1 gennaio: Roma,la prima stazione trasmittente italiana, quella di San Filippo ai Parioli, inizia a diffondere le trasmissioni dell’Unione Radiofonica Italiana, non senza difficoltà di varia natura. Dal punto di vista strettamente tecnico, le difficoltà nascono dall’esiguità e dalla scarsa qualità degli apparecchi trasmittenti per l’emissione in onde lunghe (AM), e dall’inesistenza della produzione e diffusione di apparecchi riceventi, che fanno sì che l’iniziale pubblico della radio italiana sia costituito, così come è accaduto in America, pressoché esclusivamente da radioamatori.
Sul versante della programmazione, la radio della prima ora deve combattere l’ostracismo della stampa, che riscuote ancora la predilezione del regime fascista, e l’ostilità del mondo dello spettacolo dell’epoca, timoroso di essere defraudato delle proprie prerogative.
Se a tutto questo si aggiunge che le basi economiche sulle quali il regime decide di basare le entrate della radio, oltre ai rari e controllatissimi messaggi pubblicitari, sono legate al pagamento di un canone di abbonamento e che il costo di un apparecchio ricevente è pari al salario annuo di un impiegato statale, si comprende come, specie nel suo primo decennio di vita, sarà più che altro uno status simbol riservato a pochi appassionati appartenenti all’alta borghesia, e interessati più al risvolto tecnico della radio che ai sui programmi
3 gennaio: Roma, il discorso alla Camera, con cui Mussolini rivendica «la responsabilità politica, morale e storica» di quanto è successo nei mesi precedenti e dell’omicidio di Matteotti, consolida il potere dei fascisti al di fuori delle garanzie costituzionali e segna la fine dello Stato liberale. Inizia la costruzione del regime totalitario: verranno progressivamente introdotte norme volte a sopprimere le libertà di stampa e di associazione e a rafforzare l’esecutivo e il potere del Capo del Governo con l’esautoramento delle Camere
Pisa, contemporaneamente al discorso pronunciato alla Camera da Mussolini, squadre fasciste pisane si radunano devastando le ultime le organizzazioni democratiche ancora attive. E’ il colpo definitivo all’ultimo bagliore di vita democratica pubblica in città. Lo stesso giorno anche alcune abitazioni private di esponenti massoni vengono visitate dai fascisti
11 gennaio: i fascisti uccidono a Bologna, nei pressi del Malcantone, Augusto Pullega. Il 5 marzo a Sesto Imolese è ucciso Attilio Vannini, il 7 aprile a Bologna Rosalino Morini e 25 giugno Oliviero Zanardi.
Portoferraio (Li), i fascisti scelgono un obiettivo facile ed indifeso, assalendo e devastando il circolo cattolico “Silvio Pellico”
25 gennaio: Livorno, in una fiaschetteria del sobborgo Torretta, vengono arrestati Franco Nelli, Marcello Benigni, Vittorio Baldanzi, Cafiero Giusti, Oscar Macera e Arrigo Cappelli, con l’accusa di aver affisso, nel quartiere San Marco, dei manifestini del Partito Comunista commemorativi del primo anniversario della scomparsa di Lenin. Arrestati anche il bracciante Pietro Podestà ed il falegname “comunista pericoloso” Angiolino Giacomelli per aver entrambi collaborato nella diffusione di volantini stampati in Svizzera su mandato di Ilio Barontini ”comunista, pericoloso, audace, attivissimo” e di Armando Gigli ”comunista temibile”, anch’essi agli arresti
Gennaio: Firenze, esce il primo numero del giornale clandestino Non mollare, che prende nome da uno slogan lanciato da Nello Rosselli. Sostenuto finanziariamente da Carlo Rosselli e da Salvemini, il foglio sarà stampato fino ai fatti di ottobre.
Milano, il Prefetto decreta lo scioglimento dell’USI – Unione sindacale italiana
Febbraio – aprile: i decreti legge sul riordino del sistema di Borsa varati dal Ministro delle Finanze De Stefani provocano un forte ribasso dei titoli e la conseguente protesta di Alberto Pirelli (Presidente della Associazione fra le società per azioni) e Antonio Stefano Benni (presidente della Confindustria), che chiedono il ritiro dei provvedimenti
21 aprile: Roma, pubblicato il Manifesto degli intellettuali fascisti, ne è autore Giovanni Gentile.
Il Natale di Roma (21 aprile del 753 a. C.) è dichiarata festa nazionale in sostituzione del Primo Maggio
26 aprile: Berlino, il maresciallo Paul von Hindemburg è eletto presidente della repubblica
1° maggio: Roma, Il Mondo pubblica la Risposta di scrittori, professori e pubblicisti italiani al manifesto di Gentile. E’ redatta da Benedetto Croce.
25 maggio: Gardone, Mussolini visita D’Annunzio e ricompone il dissidio che aveva allontanato il poeta dal fascismo.
Giugno: Genova, ultimo Convegno Nazionale dell’Unione Sindacale Italiana. Riescono a partecipare gruppi sparsi e braccati dalla polizia. E’ deciso che una prima Segreteria sia riformata in Francia dagli esuli. Sono costituite sezioni dell’U.S.I. a Marsiglia, Nizza e Lione, e successivamente a Parigi per collegare i militanti ed i lavoratori iscritti all’Unione e coordinare le attività e il collegamento con i gruppi rimasti in Italia.
1° giugno: il Governo ottiene un’apertura di credito di 50 milioni di dollari presso la Banca Morgan di New York, destinati a interventi in difesa della lira
8 giugno: Roma, Salvemini viene arrestato e accusato, insieme a Ernesto Rossi, per la collaborazione al Non mollare. Il 13 luglio ha luogo l’udienza presso il Tribunale penale di Firenze con rinvio del processo. A Salvemini, difeso dall’avvocato Ferruccio Marchetti, è concessa la libertà provvisoria. Dopo la scarcerazione passa una notte in casa Rosselli e la sua presenza, subito segnalata da un delatore, provoca la reazione fascista con la devastazione di casa Rosselli. Pochi giorni dopo, Salvemini riesce ad espatriare clandestinamente e il 4 agosto raggiunge la Francia.
14 giugno: l’agenzia Stefani annuncia l’esordio della “battaglia del grano”. In un discorso del 20 giugno Mussolini affermerà: ”Io ho preso formale impegno per condurre “la battaglia del grano”, ed ho già preparato lo stato maggiore. Il quale stato maggiore dovrà agire sui quadri rappresentati dai tecnici dei consorzi agrari, delle cattedre ambulanti di agricoltura, delle camere agrarie provinciali, e costoro dovranno manovrare l’esercito, la truppa degli agricoltori”. Mobilitare il grosso esercito degli agricoltori diventa la parola d’ordine.
Riforma del servizio postale e costituzione dell’Azienda delle poste e telegrafi (Apt)
1 luglio: Roma, riforma del servizio telefonico nazionale con la costituzione della Azienda di Stato per i servizi telefonici (Asst), azienda autonoma pubblica cui vengono affidati gli impianti, la gestione per le grandi distanze e il controllo sulle cinque concessionarie private (Stipel, Telve, Timo, Teti, Set)
4 luglio: Mussolini avvia una campagna propagandistica per la creazione di un “Comitato permanente del grano”: è la prima iniziativa di una serie di azioni di politica autarchica, rinvigorite, poi, nella seconda metà degli anni Trenta. Mussolini richiede una “necessaria opera di propaganda e persuasione” al fine di “penetrare nella grande massa dei rurali silenziosa e operante”. Nell’iniziativa sono mobilitati, oltre il Partito Fascista, giornali, scuole, tecnici e anche il clero. Il risultato più significativo si registrerà nel 1933 quando sarà toccata la produzione di 81 milioni di quintali di grano, a copertura dell’intero fabbisogno nazionale.
Nel complesso è da considerarsi un’iniziativa poco fruttuosa per il fabbisogno alimentare. Le misure protezionistiche, con l’applicazione di un altissimo dazio doganale, arrivano a raddoppiare il prezzo del grano rispetto alle quotazioni del mercato internazionale. Sono incentivate le coltivazione di terreni scarsamente produttivi, aumentando i costi di produzione. Inoltre capita spesso che, per aderire all’iniziativa, vengano abbandonate colture più redditizie. L’attuazione del progetto si trasforma in un deterrente per sperimentazione e ricerca di tecniche agricole innovative. In particolare si riscontra una diminuzione sensibile della produzione di carne e latticini (Cfr. https://guerrainfame.it/battaglia_del_grano)
8 luglio: Giuseppe Volpi di Misurata è nominato ministro delle Finanze, in sostituzione di De Stefani. In novembre otterrà un nuovo prestito per il Governo italiano dalla Banca Morgan di New York (100 milioni di dollari)
9 luglio: Roma, Arrigo Serpieri così commenta, scrivendo a De Stefani, l’avvicendamento al ministero delle Finanze: “vedo in questo ritiro di V.E. – e più nel nome che si fa del successore – la più pura espressione della plutocrazia internazionalistica, la fine di un sogno, che il fascismo cercasse la sua base solida nelle campagne“
20 luglio: Serravalle Pistoiese, Giovanni Amendola è vittima di una feroce aggressione fascista. Le conseguenze lo porteranno alla morte nell’aprile del 1926 in Francia
24 luglio: il ripristino del dazio sul grano segna la fine del “liberismo agrario”: il Governo si impegna a controllare i prezzi al consumo e a stimolare la produzione interna con l’avvio di un’ampia opera di propaganda per l’autosufficienza granaria (“battaglia del grano”)
luglio – agosto: Francia e Belgio ritirano i propri eserciti dalla Ruhr.
7 agosto: Roma, un decreto ministeriale abolisce il nome Tirolo e ordina che si usi solo l’espressione Alto Adige.
22 agosto: Milano, viene data in concessione alle Ferrovie Nord a parziale elettrificazione delle linee. Nel 1926 si inizia a lavorare anche per l’abbassamento in trincea del tratto urbano della linea e la conseguente creazione della stazione Bullona per servire corso Sempione e la Fiera
2 ottobre: Roma, accordo di Palazzo Vidoni, Confindustria e Confederazione delle corporazioni fasciste arrivano al riconoscimento reciproco. E’ la fine delle libertà sindacali e di libera associazione: d’ora in avanti sono riconosciuti solo i sindacati fascisti.
Conclusa la Conferenza di Locarno. I rapporti tra Francia e Germania sembrano migliorare con Italia e Inghilterra a fare da garanti
3 ottobre: Firenze, Strage di San Bartolomeo: durante la notte tra il 3 e il 4 ottobre sono uccisi gli antifascisti Pilati, Consolo e Becciolini e perseguitati molti altri, tra i collaboratori del Non mollare.
8 ottobre: Roma, approvata la legge di riordino degli enti locali che abolisce le cariche elettive e sostituisce il sindaco con il podestà nei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Entra in vigore il 4 febbraio 1926
15 ottobre: entra in vigore del decreto che proibisce l’uso di ogni altra lingua al di fuoridell’italiano nelle sedi giudiziarie, negli uffici della pubblica amministrazione fino ad arrivareagli esercizi commerciali e ai locali pubblici. Contemporaneamente, sul confine orientale, è ordinata la rimozione delle insegne slovene e croate
30 ottobre: Venezia, con il PRP (Piano regolatore portuale) si individua definitivamente la “prima zona industriale”, ponendo fine, insieme alla successiva convenzione addizionale del 18 agosto 1926, alla prima fase del processo di costituzione di Porto Marghera
4 novembre: Tito Zaniboni, ex deputato socialista, attenta alla vita del Duce. L’attentato è sventato dall’intervento della polizia e Zaniboni arrestato. Una prima risposta del regime all’attentato è lo scioglimento del PSU, il quale si ricostituirà subito come Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI)
12 novembre: inquadramento della Confindustria nel regime con l’assunzione della denominazione “fascista”. Antonio Stefano Benni e Gino Olivetti (Presidente e segretario) sono i rappresentanti degli industriali nel Gran consiglio del fascismo
14 novembre: accordo fra Italia e Stati Uniti per la sistemazione dei debiti di guerra
18 novembre: il governo italiano ottiene un prestito di 100 milioni di dollari dalla Banca Morgan di New York. La stessa banca ne concede anche uno di 10 alla Fiat.
22 novembre, il governo Mussolini concede il voto amministrativo ad alcune categorie di donne: il provvedimento viene però vanificato l’anno seguente dalla riforma podestarile con cui si abolisce qualsiasi base elettiva alle amministrazioni comunali.
27 novembre: su disposizione del governo viene imposto il saluto romano fascista in tutte le amministrazioni civili e nei rapporti tra inferiori e superiori.
28 novembre: Milano, in seguito alle forti pressioni di Mussolini, Luigi e Alberto Albertini si ritirano dalla direzione e dalla proprietà del Corriere della Sera. Il controllo resta alla famiglia Crespi.Contro gli Albertini si era accanito in modo particolare Il Secolo, da poco acquistato dai Borletti
10 dicembre: Roma, approvata la legge sulla protezione e assistenza alla maternità e infanzia. Nasce l’OMNI, Opera Nazionale Maternità e Infanzia
24 dicembre: il governo fascista introduce nella Costituzione (lo Statuto Albertino) la figura del capo del governo: ha ampi poteri e non è più responsabile dei propri atti davanti al Parlamento, ma solo davanti al re, l’unico che può revocargli la fiducia e destituirlo. Lo stesso giorno passa anche la legge che consente l’allontanamento dal servizio dei funzionari statali contrari al regime”La legge n.2263 stabilisce che il capo del Governo, nominato e revocato dal Re, è responsabile verso il Re dell’indirizzo generale del Governo e che i ministri, nominati e revocati dal Re su proposta del capo del Governo, sono responsabili verso il sovrano e verso il capo del Governo degli atti dei loro ministeri. Relativamente al Parlamento, la stessa legge stabilisce che nessun oggetto possa essere messo all’ordine del giorno delle camere senza il consenso del capo del Governo, che diventa così arbitro dello svolgimento delle sedute parlamentari. Al presidente del Consiglio è attribuita anche una speciale tutela penale (art.9).
Vengono dunque meno le basi del sistema parlamentare, poiché la Camera dei deputati, pur restando libera di esprimere la sua sfiducia nei confronti del governo, non ha più la possibilità di revocarlo. Quest’ultima facoltà è ormai prerogativa esclusiva del re” (da http://www.tesionline.it)
29 dicembre: Milano, muore, nella sua casa sopra la Galleria Vittorio Emanuele, Anna Kuliscioff. Una grande folla seguirà il feretro fino al Cimitero Monumentale, mentre i fascisti si accaniscono contro le carrozze strappando i drappi e le corone
31 dicembre: la stampa periodica e gli altri strumenti di informazione vengono imbrigliati dalla legge sulla stampa, nella quale i due cardini sono la creazione del direttore responsabile e l’istituzione dell’Ordine dei giornalisti, l’iscrizione al quale richiede un certificato di buona condotta politica rilasciato dal prefetto.I criteri ispiratori della legge sono quel «senso altissimo di responsabilità» di cui ha parlato Mussolini alla prima riunione dei giornalisti fascisti, e la «prevalenza della libertà dello Stato su quella del cittadino» sbandierata da Amicucci, segretario del sindacato nazionale fascista dei giornalisti, che prende il posto della disciolta Federazione della stampa
DURANTE L’ANNO
Con lo sciopero del marzo 1925 si conclude l’attività organizzativa della FIOM. Di lì a poco il Patto di Palazzo Vidoni sancirà la fine del sindacalismo “giolittiano” e si aprirà una lunga parentesi storica. Sia nel Convegno interregionale di Milano (15 febbraio 1925), dove lo scontro tra la tendenza comunista e quella riformista si faceva ancora più duro e dove le diverse ipotesi per il futuro non trovarono omogeneità organizzativa (i comunisti sono per i Comitati di agitazione quale primo passo per la clandestinità, i riformisti già intravedevano la prospettiva dello scioglimento), che nel successivo convegno delle Federazioni nazionali professionali e per industria del 20-21 agosto 1925, dove la segreteria della CGdL procedeva allo scioglimento di quasi tutte le federazioni – eccettuata la FIOM e poche altre – creando la Federazione mista, non si intravede più un terreno specifico per il movimento sindacale socialista. Le riunioni, i convegni locali prendono ormai le misure per il definitivo scioglimento; per i comunisti la supplenza del partito in campo sindacale e creazione, come già accennato, dei Comitati di agitazione di fabbrica che agiscono in situazione di clandestinità; per i socialisti riformisti e massimalisti, il partito non può offrire nemmeno la supplenza al sindacato e la crisi politica e sociale li costringerà sin d’ora all’esilio o alla vita privata
Napoli, per volontà politica e su iniziativa dei dirigenti fascisti napoletani, riapre lo stabilimento Ilva di Bagnoli, chiuso alla fine del 1920 per gli effetti del processo di riconversione post-bellica
Pescara, sulla riva sinistra del porto – canale entra in funzione il cementificio Pelino e Ciarrapico, dotato di impianti moderni ed efficienti