Gennaio: Ferrara, smantellamento sistematico di tutte le organizzazioni di classe, politiche ed economiche: Leghe, Camere del Lavoro, Cooperative. Tutte legate a catena. Sorgono i primi fasci nelle campagne strettamente uniti con quelli della città. Nei primi mesi dell’anno sono distrutte e incendiate 40 fra Case del Popolo, Cooperative, Leghe, Sezioni Socialiste.
8 gennaio: San Valentino di Sorano (Gr) i carabinieri sparano contro i braccianti che occupano le terre: un morto
9 gennaio: Grosseto, congresso straordinario provinciale dei giovani socialisti che non riesce ad evitare la rottura: ai secessionisti ( i cosiddetti “puri” che confluiranno nel partito comunista) ed al loro portavoce Massagni vanno 547 voti mentre agli unitari soltanto 196, che poi diverranno rispettivamente 599 e 144
9 – 10 gennaio: Novara, si tiene il Consiglio generale della Federazione circondariale novarese dei lavoratori della Terra in preparazione alla battaglia per il concordato del 1921
12 gennaio: Livorno, assemblea costitutiva della Lega studentesca sovversiva labronica
13 gennaio: Bologna, un gruppo di studenti della scuola commerciale di piazza Calderini contesta i distintivi rossi al bavero di alcuni operai degli stabilimenti Poligrafici.
Gli scontri si ripetono anche il giorno seguente, quando agli studenti si affiancano militanti nazionalisti e fascisti. La fabbrica del “Carlino” è presa d’assalto, fino all’intervento delle forze dell’ordine.
Il giornale, che pure ha fama di organo della destra, disapproverà l’accaduto e i fascisti, per ritorsione, lanceranno monetine contro la tipografia.
14 gennaio: sul Popolo d’Italia Mussolini annuncia la propria “riconciliazione” con il capitalismo e lo definisce un valore“insostituibile”
15 – 21 gennaio: Livorno, nasce il Partito Comunista. Durante il congresso del PSI l’ala comunista, guidata dal gruppo torinese dell’Ordine Nuovo e dai seguaci di Bordiga, abbandona i lavori e si riunisce al teatro San Marco: il 21 gennaio nasce il Partito comunista d’Italia, sezione italiana della III Internazionale. Segretario è eletto Amedeo Bordiga.
Al termine del XVII Congresso del Psi, nel corso della seduta antimeridiana del 21 gennaio, dopo la proclamazione dell’esito del voto sulle tre mozioni, Bordiga, tra gli applausi dei comunisti, annunciava il distacco della sua frazione dal Psi e convocava i relativi delegati al teatro San Marco per deliberare la costituzione del Partito Comunista d’Italia: “la frazione comunista dichiara che, pur essendo indiscutibile che la propria mozione è in minoranza, la votazione, per il modo con cui è proceduta e per il mancato funzionamento della Commissione per la verifica dei poteri, non da nessuna garanzia di regolarità. La frazione comunista dichiara che la maggioranza del Congresso con il suo voto si è posta fuori dalla Terza Internazionale Comunista. I delegati che hanno votato la mozione della frazione comunista abbandonino la sala e sono convocati alle 11 al Teatro San Marco per deliberare la costituzione del Partito Comunista, sezione italiana della Terza Internazionale”.
I delegati comunisti raggiungono il San Marco in corteo e cantando L’Internazionale per poi dare vita al primo Congresso del nuovo partito. (DA GRAMSCI A BERLINGUER – La via italiana al socialismo attraverso i congressi del Partito comunista italiano – Edizioni del Calendario 1985)
Per evitare attacchi fascisti, erano state organizzate delle “apposite squadre di vigilanza” di reduci della prima guerra mondiale aderenti alla “Lega Proletaria Combattenti”, prima forma di autodifesa armata operaia nella città portuale toscana
http://www.toscananovecento.it/custom_type/teatro-san-marco-di-livorno-qui-nacque-il-partito-comunista-ditalia/
La scissione e la fondazione del PCI
Fondazione Elio Quercioli
Il 15 gennaio si aprono a Livorno i lavori del XVII Congresso del Psi. Il Congresso si sarebbe dovuto tenere a Firenze, ma i rapporti di forza fra il proletariato e la reazione borghese erano ormai tali da costringere a spostarlo a Livorno perché Firenze era in mano ai fascisti. Per una settimana si susseguono gli interventi al Teatro Goldoni, al centro del dibattito sono le condizioni che l’Internazionale Comunista pone ai partiti per l’adesione, ventuno punti senza equivoci e senza possibilità di compromessi fra rivoluzionari e riformisti.
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La scissione e la fondazione del PCI (fondazioneelioquercioli.net)
18 gennaio: dopo scontri armati fra l’esercito italiano e i legionari dannunziani, che non accettano il trattato di Rapallo, D’Annunzio è costretto a lasciare Fiume. Si costituisce un governo provvisorio con Antonio Grossich presidente. La maggioranza dei cittadini fiumani è favorevole a Fiume stato indipendente, secondo le clausole del Trattato di Rapallo. Le elezioni si svolgono il successivo 24 aprile – per la prima volta le donne possono esercitare il diritto di voto – e registrano il successo del blocco ispirato a Riccardo Zanella e all’indipendenza fiumana. Sconfitti i partiti del Blocco Nazionale favorevoli alla revisione del Trattato: il Partito Popolare Italiano, il Fascio, il Partito Nazionalista, il Partito Democratico Nazionale. Commercianti, commessi, operai del porto – eccetto i comunisti che si astengono – sono i principali sostenitori della lista autonomista di Zanella. Con gli autonomisti si schierano anche i croati, i quali sperano così in una migliore difesa dei diritti della minoranza etnica, cosa complicata invece con l’appartenenza di Fiume all’Italia.
“Allorché nel pomeriggio s’incominciarono a prevedere i risultati disastrosi della votazione, il Fascio, con a capo l’ex sindaco Gigante, che già prima per ogni evenienza s’era accordato con il Fascio di Trieste e con quelli dell’Istria, che sarebbero stati chiamati telefonicamente, volle intervenire con un assalto alle sedi elettorali prima che le operazioni fossero compiute, ma Host-Venturi, comandante delle milizie fiumane, s’era assunto il compito di mantener il collegamento con quei Fasci, ebbe un momento d’incertezza, tentennò e finì col non farne niente. Se ne assunse ogni responsabilità Riccardo Gigante, il quale, chiamati i compagni di
Trieste, deliberò l’azione e così, a capo d’uno stuolo numeroso di fascisti ed ex legionari, spiegando il tricolore, penetrò nell’aula del tribunale dove si faceva lo spoglio delle schede, s’impossessò delle urne e le incendiò . Ma oramai era troppo tardi: i verbali erano stati messi in salvo e su la base di essi si poté, più tardi, proclamare il risultato delle elezioni che portavano al potere Zanella e la sua perduta gente” (Cfr. Silvino Gigante, Fiume negli ultimi cinquant’anni, in Fiume, anno IV, 1926 I-II semestre, pp. 121-122).
Zanella avrebbe dovuto assumere l’incarico il 27 aprile, ma sarà ostacolato da legionari e nazionalisti armati. Solo il 5 ottobre il nuovo Alto Commissario, generale Luigi Amantea, comandante delle forze militari italiane, convocherà l’Assemblea Costituente e Zanella sarà acclamato Capo Provvisorio dello Stato di Fiume.
20 gennaio: Castellamare di Stabia (Napoli), i fascisti assaltano il Comune, colpevole di aver intitolato la piazza del Municipio a Spartaco, in ricordo della Lega Spartachista di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, nell’anniversario dell’uccisione
21 gennaio: Lucca, la Corte d’Assise infligge tre anni e mezzo di galera all’anarchico massetano Bixio Sorbi, condannato in primo grado ad un anno e 15 giorni dal Tribunale di Portoferraio per detenzione di “armi ed altri esplodenti”
23 gennaio: Ferrara, i fascisti guidati da Italo Balbo, organizzano una spedizione punitiva con l’obiettivo è distruggere le leghe contadine dei sobborghi rurali e dei paesini del circondario estense ed è la prima concepita con metodi spiccatamente militari. I camion e le armi sono stati messi a disposizione dall’Associazione degli Agrari, l’obiettivo sono le leghe di San Martino, Aguscello, Denore, Cona, Fossanova San Marco, Fossanova San Biagio
24 gennaio: Bologna, durante la notte i fascisti assaltano la sede della Camera del lavoro, in via D’Azeglio; distruggono la sede della Cooperativa Tipografica, incendiandola; saccheggiano tutti gli uffici attigui e le sedi delle varie Leghe e sindacati. Anche la sede dell’Unione Socialista bolognese, i cui locali sono attigui a quelli camerali, è saccheggiata e incendiata. Il giorno successivo i lavoratori bolognesi scioperano contro la violenza dei fascisti, i quali reagiscono tentando di imporre la ripresa del lavoro nell’indifferenza delle autorità governative. Anzi, la polizia scioglie le riunioni di Leghe di mestiere convocate in sedi rionali. La Camera del lavoro è occupata militarmente, mentre gruppi di fascisti scorazzano per la città fiancheggiati dalla forza pubblica. Il 26 assaltano la sede della Società Operaia e l’attigua sede della Federterra. La violenza fascista (con morti e feriti) contro capi lega, dirigenti socialisti e istituzioni operaie, dilaga in tutta la provincia. Nel giro di pochi mesi i fascisti distruggono le Case del Popolo di Pegola (Malalbergo) e Santa Maria in Duno; le Camere del Lavoro di Bazzano, Camugnano, Casalecchio, Castel San Pietro, Granarolo, Pianoro, San Lazzaro di Savena e Vado; le cooperative di Bologna, Camugnano, Crevalcore, Pianoro e Vado; le Leghe contadine di Altedo, Castel san Pietro, Mordano e Sasso Morelli; le sezioni e i circoli socialisti di Bologna, Medicina e Mordano; le organizzazioni operaie di Mordano e Riola di Vergato.
Poggibonsi (Si), gli squadristi devastano e depredano negozi ed esercizi pubblici, distruggono un caffè gestito dal vicesindaco socialista, la tipografia dell’ex sindaco e la Casa del Popolo
25 gennaio: Cecina (Li), la Giunta socialista rimuove di nuovo la lapide che ricorda la prima Guerra Mondiale e che fascisti di Livorno avevano nottetempo rimurato. Alle 14 la Camera del Lavoro da’ appuntamento ai lavoratori in piazza per protestare, ma il comizio è vietato dalle autorità e si deve ripiegare nei locali della Lega Proletaria. Verso le 20, decine di fascisti livornesi (tra cui il vicesegretario Paolo Pedani ed il capitano della Marina mercantile Dino Leoni) arrivano alla stazione ferroviaria, iniziando a scorrazzare per il paese senza intervento delle forze di polizia. Ne nasce una sparatoria e resta ferito a morte il fascista Dino Leoni. Le forze dell’ ordine lasciano ripartire gli squadristi in treno, scatenando poi la caccia agli antifascisti: sono arrestati il sindaco Ersilio Ambrogi, gli assessori Zoilo Lorenzi e Alfredo Bonsignori, il capo lega Egisto Buselli e Giuseppe Romoli
26 gennaio: Bologna, i fascisti assaltano le sedi della Società Operaia e della Federazione provinciale dei lavoratori della terra. Per tutta risposta l’esercito occupa la sede della Camera del Lavoro e vengono proibiti gli assembramenti, mentre i fascisti possono continuare indisturbati nelle loro imprese.
27 gennaio: Firenze, fondata la Federazione giovanile comunista.
28 gennaio: reduce da Fiume, Gabriele D’Annunzio si ritira a Gardone, sul lago di Garda
31 gennaio: Bologna, i socialisti bolognesi aderenti alla mozione Bombacci-Bordiga fondano la sezione comunista. Tra i comunisti bolognesi più noti vi sono Ennio Gnudi e Giuseppe Dozza, segretario della federazione giovanile. Il 20 marzo sarà convocato il primo congresso provinciale del PCd’I. La federazione bolognese conta 54 sezioni e circa 2.000 iscritti.
Inizio anno: Molinella (Bologna), a conclusione della vertenza sindacale interrotta con l’eccidio di Guarda, nel 1919 la Lega di Molinella ottiene, oltre ai miglioramenti contrattuali, una cifra forfettaria di 270 mila lire, che i proprietari considerano una taglia ingiusta.
Il sindacato, peraltro, non distribuisce soldi ai lavoratori, ma destina la cifra alla costruzione di un asilo nella frazione di Alberino di Molinella.
Nei primi mesi del 1921, nel pieno delle violenze fasciste nelle campagne, molti agrari denunciano i sindacalisti, autori dell’accordo, per estorsione. Oltre un centinaio sono arrestati, altri fuggono. Smentendo la tesi dell’estorsione, la magistratura revocherà quasi tutti i mandati di cattura.
Febbraio: Roma, il colonnello Attilio Vigevano subentra a Camillo Caleffi alla guida dei servizi segreti2 febbraio: entra ufficialmente in vigore il Trattato di Rapallo
4 febbraio: Bologna, incendiata la sede del Gruppo Nazionalista e del giornale La Battaglia. Per vendetta i fascisti aprono la caccia all’uomo: agguati e bastonature a sangue.
La stampa socialista accusa le forze dell’ordine di proteggere gli assalitori. Lo stesso prefetto Mori ne denuncia la mollezza: “Si aggredisce, si bastona, si insulta, si oltraggia (…) senza che un solo arresto venga a dimostrare che l’Autorità esiste”
9 febbraio: Trieste, i fascisti incendiano nuovamente la sede del quotidiano Il Lavoratore
16 febbraio: Castelmaggiore (Bo), i fascisti – sotto l’occhio indifferente della polizia – bastonano a sangue il sindaco Roberto Carati. Nelle elezioni amministrative del 7 novembre 1920, i socialisti si erano confermati alla guida del Comune, conquistando tutti i seggi a disposizione. Poco dopo era dilagato lo squadrismo fascista fino ad arrivare, il primo giugno 1922, alle dimissioni forzate dell’intero consiglio comunale
Livorno, sciopero generale di 24 ore contro i licenziamenti su vasta scala preannunciati in molte fabbriche della città. E’ promosso dalla Camera del lavoro sindacale – legata all’ U.S.I. – e vi aderisce anche quella confederale. Quasi tutti i lavoratori incrociano le braccia. I fascisti, per farlo fallire, invece provano ad organizzare il crumiraggio, improvvisandosi autisti di linea dei mezzi pubblici. Ne portano infatti alcuni fuori dai depositi ma in varie parti della città (Ardenza, Antignano, San Iacopo e Piazza Mazzini ) “dimostrazioni ostili” e “colpi di rivoltella” li convincono a riportare precipitosamente le vetture nelle rimesse
23 febbraio: il governo Giolitti abolisce il prezzo politico del pane
24 Febbraio: Piombino, fondata la sezione cittadina del partito Comunista
Santa Croce sull’Arno, il consiglio comunale approva un ordine del giorno nel quale si legge: ”Il consiglio comunale riunito rivolge il suo riverente saluto a tutte le vittime cadute nei ripetuti assalti fascisti (…) dichiara di esercitare gli stessi metodi che esplica il fascismo qualora si presentasse in questa zona”
26 febbraio: Livorno, congresso della CGdL. Prevale ancora la corrente riformista che propone al governo un piano di lavori pubblici per far fronte al grave problema della disoccupazione.
27 febbraio:
Bologna, la massoneria bolognese fiancheggia, seppur con qualche contrasto interno, il fascismo. Eugenio Jacchia, già Venerabile della Loggia VIII Agosto, parla del fascismo come di “una vera fortuna”. Alle elezioni del maggio 1921 la massoneria sosterrà la lista fascista. L’atteggiamento filofascista cambierà nel 1923, quando il Gran Consiglio del fascismo stabilirà l’incompatibilità tra massoneria e fascismo
Firenze, un gruppo di squadristi fascisti penetra nella sede della sezione fiorentina dello Sindacato ferrovieri (SFI) e uccide a revolverate il segretario Spartaco Lavagnini. La notizia dell’omicidio provoca una forte protesta popolare con manifestazioni e disordini che si protrassero per tre giorni, finché intervenne la dura repressione della guardia regia e dei carabinieri.
Per quattro giorni tutta la provincia passa sotto l’assedio delle squadracce fasciste. In città avvengono gravi scontri con gruppi di antifascisti. Ovunque la polizia interviene in appoggio ai fascisti. A Scandicci contro gli antifascisti sono usate autoblindate e una batteria da 75 mm. I fascisti, peraltro armati e alloggiati nelle caserme, trovano una dura resistenza a Prato ed Empoli. Il bilancio finale è drammatico: 20 morti, 150 feriti, oltre 1.500 arresti.
Vi racconto chi era Spartaco Lavagnini
Quando fu ucciso vigliaccamente da una banda di fascisti a Firenze, nel 1921, Spartaco Lavagnini era il segretario toscano del sindacato ferrovieri e del partito comunista d’Italia, nonché il direttore del periodico Azione comunista. Era soprattutto uno dei principali leader del proletariato italiano: poco più che trentenne, aveva di fronte a sé una straordinaria carriera politica e sindacale. Ma il suo destino era quello di diventare il primo martire dell’antifascismo italiano. Pochi giorni dopo il suo brutale assassinio, Antonio Gramsci scrisse di lui sulla sua rivista l’Ordine nuovo: “cadendo come un capo, al suo posto di lavoro, aveva forse giovato di più all’idea in cui credeva e aveva forse insegnato più cose al popolo con la sua morte, di quanto avrebbe mai potuto insegnare con la parola”
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https://www.riccardomichelucci.it/memoria/vi-racconto-chi-era-spartaco-lavagnini/
28 febbraio: Trieste e in tutta l’Istria i fascisti devastano le Camere del lavoro.
Nel Polesine, al soldo degli agrari assaltano leghe contadine, cooperative e municipi guidati da giunte socialiste.
Milano, i fascisti incendiano la Camera del lavoro
Marzo: Carpi, dopo alcuni tentativi falliti per la reazione dei lavoratori, i fascisti riescono a invadere la Camera del Lavoro e distruggerla.
1 marzo: parte da Livorno un camion con 26 marinai fuochisti in borghese, crumiri assoldati per sostituire a Firenze i ferrovieri in sciopero. Con loro alcuni carabinieri di scorta. Giunti nell’abitato di Empoli, saranno scambiati per fascisti e fatti segno di numerose scariche d’arma da fuoco: restano sul terreno 3 carabinieri e sei marinai
3 marzo: Grosseto, tutta la provincia di Grosseto scende in sciopero per protestare contro i terribili fatti di sangue avvenuti nei giorni precedenti a Firenze, dove una squadraccia di fascisti ha brutalmente assassinato il comunista Spartaco Lavagnini. I lavoratori di Giuncarico non si limitano ad incrociare le braccia, ma organizzano un Comitato di Vigilanza che controlla gli ingressi del paese.
A Santa Croce sull’Arno truppe autotrasportate dell’ Esercito, a cui si sono uniti gruppi di fascisti, invadono le sedi dei partiti di sinistra appiccandovi fuoco ed arrestando i dirigenti operai.
A San Miniato intervengono reparti di bersaglieri.
4 marzo: Siena, i fascisti incendiano e distruggono la Casa del Popolo. La devastazione avviene dopo ripetuti – e respinti – assalti, nel primo dei quali, risalente al 7 marzo 1920, era stato assassinato il giovane ferroviere Enrico Lachi
Bologna, i fascisti continuano le loro spedizioni punitive e gli arresti contro i “sovversivi.
vedi https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/spedizioni_punitive_e_arresti_contro_i_sovversivi_gino_baroncini_ras_delle_campagne_bolognesi
15 febbraio: Bologna, dopo aver ricevuto una risposta negativa da parte del Direttorio del Fascio bolognese, Dino Grandi e Gino Baroncini organizzano autonomamente la Camera sindacale del lavoro provinciale, con sede in via Pepoli n. 5.
Il sindacato fascista si espanderà oltre la provincia di Bologna e in modo particolare in quella di Ferrara, raccogliendo consensi tra coloni, affittuari e piccoli proprietari terrieri.
Dino Grandi e Italo Balbo inviteranno Edmondo Rossoni – ex socialista di Tresigallo (FE), divenuto interventista e fascista – alla guida del movimento
16 marzo: Torino, la Fiat licenzia 1500 operai e riduce l’orario di lavoro per far fronte alla crisi. Il giorno successivo la direzione aziendale decide la serrata di alcuni stabilimenti in risposta alle agitazioni operaie. Le manifestazioni continueranno fino al 6 maggio quando gli operai capitoleranno
22 marzo: Perugia, in piazza Danti a Perugia, un gruppo di fascisti si scontra con alcuni socialisti. Una vera e propria battaglia durata qualche minuto e finita con un fascista ferito da un colpo di pistola (poi si scoprirà che si trattava invece di un operaio che morì un paio di giorni dopo). I fascisti poi raggiungono la tipografia in cui si stampa il foglio socialista La Battaglia e la devastano. Quattro socialisti denunciati
23 marzo: Milano, attentato al Teatro Diana, 21 morti e un centinaio di feriti. L’obiettivo designato era il questore Giovanni Gasti, che abitava sopra il teatro. Un’ora dopo vengono lanciate bombe contro la sede dell’Avanti! in via San Gregorio. Le indagini portano all’arresto di alcuni anarchici. Saranno poi riconosciuti colpevoli gli anarchici: Giuseppe Mariani e Giuseppe Boldrini condannati all’ergastolo ed Ettore Aguggini condannato a 30 anni di galera. Numerosi altri anarchici, pur estranei all’attentato, subiranno pesanti condanne che vanno dai 5 ai 18 anni. Nonostante la riconosciuta matrice anarchica dell’attentato, restano molte zone d’ombra e soprattutto resta forte il sospetto della partecipazione di gruppi fascisti nell’ideazione e progettazione dell’attentato
http://storiedimilano.blogspot.com/2015/03/la-strage-anarchica-del-teatro-diana.html
La strage del Teatro Diana
La strage del Teatro Diana, che provocò 21 morti e 80 feriti, fu un attentato dinamitardo avvenuto a Milano il 23 marzo 1921. I colpevoli vennero identificati in un gruppo anarco-individualista milanese che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello Stato che deteneva in carcere senza prove Errico Malatesta ed altri anarchici
continua in
https://www.anarcopedia.org/index.php/La_strage_del_Teatro_Diana
21 marzo: Cavriglia (Arezzo), sciopero del carovivere
http://www.comune.cavriglia.ar.it/lo-sciopero-del-carovivere-e-i-fatti-di-sangue-del-1921
http://www.comune.cavriglia.ar.it/gli-ultimi-battiti-della-miniera
23 – 24 marzo: Perugia, una squadraccia di fascisti arrivata da Firenze devasta sedi di organizzazioni socialiste ed anarchiche, il Caffè del Moro, nel centro di Perugia e l’abitazione di un falegname comunista. I fascisti raggiungono poi Foligno dove danno fuoco alla sede della Camera del Lavoro. A dar man forte ai fascisti fiorentini e di Perugia era arrivata anche un squadra da Arezzo. Un brutto quarto d’ora fu fatto passare all’on. Sbaraglini, deputato socialista.
25 marzo: San Giovanni in Persiceto (Bo), una squadra di fascisti provenienti da Bologna, guidata da Gino Baroncini, organizza una spedizione punitiva a S. Giovanni in Persiceto. Nel corso di uno scontro, nella frazione di Decima, è ferito mortalmente alla schiena da due colpi di rivoltella Pirro Mocci. Il fascista Bartolini, accusato della sua morte, fu processato e assolto con formula piena
31 marzo: azioni squadristiche in tutta la provincia di Ferrara
1 aprile: Castel San Pietro (Bo), arrestato il sindaco socialista Andrea Ercolani. Il sindaco viene colpito per il ruolo avuto, quando era segretario della Camera del lavoro di Imola, nelle agitazioni operaie e nella lunga lotta agraria del 1920. Dimessosi a forza da sindaco, venne eletto deputato nelle file del Psi e partecipò ai lavori parlamentari fino alla crisi determinata dall’assassinio di Matteotti. Durante la dittatura furono dieci i cittadini deferiti e condannati dal Tribunale speciale e altri dieci furono inviati al confino. Adelmo Bacchilega e Giulio Peggi furono volontari in Spagna. Peggi poi parteciperà alla resistenza francese. Tra i condannati del Tribunale speciale c’è anche Gustavo Trombetti che fu in carcere, a Turi, con Antonio Gramsci e lo assistette durante la malattia. E si deve a Trobetti l’uscita dal reclusorio dei Quaderni del carcere, scritti dal fondatore del Pci.
3 aprile: Mussolini parla a Bologna esaltando le violenze squadristiche https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/adunata_dei_fasci_emiliani_discorso_di_mussolini_al_teatro_comunale
Torino, nasce la Federazione provinciale del Pcd’I. “La federazione comunista di Torino, costituitasi ufficialmente il 3 aprile 1921 alla presenza di Amadeo Bordiga, risultava la più forte d’Italia: contava nello stesso 1921, 3772 iscritti, 746 in meno dei voti raccolti a Livorno. Su 3772 iscritti alla federazione provinciale, la sezione di Torino città ne contava circa 800. Il comitato esecutivo federale era composto da Battista Santhià, che fu chiamato a reggerne la segreteria, e da altri tre compagni in rappresentanza della città: Avataneo, un ferroviere che sarà poi condannato a trent’anni di prigione per l’uccisione di una guardia carceraria e per la liberazione del quale l’Ordine Nuovo condurrà invano una vigorosa battaglia; Nicolo, operaio metallurgico, dirigente della sezione torinese della FIOM e membro del suo comitato centrale; ed Emilia Castagno, dirigente dei gruppi femminili; e tre in rappresentanza della provincia (Monfisani, Goss e Ravetto). A livello cittadino, gli iscritti al partito erano organizzati in una ventina di circoli rionali e in non meno di sette case del popolo (Dalle “Cronache torinesi” dell’ “Ordine Nuovo”, il PCd’I sembra aver contato sui seguenti circoli rionali: Avanti! Borgo Nuovo e Rubatto, Porta Palazzo, Pilade Gay, Carlo Marx, Lucento, Campidoglio, Fratellanza Internazionale, Madonna di Campagna, Barriera di Milano, Lingotto, Pozzo Strada, Bertolla, Barca, 1° Maggio, Augusto Bebel, Andrea Costa, Ponte Stura. Oltre alla casa del popolo Francisco Ferrer, esistevano poi case del popolo a Regio Parco, Pozzo Strada, Borgo Vittoria, Borgata Sassi, Barriera di Milano, Borgo S. Paolo. Gramsci, nell’articolo “Comunisti e socialisti nell’AGO”, parla di “adesione di tutti, nessuno escluso, i circoli rionali”) – (Cfr. Aldo Agosti, Il Partito comunista a Torino dalla fondazione alle leggi eccezionali, in Storia del movimento operaio, pp.17-18-19 e note relative)
7 aprile: Roma, sciolte le Camere e indette le elezioni per il 15 maggio. I socialisti conquisteranno 123 deputati, 15 comunisti, 108 i popolari. Ai vari blocchi andranno 265 deputati. Eletti 35 fascisti e 10 nazionalisti.
Aprile: Vignola (MO), i fascisti distruggono la Casa del Popolo e danneggiano la sede della Cooperativa di consumo.
8 aprile: devastazione della Camera del lavoro di Reggio Emilia e, pochi giorni dopo, toccherà la stessa sorte a quelle di Parma, Salsomaggiore, Borgo San Donnino
12 – 18 aprile: Foiano della Chiana (Arezzo), dopo giorni e giorni di provocazioni e violenze fasciste, in un’imboscata contro gli squadristi, muoiono tre fascisti. La reazione è violentissima: a fuoco le case e le cascine della località del comune di Foiano, assassinati contadini, donne e madri
I fatti di Renzino – Le radici della Resistenza foianese: 17 aprile 1921
La repressione delle popolazioni nel corso di tutta la Storia ha puntualmente acceso focolai di rivolta, ed esempi che avvalorano questa naturale connessione fra oppressione e ribellione non mancano di certo (…)
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https://www.lavaldichiana.it/renzino-resistenza-foiano/
14 aprile: Bolzano, un manipolo di squadristi, guidati da Achille Starace, assaltano una manifestazione folkloristica organizzata in occasione dell’inaugurazione della fiera. Lo stesso Mussolini commenta che “mille stivali fascisti si sono esercitati a calpestare crani tedeschi”
16 – 17 aprile: Oristano, nasce il Partito Sardo d’Azione. Tra i leader Emilio Lussu, Pietro Mastino, Paolo Pili
18 aprile: Torino, un centinaio di fascisti, con l’appoggio della forza pubblica, assalta e distrugge la Camera del lavoro
19 aprile: Pordenone, un centinaio di carabinieri irrompono nella borgata di Torre e procedono a una perquisizione a tappeto alla ricerca di armi e esplosivi. Non viene trovato nulla, ma scattano ugualmente un arresto e un paio di denunce a piede libero
20 – 21 aprile: Mantova, i fascisti devastano le due Camere del lavoro, l’Università popolare, il Circolo Ferrovieri, l’abitazione del deputato socialista Eugenio Dugoni. L’associazione agraria locale denuncia il patto agricolo e dichiara che darà lavoro solo agli iscritti al Fascio.
21 aprile: Bazzano (Bo), una squadraccia di fascisti arrivata da Bologna, assalta e distrugge la Camera del lavoro. Ferito gravemente il custode. Durante gli anni della dittatura sei cittadini di Bazzano furono deferiti e condannati dal Tribunale speciale, mentre altri dieci furono inviati al confino. D’intesa con gli agrari, i fascisti inquadrano alcune migliaia di contadini del Lazio e li portano in Campidoglio per celebrare il “Natale di Roma”.
28 aprile: Crevalcore (Bo), i fascisti assaltano il Comune mentre è in corso una seduta del Consiglio comunale. Il 4 maggio, sotto il peso delle violenze e delle minacce fasciste, la giunta è costretta a dimettersi. Sarà sostituita da un Commissario prefettizio. Le violenze delle squadracce continuarono per tutto l’anno. Ne fecero le spese antifascisti come il maestro Carmelo Manfrè e vennero saccheggiate e distrutte la Cooperativa di lavoro agricola e la Cooperativa di consumo. Gli squadristi locali furono finanziati da industriali e commercianti crevalcoresi come dimostra un documento del 1 settembre 1921 riprodotto da Renzo De Felice in Primi elementi del fascismo dalle origini al 1924.
29 aprile: Bentivoglio (Bo), fascisti armati assaltano la Casa del popolo e la sede della Lega Coloni di Santa Maria in Duno, devastando, saccheggiando e uccidendo il colono Amedeo Lipparini
30 aprile: Castenaso (Bologna), Raffaele Bassi (1882-1935) sindaco socialista di Castenaso è aggredito e bastonato da una squadra di fascisti nella sede della locale cooperativa lavoro. Il tentativo di gettarlo nel fiume Idice dal ponte della strada San Vitale è vanificato dal sopraggiungere di alcune persone.
Qualche settimana dopo una bomba è scagliata contro la sede della cooperativa e Bassi riporta numerose ferite. Alla guida del comune subentrerà per alcuni mesi un commissario prefettizio, fino alla nomina del podestà fascista Umberto Vandelli.
Bassi continuerà ad essere perseguitato dai fascisti e dovrà abbandonare Castenaso. Tornerà in occasione delle elezioni del 1924 e sarà nuovamente aggredito all’interno del seggio elettorale. Le ferite riportate saranno la causa della sua morte precoce, nel 1935, a soli 52 anni.
Maggio: Finale Emilia (MO), i fascisti incendiano la Camera del Lavoro.
4 maggio: Novara, violenze fasciste nel novarese: incendiato il Circolo Operaio di Garbagna e nei giorni seguenti a Vogogna si scontrano socialisti e fascisti che incendiano la Casa del Popolo
5 maggio: Medicina (Bologna), “una squadra di fascisti giunti da Bologna e da Castel S. Pietro incendiano la sede del Circolo socialista. Sono arrestati quattro fascisti, che però dopo un’ora sono rilasciati, benché trovati in possesso di rivoltelle” (Fascismo, 288). A pochi giorni di distanza, una squadra autotrasportata assale in piazza il dottor Gino Zanardi, medico dei poveri e socialista indipendente, ma questi seppe rispondere a mano armata e con ferma risoluzione, salvandosi dal peggio
Firenze, i fascisti assaltano e incendiano la Casa del Popolo di Rifredi
6 maggio: Orvieto, decine di fascisti arrivati da tutta l’Umbria per assistere alla benedizione del gagliardetto del fascio locale, assaltano e devastano la sede della Camera del lavoro e alcuni circoli socialisti. Successivamente assalti e devastazioni delle Camere del Lavoro e altri Circoli nel circondario: Ficulle, Porano e Allerona
15 maggio: Pordenone, fascisti (sostenuti dalla forza pubblica) tentano di assaltare la frazione di Torre. La popolazione respinge l’assalto, ma poi dovrà cedere. Esercito e forze dell’ordine invadono il quartiere, sono inquisite 35 persone imputati del delitto previsto dall’art. 252 C.P. (che dispone: “è represso il fatto di chiunque commette un fatto diretto a suscitare la guerra civile o a portare la devastazione, il saccheggio o la strage in qualsiasi parte del Regno”) “per avere nell’1 maggio 1921 in Torre di Pordenone di correità fra loro per suscitare la guerra civile formato un corpo armato ed esercita[to] nel medesimo un comando”.
Al termine del processo l’11 novembre 1921 la Corte d’Appello di Venezia assolse tutti gli imputati per gli addebiti previsti dagli articoli 252 e 253 C.P. (guerra civile, devastazioni, saccheggio e stragi) per insufficienza di prove
15 maggio: elezioni politiche: nella consultazione elettorale il Psi e il Ppi confermano la loro forza; 35 deputati fascisti entrano in Parlamento grazie alla formazione di blocchi nazionali con i liberali in funzione antisocialista
Pietro Nenni le chiamerà “elezioni infernali”. Secondo un bilancio del ministero dell’Interno, nel corso della domenica elettorale vi sono in Italia 38 morti e 104 feriti.
Secondo Dino Grandi, per i fascisti le elezioni non sono altro che una spedizione punitiva, mentre il cremonese Farinacci le considera “parte della guerra civile” e finalizzate ad “atterrare l’avversario”.
Mussolini ottiene un trionfo personale con 173 mila voti a Bologna.
Nella provincia di Ferrara, dove le sedi di sinistra e le camere del lavoro sono state sistematicamente prese d’assalto, le destre avanzano nettamente. Italo Balbo può affermare che l’Emilia è “la più vasta riserva di uomini del fascismo italiano”
24 maggio: Castelguelfo (BO), una squadraccia fascista picchia selvaggiamente il birocciaio Enrico Bonoli, il quale morirà per i postumi dell’aggressione il 18 giugno 1924.
Negli anni della dittatura furono sette gli abitanti di Castelguelfo deferiti e condannati dal Tribunale speciale. Due, Ettore Martelli e Roberto Gherardi, furono volontari nelle Brigate internazionali in Spagna.
12 giugno: Novara, nei locali della Camera del lavoro. viene inaugurata la Biblioteca Proletaria della sezione socialista che conta 500 volumi. Benvenuta Treves e Pia Omnis sono le prime bibliotecarie.
In questo mese gli agrari mettono in discussione nuovamente l’accordo firmato e già aggiornato due volte. Ovviamente anche i fascisti si erano mossi: il Fascio di combattimento di Novara invia all’on. Ramella un ordine del giorno con la minaccia alla Confederterra di Novara, impegnata nella vertenza con gli agrari per il contratto, di un proprio intervento in caso di turbamento dell’ordine pubblico
Molinella (Bologna), un migliaio di fascisti provenienti da Bologna, Ferrara e dalla Romagna si radunano a Molinella, uno dei più ostici centri di resistenza del socialismo emiliano, per l’inaugurazione del gagliardetto della locale sezione del Fascio
https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/tricolorizzare_molinella
28 giugno: squadristi, arrivati anche da Siena e Firenze, assaltano Grosseto che, insieme a tutta la Maremma era saldamente nelle mani dei socialisti. Durante gli scontri è assassinato il capolega dei muratori Cesare Savelli e altre cinque persone restano gravemente ferite. Muore anche il fascista Rino Daus. I fascisti ritornano in forze e devastano la Camera del Lavoro, la tipografia del settimanale comunista Il Risveglio, gli studi di alcuni avvocati considerati “sovversivi” e diversi luoghi di ritrovo di socialisti e comunisti. Tra le vittime della rappresaglia squadrista ci furono Arcadio Diani, Angelo Francini, Giovanni Neri oltre ad una trentina di feriti. L’ispettore di Pubblica Sicurezza Alfredo Paolella relazionò che la maggioranza dei carabinieri dopo l’ingresso dei fascisti in città fraternizzarono con questi e che “quando la mattina del 30 si diede la scalata al municipio per esporvi la bandiera, i fascisti erano accompagnati da un brigadiere e due carabinieri“
Luglio: Modena, vertenza sindacale tra i muratori e gli imprenditori edili: viene costituito il collocamento misto.
Modena, scissione nei sindacati fascisti: la confederazione modenese si stacca da quella nazionale.
Mirandola (MO), nella frazione di Tramuschio 200 braccianti sono assaliti a colpi di rivoltella da un gruppo di fascisti. Quattro lavoratori restano feriti.
Milano, nascono, su iniziativa di gruppi anarchici e repubblicani, gli Arditi del popolo.
Novara, verso la fine del mese iniziano incontri e trattative per il contratto dei tessili, seguiti da comizi e assemblee dei lavoratori che minacciano lo sciopero generale. Il giorno 20 la Federazione circondariale novarese dei lavoratori della terra accetta la riduzione del salario chiesta dagli agrari
1 luglio: Roma, cade il governo Giolitti, gli succede Ivanoe Bonomi
2 luglio: Bologna, il Fascio femminile bolognese decide di aprire una colonia marina “per i figli degli operai italiani”. Viene lanciato un appello ai Fasci della regione e si organizza una lotteria per finanziare l’impresa https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/la_colonia_marina_fascista_di_riccione
6 luglio: Roma, all’Orto Botanico si svolge un’imponente manifestazione antifascista. E’ anche la prima occasione di uscita pubblica degli Arditi del Popolo. Nelle settimane precedenti si erano tenute diverse riunioni sul problema della difesa antifascista. Di queste, la più importante si svolse il 12 giugno, in piazza Fontana di Trevi, nella sede del Nucleo libertario tipografico, alla presenza di un’ottantina di rappresentanti di organizzazioni proletarie, tra i quali Olindo Vemocchi per i socialisti, Giuseppe D’Amato per il PCd’l e Giovanni Masseroni per l’UAI. L’assemblea aveva approvato un ordine del giorno che auspicava «un’immediata azione di difesa proletaria, che fronteggi in tutta Italia l’azione repressiva e perturbatrice della follia borghese e monarchica, realizzando un patto di fraterna solidarietà, e al di sopra di tutte le tendenze e scissure che separano le forze vive del proletariato».
Al comizio dell’Orto Botanico, aperto da un tipografo, si erano succeduti gli interventi di tutte le organizzazioni di sinistra: l’anarchico Varagnoli a nome del Comitato di difesa proletaria, il comunista D’Amato per la Camera del lavoro confederale, Caramitti per quella sindacalista, Conti per il partito repubblicano, Monici per il PSI, Bombacci per il PCd’I e Forbicini per la Federazione comunista-anarchica (cfr. M. Grispigni, Gli Arditi del popolo a Roma. Due aspetti particolari della loro storia, «Storia contemporanea», a. 17, n. 5, ottobre-novembre 1986)
9 luglio: entra in vigore la nuova tariffa doganale (che, a differenza di quella del 1887, attua una protezione generale) emanata dal Governo Giolitti prima delle dimissioni
21 luglio: Sarzana, 500 squadristi occupano la stazione e tentano di entrare in città per liberare una decina di fascisti arrestati, ma sono attaccati da carabinieri e popolazione e lasciano sul terreno 18 morti e una trentina di feriti. Di fronte a questo episodio, Mussolini, nel timore di un isolamento del fascismo, decide di riprendere le trattative per arrivare ad un patto con i socialisti
24 luglio: Roccastrada (Grosseto), una squadraccia fascista forte di 70 uomini, guidati dal segretario del fascio di Grosseto Dino Castellani, irrompe in paese per vendicare la morte dello squadrista Ivo Saletti e uccidono 10 cittadini inermi “L’uccisione dello squadrista grossetano Ivo Saletti, per un colpo esploso da dietro una siepe al termine di una spedizione punitiva a Roccastrada, scatena ritorsioni generalizzate, con l’assassinio a sangue freddo di una decina di contadini e l’incendio di abitazioni e fienili. I primi a cadere sono il sessantenne Tommaso Bartaletti e suo figlio Guido, incontrati dai fascisti nei pressi del paese; al rumore degli spari i cittadini si chiudono in casa, inseguiti dagli squadristi che uccidono a rivoltellate e a pugnalate Angiolo Barni, Vincenzo Tacconi, Francesco Minocchieri, Luigi Nativi, Tizio Checcucci, Giuseppe Regoli, Giovanni Gori e il sessantottenne pastore Antonio Fabbri (la figlia del quale è ferita gravemente). Vengono bruciate 17 case .”
Così Ilario Rosati, nel suo libro “Roccastrada – Roccatederighi nella storia d’Italia 1898 – 1915 – 1921”, racconta i fatti di quel drammatico 24 luglio del 1921. Cfr. https://www.radiomaremmarossa.it/cronache-resistenziali/1921-il-massacro-di-roccastrada/ La strage di Roccastrada ha una vastissima risonanza in Italia e in Europa. Il drammatico evento appare come un ulteriore e più tragico episodio di una violenza fascista divenuta sistematica e di cui si sottolineano la disumanità e il cinismo. Provoca dolore, allarme e lo stesso Lenin lo ricorda all’inaugurazione della Terza Internazionale a Mosca.
25 luglio: sciopero generale in tutto il Lazio contro lo squadrismo fascista e la complicità del governo3 agosto: Roma, firmato il Patto Zaniboni – Acerbo, con la mediazione di De Nicola, che dovrebbe segnare una tregua negli scontri tra fascisti e socialisti. Ma il patto non sarà riconosciuto dal congresso regionale dei fasci emiliani e romagnoli che si tiene a Bologna il giorno 16. Due giorni dopo Mussolini, per protesta, annuncia sul Popolo d’Italia le sue dimissioni dalla Commissione esecutiva dei Fasci, a cui seguono quelle del vicesegretario Cesare Rossi. Le dimissioni segnano il momento più alto di crisi interna al movimento fascista. Da tempo esiste un forte contrasto tra Mussolini, favorevole a dargli una collocazione parlamentare senza escludere eventuali alleanze con le forze di sinistra, e i ras delle zone padane fortemente legati agli interessi della borghesia agraria e sostenitori della lotta armata e violenta da condurre contro le associazioni di sinistra e dei lavoratori fino al loro completo annientamento. Il Consiglio nazionale, che si riunisce a Firenze il giorno 26, respinge le dimissioni. Sui patti di pacificazioni, il Consiglio non impone una posizione precisa lasciando che la questione sia risolta autonomamente dai singoli fasci
11 agosto: Terni, muore mentre sta compiendo un attentato contro un traliccio.
Fu un mese molto caldo in parecchi sensi, in Umbria, quell’agosto del 1921. Incidenti tra fascisti, comunisti e arditi del popolo si registravano praticamente ogni giorno. L’11 la notizia era che a Terni un comunista era stato ferito con una revolverata da un fascista il quale era stato arrestato. Un altro episodio, ancora a Terni, si concluse con un fascista ferito ad un braccio da due comunisti che fecero fuoco contro di lui dalle finestre della Camera del Lavoro dandosi poi alla fuga. I fascisti si organizzarono per compiere atti di rappresaglia ma furono bloccati dai carabinieri. Nella nottata ci fu un attentato che mise fuori uso la rete elettrica. L’autore del gesto morì fulminato: era un ardito del popolo, romagnolo, Fillippo Radaelli di 32 anni. Poco dopo scoppiava una bomba vicino casa di un fascista, ma non creò danni.
Se Terni era il centro più caldo, nel resto dell’Umbria si registravano incidenti a Gubbio, dove comunisti e fascisti di affrontarono a bastonate e ci furono diversi feriti; a Gualdo Cattaneo gli arditi del popolo bastonarono un fascista, Antonio Alburni aggredendolo mentre era alla guida di un trebbiatrice e poi sparatagli una revolverata lo lasciarono gravemente ferito. Orvieto restava in stato di assedio per disordini piuttosto gravi avvenuti qualche giorno prima, quando c’erano
stati scontri cruenti tra nutriti gruppi di fascisti e di arditi del popolo con tre feriti.
La situazione erra in sostanza molto delicata. Tanto che il ministero degli Interni inviò un ispettore generale il quale riunì alla sottoprefettura di Terni rappresentanti del fascio e del partito socialista per trovare una soluzione che frenasse gli atti innescati da un clima politico esacerbato
A Perugia, davanti al questore si incontrarono l’on. Giuseppe Sbaraglini, socialista, e l’on. fascista Alfredo Misuri, insieme a a dirigenti dei due movimenti. Una riunione lunghissima che terminò senza che si trovasse alcun accordo (Da https://umbriasud.altervista.org/agosto-1921-muore-a-terni-attentato-linea-elettrica/)
12 agosto: secondo un rapporto del Prefetto di Bologna Mori, che risponde a un esposto della segretaria della Federterra Argentina Altobelli, alcuni agrari della Bassa approfittano delle violenze scatenate dalle squadre fasciste per disconoscere ed eludere i patti colonici stabiliti o “retrocedere a formule ormai sorpassate”.
Il fascismo agrario punta a smantellare il collocamento delle leghe socialiste, importando manodopera da altre province.
Il Prefetto riconosce che la situazione dei comuni confinanti è particolarmente delicata in quanto “soggetti alle incursioni dal Ferrarese”, da lui considerate una “vera forma di brigantaggio”.
Mori tenterà di imporre il rispetto delle norme del collocamento, che garantiscono l’occupazione dei lavoratori locali, ma troverà la dura opposizione dei fascisti e il boicottaggio dei suoi collaboratori. L’accusa di voler ripristinare il “feroce dominio” delle organizzazione rosse accompagnerà il Prefetto fino all’occupazione squadrista di Bologna.
16 agosto: Bologna, i fasci padani rigettano il patto con i socialisti. I rappresentanti di oltre seicento Fasci della Val Padana, riuniti nel ridotto del Teatro comunale di Bologna, contestano l’accordo di pacificazione con i socialisti firmato a Roma il 2 agosto https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/i_fasci_padani_rigettano_il_patto_di_pacificazione
29 agosto: Castiglion dei Pepoli (Bo), spedizione punitiva a Castiglione dei Pepoli. Squadre fasciste provenienti da Bologna e Prato, guidate da Giuseppe “Peppino” Ambrosi, compiono una spedizione punitiva a Castiglione dei Pepoli e aggrediscono militanti socialisti nella frazione di Baragazza. Negli scontri muore accidentalmente la madre di un fascista del luogo. La reazione fascista è violentissima: sono bruciate abitazioni e fienili di socialisti conosciuti. Per la morte della donna sono denunciati 72 abitanti di Baragazza e della vicina frazione di Roncobilaccio. Due anni dopo, al termine di un mega processo per l’accusa di strage, saranno comminati complessivamente 495 anni di reclusione a 42 dei 72 denunciati. Tra di loro Giuseppe Baldi, condannato a 15 anni e, nel 1928, rimesso in libertà fu immediatamente inviato al confino. Sei castiglionesi furono volontari e Spagna e tre di loro (Arturo Fogacci, Fiobo Masi e Giuseppe Poli) morirono nella difesa della repubblica spagnola. Degli altri tre, Giovanni Cerbai fu partigiano e probabilmente morì fucilato alle Fosse di San Ruffillo (Bologna); Francesco Gasperini – già condannato a 20 anni – militò nella resistenza italiana, mentre Giuseppe Degli Esposti fu partigiano in Corsica. Altri quattro castiglionesi, emigrati in Francia, combatterono e morirono nella resistenza francese
continua in
29 agosto 1921 Scontri a Baragazza con i fascisti – STORIE DIMENTICATE (wordpress.com)
Gli scontri di Baragazza – STORIE DIMENTICATE (wordpress.com)
Settembre: Budrio (Bo), a seguito delle continue aggressioni fasciste il sindaco socialista Aldo Grandini è costretto a dimettersi e a lasciare il paese. L’Amministrazione socialista potrà continuare la propria attività solo fino al 15 luglio 1922. Durante il ventennio undici cittadini di Budrio furono deferiti e condannati dal tribunale speciale e altri undici furono inviati al confino.
Cinque parteciparono alla guerra di Spagna inquadrati nelle Brigate internazionali
12 settembre: nell’anniversario dell’impresa di Fiume, Italo Balbo e Dino Grandi organizzano una marcia spettacolare su Ravenna, raccogliendo da Bologna e Ferrara circa 3.000 squadristi. Dopo tre giorni di cammino i partecipanti occupano la città, rendono omaggio alla tomba di Dante e poi devastano la Camera del lavoro, la sede delle cooperative e vari circoli socialisti, facendo un rogo in piazza delle carte e dei libri sequestrati. Balbo registra che il fascismo, “esercito di studenti e contadini” sta prendendo una “regolarissima forma militare” ed è pronto a trasformarsi da fenomeno locale in realtà nazionale
28 settembre: Mola (Bari), i fascisti uccidono il deputato socialista Giuseppe Di Vagno
Ottobre: Modena, nasce l’Istituto tecnico Fermo Corni per la formazione professionale dei giovani operai
10 – 15 ottobre: Milano, XVIII congresso del PSI, prevale ancora l’ala massimalista su quella riformista
20 – 23 ottobre: Venezia, congresso del Partito Popolare. I popolari si pronunciano a favore di una eventuale collaborazione con socialisti e democratici in funzione antifascista, ma non condanna esplicitamente il fascismo
22 ottobre: Bologna, Albert Einstein (1879-1955) tiene una serie di conferenze sulla relatività. E’ invitato dal professor Federigo Enriques, a nome di un comitato cittadino che opera per la divulgazione scientifica. Il Corriere della Sera scrive che è acclamato come un divo, soprattutto dagli studenti universitari
9 novembre: nasce il Partito Nazionale Fascista e contemporaneamente è accantonato il patto Zaniboni – Acerbo. La trasformazione del movimento in partito è accompagnata da una accentuazione del suo carattere di destra che emerge chiaramente nel programma stilato dl termine del congresso e pieno di suggestioni nazionalistiche e di proposte conservatrici (rafforzamento dell’esercito, divieto di sciopero nei servizi pubblici, ecc.). segretario è eletto l’ex sindacalista rivoluzionario Michele Bianchi. Le divergenze sorte in agosto vengono riassorbite
12 novembre: Washington, si apre la Conferenza sul disarmo generale e per la soluzione dei problemi dell’Estremo Oriente e del Pacifico, convocata dal Presidente degli Stati Uniti, Harding, ed alla quale partecipano Cina, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Portogallo. La Conferenza istituiva una sottocommissione per lo studio della riduzione degli armamenti navali, che, a sua volta, creava un comitato per l’esame dell’eventuale revisione del diritto internazionale bellico, alla luce delle tragiche esperienze della prima guerra mondiale. Il 29 novembre 1921, il Ministro della Guerra, Gasparotto, comunica al Delegato italiano alla Conferenza di Washington, Schanzer, le seguenti direttive per la discussione di argomenti di diritto bellico: «Regio Governo ben volentieri vedrà adottata ogni limitazione che elimini metodi guerra non necessari micidiali ove si ottenga sicura garanzia effettiva sanzione contro chi non si attenesse patti stabiliti. In difetto tale garanzia e richiamandosi convenzione internazionale già stipulata prima recente guerra sarebbe almeno desiderabile ottenere deliberazione che riaffermi inderogabilmente principio azione bellica debba assolutamente esclusivamente limitarsi a belligeranti e ambito vero e proprio campo di battaglia» (Gasparotto a Schanzer, s.l. ma Roma, 29 novembre 1921, s.h., ASE, Conf., 45-2) Al termine della Conferenza, il 6 febbraio 1922, gli Stati partecipanti firmano il Trattato relativo alla protezione della vita dei neutri e dei non combattenti in mare in tempo di guerra ed al divieto di impiego di gas e prodotti chimici nocivi. Nella seduta del Senato del 16 febbraio 1923, il Ministro della Marina, Thaon di Revel, intervenendo nella discussione sul disegno di legge per l’approvazione di tale Trattato, dichiara: «L’Italia ha aderito ed aderirà sempre col più vivo entusiasmo a qualsiasi equo accordo diretto a rendere meno barbara la guerra e ad allontanare la possibilità di conflitti. Io penso che oggetto di tali auspicati accordi potrebbero essere: 1° Il riconoscimento di speciali immunità (analoghe a quelle oggi concesse alle navi ospedaliere) a favore delle navi mercantili, sempre che esse trasportino soltanto passeggeri, con esclusione di merci di qualsiasi genere, di valori e di uomini atti alle armi, appartenenti alle nazioni belligeranti; 2° la prescrizione di restrizioni all’attuale diritto dei neutri, allo scopo di richiamare questi al riconoscimento dei vincoli della solidarietà umana, ed impedire che essi sfruttino la loro situazione privilegiata per speculare sul flagello della guerra arricchendosi sulle rovine della civiltà». (AP, S, Discussioni, tornata 16 febbraio 1923, pp. 4666-4667) (Cfr. http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=2451)
17 novembre: Medicina (Bologna), nella frazione di Ganzanigo, i fascisti aggrediscono lo stradino Ugo Morara, socialista. Morirà nelle prime ore del giorno successivo
20 novembre: Bologna, Cesare Mori (1871-1942) è nominato da Giolitti prefetto “provvisorio” della città, con la promessa di diventare al più presto il nuovo capo della polizia. https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/cesare_mori_designato_governatore_delle_province_padane
6 dicembre: il governo Bonomi ottiene la fiducia con i voti favorevoli di democratici e popolari e quello contrario di socialisti e comunisti. Fascisti e nazionalisti si astengono
7 dicembre: Milano, inaugurata, alla presenza dell’arcivescovo della città, cardinale Achille Ratti, futuro Papa Pio XI. Nel 1924 arriva il riconoscimento statale come università libera. La Cattolica è fondata da padre Agostino Gemelli insieme a un gruppo di intellettuali cattolici: Ludovico Necchi, Francesco Olgiati, Armida Barelli ed Ernesto Lombardo.
L’anno precedente era stato creato l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Ateneo.
21 dicembre: Roma, fallisce la Banca italiana di Sconto
Approvato dal consiglio nazionale riunito a Firenze il programma del Partito Nazionale Fascista. Si tratta del primo programma di un fascismo ormai di dimensione nazionale, orientato nettamente a destra e pronto ad assumere le redini del paese. E’ importante l’ulteriore definizione dell’orientamento liberista manifestatosi nei mesi precedenti; alla base vi è la volontà di ridurre lo Stato alle sue funzioni essenziali di ordine politico e giuridico, investendo di capacità e di responsabilità le corporazioni professionali e economiche nonché i Consigli Tecnici
Nazionali. Per conseguenza si devono limitare le funzioni e i poteri attribuiti al Parlamento
28 dicembre: moratoria per la Banca italiana di sconto. Nei mesi successivi si liquiderà l’istituto e il debito sarà rilevato nel luglio dell’anno successivo dalla Banca Nazionale di Credito. La rinuncia a salvare la banca provocherà nuove accuse nei confronti del governo da parte dei nazionalisti e dei settori industriali legati ai fratelli Perrone (Ansaldo).
DURANTE L’ANNO
Washington, nasce il Council on Foreign Relations. Trae origine dal gruppo della Round Table (Tavola Rotonda) ed è anche conosciuto come l’establishment, il governo invisibile o il ministero degli esteri dei Rockefeller. Ancora oggi questa organizzazione semi segreta è una delle associazioni più influenti negli Usa e tutti i suoi soci sono solo cittadini statunitensi senza eccezione alcuna. Esercita la propria autorità ferrea sulle nazioni del mondo occidentale, sia direttamente attraverso rapporti con organizzazioni similari, sia attraverso istituzioni come la Banca Mondiale. Tutti i presidenti americani eccetto Ronald Reagan ne erano stati membri fin da prima della loro elezione. Nel 1977 Bush padre, era addirittura direttore del Cfr. Il Cfr è da sempre controllato dal gruppo Rockefeller.
Washington: approvata la legge Sheppard-Towner sulla maternità e l’infanzia (sarà poi abolita nel 1928), che accorda sussidi federali per i servizi sanitari di prevenzione a favore delle madri
Francia, ripetute scissioni portano, dopo la prima guerra mondiale, a tre distinte organizzazioni sindacali: CGT; Force Ouvriere; CFTC, Confederation Francaise des Travailleurs Chretiens
Nasce la Internazionale Sindacale Rossa (ISR) che raduna i sindacati comunisti, in particolare la CGT francese
Dilaga in tutta la pianura padana la violenza fascista. Vengono distrutte Leghe, cooperative, bastonati e uccisi dirigenti e lavoratori, dimissionati i consigli comunali socialisti. I fascisti possono contare sull’appoggio di buona parte delle forze di polizia e degli apparati dello Stato.
Baricella (Bo), a inizio anno i fascisti assaltano e distruggono le sedi della Cooperativa di consumo e di quella agricola. Incendiate anche la Cooperativa di consumo della frazione di Boschi e la Casa del popolo di San Gabriele.
Sorano (Gr), in località San Valentino i carabinieri sparano contro i braccianti che occupano le terre: un morto
Sovicille (Si), tre camion carichi di fascisti raggiungono il podere Campitello nella località di Ponte allo Spino. I quattro fratelli Montomoli – obiettivo degli squadristi – ed altri antifascisti si rifugiano nel bosco iniziando una resistenza armata con fucili da caccia che dura tutta la notte ferendo sette fascisti. Gli squadristi si lasciano andare alla devastazione bruciando il grano accantonato, rompendo le botti di vino, spaccando la mobilia, rubando un maiale. I fratelli Montomoli saranno poi catturati con la collaborazione del proprietario del podere
Torino: nasce la Bertone. La prima realizzazione è la Fiat Torpedo. Negli anni Venti, la Carozzeria Bertone collabora con quasi tutti i costruttori dell’epoca: Fast, Chiribiri, Aurea, SCAT, Diatto, Itala, SPA, Fiat e Lancia.
Bologna: dalla fusione di alcune aziende meccaniche bolognesi, la OEB (Officine Elettromeccaniche Bolognesi) e la OMZ (Officine Meccaniche Zamboni), nasce la Sabiem, Società Anonima Bolognese Industrie Elettromeccaniche https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1921/la_sabiem