Pagina in aggiornamento continuo
Imola, tra il 1926 e il 1943 sono deferite al tribunale speciale 209 persone, di cui 96 condannate a pene detentive, 55 confinati e 64 ammoniti. Gli assassinati dai fascisti sono 15, i licenziati per motivi politici 16, i costretti all’espatrio forzato 38. i perseguitati sono: 62 braccianti, 59 operai, 46 artigiani, 44 contadini, 22 edili, 19 impiegati, 4 casalinghe, 2 intellettuali, 3 commercianti, 3 esercenti e un possidente.
Gennaio: Bologna, in agitazione i lavoratori della Calzoni (2000 occupati). Una delegazione di donne si reca in direzione sostenendo con forza rivendicazioni di carattere generale. 18 operai addetti al forno ghisa entrano in sciopero, guidati dal comunista Amedeo Marchesini, per le dure condizioni di lavoro. Saranno minacciati, mentre Marchesini sarà fermato per alcuni giorni dalla polizia, ma però riusciranno ad ottenere quanto richiesto.
Milano, nasce il Movimento d’Unità Proletaria (Mup). Tra i fondatori Lelio Basso, Corrado Bonfantini, Lucio Luzzato, Carlo Andreoni, Virgilio Dagnino, Domenico Viotto.
Roma, entra in vigore il Testo unico delle Leggi sulla disciplina dei cittadini in tempo di guerra che obbliga tutte le aziende (agricole, commerciali, industriali, assicurative) e i liberi professionisti a presentare gli elenchi dei propri dipendenti e a comunicare semestralmente (31 gennaio e 31 luglio) ai Centri del Servizio del Lavoro le variazioni intervenute nel personale.
Nord Africa, truppe dell’Asse abbandonano la Libia, ritirandosi in Tunisia.
2 gennaio: Piombino, in una lettera del federale fascista di Livorno viene segnalato il caso del ten. col. Alberto Andreani, comandante del reparto Autocarristi di stanza a Piombino, che “avrebbe impartito ordini ai dipendenti ufficiali affinché essi, in caso si verificassero incidenti fra fascisti ed elementi avversi, interven[issero] sempre contro i primi facendo anche uso, se necessario, delle armi”. Andreani, originario di Porto Azzurro, mandato per punizione sul fronte russo, farà successivamente ritorno partecipando alla lotta di Liberazione, dove cadrà. Gli verrà conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria
14 gennaio: Casablanca, si incontrano Roosevelt, Churchill, De Gaulle e il capo del Governo francese in Nord Africa Henri Giraud. Viene pianificato il proseguimento dell’offensiva alleata fino alla resa incondizionata del nemico. Deciso anche lo sbarco in Sicilia, dopo il completamento della conquista della TunisiaFronte russo, a nord i combattimenti continuano nella parte inferiore del lago ghiacciato Ladoga, dove i tedeschi stanno cercando di spostare i sovietici dallo stretto corridoio attraverso il quale sono stati in grado di rompere parzialmente l’assedio di Leningrado. Nella tasca di Stalingrado, l’esercito sovietico conquista l’aeroporto di Pitomnik, il più importante punto di rifornimento per il perimetro difensivo tedesco.
Più a est, l’Armata Rossa affonda le linee del 2 ° esercito ungherese sul Don.
La situazione degli eserciti di von Manstein e von Kleist, già problematici, sta peggiorando18 gennaio: fronte russo, i sovietici spezzano l’assedio di Leningrado.23 gennaio: nord Africa, le truppe britanniche entrano a Tripoli costringendo alla fuga l’esercito italiano. Termina così il dominio italiano sulla Libia.
Febbraio: un gruppo di una dozzina di agenti dell’OSS reclutato tra agenti americani di origine siciliana, diretto da Earl Brennan e comprendente fra gli altri Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, inizia ad Algeri la preparazione dello sbarco in Sicilia con la collaborazione di elementi di spicco della mafia italo americana fra cui Lucky Luciano. Agenti speciali reclutati fra gli italo americani vicini alla mafia sono infiltrati in Sicilia nei mesi precedenti lo sbarco.
1° febbraio: Roma, cambio al vertice delle Forze Armate italiane: il generale Ugo Cavallero è sostituito dal generale Vittorio Ambrosio.
Washington, il leader nazionalista cinese Chang Kai-shek arriva nella capitale statunitense
2 febbraio: Stalingrado, dopo due mesi di assedio, si arrende l’Armata tedesca. Il generale Von Paulus firma la resa
6 febbraio: Roma, cambiamento radicale nell’assetto del Governo. Alcuni dei più importanti gerarchi che si erano posti in posizione critica, sono allontananti. Ciano lascia gli Esteri per assumere la funzione di ambasciatore presso il Vaticano. La responsabilità del dicastero è assunta direttamente da Mussolini che conserva anche gli Interni, Guerra, Marina e Aeronautica. Grandi rimane alla presidenza della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ma lascia il ministero della Giustizia ad Alfredo De Marsico. Paolo Thaon de Ravel è sostituito alle Finanze da Giacomo Acerbo. Carlo Alberto Biggini prende il posto di Bottai all’Educazione. Gaetano Polverelli quello di Pavolini alla Cultura popolare. Zenone Benini va ai Lavori pubblici al posto di Luigi Gorla. Alle Corporazioni Carlo Tiengo subentra a Ricci (in aprile sarà sostituito da Tullio Cianetti). Oreste Bonomi va agli Scambi e valuta in sostituzione di Raffaello Riccardi, Vittorio Cini alle Comunicazioni per Giovanni Host Venturi per essere poi sostituito, in seguito a dimissioni il 26 giugno, da Giuseppe Peverelli. Sottosegretario agli Interni è nominato Umberto Albini che prende il posto che Buffarini Guidi aveva ricoperto per oltre dieci anni. Restano confermati solo Attilio Terruzzi all’Africa italiana (ministero ormai privo di ogni funzione) e Carlo Pareschi all’Agricoltura.
8 febbraio: fronte del Pacifico, dopo sei mesi di combattimenti, le truppe americane conquistano completamente Guadalcanal, nelle Isole Salomone.
10 febbraio: India, Gandhi inizia lo sciopero della fame.
Washington, istituita negli Stati Uniti la settimana lavorativa di 48 ore.
14 febbraio: Milano subisce un pesante bombardamento alleato: 459 morti
16 febbraio: durante l’invasione della Grecia da parte del Regio esercito italiano, le truppe della 24a Divisione fanteria Pinerolo accerchiarono il villaggio di Domenikon e rastrellarono tutti gli uomini di età compresa tra i 14 e gli 80 anni. Il generale Cesare Benelli, ordina la fucilazione dei civili greci come rappresaglia, secondo l’esempio nazista, per un attacco partigiano che aveva causato la morte di nove militi italiani. Alla fine delle esecuzioni furono oltre 150 i civili greci giustiziati dagli italiani. Razziati animali e distrutto il villaggio
Per saperne di più: https://www.storiastoriepn.it/grecia-1943-quei-fascisti-stile-ss/
Strage di civili greci a Domenikon nel ’43, nessun colpevole: i responsabili sono morti o non identificati www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/02/15/strage-greci-nel-43italiani-archiviati_176cafe9-5479-46b2-849e-03388860d678.html
L’Italia si scusa
ANSA febbraio 2009 – L’ambasciatore d’Italia ad Atene, Gianpaolo Scarante, ha assistito a Domenikon (Grecia centrale) alla commemorazione dell’eccidio commesso dalle truppe italiane di occupazione il 16 febbraio del 1943. “Sono venuto con dolore e commozione per esprimere il mio profondo cordoglio a tutte le vittime di Domenikon”, ha affermato l’ambasciatore in un discorso davanti ad autorità civili e militari e a un certo numero di parenti delle vittime dell’eccidio. E’ la prima volta che un ambasciatore d’Italia prende parte alla commemorazione della strage di Domenikon, dove la feroce rappresaglia fascista per l’uccisione di nove soldati italiani portò all’uccisione 150 civili maschi, dai 15 agli 80 anni. La presenza dell’ambasciatore è un fatto importante, ha detto all’ANSA in sindaco di Domenikon, Athanassios Missios. “E’ importante – ha aggiunto – perché è stata una occasione per l’Italia di chiedere scusa per un fatto terribile. Ma al tempo stesso anche un’opportunità per vedere come gli italiani di oggi non sono come i fascisti di ieri”. L’ambasciatore Scarante ha deposto una corona di fiori davanti al sacrario delle vittime, insieme alle autorità. (ANSA)
Febbraio: Bologna, le maestranze della Corni (300 operaie che producono maglie, passamontagna e manopole per l’esercito) protestano per la riduzione di 5 centesimi al pezzo del cottimo per le 80 macchiniste. Ai primi di marzo l’agitazione si trasforma in sciopero. Una delegazione tratta con la direzione e ottiene che la diminuzione del cottimo sia comunque minima.
Marzo: Ferrara, scioperi bracciantili nelle campagne di Bondeno e Argenta
Venezia Giulia: si formano le prime formazioni partigiane di matrice comunista (Distaccamento Garibaldi)
Nord Africa, gli alleati entrano in Tunisia.
Fronte russo, si esaurisce la controffensiva sovietica. I tedeschi si attestano tra il Dnepr e il Don e riorganizzano la difesa.
Indonesia, le forze nazionaliste, riconosciute dagli invasori giapponesi, si riuniscono nel Pusat Tonaca Rakjat, guidato da Hatta, Sukarno e Dewa.
1° marzo: Roma, l’erogazione di energia elettrica in tutta Italia per usi domestici e per illuminazione è ridotta del 25%.
Reggio Emilia, un brevissimo, ma significativo per partecipazione, sciopero è organizzato alla OMI Reggiane (11000 dipendenti). All’agitazione partecipa il 70 % delle maestranze.
Genova, scioperano i lavoratori degli stabilimenti Ansaldo. I fascisti pretendono il licenziamento di 400 dipendenti
3 marzo: Lione, Giorgio Amendola, Giuseppe Dozza, Giuseppe Saragat ed Emilio Lussu – in rappresentanza di Pcd’I, Psi e Gl – firmano un accordo con il quale confermano l’unità d’azione nella lotta al fascismo e rinviano alla consultazione popolare la soluzione della forma istituzionale del nuovo Stato che dovrà nascere sulle ceneri del fascismo.
Bologna, cinque operai del Pirotecnico sono arrestati per la loro attività antifascista in fabbrica. Saranno rilasciati il giorno 17
5 marzo: ore 10, Torino. Gli operai della Fiat Mirafiori scendono in sciopero con la parola d’ordine “pace e pane”. Rivendicano le 192 ore di salario per tutti (previste fino ad allora solo per i lavoratori sfollati per i bombardamenti), l’aumento delle razioni di viveri e del premio di stabilimento e, soprattutto, chiedono pace e libertà. La protesta aumenta e si radicalizza, tanto da costringere lo stesso Valletta a recarsi a Roma per portare a Mussolini due richieste qualificanti: la concessione del pagamento delle 192 ore anche per i non sfollati e la militarizzazione degli stabilimenti ausiliari, con l’imposizione della disciplina militare. Nonostante le minacce fasciste – “c’è sempre abbastanza piombo per chi ne vuole” – le notizie torinesi si diffondono coinvolgendo rapidamente altre fabbriche. Si sciopera in tutti gli stabilimenti della Fiat e l’agitazione si estende nell’Italia del nord. Alla fine di aprile verrà riconosciuto un aumento salariale, ma contemporaneamente la repressione si farà durissima. Oltre 2000 persone, per lo più lavoratori che hanno partecipato agli scioperi, saranno arrestate. Nelle fabbriche cominciano ad organizzarsi le cellule comuniste.
Lo sciopero si estende in tutto il Nord Italia. Nonostante le motivazioni economiche, risulta chiaro il carattere politico delle agitazioni.
A Bologna fermano il lavoro gli operai del polverificio Baschieri & Pellagri di Marano di Castenaso, una fabbrica militarizzata. A questo primo sciopero ne seguirà un altro di due ore per poter partecipare al funerale di due operaie. Operai e tecnici partecipano in massa alle esequie, a conclusione delle quali, parla brevemente il comunista Giacomo Masi il quale afferma che il morbo che ha colpito le due ragazze è causato dalla guerra e indica nelle lotte dei lavoratori la strada per l’ottenimento della pace. A scopo intimidatorio fascisti e polizia intervengono nello stabilimento.
Il tentativo di sciopero alla Calzoni è bloccato dal massiccio intervento di polizia e fascisti che arrestano anche alcuni cittadini che si erano portati davanti ai cancelli per solidarizzare con gli operai.
A Reggio Emilia scioperano per un ora gli operai della Lombardini. Scioperi e agitazioni avvengono nei giorni seguenti al canapificio Lodi di Portomaggiore (Fe), alla Barco di Copparo (Fe), allo jutificio Montecatini di Ravenna, alla Manzini e alla Barbieri & Luciani di Parma
.A Bologna si svolgono manifestazioni di protesta alla Buini & Grandi, all’Acma, al Calzaturificio Montanari.
Atene, 250.000 greci manifestano contro il lavoro obbligatorio imposto dai tedeschi.
8 marzo: Torino, si fermano sette stabilimenti: il reparto tubi delle Ferriere Piemontesi, la Fiat Ricambi, la Tubi Metallici, i reparti meccanico, serbatoi, verniciatura e montaggio della Fiat Aeronautica , la Zenith, la Guinzio e Rossi e la Fispa. Il giorno successivo lo sciopero si estende alla Società Nazionale delle Officine Savigliano, Pimet, Ambra, Conceria Fiorio, Fast Rivoli e reparto laminatoi delle Ferriere Piemontesi, Frig, Cir (Concerie Italiane Riunite), Borgognan e Capamianto.
Guastalla (RE), alla Mossina – la maggiore fabbrica della bassa reggiana, 800 addetti, prevalentemente donne – sciopero per protestare contro l’arresto di una loro compagna di lavoro che nei giorni precedenti aveva protestato, osando affermare che “con un etto e mezzo di pane al giorno non si può lavorare”.
11 marzo: Torino, scioperano in tutta la città complessivamente dieci stabilimenti, nove dei quali per la prima volta: la Michelin, la Lancia, gli stabilimenti Fiat del Lingotto e di Mirafiori, l’Elettronica Mellini, lo stabilimento Riv di Torino, la Fantero, la Savigliano e i due stabilimenti Schiapparelli e Setti
12 marzo: Torino, si fermano la Fiat Mirafiori, la Riv, la Fornare, la Sigla, il lanificio Bona e la Fiat Lingotto. Il 13 continuano ad astenersi dal lavoro gli operai della Fiat Mirafiori, della Fiat Lingotto, della Riv, insieme ai lavoratori della Fiat Materfer, della Aeronautica d’Italia e dello stabilimento Magnoni e Tedeschi.
15 – 16 marzo: Torino, ancora ferme la Fiat Lingotto e la Fiat Mirafiori, il Cotonificio Valle Susa, il Gruppo Finanziario Tessile, lo stabilimento Ambra, la fonderia Borselli-Piacentini, lo stabilimento lavorazioni industriali statali Sables, la Fergat, la Manifattura Paracchi ed il biscottificio Wamar, seguiti, il giorno dopo dallo stabilimento torinese della Snia Viscosa
21 marzo: nord Africa, attacco anglo – americano contro le posizioni dell’Asse in Turchia.
24 marzo: Milano, scioperano gli operai milanesi. L’agitazione inizia dalla Falck di Sesto San Giovanni, seguita dalla Pirelli e da molte altre industrie milanesi
31 marzo: Forlì, in una relazione del Questore si legge che cresce l’insofferenza delle masse nei confronti del regime, “specialmente nella classe impiegatizia e operaia”. L’insofferenza è resa ancora più acuta, “dalle difficoltà di carattere economico derivanti dalla sperequazione dei salari col costo della vita in progressivo aumento (…). A Rimini nelle notti del 14 e 24 corr., sono state rinvenute alcune scritte sovversive”.
Aprile: inizia il rientro clandestino in Italia dei dirigenti comunisti. Tra i primi ad arrivare dalla Francia, Giorgio Amendola, Antonio Rosaio, Celeste Negarville. Inizia una grande attività clandestina nelle principali città. Un ruolo determinante sarà svolto da militanti cresciuti in Italia e sconosciuti alla polizia come Concetto Marchesi, Giaime Pintor, Antonio Giolitti, Pompeo Colaianni. Amendola, insieme ad Agostino Novella, entra in contatto a Milano con Umberto Massola, rientrato clandestinamente già dal 1941. Si forma così il centro interno del partito comunista.
Mussolini istituisce l’Ispettorato speciale di pubblica sicurezza. Ha il compito di controllare e reprimere l’attività partigiana nella Venezia Giulia
1° aprile: Reggio Emilia, sciopero parziale al reparto Avio delle Officine OMI – Reggiane.
Bologna, verso la fine del mese gli attivisti comunisti lanciano l’idea di una grande manifestazione nella sede dei sindacati fascisti in piazza Malpighi. Oltre 2000 persone partecipano alla protesta rivendicando aumenti salariali, lotta all’aumento del costo della vita e al mercato nero. La polizia arresta qualche manifestante, ma è costretta per le pressioni della piazza rimetterli subito in libertà. Ma nei giorni seguenti saranno compiuti una serie di arresti. Tra gli arrestati anche Renato Baldisserri, operaio dell’ACMA, che aveva retto il peso del contraddittorio con i responsabili del sindacato fascista. Sarà rilasciato dopo 15 giorni di detenzione.
7 aprile: Salisburgo, incontro Hitler – Mussolini. Il Duce propone di arrivare ad un armistizio con Stalin per concentrare lo sforzo bellico sul fronte meridionale. Hitler respinge la proposta, ma promette l’invio di rinforzi in Tunisia.
8 aprile: nord Africa, le truppe britanniche e quelle americane si congiungono in Africa settentrionale.
10 aprile: Reggio Emilia, le lotte che stanno avvenendo in tutto il Nord inducono il periodico Il Solco Fascista a scrivere: “Lavorare in silenzio e in umiltà, pensando che tutti i sacrifici compiuti e da compiere, non equivarranno mai a quelli compiuti dai combattenti in una sola ora. Fare tacere alla maniera fascista i mormoratori di ogni tonalità e parallelamente i professionisti della retorica. Rispondere alle parole dei pavidi con l’ottimismo sereno e deciso dei forti per temperamento e per fede. Il sano ottimismo è lievito per ogni impresa di coraggio. Non chiedersi quando finirà la guerra. Pensare che tutto è e deve essere per la guerra”.
12 aprile: Nord Africa, gli alleati conquistano Tunisi e Biserta. Le truppe dell’Asse nel Nord Africa sono costrette alla resa.
14 aprile: Roma, il capo della polizia Carmine Senise, per non aver represso con la necessaria fermezza gli scioperi del marzo, è sostituito con Renzo Chierici. Badoglio lo richiamerà alla guida della polizia lo stesso 25 luglio.
17 aprile: Roma, Carlo Scorza sostituisce Aldo Vidussoni alla guida del Pnf.
18 aprile: fronte del Pacifico, muore l’ammiraglio giapponese Isoroku Yamamoto, abbattuto dagli americani sopra le Isole Salomone.
19 aprile: insorge il ghetto di Varsavia. I nazisti massacrano 50.000 ebrei e altri 300.000 sono deportati nel campo di concentramento di Treblinka.
30 aprile: fronte del Pacifico, i giapponesi si attestano ai confini dell’India.
Roma, il conte Giuseppe Volpi di Misurata è sostituito da Giovanni Balella alla testa della Confindustra. Già dall’inverno i vertici industriali (Volpi di Misurata, Agnelli, Pirelli, Donegani, Cini) avevano stabilito contatti con gli alleati e con gruppi interni in grado di condurre un’azione che porti alla sostituzione di Mussolini e alla conclusione di una pace separata.
Maggio: Piacenza: due scioperi durante il mese all’Arsenale (3000 dipendenti) contro il taglio dei cottimi.
Bologna, nascono Comitati di difesa contadina ad Argelato e Calderara di Reno. Tra gli obbiettivi immediati impedire la sottrazione dei prodotti da parte dei fascisti e dei tedeschi, richiedere l’aumento dei prezzi e la libera vendita, pagamento dei salari in natura ai braccianti, revisione del patto colonico fascista, diminuzione dei fitti e proroga degli escomi ai fittavoli, abrogazione delle tasse ai piccoli proprietari coltivatori diretti, rifiuto della consegna del vino e della carne agli ammassi.
Sacerno di Calderara di Reno (Bo), sorge uno dei primi Comitati di difesa contadina per “impedire la sottrazione di prodotti da parte di fascisti e tedeschi; richiederne l’aumento dei prezzi e la libera vendita; pagamento dei salari in natura ai braccianti; revisione del patto colonico fascista ai mezzadri; diminuzione dei fitti e proroga degli escomi ai fittavoli; abrogazione delle tasse ai piccoli proprietari diretti coltivatori; rifiuto della consegna del vino e carni agli ammassi”
1° maggio: Guastalla (Re), cinquecento donne della tranceria Mossina chiedono aumenti salariali, minacciando lo sciopero. Otterranno quanto richiesto.
Reggio Emilia, alle Reggiane scioperano gli apprendisti per il riottenimento del cottimo e migliori condizioni di lavoro. L’agitazione ottiene quanto richiesto, ma quaranta operai sono arrestati. Dopo la cattura, Alberto Castellani si suicida in carcere.
9 maggio: Roma, il colonnello Eugene Dollmann informa l’alto comando tedesco della possibilità di un colpo di stato condotto dal re e dall’esercito per rovesciare il regime fascista e allontanare Mussolini dal governo. I vertici nazisti elaborano i piani per l’occupazione militare dell’Italia.
13 maggio: Tunisia, si arrendono le forze dell’Asse. Termina la guerra in Africa.
15 maggio: Mosca, il governo sovietico scioglie la Terza Internazionale e cessa le attività di propaganda all’estero, come prova di buona volontà nei confronti degli alleati occidentali. Il Pcd’I, sezione dell’Internazionale comunista cambia il proprio nome in Partito comunista italiano (Pci).
Roma, Vittorio Emanuele III, in una lettera a Mussolini, prospetta la possibilità di sganciare le sorti dell’Italia da quelle della Germania.
24 maggio: Roma, siglato il nuovo contratto collettivo dei lavoratori agricoli. Sono fissate nuove tariffe salariali per i braccianti e gli avventizi, segnando un notevole aumento rispetto ai livelli precedenti. E’ chiaro il tentativo di evitare possibili agitazioni all’avvicinarsi del periodo dei grandi raccolti.
Ma già durante la monda del riso, le mondine scendono in sciopero chiedendo migliori condizioni alimentari. Agitazioni e scioperi avvengono a Gualtieri, nel reggiano e a Baricella, Bentivoglio e Medicina, nel bolognese. Agitazioni hanno luogo anche a Sacerno, una frazione di Calderara, a Castelmaggiore e Argelato, in provincia di Bologna.
Casinalbo (MO), in seguito alle proteste per ottenere aumenti salariali, un operaio del salumificio Montorsi è bastonato a sangue dai fascisti, chiamati dal proprietario. Gli operai, per solidarietà, entrano in agitazione. Nello stesso periodo entrano nuovamente in agitazione le operaie della Menotti di Carpi chiedendo un aumento del cottimo. Alla ferma opposizione del padrone, le operaie il 1° giugno lasciano il lavoro. La polizia arresta quattro operaie che, processate per direttissima, sono condannate a tre mesi di reclusione, oltre al licenziamento in tronco.
Ravenna, durante la primavera scioperano contro la guerra, i bassi salari, per il pane, i grassi, la carne gli operai della Callegari.
28 maggio: Foggia, la città subisce il primo bombardamento alleato. Foggia subì complessivamente nove violentissimi bombardamenti. Sotto le bombe morirono oltre 20.000 persone, un terzo della popolazione di allora. Migliaia di abitazioni, l’aeroporto, la stazione ferroviaria, intere piazze, strade e rioni del centro e della periferia furono devastati totalmente
Giugno: Washington, entrano in vigore severe misure anti sciopero nell’industria bellica.
Bologna, scioperano gli spazzini contro le pesanti condizioni di vita e per l’ottenimento dell’indennità vestiario.
1° giugno: Washington, nasce l’UNRRA, organizzazione per l’assistenza e la rinascita post bellica e la ricostruzione economica per i paesi liberati dall’occupazione tedesca.
2 giugno: Roma, colloquio Vittorio Emanuele – Bonomi. Il leader liberale propone l’allontanamento di Mussolini e la costituzione di un governo militare in grado di garantire l’ordine pubblico in una fase di transizione che dovrà portare alla formazione di un governo composto da antifascisti. Il Re respinge la proposta e si dimostra, comunque, indeciso sulle misure da adottare. Il giorno successivo il Re incontra il presidente della Camera dei fasci, Dino Grandi per informarsi sul probabile atteggiamento della Camera nel caso di un allontanamento di Mussolini dalla guida del governo.
4 giugno: nasce in Africa settentrionale, dall’unione delle truppe della Francia libera di De Gaulle e quelle di Giraud, il Comitato di liberazione nazionale francese.
5 giugno: Argentina, colpo di stato di estrema destra guidato dal generale Pedro Ramirez. Deposto il presidente Castillo, proclamati la legge marziale e lo scioglimento del Parlamento.
11 giugno: Sicilia, Pantelleria e Lampedusa sono occupate dagli anglo americani.
17 giugno: Roma, il Nunzio apostolico in Italia, Francesco Borgoncini Duca, informa il Re della disponibilità del presidente americano Roosevelt a riservare all’Italia un trattamento di favore nel caso di uno sganciamento dalla Germania.
24 giugno: Roma, Mussolini, parlando al direttorio del PNF, assicura che, in caso di sbarco alleato in Italia, “le forze nemiche verranno fermate su quella linea che i marinai chiamano bagnasciuga”.