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1 gennaio: Città del Vaticano, XXXV giornata mondiale della Pace: il messaggio di papa Giovanni Paolo II
Quest’anno la Giornata Mondiale della Pace viene celebrata sullo sfondo dei drammatici eventi dell’11 settembre scorso. In quel giorno, fu perpetrato un crimine di terribile gravità: nel giro di pochi minuti migliaia di persone innocenti, di varie provenienze etniche, furono orrendamente massacrate. Da allora, la gente in tutto il mondo ha sperimentato con intensità nuova la consapevolezza della vulnerabilità personale ed ha cominciato a guardare al futuro con un senso fino ad allora ignoto di intima paura. Di fronte a questi stati d’animo la Chiesa desidera testimoniare la sua speranza, basata sulla convinzione che il male, il mysterium iniquitatis, non ha l’ultima parola nelle vicende umane. La storia della salvezza, delineata nella Sacra Scrittura, proietta grande luce sull’intera storia del mondo, mostrando come questa sia sempre accompagnata dalla sollecitudine misericordiosa e provvida di Dio, che conosce le vie per toccare gli stessi cuori più induriti e trarre frutti buoni anche da un terreno arido e infecondo. (…)
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http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/peace/documents/hf_jp-ii_mes_20011211_xxxv-world-day-for-peace.html
Inizia la circolazione dell’Euro. Le valute nazionali vengono progressivamente ritirate
E’ il giorno dell’entrata in vigore dell’euro. Il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, tornato vincitore alle politiche del 2001. Al Quirinale siede Carlo Azeglio Ciampi, uno dei protagonisti della nascita dell’Euro. Un sempre più sofferente Giovanni Paolo II vive gli ultimi anni della sua vita e del suo pontificato
La Roma è Campione d’Italia. Quell’anno si sarebbero svolti i Mondiali in Giappone e Corea, con la brutta figura degli azzurri di Trapattoni (complice anche l’arbitro ecaudoriano Byron Moreno) e la vittoria del Brasile di Ronaldo
Il ministro per le riforme, Umberto Bossi, dichiara: “A me dell’euro non me ne frega niente. Ma credo che non importi a nessuno perché è stata una scelta calata dall’alto e imposta al popolo”. Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero risponde a stretto giro: “Mi sento male a leggere interviste come quelle del capo della Lega. Sono posizioni anti europee, sono parole in libertà quelle di chi parla d’Europa dei ‘tecnocrati’ e aggiunge che non deve esserci alcun trasferimento di sovranità”. Silvio Berlusconi chiarisce immediatamente: “l’unico a guidare la politica estera sono io”
Arriva l’euro e aumentano, grazie agli arrotondamenti, i prezzi.
Il cattivo esempio arriva dallo Stato: il Ministero dell’Economia rende nota la revisione dei prezzi delle confezioni di fiammiferi, prezzi rivisitati in chiave euro: i Cerini sono passati da un prezzo di vendita di 500 lire per la confezione da 80 pezzi a 0,30 euro, cioè 580,88 lire; gli svedesi, altro tipo di fiammifero molto utilizzato, hanno visto lievitare il loro prezzo da 300 lire a 0,20 euro, cioè 387,25 euro. E non si tratta neppure degli aumenti più evidenti: i Nuovo Caminetto sono passati da 4.500 lire a 3 euro tondi tondi, cioè 5.808,81 lire. Così come il Fiammiferone S/45 ha subito un rialzo di prezzo da 1.500 lire a 1 euro, cioè 1936,27 lire.
“Una giornata da dimenticare. Per molti, troppi italiani l’impatto con l’euro nel primo giorno lavorativo di circolazione, è stato un calvario
Bancomat che fornivano solo lire, code interminabili in banche e poste per la coincidenza del pagamento delle pensioni e quello dei mutui con l’aggiunta della curiosità per le nuove banconote. Polizia che interviene per sedare la furia di gente esasperata dopo ore di fila, tariffe in crescita e prezzi aumentati ben oltre l’arrotondamento da negozianti furbastri, agenzie di viaggio in rivolta per un software malfunzionante delle Fs che ha bloccato la biglietteria. Ma proprio perché si tratta di un evento epocale, le responsabilità per i disagi nel faticoso debutto dell’euro è probabilmente distribuita fra le istituzioni postali e bancarie, e il pubblico che non ha seguito abbastanza gli appelli a non precipitarsi agli sportelli. Ciò nonostante, nel corso della giornata l’ingorgo si è allentato, molti utenti hanno raggiunto in qualche modo il loro obiettivo, bene o male il sistema ha retto all’urto. Si può ritenere che al massimo la prossima settimana la situazione tornerà alla normalità e finalmente l’euro avrà preso piede come mezzo prevalente di pagamento, vincendo la naturale resistenza dei consumatori. I disagi erano però attesi, forse non nella dimensione che poi hanno effettivamente avuto. Banche e uffici postali avevano schierato tutti gli sportelli a disposizione ma, spiegano le Poste, le operazioni sono state rallentate dalla difficoltà dell’utente di riconoscere la nuova moneta e il suo importo, specialmente se non disponeva di un euroconvertitore. In alcuni uffici i pensionati, forse pensando alla doppia circolazione, pretendevano che il cedolino dell’Inps fosse pagato ancora in lire. In molti negozi alimentari il commerciante non riusciva a far accettare il resto in euro. In numerose banche visitate a Roma (soprattutto in centro) già in prima mattinata si riscontravano lunghe file di clienti che chiedevano contanti e carnet di assegni, in diversi casi già esauriti. Le agenzie aperte da pochi mesi erano le meno affollate, ma nelle altre si aspettava fino a un’ora e mezza mentre molti bancomat risultavano «fuori servizio». Il clou alla Posta centrale di Roma a San Silvestro, dove a mezzogiorno c’era una coda di 120 persone che hanno aspettato fino a due ore. Sempre a Roma le forze dell’ordine sono dovute intervenire per sedare le liti scaturite per lo più in prossimità degli orari di chiusura delle banche o degli uffici postali. Per tutta la giornata, poliziotti sono stati chiamati in istituti di credito e uffici postali. E’ capitato che chi aveva aspettato magari per tutta la mattinata davanti agli sportelli è stato gentilmente invitato dagli impiegati «ad uscire perché la banca chiudeva». In un istituto di credito alcuni clienti si sono ammutinati ma poi, scemata la rabbia, si sono organizzati per la riapertura con tanto di numeretti e lista di attesa. La polizia è intervenuta in alcune banche per litigi tra personale e clienti decisi a non uscire dalla banca malgrado stesse per chiudere. Liti e rivolte anche negli uffici postali, dove i più determinati a non andarsene e a far valere le loro ragioni con gli impiegati erano proprio gli anziani in fila per la pensione. Ieri erano infatti in pagamento tre milioni di pensioni, si calcola che ne siano state riscosse 1,5 milioni. E infatti sono stati gli anziani quelli che hanno sofferto di più l’ingresso dell’euro a Napoli, dove solo il 30% dei pensionati utilizza l’accredito bancario. Le Poste dal canto loro ricordano che nel territorio italiano 600 uffici sono aperti esclusivamente per i pensionati nel pomeriggio di alcuni giorni del mese. C’è ansia per i prezzi. L’Adiconsum ha denunciato alla Prefettura di Roma gli «aumenti ingiustificati» dello Stato sulle lotterie, sui pedaggi autostradali, medicinali, tabacchi, tariffe dei trasporti, ed ha messo nell’avviso i consumatori sul rischio che qualche banca si faccia pagare la conversione lira-euro, che deve essere gratuita. Secondo la Federconsumatori troppi sono gli aumenti prodotti dagli arrotondamenti e mancano gli spiccioli per i resti: gli aumenti in vigore dal 1 gennaio porteranno ad un incremento delle spese per circa 52 euro mensili per famiglia, circa 100 mila lire. Questi aumenti, spiega in una nota il segretario nazionale di Federconsumatori Rosario Trefiletti, «sono tanto meno giustificati in una situazione d’inflazione in calo perché dimostrano che esistono posizioni di rendita nella nostra economia». Ma la Confcommercio ricorda ai suoi che la legge prevede l’ arrotondamento dei prezzi alla seconda cifra decimale, «e tutte le imprese della distribuzione, senza distinzione alcuna, hanno l’ obbligo di rispettare questa disposizione». Riguardo ai resti, l’organizzazione sostiene che non c’è obbligo ma solo «raccomandazione» di dare comunque il resto in euro. Infine per quasi l’intera giornata le agenzie di viaggio non hanno potuto emettere biglietti ferroviari. Dopo il blocco degli aumenti da parte del ministro dell’Economia Tremonti già inseriti in precedenti dischetti, il software di aggiornamento messo a disposizione dalle Fs su Internet non è stato utilizzabile fino al tardo pomeriggio, con file interminabili alle poche stazioni ferroviarie in grado di emettere bilglietti” (Cfr. L’Unità giovedì 3 gennaio 2002
Afghanistan, proteste dopo che gli americani raso al suolo il villaggio di Qalaye Niaz.
Il bilancio è di 107 morti, tra cui molte donne e bambini, come scritto dall’Agenzia britannica Reuters. Il presidente del governo provvisorio afghano, Karzai, il quale in un’intervista al New York Times afferma: “Vogliamo vedere anche noi l’eliminazione dei terroristi. Ma bisogna anche fare in modo che i civili non facciano le spese di queste operazioni”.
2 gennaio: Roma, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Gennaro, annuncia una protesta dei magistrati contro la politica del governo, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario
Alexandria (Usa), si apre il processo a Zacarias Moussaoui, accusato di far parte di Al Qaeda e del commando che poi agì l’11 settembre. L’uomo, però, era stato arrestato in agosto e non poté partecipare all’azione
Milano, nel corso del processo a Cesare Previti e Silvio Berlusconi per lo scandalo Sme, gli avvocati difensori chiedono l’interruzione del giudizio esibendo un ordine del ministro della Giustizia Castelli che impone al giudice a latere, Guido Brambilla, il trasferimento immediato al Tribunale di sorveglianza, come dallo stesso richiesto, negandogli la proroga di tre mesi necessaria per concludere il processo in corso. Il documento non è mai pervenuto al Tribunale ed alla Procura che ora chiede di sapere come facciano ad averlo solo i difensori di Berlusconi e Previti. Il Tribunale respinge la richiesta di interrompere il processo
3 gennaio: Palermo, rese note le motivazioni della sentenza con la quale è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex deputato democristiano democristiano Calogero Mannino. I giudici riconoscono che, effettivamente, Mannino concesse almeno un favore ai cugini Ignazio e Nino Salvo, concedendo loro la gestione dell’esattoria di Siracusa nella sua veste di assessore alle finanze della regione Sicilia. Ma, scrivono, può essere stato “frutto di una logica momentanea di mediazione politica degli interessi”. inoltre, “c’è la prova che Calogero Mannino stipulò, nel lontano 1980-81, un accordo elettorale con un esponente mafioso della famiglia agrigentina di Cosa Nostra (…) un patto elettorale ferreo, avallato dall’intervento di un mafioso come Vella (…)”; fatto che, proseguono i giudici, “costituisce una chiave interpretativa della personalità, che consente di invalidare buona parte del capitolato difensivo, volto a rappresentare Mannino come un politico immune da contaminazioni coscienti con ambienti mafiosi o addirittura vittima di chissà quali complotti (….)”