Gennaio: Finale Emilia (Modena), sciopero dei braccianti per il rinnovo delle tariffe. Viene chiesto un aumento del 90 per cento sulle precedenti. Al termine della vertenza i proprietari concederanno un aumento pari all’80 per cento. A Mirandola (Modena) lo sciopero è scongiurato con la concessione immediata di un aumento salariale del 40 per cento. Dopo tre mesi di lotte sono stipulati il capitolato provinciale di mezzadria e quello di boaria.Novara, agli inizi del mese le organizzazioni dei lavoratori della terra presentano agli agrari le richieste per il nuovo contratto di lavoro: tra cui: costituzione di una Cassa Pro-Assistenza sociale; costituzione degli uffici di collocamento; fissazione di un minimo di giornate lavorative; le otto oreFrosinone, scioperi nel Lazio meridionale dei postelegrafonici e dei ferrovieri. In febbraio, le agitazioni si estendono alle maestranze delle cartiere con blocchi delle fabbriche e manifestazioni di piazza.
8 gennaio: Bologna, braccianti e coloni scendono in sciopero per la stipulazione dei nuovi patti agrari. La lotta durerà tre mesi estendendosi a tutta l’Emilia e a molte altre ragioni
11 gennaio: Grosseto, il giornale socialista Il Risveglio lancia una sottoscrizione in favore dei bambini di Vienna, figli degli sconfitti della Grande Guerra, che muoiono di stenti. Ugualmente colpiti dalla ricaduta negativa del Grande Massacro, anche i lavoratori maremmani aderiscono per quel sentimento di solidarietà internazionalista che lega al di là delle divisioni nazionali. In alcuni casi, come a Follonica, la raccolta era già iniziata spontaneamente prima dell’ impegno di Leghe e Partiti
7 febbraio: Castagneto Carducci (Livorno), i boscaioli stanno portando vittoriosamente a termine una vertenza ma, come riporta il periodico Il Martello, ”(…) solo un fattore, certo Vincitori, vuol fare il duro. A lui ha scritto anche la Cdl, ma poiché questo signore pare non voglia capire, l’organizzazione si varrà delle sue potenti armi per far capire al testardo, e ricordargli che i tempi medievali sono passati e che ora i diritti operai non si possono calpestare”
17 febbraio: Mussolini scrive sul Popolo d’Italia di un complotto organizzato da D’Annunzio, il quale aveva tentato di coinvolgere alcuni elementi della sinistra interventista come Alceste De Ambris, per dare il via ad un moto insurrezionale in Italia
24 febbraio: Germania, il partito di Anton Drexler – Deutsche Arbeiterpartei (Partito Tedesco dei Lavoratori, DAP) – presenta il proprio programma nazionalista ed antisemita
26 febbraio: esce il primo numero di Umanità Nova, quotidiano anarchico
Febbraio – marzo: Ferrara, scioperi bracciantili per il rinnovo dei Patti.
Marzo: Bologna, si apre una lunga lotta nelle campagne che terminerà solo il 25 ottobre. E’ una mobilitazione incentrata soprattutto sul rapporto di colonia, con richieste che miravano alla crescita della quota di prodotto spettante ai mezzadri (dal 50 al 60-65%) e alla condirezione aziendale. Fu una vertenza molto aspra: i mezzadri rifiutarono di raccogliere la quota di prodotti spettanti ai padroni e diedero vita, inoltre, a vari scioperi generali. Ma le punte più aspre del conflitto arrivarono il 5 maggio con l’eccidio compiuto dai carabinieri a Decima di Persiceto e il 9 agosto a Portonovo di Medicina con uno scontro tra scioperanti e crumiri con morti e feriti da entrambe le parti.Nasce, dalla fusione delle varie organizzazioni industriali esistenti, la ConfindustriaNonantola (MO), i contadini appoggiano la lotta dei braccianti per l’ottenimento di aumenti salariali
6 marzo: Ferrara, firmato il contratto dei braccianti, noto come Patto Zirardini. Prevede la creazione di un ufficio di collocamento di classe (col quale i dirigenti socialisti potevano controllare il mercato del lavoro all’interno della provincia); l’abolizione della categoria degli obbligati e l’imponibile di mano d’opera.
7 marzo: Roma, si fanno tesi i rapporti tra Nitti e i popolari che il 14 verranno esclusi dal governoMilano, il Congresso della Confederazione generale dell’industria auspica “un indirizzo di governo che realizzi la disciplina nel potere”, “porti alla direzione dello Stato uomini e metodi nuovi”, riordini i servizi pubblici, ecc..
8 marzo: Novara, dopo la rottura delle trattative per il rinnovo dei contratti dei lavoratori della terra, è proclamato lo sciopero generale che si protrarrà per ben 50 giorni. Il giorno 26 a Barengo la Guardia Regia spara sulla folla dei dimostranti causando 3 morti: una sartina, un uomo di 60 anni e un soldato. Il 6 aprile i mungitori abbandonano la cura del bestiame. Il giorno 22 aprile si conclude lo sciopero con il riconoscimento degli Uffici di Collocamento di classe e con l’accettazione di massima da parte degli Agrari delle richieste dei lavoratori
14 marzo: Roma, Nitti opera un rimpasto ministeriale escludendo i popolari dal Governo; nel Paese cresce la tensione sociale con gli scioperi dei braccianti nella pianura Padana e degli operai nelle fabbriche di molte città
20 marzo: Torino, una delegazione di industriali comunica al prefetto la decisione di rispondere con la serrata alle agitazioni operaie.
22 marzo: Torino, sciopero delle lancette. La direzione reagisce licenziando i responsabili dell’atto, ma gli operai della FIAT entrano in sciopero e con loro quelli di tutte le industrie metallurgiche di Torino. Lo sciopero è guidato dai consigli di fabbrica – di cui gli operai vogliono ottenere il riconoscimento – e dal gruppo dirigente di Ordine Nuovo.
“Era stata introdotta in tutt’Italia l’ora legale. I commissari di reparto delle Industrie meccaniche, una dipendenza della Fiat, chiesero che l’orario di lavoro continuasse a correre secondo l’ora solare; e insistettero perché anche le lancette del grande orologio di fabbrica segnassero la vecchia ora. Per tutta risposta la commissione interna fu licenziata in blocco. Seguì uno sciopero di protesta al quale subito, per solidarietà, tutti i metallurgici torinesi si associarono occupando le fabbriche. La reazione degli industriali non doveva farsi attendere. Decisa il 29 marzo la serrata, entrarono in fabbrica le truppe. E fu appunto nel corso delle trattative per la composizione di questa vertenza che gli industriali posero il problema dei Consigli di fabbrica. Non li riconoscevano; avrebbero ceduto su richieste marginali purché il movimento dei Consigli finisse. Il conflitto si inasprì. Ma la direzione del PSI e la Confederazione generale del lavoro non diedero alla lotta, ora che essa nasceva dalla rivendicazione del diritto a tenere in vita le istituzioni nuove del potere proletario, il deciso sostegno che i “torinesi” si aspettavano” (Cfr. Giuseppe Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Universale Laterza, Bari 1966, p.p.147-148)
29 marzo: Torino, proclamato lo sciopero generale. Coinvolge 120.000 operai in città e provincia. Boicottata dalla CGdL e dal Psi e diretto dai consigli di fabbrica e dall’Ordine Nuovo, l’agitazione trova una dura risposta da parte degli industriali forti dell’appoggio governativo (in breve tempo sono richiamati in zona 50.000 uomini tra carabinieri, guardia regia e soldati) e dell’arruolamento di squadre di crumiri.”Nei quasi venti giorni di astensione dal lavoro dei metallurgici, la città operaia è isolata dal resto della penisola e vari contingenti di truppe (quasi 50.000 soldati) affluiscono a Torino. Si tenterà allora di allargare la lotta, la si collegherà con uno sciopero di braccianti in Piemonte; il “Comitato d’agitazione” proclama lo sciopero generale per tutte le categorie, dai tipografi ai ferrovieri, dai dipendenti comunali ai tranvieri, dai maestri di scuola fino alle lavoranti sarte: si tratta complessivamente di 500.000 lavoratori piemontesi, a partire dal 15 aprile” (P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, 1. Da Bordiga a Gramsci, parte prima, Giulio Einaudi Ed., Torino 1967, p.52.)
“L’occupazione delle fabbriche metallurgiche è all’origine della scissione di Livorno non meno dei ventun punti dell’Internazionale comunista: accelera e radicalizza il processo già apertosi a Mosca” (Cfr. Spriano, Storia del PCI, Capitolo quinto, “Gli italiani al II congresso dell’Internazionale comunista”)
“(…) in una situazione che denota il riflusso dell’ “ondata rossa” e segna l’inizio di una lunga fase di arretramento e di ritirata del movimento operaio italiano, anzi di sconfitta. Sono gli imprenditori, o almeno una parte essenziale dell’imprenditorato, a volere la prova di forza del settembre 1920. I dirigenti sindacali della FIOM, accettandola, concepiscono l’occupazione come un mezzo meno costoso di uno sciopero generale (e più idoneo a provocare l’intervento del governo) per ottenere quel successo (in materia di aumenti salariali adeguati al rincaro del costo della vita, e di regolamento contrattuale) invano cercato in tre mesi di estenuanti trattative. L’occupazione suscita nei primi giorni grande entusiasmo tra i cinquecento mila lavoratori che vi partecipano in tutta Italia (più di due terzi dei quali nelle grandi città industriali del Nord): essi si asserragliano nelle officine, con un armamento più o meno rudimentale, mentre il governo Giolitti adotta una tattica assai abile di neutralità senza perdere il controllo della situazione” (Paolo Spriano, Storia del PCI, cit., p.78)
Aprile: Modena, in Piazza Grande, durante una manifestazione di solidarietà con le vittime dell’eccidio della Decima di San Giovanni in Persiceto, carabinieri e Guardia Regia sparano uccidendo cinque lavoratori. Per tutta risposta gli anarchici e i giovani socialisti organizzano un furto di mitragliatrici, ma la polizia arresta tutto il gruppo dirigente della Camera del Lavoro sindacalista, della Federazione comunista anarchica e dell’unica esperienza sovietica realizzata a Modena, il Consiglio degli operai e dei contadini di San Prospero.
2 – 29 aprile: sciopero delle industrie cartiere che termina con la firma del nuovo contratto nazionale dei cartai
5 aprile: Decima di San Giovanni in Persiceto (Bologna), durante una manifestazione di contadini e braccianti promossa dalla Vecchia Camera del Lavoro (USI), di ispirazione anarchica, i carabinieri di servizio aprono il fuoco contro la folla e cominciano a colpire con le baionette.
Al termine si contano 8 morti e 45 feriti tra i manifestanti: tra essi Sigismondo Campagnoli, 43 anni, uno dei principali dirigenti del sindacato anarchico bolognese. Sono uccisi anche Adelcisa Galletti, di anni 21; Ivo Pancaldi, di anni 32; Vincenzo Ramponi, di anni 45; Danio Serrazanetti, di anni 51; Rodolfo Tarozzi, di anni 18; Giovanni Terzi, di anni 56 e Danio Vaccari, di anni 31Per il giorno successivo è proclamato uno sciopero di protesta in tutta la provincia di Bologna. I ferrovieri si astengono dal lavoro per tre giorni con una compattezza persino superiore al grande sciopero di categoria del gennaio precedente e l’8 aprile si ripresentano in servizio in corteo, cantando l’Internazionale.
Per converso gli esponenti della borghesia bolognese si riuniscono l’8 aprile presso la Camera di Commercio. Al termine è approvato un documento che auspica “un’energica azione volontaria di difesa e di tutela”. E’ costituita l’Associazione di difesa sociale
(tratto da
https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1920/leccidio_di_decima)
“Per lunedì 5 aprile 1920 nel cortile delle scuole elementari di Decima, frazione di Persiceto, era
stato indetto un comizio per i contadini e i mezzadri dalla Vecchia Camera del Lavoro,
organizzazione di ispirazione anarchica che faceva riferimento all’U.S.I. (Unione Sindacale
Italiana). L’argomento del comizio riguardava lo stato della vertenza agraria in corso che vedeva la Vecchia Camera del Lavoro, unitamente alla Camera del Lavoro socialista, contrapposte
all’Associazione Agraria bolognese.
Il 4 aprile, giorno precedente la data del comizio, il comandante la Compagnia dei Reali Carabinieri di Bologna inviava un fonogramma al Prefetto di Bologna, avente ad oggetto “Disoccupazione e Patto colonico”, per fare presente che nella zona potevano esserci turbamenti dell’ordine pubblico essendo state richieste, ed ottenute, ben tre manifestazioni sindacali (…)”
continua in
https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/schede/tra-le-due-guerre/l-eccidio-di-decima-5-aprile-1920
Il testo sopra linkato è tratto dal volume “L’Eccidio di Decima (5 aprile 1920)” di William Pedrini, Marefosca Edizioni
8 – 11 aprile: Napoli, II congresso del Partito popolare. Propone provvedimenti per favorire la diffusione della piccola proprietà. Afferma inoltre di non poter sostenere un governo incapace di salvaguardare l’esistenza stessa dei sindacati cattolici contro le aggressioni socialiste
20 aprile: Milano, il Consiglio generale del Psi respinge la richiesta di sciopero nazionale avanzata dai torinesi Angelo Tasca e Umberto Terracini. Secondo il Partito socialista i tempi non sono ancora maturi per una battaglia di carattere rivoluzionario. Qualche giorno dopo il segretario della CGdL, Ludovico D’Aragona, conclude un accordo con gli industriali che prevede, tra l’altro, una restrizione dei poteri delle commissioni interne. Intanto continuano le agitazioni operaie: Torino è arrivata al sesto giorno di sciopero generale; ad Alessandria il Consiglio delle Leghe delibera l’entrata in lotta a fianco dei torinesi; a Vercelli succede la stessa cosa, mentre a Novara si uniscono allo sciopero anche i braccianti già in lotta per il rinnovo dei patti agrari.
22 aprile: Roma, un decreto del ministro dell’agricoltura Alfredo Falcioni impone misure restrittive per l’assegnazione delle terre. Si intensificano le occupazioni delle terre da parte dei contadini nel Lazio e in tutto il Sud.
Maggio: il territorio del Litorale austriaco, assegnato all’Italia, assume il nome di Venezia Giulia, divisa nelle province di Gorizia, Trieste, Istria e Fiume. La linea di confine segnava allora la divisione
a nord tra il Regno d’Italia e la Repubblica d’Austria, ad est tra l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e SloveniTrieste, create le “squadre volontarie di difesa cittadina” che, insieme a quelle costituitesi negli altri territori dell’Istria, fanno registrare una rapida ascesa delle violenze in tutta l’area della Venezia Giulia
1 maggio: Torino, scontri in piazza Statuto durante il corteo del Primo Maggio tra lavoratori e polizia. Muoiono un agente e due civili. Qualche giorno dopo si svolge un’imponente manifestazione di protesta
2 maggio: Viareggio, al termine della partita di calcio tra lo Sporting Club Viareggio e la Lucchese scoppiano violenti tumulti. Gli incidenti sono la scintilla di una spontanea e violenta rivolta popolare contro le istituzioni, rimasta nella storia e non solo locale, come Le giornate Rosse. Mario Tobino ne parla nei suoi libri e il cinema ne ha fatto un film per la Rai
http://www.noitv.it/2020/05/quel-derby-viareggio-lucchese-che-infiammo-la-citta-321182/
https://andreagenovali.weebly.com/piazza-2-maggio-1920.html
https://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2017/05/04/news/le-giornate-rosse-di-viareggio-del-1920-1.15287427
11 maggio: Iglesias, i carabinieri sparano contro una manifestazione sindacale dei minatori: sette morti
20 – 24 maggio: Genova, Convegno Nazionale della Fiom. Sui Consigli di Fabbrica il convegno esprime l’opportunità che in futuro l’istituzione dei Commissari di reparto possa servire ad evitare gli errori di “azioni locali avulse dall’azione e dal movimento generale della Federazione” attribuendo alla dirigenza la responsabilità dell’azione di classe dentro e fuori della fabbrica. Nettamente diversa rispetto alla concezione consiliare di Gramsci.
Genova, prosegue l’occupazione delle fabbriche e la borghesia è decisa a condurre una lotta senza quartiere per schiacciare il movimento operaio. La reazione padronale favorisce la nascita delle squadre fasciste che usano violenza come ad esempio a Sestri, la sera del 4 luglio, verso le 22,45, squadre fasciste, dopo aver commesso atti di violenza contro operai isolati, assaltarono la Camera del Lavoro, che da tempo era costantemente presidiata dai lavoratori. Quella sera c’erano un centinaio di operai, sindacalisti, comunisti, anarchici, pronti alla difesa. Inizia nella notte una battaglia, alla quale carabinieri e poliziotti, che avevano assistito senza intervenire all’avvicinarsi dei fascisti, presero parte a fianco di questi ultimi; più tardi arrivarono da Genova rinforzi di guardie regie. Nel corso della battaglia furono sparati non meno di 2.500 colpi di moschetto e di rivoltella, furono lanciate numerose bombe a mano ed entrarono in azione tre autoblindate: nonostante questo spreco di munizioni, vi furono solo quattro feriti, tutti fascisti. Dopo aver resistito fino all’alba del giorno successivo i difensori, esaurita ogni possibilità di resistenza, riuscirono per la massima parte a lasciare l’edificio, sfuggendo all’accerchiamento, e a mettersi in salvo: soltanto nove di essi furono arrestati quando gli assalitori occuparono lo stabile abbandonato. Tutto quanto si trovava alla Camera del Lavoro venne distrutto dai fascisti, che poi appiccarono il fuoco ai locali
21 maggio: Roma, nasce il terzo governo Nitti, ancora più debole del precedente
24 maggio: Roma, gravi incidenti, con morti e feriti, tra nazionalisti e le guardie regie. Gli arresti dei giorni successivi di fiumani e dalmati provocheranno nuove manifestazioni dei nazionalisti contro il governo.Milano, secondo congresso dei Fasci di combattimento. Approvati i Postulati del programma fascista, nei quali scompare il radicalismo che aveva caratterizzato il programma del giugno 1919.
25 maggio: invitati dalle organizzazioni politiche e sindacali sovietiche partono per Mosca numerosi dirigenti socialisti italiani: Serrati e Vacirca per la direzione del PSI; Graziadei, Rondanini e Bombacci per il gruppo parlamentare; D’Aragona; Giuseppe Bianchi ed Emilio Colombino per la Confederazione del lavoro; Dugoni, Pozzani e Nofri per la Lega delle Cooperative e Luigi Polano per i giovani socialisti. A questo gruppo si aggiugerà successivamente anche Amedeo Bordiga. Tra l’altro, prenderanno parte anche ai lavori del II congresso della III Internazionale, mentre la Direzione del Psi indicherà come propri delegati solo Serrati, Bombacci e Graziadei.
5 giugno: gli albanesi attaccano Valona senza alcun risultato. Gli attacchi riprendono l’11 cercando anche il coordinamento con la rivolta scoppiata in città. L’esercito italiano respinge l’attacco e doma la rivolta. Nuove truppe inviate in Albania.
9 giugno: Roma, fallisce il tentativo di Nitti di formare un nuovo governo. L’incarico è affidato a Giolitti. I popolari accettano di entrare nel governo dopo l’impegno di Giolitti di istituire l’esame di stato nelle scuole secondarie e riorganizzare il Consiglio superiore del lavoro, garantendo la parità di diritti alle diverse organizzazioni sindacali
26 giugno: Ancona, ammutinamento dei bersaglieri del I° Reggimento che rifiutano di partire per l’Albania. Contemporaneamente giovani socialisti, repubblicani e anarchici saccheggiano alcune armerie e si barricano in una zona della città. La rivolta, che non trova nessun collegamento tra militari e dimostranti, viene domata due giorni dopo. Alcune decine di morti e un centinaio di arresti. Nei giorni successive altre rivolte di protesta per l’occupazione dell’Albania, scoppiano soprattutto in Romagna e nelle Marche. Contemporaneamente Giolitti dichiara di essere favorevole all’indipendenza dell’Albania e che non intende inviare altre truppe. Ma, continua, Valona, per la sua collocazione geografica, può costituire un pericolo, se occupata da una potenza nemica e quindi non può essere abbandonata dall’esercito italiano fino a che l’Albania non si sia “solidamente costituita”.
29 giugno: Psi e CGdL affermano che l’obbiettivo delle manifestazioni contro l’occupazione dell’Albania deve essere l’opposizione a qualsiasi programma bellico del governo. Puntano così a limitare la portata delle manifestazioni che stanno assumendo in alcuni casi toni insurrezionali.
13 luglio: Trieste, squadre fasciste e di nazionalisti, tutti armati, incendiano l’hotel Balkan, sede sindacale e culturale della minoranza slovena. Renzo De Felice definì l’incendio del Balkan e i successi atti di violenza fascista, “il vero battesimo dello squadrismo organizzato”. Il giorno successivo la stessa sorte tocca alla Narodni Dom di Pola, in Istria, e alla sede del giornale cattolico sloveno «Pucki Priaateli» di Pisino. Questi atti segnano la nascita del cosiddetto “fascismo di confine”
Roma, incendiata la tipografia dell’Avanti!
26 luglio: la Fiom dichiara il blocco degli straordinari. La decisione è l’atto finale dello scontro sulle richieste avanzate dal sindacato e il rifiuto di qualsiasi miglioramento salariale da parte degli industriali.
Agosto: Modena, sono occupate le fabbriche metallurgiche. Il movimento assume un carattere pre rivoluzionario, ma prevale la linea della Confederazione di mantenere il movimento nell’ambito sindacale.
3 agosto: firmato il trattato italo – albanese. Le truppe italiane si ritirano
6 agosto: Firenze, firmato l’accordo per il rinnovo dei patti agrari
9 agosto: Medicina (Bologna), violenti scontri tra scioperanti e crumiri nell’azienda agricola “Portonovo”, con morti e feriti gravi da entrambe le parti.
16 agosto: Milano, congresso straordinario della Fiom. Chiesta un’inchiesta statale sulle condizioni economiche dell’industria siderurgica e si adotta l’ostruzionismo come strumento di lotta. I lavoratori bloccano gli straordinari e il cottimo e osservano alla lettera le norme esistenti sulla protezione dei lavoratori. Ciò provoca un notevole rallentamento della produzione. La mediazione del governo non porta ad alcun risultato per la posizione intransigente delle organizzazioni degli industriali19 agosto: contro gli arresti che colpiscono i dirigenti contadini, la Camera del lavoro di Cassino proclama lo sciopero generale in tutta la circoscrizione.
30 agosto: Fiume, nel gremito teatro Fenice, D’Annunzio annuncia la nascita della repubblica, da lui denominata Reggenza italiana del Carnaro . Sarà riconosciuta dalla sola Russia. La stesura della rivoluzionaria carta costituzionale è opera di Alceste De Ambris.Milano, serrata all’Alfa Romeo. La FIOM risponde con l’occupazione della fabbrica e degli altri stabilimenti metallurgici e siderurgici milanesi. Il giorno successivo la Federazione nazionale dell’industria meccanica e metallurgica proclama la serrata in tutta Italia. L’occupazione delle fabbriche si estende a tutta la Lombardia, il Piemonte e la Liguria. Il governo cerca di circoscrivere l’agitazione nell’ambito di una vertenza economica e non compie azioni di forza come invece chiedono gli industriali (Cfr. https://www.passaggilenti.com/d-annunzio-impresa-di-fiume-carnaro/).
Settembre: Modena, occupate le quattro principali officine meccaniche della città.
3 settembre: Bologna, l’occupazione delle fabbriche si estende anche nel capoluogo emiliano. Sono 56 le aziende coinvolte nell’agitazione.
4 settembre: Milano, la CGdL, il gruppo dirigente del Psi e i rappresentanti delle Camere del Lavoro approvano una mozione che prevede l’allargamento delle lotte. Nei giorni seguenti la direzione del PSI si riunisce congiuntamente al direttivo della CGdL. Il segretario socialista Egidio Gennari chiede che la direzione delle lotte passi al partito, mentre i dirigenti sindacali operano per mantenere le rivendicazioni in ambito strettamente economico. Il giorno successivo la direzione sindacale decide di non estendere le lotte.
5 settembre: durante l’occupazione delle fabbriche, Mussolini offre appoggio a Bruno Buozzi, segretario della FIOM, purché il movimento operaio venga indirizzato alla “conquista violenta del potere”.
6 settembre: la Direzione del PSI diffonde un manifesto nel quale si invitano contadini e soldati a tenersi pronti ad accorrere a fianco degli operai in lotta, perché “il giorno della libertà
e della giustizia è vicino”. La Carta delinea una repubblica aconfessionale, democratica (guidata da sette rettori anche se era prevista in casi di necessità la possibilità che il comando fosse dato a un’unica persona), egualitaria e con richiami al modello sovietico.
Mussolini commenta sul suo Popolo d’Italia: “Gli Statuti dannunziani non sono un componimento letterario, di sapore arcaico, come si è detto da taluni. No. Sono Statuti vivi e vitali. Non soltanto per una città, ma per una nazione. Non soltanto per Fiume, ma per l’Italia. Ci riteniamo ancora, come un anno fa, soldati disciplinati agli ordini del Comandante”
8 settembre: Fiume, emanata la Carta del Quarnaro (http://www.dircost.unito.it/cs/docs/carnaro1920.htm)
Autunno: Modena, inizia la controffensiva padronale con l’uso generalizzato degli escomi (licenziamenti dei mezzadri e dei coloni dal fondo) contro i mezzadri socialisti e la non applicazione dei patti agrari.
19 settembre: Roma, firmato l’accordo sulle rivendicazioni salariali tra CGdL e Confindustria. Il giorno 22 l’accordo è approvato dal congresso straordinario della CGdL. A fine settembre le fabbriche saranno sgombrate. Il primo ottobre è firmato l’accordo definitivo che prevede un aumento salariale del 10-12% per le categorie specializzate e del 20% per la manodopera non qualificata; ferie pagate e indennità di licenziamento. I sindacati non ottengono nessuna
garanzia sul controllo operaio sulla produzione.
Siglato un ulteriore accordo nazionale che istituisce i primi 6 giorni di ferie (48 ore) annui retribuiti
Borgo Tossignano (Bo), alle elezioni amministrative i socialisti conquistano per la prima volta il comune. Il susseguirsi delle violenze fasciste porterà al decadimento della giunta che sarà sostituita da un commissario prefettizio. Durante il ventennio due cittadini furono condannati dal Tribunale speciale.
24 settembre: circolare spedita agli uffici di propaganda militare dei comandi d’armata dal capo dell’ufficio informazioni dello stato maggiore, colonnello Caleffi. Si afferma che i fasci di combattimento sono da considerare “forze vive da contrapporre eventualmente agli elementi antinazionali e sovversivi” e che perciò è necessario mantenere contatti con essi
28 settembre: la direzione del PSI si divide. Da una parte Terracini e i comunisti favorevoli all’espulsione dell’ala riformista, dall’altra Serrati che proclama l’esigenza di tenere unito il partito pur aderendo alla risoluzione dell’Internazionale comunista.
Ottobre: elezioni amministrative, notevole successo socialista in alcune città del nord. Ma in molte zone i socialisti sono battuti dai blocchi nazionali o patriottici, formati da liberali, democratici, nazionalisti e, in alcuni casi, fascisti.
3 ottobre: Medicina (Bologna), il Psi si riconferma partito di maggioranza assoluta nelle elezioni amministrative. Il 19 ottobre prima seduta della nuova amministrazione e Enrico Mingardi è eletto sindaco
10 ottobre: Canneto Sabino (Rieti), i Carabinieri aprono il fuoco su un corteo di braccianti che chiede l’adeguamento della paga per i raccoglitori di olive. Undici braccianti – tra cui due donne – uccisi, tredici i feriti
continua in
https://www.collettiva.it/copertine/culture/2021/12/10/news/pane_e_lavoro_la_strage_di_canneto_sabino-1711918/
Per saperne di più
La strage dimenticata. Una memoria rimossa
http://www.quinews24.it/canneto-la-strage-dimenticata-una-memoria-rimossa/
14 ottobre: Bologna, manifestazione operaia per chiedere la scarcerazione dei lavoratori arrestati durante l’occupazione delle fabbriche. Le guardie regie caricano i dimostranti: sul terreno restano un lavoratore e due guardie regie. Immediata è la dichiarazione dello sciopero generale, mentre la stampa padronale si scaglia violentemente contro i lavoratori. Il giorno 16, dopo il funerale delle due guardie, si scatena la violenza fascista contro le istituzioni e gli esponenti sindacali e socialisti.
Trieste, i fascisti distruggono la sede del quotidiano socialista Il Lavoratore e l’indomani la sede della Camera del lavoro di Fiume.
22 ottobre: i fascisti assaltano il Municipio socialista di Montespertoli (Fi): è una delle loro prime spedizioni squadristiche.
24 ottobre: Casalfiumanese (Bo), i socialisti vincono le elezioni e conquistano il comune. Sindaco è eletto Raffaele Serrantoni, vecchio organizzatore del movimento dei lavoratori della terra ed ex segretario della Camera del lavoro di Imola. Ma nell’aprile dell’anno successivo il Consiglio, per le continue aggressioni fasciste, è costretto alle dimissioni
Castel San Pietro (Bologna), i socialisti vincono le elezioni ed Andrea Ercolani è riconfermati sindaco.
Novembre: fondata la Confederazione italiana sindacati economici, movimento vicino al fascismoNovara, si costituisce il Fascio novarese di combattimento e il giorno 7 si verifica il primo tentativo di assalto alla Camera del lavoro da parte dei fascisti: tentativo fallito per la vigilanza e la difesa dei lavoratori
7 novembre: si concludono le elezioni amministrative. Ospitati nei “Blocchi nazionali” giolittiani, candidati fascisti vengono eletti a Roma e in altre grandi città.
12 novembre: trattato di Rapallo, l’Italia ottiene che i confini della Venezia Giulia, previsti dal trattato di Londra del 1915, siano allargati fino al monte Nevoso e alle isole Dalmate di Cherso e Lussino. Alla Dalmazia è concessa tutta la Jugoslavia escluso Zara e l’isola di Lagosta. Gli italiani in Dalmazia possono scegliere la cittadinanza italiana. Fiume ottiene lo status di “città libera”, rimanendo uno stato autonomo posto sotto la tutela delle Società delle Nazioni fino al 27 gennaio 1924, quando gli accordi italo-jugoslavi di Roma ne decreteranno il definitivo passaggio all’Italia
14 novembre: Roma, per protesto contro la firma del Trattato di Rapallo, Guido Keller – aviatore, legionario fiumano e intellettuale poliedrico – vola sul Vaticano e lancia una rosa bianca con dedica a San Francesco, poi sul Quirinale lancia sette rose rosse con dedica alla Regina e al popolo italiano; infine si abbassa su Montecitorio dove lascia cadere un pitale in ferro smaltato con all’interno un mazzo di carote gialle e un mazzo di rape. Un nastro rosso regge un cartoncino con la dedica “Al Parlamento italiano!”
16 – 26 novembre: sciopero generale del settore tessile.
21 novembre: Bologna, 500 fascisti danno l’assalto, sparando e lanciando bombe a mano, a palazzo D’Accursio dove si festeggia l’insediamento dell’amministrazione socialista e del sindaco Ennio Gnudi, provocando nove morti e più di 50 feriti. Negli scontri muore anche il consigliere della minoranza l’ex combattente avvocato Giulio Giordani. Il governo scioglie l’amministrazione comunale. Le elezioni amministrative erano state un trionfo per i socialisti che, nonostante il clima di violenza, avevano conquistato 54 comuni su 61 e gli altri sette erano andati al Partito popolare. La lista “Comitato pace, libertà e lavoro”, composta da esponenti delle associazioni industriali e dei commercianti, ex combattenti, nazionalisti e fascisti, subì una pesante sconfitta. Ma già alla vigilia elettorale avevano espresso chiaramente il loro programma elettorale:”il comunista è il nemico da abbattere ad ogni costo”, mentre un oratore fascista dichiarò in un comizio che “vincano o non vincano i socialisti, la bandiera rossa non sventolerà su Palazzo d’Accursio”. In seguito agli incidenti il sindaco Gnudi è costretto alle dimissioni e sostituito da un Commissario Prefettizio. Dopo i fatti di palazzo d’Accursio, lo squadrismo fascista dilagò con inaudita violenza in tutta la provincia.
28 – 29 novembre: Imola, convegno della frazione comunista del PSI. Propongono di mutare il nome del partito in Partito comunista d’Italia e affermano l’incompatibilità tra l’adesione all’Internazionale e la permanenza nel partito dell’ala riformista
6 dicembre: Castel San Pietro (Bo), un centinaio di fascisti – provenienti da Bologna – assaltano e devastano la sede delle Leghe e il municipio, da dove asportano bandiere e quadri. Due lavoratori sono bastonati a sangue. anche le sedi della Camera del lavoro e della Cooperativa birocciai saranno distrutte dalla violenza fascista.
20 dicembre: Ferrara, scontri tra socialisti e fascisti durante un comizio di protesta per il pestaggio del deputato socialista Adelmo Niccolai. Muoiono tre fascisti e un socialista. Nei giorni seguenti la polizia arresterà numerosi socialisti, mentre i fascisti innescano una spirale di violenza nei confronti di esponenti socialisti e repubblicani.
24 dicembre: le truppe italiane, comandate dal generale Enrico Caviglia, attaccano Fiume. D’Annunzio, contrario al trattato di Rapallo, aveva respinto l’ultimatum che gli imponeva di abbandonare la città. Dopo il cosiddetto Natale di sangue, gli scontri tra esercito e legionari dannunziani proseguono per altri 4 giorni, al termine dei quali D’Annunzio cede i poteri al Consiglio nazionale di Fiume che avvia trattative con il generale Caviglia. Il 18 gennaio abbandonerà definitivamente la città.
31 dicembre: Patto di Abbazia: D’Annunzio sgombera Fiume. Una parte dei suoi legionari entra nei Fasci.
Dicembre: Trieste, esce il primo numero de Il Popolo di Trieste, appendice diretta del Popolo d’Italia
DURANTE L’ANNO
La Società di Navigazione Italo-Americana (SNIA) ingloba la società Viscosa di Pavia. Nasce la Società Nazionale Industria e Commercio che, tra il 1921 e il 1922, assumerà il nome definitivo di Snia Viscosa
Israele: nasce la Histadrut, la Confederazione generale dei lacvoratori in terra d’Israele
Svezia: inizia a prendere compiutamente forma l’organizzazione sociale e statuale riformista, che verrà poi definita il “socialismo scandinavo”.
Roma, si firma il contratto collettivo per i lavoratori del gas. E’ forse il primo esempio in Italia di un contratto collettivo per una intera categoria nazionale.
Nasce la Confederazione Internazionale dei Sindacati Cristiani (Cisc), futura Federazione Mondiale del Lavoro (Fml)
Germania: sciopero generale contro il tentato colpo di Stato di Wolfgang Knapp, sostenuto da settori della Reichswher (brigata Ehrhardt). Lo sciopero salva la repubblica di Weimar
Elezioni amministrative, in provincia di Bologna i socialisti conquistano per la prima volta Dozza Imolese e Fontanellato
Fiom: dopo la firma, nel febbraio dell’anno precedente, dell’accordo con l’Associazione industriali di categoria che prevedeva la riduzione di orario a 8 ore giornaliere e 48 settimanali, il riconoscimento delle Commissioni interne e la loro istituzione in ogni fabbrica; la nomina di una Commissione per il miglioramento della legislazione sociale e di un’altra per studiare la riforma delle paghe e del carovita, l’ala più oltranzista del padronato comincia a cercare la prova di forza contro gli operai e il sindacato. La troverà nell’agosto del 1920 quando la trattativa per il miglioramento delle condizioni di vita dei metallurgici viene interrotta e cominciano le serrate. La risposta operaia si concretizza nell’occupazione delle fabbriche che coinvolgerà più di 400.000 metallurgici in tutta Italia e altri 100.000 di altre categorie. Momenti di tensione, alcuni dei quali sfociano in autentiche battaglie in cui si contano morti e feriti, precedono l’accordo del 19 settembre 1920. «Il Metallurgico» intitola a piena pagina: La vittoria del proletariato metallurgico. L’organizzazione padronale debellata. I risultati parlano chiaro: il riconoscimento del controllo operaio nelle fabbriche, aumenti salariali, 6 giorni di ferie pagate, miglioramenti per gli straordinari e il lavoro notturno. Le fabbriche tornano alla normalità nei giorni seguenti, ma al biennio rosso (1919-1920) seguirà l’avvento al potere del fascismo che porterà rapidamente a un restringimento delle libertà, prima collettive e poi individuali, e poi alla messa fuorilegge dei sindacati e di ogni associazione.