“Al termine della Prima Guerra Mondiale l’Italia, pur essendo una potenza vittoriosa, deve affrontare una grave crisi economica e sociale.
Il conflitto mondiale le ha lasciato in eredità pesanti conseguenze: un elevatissimo debito pubblico causato dalle enormi spese sostenute durante il conflitto; un preoccupante deficit della bilancia dei pagamenti; un aumento della disoccupazione per l’afflusso di manodopera seguito alla smobilitazione; una grave riduzione delle scorte dei beni di consumo ed un incessante rincaro dei prezzi dei generi alimentari, moltiplicato dalla galoppante inflazione causata da una moneta fortemente svalutata.
Immediata conseguenza dell’aumento del costo della vita sono le agitazioni popolari che si diffondono in tutto il Paese: folle esasperate che saccheggiano i negozi e chiedono ribassi sui generi alimentari; operai che rivendicano aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro; contadini che chiedono la distribuzione delle terre del latifondo, secondo le promesse ricevute negli anni della trincea, e braccianti che esigono nuovi patti agrari.
Anche i ceti medi (impiegati, insegnanti e pubblici dipendenti), che vivono di reddito fisso, vedono con preoccupazione crescente: aumentare il costo della vita di giorno in giorno; diminuire rapidamente e progressivamente il potere d’acquisto delle loro retribuzioni a causa dell’inflazione; assottigliarsi i propri risparmi; arricchirsi gli speculatori.
Di fronte alle pressanti richieste sindacali degli operai la CGL, di ispirazione socialista riformista, con due milioni di iscritti e la CIL, di ispirazione cristiana, con più di un milione di iscritti, promuovono nelle fabbriche una serie di scioperi (nel 1919 1860 scioperi con la partecipazione di circa un milione e mezzo di lavoratori; nel 1920 gli scioperi superano i 2.000 con il concorso di 1.900.000 lavoratori).
Significative e particolarmente numerose sono le agitazioni nelle campagne promosse dai sindacalisti socialisti della Federterra: nel 1919 vi partecipano circa mezzo milione di lavoratori e nel 1920 oltre un milione. Nel Centro Sud organizzazioni sindacali, capi improvvisati e le stesse associazioni di ex combattenti guidano i contadini ad invadere ed occupare le terre incolte dell’Agro Romano ed i latifondi (…)” (Istituto di storia contemporanea Ferrara: “TERRA, LAVORO, POTERE – FERRARA E PROVINCIA – 1919-1922”)
Gennaio: Roma, rimpasto governativo che pone fine alla crisi aperta dalle dimissioni di Bissolati, Nitti, Sacchi e Miliani.
3 gennaio: Rosignano (Livorno), la Solvay inizia a licenziare gli operai di alcuni reparti in sciopero, provocando l’entrata in agitazione di tutti i lavoratori dello stabilimento. La Direzione farà seguire subito la serrata, dando vita ad una lotta che durerà a lungo
5 gennaio: Anton Drexler fonda in Germania la Deutsche Arbeitpartei, prima costola del futuro partito nazista.
9 gennaio: il presidente americano Wilson visita l’Italia. Nei colloqui con il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, Wilson approva l’estensione dei confini italiani al Tirolo cisalpino fino al Brennero in quanto colpiscono gli interessi territoriali di un paese nemico, ma respinge le rivendicazioni italiane sui territori dalmati. Contro Wilson si svolge una grande manifestazione promossa da nazionalisti, futuristi e arditi d’Italia, gli ex combattenti dei battaglioni d’assalto che si erano costituiti in associazione e avevano iniziato la confluenza nei gruppi nazionalisti. Filippo Tommaso Marinetti e Benito Mussolini sono tra gli organizzatori della manifestazione che mette in risalto lo scarso seguito degli interventisti democratici. Questi, che hanno fra i loro esponenti di punta Bissolati e Salvemini, non riusciranno in alcun modo a influire sulle scelte di politica estera del governo.
11 gennaio: Milano, discorso di Bissolati alla Scala a favore della Società delle Nazioni. La sua posizione a favore di una rinuncia della Dalmazia gli procura sonori fischi da parte dei nazionalisti e dei futuristi
Pontassieve (Firenze), durante la guerra l’emergenza spinse i ferrovieri a tentare la ricostituzione di una propria cooperativa di consumo, rivolgendo un appello all’onorevole Giorgio Lasz, dirigente delle officine ferroviarie. I 107 sottoscrittori di questo appello dovettero attendere l’ottobre 1918 (quando la guerra volgeva finalmente al termine) per dar vita alla Cooperativa di consumo Fratellanza tra i ferrovieri di Pontassieve. L’11 gennaio dell’anno successivo venne inaugurata.Nello stesso anno le 4 cooperative di consumo attive a Pontassieve formarono un consorzio per la gestione unitaria di un forno e una macelleria.
16 – 17 gennaio: Don Luigi Sturzo convoca a Roma la Piccola Costituente, tappa di avvicinamento alla fondazione del Partito Popolare
18 gennaio: Parigi, si apre la conferenza di pace. Vi partecipano 32 paesi, ma tutto il potere decisionale è esercitato da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia attraverso il consiglio dei quattro. Ai paesi vinti, esclusi dai lavori, toccherà ratificarne le decisioni con la firma di trattati separati. Alla Germania vengono imposte durissime condizioni economiche e lo smantellamento dell’apparato militare
19 – 20 gennaio: Mantova, si svolge il I° Congresso plenario delle organizzazioni operaie del mantovano
26 gennaio: Ferrara, sciolto il Fascio di difesa nazionale. Il giornale Il Fascio assume il nome di La Libera Idea
Febbraio, si ricostituiscono le Camere del Lavoro di Frosinone e di Isola del Liri
7 febbraio: Taranto, la crescita di un proletariato industriale concentrato nel settore navalmeccanico porta alla costituzione del Sindacato operai metallurgici aderente alla Cgdl. Giocherà un ruolo di rilievo nel “biennio rosso” dell’area ionica
8 febbraio: Roma, il Vaticano scioglie l’Unione elettorale cattolica. La decisione, appoggiata dalla giunta direttiva dell’Azione cattolica, sancisce di fatto il riconoscimento pontificio del Partito popolare di don Sturzo e porterà alla definitiva abolizione del non expedit in occasione delle elezioni di novembre.
Modena, è sciolta l’Unione elettorale di Azione Cattolica
Febbraio: Modena, si forma il comitato promotore provinciale del Partito popolare. Sciolta l’Associazione elettorale cattolica
Novara, metallurgici e i tipografi conquistano le otto ore
Torino, grazie ad un’amnistia vengono liberati i socialisti condannati per la rivolta dell’agosto 1917La Federazione metallurgica torinese e il Consorzio industriale firmano un accordo che istituzionalizza le Commissioni interne nelle fabbriche, con un ruolo di notifica e consultazione
Genova, a Sestri Ponente in occasione di una agitazione dei lavoratori del genovese, si inizia a sperimentare l’introduzione dei Consigli di Fabbrica, mentre a Genova e a Sampierdarena i lavoratori restano in attesa che la Camera del Lavoro genovese e la FIOM seguano la consueta procedura burocratica. Così commentava Il Lavoro il 17 febbraio: “Sostanzialmente la massa operaia sestrese ha seguito ogni linea di condotta ad essa indicata dai suoi dirigenti e cioè entrare nelle officine e nei cantieri, astenendosi però di lavorare se il personale dirigente persiste a rimanere in funzione; accingersi in caso contrario al lavoro, costituendo lì per lì il Consiglio di fabbrica, che assuma il comando tecnico e disciplinare dei vari reparti. In tal guisa si intenderebbe dire ai dirigenti: ‘se volete comandare, fateci rispettare; altrimenti non lavoriamo se non vi allontanate’. Anche la mattina del 18, mercoledì, gli operai entrarono negli stabilimenti e, come scrisse il quotidiano riformista, ripresero tranquillamente e disciplinatamente il lavoro. Anche oggi come ieri gli operai si presentarono al lavoro nei diversi stabilimenti […] Gli operai, come ieri, penetrarono malgrado il presidio di sodati, negli opifici serrati e iniziarono il lavoro. Lavoravano così nell’ex-proiettificio Ansaldo, nell’ex-stabilimento Fossati e nella fonderia Ansaldo a Moltedo sotto la direzione e la sorveglianza dei loro Consigli di fabbrica. Il lavoro si svolgeva calmo, regolarmente. Nessun incidente era sorto, tanto che i comandanti della forza pubblica preposta a tutela degli stabilimenti avevano persino osservato che era perfettamente inutile la permanenza negli stabilimenti. Nell’ex-stabilimento Fossati, anzi, in direzione si trovava il direttore ing. Canepa, il quale sbrigava tranquillo il suo lavoro, senza molestia alcuna. Ma il principio della proprietà doveva essere salvo. E le autorità lo salvarono inviando vari commissari di polizia, con alcune centinaia di guardie regie, ad intimare agli operai lo sgombero delle officine. In tutti gli stabilimenti di Sestri, dopo la intimazione della polizia, gli operai uscirono senza che avvenissero incidenti. Invece alle fonderie Ansaldo di Moltedo, dove grida e fischi accolsero l’arrivo delle guardie regie, queste imbracciarono i moschetti e, senza intimazioni di sorta, spararono; gli operai risposero con una sassaiuola, al che le guardie ripresero il fuoco verso operai ed operaie ammassati nel cortile: parecchie donne svennero e quattro operai rimasero feriti”
18 febbraio: Bologna, si svolgono in stazione a cura della Cucina del Soldato le onoranze ai soldati della Brigata Bologna, reduci dalle battaglie del Montello e di Feltre. Il 39. e 40. reggimento inalbera una bandiera con gli emblemi araldici di Bologna e il motto “Si venies invenies”, cioè la risposta del libero Comune a Federico II che minacciava di assediare la città colpevole di tenere prigioniero il figlio Re Enzo. La Cucina del Soldato offre un rinfresco
Fondata l’Associazione nazionale combattenti e reduci.
20 febbraio: firmato, dopo un forte movimento di lotta, il primo accordo nazionale dei metalmeccanici. Oltre ad aumenti retributivi vengono conquistate le 8 ore lavorative giornaliere e le 48 ore settimanali. L’accordo, che demandava alla contrattazione applicativa territoriale, è sottoscritto dalla Fiom (Federazione italiana operai metallurgici) e dagli imprenditori metallurgici. Oltre alle domeniche sono stabilite 8 giornate festive infrasettimanali non retribuite. La Segreteria della FIOM saluta l’accordo come «il patto di lavoro più importante che fosse stato sottoscritto al mondo». L’Avanti del 21 febbraio scrive: «S’anco non si addiverà alla lotta estrema, allo sciopero generale perché le otto ore siano generalizzate a tutto il proletariato, è ormai chiaro che è la potenza dell’organizzazione sindacale, è la sua rinvigorita operosità che strappa al capitalismo le otto ore».
22 febbraio: Siena, inizia le pubblicazioni Bandiera Rossa Martinella, settimanale della federazione provinciale socialista senese. Nell’editoriale si legge: “fatto da operai figli del popolo, che del popolo sanno i dolori e le aspirazioni, in quanto che vivono in mezzo ad esso e ad esso appartengono. Quindi né letterati né sfruttatori, né sapienti, né professionisti della penna (…) un giornale socialista! Prettamente socialista ed esclusivamente operaio”
Marzo: Modena, i rappresentanti del Partito socialista, del gruppo libertario e delle due componenti (unitaria e sindacalista) delle due Camere del Lavoro, firmano un documento per l’unità proletaria
Novara, grande sciopero dei lavoratori della terra del novarese per le otto ore, miglioramenti salariali e delle condizioni di lavoro: “Gli schiavandari per la rottura della catena che li avvinghia ai padroni”. Il 30 e il 31: si svolgono “grandi adunate della Camera del lavoro e del PSI con comizio pubblico” a sostegno della lotta
Venezia, creato l’Istituto federale di credito per il risorgimento delle Venezie
2 marzo: Follonica (Grosseto), congresso dei Socialisti maremmani alla Casa socialista di Follonica: il poeta Gamberi manda un saluto alla memoria di Liebknecht e Rosa Luxemburg, da poco assassinati in Germania
4 marzo: Mosca, nasce la III Internazionale
19 marzo: Milano, si costituisce la Società Trazione Elettrica Lombarda (STEL) che subentra alla Edison e alle altre società similari
21 marzo: Trieste, conferenza sulla questione adriatica del drammaturgo Sem Benelli. La questione di Fiume per le forze nazionaliste italiane è diventata il banco di prova della politica espansionista, da grande potenza. Inizialmente Benelli sembra il personaggio giusto per dare il via all’avventura militare fiumana, poi però gli preferiranno D’Annunzio. Scrive De Felice: «Nel maggio 1919 a Fiume il capitano Giovanni Host-Venturi aveva dato vita alla Legione volontari fiumani e la sua iniziativa aveva subito trovato consensi ed adesioni in Italia tra le varie organizzazioni patriottiche e combattentistiche. All’inizio del mese successivo l’Associazione nazionale Trento e Trieste aveva cominciato a sua volta la costituzione di centri per l’arruolamento e la raccolta di volontari, giovandosi dell’aiuto di varie altre organizzazioni, specialmente di quelle aderenti al Comitato per le rivendicazioni nazionali. In seguito a queste iniziative, sempre in giugno, il Consiglio nazionale fiumano aveva deciso a sua volta la costituzione di un esercito fiumano che, in un primo momento, si pensò di affidare a Sem Benelli» (Cfr. Roberto De Felice, D’Annunzio politico, 1918 – 1938, Laterza, Roma – Bari 1978) «Evidente era l’interesse del capitalismo triestino alla annessione di Fiume all’Italia in quanto, non esistendo più la divisione delle sfere d’influenza commerciale fra i due porti, che la duplice monarchia aveva istituito, solo con l’annessione Trieste poteva controllare la possibile e temuta concorrenza dell’altro grande scalo giuliano. Lo stesso Wilson, durante una seduta del Consiglio supremo degli alleati, nel maggio 1919 (…) lo accennò». Furono fatti pure i nomi di alcuni esponenti del capitale triestino, o ad esso legati, come Alberto Cosulich, Oscar Sinigaglia, ed il deputato fiumano Ossoinack, indicati come finanziatori e procacciatori di appoggi finanziari per D’Annunzio (Cfr ELIO APIH, Italia, fascismo e antifascismo nella Venezia Giulia, 1918-1943, pp. 103-104).
«A Trieste già dalla primavera del 1919, esisteva pure un comitato segreto formato da ufficiali volontari ex-irredenti, il quale arruolava uomini per la causa fiumana (…) Il Comitato si radunava negli uffici ITO del Governatorato della Venezia Giulia (…); Giurati ritornò ancora a Fiume, con regolare permesso firmato proprio da quelli che avevano l’ordine di segnalare il passaggio e il fermo suo (…). Nel mese di agosto era continuata l’infiltrazione dei volontari (…) con passaporti falsi (…). Le condizioni per gli ufficiali che volevano portare la loro cooperazione era pari al trattamento economico dell’esercito regolare» (Cfr. ELIO APIH, Italia, fascismo e antifascismo nella Venezia Giulia, 1918-1943, p. 102, cita T. A., La spedizione di Fiume, in ‘‘Italia. Rivista dell’associazione nazionale tra mutilati ed invalidi di guerra’’ (Trieste), VII, n. 9, settembre 1929, p. 377)
23 marzo: Milano, Benito Mussolini fonda il Movimento dei fasci italiani di combattimento. I 120 uomini che danno vita al movimento verranno detti poi Sansepolcristi dal nome della piazza nella quale avvenne la riunione, in un salone messo a disposizione dall’Alleanza industriale e commerciale. Due giorni prima si era costituito il fascio di Milano a cui è affidata la stesura del programma del movimento, improntato a un generico operaismo e incentrato sulla rivendicazione di Fiume e della Dalmazia, secondo le indicazioni date da Mussolini. Il Movimento, che al 31 dicembre conterà 870 soci organizzati in 31 fasci di combattimento, raccoglie inizialmente adesioni fra arditi, ex combattenti, interventisti rivoluzionari e associazioni anti socialiste e combattentistiche. E’ sostenuto finanziariamente da importanti gruppi industriali, tra cui l’Ansaldo e l’Ilva.
Bologna, al teatro Duse si svolge una manifestazione a favore della Dalmazia. Giovani socialisti disturbano gli oratori con fischi e canti. Ne nascono tafferugli tra opposte fazioni, che si prolungano e si estendono all’esterno, presso il bar Portorico e il bar Centrale, all’angolo tra via Ugo Bassi e via Indipendenza
Genova, si costituisce la Confederazione nazionale degli impiegati e salariati dello Stato. Dall’anno successivo si chiamerà Confederazione dei dipendenti dello Stato
25 marzo: Genova, si svolge il Congresso costitutivo del fascio genovese, animato da Eno Mecheri
Primavera: Torino, viene fondato il primo fascio cittadino ad opera di Cesare Maria De Vecchi e Mario Gioda
Aprile: Monaco, gli operai bavaresi danno vita ad una repubblica dei Soviet. Resterà in vita fino a maggio. Nello stesso mese crolla, sotto la spinta dell’esercito rumeno, anche la Repubblica sovietica d’Ungheria.
Bologna, costituita l’associazione dei “Sempre pronti per la Patria e per il Re”. E’ la prima organizzazione paramilitare della destra politica bolognese, in funzione antisocialista. Il gruppo, formato soprattutto da studenti, è reclutato e addestrato da Dino Zanetti (1897-1956), giovane tenente degli Arditi e mutilato di guerra, già fondatore della Lega latina della gioventù. E’ in pratica il braccio armato dei nazionalisti. Dopo varie azioni e attacchi alle sedi sindacali, i “Sempre Pronti” si scioglieranno nell’autunno con la partenza di Zanetti per Fiume, per ricostituirsi come milizia paramilitare il 7 marzo 1920. Nel febbraio-marzo di quell’anno, squadre di Azzurri nazionalisti sostituiranno i netturbini in sciopero nella raccolta della spazzatura e i portalettere nella distribuzione della posta. I fascisti guarderanno sempre con diffidenza ai “Sempre Pronti”, considerati dei “damerini” di buona famiglia. Nel maggio 1923 Zanetti aderirà al fascismo e confluirà ufficialmente nel PNF. Distaccatosi da Mussolini dopo il 25 luglio 1943, sarà condannato dal Tribunale speciale di Ferrara della RSI
3 aprile: Trieste, nasce il primo fascio di combattimento
9 aprile: Bologna, fondato il Fascio di combattimento. Un centinaio di ex combattenti, in prevalenza repubblicani, anarco-sindacalisti e nazionalisti si riuniscono nella sede della Lega latina della Gioventù, in via Barberia n. 4, per costituire il Fascio di combattimento bolognese. Tra i fondatori sono Pietro Nenni, Leandro Arpinati e i fratelli Bergamo. A rappresentare la direzione del movimento milanese, interviene l’ex capitano degli Arditi Ferruccio Vecchi, che pochi giorni dopo guiderà la spedizione punitiva contro “L’Avanti”. Il Fascio, guidato inizialmente da Dino Zanetti, ha il compito di organizzare squadre armate per proteggere gli oratori e le sedi dei partiti non socialisti
14 aprile: il presidente americano Wilson invia a Orlando un Memorandum sulla questione dei confini italo – jugoslavi. Viene fissata la cosiddetta linea Wilson che accetta buona parte delle richieste jugoslave sull’Istria, la Dalmazia e le isole (solo Lissa è assegnata all’Italia), prevede la possibilità di costituire la città autonoma di Fiume nell’ambito del sistema doganale jugoslavo e approva i confini tra Italia e Austria previsti dal patto di Londra del 1915. Il memorandum è respinto dall’Italia. Il 24 aprile, per protesta contro l’atteggiamento di Wilson, la delegazione italiana si ritira dalla conferenza di pace di Parigi
Bologna, su imitazione dell’istituzione russa del Teatro per il popolo, il Comune propone alcuni spettacoli lirici gratuiti: vengono rappresentati il “Mefistofele” e la “Francesca da Rimini” del maestro Arrigo Boito, da poco scomparso. L’evento, come recita il periodico “La Vita cittadina”, è dedicato al “popolo proletario bolognese, sensibile, vibrante ed entusiasta per ogni manifestazione d’arte in genere e musicale in ispecie”. I biglietti d’ingresso al Comunale sono rilasciati, in quantità fissa, alle leghe e alle varie organizzazioni operaie. Gli scanni della platea sono sostituiti da sedie per aumentare la capienza. La platea e il loggione sono riservati agli uomini e i palchi alle donne. Anche gli ingressi sono separati. La sera del 14 aprile oltre duemila lavoratori gremiscono “la dorata sala del Bibiena”. Sotto la cimasa del palcoscenico spicca un cartello luminoso con la dicitura: “W l’Internazionale dei Lavoratori”. Prima dello spettacolo il sindaco Zanardi tiene un applaudito discorso, che ha come culmine l’affermazione che l’arte e la scienza sono un patrimonio collettivo e non un “monopolio di pochi”
15 aprile: Milano, sciopero generale. Scontri tra socialisti e fascisti. Viene assaltata e bruciata la sede dell’Avanti! in via S. Damiano 16
Milano, durante lo sciopero generale fascisti e arditi, guidati dal capitano Ferruccio Vecchi, assaltano e incendiano la sede dell’Avanti. Nel corso dell’anno si costituiscono le prime squadre d’azione fasciste che scateneranno la propria violenza soprattutto contro sedi socialiste e sindacali.
16 – 17 aprile: Novara, sciopero di protesta contro l’assalto fascista all’Avanti!
19 aprile: Bologna, il capitano Angelo Tumidei e i tenenti Andruzzi e Zanetti, separatisi dal Fascio, fondano la Lega antibolscevica, che aderisce all’Associazione nazionale combattenti, con un programma di opposizione violenta al bolscevismo. La Lega conosce un rapido sviluppo con l’adesione di numerosi ex combattenti e di alcune personalità della destra bolognese, come il senatore Tanari e il prof. Alessandro Chigi. Tra gli scopi dell’associazione, composta soprattutto da studenti e ufficiali nazionalisti di estrazione borghese, c’è la sostituzione degli operai durante gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. I volontari della Lega antibolscevica saranno i precursori dello squadrismo urbano, impegnato nei mesi successivi in numerosi attacchi contro le sedi e le manifestazioni socialiste
24 aprile: concessa al Consorzio Cavamento Palata l’esecuzione della bonifica del territorio paludoso a sinistra del fiume Reno, nei comuni di Crevalcore, S. Giovanni in Persiceto e S. Agata Bolognese. Un altro consorzio di Bonifica era stato istituito nel 1907 per il circondario di Dosolo. I lavori di bonificazione della bassa bolognese saranno ultimati nel 1929 con lo scolo di oltre 43.000 ettari di terreno tra il fiume Panaro e il Reno. Separate le acque alte da quelle basse, queste ultime saranno condotte nei pressi di Bondeno e sollevate da un’idrovora posta sull’argine del Panaro
25 aprile: Venezia, Gabriele D’Annunzio tiene un discorso in favore dell’intervento a Fiume
28 aprile: Parigi, costituita la Società delle Nazioni con lo scopo di garantire la pace mondiale offrendo a tutti i paesi una sede in cui ricomporre i contrasti internazionali. Ma la società mostrerà ben presto la sua debolezza e diventerà di fatto uno strumento controllato dalle grandi potenze europee anche per la mancata adesione degli USA il cui Senato boccia la proposta di adesione avanzata dal presidente Wilson.
Maggio: Mantova, firmato il nuovo concordato agricolo, regolamenta lo svolgimento dell’attività lavorativa dei braccianti
Nasce il gruppo degli Arditi di Milano fondato da Ferruccio Vecchi. E’ ospitato nella casa di Marinetti in corso Venezia
1° maggio: Torino esce l’Ordine Nuovo. Il giornale è fondato, tra gli altri, da Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini. La sinistra comunista del Psi si dota così, in polemica con la direzione del partito, di uno strumento di orientamento teorico collegato alle lotte operaie della città.
10 maggio: Bologna, nel palazzo Pepoli Campogrande in via Castiglione si costituisce il Fascio liberale. Secondo il senatore Giuseppe Tanari deve contribuire ad impedire la guerra civile, definita “la più infame delle guerre”
12 giugno: Torino, firmato un accordo applicativo per l’introduzione delle 8 ore lavorative nelle fabbriche e la determinazione dei minimi salariali
20 maggio: Trieste, nasce fascio triestino di combattimento. Secondo la cronaca de La Nazione parteciparono alla fondazione circa duecento persone: “La stessa provenienza dei fondatori del fascio di Trieste, quasi tutti usciti da associazioni patriottiche, di reduci, di mutilati di guerra, di regnicoli gravitanti attorno ai partiti della sinistra interventista, era di per sé sintomatica e non era destinata a rimanere senza influsso almeno parziale sulle tendenze del primo fascio triestino” (Claudio Silvestri). Viene approvato un programma che risente di un orientamento confuso, che mescola rivendicazioni tipiche della sinistra – in particolare certo sindacalismo rivoluzionario emerso nell’ultimo congresso della UIL – e temi cari alla destra imperialistica: coesistono così punti quali la “politica anticlericale” (netta separazione della Chiesa dallo Stato), la riorganizzazione dello stato su base sindacale e la lotta contro tutte le ingiustizie di uno stato accusato di anti democrazia e di inefficienza. “L’ispirazione maggiore – scrive ancora Claudio Silvestri – era quella del combattentismo come movimento di risanamento politico e morale della nazione, con la conseguente esaltazione della guerra redentrice”, definita “l’evento potentemente rivoluzionario degli istituti politici e delle organizzazioni economiche divenuti rapidamente vecchi ed ormai insufficienti ai bisogni del popolo, in cui ogni giorno più insofferente premeva l’aspirazione verso sempre maggiore Giustizia e sempre più vera Libertà”. Il fascio rivendicava ai combattenti il compito pregiudiziale di lottare contro il “bolscevismo anarchico”, per poi costituire una nuova società aperta alle esigenze della “collettività del popolo”, alla “equiparazione dei due sessi”, alla “riforma elettorale e del Parlamento”
Lecco, inizia la pubblicazione del giornale socialista Il Lavoratore lecchese. La pubblicazione cessa il 29 maggio 1920
27 maggio: Modena, nasce il primo fascio
29 maggio: la conferenza di Parigi stabilisce i confini tra Italia e Austria. L’Italia ottiene il rispetto del trattato di Londra del 1915 con qualche ampliamento nella valle della Drava e nella conca di Tarvisio. Ma la vittoria diplomatica, come del resto la sconfitta nella ripartizione delle colonie ex tedesche, ottiene scarsa attenzione sulla stampa italiana tutta concentrata, invece, sulla questione di Fiume.
31 maggio: esce a Milano la rivista settimanale Voce Nuova – Giornale delle donne italiane con sede in via S. Pellico 6. Il giornale di tendenze interventiste è diretto da Paolina Tarugi e Sofia Ravasi Garzanti
6 giugno: Il Popolo d’Italia pubblica il programma dei Fasci di combattimento approvato il 23 marzo. Associa la difesa dell’intervento in guerra dell’Italia e delle richieste territoriali a una serie di rivendicazioni (repubblica, suffragio universale, socializzazione delle grandi aziende, terra ai contadini, disarmo ecc.) tese a fare concorrenza al Psi, accusato di essere pacifista in politica estera e di propagandare idee sovversive nel paese.
10 giugno: l’Italia respinge il piano Tardieu, modificato in favore della Jugoslavia da Wilson, sulla questione di Fiume. Il piano prevedeva originariamente la costituzione di uno stato libero comprendente Fiume, abitata prevalentemente da italiani e un’area sulle rive del golfo del Quarnaro popolata soprattutto da slavi. Wilson aveva modificato il piano privilegiando gli interessi jugoslavi in Venezia Giulia e in Dalmazia.
11 giugno: primi scioperi contro il carovita (i prezzi sono quadruplicati dal 1913) a Massa, Carrara e Pisa. A La Spezia una manifestazione di 15.000 operai si diresse verso il centro della città mentre già cominciavano i saccheggi. Le truppe accorse in massa, all’ordine degli ufficiali, si rifiutarono di sparare. Lo fecero da parte loro i Regi Carabinieri che uccisero due operai, mentre molti altri furono feriti. Inoltre tantissimi tra di loro vennero arrestati. Scioperi di solidarietà vennero proclamati a Carrara, Viareggio, Reggio Emilia e Pisa. A Viareggio, come del resto a Seravezza e Pietrasanta, le rispettive Camere del lavoro imposero ai commercianti prezzi calmierati, in tanti altri posti, furono addirittura gli stessi commercianti che consegnarono le chiavi dei loro negozi alle Camere del Lavoro, riconoscendo così implicitamente la loro autorità. Lo sciopero generale a La Spezia durò un’altra settimana; finì per consunzione perché fu sconfessato dal PSI e dalla CGdL. Queste due organizzazioni lo definirono infatti “uno sciopero della pancia”. Insomma una specie di assalto ai forni di manzoniana memoria più che una lotta operaia. E tutto questo malgrado alla testa delle manifestazioni e degli scioperi ci fosse l’élite della classe operai della città.
12 giugno: Torino, firmato l’accordo provinciale tra la Fiom e il Consorzio produttori di auto che fissa a 8 ore la giornata lavorativa
15 giugno: Bologna, si svolge il V Congresso nazionale della Federterra. Al termine dei lavori congressuali, si svolge un’imponente manifestazione per le strade del centro, per chiedere l’assegnazione ai braccianti delle terre incolte, che si conclude con un comizio in piazza San Francesco. Mentre il corteo percorre via Ugo Bassi, avvengono tafferugli tra “vili pedoni”, nazionalisti e forze dell’ordine. Per i colpi di pistola esplosi da un ufficiale, “offeso dal comportamento dei dimostranti”, rimane ferita una giovane bracciante di Castenaso, Geltrude Grassi, che morirà alcuni giorni dopo all’ospedale. Nel pomeriggio un gruppo di Arditi e di nazionalisti aderenti ai “Sempre pronti per la Patria e per il Re”, guidati da Dino Zanetti, invade i locali dell’Amministrazione provinciale in palazzo d’Accursio, sventola il tricolore e inneggia al Re e all’Italia. Poi assale e devasta il Caffè Re Enzo, quindi si porta davanti alla Camera del Lavoro di via Cavaliera (oggi via Oberdan) e inizia una violenta sparatoria con gli occupanti socialisti: solo l’intervento dei Carabinieri evita tragiche conseguenze
14 – 16 giugno: Bologna, I° congresso del Partito popolare presieduto da Alcide De Gasperi. Prevale la linea di aconfessionalità, sostenuta da Sturzo, con la quale si afferma la necessità di non caratterizzare la nuova formazione politica sulla base della scelta religiosa dei suoi aderenti. La linea Sturzo vince sulla mozione presentata dal direttore di Vita e pensiero, don Agostino Gemelli, secondo il quale il partito deve dichiarare esplicitamente l’impostazione cristiana del suo programma pur confermando la scelta autonoma rispetto all’autorità ecclesiastica.
17 giugno: costituito a Bologna l’Istituto Nazionale delle Cooperative di produzione e distribuzione con lo scopo di produrre e acquistare generi di largo consumo e venderli direttamente ai consumatori senza fini speculativi. L’Istituto ottiene dallo Stato l’uso gratuito dello stabilimento militare di Casaralta, che comprende un grande reparto per la produzione di carne in scatola, un mulino, un panificio e un grande frigorifero
19 giugno: Roma, dimissioni del primo ministro Vittorio Emanuele Orlando. Il 21 il re darà incarico di formare il nuovo governo a Francesco Saverio NittiPrimo congresso dei Lavoratori della Terra del Lazio a Roma: viene concordato un piano di occupazione delle terre incolte (il 29 luglio si svolge un secondo congresso)
.22 giugno: Torino, scoppiano disordini provocati dai fascisti, vengono arrestati sei ufficiali che vi hanno preso parte. Il giorno dopo vengono rilasciati
23 giugno: si apre a Torino il VI congresso della Federazione nazionale postelegrafica
Giugno: Bologna, la villa Puglioli di Casaglia, acquisita allo scopo di edificare un sanatorio per i malati di TBC, è trasformata dal Comune (essendo insufficienti i fondi per un vero e proprio ospedale) in colonia all’aperto per fanciulli bisognosi “predisposti alla tubercolosi”. Oltre 70 bambini sono accuditi in un regime di vita all’aperto, tra passeggiate nei boschi e cibi adeguati. La struttura è allacciata all’acquedotto e rifornita di luce elettrica
Giugno – luglio: l’impennata inflazionistica e la diminuzione dei salari reali causano un’ondata di scioperi, proteste e saccheggi di negozi contro l’aumento del costo della vita
Luglio: riprendono gli scioperi contro il carovita. La protesta, priva di una reale direzione politica, si esaurisce dopo una settimana. I socialisti sono colti di sorpresa dall’ondata di agitazioni, mentre la CGdL mantiene un atteggiamento di estrema prudenza.
A Milano la folla, esasperata dal rincaro dei prezzi, assalta i negozi alimentari. Il Comune impone un calmiere che riduce i prezzi del 50%
Bologna, all’inizio del mese le Leghe bracciantili e mezzadrili dichiarano uno sciopero per il pagamento di un indennità per il danno subito dai lavoratori a causa delle persecuzioni che seguirono l’eccidio di Guarda, avvenuto nel corso dell’agitazione agraria del 1914. Chiedono inoltre la riassunzione dei mezzadri allora escomiati, l’annullamento dei contratti con gli obbligati e il completamento delle tariffe per tutti i lavoratori agricoli. In agosto gli agrari molinellesi debbono accettare gran parte delle richieste.
Termina l’attività dell’Ufficio per le notizie alle famiglie dei militari al fronte. Si tratta di una iniziativa privata originata in Francia e promossa per la prima volta in Italia da alcune donne bolognesi, tra le quali la contessa Lina Bianconcini Cavazza. Aveva ottenuto il riconoscimento del Ministero della Guerra e della Prefettura e il sostegno della Camera di Commercio e della Cassa di Risparmio
Lecco, Pasquale Bernabero, Alessandro Aldeghi e Alessandro Caglioni assumono la guida della Camera del Lavoro
Luglio – settembre: si svolge uno sciopero dei lavoratori metalmeccanici del lecchese. Il sindaco rifiuta di aprire un credito ai consumatori in sciopero
4 luglio: Torino, scoppiano dei moti di protesta contro il caro vita
6 luglio: Fiume, scontro a fuoco tra militari francesi e italiani, sostenuti dalla popolazione. Muoiono nove soldati francesi. La Commissione d’inchiesta interalleata impone una drastica riduzione del contingente militare di stanza a Fiume
7 luglio: Napoli, sciopero generale contro il carovita
12 luglio: il governo ottiene la fiducia. Nitti si pone come continuatore della politica giolittiana pur rivolgendo una maggiore attenzione ai problemi dello sviluppo industriale. Il nuovo governo da un grande impulso alla smobilitazione dell’esercito. Saranno soppressi vari comandi, tra cui lo stesso Comando supremo e quello della III armata, fortemente influenzati dall’ideologia nazionalista.
14 luglio: Napoli, si costituisce la società Armstrong – Ilva, frutto del processo di concentrazione fra siderurgia e meccanica napoletana. L’intesa sarà sciolta nell’estate del 1921, di fronte all’imminente tracollo dell’Ilva di Max Bondi
19 luglio: Lecco, il segretario della Camera del lavoro, Pasquale Bernabeo, durante un comizio viene arrestato per istigazione a delinquere, incitamento all’odio di classe e apologia di diserzione. Sarà condannato a una pena detentiva.
Iniziano le pubblicazioni del giornale Il Fascio
20 – 21 luglio: sciopero generale contro l’accerchiamento militare dell’URSS e contro l’intervento rumeno contro la repubblica socialista dei consigli in Ungheria.Durante gli scioperi contro il carovita, Mussolini esprime, su Il Popolo d’Italia, “illimitata solidarietà” con i lavoratori in sciopero “contro gli affamatori”.
27 luglio: Badoglio nega l’appoggio dello Stato maggiore alla cospirazione per l’annessione di Fiume all’Italia. L’impresa è diretta dal nazionalista triestino Oscar Sinigaglia, dal presidente dell’Associazione Trento Trieste il veneziano Giovanni Giuriati e dal capitano Giovanni Host Venturi di Fiume. Quest’ultimo ha iniziato il reclutamento di un piccolo esercito di volontari.
30 luglio: Modena, nascono Unione Provinciale del lavoro Confederazione Italiana del Lavoro (CIL), L’Unione Agricola Provinciale Cooperativa CCI e la Lega padri e madri di famiglia.
Agosto: la riforma elettorale varata dal Parlamento inaugura il sistema elettorale proporzionale, che sostituisce il sistema a collegi uninominali
Trieste, cessa le sue funzioni il Governatorato militare che viene sostituito da un Commissariato civile straordinario sotto la direzione dell’onorevole Augusto Ciuffelli. Poco dopo sarebbe stato nominato commissario generale il sen. Alberto Mosconi, che nel 1921 avrebbe accolto con favore l’“aiuto” dei fascisti locali nell’opera di repressione del “sovversivismo” socialista ed operaio
Comiso, la Società operaia I figli del lavoro aderisce al Partito Socialista
7 agosto: Bologna, apre al pubblico il ristorante popolare istituito dall’Ente Autonomo dei Consumi nei locali della Sala Borsa in via Ugo Bassi. Deve servire da calmiere per i prezzi degli altri esercizi. E’ impiantato sotto l’ampia tettoia cui si accede da via Ugo Bassi o dal cortile di Palazzo d’Accursio.
9 agosto: Bologna, iniziano una serie di agitazioni e scioperi degli operai metallurgici che si protraggono fino al 3 ottobre
14 agosto: Torino, Camillo Olivetti fonda il giornale L’Azione Riformista
24 agosto: Lazio, occupazioni di terre incolte in oltre 40 comuni della regione.
Settembre: Modena, moti di protesta contro il carovita
1 settembre: Torino, eletto alla Fiat Centro il primo consiglio di fabbrica. Sostituisce la vecchia commissione interna accusata di essere diventata uno strumento di collaborazione fra direzione aziendale e sindacato. Il movimento dei consigli di fabbrica, sostenuto dall’Ordine Nuovo, si svilupperà rapidamente estendendosi alle altre aziende.Nitti crea la Guardia Reale, un corpo di polizia che ha il compito di fronteggiare le agitazioni e i tumulti popolari. Lo stato vuole così contrastare frontalmente la forte crescita degli scioperi e del movimento sindacale.
2 settembre: il movimento di occupazione delle terre incolte diffuso durante l’estate nel Meridione e nel Lazio ottiene un decreto del Ministro dell’Agricoltura, Achille Visocchi, che prevede la concessione dei terreni incolti alle associazioni agrarie
8 settembre: Torino, dopo che il segretario della sezione torinese del PSI, Gramsci, lancia la proposta dei consigli di fabbrica eletti, reparto per reparto, da tutti gli operai iscritti e non al sindacato, rapidamente, in quasi tutte le fabbriche torinese si formano i consigli.[“Ieri si sono riuniti in prima assemblea i commissari di reparto della Brevetti FIAT (…) Giovedì termineranno i lavori elettorali alla FIAT Centro: saranno allora due grandi officine torinesi ad avere la nuova istituzione (…) Sarebbe necessario che questo lavoro avvenisse immediatamente in tutte le officine della FIAT, in modo che un’assemblea generale dei commissari dei salariati della FIAT approvasse un programma unico da presentare alla ditta (…)”. Il cronista che buttava giù queste righe sull’edizione piemontese dell’Avanti! dell’8 settembre 1919, si chiamava Antonio Gramsci che su L’Ordine Nuovo da mesi andava promuovendo un movimento, suscitando un dibattito, lanciando un’idea-forza che col settembre-ottobre del 1919 doveva “camminare” colle gambe di trenta-quarantamila operai della FIAT e di altre fabbriche automobilistiche della città e poi comprendere, in un sistema nuovo di rappresentanza operaia, ben 150mila lavoratori torinesi, in pratica tutti i metallurgici e non soltanto loro, ma operai del cuoio, della gomma, del legno. La nuova istituzione dei commissari di reparto era un nuovo modo di eleggere la Commissione interna, un modo profondamente democratico e un modo rispondente alle necessità del controllo reparto per reparto (e quei reparti di allora si chiamavano: utensileria, bronzeria, torneria, calderai, preparazione montaggio, lavorazioni aggiunte) da parte della classe operaia di tutto ciò che concerneva il suo salario, il suo lavoro, l’applicazione dei regolamenti di fabbrica, la stipulazione di nuove condizioni normative, “aderendo direttamente e plasticamente al processo di produzione industriale”. Prima, la Commissione interna, laddove esisteva, era eletta da un’assemblea praticamente ristretta agli operai iscritti al sindacato, e rispondeva solo genericamente all’insieme della maestranza. Le nuove elezioni vengono fatte con la partecipazione diretta e con il voto di ciascun operaio, “per unità produttiva”. Ogni reparto veniva così ad avere il proprio delegato o “commissario”.L’insieme dei commissari di reparto componevano il Consiglio di fabbrica, che provvedeva a formare nel suo seno un Comitato esecutivo. Esso era la “nuova commissione interna”, dotata di una autorità e forte di una rappresentanza effettiva della massa che prima non erano neppure concepibili (Paolo Spriano, I commissari di reparto nel primo dopoguerra, in Quaderni di rassegna sindacale, n. 24, dicembre 1969, pp. 126-127)
10 settembre: Saint-Germain en Laye (Francia), firmato il trattato di pace tra Italia e Austria. Assegnati all’Italia la Venezia Giulia, il Trentino e l’Alto Adige. Inizia a formarsi tra le popolazioni di lingua tedesca altoatesine, un forte movimento autonomista.
12 settembre: Gabriele D’Annunzio con un gruppo di legionari parte da Ronchi dei Legionari (Go) per occupare la città di Fiume. Entrato in città, ne assume il comando con il consenso del Consiglio nazionale italiano di Fiume e ne proclama l’annessione all’Italia.
Le forze di occupazione franco-anglo-statunitensi preferirono astenersi da interventi armati. Nitti nomina Badoglio commissario straordinario militare per la Venezia Giulia e comandante della VIII armata. Badoglio, in accordo con Nitti, tenta di avviare trattative non ufficiali con D’Annunzio, evitando scontri diretti e cercando di prendere tempo nella speranza che l’ondata nazionalista influisca a favore dell’Italia nei negoziati di Parigi, poi si limita ad attuare un blocco degli approvvigionamenti che è facilmente aggirato da una campagna di raccolta fondi attuata dal direttore de Il Popolo d’Italia, Benito Mussolini.Oltre ai nazionalisti, D’Annunzio gode del sostegno dei nazional-sindacalisti, di diverse organizzazioni militari e della massoneria, non erano inoltre contrari al suo intervento nemmeno i sostenitori della democrazia. Nello stesso tempo l’occupazione crea una situazione gravissima nella politica interna e estera del governo italiano, per aver suscitato l’ira della Jugoslavia e della Conferenza di Pace
Mussolini, che appoggia l’impresa, raggiunge Fiume in aereo.
20 settembre: Novara, i salariati agricoli scendono nuovamente in sciopero per le otto ore
25 settembre: Roma, la gerarchia scioglie l’Unione economico – sociale cattolica. Le attività da essa svolte passano alla Confederazione italiana dei lavoratori (Cil), alla Confederazione cooperativa italiana e alla Federazione mutualità e assicurazioni sociali. A differenza del partito popolare, libero da legami istituzionali con il Vaticano, le tre organizzazioni mantengono un collegamento con la direzione dell’Azione cattolica attraverso il Segretariato economico – sociale, istituito proprio a questo scopo.
2 ottobre: Torino, durante un comizio elettorale socialista scoppiano disordini provocati dai fascisti, rimane mortalmente ferito il vice brigadiere di PS Angelo Serra
4 ottobre: Torino, in un articolo sull’Ordine Nuovo, Gramsci valuta l’impresa di Fiume come un sintomo di quel processo di disfacimento che [secondo lui] stava in quel periodo gravemente indebolendo lo Stato italiano. Gramsci, infatti, interpretava la fondazione della repubblica fiumana come una iniziativa di tipo secessionista nei confronti del regno d’Italia e il fatto che un avventuriero come D’Annunzio avesse potuto sfidare in armi l’autorità del governo era un segnale significativo della incapacità della borghesia italiana a conservare integro lo Stato unitario. Nella visione gramsciana, solamente il proletariato avrebbe potuto, soppiantando per via rivoluzionaria la borghesia come classe dominante, impedire la disgregazione definitiva dello Stato.
In un successivo articolo del gennaio 1921, Gramsci riaffermerà la sua interpretazione della impresa di Fiume come “clamorosa prova delle condizioni di debolezza, di prostrazione, di incapacità funzionale dello Stato borghese italiano […] in completo sfacelo”. Osserverà tuttavia che il Partito socialista non aveva saputo approfittare di tale situazione di debolezza dello Stato capitalistico (situazione che ora Gramsci riconosceva come temporanea) per rafforzare a fini rivoluzionari le posizioni del proletariato e concludeva che la liquidazione della repubblica di Fiume compiuta da Giolitti aveva oggettivamente rafforzato lo Stato borghese e, di conseguenza, aveva indebolito politicamente la classe operaia.
In un altro articolo dello stesso periodo, Gramsci condanna duramente il “cinismo (…) triviale” del governo Giolitti, il quale, durante l’impresa di Fiume, aveva dipinto nella sua propaganda con i colori più foschi D’Annunzio e i suoi legionari, indicati alla pubblica esecrazione come saccheggiatori e nemici della patria; ma – continua Gramsci –, dopo la conclusione dell’avventura fiumana, quello stesso governo ora concedeva a D’Annunzio un esilio dorato nel suo “palazzo principesco” e accordava ai legionari una piena e completa amnistia. Viceversa, osserva Gramsci, lo stesso governo Giolitti, nel settembre 1920, aveva promesso solennemente clemenza agli operai che avevano occupato le fabbriche, mentre ora perseguitava ed incarcerava parecchi di loro “colpevoli solo di aver lavorato durante l’occupazione”.
Occorre aggiungere che nei primi mesi del 1921, quando l’offensiva violenta dello squadrismo era ormai pienamente attiva, Gramsci intravide una possibilità di approfittare tatticamente del dissidio in quel periodo esistente fra D’Annunzio e Mussolini, e di tentare un accordo con i legionari fiumani per formare una coalizione armata contro i fascisti. Il tentativo si concretizzò nell’aprile del 1921 in un viaggio di Gramsci a Gardone Riviera per incontrare D’Annunzio; ma tale incontro (di cui si era fatto mediatore un legionario che frequentava la redazione de “L’Ordine Nuovo”) non ebbe mai luogo. Gramsci, pochi mesi prima, aveva cercato di analizzare i termini del contrasto tra dannunziani e fascisti: commentando una violenta zuffa avvenuta a Torino fra le due fazioni, Gramsci aveva osservato che, a differenza dei fascisti, i legionari erano tendenzialmente apolitici ed erano tenuti assieme dal solo vincolo della devozione personale a D’Annunzio; altra differenza tra fascisti e legionari (sempre secondo Gramsci) consisteva nell’estrazione prevalentemente borghese dei primi, mentre i secondi erano più che altro un “gruppo di spostati” senza una precisa collocazione di classe, i quali si illudevano di risolvere i loro problemi di sussistenza seguendo D’Annunzio nei suoi piani d’insurrezione militare
5 – 8 ottobre: Bologna, XVI° congresso del PSI. Prevale la linea dei massimalisti guidati da Giacinto Menotti Serrati che afferma il superamento del programma riformista e la necessità di agire in vista della presa del potere da parte del proletariato. Non passa la linea di astensionismo elettorale sostenuta da Amedeo Bordiga. Serrati chiede inoltre l’adesione del Psi alla III Internazionale, nata in marzo per iniziativa dell’URSS in rottura con i socialdemocratici della II Internazionale, la maggior parte dei quali aveva appoggiato i propri governi allo scoppio della seconda guerra mondiale.
9 ottobre: Firenze, adunata nazionale dei Fasci. Nominalmente rappresentati 40.000 aderenti, in realtà i Fasci sono 56 e gli iscritti 17.000 Applaudito dall’assemblea, il futurista Marinetti auspica lo “svaticanamento di Roma”.
12 ottobre: Giovanni Giolitti in un discorso elettorale a Dronero (CN) espone un programma teso al rafforzamento delle prerogative del Parlamento in relazione ai poteri dell’esecutivo, in particolare nella politica estera. Ripropone l’imposta progressiva sul reddito e sulle successioni e la nominatività dei titoli azionari
23 ottobre:Bologna, Esce il settimanale “La Battaglia”, organo del Gruppo nazionalista bolognese. Nel primo numero è contenuto un appello agli operai: “Là dove è il diritto della Nazione, là è il diritto di tutti i suoi figli; là dove è la grandezza della Nazione, là è la grandezza di tutti gli italiani”.
13 – 14 novembre: mentre si sono arenate le trattative per Fiume, D’Annunzio occupa Zara con il consenso dell’ammiraglio Enrico Millo, governatore della zona italiana in Dalmazia.Il governo italiano aveva cercato di convincerlo ad accettare una soluzione politicamente ragionevole. Gli offre un compromesso che D’Annunzio non accetta, ma il Consiglio Nazionale di Fiume sì. D’Annunzio preferisce chiedere le elezioni, di fronte al risultato negativo le annullare: avvenimenti che segnalano ormai la debolezza del consenso all’impresa sia in città che fuori di essa. Scrive Giovanni Comisso: «Ora però il Comandante subiva l’influenza di certi nuovi arrivati, che Keller chiamava: cortigianelli di palazzo, ed erano ufficiali forti di mezzi finanziari o esponenti di partiti o di banche nazionali, che pensavano servirsi di D’Annunzio per scopi particolari. Il governo di Roma, la massoneria, la Banca Commerciale, che rappresentava l’industria italiana, e quasi tutti i partiti in lotta in Italia avevano in Fiume i loro emissari e costoro, anche legionari, si erano fatti avanti fiancheggiando D’Annunzio per influenzare le sue decisioni. Soprattutto si temeva in Italia che in Fiume si instaurasse un movimento radicalmente rivoluzionario in accordo con i partiti estremi e questi potessero trovare nell’esercito legionario quella forza militare che non avevano. Vi erano profondi solchi divisori, primo fra tutti il carattere nazionalista dell’impresa di Fiume, che se trovava aderenze nei repubblicani, ci allontanava dai comunisti e dai socialisti, ma verso costoro ci accostavano sovente alcune dichiarazioni del Comandante che sentiva certe ingiustizie sociali mature per essere cancellate»
14 novembre: Torino, il prefetto comunica al ministro degli Interni che la Lega industriale aveva manifestato l’intenzione di “iniziare subito dopo le elezioni politiche una lotta contro le organizzazioni operaie ricorrendo, appena occasione si presenterà, alla serrata generale stabilimenti”
16 novembre: elezioni politiche, le prime con il sistema proporzionale, il PSI diventa il primo partito italiano con il 32,4% dei voti e 156 deputati, il PPI è il secondo partito con il 20,6% e 100 deputati. Le liste dei combattenti, che si presentano in 18 collegi, eleggono 17 deputati. I socialisti riformisti 27, liberali e democratici uniti scendono da 310 a 179 deputati, i radicali scendono da 73 a 38. La lista fascista, presentata solo a Milano, ottiene 4795 voti e non riesce ad eleggere nessun parlamentare. Nitti dovrà governare appoggiandosi ai popolari. Dopo un’aggressione fascista al corteo socialista che celebrava la vittoria popolare, la polizia perquisisce la sede di Milano: sono trovate delle armi e Mussolini viene fermato con Marinetti e altri. Le donne sono ancora escluse dal voto.
Modena, nelle elezioni politiche il Partito socialista conquista in provincia il 60% dei voti con punte del 75% a Mirandola. Queste percentuali sono mantenute anche alle elezioni amministrative del 1920, mentre nelle politiche del 1921 il Partito socialista crollerà al 35 per cento.
Dicembre: il colonnello Camillo Caleffi è nominato capo del Servizio segreto militare.
Rientra in Italia e sbarca a Genova l’anarchico Enrico Malatesta, i lavoratori scendono in sciopero per recarsi al porto ad accoglierlo
Parma, terzo Congresso dell’U.S.I. Sono presenti 15 Camere del Lavoro, 6 unioni sindacali, 3 sindacati nazionali di mestiere, per un totale di 300 mila lavoratori organizzati. L’U.S.I. afferma nella mozione finale: “Il Congresso dichiara tutta la sua simpatia ed incoraggiamento a quelle iniziative proletarie, come i Consigli di Fabbrica, che tendono a trasferire nella massa operaia tutte le facoltà d’iniziativa rivoluzionaria e ricostruttiva della vita sociale, mettendo però in guardia i lavoratori da ogni possibile deviazione per la escamotage riformista contro la natura rivoluzionaria di tali iniziative, contrariamente anche alle intenzioni avanguardiste della parte migliore del proletariato.Invita questa parte del proletariato specialmente a considerare la necessità di preparazione delle forze di attacco classista-rivoluzionario, senza di che non sarebbe mai possibile l’assunzione della gestione sociale da parte del proletariato”.
La posizione dell’U.S.I. di fronte alla situazione generale ed agli avvenimenti rivoluzionari di Russia in particolare, sarà precisata in una dichiarazione riassuntiva, nella quale si afferma:
“Il Congresso dell’U.S.I. saluta ogni passo in avanti del proletariato e delle forze politiche verso la concezione del socialismo negante ogni capacità negativa e ricostruttiva alla istituzione storica tipica della democrazia borghese che è il Parlamento, cuore dello Stato.
Considera la concezione Sovietistica della ricostruzione sociale antitetica dello Stato e dichiara che ogni sovrapposizione alla autonomia e libera funzione dei Soviet di tutta la classe produttrice, va considerata dal proletariato come un attentato allo sviluppo della rivoluzione ed alla attuazione dell’eguaglianza nella libertà”.
1° dicembre: Roma, durante il tradizionale discorso del re in apertura della nuova legislatura, i parlamentari socialisti abbandonano la Camera inneggiando alla repubblica socialista . Fuori dal parlamento vengono aggrediti dai nazionalisti. Nei giorni successivi avvengono violenti scontri in varie città italiane dove, spontaneamente i lavoratori hanno proclamato lo sciopero generale
3 dicembre: Bologna, si tiene all’Arena del Pallone in via Irnerio una manifestazione di protesta contro l’aggressione avvenuta il giorno prima a Roma ai danni di due deputati socialisti. Questi avevano abbandonato la Camera dei Deputati all’ingresso del Re, gridando “Viva il Socialismo, viva la Repubblica!”. In seguito erano stati affrontati da studenti e militanti del Partito Nazionalista. Al termine della manifestazione vi sono tafferugli, durante i quali rimane ucciso il segretario del fascio social-comunista Amleto Vellani, colpito a bruciapelo, secondo alcuni testimoni, da un agente di polizia in borghese, secondo altri dal nazionalista Dino Zanetti
3 – 4 dicembre: Mantova, la Camera del Lavoro proclama uno sciopero generale dopo la morte di 5 persone in seguito agli scontri tra le forze dell’ordine e dei manifestanti che avevano assalito delle botteghe e liberato dei prigionieri dalle carceri
13 dicembre: durante la discussione sul discorso della Corona è respinto, con 126 voti favorevoli e 289 contrari, l’emendamento Graziadei per l’immediato riconoscimento della Russia sovietica.
Inizia a Roma il XIII congresso del PRI, si rafforza il nuovo gruppo dirigente sotto la guida di Fernando Schiavetti
18 dicembre: Fiume, il plebiscito indica che la popolazione è favorevole all’accettazione delle proposte del governo italiano. Il ricorso alle urne è voluto dallo stesso D’Annunzio nella speranza di veder rafforzato il proprio ruolo di comandante, orientando la popolazione a proprio favore anche ricorrendo ad azioni intimidatorie. D’Annunzio non accetta l’accordo con il governo italiano, riuscendo a mantenere, nonostante la sua posizione sia notevolmente indebolita, il controllo di Fiume e dichiara nulla la consultazione popolare.
27 dicembre: Mussolini, dopo aver ricevuto ingenti sovvenzioni da esponenti dell’industria pesante, sostiene su Il Popolo d’Italia, una politica di spese militari.
DURANTE L’ANNO
Nel corso dell’anno viene istituito il Consorzio di credito per le opere pubbliche (Crediop) per iniziativa di Alberto Beneduce
Bologna, nel corso dell’anno si sviluppano imponenti manifestazioni e scioperi contro il carovita. I prezzi di 28 generi annonari sono saliti rispetto al 1915 del 240%. Scioperano i postelegrafonici, i ferrovieri, gli operai della manifattura Tabacchi e del Pirotecnico, i tranvieri.
Milano, nasce come ditta personale l’industria dolciaria Angelo Motta; nel 1937 si costituisce in SpA. La prima sede è in via della Chiusa 8. Negli anni ’30 avrà la stabilimento in via Carlo Alberto 30 A, nella nuova Galleria Milano
Pescara, nasce il liquorificio Aurum di Pomilio. Gli impianti sono installati nel rione Pineta, in un edificio liberty che aveva ospitato il Kursaal di PescaraNasce all’interno dell’Unione donne, la Gioventù femminile (GF), fondata dalla milanese Armida Barelli (che ne rimarrà presidente fino al 1946). Tale realtà è fortemente legata al singolare ambiente creatosi intorno alla figura di padre Agostino Gemelli, fondatore tra l’altro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (1921). Il programma della GF, sintetico ma essenziale, riguarda la crescita della cultura religiosa e della dimensione interiore: essa strutturalmente si basa su una capillare diffusione parrocchiale e vanta di una forte organizzazione
Bologna, in uno stanzone nei pressi del canale di Reno, Giuseppe Minganti (1889-1947) inizia la sua attività di costruttore di macchine utensili. La Minganti, trasferita pochi anni dopo in via Ferrarese, diviene concorrente ed erede delle grandi aziende meccaniche bolognesi, dalla Calzoni alla Barbieri. Le macchine utensili (trapani, torni, fresatrici, ecc.), prodotte soprattutto per la Fiat e la Riv, costituiscono gli strumenti di base delle officine e delle imprese meccaniche. Negli anni Venti il tornio idraulico Minganti, presentato all’Esposizione industriale di Parigi, acquista notorietà internazionale. Sfollata a Palazzolo sull’Oglio durante la Seconda guerra mondiale, la ditta verrà guidata dal 1947 da Gilberta Minganti, che la erediterà dal marito, inaugurando l’esperienza imprenditoriale femminile nell’area bolognese.
Bologna, Carlo Regazzoni e Cesare Donati rilevano la fabbrica di proiettili Sigma, in crisi dopo la guerra e fondano le Officine di Casaralta, specializzate nella “costruzione e riparazione di carri per ferrovie e tramvie a trazione a vapore o elettrica, di materiale fisso e di costruzione meccaniche e metalliche in genere”. Il bergamasco Regazzoni viene dall’esperienza di direttore della succursale bolognese delle Officine Reggiane. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, la fabbrica conterà più di 500 dipendenti e sarà una delle imprese più importanti a Bologna
Bologna, è fondata la Morara, azienda specializzata in meccanica di precisione. Dal 1934 produrrà esclusivamente rettificatrici, raccogliendo importanti commesse da parte dell’industria aeronautica. Luigi Morara condurrà l’azienda fino al 1952, per poi passarla al figlio Gianni e al genero. Nel secondo dopoguerra arriverà ad avere oltre 100 dipendenti e due stabilimenti. Dal 2004 farà parte del gruppo Paritel-Gleason e si fonderà nel 2006 con DE.CI.MA S.p.A.
Bologna, fondata la torrefazione Filicori Zecchini, per volontà di Aldo Filicori e Luigi Zecchini, già proprietari di un piccolo negozio nel centro cittadino
Milano, iniziano i lavori del porto – canale e del canale navigabile da S. Giuliano verso Lodi a cura dell’Azienda Portuale di Milano istituita l’anno precedente. I lavori, avviati anche per attenuare i gravi disagi della disoccupazione, proseguono fino al 1922