo, nel luglio 1979 la corte d’appello di Napoli deciderà una riduzione delle pene che avrà come conseguenza anche la prescrizione dei reati. Il processo era stato già seriamente condizionato con l’opposizione del segreto di stato.

21 febbraioVenezia, Franco Battagliarin, guardia giurata, è ucciso dallo scoppio di una bomba collocata contro la sede del Gazzettino. L’attentato viene rivendicato dal Movimento Politico Ordine Nuovo e sarà addebitato a Gianpiero Montavoci, affiliato all’organizzazione.

23 febbraioRoma, due terroristi in moto affiancano l’auto di Giorgio Borghetti, dirigente di banca, ferma ad un semaforo e aprono il fuoco ferendolo. Rivendicano l’attentato le Br.

28 febbraioRoma, ucciso in piazza Don Bosco il giovane di sinistra Roberto Scialabba da alcuni fascisti, tra cui Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. Ferito anche Nicola Scialabba, fratello della vittima.

Febbraio: Giuseppe Arcaini, ex presidente dell’Italcasse, muore durante la latitanza.

Roma, Aldo Moro interviene nella riunione dei gruppi parlamentari della DC. Lo statista afferma tra l’altro che dalle elezioni politiche del 1976 erano usciti “due vincitori” e che “due vincitori in una battaglia creano certamente dei problemi”. Il Paese non avrebbe sopportato in quel momento “un grave scontro, una dissociazione radicale”, quale si sarebbe avuta se il Partito comunista italiano e la Democrazia cristiana avessero assunto un atteggiamento di rottura. Questo progetto non esprimeva una astratta e personale interpretazione della realtà italiana, ma rispondeva all’esigenza di tradurre in atti concreti quanto a livello di dibattito politico era andato maturando nei due partiti, in altre forze politiche e in larghi settori dell’opinione pubblica.

1 marzo: il Movimento Politico Ordine Nuovo diffonde un “Foglio d’ordini del Mpon” che informa della ricostituzione in clandestinità del movimento: “Sono stati consolidati ed ampliati i quadri politici, è stata ridefinita la linea strategica, sono state create nuove strutture operative”. Quindi, “al fine di creare il vero soldato politico” vengono indicati alcuni obiettivi primari: “Organizzare nuclei rivoluzionari di lotta al sistema, catturare e utilizzare le iniziative di altri riconducendole alle esigenze tattico-strategiche della nostra azione”. Quanto ad Autonomia Operaia è opportuno “evitare lo scontro diretto e partecipare con sigle differenziate a iniziative comuni”. Il “Foglio d’ordini del Mpon” è opera di Massimiliano Fachini, Roberto Raho, Paolo Signorelli e Sergio Calore. Una copia sarà sequestrata nell’abitazione di Gianluigi Napoli a Rovigo, insieme alle tesi del documento propagandate dal giornale Costruiamo l’Azione. Un secondo “Foglio d’ordini” sarà diffuso nel maggio 1978.

2 marzoRoma, costituita l’Assierre, società di assicurazioni in accomandita semplice con sede in via Alessandria 129. Tra i soci e i promotori figurano Saverio Savarino Morelli, Adriano Tilgher, Giancarlo Garzella e Romano Coltellacci, provenienti in parte da Avanguardia Nazionale e in parte dal Movimento Politico Ordine Nuovo. I locali sono di proprietà di una fondiaria collegata alla Società Immobiliare Urbana, che appartiene a Bianca Freddi e che ha dato in affitto altri locali, in via Panetteria 47, per la redazione del giornale Terza Posizione, organo del movimento omonimo, diretto da Donatella Bianchi. Curatore degli interessi immobiliari della famiglia Freddi è Stefano Caponetti, anch’egli proveniente da Avanguardia Nazionale.

4 marzo: Roma, si riunisce la “gran loggia” della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana (ex-piazza del Gesù) che nomina il nuovo gran maestro: è Giuseppe Bellantonio, figlio del defunto Francesco, precedente gran maestro. E’ ratificato anche il ritorno di Giovanni Francesco (Gianfranco) Alliata di Montereale, sovrano gran commendatore del rito scozzese.

6 marzoRoma, Francesco Anselmi, studente, appartenente a Ordine Nuovo, è ucciso dal proprietario di un’armeria di via Ramazzini a Monteverde Nuovo, durante una rapina nell’armeria stessa. Aveva partecipato, tra l’altro, al raid di Sezze Romano dove venne ucciso (28 maggio 1976 ndr) il giovane comunista Luigi De Rosa ed era uno degli elementi di collegamento tra i NAR e la banda della Magliana. Gli altri rapinatori, che riescono a fuggire, sono Alessandro Alibrandi e i fratelli Cristiano e Valerio Fioravanti. La rapina rappresenta praticamente l’esordio dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), che nel 1979 e nel 1980 ricorderanno la morte di Anselmi con altrettante rapine ad armerie.

7 marzoCaracas, il boss Salvatore Greco cicchiteddu muore di cirrosi epatica

8 marzoTorino, si apre nell’aula bunker della Caserma La Marmora, il processo al nucleo storico delle BR. Si giudicano 47 terroristi, di cui 15 detenuti.

10 marzoTorino, Rosario Berardi, maresciallo di PS, viene assassinato da un commando delle BR mentre tra la folla attende l’arrivo del tram per recarsi in ufficio. Del crimine saranno accusati Nadia Ponti, Vincenzo Acella, Cristoforo Piancone e Patrizio Peci.


11 marzo: Roma, quarto governo Andreotti. Ruffini ministro della Difesa, Cossiga confermato nuovamente agli Interni (a giugno verrà sostituito ad interim dallo stesso Andreotti e il dicastero verrà poi assegnato al democristiano Virginio Rognoni). E’ ancora un monocolore Dc che tiene in vita grazie all’astensione di Pci, Psi, Psdi, Pri e Pli. Forlani ministro degli Esteri
Il governo: http://www.senato.it/leg/07/BGT/Schede/Governi/0003_M.htm


Tel Aviv, i passeggeri di un pullman sono presi in ostaggio da terroristi palestinesi. L’intervento dell’esercito israeliano provoca la morte di 35 ostaggi e 9 terroristi. Per rappresaglia Israele attacca il Libano meridionale occupando una fascia di territorio.

16 marzoRoma, ore 9.15. In via Mario Fani i brigatisti rossi rapiscono il presidente della Dc Aldo Moro. Poche ore dopo Moro avrebbe dovuto partecipare, a Montecitorio, al dibattito sulla fiducia al quarto governo Andreotti. Nell’agguato vengono uccisi i carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi e i tre poliziotti dell’auto di scorta Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

Ore 10: Le Brigate rosse telefonano all’Ansa e comunicano di aver rapito il presidente della Dc. Contemporaneamente il presidente della Camera, Pietro Ingrao, sospende la seduta e annuncia il rapimento di Aldo Moro. A meno di un’ora dalla notizia CGIL, CISL e UIL proclamano lo sciopero generale nazionale contro la violenza terroristica, a presidio delle istituzioni democratiche.


16 marzo 1978, gridai al telefono della Camera: “Hanno rapito Moro”. Ma Natta incredulo mi mandò a quel paese

Giorgio Frasca Polara – strisciarossa.it

Roma,16 marzo 1978, le nove del mattino. Lungo via Uffici del Vicario, dove affaccia il palazzo dei gruppi parlamentari, sto andando alla Camera per esercitare il mio compito di responsabile del servizio parlamentare dell’Unità: alle 10 Giulio Andreotti avrebbe presentato il suo sesto e non ultimo governo. Sarebbe stata la prima volta, dopo il 1947, che il Pci tornava nella maggioranza, seppure senza una rappresentanza nell’esecutivo.
In quel momento incrocio Enrico Berlinguer, il solito pacco di giornali stretto sotto il braccio sinistro. Perché così presto a Montecitorio?, gli chiedo. Devo vedere Natta, fu la secca risposta. Immaginai la ragione e la tensione di quei momenti: la lista dei ministri era pessima. Tra gli altri c’erano il piduista Gaetano Stammati, Antonio Bisaglia, poi morto affogato in un misterioso incidente, Carlo Donat Cattin, notoriamente avversari di quella politica della solidarietà nazionale che (mal) si esprimeva appunto in quel governo e infine il vecchio ma sempre potente boss napoletano Antonio Gava, poi tolto in extremis dalla compagine governativa.

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https://www.strisciarossa.it/16-marzo-1978-gridai-al-telefono-della-camera-hanno-rapito-moro-ma-natta-incredulo-mi-mando-a-quel-paese/

La radio della polizia gracchiò: “Confermo il rapimento”

Dopo il fuggevole incontro con Berlinguer continuo per qualche minuto a godermi il sole tra Montecitorio e Piazza Colonna, poi lentamente mi avvio verso l’ingresso principale della Camera. All’angolo del portone la radio di una moto della polizia sta gracchiando. Odo poche, affannose parole: “…Sì, confermo…sembra che il presidente Moro sia stato rapito…gli uomini della scorta sono stati uccisi, tranne forse uno…”.


Alle 12,40 Andreotti presenta il nuovo governo e in giornata ottiene la fiducia dei due rami del parlamento. Una procedura così rapida non si era mai vista: è la prima ferma risposta politica al ricatto inscenato con il rapimento del leader democristiano. I partiti e gli uomini politici prendono posizione. Il documento della Direzione comunista afferma, tra l’altro che il rapimento e la strage sono atti che si iscrivono “nell’assalto eversivo contro la democrazia italiana (…) l’obiettivo immediato dei gruppi e delle forze che hanno organizzato e attuato il colpo è quello di impedire lo sforzo solidale oggi necessario (…) e che ha trovato espressione nella formazione di una nuova maggioranza”. Quale che sia la sigla del gruppo terrorista “la congiura è di ampie dimensioni, si sviluppa con metodi nazifascisti e trova i suoi esecutori in un raggruppamento mascherato sotto vari nomi”. Analogo il giudizio del segretario democristiano Benigno Zaccagnini: “il rapimento è chiaramente collegato ad un piano che mira a sconvolgere la concordia nazionale”. Sullo stesso piano le dichiarazioni del segretario repubblicano Oddo Biasini, il quale afferma che le forze politiche sono di fronte “a una sfida che deve avere risposta adeguata”.

Se comunisti, democristiani e repubblicani affermano subito con chiarezza che Moro è stato colpito per il ruolo avuto nella realizzazione del progetto della solidarietà nazionale, i toni usati dalle altre forze politiche sono molto più generici. Frasi convenzionali, dichiarazioni di solidarietà all’uomo Moro e la sua famiglia, senza sottolineare il ruolo del politico, appelli a favore della sua libertà e a sostegno delle istituzioni. PSI e PSDI parlano genericamente di attacco alla democrazia, alla libertà e allo Stato. Il presidente della Repubblica, Giovanni Leone parla di “gravissima sfida allo Stato” e auspica che “Aldo Moro sia restituito al più presto alla famiglia”. E’ la stessa affermazione che si può leggere sul telegramma inviatogli dal presidente americano Jimmy Carter: nessun riferimento politico, nessun accenno alle difficoltà che governo e maggioranza si apprestano a sostenere. Il presidente americano fa sapere che prega, insieme a milioni di suoi concittadini affinché Moro “possa essere al più presto restituito alla famiglia”.

Ma, oltre alle prese di posizione e i commenti politici, vanno registrati altri due episodi. Fanfani fa avvertire la signora Moro che andrà a trovarla verso le 14,30, la quale replica che “non è l’ora di presentarsi a casa della gente” e fa spostare l’appuntamento. Non sarà il solo momento d’imbarazzo tra il presidente del Senato e la famiglia del suo avversario storico: il 18 aprile, giorno del falso comunicato sulla morte di Moro e l’abbandono del corpo nel lago Duchessa, Fanfani si recherà a casa Moro, ma non verrà fatto entrare e dovrà restare “sul pianerottolo qualche minuto per non destare i sospetti dei giornalisti che assediano la palazzina”. Va invece meglio a Renzo Rossellini, il quale aveva previsto l’operazione contro Moro dai microfoni di Radio Città Futura, che il giorno stesso del rapimento è ricevuto da Craxi e De Michelis.

Roma, il terrorista nero Pierluigi Concutelli è condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio. Gianfranco Ferro è condannato a 24 anni.

17 marzo: solo La Repubblica sottolinea nel titolo l’insediamento del nuovo governo. Per il Giornale di Montanelli le imponenti manifestazioni unitarie non sono altro che “una iniziativa idiota e irresponsabile”. Dello stesso tenore anche il commento di Lotta Continua, secondo cui le manifestazioni di protesta contro il rapimento Moro, sono tentativi di “incanalare la protesta verso il consenso al nuovo regime che chiede la pena di morte”. Qualche giorno dopo sarà ancora Lotta Continua a lanciare lo slogan “ne con lo Stato ne con le Br”.

Una telefonata al Messaggero segnala la presenza di un comunicato delle Br nel sottopassaggio di largo Argentina. Non viene trovato perché la busta è nascosta sotto un mucchio di carta appoggiata sopra il coperchio di una fotocopiatrice.

Il Consiglio dei ministri delega al Comitato per la sicurezza la gestione politica della situazione, la gestione tecnica è assunta da un Comitato costituito presso il Viminale. Di fatto il Comitato di crisi è composto da tutti appartenenti alla P2 e lo stesso Gelli ha un ruolo di primo piano nella gestione dell’Unità di crisi tanto da occupare un proprio ufficio al ministero della Marina.

Si riuniscono i segretari dei partiti che sostengono il governo e sono tutti concordi nel sostenere una linea di fermezza.

18 marzo: dopo i funerali degli uomini della scorta di Moro, alle 12 le Brigate rosse telefonano al quotidiano romano Il Messaggero e indicano una cabina telefonica in cui viene trovato il Comunicato n.1 con la fotografia del presidente della Dc. Le Brigate rosse comunicano che Moro è in una “prigione del popolo” in quanto responsabile “dei programmi controrivoluzionari della borghesia imperialista”. Il comunicato, secondo quanto segnalato dal comando generale dell’Arma dei carabinieri, dopo un “esame tecnico effettuato da fonte qualificata”, presentava, tra gli altri, un particolare molto interessante: “la caratteristica spaziatura(in realtà si tratta di n. 3 battute a vuoto ndr), che costantemente si rileva dopo ciascun punto fermo, è tipica della dattilografia americana; nella stesura del testo si contano n. 11 di tali ricorrenze”. La stessa cosa viene segnalata sul Messaggero in un articolo di Pino Cascetta, che così conclude: “- la doppia spaziatura usata dopo ogni punto nel testo che continua in riga; è un metodo tipografico prettamente anglosassone; fa anche parte del bagaglio tecnico impartito nelle facoltà di giornalismo delle università americane. – Il modo in cui è stata divisa la parola rapporto nella settima riga del punto 1: a fine riga è scritto RA seguito dal trattino e poi si porta a capo, iniziando con una doppia consonante PPORTO. Non è un errore di ortografia, ma un preciso metodo di scrittura usato da chi lavora su particolari macchine elettroniche programmate che in fase di elaborazione (grazie al trattino di divisione) provvedono a ricongiungere correttamente la parola. – Un’altra consuetudine della tecnica tipo grafica anglosassone compare nelle due note che chiudono il messaggio; un operatore di scuola italiana dopo i numeri 1 e 2 avrebbe messo la parentesi chiusa oppure il punto. E’ invece classico della tecnica tipografica anglosassone scrivere il numero di richiamo e subito dopo il trattino senza dare la spaziatura” (cfr Il Messaggero 22.3.1978).

Il Washington Post, in un editoriale riportato in Italia in una corrispondenza per il Corriere di Ugo Stille, svolge un’analisi “molto severa del modo del modo di governare in Italia” e formula una previsione cinica, ma anche molto chiaroveggente: “A noi sembra che stia per concludersi in modo drammatico la vecchia tradizione italiana di governi deboli, espressione di un mondo politico chiuso e senza ricambio, dominato da una piccola cerchia di figure perenni, preoccupate di sopravvivere a se stesse. Questo delitto potrà ora far precipitare in Italia quel tipo di crisi dalla quale dovrà emergere uno stile di governo molto diverso”. Comunque sia, a partire dal comunicato n. 3 questi indizi scompaiono dal testo che ritorna ad essere composto secondo i canoni classici dei modelli tipografici italiani.

Milano, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, entrambi di 19 anni, simpatizzanti della sinistra extraparlamentare, sono assassinati nei pressi del Centro sociale Leoncavallo, in via Mancinelli, da colpi di pistola sparati da terroristi appartenenti all’organizzazione fascista denominata Esercito Nazionale Rivoluzionario, brigate combattenti Franco Anselmi. Ma nonostante questa rivendicazione, il duplice omicidio resterà senza spiegazioni e senza individuazione di responsabili.

19 marzo: parlando ai fedeli radunati in piazza san Pietro, Paolo VI lancia il primo appello ai rapitori di Moro.

Contemporaneamente sui muri di Roma compaiono manifesti con lo scudo crociato che invitano a rovesciare la linea politica di Aldo Moro. Sono firmati da un circolo culturale vicino alle posizioni del leader della destra Dc, il milanese Massimo De Carolis.

20 marzoTorino, durante il processo al nucleo storico, le Brigate Rosse rivendicano la responsabilità politica del rapimento.

21 marzoRoma, il governo approva il decreto antiterrorismo: trent’anni di carcere per i terroristi, ergastolo in caso di morte dell’ostaggio; la polizia può fermare, interrogare e ascoltare le telefonate sospette.

L’ambasciatore sovietico si reca a palazzo Chigi per esprimere la solidarità del suo governo. Nei suoi Diari annota Giulio Andreotti: “Ignorava che la Pravda, riprendendo L’Humanité, ha chiamato in causa il comando Nato di Napoli”.

23 marzo: il Partito comunista comunica la sua posizione ufficiale: lo Stato non deve trattare con le Brigate rosse.

24 marzoTorino, Giovanni Picco, consigliere regionale democristiano ed ex sindaco della città, è colpito alle gambe e alle spalle da 15 colpi in un attentato rivendicato dalle Br. Riesce comunque a salvarsi. Patrizio Peci confesserà di avervi partecipato insieme, tra gli altri, a Gerolamo Tartaglione.

25 marzo: a Torino, Roma, Milano e Genova le Brigate rosse fanno trovare il Comunicato n.2, in cui annunciano di aver cominciato il “processo popolare” contro Moro.

25 marzo: il Centro nazionale di Coordinamento delle Operazioni di Polizia Criminale della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza stendeva un appunto in cui si veniva avanzata l’ipotesi che, stando ad alcune notizie di natura confidenziale, nel commando che agì la mattina del 16 marzo precedente avrebbe avuto un ruolo di prim’ordine tale Giulio Paggio, munito di passaporto diplomatico, in collegamento con il campo di addestramento cecoslovacco di Karlovy Vary, insieme ad una straniera. “Il predetto – prosegue la nota del ministero dell’Interno – potrebbe identificarsi per Paggio Giulio di Ferdinando, nato a Saronno (Varese) il 20.9.1925, già abitante a Milano, noto come tenente “Alvaro”, comandante della Volante Rossa, organizzazione comunista di Lambrate, resasi responsabile di gravissimi delitti negli anni dell’immediato dopoguerra. Lo stesso, ricercato sin dal 1949 perché colpito da mandato di cattura per duplice omicidio premeditato, associazione per delinquere, invasione di aziende e sequestro di persona, con sentenza della Corte d’Assise di Verona del 21.3.1951 fu condannato all’ergastolo. In Svizzera e precisamente a Zurigo sembra si celasse, nel 1958, sotto il nome di Bianchi Oreste di Giacomo, nato a Milano il 15.4.1926. Sembra che intorno al 1950, arruolatosi nella Legione Straniera, abbia combattuto in Indocina”. Aldo Grandi, nella sua biografia dell’editore milanese, ci dice che Giulio Paggio, alunno dei padri Salesiani, già comandante di un distaccamento della Brigata Garibaldi, aveva un passato da studente presso l’Istituto Feltrinelli. “È in questo contesto – aggiunge Grandi – che Giangiacomo conobbe e strinse rapporti con alcuni iscritti alla sezione Carrobbio, formatasi dopo lo sdoppiamento della sezione Duomo, ritenuta troppo numerosa”. Tra essi, tale Calust Megherian, armeno, detto il professore, espulso dal Pci il 30 luglio 1946, “per indegnità politica, per opera di disgregazione e di diffamazione nei confronti del Partito e per rapporti continuati con provocatori” […] Per Megherian, individuato poi come il capo dell’intera organizzazione a sfondo politico fiancheggiatrice di una parallela associazione criminale venuta dalla Francia, il PCI aveva invitato “gli iscritti a rompere ogni contatto (…) e a riferire alla Federazione sulle (…) losche manovre”. È proprio in questo ambiente che nell’animo del giovane Giangiacomo Feltrinelli trovò compimento quel processo di maturazione relativo alla sua bruciante passione per la clandestinità e la guerra partigiana.

28 marzo: con un articolo su La Stampa si propone l’elezione di Moro alla presidenza della Repubblica al posto di Leone, che dovrebbe dimettersi. La stabilità istituzionale sarebbe garantita da una reggenza Fanfani, Ingrao, Paolo Rossi e Saragat. Parallelamente è chiesto anche un blocco trimestrale dei contratti.

29 marzo: le Br fanno trovare il Comunicato n.3: una lettera al ministro degli Interni Francesco Cossiga in cui Moro accenna alla possibilità di uno scambio. Il comunicato viene diffuso in coincidenza con l’apertura a Torino del congresso socialista. Nella relazione d’apertura del congresso, Craxi afferma, tra l’altro che le BR sono “il peggiore dei mali”, ma sostiene che vi è un problema che “va scandagliato ed esplorato, perché è coinvolta una vita umana, ma sono in gioco effetti politici difficili da prevedere”. Occorre far rispettare le leggi: “tuttavia – aggiunge – se dovesse affiorare un margine ragionevole di trattativa, questo non dovrebbe essere distrutto pregiudizialmente”.

30 marzo: la direzione della Democrazia cristiana decide di respingere ogni trattativa. Comincia la linea dura. Alcuni giorni dopo la stessa decisione verrà confermata dai cinque partiti della maggioranza. Tutta la stampa italiana concorda nel definire la lettera a Cossiga un atto di violenza fatto dai terroristi a Moro. E a proposito del “preventivo passo della Santa Sede” chiesto nella lettera di Moro, annota Andreotti nel suo Diario: “Cossiga mi ha detto – documenti alla mano – che quando il Vaticano si occupò del caso Sossi, Moro non ne fu contento”. Il giorno successivo aggiunge: “Pompei e Montezemolo hanno riesumato i rapporti dell’ambasciata presso la S. Sede sul caso Sossi. E’ confermato che Moro fece fare passi per scoraggiare erronee posizioni della stessa S. Sede. Ricevo tutta la documentazione”. Intervenendo il 10 aprile sulla polemica tra la “prigione del popolo” e Taviani, aggiunge ancora, sempre sull’atteggiamento di Moro sul caso Sossi: “Come deve interpretarsi questa lettera? Poiché anche dalle carte dell’ambasciata di via Flaminia si accerta che Moro veramente fu contro la trattativa per Sossi, è forse un messaggio in chiave per condividere oggi la stessa linea?”.

Alla Camilluccia si svolge una riunione informale dei principali dirigenti democristiani. E’ approvata una nota che pubblicherà il giorno dopo Il Popolo e il cui punto più importante afferma: “rimane per noi lo stato democratico e le sue istituzioni, le sue leggi e le sue esigenze. Riteniamo perciò di dover ribadire con meditata convinzione che non è possibile accettare il ricatto posto in essere dalle Brigate rosse”.

Il presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi accredita su un conto di una banca svizzera la somma di mezzo milione di dollari a beneficio del latitante Michele Sindona. Il versamento è il risultato di un incontro avvenuto a New York tra Calvi e Sindona e della mediazione del capo della P2 che per il momento è riuscito a ricomporre il conflitto tra i due suoi associati.

31 marzo: l’Osservatore Romano risponde alla sollecitazione contenuta nella lettera di Moro a Cossiga. Scrive tra l’altro: “la richiesta di un passo preventivo destinato a facilitare la soluzione del dolorosissimo caso dell’onorevole Moro, non può certo lasciare indifferente la S. Sede”. Ma però aggiunge che: “un’eventuale azione sarebbe possibile soltanto quando tutti gli elementi in gioco fossero chiari. Resta pertanto prematuro avanzare, ora, qualsiasi ipotesi di interventi concreti”.

1° aprile: i deputati democristiani Bodrato e Salvi si incontrano con monsignor Caprio della segreteria di stato vaticana che li rassicura sul fatto che non è intenzione della S. Sede creare problemi e difficoltà alla DC e che non verranno prese iniziative contrastanti con la linea di fermezza adottata dalla segreteria democristiana. Contemporaneamente Craxi affida all’avvocato Giannino Guiso l’incarico di contattare ambienti vicini alle BR e gli stessi brigatisti detenuti.

Dopo il numero zero del gennaio 1978, esce il numero 1 del giornale Costruiamo l’Azione. Contiene anche direttive per l’impegno del “soldato politico”: “Organizza dovunque è possibile nuclei rivoluzionari di lotta al sistema. Non lasciarti coinvolgere nel gioco mortale degli opposti estremismi. Non rafforzare il sistema che vuole separarci, lo scontro con gli altri rivoluzionari deve essere ridotto al minimo e se possibile evitato”.

Nell’appartamento di Milano di Alberto e Franca Zuliani, esponenti di Autonomia Operaia, viene ad abitare il cittadino tedesco Volker Weingraber, che usa la falsa identità di Michael Goldman. In Italia da più di un anno, è in contatto con un funzionario del Sismi e ha l’incarico di infiltrarsi nelle Brigate Rosse e in altre organizzazioni terroristiche di estrema sinistra.

2 aprile: papa Paolo VI, durante l’Angelus, rivolge un appello agli “ignoti autori del terrificante disegno” perché liberino Moro. Sullo stesso concetto – gli ignoti autori – ritornerà anche il presidente del consiglio Andreotti il quale, parlando alle Camere, afferma che il governo “manca di sicuri elementi conoscitivi sui responsabili e il tenebroso luogo del sequestro”. Qualche giorno do Virgilio Levi scrive sull’Osservatore Romano che l’intransigenza contro “l’oscuro avversario” che aveva costretto Moro a rendere “ignominiose e false confessioni”, era non soltanto un atto politico, ma un atto d’opposizione morale.

4 aprile: il Comunicato n.4 delle Brigate rosse è una copia della lettera di Moro al segretario della DC Benigno Zaccagnini: “Moralmente sei tu ad essere al mio posto, dove materialmente sono io”.

6 aprileLicola (Na), a due passi dalla base NATO, viene scoperto un covo terroristico ed arrestati Maria Fiora Pirri Ardizzone, moglie separata di Franco Piperno, Lanfranco Caminiti, Davide Sacco e Ugo Melchionda.

Tramite il professor Franco Tritto, i brigatisti fanno arrivare alla signora Moro una lettera con “un saluto caro e le connesse indicazioni”. Di queste ultime non vi è traccia nell’inchiesta.

Roma, un gruppo di terroristi dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) rapina il negozio di un filatelico rubando materiale di valore e denaro. Della rapina saranno chiamati a rispondere Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi.

7 aprile: il quotidiano milanese Il Giorno pubblica una lettera di Eleonora Moro: la moglie del presidente della DC si dissocia dalla linea dura e dice di voler adottare una linea di comportamento autonoma.

Lo stesso giorno, a Genova, le Br gambizzano Felice Schiavetti, presidente dell’Associazione provinciale degli industriali.

Torino, l’avvocato Giannino Guiso si incontra, per conto di Craxi, con i brigatisti del nucleo storico detenuti alle Nuove. Raccontando quei giorni, scrive Guiso: “I brigatisti detenuti mi spiegano di non essere ne al corrente, ne all’’nterno dell’azione Moro”. Poi continua: “Nessun brigatista detenuto ha alcuna conoscenza dell’azione, né, comunque, allo stato, ne fa parte, poiché nessuna proposta che li coinvolga è stata avanzata dall’organizzazione (…) Non hanno nessuna possibilità di aprire o svolgere, in qualsiasi modo, una trattativa a qualunque livello”. E conclude: “A loro parere è necessaria una risposta politica e non di principio a quanto Moro sollecita”.

Sorgono però alcuni interrogativi: se i brigatisti detenuti sono davvero tagliati fuori e inutilizzabili, come mai le visite proseguiranno e si intensificheranno nei giorni successivi? E come spiagare le tante e precise anticipazioni che Guiso fornirà sulla condotta dei sequestratori di Moro? Certo non regge la spiegazione che Guiso – al pari di altri indovini come Renzo Rossellini e Franco Piperno – fornisce parlando di una notevole conoscenza del fenomeno brigatista. Anni dopo sarà lo stesso Craxi a sollevare, davanti alla Commissione stragi, dubbi su questa spiegazione: “E’ vero – afferma Craxi – l’ho notato anch’io naturalmente. C’è una serie di coincidenze, di conti che tornano tra quelli che Guiso dice in anticipo e quello che succede dopo. Lui mi pare che non abbia scritto questo libro, però io lo ricordo bene”.

Lui disse: “il processo è finito. Secondo me il processo è finito”. Secondo questi gli hanno detto. E effettivamente due giorni dopo il processo era finito.

Il comunicato della Duchessa è falso, Moro è vivo, non è stato ucciso; non finirà come il caso Sossi. Lui questo ce lo disse all’inizio, poi compare, credo, nel comunicato numero 8. Non verrà ucciso prima del 25 aprile o il 1° maggio. Domanda che mi sono fatto io e che ho fatto a lui. Io ripetutamente gli ho chiesto, durante e dopo, per cercare di chiarirmi le idee su quello che era avvenuto: “ma tu eri in contatto con qualcuno, queste cose qualcuno te le ha dette?”. Lui ha sempre insistito nel dire: “no, io avevo un rapporto con loro, quel tanto che loro sapevano all’interno del carcere, si facevano delle opinioni, io quel tanto che posso conoscere (…) lo conosco bene questo mondo, ecc., io ho espresso le mie opinioni sugli avvenimenti che si stanno verificando”.

8 aprile: “se questo blocco non comincia a sgretolarsi a sgretolarsi un poco, ne va della mia vita. E cioè di voi tutti, carissimi, e dell’amato piccolo”. E’ uno dei passi più toccanti della nuova lettera recapitata tra il 7 e l’8 aprile alla signora Eleonora. La minaccia è pesante ed esplicita e coinvolge tutti famigliari, compreso il nipotino Luca, al quale i nonni sono particolarmente affezionati. L’indicazione è precisa e perentoria: bisogna agire in fretta per rimuovere il blocco della fermezza, che poi è lo stesso blocco di forze che sostiene con maggiore convinzione sostengono il disegno politico perseguito dall’uomo che ora è costretto a chiederne la dissoluzione. Anche questa lettera contiene dei “fogli acclusi” che però non verranno mai resi noti (questi fogli sono stati sicuramente consegnati alla DIGOS – v. relazione di servizio, ApM 1, 3b, 725 – Il dottor Spinella ne ha confermato l’esistenza, parlando di una busta di una certa consistenza, e ha specificato che, non trattandosi di corpo di reato, era stata fatta recapitare poi dal ministero dell’Interno ad Eleonora Moro ndr).

Lo stesso giorno la polizia riesce ad intercettare una lettera, per recapitare la quale i brigatisti si sono rivolti al professor Tritto. E’ un documento ancora più pesante ed esplicito e con sarcasmi che difficilmente sono riconducibili a Moro (don Virgilio Levi, reo di aver preso chiaramente posizione contro l’autenticità delle lettere, viene misconosciuto come sacerdote e chiamato “questo signor Levi”).

Palermo, Di Cristina ammazza il boss di Vallelunga, Cic­cio Madonia che gli era stato sobillato contro da Riina e Provenzano. Due giorni dopo si svolge una tempestosa riunione della Commissione provinciale in cui Riina ribalta su Badalamenti l’accusa dell’omicidio. Badalamenti viene dimesso da responsabile della Commissione. All’interno della Commissione interprovinciale vacilla anche il ruolo di Calderone.

10 aprile: Comunicato n.5 e una lettera autografa di Aldo Moro, in cui il presidente DC sostiene l’ipotesi delle trattative e attacca il suo compagno di partito, ed ex ministro dell’Interno, Taviani.

Vi sono due coincidenze curiose: lo stesso profilo di Taviani fatto dai brigatisti era stato usato nel 1974 da Luigi Cavallo e qualche giorno prima Taviani era stato chiamato a testimoniare davanti alla corte d’Assise di Roma nel processo sul golpe Borghese.

11 aprileTorino, Lorenzo Cotugno, agente di custodia, è ucciso sotto la sua abitazione, in Lungodora Napoli 60, da un commando delle BR. Rimane ferito e catturato il brigatista Cristoforo Piancone. All’attentato, secondo Patrizio Peci, partecipano anche Nadia Ponti e Vincenzo Acella. Anche Nadia Ponti resta ferita. A proposito di Piancone, Andreotti, in data 3 maggio, annota nel suo diario: “Una talpa nella Ps? Il brigatista Piancone, detenuto sotto sorveglianza in ospedale a Torino, ha detto al nostro senatore Cravero: lei ieri a Roma è stato dalla onorevole Anselmi”.

12 aprile: dopo la pubblicazione del comunicato n.5. l’avvocato Guiso è nuovamente convocato da Craxi. Si concorda la sua partenza per Torino. Dove “nei colloqui con i detenuti cercherà di leggere politicamente gli sviluppi del caso”.

13 aprile: si riunisce la direzione democristiana che ribadisce che “non si può scendere a patti con le Br: non lo faranno né il governo né la Dc”.

Padova, quattordici attentati, coordinati tra loro e compiuti con bottiglie incendiarie e spari con armi da fuoco, sono compiuti in diverse località del Veneto. Obiettivi sezioni della Democrazia Cristiana), funzionari di polizia, un magistrato. Rivendicano le diverse organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia.

13 – 16 aprile: Roma, “assemblea congressuale” di Democrazia Proletaria, che costituisce formalmente il partito. Al centro del dibattito c’è la crisi della sinistra rivoluzionaria e il fallimento della prospettiva del “governo delle sinistre” dovuto alla scelta consociativa del Pci. Il nuovo partito, afferma la mozione finale, individua come compito prioritario la lotta al compromesso storico e il sostegno e l’organizzazione delle lotte sociali, al fine di promuovere la resistenza alla normalizzazione della società e ricompattare un blocco sociale antagonista. Dp si batte perché possano esistere spazi per i movimenti sociali, rifiutando di farsi stritolare nella tenaglia della repressione statale e della violenza terroristica: “contro lo Stato e contro le Br” è lo slogan che esprime non certo l’indifferenza nella lotta tra i due contendenti, ma la volontà di lottare contro entrambi. Sul terrorismo il giudizio è radicale: “La nostra avversione non ha soltanto ragioni tattiche ma investe l’immagine stessa di società che vogliamo costruire”.

14 aprile: la Camera approva (306 si e 275 no) la legge che depenalizza l’aborto, il 29 maggio la legge passerà di misura (160 si e 148 no) al Senato

15 aprile: il Comunicato n.6 annuncia la fine del “processo popolare” ad Aldo Moro e la sua condanna a morte.

Sulla linea ferroviaria Bologna – Firenze, nei pressi di Vado di Monzuno, una frana provoca il deragliamento di un treno mentre sta sopraggiungendo il Rapido Freccia della Laguna. Nello schianto muoiono 48 persone, e i feriti sono 120.

16 aprilePalermo, Di Cristina incontra il capitano dei carabinieri Pettinato, e rivela tutto ciò che sa sulle malefatte dei cor­leonesi, tacendo però sui propri peccati.

17 aprile: Amnesty International si offre come mediatore. Contemporaneamente il segretario dell’Onu Kurt Waldheim, lancia il suo primo appello per la liberazione di Moro, mentre L’Osservatore Romano chiede una moratoria e invita i terroristi a non uccidere più.

L’avvocato Guiso si incontra con Craxi a Milano e poi parte per Torino, non prima però di aver rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. “L’esecuzione di Moro, a mio parere, non può essere avvenuta – afferma l’avvocato nuorese – non credo che le BR abbiano fatto una cosa del genere, dopo che hanno pubblicato il processo nel modo a tutti noto. Perciò sono convinto che i margini di trattativa esistono. E non penso ad uno scambio. A questo punto è un discorso politico, che pure potrebbe iniziare con una proposta di scambio (…) E’ Moro stesso che ha avanzato le proposte più serie, i partiti si dialettizzino con Moro e Moro verrà salvato. Il problema è che le cose scritte da Moro siano prese sul serio”. Anche l’avvocato Spazzali fa previsioni. Parla di “tempi stretti”, di una proposta che dovrebbe venire dal “potere”, oppure – aggiunge anticipando la richiesta che i terroristi faranno con il comunicato n. 7 del 20 aprile e con la telefonata ai Moro successivo – “se il governo non può trattare, trattino i partiti”.

18 aprileRoma, grazie ad una copiosa infiltrazione d’acqua in un appartamento di un fabbricato, vengono chiamati i vigili del fuoco che entrano nell’appartamento sovrastante e scoprono una base delle Br in via Gradoli 94. E’ lo stesso appartamento affittato da Mario Moretti con il falso nome di Mario Borghi e Moretti vi ha abitato con Barbara Balzerani fino a qualche ora prima. La scoperta non è stata casuale, la doccia del bagno è stata lasciata aperta e sistemata in modo tale che l’acqua si infiltrasse nell’appartamento sottostante. Le modalità della scoperta, (la collocazione del covo in una via zeppa di appartamenti di proprietà di società di copertura dei servizi segreti, la fallita perquisizione di qualche giorno prima, una precisa indicazione proveniente da democristiani bolognesi in cui si parlava di Gradoli, la presenza nello stesso palazzo di una coppia che poi risulterà in rapporti con i servizi, e altri punti ancora), fanno della vicenda Gradoli, uno dei punti più oscuri e misteriosi di tutta la drammatica evoluzione del rapimento.

Un comunicato delle Br, il n.7, che poi si rivelerà falso, annuncia che Moro è stato ucciso: il suo corpo si troverebbe nel lago della Duchessa. L’impressione per l’annuncio della morte di Moro è enorme. Ormai tutti credono che la tragedia sia stata consumata. Tutti, tranne alcuni personaggi: “Anche un bambino capisce che questo comunicato è falso – sono le parole che l’avvocato Guiso sostiene di aver sentito da Curcio – se lo si vuol far passare per vero vuol dire che esiste un progetto ben preciso che dovresti capire”. Il comunicato viene considerato veritiero sulla base delle perizie effettuate dagli esperti di polizia e carabinieri. Spiegherà l’onorevole Cossiga davanti alla Commissione stragi: ”La mia convinzione è che il comunicato del lago della Duchessa è stato fatto dalle Brigate Rosse. Feci fare immediatamente tre analisi, tre expertise, polizia, carabinieri e un esperto del tribunale. Tutti e tre mi dissero, come risultò dalle gigantografie che mi portarono, che la macchina da scrivere era la stessa, solo che era stata usata l’accortezza che era stato fotocopiato il manifestino perché si riteneva che con questo metodo non fosse possibile fare un’analisi della battuta della macchina dato che le fotografie o le fotocopie producono una slabbratura dei caratteri.
Ritengo che il volantino del lago della Duchessa abbia fatto parte di una strategia accurata di intimidazione.
Prima facemmo l’ipotesi che si fosse trattato di un diversivo per portare via forze da Roma sul lago della Duchessa, ma nessuna forza fu portata via per un motivo semplice, perché era stato detto che il lago era dove tutti sanno ed era stato detto che Moro era morto e quindi non vi era nessuna operazione di polizia da fare. La mia convinzione fermissima è che fu fatto per creare artificiosamente lo scenario in termini reali nell’opinione pubblica di cosa significava la morte di Moro.
La morte di Moro, poi smentita, spingeva ciascuno di noi – nel suo animo – a dire: meno male che non è morto, allora facciamo il massimo sforzo per salvarlo! Si è trattato di una forma di intimidazione psicologica e io stesso ho visto amici non del governo, amici cari, che pure erano per la linea della fermezza, i quali dopo il fatto del lago della Duchessa, per un meccanismo psicologico molto elementare, dopo aver ritenuto che Moro fosse stato ucciso e vedendo invece che poteva essere ancora vivo, dicevano: abbiamo sofferto tanto per il fatto di ritenerlo morto, ma se non è così, cerchiamo di salvarlo”.

Lo stesso giorno James Reston, sul New York Times, indica l’Unione Sovietica come responsabile del terrorismo internazionale e delle Brigate Rosse in particolare.

19 aprile: scende in campo anche Mino Pecorelli il quale pubblica su OP frasi inedite contro Zaccagnini e Cossiga ricavate dalle lettere dell’8 aprile ad Eleonora Moro.

La Gazzetta ufficiale del Lussemburgo (“Moniteur”) pubblica il bilancio al 31 dicembre 1977 e la composizione del consiglio d’amministrazione della società anonima “Se Debra”, con sede in Lussemburgo. Nel consiglio compaiono i nomi di Francesco Pazienza, “dimorante a Parigi”, di Nico Schaeffer amministratore anche di una banca di Michele Sindona, di Mathis Hengel, legato alla banca vaticana Ior (Istituto per le Opere di Religione) e di Jean Pirrotte, in rapporti con Adnan Kashoggi, mercante di petrolio e di armi.

Lucca, arrestato in una pizzeria cittadina Enrico Paghera, latitante da circa due mesi non essendo rientrato nel carcere di Bologna al termine di una licenza. E’ in possesso di una pistola e di una mappa per raggiungere un campo paramilitare a Baalbeck (Libano) fornitagli dal suo co-detenuto a Bologna Ronald Stark. Con Paghera sono arrestati anche Pasquale Vocaturo, Renata Bruschi, Josè Luis Cuello e Fernando Rejes Castro. Fanno tutti parte di Azione Rivoluzionaria.

20 aprile: alla redazione di Repubblica arriva il vero Comunicato n.7: Moro è fotografato con una copia del quotidiano del 19 aprile. E’ il comunicato dell’ultimatum: “Scambio di prigionieri o lo uccidiamo”. Lo stesso giorno Moro scrive a Zaccagnini, e lo rimprovera per la sua intransigenza.

Milano, Francesco De Cataldo, maresciallo degli agenti di custodia delle carceri di San Vittore, è ucciso da terroristi della Colonna Alasia delle Brigate Rosse in via Ponte Nuovo a Crescenzago. Dell’omicidio saranno accusati Antonio Savino, Pasqua Aurora Betti, Lino Cristofoli e Valerio De Ponti.

L’Agenzia sovietica Novosti replica al New York Times: “come sappiamo dalle ammissioni degli ex dirigenti della sezione operazioni segrete della Cia, i gruppi estremistici che operano sotto bandiere di destra e di estrema sinistra, sono diventati per certi servizi atlantici un elemento chiave nei programmi di destabilizzazione”.

21 aprile: la direzione della Dc ribadisce il perseguimento di una linea intransigente, ma la famiglia Moro chiede di accettare le condizioni della Br. La direzione del Psi rompe ogni indugio e si dichiara favorevole alle trattative.

La destra democristiana interviene attraverso le parole di Massimo De Carolis, il quale esprime un concetto caro ad Henry Kissinger: “il rapimento Moro è il 25 luglio della DC, e bisogna partire da qui per un cambio di segreteria, l’accantonamento della seconda generazione e la preparazione delle elezioni presidenziali e di quelle politiche subito successive, con una nuova dirigenza”.

22 aprile: Paolo VI lancia il suo terzo messaggio: “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate rosse…”. Anche il segretario dell’Onu Waldheim rivolge il secondo appello alle Br chiedendo la liberazione del leader democristiano.

Padova: il professor Ezio Riondato è ferito con quattro colpi di pistola sparati alle gambe. L’attentato è rivendicato dai Nuclei combattenti per il comunismo.

24 aprile: il Comunicato n.8 detta le condizioni per la liberazione di Aldo Moro: la liberazione di tredici terroristi detenuti, tra cui Renato Curcio.

Kabul, grazie ad un colpo di mano realizzato da militari filosovietici, nasce la Repubblica popolare dell’Afghanistan, guidata da Mohammed Taraki. Il generale Daud è ucciso.

26 aprileRoma, terroristi tendono un agguato a Girolamo Mechelli, consigliere della Democrazia Cristiana alla Regione Lazio. Gli sparano numerosi colpi di pistola ferendolo alle gambe. Rivendicano le Br.

27 aprile: colpo di stato in Afghanistan. Viene ucciso il premier Mohammed Daud che era al potere dal 1973. Tre giorni dopo Mohammed Taraki è nominato Presidente del consiglio rivoluzionario. Fonti non ufficiali parlano di 10.000 morti.

Torino, quattro terroristi delle Brigate Rosse tendono un agguato a Sergio Palmieri, dirigente della Fiat, sparandogli e ferendolo alle gambe. Partecipano all’azione Patrizio Peci, Angela Vai e Piero Panciarelli.

29 aprile: Moro scrive alla Democrazia cristiana: “Lo scambio è la sola via d’uscita”.

30 aprile: Moro scrive a Giovanni Leone, Amintore Fanfani, Pietro Ingrao e a Bettino Craxi. Alle 16.30 un brigatista telefona a casa della famiglia Moro: “per salvare la vita al presidente della Dc serve un immediato intervento di Zaccagnini”.

1 maggioRoma, si presenta al criminologo Franco Ferracuti, consulente del Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) con il compito di selezionare gli aspiranti alle assunzioni civili, il cittadino americano Michael Ledeen che in passato ha soggiornato a lungo in Italia e che negli Stati Uniti fa capo al Csis (Center for Strategic and International Studies), istituzione privata presso la Georgetown University di Washington che riunisce personalità del Partito repubblicano e dei servizi segreti. Tra di essi, secondo uno scritto dello stesso Ledeen, Henry Kissinger, Edward Luttwak, Walter Laqueur, Ray Cline. Dirà Ferracuti: “Fece una proposta, quella di una sua collaborazione permanente al Sisde per affrontare il problema del terrorismo in Italia. Spiegò che faceva parte di un centro studi americano che raccoglieva anche personalità di spicco. La giornalista Claire Sterling avrebbe avuto il ruolo di corriere tra il Sisde e il Centro. Per sè chiese un compenso di 200 mila dollari. Ma lavoravano per il Partito repubblicano e l’amministrazione americana era retta dai democratici. Perciò consigliai il generale Grassini di non accettare la proposta perchè saremmo entrati in confliitto col governo americano. Grassini fu d’ accordo, ma Ledeen non si dette per vinto. Si rivolse al ministro Cossiga chiamandolo Francesco. Fece anche il nome di Francesco Pazienza”. Il generale Giulio Grassini, direttore del Sisde, e lo stesso Ferracuti risulteranno affiliati alla P2.

3 maggioLodi, un gruppo di terroristi rapinano una banca, impossessandosi di denaro contante, di assegni e dei portafogli dei presenti. I documenti in essi contenuti saranno poi rispediti per posta ai possessori. Gli indirizzi risulteranno scritti da Corrado Alunni.

4 maggioBologna, Roberto Rigobello, membro dell’UPRO, è ucciso dalla polizia mentre rapina in banca.

5 maggio: Andreotti ribadisce il no alle trattative. Poche ore dopo, nel Comunicato n.9, la Brigate rosse scrivono: “Concludiamo la battaglia cominciata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato”.

7 maggio: pubblicata la lettera di Aldo Moro alla moglie: “Cara Norina, ti bacio per l’ultima volta”.

8 maggio: ultima lettera di Moro alla famiglia.

9 maggioRoma, alle 13.30 viene trovato il cadavere di Aldo Moro. L’autopsia stabilirà che il presidente della DC è stato ucciso tra le 6 e le 7 del mattino. E’ assassinato 55 giorni dal suo rapimento avvenuto in via Fani il 16 marzo. Il corpo di Moro viene fatto trovare in una Renault 4 abbandonata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure a breve distanza dalle sedi centrali della DC e del PCI. L’hanno condotta lì Mario Moretti, Prospero Gallinari, Valerio Morucci e Bruno Seghetti. L’ostaggio è stato ucciso qualche ora prima dentro quello stesso bagagliaio nel garage di un fabbricato in via Montalcini dove Moro ha trascorso tutta o parte della suo prigionia, durante la quale si sono occupati di lui Moretti, Morucci, Anna Laura Braghetti e Germano Maccari, che usava la falsa identità di ingegner Altobelli. L’esecuzione era stata annunciata dalle Brigate Rosse nel loro nono comunicato (ultimo della serie) il 5 maggio e lo stesso giorno Moro aveva scritto l’ultima delle sue numerose lettere.

Ma perché venne ucciso Moro? Forse perché era l’uomo che stava “trovando soluzioni tra le forze non democratiche nonostante sia l’atteggiamento del nostro governo statunitense nei confronti dei partiti comunisti in alcun modo mutato. I leader democratici devono dimostrare fermezza nel resistere alla tentazione” (Comunicato Dipartimento di Stato USA del 12 gennaio 1978, emesso dopo la Relazione dell’Ambasciatore Gardner sul rapimento dello statista).

Cinisi, nella notte tra l’8 e l’9 maggio, sui binari della ferrovia Trapani – Palermo, viene dilaniato da un’esplosione il corpo di Giuseppe Impastato. Militante di Democrazia Proletaria, da due anni conduceva una campagna di denuncia contro la mafia, in particolare contro il capomafia Gaetano Badalamenti e i suoi gregari. Era candidato alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria. Polizia e Digos sostengono che si tratta di un attentatore morto mentre collocava una bomba o di un suicidio. I familiari e i compagni di Impastato sostengono invece che si tratta di un omicidio mafioso e riescono ad ottenere la riapertura dell’inchiesta chiusa in gran fretta. Il procuratore Costa è convinto della matrice mafiosa. Una sentenza del maggio 1984 dice chiaramente che è un delitto mafioso ma non individua i responsabili. Nel 1992 la procura di Palermo chiude un inchiesta seguente, ipotizzando la responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi, avversari di Badalamenti, ma sostenendo che non sussistono elementi di prova certi.

10 maggioRoma, il ministro degli Interni Cossiga si dimette dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.

Roma, la Commissione Igiene e Sanità approva la legge 180 che abolisce i manicomi sostituendoli con servizi alternativi regionali.

Almeno tre terroristi attendono Francesco Giacomazzi, dirigente della Montedison, sotto la sua abitazione a Milano. Quando compare in strada gli sparano ferendolo alle gambe. L’azione è rivendicata da Prima Linea.

11 maggioMilano, un gruppo di terroristi sparano a Marzio Astarita, dirigente di banca, quando esce dalla propria abitazione ferendolo gravemente. L’azione è rivendicata da Prima Linea.

Milano, nello studio di Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana del latitante Michele Sindona, si presenta Walter Navarra che gli consegna un messaggio di Sindona che lo invita a tenere un atteggiamento più flessibile e condiscendente verso i progetti di sistemazione che lo riguardano e le soluzioni da lui suggerite.

12 maggioPalermo, dopo essere uscito dalla Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Alam (Alam sta per Antichi Liberi e Accettati Muratori ndr), Pino Mandalari fonda una nuova comunione massonica denominata Accademia di Alta Cultura, presente con otto logge a Palermo a cui si aggiungono altre logge a Trapani e la loggia catanese “Socrate” di Antonino Pappalardo. L’iniziativa di Mandalari è stata consigliata da Giovanni Francesco (Gianfranco) Alliata di Monreale, il quale gli segnala Giovanni Grimaudo, vecchio amico monarchico, per estenderla a Trapani. Là vengono infatti costituite le logge “Iside”, “Iside2”, “Ciullo d’ Alcamo”, “Hiram”, “Cafiero” e “Osiride”, tutte ospitate presso il centro studi Salvatore Scontrino. Nella nuova organizzazione di Mandalari, Grimaudo rivestirà nel tempo le cariche di gran cancelliere, gran segretario del supremo consiglio e gran maestro aggiunto per le logge di Trapani. Dell’Accademia di Alta Cultura fanno parte anche quattro logge triestine coordinate da Ciro Manganaro e risulterà accertata l’iniziazione massonica di aderenti a Cosa Nostra. Uno di essi, Rosario Spatola, divenuto collaboratore di giustizia, testimonierà che anche Totò Riina e Stefano Bontate erano massoni. Del resto Mandalari è definito “commercialista di Riina”. A Trapani Grimaudo è a sua volta in contatto con l’avvocato Michele Papa, che presiede l’ Associazione musulmani d’Italia, collegata alla Repubblica di Libia.

15 maggioBologna, alcuni terroristi appostati nei pressi dell’ingresso della Menarini (importante fabbrica bolognese di autobus) sparano e feriscono alle gambe Antonio Mazzotti, capo del personale, poi si allontanano a bordo di un’auto. Un automobilista che ha assistito alla scena, Romolo Rodolfi, li insegue e contro di lui i terroristi sparano ripetutamente. L’azione è rivendicata da Prima Linea.

17 maggio: durante un’ esercitazione in un poligono di tiro dell’esercito a Vivara (Pordenone) il neofascista Valerio Fioravanti, partecipante all’esercitazione come militare di leva, nasconde due casse contenenti ognuna 72 bombe a mano Srcm. Una cassa sarà rinvenuta più tardi, l’altra sarà portata clandestinamente a Roma con la complicità dei neofascisti Claudio Bracci, Stefano Tiraboschi e Alessandro Alibrandi.

Torino, mentre esce dalla sua abitazione di via Salerno 29, Roberto De Martini agente della Digos torinese, è ferito da sei colpi di pistola esplosi da un commando di Prima Linea.

Roma, durante perquisizione di una tipografia la polizia scopre che è una struttura delle Brigate Rosse utilizzata per stampare materiale dell’organizzazione terroristica. Sono eseguiti alcuni arresti, che portano in carcere Enrico Triaca, Teodoro Spadaccini, Giovanni Lugnini, Antonio Marini e Gabriella Mariani. Una segnalazione anonima aveva indicato l’esistenza della tipografia e i nomi di Triaca e Spadaccini fin dal 28 marzo, ma la polizia ha deciso la perquisizione cinquanta giorni dopo (e otto dopo l’ assassinio di Moro). Nella tipografia, tra l’altro, è accertata la presenza di una stampatrice già appartenuta al Sid. I responsabili dei servizi segreti diranno che la macchina era stata messa fuori uso e venduta come rottame .

18 maggioWashington, il professor Franco Ferracuti, docente di medicina criminologica e psichiatrica all’università di Roma, collaboratore del Sisde (Servizio Informazioni e Sicurezza Democratica), della Cia nonché affiliato alla P2, partecipa a una riunione riservata a cui sono presenti rappresentanti della polizia e dei servizi di spionaggio nordamericani. Prendendo la parola Ferracuti, che ha fatto parte a Roma durante il sequestro di Aldo Moro di un gruppo “gestione crisi” istituito al ministero dell’ interno, dichiara: “Aldo Moro era politicamente morto fin dal giorno della prima lettera dalla prigionia. E dal punto di vista del governo è stato meglio che l’incidente di Moro sia finito come è finito. Aldo Moro, nel periodo del suo rapimento, si schierò dalla parte dei suoi rapitori fino al punto che la sua sopravvivenza avrebbe costituito un grave problema per il governo”.

29 maggioRoma, la legge sull’aborto che disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza non considerandola più un reato, è approvata dal Senato con 160 si e 148 no. La Camera l’aveva approvata il 19 aprile.

30 maggioPalermo, il boss Di Cristina è ucciso alla fermata dell’autobus mentre pre­parava l’assalto con lancia termica a una banca. I killer vengono in­dicati in Bagarella, Gioè e Nino Marchese.

Praga, prima della visita ufficiale del presidente sovietico Breznev vengono arrestati i dissidenti firmatari di Charta 77, documento per i diritti civili considerato una sfida al regime.

Giugno: Frank Coppola, vecchio e malato, si spinge fino a Catania nel ten­tativo di metter pace tra la famiglia e i suoi principali rivali: il clan dei quattro fratelli Mazzei (Franco, Matteo, Carrnelo e Santo), detti i carcagnusi (tarchiati). Calderone perde comunque il potere do­vendo accettare un triumvirato composto da lui, da Santapaola e dal patriarca Florio

1 giugno: diffuso il documento “Posizione teorica per un’azione legionaria”“E’ l’azione che forma gli uomini tra loro affini”, occorre “spezzare con un’azione spontanea e costante ogni gerarchia sclerotizzatasi in questi 30 anni di lotta politica, attestarsi con gruppi di minima entità, ricercare sempre e comunque solo il collegamento con altri gruppi spontanei”. L’ individuo che deve portare a termine “l’azione esemplare” è il tipo umano “legionario”, che si differenzia dal tipo umano “edonista e democratico”. Il documento indica lo spontaneismo dell’azione legionaria come “polo di attrazione rivoluzionaria per le giovani generazioni” il cui punto di riferimento costante è nello “spirito legionario di Codreanu, delle SS, ma anche di tutti i volontari fascisti in Spagna, in Africa, in Russia. Il fascismo muore e si spegne là dove lo spirito legionario lascia il posto alla pratica del potere”. Il documento è stato elaborato da Fabrizio Zani e da Gabriele Adinolfi e Roberto Fiore, di Tp (Terza Posizione). Lo stesso Zani sotto lo pseudonimo di Franco Ginori, lo spedisce a Sergio Latini e a Edgardo Bonazzi sollecitandone l’adesione .

6 giugnoUdine, ucciso il sottufficiale degli agenti di custodia Antonio Santoro, comandante delle guardie del carcere giudiziario di Udine. L’attentato è rivendicato dall’ organizzazione Proletari Armati per il comunismo e a compierlo sono Enrica Migliorati, Cesare Battisti, Claudio Lavazza e Pietro Mutti.

Torino, un commando delle Brigate Rosse tende un agguato ad Aldo Ravaioli, presidente del Comitato Piccola Industria: gli sparano e lo feriscono alle gambe. Partecipano all’azione Patrizio Peci, Angela Vai e Giorgio Matacchini.

Autorizzata l’esportazione clandestina in Sudafrica, indicando il Venezuela come falsa destinazione, di centomila spolette prodotte dalla società Junghans. Il carico è spedito via mare dal porto di Talamone dalla società Tirrena


11 – 12 giugno: referendum per l’abrogazione della disciplina in tema di tutela dell’ordine pubblico (legge del 22 maggio 1975, n. 152, cosiddetta legge Reale) e per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti
https://www.wikiwand.com/it/Referendum_abrogativi_in_Italia_del_1978
I risultati: https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=F&dtel=11/06/1978&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S


15 giugno: il presidente della Repubblica Giovanni Leone si dimette in seguito allo scandalo Lockheed. L’8 luglio sarà eletto il socialista Sandro Pertini.

Il comandante dell’arma dei carabinieri generale Pietro Corsini informa il direttore del Sismi, generale Giuseppe Santovito, che il giornalista americano Gordon Pepper si dichiara grande amico del maggiore dei carabinieri Francesco Delfino, il quale gode della protezione dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma Richard Gardner che ne ha magnificato le qualità al ministro della difesa Attilio Ruffini. Nove giorni prima dell’invio di queste informazioni, il 6 giugno, Delfino ha chiesto a Corsini il trasferimento all’ estero, preferibilmente negli Stati Uniti. Rientrerà in Italia nel 1986.

21 giugnoGenova, le Br uccidono mentre si reca al lavoro in autobus, il commissario di Ps Antonio Esposito, già capo dell’antiterrorismo di Genova. Riccardo Dura sarà indicato come uno degli esecutori del crimine.

EstateAfghanistan, i partiti di opposizione islamici (fra i quali: Fronte nazionale islamico di Sayed Ahmad Gailani, Movimento rivoluzionario islamico di Mohammed Nabi, Società islamica di Burhanuddin Rabbani, Partito islamico di Gulbuddin Hekmatyar) e le collegate formazioni dei mujahiddin (combattenti per la libertà), dichiarano la Jihad contro il nuovo regime, appoggiati dal regime pakistano.

23 giugnoTorino, la corte d’assise pronuncia la sentenza nel processo contro 45 imputati, accusati di costituzione di banda armata, sequestro di persona, violenze, ma nessun delitto di sangue. Sono condannati in 29, assolti 16 imputati. Tra i primi Renato Curcio, Alberto Franceschini, Prospero Gallinari, Nadia Mantovani, Roberto Ognibene, Pietro Bertolazzi, Alfredo Buonavita, Sergio Semeria e Giovanbattista Lazagna, riconosciuti colpevoli di appartenenza alle Brigate Rosse. Condannati anche i latitanti Mario Moretti e Marco Pisetta. Condanne e assoluzioni saranno sostanzialmente confermate in appello



25 giugnoAosta, elezioni per il rinnovo del Conseil de la Vallée

Risultati
https://www.wikiwand.com/it/Elezioni_regionali_in_Valle_d%27Aosta_del_1978Eletti
http://www.consiglio.regione.vda.it/app/legislature/composizione?id=7


Luglio: muore in uno strano incidente d’auto il colonnello della Guardia di Finanza Salvatore Florio. Nel 1974 aveva redatto tre note informative su Gelli e, dopo l’assunzione del comando della Guardia di Finanza da parte del piduista Raffaele Giudice, aveva subito continui trasferimenti. La moglie testimonierà in tribunale sulle persecuzioni subite dal marito da parte di membri della loggia P2 .

1 luglio: con una lettera datata 1 luglio 1978 e intestata Loggia Propaganda 2, Licio Gelli ricorda agli associati: “Qualora ella dovesse avere interesse a ricevere più ampie e dettagliate notizie sulla nostra istituzione potrà – a decorrere dal 10 settembre p.v. dalle ore 15.00 alle ore 19.00 di ogni giorno – telefonare al numero 4759347 di Roma dove una persona le fornirà ogni altra delucidazione che ella intendesse ricevere”. All’utenza telefonica indicata corrisponde il ministero della Difesa – Raggruppamento Unità Difesa del Sismi, piazza Barberini 5

8 luglio: Sandro Pertini è eletto Presidente della Repubblicahttp://www.fondazionepertini.it/
https://www.archivioluce.com/2020/02/24/sandro-pertini-il-presidente-piu-amato/

http://www.centropertini.org/biografia.htm

12 luglio: dodici attentati, coordinati tra loro e compiuti con bottiglie incendiarie e colpi d’armi da fuoco, sono compiuti a Padova. Colpite stazioni di carabinieri, abitazioni di poliziotti, le carceri. Rivendicano le diverse organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia.

14 luglioMosca, il dissidenti Anatolj Sciaransky è condannato a 13 anni di lavori forzati.

Roma, a quasi quattordici mesi dall’inizio del processo per il “golpe Borghese” la Corte d’assise di Roma pronuncia la sentenza. Dei 78 imputati, 32 sono assolti: tra questi l’ ex generale del Sid Vito Miceli, il colonnello Luciano Berti del Corpo Forestale dello Stato, l’avvocato Filippo De Jorio, Piero Carmassi di Avanguardia Nazionale, Leopoldo Parigini del Fronte Nazionale. Tra i condannati figurano il latitante Remo Orlandini, Mario Rosa, Giovanni De Rosa, Giuseppe Lo Vecchio, Stefano Delle Chiaie, Sandro Saccucci, Giancarlo De Marchi, Giovanni Zilio, Francesco Nardella, Pietro Benvenuto, Attilio Lercari, Amos Spiazzi, il generale Ugo Ricci. L’ imputazione più grave, quella di insurrezione armata, viene esclusa dai giudici, che scrivono nella sentenza: i cospiratori si mobilitarono soltanto “per una manifestazione eclatante, violenta, ostile, ma di per se inidonea a realizzare l’ evento previsto”. Tra gli imputati assolti o condannati molti sono affiliati alla P2.

15 luglio: Rodolfo Guzzi, avvocato del latitante Michele Sindona, incontra il presidente del consiglio Giulio Andreotti e gli illustra un progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana. Andreotti dice a Guzzi che la persona idonea per valutarlo adeguatamente è Gaetano Stammati, ministro dei lavori pubblici, che si metterà in contatto. Il contatto avverrà meno di tre settimane dopo. Stammati risulterà associato alla P2.

25 luglioRoma, Franco Nicolini, malavitoso confidente della polizia e ritenuto responsabile dell’arresto dell’altro malavitoso Nicolino Selis, è ucciso dalla banda della Magliana. E’ stato proprio Selis a chiederne l’eliminazione a un gruppo di complici ispirati da Franco Giuseppucci. L’omicidio rappresenta virtualmente la nascita della banda della Magliana, che nel giro di qualche anno assumerà i connotati di una holding politico-criminale. Più che di una banda vera e propria si tratta di una aggregazione, già progettata in carcere da Antonio Mancini e dallo stesso Selis, di diverse componenti delinquenziali romane. Collegate tra l’altro alla Nco (Nuova Camorra Organizzata) di Raffaele Cutolo, a Cosa Nostra (in particolare a Pippo Calò) e, tramite Aldo Semerari associato alla P2, con appartenenti ai Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari).

27 luglioRoma, approvata la legge sull’equo canone.

1 agosto: a tre mesi dall’omicidio di Aldo Moro, cominciano a svolgersi al ministero dell’interno riunioni concernenti l’impiego degli incursori della marina e dell’esercito in funzione antiterrorismo. Tra i partecipanti alle riunioni il tenente colonnello Franco Monticone, comandante del battaglione Col Moschin con sede a Livorno (incursori dell’esercito), e il comandante di Comsubin con sede a La Spezia (incursori della marina).

Su un panfilo in navigazione nel mar Tirreno ha luogo un incontro internazionale di esponenti massoni per esaminare anche la situazione di crisi della massoneria italiana. Sono presenti delegati francesi, inglesi, belgi e americani. L’unico italiano di cui sarà accertata la presenza è Joseph Miceli Crimi, medico italo – americano.

Arriva a Fiumicino una partita di armi ed esplosivi consegnata da una frazione estremista dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) palestinese a fiduciari dei CoCoRi (Comitati Comunisti Rivoluzionari). Il carico è stato trasportato via mare sulla barca a vela di Maurizio Folini, sulla quale erano anche Sergio Gandino e Piergiorgio Palmero. Imbarcate in una località della costa libanese le armi erano state portate ad Otranto e da qui trasferite sulla stessa barca trasportata via terra a Fiumicino, dove è avvenuta la distribuzione a diverse organizzazioni terroristiche.

6 agosto: muore papa Paolo VI, gli succede Albino Luciani, già patriarca di Venezia, che assume il nome di Giovanni Paolo I.

7 agosto: il maltempo provoca un disastro in Val d’Ossola. I morti sono 18, oltre 100 i feriti. Danni per miliardi.

22 agostoNicaragua, un commando guidato da Eden Pastora, il leggendario Comandante Zero, assalta il Palazzo nazionale di Managua, sequestrando 1.500 persone. Dopo due giorni i guerriglieri ottengono la liberazione di 59 compagni, un aereo per riparare a Panama e 400 milioni.
Roma, la polizia sgombera 10 famiglie occupanti in via Leonardo da Vinci. Continuano le occupazioni a Torpignattara (80 famiglie), Magliana (quasi 600), Ponte Mamolo (120).
Anche a Bagnoli (Napoli) sono sfrattate con la forza 20 famiglie che erano entrate in agitazione chiedendo la ristrutturazione degli stabili. Malmenati anche donne e minori

23 agosto: arriva al ministro dell’Interno un appunto dei servizi di sicurezza in cui, fra l’altro, si sottolinea che – stando ad articoli di stampa apparsi su vari quotidiani del 17 agosto 1978 – un terrorista tedesco occidentale [leggi: Hans-Joachim Klein, nda] che avrebbe fatto parte della Raf e partecipato all’operazione contro la Rappresentanza Permanente dell’Opec di Vienna nel dicembre 1975, ha dichiarato al settimanale tedesco Der Spiegel che Papa Paolo VI sarebbe stato considerato come “obiettivo remunerativo” da esponenti del terrorismo palestinese. La viva opposizione del leader palestinese Wadi Haddad avrebbe però scongiurato un eventuale atto contro il pontefice. “In relazione a tali dichiarazioni – conclude il SISMI – gli articolisti avanzano l’interrogativo se anche l’on. Moro fosse nel grande mirino del terrorismo internazionale. In tal caso molti sarebbero gli interrogativi da porsi. Tuttavia, se la risposta al quesito fosse affermativa, si sarebbe compiuto un notevole passo in avanti nelle indagini e si potrebbe veramente giungere ad accertare la verità”.

SettembreCatania, Pippo Calderone cade in un’imboscata sulla riviera dei Ciclopi. Morirà dopo tre giorni di agonia. La trappola gli è stata tesa da Santapaola e i killer sono stati inviati dai corleonesi. Alla guida della commissione inter­provinciale gli subentra Michele Greco.

1 settembre: il direttore del Sismi generale Giuseppe Santovito propone all’avvocato romano neofascista Francesco Saverio Stoppani, che accetta, di lavorare per il Sismi e gli affida due incarichi: far saltare un traliccio dell’energia elettrica in Austria e rapire, portandolo in Italia, il terrorista Peter Kienesberger, residente in Germania. Per addestrarlo ai compiti affidatigli Santovito manda Stoppani dal responsabile della “stay-behind” Gladio colonnello Paolo Inzerilli, che lo trasferisce nella base in Sardegna.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Evangelisti viene sensibilizzato da Rodolfo Guzzi, avvocato del latitante Michele Sindona, sul progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana. Di conseguenza all’inizio del mese convoca Mario Sarcinelli, dirigente del Servizio di vigilanza della Banca d’Italia, e gli sottopone il progetto. Sarcinelli lo giudica improponibile.

3 settembre: un gravissimo attentato dinamitardo viene compiuto ai danni di un affollato convoglio passeggeri che transita sulla linea Bologna – Firenze in località Cantagallo (Fi). Una carica di cinque chilogrammi di tritolo esplode su un viadotto nel momento in cui transita il locomotore dell’espresso Roma – Milano, Conca d’Oro. Una strage sicura è casualmente evitata perché il convoglio era stato deviato su binari adiacenti per consentire alcuni lavori di manutenzione. L’attentato è messo a segno più o meno nello stesso luogo dove sono già avvenute esplosioni contro la ferrovia nel 1974 e nel 1975 e dove un’altra avverrà il 9 agosto 1983. L’autorità giudiziaria di Firenze accuserà del crimine alcuni appartenenti ad organizzazioni terroristiche di destra, che però verranno tutti assolti.

8 settembreTeheran, centinaia di migliaia di persone manifestano contro il regime dello Scià che decreta lo stato d’assedio e il coprifuoco. E’ battaglia tra esercito e rivoltosi.

12 settembreRoma, il giudice istruttore firma la sentenza che proscioglie tutti gli imputati per il “golpe bianco” perché “il fatto non sussiste”. L’inchiesta viene archiviata. Gli imputati rimasti sono sette: Edgardo Sogno, Luigi Cavallo, Randolfo Pacciardi, Andrea Borghesio, Remo Orlandini, Maria Antonietta Nicastro e Vincenzo Pagnozzi. Il magistrato scrive che “il segreto di Stato ha impedito al giudice di conoscere e verificare le notizie in possesso del Sid e di appurare la ventilata ipotesi di un’attività eversiva”, quindi conclude rilevando “l’inconcludenza e la pochezza dell’azione politica di Sogno”.

13 settembreMilano, la polizia fa irruzione in un appartamento di via Negroli e cattura il terrorista Corrado Alunni, latitante, organizzatore di formazioni terroristiche come le Formazioni Comuniste Combattenti e Prima Linea dopo essersi distaccato dalle Brigate Rosse. L’appartamento, che è stato affittato da Alunni usando le generalità di Massimo Turicchia, architetto di Bologna, è una importante base terroristica, con armi, documenti e denaro. La polizia si apposta all’interno e qualche ora dopo cattura Marina Zoni, presentatasi nell’appartamento. Un mandato di cattura verrà subito firmato contro Barbara Azzaroni, il cui nominativo è scritto su documenti rinvenuti nella base, ma la donna, residente a Bologna, risulterà latitante.

18 settembre: si conclude il vertice di Camp David tra Begin e Sadat, con la mediazione del presidente americano Carter. Firmato un documento di intesa tra Israele e Egitto. Il 27 ottobre ai due statisti protagonisti del riavvicinamento tra arabi e israeliani, viene conferito il Nobel per la pace.

20 settembre: il contrammiraglio statunitense Max Morris, rappresentante del Pentagono all’Onu, scrive una lettera al latitante Michele Sindona per comunicargli che ha parlato delle sue idee (un progetto per una specie di secessione della Sicilia in funzione anticomunista) con l’ammiraglio Stansfield Turner, direttore della Cia. Conclude scrivendo: “Tutti noi apprezziamo i suoi sforzi in favore di questo paese e dell’Occidente”.

28 settembre: muore improvvisamente papa Luciani. Sulla sua morte circoleranno molte voci, resta il fatto che l’autopsia è rifiutata e il corpo immediatamente imbalsamato con una procedura insolita. Lo scrittore inglese David A. Yallop sostiene la tesi di un avvelenamento. Il 16 ottobre sarà eletto papa il polacco Karol Woytila. La sua elezione segnerà una forte restaurazione nella chiesa, un aumento di importanza dei gruppi integralisti come l’Opus Dei e Cl, la sconfessione totale della “teologia della liberazione”. E’ il primo papa straniero dal 1523.

Roma, Ivo Zini, 24 anni, studente universitario, simpatizzante di sinistra, è ucciso dai Nar davanti alla sezione del Pci sulla via Appia Nuova all’Alberone. Viene ferito gravemente anche l’operaio Vincenzo Di Blasio.

Torino, Pietro Coggiola, capo reparto alla Lancia di Chivasso, è assassinato sotto casa da un commando delle BR. Patrizio Peci confesserà il delitto, indicando in Lorenzo Cotugno e Lorenzo Betassa i suoi complici.

29 settembre: tre terroristi che si dicono delle Br, fanno irruzione a Roma nell’abitazione del tenente colonnello dei carabinieri Sergio Giannone. Minacciandolo con le armi, lo narcotizzano e gli sottraggono venti pistole della sua collezione. A compiere l’aggressione sono, tra gli altri, Walter Manfredi, che gravita nell’area del Movimento Proletario Resistenza Offensiva), e Marco Arena. Una delle pistole rapinate sarà data in custodia a Paolo Santini, ritenuto affiliato alle organizzazioni di lotta armata, ma in realtà confidente dei carabinieri.

Milano, Ippolito Bestonso, dirigente all’Alfa- Romeo, è aggredito da alcuni terroristi. Lo ammanettano, gli mettono al collo un cartello con alcuni slogan delle Brigate Rosse, lo fotografano e quindi gli sparano ferendolo alle gambe.

30 settembrePalermo, Badalamenti viene posato anche dalla sua famiglia di Cinisi e si dà alla macchia per non essere assassinato.

New York, il latitante Michele Sindona, preoccupato di non riuscire a far decollare i suoi progetti per il salvataggio della Banca Privata Italiana, chiede aiuto agli ambienti di Cosa Nostra. Tramite il mafioso Luigi Cantafio conosce Robert Venetucci e William Arico e li incarica di minacciare Enrico Cuccia e Giorgio Ambrosoli.

Il terrorista padovano Franco Freda, sottoposto all’obbligo del soggiorno a Catanzaro, durante la celebrazione del processo per la strage di piazza Fontana, fugge dalla propria residenza. Nell’agosto 1979 sarà rintracciato a San Josè di Costarica, arrestato e consegnato alle autorità italiane. Freda troverà alloggio in Costarica grazie al suo amico e camerata Marco Barnabò e utilizzando un documento falso intestato al calabrese Mario Vernaci di Avanguardia Nazionale procuratogli per interessamento dell’avvocato Paolo Ronco, esponente di Avanguardia Nazionale di Reggio Calabria, membro della direzione nazionale del Movimento Sociale Italiano e futuro parlamentare del Psdi. La fuga è stata ideata da neofascisti veneti e romani provenienti dal Movimento Politico Ordine Nuovo come Massimiliano Fachini, Benito Allatta, Ulderico Sica, Pancrazio Scorza, Sergio Calore e Paolo Aleandri, ed ha avuto il supporto fondamentale della ‘ndrangheta. Da Catanzaro Freda è stato trasferito prima a Reggio Calabria nell’abitazione di Mario Vernaci e poi a Pellaro, nei dintorni di Reggio, in casa del ‘ndranghetista Filippo Barreca, quindi è stato ospite a Ventimiglia di Antonio Palamara e Francesco Zuppardo, anch’essi legati alla ‘ndrangheta. Da Ventimiglia è stato accompagnato all’aeroporto di Nizza dove ha preso un volo per il Costarica.

Napoli, un gruppo di neofascisti aggredisce in una pizzeria alcuni giovani a colpi di bastone. Il ferito più grave è Claudio Miccoli, ecologista, non appartenente ad alcun gruppo politico. Entrato in coma morirà sei giorni dopo. Per l’omicidio saranno condannati in primo grado i neofascisti Ernesto Nonno, Pietro Romano, Rosario Lasdica e altri. Lasdica è iscritto alle organizzazioni giovanili del Movimento Sociale Italiano.

Autunno: nel giro di poche settimane la procura di Roma archivia tutte le inchieste relative ai tentativi di colpo di stato (Borghese, Rosa dei Venti, Sogno).

1 ottobreMilano, i carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fanno irruzione in un appartamento di via Montenevoso a Milano e vi scoprono una grande quantità di materiale riferibile alla prigionia di Aldo Moro: tra l’altro molte lettere e una specie di memoriale con le risposte fornite alle domande formulate dai suoi sequestratori delle Brigate Rosse. Risposte che a suo tempo l’organizzazione terroristica si era impegnata a rendere pubbliche disattendendo però l’impegno preso. Durante l’operazione vengono arrestati alcuni terroristi, tra i quali Lauro Azzolini, Franco Bonisoli, Nadia Mantovani e Antonio Savino. Quanto al memoriale le autorità lo renderanno pubblico dopo averlo ampiamente censurato.

A cura del Centro studi Quex, via Teodosio 60, Milano, viene diffuso il primo numero del periodico “Quex”. Direttore responsabile Fernando Molina, nel collegio di redazione Nico Azzi, Edgardo Bonazzi, Francesco De Min, Sergio Latini, Mauro Marzorati, Maurizio Murelli, Mario Tuti. In realtà quello del direttore responsabile è un nome di copertura di Fabrizio Zani e via Teodosio è l’indirizzo dove a Milano risiedono i suoi genitori. Il periodico è il frutto di una iniziativa assunta nell’ambiente carcerario da detenuti di estrema destra spesso protagonisti di atti terroristici. Giovandosi di collegamenti esterni, soprattutto del contributo di Mario Guido Naldi a Bologna, mirano a influenzare l’ambiente “rivoluzionario” di destra secondo linee di duro interventismo. Quello di cui ci si deve subito occupare, è scritto nell’articolo di presentazione, è “la zavorra costituita da provocatori, infiltrati, traditori, confidenti di polizia”. E difatti compare una rubrica intitolata “Ecrasez l’infame” in cui il primo “traditore” additato è Marco Affatigato, al quale Tuti addebita la responsabilità della propria cattura. Quanto all’operatività politica si indica la figura del “cacciatore” solitario come esempio cui deve rifarsi chiunque voglia “prendere le armi” contro il regime

Bolzano, attentato dinamitardo contro il monumento alla Vittoria provocando danni di un certo rilievo. L’attentato segna la ripresa del terrorismo in Alto Adige dopo una decina d’anni di relativa tranquillità.

Un ordigno esplode alla base di una colonna esterna della chiesa parrocchiale di Frangarto, in Alto Adige, provocando gravi devastazioni. L’attentato è rivendicato da un’organizzazione che si qualifica come Fronte per la liberazione del Sudtirolo, ma la rivendicazione non convince. Nella chiesa furono celebrati i funerali dell’irredentista Josep (Sepp) Kerschbaumer ed essa si affaccia su una strada che porta lo stesso nome. L’ipotesi non convalidata è quindi che l’attentato sia opera di terroristi italiani.

4 ottobre: il presidente del consiglio Andreotti in una lettera indirizzata alla procura di Roma afferma (…) Comunico che nessuna organizzazione occulta di militari e civili ha o puo’ avere compiti istituzionali di carattere politico (…). Sarà egli stesso a doversi smentire 12 anni dopo.

5 ottobreNapoli, Claudio Miccoli, studente, muore in seguito alle sprangate infertagli da un commando fascista.

9 ottobre: il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia riceve due telefonate minatorie anonime con cui gli si chiede di assecondare le richieste “della persona che incontrerà”. Il mattino dopo gli chiede un appuntamento Rodolfo Guzzi, avvocato di Michele Sindona, interessato al progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana.

10 ottobreRoma, Girolamo Tartaglione, magistrato di Cassazione e direttore generale degli affari penali del ministero di Grazia e Giustizia, è assassinato dalle Br.

11 ottobreNapoli, Alfredo Paolella, 50 anni, docente di antropologia criminale all’Università partenopea e incaricato della osservazione criminologica presso il carcere di Pozzuoli, è ucciso da un commando di Prima Linea.

20 ottobrePadova, il direttore dell’Opera universitaria Paolo Mercanzin è aggredito da due terroristi che gli sparano ferendolo alle gambe. Rivendica il Fronte Comunista Combattente.

24 ottobreRoma, alcuni terroristi lanciano bottiglie incendiarie e sparano contro un’auto ferma della polizia Ferito l’agente Vincenzo Garofalo. L’azione è rivendicata dalle Brigate Rosse. Il commando è composto, tra gli altri, da Massimo Cianfanelli e Valerio Morucci.

Verona, la guardia carceraria Arturo Nigro è aggredito da alcuni terroristi che lo fanno stendere a terra e gli sparano ferendolo alle gambe. Rivendica l’organizzazione Proletari Armati per il Comunismo.

27 ottobre: ventiquattro attentati, coordinati tra loro e compiuti con bottiglie incendiarie e colpi d’armi da fuoco, sono compiuti in diverse località del Veneto. Obbiettivi prevalenti sezioni della Democrazia Cristiana e piccoli imprenditori. Rivendicano le diverse organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia.

8 novembrePatrica (Frosinone), Fedele Calvosa, procuratore capo della Repubblica di Frosinone, muore insieme ai suoi due uomini di scorta in un agguato teso da un commando delle Formazioni comuniste combattenti. Nello scontro cade anche Roberto Capone, componente del commando terrorista, mentre un altro, Paolo Ceriani Sebregondi, è ferito e sarà catturato alcuni giorni dopo a Latina. Partecipano all’azione anche Nicola Valentino e Rosaria Biondi.

13 novembre: cinque ordigni esplodono, secondo un piano preordinato, a Firenze, Prato e Pisa; altri quattro vengono disinnescati. Tra gli obbiettivi uffici pubblici e abitazioni di privati. Rivendica l’organizzazione Squadre Proletarie di Combattimento.

Alcuni terroristi attendono in strada a Milano il dottor Mario Marchetti, medico del carcere di San Vittore, e gli sparano numerosi colpi di pistola ferendolo gravemente alle gambe. Tra i terroristi Maria Teresa Zoni e Antonio Marocco. L’attentato segna l’esordio dei Reparti Comunisti d’Attacco, sconosciuta formazione terroristica.

15 novembre: il direttore del Sismi generale Giuseppe Santovito invia alla Procura generale di Venezia una nota (alla quale ne seguirà un’altra il 3 gennaio 1979) in cui si rivela che la voce anonima che convocò i carabinieri a Peteano, dove rimasero vittime di una strage, è quella del latitante Carlo Cicuttini del Movimento Politico Ordine Nuovo di Udine. Dalla Spagna, luogo della latitanza, aveva chiesto al Movimento Sociale Italiano un finanziamento per sottoporsi a un’operazione alle corde vocali. Come verrà accertato in seguito il Sid era già in possesso dell’informazione da qualche anno, ma non l’aveva trasmessa agli inquirenti. Il denaro era stato effettivamente inviato dal suo avvocato Eno Pascoli, iscritto al Msi come Cicuttini, il quale nel giugno 1974 aveva accreditato presso una banca spagnola la somma di 34.650 dollari americani. La decisione di provvedere al finanziamento era stata assunta durante una riunione a cui avevano partecipato lo stesso Pascoli, il segretario del Msi Giorgio Almirante, il senatore Mario Tedeschi e il deputato Ferruccio De Michieli Vitturi. Per questo Almirante verrà incriminato per favoreggiamento aggravato, ma eviterà il processo dichiarando di non rinunciare a un’amnistia nel frattempo intervenuta.

16 novembre: il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia riceve una telefonata minatoria che gli ordina di aiutare “l’uomo di New York”, contemporaneamente viene compiuto un attentato incendiario al portone del palazzo di Milano in cui abita. A suo tempo il sicario di Cosa Nostra William Aricò confesserà di aver compiuto l’attentato su disposizione di Michele Sindona.

17 novembreTorino, un commando terrorista si introduce nello studio dell’architetto Mario Deorsola, esponente della Democrazia Cristiana e gli spara ferendolo gravemente. Rivendicano l’azione le Squadre Proletarie di Combattimento, che dichiarano di aver colpito Deorsola in quanto progettista dell’aula dove si è svolto il processo alle Br

18 novembre: Lino Salvini, Gran maestro del Grande Oriente d’Italia, al quale fa capo anche la loggia coperta P2, è sostituito da Ennio Battelli, generale dell’aeronautica in congedo. Salvini si è dovuto dimettere alcuni mesi prima della scadenza del mandato in seguito a un ultimatum venuto dalla massoneria statunitense che ha insediato una commissione d’indagine sulla situazione della massoneria italiana. Anche per questo il congedo di Salvini rivolto all’assemblea è polemico: “Io dico a colui che sarà il mio successore che i nemici li troverà all’interno della famiglia. Dovrei usare delle espressioni nettamente deludenti sulla massoneria americana perché ha interferito sulla nostra massoneria. Noi dovremmo interrompere i nostri rapporti con gli Stati Uniti”. Insieme a Battelli viene votato, come grande oratore, Augusto De Megni.

19 novembreGuyana, 912 membri della setta Tempio del Popolo, fondata negli anni ’50 dal meticcio americano Jim Jones, 47 anni, si avvelenano con una pozione a base di cianuro preparata in una grossa vasca all’aperto. Le vittime sono quasi tutte americane. Si tratta del più drammatico suicidio collettivo della storia contemporanea. Il giorno precedente, alcuni fanatici della setta avevano ucciso a colpi di arma da fuoco cinque persone, fra le quali il deputato californiano Leon Ryan, membro di una commissione d’inchiesta incaricata di indagare sulle condizioni di vita dei discepoli di Jones, trasferitosi in Guyana nel 1977. Dalla registrazione su un nastro si apprende che il reverendo Jones aveva invitato i suoi adepti “non al suicidio, ma ad un atto rivoluzionario”, dal momento che la setta era stata tradita. Anche Jones si uccide, insieme alla moglie e al figlio.

27 novembreRoma, Saaudi Vaturi, 31 anni, libico, proprietario di un negozio di abbigliamento femminile in via Tuscolana 827, viene ucciso pochi minuti dopo la chiusura del negozio da un militante di Guerriglia comunista. Secondo l’organizzazione il Saaudi sarebbe stato spacciatore di eroina e sfruttatore di minorenni

29 – 30 novembreAriccia (Roma), convegno nazionale su «politica dei quadri e formazione sindacale». Di seguito il link alla relazione introduttiva svolta da Valentino Zuccherini a nome della segreteria della Cgil https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/dai-giornali/rassegna-sindacale/politica-dei-quadri-e-formazione-sindacale

30 novembreLondra, dopo 193 anni di vita chiude, soffocato dai debiti, il Times, il più prestigioso quotidiano inglese.

Dicembre: il Governo manifesta l’intenzione di far entrare l’Italia nel Sistema monetario europeo (Sme). La posizione contraria del Pci preannuncia una nuova crisi di governo
Approvati i provvedimenti legislativi sul regime dei suoli, sulla regolamentazione dei canoni di locazione e sul piano dell’edilizia pubblicahttps://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/dai-giornali/rassegna-sindacale/urbanistica-ed-edilizia-i-nuovi-compiti-degli-enti-locali

1 dicembreRoma, per misura precauzionale la banda della Magliana decide di trasferire le proprie armi in luoghi più sicuri temendo un’azione della polizia. Tramite la mediazione di Aldo Semerari, le armi vengono affidate al terrorista Paolo Aleandri, di Cl’A (Costruiamo l’Azione), e nascoste a Tivoli nell’abitazione di Italo Iannilli. Alla consegna provvedono, per la banda, Franco Giuseppucci e Maurizio Abbatino.
Inviata alle controparti imprenditoriali la piattaforma per il rinnovo contrattuale dei 400.000 lavoratori dipendenti dalle aziende di trasporto merci – corrieri, spedizionieri, trasporti a carico completo, ecc. Un dibattito ampio e vivace sugli obiettivi politici di riforma e sugli aspetti normativi. L’occupazione punto centrale delle rivendicazioni

3 dicembreRoma, alcuni terroristi si introducono nella sede del Centro elaborazione dati della motorizzazione civile e incendiano gli impianti provocando gravissimi danni. L’impresa sarà poi rivendicata con un linguaggio di “sinistra”, ma con lo stesso simbolo grafico (una mano che impugna un mitra) che caratterizza il periodico di estrema destra Costruiamo l’Azione. La firma è Movimento armato antimperialista. Del crimine sarà ritenuto responsabile un gruppo di neofascisti romani diretto da Egidio Giuliani.

6 dicembreHeidelberg (Germania), muore dopo una lunga agonia il giovane Diekhamer. In agosto era stato ferito con un colpo di fucile nell’isola di Cavallo, in Corsica, da Vittorio Emanuele di Savoia, in seguito a un banale diverbio.

10 dicembreTeheran, oltre due milioni di persone scendono in piazza chiedendo l’allontanamento dello Scià Reza Pahlavi.

14 dicembreRavenna, durante la notte viene sottratto dall’armeria della Capitaneria di Porto un ingente quantitativo di armi da guerra (dieci mitra e cinque pistole), di bombe a mano (diciotto) e di munizioni (oltre quattordicimila cartucce). Il furto sarà poi confessata alla magistratura inquirente da Cristiano Fioravanti, dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari).

15 dicembreRoma, approvata la legge quadro sulla formazione professionale
Roma, Enrico Donato, 20 anni, tossicomane viene ucciso da un commando di Guerriglia comunista. Mezz’ora dopo arriva una telefonata al Messaggero: “Qui è Guerriglia Comunista. Ne abbiamo presi altri due: Maurizio il negro e Cinzia. Seguirà un comunicato”. Nel comunicato, il giorno dopo, si spiega che Donato è stato ucciso per errore, al posto di due presunti spacciatori di eroina.

Torino, Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, agenti di PS, entrambi ventenni, sono uccisi a raffiche di mitra dalle BR mentre prestano servizio a bordo di un pulmino davanti alle carceri Nuove. Il brigatista Patrizio Peci, divenuto collaboratore di giustizia, indicherà come autori dell’attentato Vincenzo Acella, Raffaele Fiore, Piero Panciarelli e Nadia Ponti.

18 dicembre: sedici attentati coordinati, con esplosivi, bottiglie incendiarie e spari con armi da fuoco, sono compiuti in diverse località del Veneto. Colpite abitazioni e sedi di strutture sindacali e imprenditoriali. Rivendicano le diverse organizzazioni armate che fanno capo ad Autonomia Operaia con volantini in cui si afferma la necessità di estendere “la lotta armata per l’apertura della guerra civile”.

19 dicembrePadova, poco dopo la mezzanotte viene trovato riverso in un’Alfa Romeo Giulia 1300 il corpo accoltellato di Luciano Stefanato, 44 anni, cameriere, omosessuale.

21 dicembre: approvata la legge-quadro sulla formazione professionale che completa la disciplina del settore, sancisce una concezione nuova ed una diversa gestione degli interventi. Viene definito, più precisamente, il rapporto con il sistema scolastico; alla scuola spetta il compito di fornire la preparazione culturale di base, alla formazione professionale quello di avviare al lavoro attraverso l’intervento delle Regioni e dei privati.Il nuovo compito attribuito alla formazione professionale è fare da ponte tra scuola e lavoro ed aggiornare e riqualificare i lavoratori. Strumento di servizio delle politiche dell’occupazione, la formazione va svolta «nel quadro degli obiettivi della programmazione economica».
La legge 845 prevede che le Regioni predispongano programmi pluriennali e piani annuali di attuazione delle attività che assicurino la partecipazione degli enti terzi interessati, in armonia con l’evoluzione della occupazione e delle esigenze formative e con il concorso delle forze sociali. La legge riconosce alle Regioni il ruolo ed il compito di rilevare sistematicamente gli interventi, attraverso strutture proprie e dello Stato. Nell’ambito delle modalità gestionali, la legge definisce la presenza parallela di interventi pubblici e privati, chiarendo i vincoli e le condizioni al finanziamento pubblico per le iniziative promosse e realizzate dai privati. Le Regioni sono l’attore primario nella programmazione e gestione amministrativa dell’ampio ventaglio di iniziative che rientrano nella formazione professionale iniziale e continua, per tutti i livelli formativi
Roma, un’auto della polizia, con a bordo gli agenti Giuseppe Rainone e Gaetano Pellegrino, ferma al bordo di una strada è accostata da un’altra auto, dalla quale vengono sparati numerosi colpi di pistola che feriscono entrambi gli agenti. Rivendicano le Br


23 dicembre: approvata la riforma del sistema sanitario nazionale. La legge 833/1978 istituisce un Servizio Sanitario Nazionale, unitario ed omogeneo, costituito “dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinate alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione”. La legge estende l’opera di “pubblicizzazione” della sanità, abolisce il sistema mutualistico e crea l’Unità Sanitaria Locale, che ne costituisce l’innovazione principaleIl testo completo della legge:  www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1978/12/28/360/so/0/sg/pdf
L’approvazione definitiva della riforma sanitaria è un risultato conseguito anche grazie al tenace impegno del movimento sindacale. Di seguito il link all’intervista al segretario confederale della Cgil, Silvano Verzelli, il quale esamina non solo gli aspetti positivi di quanto si è conseguito, ma anche i punti che potrebbero inficiare una applicazione completamente valida ed efficace della leggehttps://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/dai-giornali/rassegna-sindacale/riforma-sanitaria-un-giudizio-sulla-legge-intervista-al-segretario-confederale-silvano-verzelli

Assemblea Nazionale di Cgil Cisl Uil “Salute, Diritti, lavoro, Sviluppo. L’Italia che vogliamo”. A 40 anni dall’approvazione della riforma sanitaria. Salerno 19 settembre 2018 www.cisl.it/attachments/article/10547/DOCUMENTO%20UNITARIO%20DEFINITIVO%202%203%203.pdf
La storia della sanità pubblica dall’unità d’Italia ai giorni nostri – Tesi di laurea di Davide Vincenti  LUISS 2015 – 2016https://tesi.luiss.it/18130/1/181511_VINCENTI_DAVIDE.pdf


23 dicembrePalermo, un DC 9 dell’Alitalia si inabissa in mare a tre miglia dalla pista di atterraggio dell’aeroporto di Punta Raisi. I morti sono 107, 22 i superstiti.


27 dicembre: Algeria in lutto per la morte presidente Huari Bumedien. Aveva 46 anni ed era presidente della Repubblica da tredici
Cfr. www.wikiwand.com/it/Houari_Boum%C3%A9di%C3%A8nehttps://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/07/03/algeria-un-mito-infranto.html


28 dicembre: il liquidatore della Banca Privata Italiana Giorgio Ambrosoli, riceve la prima di una serie di telefonate minatorie anonime. Uno sconosciuto gli dice: “Se viene concessa l’estradizione di Sindona tu non camperai”. Le telefonate si susseguiranno. Il 12 gennaio lo sconosciuto dirà ad Ambrosoli: “Lei è degno solo di morire ammazzato come un cornuto”. Le telefonate sono fatte nell’interesse del latitante Michele Sindona dai sicari di Cosa Nostra che ha assoldato
Il ministro dell’Industria Romano Prodi introduce una deroga alle competenze dell’Istituto superiore di Sanità previste dalla legge di riforma sanitaria, sottraendo il controllo sulla produzione dell’energia e la commercializzazione di sostanze radioattive
Torino, nasce per scorporo dalla Fiat, la Fiat Auto. Presidente è nominato Umberto Agnelli

Roma, papa Giovanni Paolo II interviene pesantemente contro l’aborto. Ricevendo in udienza alcune centinaia di medici cattolici, li esorta a perseverare nella «richiesta di vedere riconosciuta la natura più intima della nobile professione, che vi vuole ministri della vita e mai strumenti di morte». Lo stesso giorno a Milano si svolge una dimostrazione del Movimento per la vita in piazza Scala «in ricordo dei bambini uccisi prima della nascita con l’aborto clandestino e di Stato»
Roma, lanciato un ordigno esplosivo da un’auto in corsa contro 2 militanti del Pci, fermi in via Boccea. L’attentato è rivendicato dai Nar
Scarcerato Marco Mascheroni, operaio della Siemens di Milano, che era stato arrestato e inquisito con l’accusa di banda armata e appartenenza alle Br. Le indagini hanno appurato la sua completa estraneità, mentre la stampa aveva dato risalto all’arresto parlando di una «nuova cellula Br alla Siemens»

29 dicembreBologna, inizia il processo a carico di Paolo Klun, Dante Forni, Giuseppe Rossetti e Alberto Ventura per le sole accuse di detenzione di armi. Il giorno dopo, è emessa la sentenza che condanna i primi due a 5 anni di reclusione e assolve i secondi. I quattro, arrestati il 20 dicembre, rimangono in carcere insieme a Gabriele Cazzola, Mario Malossi, Claudio Veronesi, Daniele Ubaldini e Massimo Turicchia, con l’accusa di «associazione sovversiva e banda armata»

30 dicembre: precipita la situazione in Iran. Il regime risponde con i carri armati allo sciopero generale: centinaia i morti tra i manifestanti.